Università degli Studi Firenze Facoltà di Medicina e Chirurgia Corso di Laurea in Fisioterapia PEDAGOGIA SPERIMENTALE Docente Dott.ssa Antonia Stefanelli a.a.2011-2012 Donald A. Schön La pratica riflettente è stata introdotta da Donald Schön nel suo libro : Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale ,1983 Lo sviluppo del termine ‘riflessione’ è cominciato con Dewey: questi osservò che la riflessione scaturisce da una qualche difficoltà o da un conflitto che la persona che sta apprendendo incontra. Anche se aveva riconosciuto il fatto che la riflessione nasce da difficoltà, dubbi e sorprese – tutti concetti collegati alle emozioni – nella sua teoria essa continuava ad essere un atto per lo più cognitivo. “La parola ragione è etimologicamente connessa alla parola ratio. L’idea sottostante, qui, è quella di esattezza della relazione. Il pensiero riflessivo è un processo che instaura relazioni.” (Dewey, 1933). La pratica riflettente è “la capacità di riflettere nel corso di un’ azione in modo da impegnarsi in un processo di apprendimento continuo„, che, secondo il creatore del termine, è “una delle caratteristiche di definizione di pratica professionale “…prestare attenzione critica ai valori ed alle teorie pratiche che informano le azioni di ogni giorno, esaminando la pratica riflettente e riflessiva.”( Donald Schon 1983) La metacognizione è conoscenza e riflessione sui processi cognitivi implicati negli apprendimenti per favorire l'acquisizione progressiva di autoconsapevolezza Chris Argyris e Donald Schön (1978) hanno determinato un nuovo approccio alla teoria dell’apprendimento organizzativo Quando si considera il ruolo di un attore ( soggetto di apprendimento ) in un contesto professionale organizzativo la pratica riflessiva si collega con l’apprendimento organizzativo, stabilendo il significato totale delle azioni e gli atteggiamenti da tenere, attraverso l'interazione fra le persone, con lo scopo di produrre aspettative sociali e condivise circa le forme ed i contenuti della partecipazione instaurata, imparando ad adottare nuovi sviluppi di apprendimento. QUESTI AUTORI PROPONGONO LA DISTINZIONE TRA TRE TIPI DI APPRENDIMENTO APPRENDIMENTO A CICLO SEMPLICE (simple loop learning) Il soggetto apprende correggendo la propria azione in riferimento a obiettivi, ma senza modificare fondamentalmente questi obiettivi, né valori o le teorie che guidano l’azione stessa ( Costruire le competenze individuali e collettive, Guy Le Boterf , 2003) APPRENDIMENTO IN CICLO SEMPLICE C.Argyris e D. Schon 1974 ( adattamento) Obiettivi, teorie di azione, principi direttivi, rappresentazioni concettuali, organizzazione del lavoro Azioni e pratiche CICLO SEMPLICE Risultati APPRENDIMENTO A DOPPIO CICLO (duble loop learning) Il soggetto apprende rimettendo in discussione i propri obiettivi e fondamenti. E’ portato a fare evolvere i propri schemi operatori e le sue rappresentazioni concettuali e rivede le sue teorie d’azione ( Costruire le competenze individuali e collettive, Guy Le Boterf , 2003) APPRENDIMENTO A DOPPIO CICLO C.Argyris e D. Schon 1974 ( adattamento) Obiettivi, teorie di azione, principi direttivi, rappresentazioni concettuali, organizzazione del lavoro Azioni e pratiche CICLO SEMPLICE APPRENDIMENTO A DOPPIO CICLO Risultati APPRENDIMENTO A TRIPLO CICLO Il soggetto impara a modificare e a sviluppare la propria maniera di apprendere, a trarre lezione dall’ esperienza Questo terzo tipo migliora il funzionamento dei due cicli precedenti Il soggetto impara ad apprendere Il terzo ciclo mette in evidenza la convenienza nelle pratiche di riflessività ad un lavoro sulla valorizzazione delle strategie di apprendimento ( Costruire le competenze individuali e collettive, Guy Le Boterf , 2003) APPRENDIMENTO A TRIPLO CICLO C.Argyris e D. Schon 1974 ( adattamento) Processi e condizioni di apprendimento Obiettivi, teorie di azione, principi direttivi, rappresentazioni concettuali, organizzazione del lavoro Azioni e pratiche Risultati CICLO SEMPLICE APPRENDIMENTO DOPPIO CICLO APPRENDIMENTO DELL’APPRENDIMENTO Il lavoro di “ riflessività” non viene sempre svolto spontaneamente. Il suo apprendimento e la sua realizzazione presuppongono l’intervento di un mediatore o COACH CLIMA DI FIDUCIA CHIAREZZA NELL’IMMAGINE CHE SI HA DI SE STESSI SENTIMENTO DI AUTO-EFFICACIA Una persona agisce con COMPETEWNZA operando nell’ambito di tre dimensioni: Quella delle pratiche e dell’azione, quella delle risorse disponibili, quella della riflessività Il professionista dovrà essere capace , per provare la propria competenza, di dire e provare che: -So descrivere, spiegare ed analizzare in che modo mi adopero per agire in tale situazione -Conosco le mie risorse e so mobilizzarle in tale situazione -Possiedo risorse utile rispetto a queste situazioni -Sono in grado di agire e di riuscire in tale o talaltro tipo di situazione