GUIDA ALL’UTILIZZO DI
APPARECCHIATURE ELETTROMEDICALI
NELL’ASL DI CASERTA
Redatto da.: UOC Ingegneria Clinica & HTA
Release…...: 1.0 - Novembre 2014
U.O.C. Ingegneria Clinica & HTA – Direttore Ing. Salvatore Flaminio
1
Sommario
PREMESSA ......................................................................................................................................................... 3
RACCOMANDAZIONE N°9/09 DEL MINISTERO DELLA SALUTE ...................................................................... 5
D.Lgs. 81/2008 e successive modifiche ed integrazioni ................................................................................ 6
NORME DI SICUREZZA A CUI ATTENERSI ........................................................................................................... 7
OPERAZIONI PERIODICHE DI MANUTENZIONE ............................................................................................. 8
MANUTENZIONE PREVENTIVA: ................................................................................................................. 8
MANUTENZIONE CORRETTIVA: ................................................................................................................. 8
MANUTENZIONE STRAORDINARIA: ........................................................................................................... 8
I DISPOSITIVI MEDICI ......................................................................................................................................... 9
Dispositivo medico: ....................................................................................................................................... 9
Le apparecchiature elettromedicali ............................................................................................................ 10
IL RISCHIO ........................................................................................................................................................ 12
L’ELETTROBISTURI ........................................................................................................................................... 16
L’ELETTROCARDIOGRAFO ................................................................................................................................ 21
IL DEFIBRILLATORE .......................................................................................................................................... 24
APPLICAZIONI .................................................................................................................................................. 29
SVILIPPI ........................................................................................................................................................ 29
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2
PREMESSA
Il notevole sviluppo delta apparecchiature biomediche ad uso terapeutico, riabilitativo e diagnostico ha
certamente apportato grandi benefici, ma non dimeno ha contribuito a creare, all'interno delle strutture
sanitarie, particolari problemi di salvaguardia del personale, pazienti e operatori sanitari, da rischi di natura
soprattutto elettronica. Infatti, le apparecchiature utilizzate, ad esempio nelle Unità di Terapia Intensiva,
nelle Sale Operatorie di emodinamica, vengono a contatto con il corpo umano superando le normali
barriere fisiologiche e quindi la corrente elettrica assumendo valori pericolosi anche a livelli
considerevolmente più bassi di quelli previsti per le normali apparecchiature elettroniche. In un ambiente
elettricamente cosi difficilmente come quello medico, quindi, il raggiungimento di elevati livelli di sicurezza
comporta I'impiego di competenze e mezzi rilevanti. grande prudenza da parte di tutti gli operatori medici
e paramedici. II personale di assistenza deve attenersi a precise norme di sicurezza e conoscerne
perfettamente i rischi a cui si può esporre i pazienti utilizzando le apparecchiature elettromedicali.
Si deve in particolare:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Evitare di entrare in contatto con masse metalliche o apparecchi elettrici mentre si tocca il
paziente;
Considerare il paziente molto vulnerabile alle correnti elettriche e ricordare che un
apparecchio elettrico innocuo per un soggetto normale può essere fatale in contatto con il
paziente;
Indossare guanti di gomma per toccare, aggiustare i terminali degli elettrodi intracardiaci,
nelle giunzioni intermedie, nei morsetti d’ingresso dell'apparecchio;
Non introdurre nell'area del paziente apparecchi elettrici non elettromedicali (piccoli
elettrodomestici, apparecchi per la pulizia ecc.);
Seguire le indicazioni e le misure di sicurezza indicate nei manuali di utilizzo delle
apparecchiature. Le norme CEI prevedono che ogni apparecchio sia corredato da un
manuale d'uso in lingua italiana;
Non eseguire collegamenti a terra volanti, su infissi metallici, termosifoni etc.;
Segnalare qualsiasi alterazione nel funzionamento degli apparecchi, come piccoli formicolii
toccando le parti metalliche degli stessi, i danneggiamenti di cavi, prese, spine etc.;
Lasciare una ventilazione alle apparecchiature;
Non esporre le apparecchiature all'irraggiamento solare diretto
Le situazioni a rischio imputabili direttamente a un uso improprio e incompetente delle apparecchiature
possono cosi riassumersi:
•
•
•
Estrazione di spine da prese per trazione sul cavo;
Rovesciamento di liquidi o caduta di oggetti metallici all'interno dell'apparecchiatura;
Collegamento del conduttore di protezione a condotti dell'acqua;
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3
•
•
•
•
•
•
•
Uso di adattatori, prolunghe, spine multiple senza la messa a terra;
Inserimento forzato di spine nella presa sbagliata;
Uso dell'apparecchiatura senza preventiva lettura del manuale d'utilizzo;
Uso simultaneo di apparecchiature elettriche e materiale infiammabile;
Manipolazione di connettori di cateteri ed elettrodi endocavitari senza particolari
precauzioni;
Attivazione di elettrobisturi o defibrillatori prima di stabilire un corretto contatto con il
corpo del paziente;
Scarsa pulizia delle piastre degli elettrobisturi o degli elettrodi dei defibrillatori.
N. B. Prima della messa in servizio di qualsiasi apparecchiatura biomedicale accertarsi che la stessa abbia
subito un regolare Collaudo di Accettazione, e che gli operatori abbiano ricevuto adeguata e specifica
formazione sul suo corretto utilizzo
Per qualsiasi informazione e/o delucidazione rivolgersi al Servizio di Ingegneria Clinica & HTA dell'ASL di
Caserta Tel. 0823-445111
Fax 0823-354983 - e-mail [email protected] ;
[email protected] ; [email protected]
Si riporta di seguito nota informativa sui rischi connessi all'utilizzo delle apparecchiature biomediche più
diffuse all'interno delle Strutture Sanitarie.
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RACCOMANDAZIONE N°9/09 DEL MINISTERO DELLA SALUTE
La fase di acquisto di un apparecchio elettromedicale richiede necessariamente una selezione attenta dei
dispositivi verificando la loro rispondenza alle normative specifiche in vigore; ma anche la manutenzione
periodica di tali apparecchi deve necessariamente ricevere la stessa attenzione. Va ricordato, infatti, che
l'affidabilità e la sicurezza dei dispositivi elettromedicali sono elementi da cui dipendono situazioni di
potenziale rischio elettrico sia verso il paziente ma anche verso I'operatore. Lo stesso Ministero della Salute
si è pronunciato con una Raccomandazione ben precisa che obbliga alla "predisposizione di un piano
documentato e periodicamente verificato per la manutenzione e le verifiche di sicurezza delle tecnologie,
che tenga conto del rischio (conseguente per paziente e operatore a seguito d’inconvenienti), della criticità
(tipologia, unità di riserva, disservizi del personale, disagi per il paziente) e della funzione (terapeutica,
diagnostica, analitica, di supporto, scopi di ricerca) di ogni singola apparecchiatura “ (punto 4.4.1.
Raccomandazione n° 9/09 - Ministero della Salute).
"PER LA PREVENZIONE DEGLI EVENTI AVVERSI CONSEGUENTI AL MALFUNZIONAMENTO DEI
DISPOSITIVI MEDICI - APPARECCHI ELETTROMEDICALI"
Il malfunzionamento degli apparecchi elettromedicali derivante da una mancata o inadeguata
manutenzione può determinare eventi avversi gravi.
In particolare tra le diverse possibili cause di malfunzionamento non imputabili al fabbricante del
dispositivo (interazione con altre tecnologie/ambiente, utilizzo, manutenzione o altre operazioni svolte in
difformità dalle indicazioni fornite dal fabbricante) è emersa la mancata o errata manutenzione dei
dispositivi medici. Pertanto, la presente Raccomandazione intende fornire a tutte le strutture sanitarie
alcuni elementi fondamentali per la corretta manutenzione dei dispositivi medici/apparecchi
elettromedicali.
La direttiva comunitaria di riferimento per i dispositivi medici alla 93/42/CEE la conformità alla direttiva
sopra citata è richiesta ai fini della tutela della salute dei pazienti, degli utilizzatori e di eventuali soggetti
terzi (allegato I punto 1 D.Lgs. 46/1997). Nella normativa inoltre è previsto che il costruttore debba indicare
tutte le attività di manutenzione e verifica che I'utilizzatore dovrà applicare (allegato I punto 13.6 lettera d.
D.Lgs. 46/1997).
Gli obblighi in capo all'utilizzatore invece prevedono che quest'ultimo debba pianificare sia una corretta
installazione ma anche un'adeguata manutenzione garantendo l'uso dei dispositivi secondo le indicazioni
d'uso redatte dal fabbricante (che devono accompagnare l'unità). Per quanto concerne la responsabilità in
caso di eventuali danni prodotti dall'apparecchiatura è importante sottolineare che il costruttore ne deve
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rispondere solo ed esclusivamente qualora l'utilizzatore sia in grado di dimostrare che i piani di
manutenzione e le norme di buon uso dell'apparecchiatura siano stati rispettati e siano conformi a quanto
previsto dal fabbricante.
D.Lgs. 81/2008 e successive modifiche ed integrazioni
Il decreto legislativo 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, al capo
III del Titolo "Impianti e apparecchiature elettriche", affronta sistematicamente il tema del rischio elettrico.
Il datore di lavoro (titolare dello studio medico, legale rappresentante del centro, ecc) deve garantire che i
luoghi di lavoro, gli impianti, le macchine, ecc, siano conformi alle pertinenti disposizioni di legge (art. 30
comma I lettera a D.Lgs. 81/2008). Della natura e della frequenza di esecuzione dalle operazioni di
manutenzione e taratura deve farsi carico il datore di lavoro che deve provvedere a pianificare interventi di
controllo periodici, secondo frequenze stabilite rispettando le indicazioni fornite dai fabbricanti (art. 71
comma 8 punto 1 del D.Lgs. 81/2008).
Con il D.Lgs. n°81 del 09 aprile 2008, lo Stato Italiano si è dotato di uno strumento legislativo applicabile e
moderno che, insieme ad una nuova cultura della sicurezza, vuole creare le condizioni indispensabili per un
lavoro regolare e sicuro.
II Decreto dedica un intero capitolo del Titolo III sull'uso delle attrezzature di lavoro definendo: "Qualsiasi
macchina, apparecchio, utensile o impianto destinato a essere usato durante il lavoro" e fissa obblighi e
responsabilità ben precise a carico del datore di lavoro che deve garantirne l'uso sicuro e appropriato. Il
Decreto estende giustamente, il concetto, di attrezzatura a tutte le apparecchiature elettromedicali
utilizzate dagli operatori nelle strutture sanitarie.
Gli ospedali sono doppiamente interessati dal D.Lgs. n°81/08 in quanto nei locali ad uso medico, oltre alla
tutela dei lavoratori, si aggiunge la necessità di garantire la sicurezza dei pazienti.
II paziente all'interno di un locale ad uso medico è sottoposto ad una serie di pericoli di natura elettrica
sicuramente maggiore rispetto ad altri locali poiché la tipicità dell'ambiente e le particolari attività che vi si
svolgono determinano un aumento dei fattori di rischio. Le precarie condizioni di salute, le diminuite
capacità di reazione e la presenza di apparecchi elettromedicali direttamente a contatto fisico o elettrico,
rendono il paziente particolarmente vulnerabile ai pericoli della corrente elettrica. Per elevare il grado di
sicurezza a livelli accettabili risulta quindi necessario adottare provvedimenti più severi che in altri luoghi,
sia per gli apparecchi elettromedicali sia per gli impianti elettrici.
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NORME DI SICUREZZA A CUI ATTENERSI
In un ambiente elettricamente così difficile come quello medico il raggiungimento di elevati livelli di
sicurezza comporta I'impiego di competenze, prudenza e grande diligenza da parte di tutti gli operatori
sanitari.
II personale di assistenza deve attenersi a precise norme di sicurezza e conoscere perfettamente i pericoli
ed i rischi a cui si può esporre o esporre i pazienti utilizzando le apparecchiature elettromedicali.
Si deve in particolare:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Considerare il paziente molto vulnerabile alle correnti elettriche e ricordare che un
apparecchio elettrico innocuo per un soggetto normale può risultare fatale in contatto con
il paziente;
Evitare di entrare in contatto con masse metalliche o apparecchi elettrici mentre si tocca il
paziente;
Indossare guanti di gomma per toccare, aggiustare i terminali degli elettrodi intracardiaci,
nelle giunzioni intermedie, nei morsetti di ingresso dell'apparecchio;
Non introdurre nell'area del paziente apparecchi elettrici non elettromedicali (piccoli
elettrodomestici, apparecchi per la pulizia ecc.);
Seguire le indicazioni e le misure di sicurezza indicate nei manuali di utilizzo delle
apparecchiature. Le norme CEI prevedono che ogni apparecchio sia corredato da un
manuale d'uso in lingua italiana;
Non eseguire collegamenti a terra volanti, su infissi metallici, termosifoni etc.;
Segnalare qualsiasi alterazione nel funzionamento degli apparecchi, come piccoli formicolii
toccando le parti metalliche degli stessi, i danneggiamenti di cavi, prese, spine etc.;
Lasciare una ventilazione alle apparecchiature;
Non esporre le apparecchiature all'irraggiamento solare diretto.
Le situazioni a rischio imputabili direttamente ad un uso improprio ed incompetente delle apparecchiature
possono cosi riassumersi:
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
Estrazione di spine da prese per trazione sul cavo;
Rovesciamento di liquidi o caduta di oggetti metallici all'interno dell'apparecchiatura;
Collegamento del conduttore di protezione a condutture dell'acqua;
Uso di adattatori, prolunghe, spine multiple senza la messa a terra;
Inserimento forzato di spine nella presa sbagliata;
Uso dell'apparecchiatura senza preventiva lettura del manuale d'utilizzo;
Uso simultaneo di apparecchiature elettriche e materiale infiammabile;
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7
17.
18.
19.
Manipolazione di connettori di cateteri ed elettrodi endocavitari senza particolari
precauzioni;
Attivazione di elettrobisturi o defibrillatori prima di stabilire un corretto contatto con il
corpo del paziente;
Scarsa pulizia delle piastre degli elettrobisturi o degli elettrodi dei defibrillatori.
N.B. Prima della messa in servizio di qualsiasi apparecchiature biomedicale accertarsi che la stessa abbia
subito un regolare Collaudo di Accettazione, e che gli operatori abbiano ricevuto adeguata e specifica
formazione sul suo corretto utilizzo.
OPERAZIONI PERIODICHE DI MANUTENZIONE
MANUTENZIONE PREVENTIVA:
interventi periodici programmati finalizzati alla minimizzazione delle probabilità di guasto. con frequenza in
funzione delle indicazioni del fabbricante, dell'analisi del rischio aziendale e dei carichi di lavoro effettivi in
conformità all'Allegato I punto 13, delta direttiva 93/42/CEE e del D.Lgs 46/1997
MANUTENZIONE CORRETTIVA:
interventi tecnici non programmati intesi all'individuazione delle cause di malfunzionamento, sostituzione
e/o riparazione dei comportamenti danneggiati e/o deteriorati, controllo finale della funzionalità e
sicurezza.
MANUTENZIONE STRAORDINARIA:
interventi eseguiti una tantum, la cui convenienza economica è da valutare per ogni caso specifico, per
riparare un'apparecchiatura all'ultima versione disponibile in commercio (aggiornamenti HW e SW)
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I DISPOSITIVI MEDICI
(TC 64 slice – Presso P.O. Piedimonte Matese – Radiologia)
Dispositivo medico:
"qualsiasi strumento, apparecchio, impianto, sostanza o altro prodotto, utilizzato da solo o in combinazione,
compreso il software informatico impiegato per il corretto funzionamento, e destinato dal fabbricante ad
essere impiegato nell'uomo a scopo di diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una
malattia; di diagnosi, controllo, terapia, attenuazione o compensazione da una ferita o di un handicap; di
studio, sostituzione o modifica dell'anatomia o di un processo fisiologico; di intervento sul concepimento, il
quale prodotto non eserciti l'azione principale, nel o sul corpo umano, cui è destinato, con mezzi
farmacologici o immunologici ne mediante processo metabolico ma la cui funzione possa essere coadiuvata
da tali mezzi"
Come evidenziato negli insiemi precedentemente descritti gli elettromedicali ricadono tra le
apparecchiature destinatarie di normativa quali dispositivi medici, nonché norme tecniche specifiche
nazionali o internazionali, in assenza di norme specifiche nazionali.
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Le apparecchiature elettromedicali
L'utilizzo delle apparecchiature elettromedicali non prevede una distinzione in livelli di informazione: è
necessario conoscere in modo approfondito l'apparecchiatura (codice rosso) al fine di evitare o ridurre i
rischi al minimo per I'operatore e il paziente e soprattutto, prima di utilizzare dette apparecchiature,
bisogna conoscere il manuale d'istruzioni d'uso, che deve essere redatto in lingua italiana e deve
accompagnare sempre la macchina, in modo che sia a disposizione dell'operatore in qualsiasi momento.
La sicurezza delle apparecchiature elettromedicali è regolata da specifica normativa, che mette in risalto il
fatto che la sicurezza può essere ed è realizzata da più figure professionali, che a vario titolo concorrono
alla realizzazione e all'utilizzo corretto dell'apparecchiatura stessa.
1. Compiti del costruttore
❑ Direttive europee e normative internazionali fissano per i costruttori i requisiti essenziali delle
apparecchiature.
❑ Effettuare un'analisi dei rischi legati all'utilizzo.
❑ Corredare l'apparecchiatura di un manuale di istruzioni in italiano per le manutenzioni correnti
a carico dell'utente.
❑ Segnaletica specifica per i punti più pericolosi.
❑ Schemi elettrici, ricambi per il personale qualificato
2. Compili degli utilizzatori
❑ Gli utenti, medici, infermieri e tecnici, devono conoscere perfettamente il manuale d'uso
dell'apparecchiatura.
❑ La formazione specifica deve essere trasmessa agli addetti contestualmente all'acquisto e
comunque prima dell'utilizzo
❑ Rispettare la destinazione d'uso delle apparecchiature
❑ Segnalare tempestivamente le alterazioni rispetto alle caratteristiche dichiarate e alle
prestazioni
❑ Partecipare a corsi interni o esterni e a seminari di aggiornamento sulle nuove tecnologie
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3. Operatori/manutentori
❑ Verificare da parte dell'operatore la corretta installazione secondo quanto prescritto dal
manuale e, se non si è in grado, con I'ausilio dei servizi di Ingegneria Clinica interni o esterni.
❑ Rispettare le procedure e i tempi di manutenzione indicate dal costruttore
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IL RISCHIO
Ovunque vi sia un utilizzo di apparecchiature e macchine che abbiano parti rotanti o in movimento è
presente anche il rischio infortunistico.
Le parti in movimento possono urtare gli arti o altre parti del corpo, possono schiacciare mani o piedi,
possono afferrare i vestili o i capelli infliggendo traumi tanto più gravi quanto più veloci sono i movimenti,
quanto più accessibili sono le parti interessate e quanto più sono lenti i dispositivi di arresto.
Anche se non è tradizionalmente associato all'ambiente sanitario, il rischio meccanico è presente negli
ospedali laddove si sono introdotti sistemi di movimentazione meccanizzata dei pazienti e nelle attività
collaterali all'assistenza, come le operazioni di manutenzione e di officina, il trasporto di materiali, i sistemi
meccanici di archiviazione e di magazzino e in generale in tutte le attività che utilizzano macchinari.
Le norme di prevenzione affrontano il rischio meccanico da due fronti distinti: quello tecnico -meccanico e
quello organizzativo e gestionale.
Fino dalle norme emesse negli anni cinquanta era fatto obbligo di utilizzare tutti i mezzi tecnici disponibili
per impedire che le parti in movimento dei macchinari fossero accessibili e potessero venire a contatto con
le dita, gli arti e il corpo degli operatori.
La "Direttiva Macchine" emessa a livello europeo, impone ai progettisti di tenere in conto gli aspetti di
sicurezza già nella progettazione delle macchine e delle apparecchiature.
Sono stati così studiati diversi tipi di griglie, di barriere meccaniche e fotoelettriche per rendere inaccessibili
le parti pericolose dei macchinari e per arrestare con effetto immediato i movimenti in
caso di ingresso accidentale degli arti dell'operatore nelle zone pericolose.
Dal lato organizzativo e gestionale le norme impongono una serie di accorgimenti che mirano a rendere più
agevole l'utilizzo delle macchine e ad aumentare la consapevolezza dell'operatore sulla presenza dei rischi e
sul corretto utilizzo dell'attrezzatura con cui lavora.
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Secondo la Direttiva Macchine ogni apparecchiatura deve essere obbligatoriamente corredata di:
1.
Libretto di Istruzioni
E' formato da una serie di indicazioni (talvolta anche su supporto informatico), in particolare da
tutte quelle per l'utilizzo corretto della macchina; una parte del libretto è appositamente
dedicata alle misure di sicurezza, e presenta i principali rischi che I'impiego della macchina
comporta; presenta inoltre i comportamenti e gli utilizzi errati che possono introdurre ulteriori
rischi. Il libretto di istruzioni deve essere redatto in italiano.
2.
Segnaletica di avvertimento
Sulla macchina devono essere segnalate le zone pericolose per gli arti o il corpo dell'operatore;
anche queste indicazioni devono essere scritte in italiano ed essere ben visibili durante il normale
uso della macchina.
3.
Marcatura CE
Le macchine progettate e costruite rispettando le indicazioni della Direttiva Macchine devono
essere marcate con I'ormai noto simbolo CE. La presenza della marcatura garantisce la conformità
ai requisiti essenziali di sicurezza prescritti dalla Direttiva stessa. La presenza eventuale del
marchio IMQ assicura la conformità alle norme CEI.
La formazione
Le macchine di utilizzo più complesso, o che presentano rischi specifici, hanno bisogno di un processo di
formazione e di addestramento per essere utilizzate nel modo migliore; parte dell'addestramento deve
essere rivolto agli aspetti di sicurezza.
Tutti gli accorgimenti tecnici o organizzativi, anche se hanno fortemente migliorato la sicurezza e
I'affidabilità delle attrezzature da lavoro, da soli non bastano a garantire l’assenza di incidenti, come ben
attesta la progressione degli infortuni dagli anni cinquanta in poi.
Non si può considerare la sicurezza di un macchinario senza considerare insieme il contesto in cui viene
utilizzata; vi sono fattori fortemente incidenti sulla sicurezza che sono esterni alla macchina e riguardano in
generale l'organizzazione e l'ambiente di lavoro:
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1.
l ritmi di lavoro
Anche le operazioni più semplici possono diventare un rischio se compiute in fretta e senza la
necessaria attenzione, si pensi agli innumerevoli incidenti con tagli o punture che avvengono
nelle sale operatorie.
2.
L’illuminazione
Un'illuminazione non adeguata impedisce una chiara percezione della segnaletica di sicurezza
e dei comandi riducendo il grado di informazione dell'operatore e aumentando il rischio di
eseguire manovre errate.
3.
L'attenzione
Un ambiente di lavoro rumoroso, in cui i lavoratori devono rispondere a diverse sollecitazioni a
un ritmo sostenuto, impedisce che le attrezzature vengano utilizzate con la necessaria
attenzione.
In conclusione, l'utilizzo di macchinari comporta sempre un grado di rischio che gli accorgimenti tecnici non
riescono ad eliminare; non bisogna mai dimenticare o sottovalutare questi rischi, nemmeno nel compiere le
operazioni più semplici.
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ALCUNI ESEMPI RELATIVI PER
TIPOLOGIE DI ELETTROMEDICALI
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L’ELETTROBISTURI
Codifica AC.MA.GEST.'
ELB
Denominazione
Elettrobisturi
Descrizione
Taglia e coagula i tessuti per mezzo di energia a radiofrequenza fornita
all'estremità di un manipolo.
(Presso P.O. Marcianise – Blocco OIperatorio)
' AC.MA.GEST è I’acronimo di acquisizione-manutenzione-gestione. Si tratta di una codifica delle tecnologie biomediche, derivata dal
progetto finanziato negli anni'80 dal C.N.R. e dal Ministero della Sanità
L'elettrobisturi è un'apparecchiatura che ha lo scopo di eseguire alcune funzioni nell'ambito chirurgico,
quali il taglio e la coagulazione di tessuti biologici, mediante correnti a radiofrequenza. Esso utilizza il
riscaldamento prodotto per effetto Joule dal passaggio di tali correnti. L'aumento di temperatura è
funzione della densità di potenza e del tempo di applicazione, ed il suo livello può essere tale da
surriscaldare il tessuto fino a determinare l'effetto di coagulazione o taglio.
Si usano solitamente correnti con frequenze maggiori di 0,3 MHz, per evitare l’effetto collaterale di
stimolazione di nervi e muscoli, ed inferiori a 5 MHz per minimizzare i problemi legati alle correnti di
dispersione ad alta frequenza.
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L'elettrobisturi è collegato al paziente tramite un elettrodo di piccole dimensioni (elettrodo attivo) ed uno
di elevata superficie (elettrodo neutro o piastra) applicato al paziente.
La corrente, pur avendo lo stesso valore assoluto sui due elettrodi, ha una densità molto più elevata in
corrispondenza dell'elettrodo attivo, dove si dissipa in calore la quasi totalità della potenza elettrica.
II secondo elettrodo deve avere una superficie di contatto con il paziente ampia per diminuire la densità
della corrente e contemporaneamente fornire una via di ritorno a bassa resistenza
Le tecniche adottate negli elettrobisturi per il rientro della corrente in uscita dall'elettrodo attivo possono
essere di tre tipi: monopolare, bipolare o monopolare monoterminale.
1.
La configurazione di funzionamento monopolare prevede un elettrodo attivo ed un elettrodo
di ritorno di forma e funzione nettamente distinte. L'elettrodo attivo o bisturi, costituito da
una parte metallica, la cui forma varia a seconda della necessità specifica, inserita in un manico
isolato detto manipolo, è caratterizzato da una forma appiattita, sferica, ad anello o ad ago.
Può essere usato sia per tagliare il tessuto sia per coagulare ferite di piccole dimensioni. Quelli
più recenti hanno due pulsanti sul manico: l'attivazione della potenza necessaria al taglio o alla
coagulazione avviene premendo il pulsante relativo. Il secondo elettrodo, caratterizzato da una
grande superficie di contatto, denominato anche elettrodo di ritorno o piastra, raccoglie la
corrente ad alta frequenza uscente dall'elettrodo attivo, e chiude il circuito elettrico tra
elettrobisturi e paziente. Poiché l'area dell'elettrodo di ritorno è molto maggiore di quella
dell'elettrodo attivo, la densità di corrente su di essa sarà di alcuni ordini di grandezza più
bassa e quindi produrrà un effetto termico minimo. I primi elettrodi di questo tipo erano delle
lamine di piombo che venivano adattate ai contorni del corpo o lame rigide di acciaio
inossidabile usate con una soluzione salina o con gel elettrolitici per l'accoppiamento. Tali
elettrodi sono ancora oggi utilizzati. Attualmente sono molto usate le piastre monouso: sono
fogli metallici molto flessibili rivestiti di schiume particolari. Un bordo adesivo permette la loro
applicazione sulla superficie del corpo del paziente. Alcune hanno il gel incorporato per
migliorare il contatto e per diminuire la resistenza elettrodo-cute.
2.
La configurazione bipolare utilizza una sola impugnatura, detta pinza bipolare, nella quale
sono inseriti i due elettrodi di cui uno funziona da elettrodo attivo mentre l'altro è quello
passivo. Pertanto la zona di lavoro è quella interposta tra le due punte del forcipe e il percorso
di corrente a limitato entro il paziente. La potenza impiegata a di poche decine di watt in
quanto la zona interessata a di piccole dimensioni.
3.
La configurazione monopolare monoterminale è un terzo tipo di configurazione usata
esclusivamente per applicazioni di bassa potenza. Questa è monopolare avente pero un solo
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elettrodo, quello attivo ed a chiamata perciò monoterminale. Al posto del secondo elettrodo
questa configurazione utilizza la capacità tra il paziente e la terra come via di ritorno della
corrente.
Per quel che riguarda l'isolamento dei terminali d'uscita (parte applicata), gli elettrobisturi possono essere
realizzati secondo due modalità circuitali:
1.
2.
Elettrodo neutro riferito a terra per le alte frequenze tramite impedenza nota (ad esempio con
un condensatore) la corrente a 50 Hz della rete viene fermata perché il condensatore a quella
frequenza presenta un impedenza molto alta, mentre per la radiofrequenza è praticamente un
cortocircuito. Rimangono comunque inalterate le condizioni di pericolosità per i contatti
accidentali.
Uscita isolata (flottante): questa configurazione è la migliore in quanto offre le maggiori
garanzie di sicurezza: poiché la parte applicata non è riferita a terra, la corrente erogata dal
manipolo non può fluire per contatti accidentali verso terra, ma deve richiudersi attraverso
I'elettrodo neutro.
Considerazioni sulla sicurezza
L'elettrobisturi è un dispositivo intrinsecamente pericoloso poiché è progettato per distruggere i tessuti. C'è
quindi un numero elevato di rischi associato al suo utilizzo, sia per il paziente sia per lo staff chirurgico.
•
Rischio di ustioni: la corrente ad alta frequenza proveniente dall'elettrodo attivo può chiudersi
a terra anche attraverso vie alternative dove c'è il contatto tra paziente ed elettrodo di ritorno,
come ad esempio tramite il tavolo operatorio o altri strumenti collegati a terra ed al paziente,
e provocare in tal modo ustioni anche gravi nei punti di contatto. In alcune condizioni
particolari, il rischio di ustioni c'è anche per il chirurga che stia usando il dispositivo.
Tali rischi, comunque, possono essere minimizzati anche nell'applicare con attenzione e in
modo appropriato l'elettrodo di ritorno, ed isolando il paziente da ogni contatto casuale con
superfici conduttrici che potrebbero costituire un ritorno a bassa impedenza per la corrente a
radiofrequenza.
•
Un altro problema è la stimolazione neuromuscolare di pazienti anestetizzati, sottoposti a
procedure utilizzanti l’elettrobisturi, in quanto in alcuni casi c'è una densità di corrente ad alta
frequenza, passante attraverso nervi e muscoli sufficiente ad eccitarne la contrazione.
•
Il rischio d'incendio ed esplosione di materiali infiammabili è sempre presente quando è in uso
un dispositivo che può produrre una scintilla, come appunto l'elettrobisturi. Pur essendo
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proibita la presenza di gas e liquidi infiammabili nelle vicinanze di un elettrobisturi. in un
ambiente chirurgico ci sono sempre altre forme di materiali combustibili.
•
L'elettrobisturi può, inoltre interferire con le operazioni di altri dispositivi, come ad esempio far
perdere la traccia ad un monitor ECG durante il suo uso, o disturbare un pacemaker. Tale
interferenza e difficile da eliminare. Non si hanno effetti nei tracciati su carta.
Esempio di caratteristiche:
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Possibilità di utilizzo con uscite in mono e bipolare (circa 300W monopolare e 80W bipolare);
Possibilità di effettuare le seguenti modalità di lavoro;
Taglio puro;
Taglio misto;
Taglio bipolare;
Coagulazione unipolare;
Coagulazione bipolare;
Sistema di regolazione e di controllo mediante microprocessore con possibilità di impostare sviluppare i parametri di lavoro e dotato di dispositivo di autodiagnosi con blocco automatico in
caso di guasto e anomalie di funzionamento, con relative segnalazioni acustiche e luminose.
Dotato di un sistema di sicurezza che controlli con continuità se l'elettrodo neutro è collegato
all'apparecchio ed è applicato al paziente in modo corretto attivando un segnale di allarme e
bloccando I'erogazione di corrente per insufficiente contatto tra l'elettrodo neutro e il tessuto;
Possibilità di utilizzo di elettrodi neutri con controllo sulla corretta applicazione della piastra;
Comando di erogazione di potenza sia a pedale di tipo stagno che mediante dispositivo posto
sul manipolo;
L'apparecchio deve essere facilmente pulibile e disinfettabile senza alterazioni di
funzionamento;
Dimensioni di ingombro e peso contenuti;
Alimentazione 220V 50Hz;
L'apparecchiatura deve essere dotata di carrello di trasporto;
Elenco degli accessori opzionali e del materiale di consumo;
Conformità normativa CEI 62-5 generale più particolari;
Direttiva 89/336/CEE. Compatibilità elettromagnetica.
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L’ELETTROCARDIOGRAFO
Codifica AC.MA.GEST.
ECG
Denominazione
Elettrocardiografo
Descrizione
Rileva i potenziali elettrici connessi con l'attività cardiaca mediante elettrodi
esterni e ne fornisce una rappresentazione grafica; può avere uno o più
canali di misura.
(Presso P.O. Marcianise – Cardiologia)
E’ lo strumento destinato al prelevamento, all'amplificazione e alla registrazione dei segnali bioelettrici
cardiaci.
Nella vasta gamma di strumenti elettrocardiografici presenti sul mercato a possibile effettuare due tipi di
classificazione sulla base di altrettanti aspetti tecnologici:


Numero di tracce
o Monocanale: in grado di rappresentare una singola traccia;
o Pluricanale: in grado di rappresentare tracce multiple contemporaneamente;
Tecnologia di acquisizione del segnale
o Analogici: con scrittura della traccia tramite penna a deflessione analogica;
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o
Digitali: con acquisizione del segnale campionato e ricostruzione tramite matrice di
punti.
A prescindere da questa classificazione a necessario distinguere gli elettrocardiografi con funzioni di base,
destinati prevalentemente agli impieghi di routine o di riserva, dagli apparati con funzioni complesse, in
grado di svolgere analisi interpretative dei tracciati o particolari tipi di registrazione. Tutte le sottoclassi di
apparecchiature citate hanno una struttura comune che si può cosi sintetizzare:
Cavo paziente connettore: il numero di poli è compreso tra 5 e 10 per gli elettrocardiografi mentre si
riduce a 3 nei sistemi di monitoraggio continuo.
Protezione da scariche di defibrillazione: l'uso di elettrocardiografi su pazienti cardiopatici sottoposti a
terapie particolari può interferire con l'uso di un defibrillatore sullo stesso paziente. La scarica del
defibrillatore può dare origine a differenze di potenziale dell'ordine delle centinaia di volt con conseguenze
irreparabili sull'integrità dei tempi lunghi o in condizioni di metabolismo alterato. Appartengono a
quest'ultimo gruppo anche i monitor operatorio posto letto, la cui funzione è garantire un'analisi qualitativa
ma continua del tracciato elettrocardiografico.
Evidentemente gli elettrocardiografi di base saranno in prevalenza di tipo monocanale e con acquisizione
analogica. Tuttavia è in corso un'inversione di orientamento tecnologico che privilegia sempre di più le
architetture digitali su tutte le fasce di complessità.
Ciò è giustificato da alcune considerazioni:
•
•
•
•
Il progetto di architetture digitali ha minori criticità rispetto all'analogico;
Il costo delle tecnologie digitali è in costante diminuzione:
Circuiti logici sono per loro natura immuni al rumore;
Le architetture digitali si prestano all'espandibilità modulare offrendo l'opportunità di passare dalla
macchina base a quella di medio-alta sofisticazione con dei semplici upgrade hardware o firmware.
Circuiti di preamplificazione degli elettrocardiografi: su molti apparecchi è previsto un circuito di
protezione in grado di dissipare senza danni I'energia di scarica derivata sugli elettrodi.
Selettore derivazioni: consente di dirigere sul canale di amplificazione il segnale standard desiderato. La
complessità di questa sezione è molto variabile e dipende dal numero di elettrodi di ingresso e dal numero
di canali di amplificazione. Nei caso dei Monitor Operatorio Posto Letto (2 poli + ref) il selettore si riduce
spesso ad un semplice invertitore di polarità.
Protezione Paziente: è deputata all'isolamento galvanico tra i circuiti di ingresso e gli stadi successivi di
amplificazione.
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Stadio di amplificazione-filtraggio-registrazione: la sua implementazione varia notevolmente a secondo
della tecnologia di acquisizione del segnale (analogica o digitale). L'elemento finale è il sistema di scrittura,
che comprende un pennino a deflessione magnetica o elettrostatica nei sistemi analogici o una stampante
a matrice di punti per le tecnologie digitali.
Nei caso dei Monitor Operatorio il display principale a costituito da un video CRT o LCD che rappresenta il
tracciato in aggiornamento continuo.
Considerazioni sulla sicurezza
Dal punto di vista dalla sicurezza elettrica le caratteristiche degli elettrocardiografi sono prescritte nelle
norme particolari CEI 62-15.
Le sezioni di maggiore interesse per quanto concerne le verifiche di accettazione (collaudo) o di controllo
periodico sono:
•
Defibrillazione e blocco dopo defibrillazione (sono definiti i tempi di ripristino delle tracce dopo una
scarica di defibrillatore che abbia coinvolto gli elettrodi dell'elettrocardiografo).
Per i dettagli delle singole sezioni rimandiamo alla pubblicazione CEI;
•
•
Correnti di dispersione permanenti e correnti ausiliarie (sono precisate le correnti massime
ammissibili rilevabili tra varie parti dell'apparecchio e la terra in funzione della classe e tipo);
Protezione contro gli effetti della defibrillazione
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IL DEFIBRILLATORE
Codifica AC.MA.GEST.
DEF
Denominazione
Defibrillatore
Descrizione
Permette di ripristinare la normale attività cardiaca mediante scariche
elettriche, applicate al torace del paziente, aventi durata ed intensità
determinate.
(Presso P.O. Maddaloni – Blocco Operatorio)
I defibrillatori sono dispositivi usati per applicare scariche elettriche di elevata intensità e breve durata
attraverso il torace del paziente, al fine di riattivare il normale ritmo cardiaco. In caso di fibrillazione
ventricolare, infatti, tali scariche sono in grado di depolarizzare completamente il miocardio, abolendone
ogni attività elettrica per un breve intervallo di tempo, in modo tale da permettere al nodo seno-atriale di
riprendere il controllo del ritmo cardiaco ripristinando un'attività coordinata ed efficace. L'attività elettrica
è asincrona e quindi, essendo anche asincrona la contrazione di molte fibre ventricolari, la gittata cardiaca è
insufficiente.
Il defibrillatore può anche essere usato per la correzione di aritmie legate ad ipereccitabilità del miocardio:
fibrillazione atriale, flutter, tachicardie parossistiche. In tal caso a ancora presente il complesso QRS.
La scarica, quindi, deve essere sincronizzata con l'attività cardiaca in modo da avvenire solo in
corrispondenza alle onde R. I defibrillatori che permettono tale funzionamento sono denominate
defibrillatori sincronizzati o cardioversori.
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Queste aritmie richiedono l'intervento del defibrillatore in quanto la frequenza ventricolare e troppo alta
per consentire il riempimento totale dei ventricoli tra due contrazioni successive. Ciò determina una
diminuzione pericolosa sia del flusso che delta pressione sanguigna.
Le loro cause più comuni possono essere l’ischemia, traumi elettrici, acidosi metabolica, ipotermia, o
intossicazione da farmaci.
PRINCIPI COSTRUTTIVI
Attualmente i defibrillatori più diffusi sono caratterizzati da una forma d'onda sinusoidale smorzata. Il
circuito base dell'apparecchiatura è costituito da un condensatore e da un'induttanza per la scarica
dell'energia, preventivamente accumulata, attraverso la resistenza offerta dal brace e dal muscolo cardiaco
del paziente.
Tale circuito è preferibile rispetto a quello costituito da un solo condensatore in quanto produce sia meno
aritmie post-scarica, sia meno danni ai tessuti, anche se la presenza dell'induttanza, aumentando la
resistenza del circuito di scarica, ne diminuisce l'efficienza.
La forma d'onda prodotta da tale circuito dipende , oltre che dai valori di induttanza e capacità, dalla
resistenza sia del circuito che del paziente. Dipendendo da tali fattori la forma d'onda può essere, poco
smorzata e con una componente negativa, molto smorzata con decadimento molto lento o smorzata al
punto critico in cui i valori delta capacità, induttanza e resistenza sono tali da non determinare l'inversione
di tensione. Meno diffusi sono i defibrillatori che generano una forma d'onda trapezoidale o esponenziale
attraverso la scarica di un condensatore, bloccando il flusso di correre dopo un tempo breve rispetto alla
costante di tempo del circuito.
ARCHITETTURA DELLO STRUMENTO
(es. defibrillatore, che offre la possibilità di essere sincronizzato all'onda R e dotato di un accumulatore
tampone in grado di assicurarne il funzionamento anche in mancanza di tensione di rete).
Elettrodi
Si distinguono in elettrodi per defibrillazione esterna (da applicare sul torace del paziente) ed interna (da
applicare direttamente sul miocardio). Sostanzialmente differiscono per dimensioni ed inoltre quelli interni
devono poter essere sterilizzati. In ogni caso consistono di due piatti di metallo (acciaio inox) montati su
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due manici isolanti, sui quali sono presenti due interruttori, che devono essere attivati
contemporaneamente per permettere di erogare la scarica. In figura (a) sono mostrati degli elettrodi per
defibrillazione esterna, in figura (b) quelli per defibrillazione interna.
(a)
(b)
Circuito LC
Il condensatore è l'elemento che permette di immagazzinare l’energia che verrà scaricata, all'atto della
defibrillazione. Generalmente il valore di tale elemento è dell'ordine delle decine di uF e la tensione di
carica dell'ordine dei kV. L'induttanza, presente in serie al condensatore, permette di ottenere una forma
d'onda di scarica smorzata consistente in un ampio impulso positivo della durata di alcuni millisecondi
(tipicamente 5-10 ms).
Commutatore carica-shock
I pulsanti presenti sui manici degli elettrodi permettono di azionare un relè, che sconnette il gruppo LC
dall'alimentatore AT connettendolo agli elettrodi stessi in modo da produrre la scarica. Se sono presenti i
circuiti di sincronizzazione, il relè è automaticamente attivato dalla prima onda R successiva
all'azionamento dei pulsanti di scarica da parte dell'operatore.
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Alimentatore alta tensione
Tale blocco ha il compilo di generare la tensione richiesta per la carica del condensatore. Ciò è ottenuto
partendo dalla tensione di rete o dalla tensione di uscita di un oscillatore, mediante un trasformatore
elevatore di tensione ed un opportuno elemento rettificante. Se è presente l'accumulatore, l'alimentatore
AT comprende anche un convertitore DC/AC in grado di alimentare il trasformatore.
Alimentatore generale
Provvede ad alimentare i vari blocchi costituenti lo strumento.
Accumulatore
L'accumulatore garantisce il funzionamento dell'apparecchio indipendentemente dal suo collegamento
alla rete elettrica. Deve essere mantenuto in perfetta efficienza, provvedendo alla sua ricarica dopo ogni
utilizzo dell'apparecchio od ogni periodo di inattività.
Circuiti di controllo e carica automatica
Questo blocco mantiene costantemente sotto controllo lo stato di carica dell'accumulatore intervenendo
automaticamente qualora la tensione ai morsetti dell'accumulatore stesso scende al di sotto di un livello di
guardia prefissato.
Preamplificatore ECG
Questo blocco è presente solo in defibrillatori capaci di funzionare sincronizzati o dotati di monitor. Il suo
scopo è quello di amplificare il segnale ECG prelevato direttamente dagli elettrodi per la defibrillazione o da
altri elettrodi specifici. E’ costruito in modo tale da non essere danneggiato all'istante della scarica del
condensatore. Esistono cardioversori sprovvisti di tale blocco: in questo caso il segnale ECG e prelevato da
un preamplificatore esterno, generalmente associato a strumentazione di monitoraggio.
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Circuito di sincronizzazione
Tale blocco a presente in tutti i cardioversori. Dal segnale ECG preamplificato, mediante filtro opportuno,
viene isolata l'onda R in corrispondenza della quale è generato un impulso di sincronismo che abilita la
scarica del condensatore sul paziente.
Indicatore
Lo strumento è generalmente un kilovoltmetro tarato in joule. Negli apparecchi meno recenti tale
strumento riporta un'indicazione di energia accumulata dal condensatore, mentre negli apparecchi più
moderni è generalmente riportata anche un indicazione dell'energia ceduta al paziente.
Selettore energie
Tale blocco permette di predeterminare, agendo su di un opportuno selettore, l'energia che dovrà essere
immagazzinata nel condensatore. In realtà questo comando seleziona la tensione di carica, determinando
quindi in modo indiretto l'energia immagazzinata.
Monitor
Permette la visualizzazione del segnale ECG prelevato dalle piastre di defibrillazione o da altri elettrodi
specifici, consentendo la verifica dei risultati della scarica. Non tutti gli apparecchi presenti in commercio ne
sono forniti.
Registratore a carta
Sistema scrivente a penna termica o a stampante per la documentazione del tracciato ECG, solitamente a
partenza automatica dopo ogni scarica del defibrillatore.
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APPLICAZIONI
Ci sono tre applicazioni basilari dei defibrillatori.
La prima applicazione è la defibrillazione di emergenza, necessaria in caso di fibrillazione ventricolare. In
questo caso la scarica è applicata attraverso il torace, di solito usando gli elettrodi in posizione precordia e,
o anteroposteriore. I livelli di energia richiesti in queste applicazione sono elevati: la prima scarica può
essere dell'ordine dei 200 J e le successive a 300 o 360 J se la prima non è stata sufficiente.
Poiché la fibrillazione ventricolare è associata ad una quasi totale cessazione di circolazione sanguinea, è
necessario effettuare la rianimazione cardio-polmonare se la scarica di defibrillazione non può essere
applicata immediatamente, in modo da mantenere in vita il paziente finche non sia disponibile il
defibrillatore.
II secondo uso base è la cardioversione. Si tratta dell'applicazione di scariche elettriche sincronizzate per il
trattamento di aritmie, che includono, come precedentemente detto, la fibrillazione atriale, il flutter e la
tachicardia parossistica. E’ necessario sincronizzare la scarica in modo che non si verifichi durante l’onda T
del complesso ECG, poiché ciò potrebbe provocare la fibrillazione ventricolare. Nella cardioversione le
energie applicate sono dell'ordine di 5 20 J per la tachicardia parossistica e per il flutter, e di 50 - 200 J per
la fibrillazione atriale. In generale la prima scarica è a bassa energia, le successive a energia gradualmente
più elevata se la prima non e stata in grado di riportare il ritmo alla normalità.
La terza applicazione è la defibrillazione interna chirurgica. Frequentemente, durante interventi di
cardiochirurgia, i ventricoli possono fibrillare spontaneamente o essere intenzionalmente fibrillati dal
chirurgo: se la fibrillazione permane è necessario usare il defibrillatore. La scarica viene applicata
direttamente al miocardio con un'energia di 5-30 J. Scariche con energia più elevata possono danneggiare il
cuore: per evitare ciò solitamente i defibrillatori hanno un limite di 50 J, in tale modalità di funzionamento.
C'è un ulteriore uso dei defibrillatori: la distruzione di tessuto del miocardio al fine di eliminare alcune aree
aventi problemi di conduzione. La tecnica è di inserire un catetere nella zona cardiaca ritenuta
indesiderabile e poi applicare una scarica di qualche centinaia di joule attraverso di esso producendo una
corrente di alta densità tale da danneggiare ed eliminare in tal modo il tessuto.
SVILIPPI
Attualmente si stanno sviluppando dei defibrillatori automatici totalmente impiantabili. Sono simili ai
pacemakers, ma trattano tachicardie invece che brachicardie e hanno una scarica elettrica in uscita con più
di 30 J. Sono applicati sia per la fibrillazione ventricolare sia per tachicardia ventricolare, a causa dell'alta
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probabilità che quest'ultima porti alla fibrillazione ventricolare. Questi dispositivi sono in grado di ridurre
notevolmente la mortalità nei pazienti con sindromi cardiache ad alto rischio.
I defibrillatori impiantabili contengono dei sensori per rilevare l'attività cardiaca, un circuito per elaborate il
segnale ed un algoritmo per formulare una diagnosi della tachicardia in modo da selezionare la potenza e
l’energia appropriata.
Un'altra linea di sviluppo a quella dei defibrillatori esterni automatici. Essi uniscono elettrodi e
caratteristiche dei defibrillatori esterni standard ad un circuito diagnostico per determinare
automaticamente la necessità di applicare una scarica e I'energia necessaria. Possono quindi essere usati
anche da personale paramedico in situazioni di emergenza.
Considerazioni sulla sicurezza
Il problema più comune associato alla defibrillazione sono le ustioni del paziente nelle zone dove vengono
applicati gli elettrodi.
Si possono verificare ustioni di primo e secondo grado durante scariche ripetute di defibrillazione. Tali
ustioni sono causate dal passaggio di una corrente di elevata intensità attraverso un'area molto piccola o
dovute ad un aumento di resistenza di contatto.
E’ di fondamentale importanza quindi che venga minimizzata l’impedenza piastra-cute con l'uso di pasta
elettroconduttiva ed elevata pressione delle piastre sul torace del paziente.
Alcune apparecchiature hanno un dispositivo che rileva l'impedenza di contatto e permette all'operatore di
accertarsi che essa sia ottimale e non determini quindi pericoli di ustione.
Un altro problema è che soprattutto i dispositivi più vecchi sono calibrati in joule di energia immagazzinata
invece che in joule di energia erogata al paziente, e quindi non è conosciuta in modo abbastanza certo
l’energia effettiva al paziente in quanto questa varia al variare delle resistenze di carico.
Rischi per il paziente
❑ Il non corretto posizionamento delle piastre provoca aritmia
❑ Ustioni per effetto Joule
❑ Trasmissione di corrente a persone non isolate
❑ Inefficacia in caso di umidità del paziente.
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Rischi per l'operatore
❑ Possibilità di contatto di entrambe le piastre
❑ Contatto con il paziente
Questi rischi sono molto evidenziati nell'utilizzo di defibrillatori manuali, tali rischi sono quasi inesistenti per
defibrillatori semiautomatici.
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Scarica

Guida Operativa all`utilizzo di apparecchiature elettromedicali