1.2 Tipologia e struttura degli idrocarburi 1.2.1 Idrocarburi alifatici La prima, importante classe di idrocarburi è quella degli idrocarburi alifatici, dal greco ¨leifar, «unguento, grasso», e comprende gli alcani, gli alcheni e gli alchini. Alcani Struttura Gli alcani sono idrocarburi con atomi di carbonio ibridizzati sp3 e formula bruta CnH2n⫹2. Vengono definiti saturi poiché nelle loro molecole i quattro legami possibili del carbonio – disposti nello spazio secondo una struttura tetraedrica regolare – sono semplici e saturati con atomi di idrogeno oppure con altri atomi di carbonio. Gli angoli fra i vari legami sono uguali fra loro e pari a 109,5°. La serie degli alcani viene detta omologa perché essi differiscono per una quantità costante: per passare da un alcano a quello successivo, infatti, si aggiunge sempre una unità CH2. In generale, le molecole degli idrocarburi sono rappresentate mediante diversi schemi grafici fra loro equivalenti: possono essere riportati esplicitamente tutti gli atomi appartenenti alla molecola, oppure soltanto gli atomi di carbonio, sottintendendo che tutte le valenze libere di questi atomi sono saturate con atomi di idrogeno, o, infine, solamente lo scheletro dei )legami intramolecolari: CH3 C C C CH C4H10 CH3 H3C C La nomenclatura IUPAC (International Union of Pure and Applied Chemistry) prevede l’utilizzazione di un suffisso comune per individuare una determinata classe di composti; per gli alcani tale suffisso è -ano. I primi quattro alcani prendono il nome di metano, etano, propano e butano e, in generale, tutte le volte che ci si trova di fronte a composti che contengono 1, 2, 3 o 4 atomi di carbonio si utilizzano i prefissi met-, et-, prope but-. A partire dagli alcani con 5 atomi di carbonio si utilizzano prefissi che indicano semplicemente il numero di atomi di carbonio presenti nella molecola: pentano, esano, eptano e così via. Per gli alcani con elevato numero di atomi di carbonio la nomenclatura è riportata nella tab. 1. Le molecole che hanno la stessa formula molecolare ma differente struttura vengono dette isomeri di struttura, e hanno caratteristiche chimico-fisiche e reattività chimica differenti fra loro. Per gli alcani che non sono lineari la nomenclatura IUPAC prevede una serie di regole che ne permettono l’individuazione: • si individua la catena lineare della molecola più lunga, contenente solo atomi di carbonio, e tutti i residui alchilici a essa legati; • si assegna un numero crescente a ogni atomo di carbonio di questa catena in modo da far risultare i sostituenti alla catena col numero minore e, in caso un sostituente ricorra più volte nella struttura, utilizzando il prefisso di-, tri-, tetra-, penta- e così via; • ai residui alchilici si fa precedere il numero del carbonio della catena più lunga al quale sono legati; • se si possono individuare due catene con la stessa lunghezza si utilizza quella che porta il maggior numero di sostituenti. tab. 1. Nomenclatura IUPAC degli alcani in funzione del numero di atomi di carbonio Atomi di carbonio Nome Atomi di carbonio Nome Atomi di carbonio 10 decano 22 docosano 60 esacontano 11 undecano 23 tricosano 70 eptacontano 12 dodecano 30 triacontano 80 ottacontano 20 eicosano 40 tetracontano 90 nonacontano 21 eneicosano 50 pentacontano 100 ectano VOLUME V / STRUMENTI Nome 9 NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI Metano 1 2 3 1 2-metilpropano 2 3 2,2-dimetilpropano 1 3 4 5 2,2,4-trimetilpentano Spesso, però, non viene utilizzata la nomenclatura IUPAC e per nominare molti composti vengono utilizzate regole già presenti prima della sua introduzione. Nel caso delle molecole rappresentate sopra, per esempio, i nomi più utilizzati sono isobutano per il 2-metilpropano, neopentano per il 2,2-dimetilpropano e isoottano per il 2,2,4-trimetilpentano: quest’ultimo è il composto chimico utilizzato per determinare il numero di ottano di un combustibile (in particolare all’isoottano è associato per convenzione numero di ottano pari a 100). I residui formati da gruppi alchilici con una valenza libera che derivano dagli alcani per rimozione di un atomo di idrogeno vengono indicati con il suffisso -ile. Si avranno quindi residui metile, etile, propile, butile, ecc. I primi quattro residui vengono indicati anche con le sigle Me, Et, Pr e Bu. Gli atomi di carbonio presenti nelle molecole degli alcani possono essere classificati a seconda del numero di atomi di idrogeno ai quali sono legati: quelli legati a tre atomi di idrogeno sono detti primari; quelli legati a due atomi di idrogeno secondari; infine, sono detti terziari quelli legati a un atomo di idrogeno. I residui alchilici, quindi, possono essere classificati a seconda del tipo di carbonio sul quale è presente la valenza libera. Nel caso dei residui C4H9⫺ si potranno distinguere il butile, il sec-butile e il ter-butile, a seconda che il residuo sia primario, secondario o terziario: CH3 CH3 CH2 CH2 CH2 CH3 butile CH2 CH sec-butile CH3 H3C C CH3 ter-butile Un’ulteriore differenziazione tra le molecole degli alcani può essere fatta se all’interno dell’alcano sono presenti uno o più atomi di carbonio chirali: un atomo di carbonio è chirale se i quattro sostituenti sono tutti differenti. Un composto chirale possiede la proprietà particolare di non essere sovrapponibile alla sua immagine speculare. Per esso, quindi, esistono due strutture speculari – dette enantiomere – che, come la mano destra e quella sinistra, non essendo sovrapponibili devono essere considerate differenti. I composti enantiomeri posseggono le stesse caratteristiche fisiche, a parte l’opposto potere rotatorio specifico, cioè la capacità di ruotare il piano della luce polarizzata che incide su di essi verso destra oppure verso sinistra. Grazie a questa caratteristica distintiva è possibile distinguere i due enantiomeri che, altrimenti, secondo le norme IUPAC sarebbero identificabili con lo stesso nome. Si usa il simbolo (R) (dal latino rectus) prima del nome dell’alcano se l’enantiomero ruota la luce polarizzata verso destra; il simbolo (S) (dal latino sinister) se la ruota verso sinistra. L’esistenza di questi isomeri è molto importante per composti biologici come gli amminoacidi, mentre risulta per lo più di carattere didattico per gli alcani (tranne in alcune particolari condizioni). 10 L’alcano più semplice è il metano, scoperto nel 1776 da Alessandro Volta osservando, durante una gita in barca sul Lago Maggiore, la risalita dal fondale melmoso del lago di bollicine gassose. Successivamente, Volta raccolse tale gas osservandone il carattere infiammabile e lo chiamò aria infiammabile nativa delle paludi (in questo caso il metano era prodotto da organismi anaerobi, detti metanogeni, presenti sul fondale del lago). Di formula bruta CH4, esso possiede angoli di legame H⫺C⫺H tutti uguali e corrispondenti a 109,5°; le distanze C⫺H sono pari a 1,091 Å, mentre l’energia di ogni legame è di 104 kcal/mol. Si tratta di una molecola apolare, poiché perfettamente simmetrica, e quindi con momento dipolare nullo. Etano L’omologo superiore del metano è l’etano, con formula bruta C2H6, la cui molecola presenta un legame covalente C⫺C di tipo s, formato dalla sovrapposizione degli orbitali sp3, di lunghezza pari a 1,536 Å e angoli di legame H⫺C⫺H di 109,3°. Il legame s consente la rotazione relativa dei gruppi metile senza influenzare la combinazione degli orbitali sp3 che ne ha determinato la formazione. Ciò offre alla molecola la possibilità di assumere disposizioni diverse, dette conformazioni, che possono mutare l’una nell’altra senza la rottura di alcun legame o il superamento di una barriera di energia potenziale rilevante. Lo studio delle variazioni di energia delle molecole a seguito del cambiamento delle conformazioni viene detto analisi conformazionale. Poiché l’energia richiesta per mutare di conformazione non è elevata, la rotazione relativa dei gruppi metile è considerata libera. Nella fig. 1 è rappresentato il passaggio a differenti conformazioni della molecola di etano. È possibile osservare come l’etano si ritrovi sempre nella stessa condizione dopo una rotazione di 120° intorno al legame C⫺C. La conformazione rappresentata dai tre atomi di idrogeno sovrapposti gli uni agli altri viene detta eclissata, mentre ruotando di 60° i gruppi metile intorno al legame si ottiene la conformazione detta sfalsata; tra le due strutture esiste un’infinità di altre conformazioni denominate genericamente sghembe. Dalla fig. 1 risulta che la barriera energetica rotazionale (detta tensione torsionale) per la molecola di etano è di circa 3 kcal/mol; essa è dovuta alla repulsione delle nuvole elettroniche intorno energia potenziale 2 3 kcal/mol 0 60 120 rotazione (°) fig. 1. Energia potenziale della molecola di etano nelle sue diverse conformazioni. ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI agli atomi di idrogeno che, nella conformazione eclissata, sentono maggiormente l’interazione reciproca. Le strutture sfalsata ed eclissata vengono dette conformeri. Propano e butano. Analisi conformazionale I termini superiori dopo l’etano sono rappresentati dal propano (C3H8) e dal butano (C4H10). Anche per il propano si osserva una rotazione libera intorno ai due legami C⫺C con una tensione torsionale leggermente superiore alle 3 kcal/mol dell’etano, a causa della presenza di un gruppo metile al posto di un idrogeno, che porta a una maggiore repulsione fra i due gruppi mutuamente rotanti. Di particolare interesse è la molecola di butano 2 1 4 3 che, oltre a essere il primo termine degli alcani ad avere quattro conformeri, presenta anche due differenti isomeri di struttura. L’analisi conformazionale del butano mostra che la rotazione intorno al legame C2⫺C3 porta alla formazione delle conformazioni anti I, eclissata II, gauche III, eclissata IV, gauche V, eclissata VI per ritornare, dopo aver ruotato il legame di 360°, al conformero anti I. Le strutture eclissata II ed eclissata VI posseggono la stessa energia, così come i due conformeri gauche. Per il butano, la massima differenza di energia potenziale tra la struttura anti I, che è la più stabile, e la struttura eclissata IV, che è la più instabile, è superiore alle 5 kcal/mol. Rispetto alla barriera energetica delle diverse conformazioni dell’etano, per il butano si riscontrano valori superiori. Questo è dovuto al fatto che nel butano la repulsione elettronica è maggiore, in quanto avviene tra un idrogeno e un gruppo metile nelle strutture eclissate II e VI e tra due gruppi metile nella conformazione eclissata IV. Nella fig. 2 è rappresentata la variazione di energia potenziale tra le differenti conformazioni della molecola di butano. Il butano è, in ordine di peso molecolare, il primo alcano che possiede due isomeri di struttura differenti: il butano (denominato anche normalbutano, n-C4H10) e il 2-metilpropano (denominato anche isobutano, i-C4H10). energia potenziale eclissata II eclissata IV eclissata VI 4,5 kcal/mol 3,4 kcal/mol Alcani superiori Gli alcani che hanno un peso molecolare compreso fra 70 e 240 u sono liquidi in condizioni standard (298 K e 1 atm); se però il loro peso molecolare raggiunge o supera 240 u, sono solidi e vengono chiamati cere. Inoltre, è utile illustrare l’esistenza di alcani ad elevato peso molecolare (anche superiore a 1 milione di unità di massa atomica) che sono prodotti attraverso reazioni di polimerizzazione. Il polietilene, per esempio, è un alcano formato da una catena molto lunga di gruppi ⫺CH2⫺ che, eccezion fatta per le due estremità della catena, è composta da carboni secondari. Il polipropilene, invece, è un alcano che può possedere le seguenti strutture: ] ] polipropilene isotattico ] ] polipropilene sindiotattico ] ] polipropilene atattico Ciascun carbonio della catena principale è legato a quattro sostituenti differenti ed è quindi chirale; è perciò possibile discriminare il polipropilene, oltre che dal peso molecolare, anche dalla disposizione dei sostituenti. In particolare se i gruppi metile sono tutti orientati dalla stessa parte della catena, il polimero è chiamato isotattico; se, invece, sono orientati in maniera alternata oppure casuale, il polimero prende il nome rispettivamente di sindiotattico o di atattico. In questo caso, la stereospecificità dell’alcano, cioè il modo in cui la sua struttura molecolare spaziale ne condiziona le proprietà, è molto importante perché i differenti polimeri hanno caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche differenti. Cicloalcani Oltre agli alcani con strutture lineari e ramificate, esistono anche quelli dotati di struttura ciclica e policiclica. La nomenclatura dei cicloalcani segue quella degli alcani con l’aggiunta del prefisso ciclo-. Di seguito sono riportate le strutture dei cicloalcani contenenti fino a nove atomi di carbonio: 0,8 kcal/mol gauche III Come risultato della diversa disposizione spaziale degli atomi, le due molecole differiscono per la tipologia degli atomi di carbonio che le compongono. Il butano, infatti, presenta due atomi di carbonio primari e due atomi di carbonio secondari, mentre il 2-metilpropano possiede tre atomi di carbonio primari e un atomo di carbonio terziario. Col crescere del peso molecolare degli alcani, il numero di isomeri cresce esponenzialmente passando dai 2 del butano ai 75 del C10H22, fino ad arrivare a più di 300.000 per il C20H42 e superare i 4 miliardi per il C30H62. gauche V anti I anti I rotazione (°) fig. 2. Energia potenziale (non in scala) dei conformeri del butano in funzione dell’angolo di rotazione. VOLUME V / STRUMENTI ciclopropano ciclobutano ciclopentano cicloesano 11 cicloeptano cicloottano ciclononano Come per gli alcani, anche per i cicloalcani gli atomi di carbonio vengono numerati in modo da far corrispondere ai sostituenti il numero minore. Seguendo questa regola la molecola rappresentata di seguito ha il nome di 1,3-dimetilciclopentano e non 1,4-dimetilciclopentano: energia potenziale NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI 11 kcal/mol 5,5 kcal/mol sedia twist 7 kcal/mol barca semi-sedia conformazioni 1 5 2 fig. 3. Livelli energetici delle conformazioni del cicloesano. 4 3 Il cicloalcano più semplice è il ciclopropano. Si tratta di un composto molto reattivo poiché possiede angoli di legame molto distorti dal valore di equilibrio proprio degli alcani, che è 109,5°. Nel ciclopropano, infatti, i tre atomi di carbonio sono planari e formano angoli di legame di 60°. Questa variazione degli angoli di legame porta a una diminuzione della sovrapposizione degli orbitali sp3, che è all’origine della formazione del legame C⫺C, e quindi a una diminuzione dell’energia di legame. L’energia spesa per distorcere la geometria degli angoli di legame nel ciclopropano, o più in generale in ogni cicloalcano, viene detta tensione angolare. Esiste, inoltre, una tensione di anello, detta tensione torsionale, dovuta al fatto che, come già visto per l’etano, la conformazione molecolare più stabile è quella in cui gli atomi d’idrogeno si trovano in una posizione reciproca sfalsata, mentre la struttura del ciclopropano obbliga gli atomi di idrogeno a trovarsi in una conformazione eclissata. Per il ciclopropano il contributo dovuto alla tensione angolare è comunque molto superiore rispetto a quello dovuto alla tensione torsionale, anche se, in generale, l’energia associata alla tensione torsionale non è trascurabile. Gli atomi di carbonio della molecola di ciclobutano non sono disposti tutti sullo stesso piano con angoli di legame C⫺C⫺C di 90°: per minimizzare la tensione torsionale, un atomo di carbonio si trova leggermente fuori dal piano mentre gli angoli di legame assumono un valore di circa 88°. La stabilità dei cicloalcani continua a crescere passando al ciclopentano fino ad arrivare al cicloesano, che non possiede tensione angolare (in tale molecola, infatti, tutti gli atomi di carbonio si trovano ai vertici di un tetraedro con angoli di legame di 109,5°). La tensione torsionale del cicloesano, invece, è funzione della conformazione che la molecola assume: in quella detta a sedia la tensione torsionale è nulla, poiché tutti gli atomi di idrogeno sono sfalsati, mentre il valore della tensione cresce passando alle conformazioni a twist, a barca e a semi-sedia. La differenza massima di energia fra le quattro strutture è di circa 11 kcal/mol. Se, da una parte, ciò vuol dire che a temperatura ambiente la molecola di cicloesano passa con una frequenza molto elevata da una struttura all’altra senza impedimenti di tipo energetico, dall’altra è possibile affermare che la probabilità di trovare la molecola nella conformazione a sedia è superiore al 90%. Nella fig. 3 sono riportati le differenti conformazioni del cicloesano e i relativi livelli energetici. Nella conformazione a sedia del cicloesano è possibile individuare due tipi differenti di atomi di idrogeno: 12 • • assiali (evidenziati nella struttura qui sotto), che hanno il legame covalente col carbonio diretto perpendicolarmente al piano medio formato dagli atomi di carbonio; equatoriali, che sono orientati all’incirca parallelamente a tale piano. I cicloalcani che hanno uno o più atomi di idrogeno sostituiti con gruppi alchilici sono detti alchilcicloalcani. La presenza dell’anello impedisce la rotazione dei legami s, rendendo possibile la distinzione di due composti che differiscono per la posizione dei sostituenti rispetto all’anello e che vengono detti diastereoisomeri cis e diastereoisomeri trans (in latino cis significa «dalla stessa parte» e trans «dall’altra parte»). A differenza degli enantiomeri, i diastereoisomeri cis e trans posseggono proprietà chimico-fisiche differenti. Per esempio, la decalina – che è un alcano di formula bruta C10H18, riportato nella fig. 4 e costituito da due anelli di cicloesano condensati che hanno in comune due atomi di carbonio consecutivi – esiste sia come isomero cis sia come isomero trans. Ma la cis-decalina, detta anche cis-decaidronaftalene, ha una temperatura di fusione di 242 K e una temperatura di ebollizione di 460 K, mentre la trans-decalina ha temperatura di fusione di 230 K e di ebollizione di 466 K. Mentre alcani come la decalina o il decaidroazulene sono detti biciclici, l’unione di più anelli porta alla formazione di composti detti genericamente policiclici, quale, per esempio, il peridrofenantrene che è composto da tre anelli a sei atomi di carbonio condensati: decalina decaidroazulene peridrofenantrene La nomenclatura degli alcani policiclici segue le seguenti regole: • si numerano gli atomi di carbonio e si assegna al composto il nome dell’alcano lineare che ha lo stesso numero di atomi di carbonio; ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI fig. 4. Struttura degli isomeri 10 cis e trans della decalina. 2 1 9 8 3 4 6 7 5 trans cis • si aggiunge un prefisso che indica il numero degli anelli che bisogna rompere per ottenere un idrocarburo senza catene cicliche (biciclo, triciclo, tetraciclo, ecc.); • si individua tra parentesi il numero di atomi di carbonio compresi tra gli atomi condivisi. Utilizzando queste regole è possibile assegnare alla decalina il nome sistematico di biciclo[4.4.0]decano, perché gli atomi condivisi sono C1 e C6 e tra di loro sono compresi due gruppi da quattro atomi e uno da zero, essendo C1 e C6 atomi consecutivi. Di seguito sono illustrate le strutture di alcuni composti biciclici formati da anelli che condividono due atomi di carbonio non consecutivi: 7 6 4 3 4 2 1 3 5 5 1 2 biciclo[1.1.2]esano 6 biciclo[2.2.1]eptano 8 8 4 7 4 5 5 3 1 7 3 1 6 2 2 biciclo[3.2.1]ottano 6 biciclo[2.2.2]ottano Se gli anelli sono tre, la nomenclatura prevede l’introduzione di due numeri che indicano tra quali atomi condivisi è identificato l’ultimo atomo di carbonio condiviso. Seguendo questa regola la molecola dell’adamantano viene nominata triciclo[3.3.1.1 (3,7)]decano: H 7 8 9 H 6 3 4 5 1 H 10 H Alcheni Struttura Gli alcheni sono composti caratterizzati dalla presenza di almeno un doppio legame C⫽C nelle loro molecole. Tali composti vengono genericamente indicati come olefine o idrocarburi insaturi (quest’ultima denominazione è dovuta al fatto che il doppio legame può essere interpretato come il risultato di una reazione di deidrogenazione del corrispettivo alcano). Gli atomi di carbonio che partecipano al doppio legame sono ibridizzati sp2 e, oltre all’atomo di carbonio con cui condividono il doppio legame, sono legati ad altri due atomi di carbonio o di idrogeno. I tre legami dell’atomo di carbonio insaturo sono planari e fra loro formano legami di 120°. Gli alcheni hanno formula bruta generale CnH2n e vengono identificati dal suffisso -ene. I primi tre termini – secondo le regole IUPAC – vengono chiamati etene, propene e butene, ma più usualmente sono indicati come etilene, propilene e butilene. Per gli altri termini che portano il doppio legame sui primi due atomi di carbonio della catena, a partire dal pentene, non ci sono eccezioni. La nomenclatura degli alcheni nei quali il doppio legame si trova in posizione interna alla catena segue la regola secondo cui si fa precedere il nome della molecola dalla posizione (quella minore possibile) del carbonio che porta il doppio legame. Seguendo questa regola gli alcheni rappresentati di seguito sono identificati con il nome IUPAC di 1-pentene (o più brevemente pentene) e 2-pentene. Se sono presenti sostituenti si usano le stesse regole utilizzate per gli alcani. Infine, se sono presenti due o più doppi legami si indica la posizione degli atomi di carbonio che portano il doppio legame seguita dal nome dell’alchene con la dicitura di-, tri-, ecc., prima del suffisso -ene. Seguendo questa regola il terzo alchene rappresentato nello schema che segue è identificato con il nome IUPAC di 1,3-butadiene: 2 Una categoria particolare dei cicloalcani è rappresentata dagli idrocarburi steroidei. Questi, che sono saturi, contengono l’anello del peridrociclopentanofenantrene e vengono chiamati steroidi; la maggior parte di essi, oltre alla catena VOLUME V / STRUMENTI idrocarburica, contiene altri sostituenti ossigenati (ne sono un esempio il colesterolo e il testosterone), ma ce ne sono alcuni che sono costituiti esclusivamente da carbonio e idrogeno, come l’androstano e il colestano. 1-pentene 2-pentene 1,3-butadiene La presenza di un doppio legame, in condizioni ordinarie rende impossibile la rotazione della molecola intorno a tale legame. Questa particolarità dà luogo alla possibile distinzione 13 NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI di due molecole insature che, pur possedendo gli stessi raggruppamenti di atomi, differiscono per la loro disposizione intorno al doppio legame. Perché questa distinzione sia possibile, però, ciascuno dei due carboni ibridizzati sp2 non deve avere due sostituenti uguali: in questo caso è possibile distinguere le due molecole differenti che portano i due gruppi dalla stessa parte (cis) oppure da parti opposte (trans), come nel caso dell’esene: cis-3-esene trans-3-esene Per queste due molecole le temperature di fusione sono rispettivamente di 136,0 K e 159,6 K, mentre le temperature di ebollizione sono rispettivamente 339,8 K e 340,2 K. Date queste caratteristiche, i due isomeri possono essere separati per cristallizzazione frazionata e non per distillazione, visto che le due temperature di ebollizione sono pressoché uguali. Questo risultato non è però generalizzabile, poiché i due diastereoisomeri del 4,4-dimetil-2-pentene, per esempio, avendo temperature di ebollizione di 353 K e 349 K, possono invece essere separati per distillazione frazionata. Nel caso in cui i quattro sostituenti al doppio legame siano diversi, non è possibile distinguere le conformazioni in cis e trans. Per rendere universale la nomenclatura dei diastereoisomeri degli alcheni si utilizza allora la regola di Cahn-IngoldPrelog, che assegna una priorità crescente ai sostituenti legati al doppio legame (per residui saturi la priorità è assegnata in base al peso molecolare del residuo, associando la priorità più alta al residuo con peso molecolare maggiore). Se i due atomi di carbonio sp2 portano i sostituenti con priorità maggiore dalla stessa parte, l’alchene viene identificato con il simbolo (Z) (dal tedesco zusammen, «insieme»), altrimenti con il simbolo (E) (dal tedesco entgegen, «opposto»). Etilene Il primo degli alcheni è l’etene o etilene, che in condizioni standard è un gas incolore e inodore di formula bruta C2H4, che fonde a circa 104 K e bolle a circa 169 K. Dato che possiede due atomi di carbonio ibridizzati sp2, la sua molecola ha una struttura planare i cui angoli di legame sono lievemente distorti rispetto ai 120° associati a questo tipo di ibridazione. Ciò a causa del maggior ingombro delle nuvole elettroniche impegnate nella formazione del doppio legame che schiacciano i due atomi di idrogeno legati all’atomo di carbonio, cosicché i legami H⫺C⫺H formano un angolo di circa 118°, i due legami C⫺C⫺H di circa 120° e la lunghezza del legame C⫺C risulta di 1,34 Å, minore di quella della molecola di etano che è di 1,54 Å. A differenza degli alcani, il residuo ottenuto dalla molecola di etilene privato di un atomo di idrogeno non segue le regole della nomenclatura IUPAC e viene denominato vinile: H2C La struttura di questa molecola verrà discussa nel seguito (v. par. 1.2.3). Dieni Gli idrocarburi che presentano due doppi legami vengono detti genericamente dieni; fra questi è possibile distinguere gli alleni, i dieni coniugati e i dieni isolati. Gli alleni portano i doppi legami sullo stesso atomo di carbonio e vengono anche chiamati dieni cumulati. Il composto più semplice di questi è l’1,2-propadiene, una molecola gassosa con temperatura di fusione di circa 240 K e temperatura di ebollizione di circa 137 K (fig. 5). In questa molecola la distanza tra gli atomi di carbonio è minore di quella trovata per i doppi legami semplici degli alcheni e misura 1,31 Å. Quando sono presenti due doppi legami cumulati, gli orbitali p del carbonio centrale che vengono utilizzati per dar luogo ai due legami p sono perpendicolari tra loro. Questa particolarità fa sì che la molecola non sia planare e che i quattro sostituenti ai due atomi di carbonio giacciano su due piani perpendicolari. Come diretta conseguenza, le molecole speculari di un allene che portano sostituenti diversi sugli atomi di carbonio allenici non sono sovrapponibili, e quindi sono otticamente attive. Esisteranno, quindi, due enantiomeri diversi pur non essendo presente alcun centro chirale. I dieni coniugati sono così detti perché alternano legami doppi a legami singoli. Il più semplice di essi è l’1,3-butadiene, un composto gassoso in condizioni standard con temperatura di fusione di 164,3 K e temperatura di ebollizione di 268,6 K. Le distanze tra gli atomi in posizione 1-2 e 3-4 sono di 1,34 Å, in linea con quella di 1,337 Å del doppio legame semplice dell’etene, mentre la distanza 2-3 è molto minore della distanza generica di un legame singolo ed è pari a 1,47 Å; ciò è dovuto al fatto che i due atomi di carbonio che formano il legame sono entrambi ibridizzati sp2. I dieni coniugati presentano una sequenza di atomi di carbonio con orbitali p perpendicolari al piano della molecola, popolati ciascuno da un elettrone. La presenza di questi elettroni spaiati su orbitali parzialmente sovrapposti conferisce alla struttura che ne deriva una particolare stabilità. È come se ogni elettrone dell’orbitale p contribuisse alla formazione di un legame con i due atomi adiacenti. Questa particolare delocalizzazione, detta iperconiugazione, può essere facilmente individuata osservando la densità elettronica totale di un diene coniugato che, come riportato nella fig. 6 per l’1,3-butadiene, risulta uniforme sugli atomi che presentano coniugazione. A causa della delocalizzazione degli elettroni p che popolano gli orbitali pz lungo lo scheletro della molecola, la struttura elettronica reale della molecola dell’1,3-butadiene è individuata da un ibrido di due strutture limite. Tutte le volte che le molecole possono essere rappresentate in modi diversi semplicemente cambiando popolazione elettronica di orbitali molecolari che hanno CH (⫹) Propilene (⫹) Il propilene è l’omologo superiore dell’etilene, ha formula bruta C3H6 e, come l’etilene, in condizioni standard è un gas, che però fonde a 88 K e bolle a circa 225 K. Di particolare interesse è il residuo ottenuto dal propilene privato di un atomo di idrogeno, che viene detto allile e ha una notevole importanza nella chimica degli idrocarburi: H2C 14 CH CH2 (⫺) (⫺) fig. 5. Struttura dell’1,2-propadiene e degli orbitali molecolari, tra loro perpendicolari, che generano i due legami p in seguito all’interazione degli orbitali p degli atomi di carbonio. ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI A B C fig. 6. Molecola dell’1,3-butadiene: A, orbitale molecolare occupato a più alta energia (HOMO); B, orbitale molecolare vuoto a più bassa energia (LUMO); C, densità elettronica totale. energie simili, ci si trova di fronte a strutture di risonanza, che rappresentano disposizioni limite degli elettroni nella molecola. La disposizione reale degli elettroni è un ibrido tra tutte le strutture di risonanza che contribuiscono alla descrizione della molecola. Il concetto di risonanza, introdotto per la descrizione dei sistemi coniugati, verrà ripreso più approfonditamente nel seguito (v. par. 1.2.2). La stabilità che l’iperconiugazione conferisce ai dieni coniugati può essere misurata indirettamente attraverso un’analisi energetica delle reazioni di idrogenazione. Nella tab. 2 sono riportati i calori di idrogenazione per diversi idrocarburi insaturi. È interessante confrontare l’energia di idrogenazione dell’1,3-pentadiene, che libera 226 kJ/mol, con quella dell’1,4-pentadiene, che libera 252 kJ/mol. La differenza nell’energia richiesta per idrogenare le molecole che presentano lo stesso numero di atomi e di doppi legami può essere dovuta solo alla coniugazione dei doppi legami dell’1,3-pentadiene, che quindi stabilizza tale molecola di 26 kJ/mol. Analizzando invece il calore di idrogenazione dell’1,3-esadiene e dell’1,3,5-esatriene rispetto a quello dell’1-esene è possibile osservare come la presenza di due e tre doppi legami coniugati porti a un guadagno energetico di 24 e di 38 kJ/mol. Questo dato permette di estendere il concetto di stabilità della delocalizzazione degli elettroni p non solo ai dieni ma a tutti i composti che possiedono n doppi legami alternati a legami semplici. Un diene coniugato di notevole importanza nella chimica degli idrocarburi insaturi è l’isoprene (o 2-metil-1,3-butadiene, secondo la IUPAC). In condizioni standard esso è un liquido che solidifica a 131 K e bolle a 307 K. La molecola di isoprene, la cui struttura è alla base di una serie numerosa di idrocarburi insaturi, presenta iperconiugazione degli elettroni p in modo analogo al butadiene. La singola unità isoprenica condensata in strutture lineari, ramificate e cicliche viene individuata in un elevato numero di composti organici naturali denominati terpeni, classificati in funzione del numero di unità isopreniche che li compongono: monoterpeni (2 unità isopreniche), sesquiterpeni (3 unità), diterpeni (4 unità), triterpeni (6 unità), tetraterpeni (8 unità), politerpeni (9 o più unità). I dieni isolati, infine, possiedono due doppi legami che nella loro molecola occupano posizioni non adiacenti a un atomo di carbonio oppure che sono alternate a un singolo legame di tipo s. Di seguito è riportata la struttura del 2,6-ottadiene: Alcheni superiori Per i composti con più di quattro atomi di carbonio valgono le regole strutturali già viste per i composti a minore peso molecolare, tenendo però presente che anche nel caso degli alcheni, come per gli alcani, al crescere del peso molecolare aumenterà vertiginosamente il numero di isomeri e di diastereoisomeri possibili. In generale gli alcheni che possiedono più di 4 atomi di carbonio sono liquidi in condizioni standard, mentre sono solidi quelli con più di 15 atomi di carbonio. Di seguito saranno analizzati brevemente gli alcheni formati dall’addizione di un numero elevato di molecole dieniliche. Il composto naturale più importante è il polimero di addizione dell’isoprene formato completamente da stereoisomeri cis, ovvero la gomma naturale o caucciù. Esso ha un elevato peso molecolare (anche superiore a 106 u) caratterizzato dalla tab. 2. Reazioni di idrogenazione di idrocarburi insaturi Composto 1,3-butadiene Reazione ⫹2H2⫺ 䉴 ⌬H°r (kJ/mol) Ref. ⫺236,7⫾0,4 Kistiakowsky et al., 1936 1,3-pentadiene ⫹2H2⫺ ⫺226,4⫾0,6 Dolliver et al., 1937 1,4-pentadiene ⫹2H2⫺ ⫺252,0⫾0,6 Kistiakowsky et al., 1936 䉴 䉴 1-esene ⫹H2⫺ ⫺125,0⫾3,0 Linstrom e Mallard, 2003 (Z)-1,3-esadiene ⫹2H2⫺ ⫺226,0⫾1,0 Fang e Rogers, 1992 (Z)-1,3,5-esatriene ⫹3H2⫺ ⫺336,0⫾1,4 Turner et al., 1973 VOLUME V / STRUMENTI 䉴 䉴 䉴 15 NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI successione di un doppio legame e due legami semplici. L’omologo della gomma naturale, dalla quale differisce per la presenza di doppi legami in configurazione trans, è rappresentato dalla guttaperca. È interessante notare come la sola differenza di configurazione cis-trans nella struttura del polimero dell’isoprene porti a due composti dalle caratteristiche tanto differenti. I composti polimerici insaturi più simili alla gomma naturale sono quelli derivati dalla poliaddizione dell’1,3-butadiene. Anche in questo caso si ottiene un materiale strutturalmente simile al poliisoprene che prende genericamente il nome di elastomero. ] ] gomma naturale cis-1,4-poliisoprene ] guttaperca trans-1,4-poliisoprene ] elastomero 1,3-polibutadiene Cicloalcheni I cicloalcheni sono molecole cicliche che hanno al loro interno uno o più doppi legami. La nomenclatura segue quella degli alcheni lineari con l’aggiunta del prefisso ciclo-. Di seguito sono illustrate le strutture di alcuni cicloalcheni: ciclopropene ciclobutene ciclopentadiene cicloottatriene Gli alcheni ciclici con solo doppi legami coniugati vengono anche detti annuleni (v. oltre). Generalmente i cicloalcheni a più alto peso molecolare con doppi legami coniugati non sono stabili, trasformandosi nel tempo in composti con anelli condensati e costituiti da 4, 5 o 6 atomi di carbonio per anello. Alchini Struttura ] ] ciclobutadiene ciclopentene Gli alchini sono idrocarburi insaturi nei quali è presente un triplo legame C⬅C. Gli atomi di carbonio coinvolti nel triplo legame sono ibridizzati sp, sono legati a un solo altro atomo, di carbonio o di idrogeno, e formano fra loro angoli di 180°. Gli alchini possiedono la formula bruta generale CnH2n⫺2 e vengono indicati con il suffisso -ino. Il primo termine della serie degli alchini, pur essendo identificato secondo la nomenclatura IUPAC come etino, viene normalmente chiamato acetilene, ed è di gran lunga il più importante. A temperatura ambiente esso si trova allo stato gassoso e liquefa a 189 K; inoltre, essendo un composto instabile, può esplodere facilmente producendo carbone e idrogeno. Usualmente viene utilizzato per assegnare il nome agli alchini superiori, considerati derivati dell’acetilene: seguendo queste regole, per esempio, il propino viene identificato con il termine di metilacetilene. Per le sostanze nelle quali il triplo legame si trova all’interno della molecola, per le molecole ramificate o cicliche, valgono le regole di nomenclatura illustrate per gli alcheni. Così come l’acetilene, anche il propino e l’1-butino sono gassosi a condizioni standard (le temperature di ebollizione sono rispettivamente 250 K e 283 K), mentre (sempre in condizioni standard) già il 2-butino si presenta liquido, in quanto la sua temperatura di ebollizione è di 300 K. A partire dagli alchini contenenti quattro atomi di carbonio sono presenti isomeri di posizione e di catena mentre, per via del triplo legame, non esistono stereoisomeri. 1.2.2 Idrocarburi aromatici cicloesene cis-cicloottene trans-cicloottene I più piccoli tra questi idrocarburi esistono solamente nella forma cis, in quanto un’eventuale struttura trans comporterebbe una tensione d’anello eccessiva. Il primo cicloalchene che può essere isolato nella forma trans è il cicloottene. È interessante notare come la molecola del trans-cicloottene sia otticamente attiva, poiché la sua particolare struttura fa sì che le immagini speculari non siano sovrapponibili. Esistono, quindi, due enantiomeri distinti del trans-cicloottene senza che nella molecola sia presente un carbonio chirale. Questa particolarità è già stata trovata nei composti con doppi legami cumulati. Come per i dieni lineari, esistono anche sistemi ciclici che presentano doppi legami coniugati. Esempi di questa classe di composti sono rappresentati dal ciclobutadiene, dal ciclopentadiene e dal cicloottatriene: 16 Gli idrocarburi aromatici sono l’altra grande classe dei composti formati da carbonio e idrogeno. Il capostipite è il benzene, scoperto nel 1825 da Michael Faraday appena dopo essere diventato direttore del laboratorio di chimica della Royal Institution di Londra. Faraday riuscì a isolarlo dai prodotti di distillazione di un olio ottenuto come sottoprodotto della fabbricazione del gas illuminante. La composizione della molecola di benzene fu individuata in sei atomi di carbonio e sei di idrogeno ma la disposizione di questi atomi nella molecola non era chiara. Tale problema rimase aperto fino al 1865, quando Friedrich August Kekulé von Stradonitz intuì che la struttura doveva essere ciclica con tre doppi legami. Così il chimico tedesco descrisse come riuscì a individuare la struttura del capostipite dei composti aromatici: «Stavo seduto intento a scrivere il mio trattato, ma il lavoro non progrediva; i miei pensieri erano altrove. Girai la mia sedia verso il fuoco ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI e mi addormentai. Di nuovo gli atomi si misero a saltellare davanti ai miei occhi, ma stavolta i gruppi più piccoli si mantenevano modestamente sullo sfondo. L’occhio della mia mente, reso più acuto dalle ripetute visioni di questo genere, ora poteva distinguere strutture più grandi, di diverse fogge, distinte in lunghe file in qualche punto assai vicine le une alle altre, tutte che giravano e si attorcigliavano come un groviglio di serpenti in movimento. Ecco che a un tratto uno dei serpenti, afferrata la sua stessa coda, roteava ironicamente davanti ai miei occhi. Come per un lampo di luce mi svegliai … spesi il resto della notte a elaborare le conseguenze dell’ipotesi. Signori, impariamo a sognare e forse allora intuiremo la verità». Kekulé propose per il benzene l’esistenza di due strutture equivalenti in equilibrio tra loro: ) Per quanto non chiarisse completamente le proprietà della molecola, questa descrizione della struttura del benzene rimase in vigore fino alla metà del 20° secolo, anche quando nel 1931-32 Linus Pauling introdusse il concetto di risonanza. Le strutture proposte da Kekulé, quindi, diventano due strutturelimite di risonanza tra tutte quelle possibili. Come nel caso dei sistemi coniugati, anche per il benzene la struttura reale è un ibrido delle possibili strutture-limite di risonanza, dotato di stabilità maggiore di ciascuna di esse, cioè un cosiddetto ibrido di risonanza. Ognuno dei sei atomi di carbonio che costituiscono il benzene è ibridizzato sp2; ne consegue che essi giacciono su un piano formando fra di loro angoli di legame di 120°. Dei tre orbitali sp2, due vengono impegnati nella formazione di legami s con gli atomi di carbonio vicini e uno viene impegnato nella formazione del legame con l’atomo di idrogeno. Ogni atomo di carbonio possiede un orbitale p perpendicolare al piano dell’anello, popolato da un elettrone e formato da due lobi posti sopra e sotto il piano individuato dall’anello benzenico. Il fatto che l’orbitale p di ciascun atomo di carbonio sia parzialmente sovrapposto ai due orbitali p dei carboni adiacenti e che gli atomi di carbonio siano uniti ad anello genera un continuum tra gli orbitali p e determina la formazione di orbitali molecolari aventi la forma di una ciambella (fig. 7) e collocati sia sopra sia sotto l’anello, all’interno dei quali sono delocalizzati i sei elettroni p. A La molecola di benzene, quindi, è rappresentata come un esagono con legati sei idrogeni, al cui interno si disegna un cerchio che rappresenta la delocalizzazione elettronica di questa struttura: Come risultato, gli atomi di carbonio sono legati fra loro tramite la formazione di un legame s e mezzo legame p. La delocalizzazione dei sei elettroni porta alla formazione di una struttura particolarmente stabile. Rispetto a un composto insaturo, contenente tre doppi legami, la molecola di benzene è infatti stabilizzata di ben 150 kJ/mol, valore calcolato a partire dall’energia di idrogenazione di un idrocarburo insaturo (tab. 3) in modo simile a quanto già fatto per i dieni coniugati. Il calore di idrogenazione di un doppio legame generalmente ha un valore di circa ⫺120 kJ/mol; in linea con questo valore, l’idrogenazione del cicloesene libera 118 kJ/mol, quella dell’1,3-cicloesadiene 224 kJ/mol e quella dell’1,4-cicloesadiene 233 kJ/mol (la differenza tra 1,3-cicloesadiene e 1,4-cicloesadiene è dovuta alla stabilità della coniugazione dei due doppi legami nell’1,3-cicloesadiene). Questi valori porterebbero a prevedere per l’idrogenazione del benzene un valore di circa ⫺358 kJ/mol; invece, sperimentalmente, si trova che il calore liberato è di soli 205 kJ/mol. La differenza tra i due calori di reazione è dovuta alla stabilità apportata dal fenomeno dell’aromaticità. Inoltre, è interessante notare come l’aromaticità porti a una accentuazione della stabilità anche rispetto ai sistemi lineari coniugati. Facendo riferimento alla tab. 2 si osserva, infatti, come la presenza di tre doppi legami coniugati nell’1,3,5-esatriene stabilizzi la molecola per 40 kJ/mol: un valore modesto in confronto ai 150 kJ/mol trovati per il benzene. Questa evidenza permette di concludere come il fenomeno della delocalizzazione rappresenti una condizione necessaria ma non sufficiente per poter spiegare l’aromaticità del benzene. Oltre al benzene, altre molecole, formate da gruppi alifatici legati ad anelli benzenici o da anelli benzenici condensati, ma soprattutto da composti che non hanno similarità con l’anello esagonale del benzene, presentano la particolarità di essere aromatiche. La regola che permette di identificare i composti aromatici è stata proposta dal chimico-fisico tedesco Erich Hückel. Nato nel 1896 a Charlottenburg, alla periferia di Berlino, Hückel lavorò subito dopo aver preso il dottorato al fianco di Peter Debye B C fig. 7. Molecola del benzene: A, orbitale molecolare occupato a più alta energia (HOMO); B, orbitale molecolare vuoto a più bassa energia (LUMO); C, densità elettronica totale. VOLUME V / STRUMENTI 17 NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI tab. 3. Reazioni di idrogenazione di idrocarburi insaturi Reazione ⌬H°r (kJ/mol) Ref. 1-cicloesene ⫹H2⫺ ⫺118,0⫾6,0 Linstrom e Mallard, 2003 1,3-cicloesadiene ⫹2H2⫺ ⫺224,4⫾1,2 Turner et al., 1973 1,4-cicloesadiene ⫹2H2⫺ ⫺233,0 Roth et al., 1991 benzene ⫹3H2⫺ ⫺205,3⫾0,6 Kistiakowsky et al., 1936 Composto 䉴 䉴 䉴 䉴 insieme al quale, nel 1923, formulò la teoria delle soluzioni elettrolitiche detta appunto teoria di Debye-Hückel. Negli anni Trenta, gli interessi di Hückel si spostarono verso la meccanica quantistica e proprio nel 1931, al Politecnico di Stoccarda, egli formulò la sua celebre regola per l’identificazione dei composti aromatici. Secondo tale regola, per poter essere aromatico, un composto deve possedere nelle due nuvole di elettroni delocalizzati sopra e sotto il piano della sua molecola un numero preciso di elettroni p, pari a 4n⫹2. Per comprendere il motivo di questa regola bisogna rifarsi alla forma più semplice della teoria LCAO (Linear Combination of Atomic Orbitals), secondo la quale gli orbitali molecolari sono costruiti attraverso una combinazione lineare degli orbitali atomici, che dà luogo a orbitali molecolari di legame e di antilegame. Il numero di elettroni che permette a una molecola di essere aromatica è quello necessario a popolare completamente tutti gli orbitali molecolari di legame. In questo modo la coesione degli atomi nella molecola è la massima possibile. Utilizzando la regola di Hückel è possibile prevedere che saranno aromatici composti che possiedono 2, 6, 10, … elettroni p delocalizzati sopra e sotto il piano della molecola (v. anche par. 1.2.3). Benzene vengono chiamati correntemente con i loro nomi storici, come nel caso del metilbenzene, detto toluene; dell’isopropilbenzene, detto cumene; del vinilbenzene, detto stirene: toluene cumene stirene Se i sostituenti sono più di uno su un singolo anello benzenico, si numerano i sei atomi di carbonio aromatici in modo da far assumere al sostituente più importante il numero minore, seguendo le regole di nomenclatura già illustrate per gli idrocarburi alifatici. Solitamente, una volta individuato il sostituente più importante, si assegna alle posizioni dei carboni vicinali a cui esso è legato il termine orto- (abbreviato con il prefisso o-), alle successive meta- (abbreviato con il prefisso m-) e alla posizione diametralmente opposta il termine para- (abbreviato con il prefisso p-). A titolo di esempio sono indicate le strutture del p-etiletilbenzene e m-etilvinilbenzene; ai dimetilbenzeni viene invece usualmente attribuito il nome di xileni (o-xilene, m-xilene e p-xilene): In condizioni standard il benzene è un liquido che fonde a 278,6 K e bolle a 353,3 K. Tutti i suoi atomi sono complanari con una lunghezza dei legami C⫺C di 1,39 Å, compresa tra il valore 1,47 Å di un legame semplice tra due atomi di carbonio ibridizzati sp2 e il valore 1,33 Å di un doppio legame isolato in un alchene. La lunghezza dei legami C⫺H è di 1,10 Å e gli angoli di legame fra tre atomi consecutivi nella molecola sono pari a 120°. Areni Gli areni sono composti le cui molecole contengono al loro interno sia gruppi aromatici che gruppi alifatici. Essi possono essere distinti in tre sottoclassi: • alchilbenzeni, formati da un gruppo aromatico legato a uno alifatico; • alchenilbenzeni, formati da una parte aromatica e da un gruppo contenente almeno un doppio legame; • alchinilbenzeni, formati da un gruppo aromatico legato a un residuo con un triplo legame. Ovviamente, a queste sottoclassi appartiene solo una parte delle infinite molecole che possono esser formate dalla combinazione di gruppi aromatici, alifatici e insaturi in generale. La nomenclatura per i composti più semplici consiste nell’assegnare i nomi ai residui legati al benzene, facendoli seguire dal suffisso -benzene. Alcuni composti particolari, comunque, 18 p-etiletilbenzene m-etilvinilbenzene m-xilene o-xilene p-xilene Un’altra modalità di assegnazione dei nomi agli areni consiste nel numerare le catene idrocarburiche come già illustrato per alcani, alcheni e alchini, considerando poi l’anello benzenico come un sostituente di tale idrocarburo. Il residuo costituito dalla molecola del benzene con un idrogeno in meno e ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI una valenza libera prende il nome di fenile; invece, il residuo formato dal toluene con una valenza libera al posto di un atomo di idrogeno in posizione metilica viene detto benzile. A titolo di esempio sono riportate le strutture del difenile, dell’1,2-difenilpropano e dell’esafeniletano: difenile degli aromatici in generale). Per confronto, l’idrogenazione dell’1,4-diidronaftalene porta alla liberazione di ben 113,5 kJ/mol, valore più tipico di un alchene. L’aromaticità del naftalene è data dalle due nuvole elettroniche poste sopra e sotto il piano della molecola che, in accordo con la regola di Hückel, sono popolate da 10 elettroni p delocalizzati, che possono essere considerati appartenenti a due nuvole elettroniche distinte popolate da sei elettroni p, quindi caratteristiche dei sistemi aromatici, aventi in comune una coppia di elettroni p. La denominazione dei derivati del naftalene viene assegnata numerando tutti gli atomi di carbonio del composto (distinti anche come atomi a o b) e indicando poi la posizione dei relativi sostituenti. Come esempio sono riportate le strutture dell’1,2-dimetilnaftalene e dell’a-fenilnaftalene: 1,2-difenilpropano a-fenilnaftalene 1,2-dimetilnaftalene esafeniletano Tra gli areni si trovano composti contenenti sia anelli aromatici che anelli alifatici come, per esempio, il cicloesilbenzene e la tetralina: I termini superiori al naftalene sono l’antracene e il fenantrene, le cui molecole sono caratterizzate dalla formula bruta C14H10 e dalla presenza di 14 elettroni p delocalizzati che conferiscono l’aromaticità. Per la nomenclatura di tali composti, agli atomi di carbonio viene associata la seguente numerazione: 6 5 8 9 7 6 5 10 antracene cicloesilbenzene tetralina Aromatici condensati Il capostipite dei composti aromatici condensati è formato da due anelli benzenici che condividono un legame e prende il nome di naftalene; in condizioni standard il naftalene è un solido che fonde a 353 K e bolle a 490 K. Esso è formato da 10 atomi di carbonio planari ibridizzati sp2: 8 4 7 4 1 2 3 3 2 8 9 1 10 fenantrene Al crescere del numero di anelli condensati, cresce anche il numero di isomeri. Del naftacene, formato dalla condensazione di quattro anelli benzenici, esistono altri cinque isomeri rappresentati di seguito: l’1,2-benzantracene, il 3,4-benzofenantrene, il crisene, il 9,10-benzofenantrene e il pirene. 1 7 2 6 3 5 4 naftacene 1,2-benzantracene naftalene La sua stabilità può essere studiata ricorrendo ancora ai calori di idrogenazione. L’addizione di due molecole di idrogeno porta alla formazione della tetralina e alla produzione di 125 kJ/mol. L’ulteriore riduzione della tetralina a decalina, mediante l’addizione di tre molecole di idrogeno, libera 318 kJ/mol. È facile quindi osservare come l’addizione di ogni molecola di idrogeno al doppio legame liberi circa 63 kJ/mol, valore tipico dell’idrogenazione del benzene (e quindi VOLUME V / STRUMENTI 3,4-benzofenantrene crisene 19 NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI 9,10-benzofenantrene Tutti questi composti hanno formula bruta C18H12 e un rapporto H/C pari a 0,67. Il rapporto H/C diminuisce con l’aumentare della dimensione dei composti aromatici policondensati. Si passa da un valore 1 per il benzene a 0,8 per il naftalene, a 0,71 per i composti con tre anelli aromatici, a 0,67 per quelli con quattro anelli aromatici, a 0,63 per quelli con cinque anelli condensati. Il rapporto H/C continua a diminuire per successive condensazioni fino a tendere a zero nella grafite. Per quanto concerne gli idrocarburi in generale, si può osservare come il massimo rapporto H/C sia quello della molecola di metano (dove è pari a 4) e che in generale tale rapporto è compreso tra 4 e 2 nelle molecole alifatiche sature, ha valore 2 per le molecole contenenti un doppio legame e per i cicloalcani, scende sotto il valore di 2 per i composti insaturi e poliinsaturi, a 1 per il benzene e sotto all’unità per i composti aromatici condensati. Annuleni Oltre al benzene e ai composti aromatici condensati, esiste una classe distinta di molecole cicliche aromatiche, dette annuleni, le quali, per essere considerate aromatiche, devono rispettare due condizioni: da un lato, avere elettroni delocalizzati sopra e sotto il piano su cui giacciono gli atomi, dall’altro soddisfare la regola di Hückel secondo la quale il numero di tali elettroni deve essere pari a 4n⫹2, con n uguale a un numero intero. Il numero minimo di elettroni delocalizzati consentiti dalla regola di Hückel per un composto aromatico è dunque due (corrispondente a n⫽0 nella formula di Hückel), ma con questo numero non esistono idrocarburi neutri (si vedrà nel par. 1.2.3 come il catione ciclopropenilico sia aromatico). I composti successivi richiedono sei elettroni e sono rappresentati dal benzene. Con 10 elettroni p delocalizzati, invece, non esistono composti aromatici. Infatti il [10]annulene, pur soddisfacendo la regola di Hückel (con n⫽2), non è aromatico, in quanto la molecola non è planare dato che l’interazione degli atomi di idrogeno che si trovano al centro del ciclo obbliga due doppi legami dell’anello a trovarsi in conformazione trans, impedendo così alla molecola di assumere una geometria planare. Seguendo invece la regola di Hückel per valori crescenti di n (n⫽3,4,5) si trova come il [14], il [18] e il [22]annulene siano composti particolarmente stabili proprio grazie all’aromaticità. Nello schema seguente sono rappresentate le strutture di alcuni annuleni aromatici: [14]annulene 20 [22]annulene pirene [18]annulene 1.2.3 Idrocarburi cationici, anionici e radicalici Carbocationi I carbocationi sono molecole cariche positivamente che presentano una lacuna elettronica su un atomo di carbonio che distribuisce i tre elettroni di valenza in orbitali ibridizzati sp2 e mantiene un orbitale p vuoto disposto perpendicolarmente al piano identificato dai tre orbitali occupati. Si tratta di composti instabili che, tranne in alcune condizioni molto particolari nelle quali possono essere studiati direttamente, nella maggior parte dei casi sono intermedi chimici non isolabili. La geometria del catione che ne deriva è, come per gli alcheni, trigonale planare. In sistemi saturi la stabilità dei carbocationi diminuisce passando da cationi in cui la carica è localizzata su atomi di carbonio terziari, secondari, primari fino ad arrivare al gruppo metile CH⫹ 3 , che è il più instabile. Questa scala di stabilità è dovuta all’effetto dei gruppi R elettrondonatori che tendono a colmare la lacuna elettronica del catione, così stabilizzandolo. In sistemi insaturi o poliinsaturi, esistono strutture di carbocationi che sono particolarmente stabili, come nel caso del carbocatione allilico e di quello benzilico. Il carbocatione allilico, CH H2C CH⫹ 2 H2C⫹ CH CH2 pur essendo caratterizzato dalla presenza di una carica su un carbonio primario, ha una stabilità compresa tra quella dei carbocationi secondari e terziari. Ciò è dovuto alla presenza di due ibridi di risonanza. La carica positiva è dunque delocalizzata sui due atomi di carbonio, che sono quindi equivalenti. Il carbocatione benzilico è un ibrido di risonanza tra le cinque strutture rappresentate di seguito: ⫹ CH2 CH2 CH2 ⫹ CH2 ⫹ CH2 HC⫹ CH CH ⫹ La delocalizzazione della carica positiva su quattro atomi di carbonio rende il carbocatione benzilico più stabile di un radicale terziario, benché formalmente la carica si trovi su un carbonio primario. Generalizzando, è possibile affermare che la stabilità dei carbocationi è dovuta a due fattori: l’effetto induttivo e l’effetto coniugativo. Il primo stabilizza un carbocatione se i gruppi legati al carbonio positivo sono gruppi elettrondonatori che stabilizzano la lacuna elettronica. Il secondo, invece, stabilizza tanto più i carbocationi quanto più l’effetto di risonanza delocalizza la carica. In particolare per gli idrocarburi, l’effetto coniugativo è sempre preponderante sull’effetto induttivo. Seguendo questa regola i carbocationi più ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI fig. 8. A, densità elettronica totale dello ione ciclopropenilico; B, densità elettronica totale del catione tropilio; C, orbitale molecolare vuoto a più bassa energia (LUMO) dell’anione ciclopentadienilico; D, orbitale molecolare occupato a più alta energia (HOMO) del radicale trifenilmetile. A B C D stabili sono quelli che presentano un numero di doppi legami coniugati elevato che permette di delocalizzare al massimo la carica positiva. Infine, è utile illustrare alcuni casi particolari in cui la presenza di una carica positiva porta a una notevole stabilità delle molecole, come nel caso dei carbocationi aromatici. Come già detto non esistono molecole neutre che siano aromatiche con due elettroni p delocalizzati. Lo ione ciclopropenilico, invece, è trigonale planare con i tre atomi di carbonio ibridizzati sp2 e possiede, sopra e sotto il piano molecolare, due nuvole elettroniche popolate da due elettroni p. Questo catione è un ibrido di risonanza di tre strutture equivalenti tra loro. In tal modo, oltre a essere una molecola aromatica, lo ione è stabilizzato per effetto coniugativo (fig. 8 A). Un catione di particolare importanza è il cicloeptatrienile, chiamato anche ione tropilio (fig. 8 B), che ha sette atomi di carbonio planari ibridizzati sp2 e due nuvole elettroniche popolate da un numero di elettroni p che soddisfa la regola di Hückel. La carica positiva è delocalizzata su ben sette atomi di carbonio che, come evidenziato anche dalle analisi di risonanza magnetica nucleare (NMR, Nuclear Magnetic Resonance), sono equivalenti. Carbanioni Gli idrocarburi le cui molecole possiedono una carica negativa su un atomo di carbonio vengono detti carbanioni; come i carbocationi, sono instabili e reattivi. Nei sistemi saturi la scala di stabilità dei carbanioni è esattamente inversa rispetto a quella dei carbocationi: la specie CH⫺ 3 è la più stabile, seguita da carbanioni con carica localizzata su atomi di carbonio primari, secondari e terziari. Ciò è dovuto all’effetto induttivo elettrondonatore dei sostituenti alchilici al carbonio che, aumentando la densità elettronica sull’atomo già carico negativamente, ne compromettono la stabilità. Inoltre la stabilità degli anioni cresce passando da atomi di carbonio ibridizzati sp3 ad atomi ibridizzati sp2, fino ad arrivare agli anioni con cariche negative localizzate su atomi di carbonio ibridizzati sp che, per via della maggiore caratteristica s di questi orbitali – e quindi dalla loro capacità di attrarre elettroni – sono i più stabili. Una conferma sperimentale della scala di stabilità presentata è data dall’analisi dell’energia della reazione di formazione dell’anione e dello ione H⫹ a partire dall’idrocarburo neutro corrispondente. L’energia richiesta per le tre reazioni riportate nella tab. 4, infatti, decresce costantemente passando da una molecola ibridizzata sp3 (etano) a una ibridizzata sp (acetilene). tab. 4. Reazioni di deprotonazione di idrocarburi Reazione ⌬H°r (kJ/mol) Ref. etano CH3⫺CH3⫺䉴 CH3⫺CH⫺2⫹H⫹ 1758,0⫾8 DePuy et al., 1989 etilene CH2⫽CH2⫺ CH2⫽CH⫺⫹H⫹ 1703,0⫾13,0 Graul e Squires, 1990 CH⬅CH⫺䉴 CH⬅C⫺⫹H⫹ 1580,0⫾20,0 Linstrom e Mallard, 2003 Composto acetilene VOLUME V / STRUMENTI 䉴 21 NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI Anche per i carbanioni il fattore che ne determina maggiormente la stabilità è l’effetto coniugativo, che consente di delocalizzare la carica negativa su più atomi. Tra i carbanioni più stabili vi sono i composti aromatici. L’addizione di un elettrone, e quindi di una carica negativa, infatti, consente ad alcuni idrocarburi di soddisfare i requisiti necessari per diventare aromatici. Il primo anione aromatico è quello ciclopentadienilico (fig. 8 C), con formula C5H⫺ 5 e con cinque atomi di idrogeno equivalenti (all’analisi NMR); esso, inoltre, soddisfa la regola di Hückel in quanto è planare e ha sei elettroni in orbitali p, contro i cinque della molecola neutra. Gli anioni aromatici con 10 elettroni p delocalizzati sono il dianione cicloottatetraenilico e l’anione ciclononatetraenilico. Nella molecola del primo due cariche negative sono delocalizzate su otto atomi, mentre in quella del secondo una carica è delocalizzata su nove atomi di carbonio. Radicali I radicali sono specie chimiche globalmente neutre, che hanno almeno un orbitale nel quale si trova un singolo elettrone spaiato. Nel caso degli idrocarburi l’elettrone spaiato è localizzato su un atomo di carbonio. La stabilità dei radicali segue la stessa scala dei carbocationi: radicali su atomi di carbonio ibridizzati sp3 sono più stabili che su atomi sp2 e sp. Anche per i radicali l’effetto coniugativo gioca un ruolo fondamentale nella determinazione della stabilità. Così il radicale allilico è più stabile di quello terziario perché delocalizza l’elettrone spaiato su due atomi di carbonio e quello benzilico è ulteriormente stabilizzato perché delocalizza l’elettrone spaiato su quattro atomi di carbonio. Anche se i radicali sono instabili ed estremamente reattivi, alcuni di essi, grazie a effetti di stabilizzazione induttivi e coniugativi, possono esistere in concentrazioni apprezzabili anche a temperatura ambiente. È il caso del radicale trifenilmetile, nel quale l’elettrone spaiato è localizzato su un carbonio terziario stabilizzato per effetto induttivo e in cui esistono ben 13 strutture limite di risonanza, grazie alle quali il radicale può essere delocalizzato su ben 10 atomi di carbonio (fig. 8 D). L’elevata stabilità di questo composto, quindi, permette di isolarlo, mantenendolo stabile per un tempo relativamente lungo. L’esafeniletano, infatti, anche mantenuto a temperatura ambiente, ha il legame semplice C⫺C talmente debole che si rompe spontaneamente, dando luogo a un equilibrio con due radicali trifenilmetile. Carbeni Gli idrocarburi caratterizzati dalla presenza di almeno un carbonio neutro bivalente, che quindi forma soltanto due legami, vengono definiti carbeni; il loro capostipite è il metilene, la cui struttura elettronica è tutt’altro che semplice. Infatti esistono tre strutture elettroniche dello stesso composto, due delle quali sono stati di singoletto mentre una è uno stato di tripletto. I due stati di singoletto si differenziano in uno stato di singoletto a più bassa energia (dove gli elettroni di non legame con spin appaiati occupano un orbitale ibrido sp2 lasciando vuoto un orbitale p) e in uno stato di singoletto eccitato (dove gli elettroni con spin appaiati occupano orbitali p separati). Lo stato di tripletto, che è il più stabile dei tre, è caratterizzato dalla presenza degli elettroni di non legame con spin paralleli in due orbitali distinti p; in questo stato, quindi, la molecola di metilene si presenta come biradicale. Nello stato di singoletto a più bassa energia, l’atomo di carbonio ha ibridazione sp2; di conseguenza la geometria della molecola risulta planare con angoli di legame H⫺C⫺H di circa 120°. Invece, nello stato 22 di singoletto eccitato e di tripletto, la molecola si presenta lineare con un angolo di legame H⫺C⫺H di 180°, poiché il carbonio possiede una ibridazione sp. 1.2.4 Proprietà fisiche degli idrocarburi Le principali proprietà fisiche degli idrocarburi, quali la temperatura di fusione, quella di ebollizione, i parametri critici o la densità, sono funzione della struttura molecolare ed elettronica, già discussa in generale per tutti gli idrocarburi. La temperatura di ebollizione è strettamente correlata al peso molecolare dell’idrocarburo. Per composti omologhi – che quindi differiscono per il loro peso molecolare – la temperatura di ebollizione cresce al crescere di quest’ultimo. Per i composti saturi con lo stesso numero di atomi di carbonio, la temperatura di ebollizione cresce passando dalle molecole lineari a quelle ramificate, fino ad arrivare ai composti ciclici con temperatura di ebollizione maggiore. In presenza di insaturazioni (cioè di doppi e/o di tripli legami), sia la temperatura di fusione che quella di ebollizione sono generalmente più elevate. Ciò è dovuto alla presenza di atomi di carbonio ibridizzati sp2 e sp che, essendo più elettronegativi di quelli ibridizzati sp3, generano uno squilibrio di cariche che incrementa le forze intermolecolari. La temperatura di fusione non è correlata in modo altrettanto diretto con la struttura molecolare. In generale, vale la regola secondo la quale la temperatura di fusione aumenta all’aumentare del peso molecolare, ma sono presenti numerose eccezioni: infatti, confrontando la temperatura di fusione dell’esene e del 4-metilpentene con i 2-buteni o il 2-metilpropene si può osservare come gli alcheni con quattro atomi di carbonio abbiano una temperatura di fusione addirittura maggiore degli alcheni con sei atomi di carbonio. Normalmente la temperatura di fusione per molecole con uguale numero di atomi di carbonio cresce in proporzione alla compattezza e alla simmetria della molecola. In questi casi, infatti, l’impaccamento nello stato solido risulta essere facilitato, con conseguente aumento della stabilità della fase e quindi della temperatura di fusione. Per esempio, il ciclobutano fonde a 183 K contro 136 K del butano, e il benzene a 278 K contro 120 K del 2-metilpentano. Nella tab. 5 sono riportati il momento elettrico dipolare e la suscettività diamagnetica di alcuni idrocarburi. Il momento dipolare, in particolare, è identificativo della distribuzione della carica elettrica nella molecola ed è funzione della sua struttura e della sua simmetria, oltre che della presenza di atomi di carbonio con differenti ibridizzazioni. Per esempio, metano, etano, ciclopropano, etene, 1,3-butadiene, etino, p-xilene sono molecole perfettamente simmetriche e come tali possiedono un momento dipolare nullo e sono composti apolari. Viceversa, molecole asimmetriche come il propene o l’1-esino, che in più presenta uno squilibrio di carica dovuto alla presenza di due atomi ibridizzati sp, hanno momenti dipolari pari a 0,35 e 0,89 debye. Il momento dipolare influenza i cambiamenti di fase in quanto, a un suo incremento, corrisponde un aumento delle interazioni attrattive intermolecolari e quindi delle temperature di fusione ed ebollizione. Anche le proprietà magnetiche di una sostanza forniscono informazioni sul comportamento degli elettroni presenti nella molecola. In particolare, lo studio delle proprietà diamagnetiche (compendiate dal valore della suscettività diamagnetica) dovute all’instaurarsi di un momento magnetico molecolare ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI tab. 5. Momento dipolare e suscettività diamagnetica tab. 6. Limiti di infiammabilità (% vol) di alcuni idrocarburi in aria, determinati in condizioni standard (Weast, 1987; Hunter e Lias, 2003; Lias, 2003) (Weast, 1987) Molecola Momento dipolare m (debye) Suscettività diamagnetica (⫺cm⭈106) CGS metano CH4 0,0 12,2 etano C2H6 0,0 27,3 etene C2H4 0,0 1,0 cicloesene C6H10 0,55 57,5 etino C2H2 0,0 12,5 propino C3H4 0,72 – benzene C6H6 0,0 54,84 toluene C7H8 0,36⫾0,03 66,11 indotto, e quindi indipendenti dai momenti magnetici orbitali e di spin, forniscono informazioni sulle configurazioni elettroniche. La viscosità di serie omologhe aumenta al crescere del peso molecolare; per gli alcani, per esempio, la viscosità dell’esano, dell’ottano e del decano a 20 °C è pari, rispettivamente, a 0,326, 0,542 e 0,920 cP. Gli idrocarburi ciclici hanno una viscosità superiore a quella dei corrispettivi idrocarburi lineari: per esempio l’esano e il cicloesano hanno viscosità di 0,326 e 1,02 cP; invece i composti insaturi hanno generalmente una viscosità minore degli idrocarburi saturi: il cicloesano 1,02, il cicloesene 0,66 e il benzene 0,652 cP. Molecola Limite inferiore Limite superiore CH4 5,00 15,00 esano C6H14 1,18 7,40 etene C2H4 2,75 28,60 1-butene C4H8 1,65 9,95 etino C2H2 2,50 80,00 benzene C6H6 1,40 7,10 toluene C7H8 1,27 6,75 metano Gli idrocarburi sono composti organici infiammabili che bruciano in presenza di un comburente. Il rapporto tra combustibile e comburente, comunque, deve essere compreso, affinché la combustione possa aver luogo, all’interno di un certo intervallo che è funzione di entrambi i costituenti ed è individuato da un limite inferiore e da uno superiore. I limiti inferiore e superiore di infiammabilità indicano la percentuale volumetrica minima e massima del combustibile nel comburente al di sopra e al di sotto della quale, in presenza di un innesco, la miscela prende fuoco. Nella tab. 6 sono riportati i limiti di alcuni idrocarburi nell’aria. Nella tab. 7 sono riportati le temperature di fusione e di ebollizione, la densità e l’indice di rifrazione per diversi alcani, alcheni, alchini e aromatici. Per serie omologhe la densità aumenta all’aumentare del peso molecolare, mentre a parità di numero di atomi di carbonio è maggiore tab. 7. Proprietà fisiche degli idrocarburi (Weast, 1987) Molecola metano CH4 Tfus (°C) Teb (°C) Densità relativa* Indice di rifrazione* ⫺182,5 ⫺161,5 0,415⫺164 – 1,07690 etano C2H6 ⫺182,8 ⫺88,63 0,572⫺108 esano C6H14 ⫺95 68 0,6594 1,0749 ciclopropano C3H6 ⫺126,6 ⫺33 0,720⫺79 – cicloesano C6H12 6,5 81 0,7791 1,4266 etene C2H4 ⫺169,2 ⫺104 0,001260 1,363100 1,3-butadiene C4H6 ⫺108,9 ⫺4,4 – 1,4292⫺25 cicloesene C6H10 ⫺103,5 82,9 0,8110 1,4465 etino C2H2 ⫺81,8 ⫺83,6 0,6181⫺82 1,00050 benzene C6H6 5,5 80,1 0,878715 1,501120 toluene C7H8 ⫺95 110,6 0,8669 1,4961 cumene C9H12 ⫺96 153 0,86420 1,491120 difenile C12H10 70 255,9 1,989677 1,58877 * I numeri ad apice indicano la temperatura in °C alla quale è stata effettuata la misura VOLUME V / STRUMENTI 23 NATURA E CARATTERISTICHE DEGLI IDROCARBURI per i composti ciclici rispetto a quelli lineari o ramificati. Tra le differenti classi di idrocarburi, invece, la densità, a parità di numero di atomi di carbonio, aumenta passando dagli alcani agli alcheni, agli alchini fino agli aromatici. Metodi di caratterizzazione spettroscopica I metodi di caratterizzazione spettroscopica degli idrocarburi sono essenzialmente la spettrometria, o spettroscopia, di massa, la spettroscopia infrarossa e la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare. Gli spettri di massa si possono considerare come una specie di carta d’identità delle molecole. Quando queste ultime, infatti, vengono bombardate con elettroni ad alta energia, si spaccano generando una distribuzione caratteristica di frammenti carichi positivamente di cui è possibile misurare massa e abbondanza relativa, mediante l’applicazione di un campo elettrico e/o magnetico esterno. I risultati delle misurazioni sono riportati su un diagramma, detto appunto spettro di massa, sulle cui ascisse è indicato il rapporto tra la massa del frammento e la sua carica (generalmente pari a ⫹1), mentre sulle ordinate è riportata l’intensità relativa registrata dallo strumento (spettrometro di massa), proporzionale all’abbondanza dei frammenti. Nello spettro si possono notare picchi con un’abbondanza relativa molto modesta, che in alcuni casi possono essere dovuti a frammenti prodotti in quantità molto bassa, e che più frequentemente individuano frammenti nei quali sono presenti gli isotopi pesanti del carbonio e/o dell’idrogeno. Infatti, il carbonio che costituisce gli idrocarburi è costituito per il 98,89% dall’isotopo 12C e per il restante 1,11% dall’isotopo 13C; mentre l’idrogeno è presente per il 99,985% come isotopo 1H e per lo 0,015% come deuterio D (l’isotopo 2H). Ciò significa che in uno spettro di massa di un idrocarburo si troveranno anche picchi dovuti alla presenza di frammenti che contengono questi isotopi più pesanti. Tali picchi, avendo un valore di numero di massa aumentato di una o più unità a seconda del numero di 13C e D presenti nella molecola, si troveranno subito dopo i picchi determinati dai frammenti senza isotopi pesanti; l’abbondanza relativa di questi frammenti sarà comunque molto bassa per via dell’esigua percentuale di questi isotopi presente in natura. La spettroscopia infrarossa è un potente mezzo per classificare e identificare gli idrocarburi. Essa si basa sulla capacità della radiazione InfraRossa (IR) incidente su un composto chimico di eccitare le frequenze vibrazionali di alcuni legami chimici; ne risulta che, in funzione dei legami presenti nella molecola, il campione in esame assorbe precise frequenze dello spettro infrarosso. Più generalmente gli spettri IR che si ottengono riportano il numero d’onda invece che la lunghezza d’onda assorbita; la relazione che intercorre tra _ le due grandezze è data dalle relazioni n⫽cⲐl, n⫽1Ⲑl, dove l è la lunghezza d’onda, c è la velocità della luce, n la fre_ quenza e n è il numero d’onda. Come nel caso dello spettro di massa, ogni spettro IR può essere correlato univocamente a un composto. Il range di lunghezze d’onda che definisce il campo infrarosso della radiazione elettromagnetica è compreso tra 400 e 4.000 cm⫺1. Le principali frequenze di vibrazione che assorbono nel campo infrarosso sono le vibrazioni di stiramento dei legami (stretching) e le vibrazioni di deformazione dei legami (bending). È possibile individuare due differenti stiramenti dei legami: uno simmetrico (o in fase) e uno asimmetrico (o fuori fase); in entrambi i casi lo stretching del legame viene indicato con la 24 lettera n. Esistono invece due differenti bending: uno nel piano (indicato con la lettera d) e uno fuori dal piano (indicato con la lettera g). Il bending nel piano può far convergere i legami nella stessa direzione, nel qual caso si parla di rocking, oppure divergere i legami in direzioni opposte, nel qual caso si avrà una cosiddetta vibrazione di scissoring. I bending fuori dal piano saranno classificati come twisting o wagging, a seconda che i legami si spostino in due direzioni opposte o nella stessa direzione. In genere, nello spettro IR degli idrocarburi, si osservano una serie di picchi che presentano medie intensità di assorbimento della radiazione infrarossa, altri che presentano elevate intensità di assorbimento e una serie di assorbimenti a bassa intensità che difficilmente possono essere assegnati a specifiche vibrazioni di legami della molecola, in quanto dovuti a vibrazioni torsionali interne particolarmente complesse. I picchi a media intensità di assorbimento sono relativi a vibrazioni di stretching; in particolare a numeri d’onda decrescenti troviamo lo stretching dei legami C⫺H, dei tripli legami C⬅C, dei doppi legami C⫽C e infine del legame semplice C⫺C. I picchi che presentano assorbimenti ad alta densità sono correlati al bending nel piano e fuori dal piano dei legami C⫺H. La spettroscopia NMR di un idrocarburo fornisce informazioni dettagliate sullo stato di legame degli atomi di idrogeno e di carbonio, tramite le quali è possibile chiarire o identificare la struttura del composto chimico analizzato. In breve, questa tecnica si basa sull’eccitazione degli stati di spin nucleari mediante impulsi a radiofrequenza e sulla misura dell’energia assorbita in funzione della frequenza applicata. Per quanto concerne gli idrocarburi, gli atomi che possono essere studiati tramite NMR sono l’idrogeno e l’isotopo 13C. Poiché la frequenza di assorbimento della radiazione dipende dalla densità degli elettroni che circondano il nucleo, la frequenza di risonanza riflette lo stato di ibridazione e di legame dell’atomo investigato. Nella molecola di benzene, per esempio, esiste un solo tipo di atomi di carbonio e di idrogeno, di conseguenza nello spettro 13C NMR si avrà un solo tipo di segnale dovuto ai sei nuclei equivalenti degli atomi di C, così come nello spettro PMR (Proton Magnetic Resonance) si avrà un solo segnale dovuto ai sei protoni equivalenti degli idrogeni. Viceversa, il propano presenterà, nello spettro 13C NMR, due segnali distinti dovuti al carbonio secondario e ai due carboni primari (che sono in questo caso equivalenti). Dagli esempi riportati è possibile dedurre come il numero di picchi rivelati nello spettro NMR corrisponda al numero differente di atomi presenti, mentre la posizione di questi picchi di assorbimento nello spettro è funzione della struttura elettronica caratteristica di questi atomi, che differisce sostanzialmente a seconda che siano aromatici, alifatici, benzilici, vinilici, allilici, primari, secondari, terziari, ecc. Ciò è dovuto al fatto che il campo magnetico applicato produce nella molecola uno spostamento degli elettroni, per cui i nuclei risultano soggetti a un campo effettivo maggiore o minore di quello applicato, con conseguente spostamento della frequenza di assorbimento rispetto a quella che si avrebbe se il nucleo atomico non fosse schermato. Questo spostamento, detto chemical shift, viene misurato come scostamento rispetto a un segnale di riferimento (nel caso della PMR la frequenza di assorbimento degli atomi di idrogeno del tetrametilsilano); solitamente riportato come rapporto con la frequenza dello spettrometro, il chemical shift è dell’ordine delle parti per milione (ppm). ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI TIPOLOGIA E STRUTTURA DEGLI IDROCARBURI Bibliografia generale Atkins P.W. (1994) Physical chemistry, Oxford, Oxford University Press. Atkins P.W., Friedman R. (1997) Molecular quantum mechanics, Oxford, Oxford University Press. Graham Solomons T.W. (1993) Chimica organica, Bologna, Zanichelli. Morrison R.T., Boyd R.N. (1969) Chimica organica, Milano, Casa Editrice Ambrosiana. Bibliografia citata DePuy C.H. et al. (1989) The gas phase acidities of the alkanes, «Journal of American Chemical Society», 111, 1968-1973. Dolliver M.A. et al. (1937) Heats of organic reactions. 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