MISURAR PENSANDO…. RACCOLTA ESPERIMENTI XI EDIZIONE MOSTRA ESPERIMENTI PER PENSARE INAUGURAZIONE MOSTRA ESPERIMENTI PER PENSARE MISURAR PENSANDO XI EDIZIONE 6 OTTOBRE 2012 E’ questa la XI edizione di una mostra che , iniziata nel 1997 da una idea venuta ad alcuni docenti di questa scuola a seguito del corso di aggiornamento: “fare e disfare”, è continuata con scadenza pressocchè biennale fino ad oggi. Il progetto prevedeva il coinvolgimento di studenti volontari del nostro liceo: nella prima edizione gli studenti coinvolti sono stati 70 , e si è incentivata la partecipazione di altre scuole della rete LES: primarie e secondarie di primo grado. Negli anni il progetto si è allargato sempre di più, ora le scuole della rete hanno mostre proprie, esempi di questi lavori sono ospitati anche in questa edizione , e il progetto nella nostra scuola ha coinvolto quest anno più di 500 studenti e 19 docenti. E’ un progetto in cui crediamo profondamente perché è una importante occasione di riflessione su quanto studiato, un momento in cui gli studenti diventano protagonisti del proprio apprendimento. La mostra mette in gioco molte e diverse abilità: la capacità di progettazione, l’abilità manuale, saper porre e risolvere problemi, saper collaborare con altri in modo responsabile e costruttivo, imparare a raccontare le proprie scoperte con registri differenti rivolgendosi ad un uditorio eterogeneo che va dai più piccoli, alunni delle elementari, ai coetanei di questa o altre scuole , ai docenti accompagnatori. Anche per noi docenti questo lavoro è sempre una scoperta, ed è per questo che ogni anno dimentichiamo quanto tutto ciò ci costi in termini di energie e tempo, infatti nonostante tutta la buona volontà e ogni efficiente programmazione tutto avviene sempre all’ultimo minuto, anzi all’ultimo secondo. Quest anno il tema scelto è la misura: misurar pensando… come esperimenti per pensare è il titolo generale del nostro progetto. Perché non basta “ sperimentare” bisogna usare la mente per capire , come ha detto Einstein: “non rendiamo tutto troppo semplice perché la mente è come un paracadute: se non si apre non funziona”. Ora la mostra prende l’avvio, devo ringraziare tutti: i docenti che hanno dimostrato, come sempre, una creatività e una professionalità non comune, gli studenti che ci hanno seguiti e sospinti talvolta , con l’entusiasmo che li caratterizza e le abilità che presto potrete constatare, le preziose Ornella e Carmena, sempre disponibili e presenti, tutti i tecnici e la Preside che da sempre ci accompagna in questa impresa che “ sconvolge” tutta l’organizzazione scolastica. ( P. Troncon responsabile mostra 2012 con O. Feronato) 1 Conferenza "DA GALILEO A HIGGS" 6 ottobre 2012 – ore 9.00 DA GALILEO A HIGGS conferenza introduttiva della mostra "ESPERIMENTI PER PENSARE" relatore Prof. Roberto Rossin (Università della California - Santa Barbara - esperimento CMS al CERN di Ginevra) aula Magna del Liceo Da Vinci - viale Europa 32, TREVISO Il 6 ottobre 2012 si terrà, presso il Liceo, l'inaugurazione dell'undicesima edizione della mostra "ESPERIMENTI PER PENSARE", quest'anno dedicata al tema della "misura" in fisica, chimica, scienze e matematica. Il titolo della mostra è "MISURAR PENSANDO ... PENSAR MISURANDO". La mostra sarà aperta sabato 6 ottobre dal prof. Roberto Rossin, Università della California a Santa Barbara, ricercatore per l'esperimento CMS al CERN di Ginevra, con una conferenza introduttiva dal titolo "DA GALILEO A HIGGS"; la conferenza sarà seguita dalla visita inaugurale guidata dagli studenti del Liceo. Saranno esposti anche alcuni esperimenti di altre scuole, Istituti Comprensivi della rete 2 ESPERIMENTO N 1 • Classe 4^C, prof.sse Sellan, Zangiacomi • Materia o materie coinvolte: Matematica (Statistica), Scienze, Storia dell’Arte TITOLO ESPERIMENTO Un’indagine statistica: ABBIAMO UN “VOLTO DIVINO”? Introduzione Misurare un “dato incognito” relativo ad una certa popolazione (esempio: altezza, peso, lunghezza del piede, …) è un problema statistico: ci si deve procurare quel “dato” misurandolo su un campione della popolazione; non è però detto che il valor medio delle misurazioni effettuate sia una misura effettivamente rappresentativa della popolazione; esistono fortunatamente strumenti statistici che, a partire dai dati misurati sul campione, permettono di ipotizzare un intervallo di valori in cui il “dato incognito” si colloca con una confidenza del 95% (o comunque con un livello di confidenza desiderata). Applicheremo questi metodi della statistica per determinare, nella nostra popolazione, il rapporto esistente tra la lunghezza e la larghezza del volto; il campione sarà costituito da studenti casualmente sorteggiati tra gli operatori e i visitatori della mostra; potremo così rispondere al quesito: “il nostro volto rispecchia il canone greco della bellezza, secondo il quale la larghezza del volto dovrebbe essere la sezione aurea della lunghezza (il rapporto tra lunghezza e larghezza dovrebbe misurare ? Il nostro volto rispetta cioè la cosiddetta ‘DIVINA PROPORTIONE’ ?” Materiali Lo strumento utilizzato per misurare le dimensioni del volto è un “facciometro” appositamente costruito dagli studenti: una sorta di “calibro” in cui racchiudere il volto; servirà poi un PC con il foglio elettronico in cui registrare, mano a mano, le misure trovate, e in cui, mano a mano, si definiranno sempre meglio le caratteristiche del campione e dunque della popolazione; sul cartellone si registrerà, giorno per giorno, l’“evoluzione” dei dati campionati e la stima del dato per la popolazione. Porteremo o disegneremo un busto greco che rispetti il canone greco della proporzione aurea. Sul cartellone dovranno essere incollate immagini di soggetti naturali e artistici in cui si rispettano le proporzioni auree. 3 Cosa fare cosa notare Si illustrerà molto sinteticamente il concetto di sezione aurea; si farà notare in quanti contesti naturali e artistici questa proporzione è rispettata (illustrando le immagini incollate sul cartellone); si rife L’obiettivo dell’esperimento è duplice: 1. Rispondere, mediante un'indagine statistica, al quesito: il nostro volto rispecchia il canone greco della bellezza, secondo il quale la larghezza del volto dovrebbe essere la sezione aurea della lunghezza (il rapporto tra lunghezza e larghezza dovrebbe misurare approssimativamente ? Il nostro volto rispetta cioè la cosiddetta ‘DIVINA PROPORTIONE’ ? 2. Capire come una misura rilevata tramite un’indagine statistica non sia un risultato certo, ma solo attendibile con un certa confidenza (cioè probabilisticamente attendibile, ma non esatto) Secondo i Greci il rapporto fra la lunghezza e la larghezza del volto era un canone di bellezza e doveva essere pari al rapporto aureo, ovvero circa φ=1,6180. Ma da dove deriva questo numero? In matematica è detta “sezione aurea” la parte del segmento che risulta medio proporzionale tra il segmento stesso e la parte restante; è dato dal rapporto tra il segmento di partenza e la sua sezione aurea. Questo rapporto è molto ricorrente sia in arte che in natura. Sul cartellone e nel brevissimo filmato sono evidenti molti esempi di questo fatto. Prenderemo le misure della larghezza del volto e della sua lunghezza per alcuni di voi, utilizzando il facciometro che è un particolare calibro costruito artigianalmente dalla nostra classe. Useremo i dati raccolti per migliorare la nostra indagine statistica. Parliamo un po’ di statistica. Misurare un “dato incognito” relativo ad una certa popolazione (esempio: altezza, peso, lunghezza del piede, …) è un problema statistico: ci si deve procurare quel “dato” misurandolo a partire da un campione della popolazione che nel nostro caso siete voi, o, meglio, alcuni di voi, anziché su tutta la popolazione, che non è accessibile per rilevare la misura; non è però detto che il valor medio delle misurazioni effettuate sul campione sia una misura effettivamente rappresentativa della media della popolazione (basta pensare all’esempio della lunghezza del piede: se il mio campione è fatto solo di bambini o solo di adulti: il campione NON RAPPRESENTA la popolazione e il valor medio misurato sul campione non può rappresentare l’intera popolazione, quindi bisogna costruire un campione rappresentativo della popolazione); esistono fortunatamente strumenti statistici che, a partire dai dati misurati sul campione, permettono di determinare un intervallo di valori in cui il “dato incognito” si colloca con un livello di confidenza del 95%. Tale intervallo viene detto intervallo di confidenza. A questo fine utilizzeremo una formula, per il calcolo dell’intervallo di confidenza che richiede di conoscere: • la media aritmetica dei valori campionati per il rapporto • la deviazione standard degli stessi • un valore, detto alfa, che determina il livello di confidenza che intendiamo attribuire all’intervallo che troveremo: esempio, se voglio una confidenza del , devo usare (ovvero ). MEDIA ARITMETICA DEL CAMPIONE: per media aritmetica si intende un indice di posizione del gruppo di misure, così calcolato: Tale media viene considerata una stima delle amedia dell’intera popolazione. 4 DEVIAZIONE STANDARD: per deviazione standard si intende un indice della variabilità all’interno di un gruppo di misure, così calcolato: _______________________________________________________ INTERVALLO DI CONFIDENZA: per intervallo di confidenza si intende un intervallo entro cui dovrebbe “cadere” la misura dell’intera popolazione con una probabilità prefissata (nel nostro caso la abbiamo fissata al 95%). Un intervallo di confidenza molto ampio suggerisce che non siamo molto sicuri del punto in cui si trova il «vero» valore. Viceversa, un intervallo ristretto indica che siamo abbastanza sicuri che il valore trovato è piuttosto vicino al valore vero della popolazione; in questo caso la stima sarà, quindi, più precisa. Il livello di confidenza è la probabilità che la vera media della popolazione (ovvero il dato incognito che stiamo cercando) si trovi all’interno dell’intervallo: ad esempio, con un livello di confidenza 95% siamo sicuri al 95% che il valore vero cade nell'intervallo trovato. La formula per calcolare gli estremi dell’intervallo di confidenza, nel nostro semplice caso, è: dove . Con un file Excel stiamo quindi caricando i dati campionati (=raccolti) e calcolando l’intervallo di confidenza per il rapporto tra la lunghezza e la larghezza del volto. Con il file Excel grafichiamo inoltre l’istogramma delle frequenze dei rapporti campionati. Verifichiamo poi se il rapporto aureo 1,6180 è compreso in tale intervallo; se ciò è vero, attendibilmente, il nostro volto è divino, altrimenti no. Sul grafico teniamo aggiornati i dati campionati al termine di ogni giornata (intervallo di confidenza e numero delle misurazioni). Ci aspettiamo che, giorno dopo giorno, l’intervallo di confidenza si restringa e il dato trovato, cioè il SI’ o il NO, diventi sempre più “certo”. Cosa accade? L'esperienza dovrebbe indurre il visitatore a riflettere sul come si misura un dato su una popolazione e su come non esista, a fronte delle misure fatte su un campione, un “dato certo”, ma solo un intervallo “probabilistico” in cui il dato cercato può essere collocato. Sul grafico teniamo aggiornati i dati campionati al termine di ogni giornata (intervallo di confidenza e numero delle misurazioni). Ci aspettiamo che, giorno dopo giorno, l’intervallo di confidenza si restringa e il dato trovato, cioè il SI’ o il NO, diventi sempre più “certo 5 ESPERIMENTO 2 • • • Classe IV E, coordinati da prof.ssa Sellan e prof.Rossin Materie coinvolte: Fisica e Scienze TITOLO ESPERIMENTO SISMISURANDO Ovvero monitoraggio di un’onda sismica Introduzione L’esperimento che abbiamo realizzato si prefigge come obiettivo di rilevare l’andamento delle onde sismiche. Si propone dunque di ricreare il fenomeno sismico attraverso l’oscillazione di una piattaforma mobile azionata dall’energia cinetica ricevuta dal movimento del pendolo e di registrarlo determinando così l’intensità della scossa. Obiettivo secondario, ma non meno interessante della nostra indagine consiste nella sperimentazione di una rudimentale forma di sistema anti-sismico basata sulle proprietà dell’attrito volvente. 6 Materiali Il materiale necessario all’esperimento si compone di un piano reso mobile grazie ad alcune molle simulante la crosta terrestre, un pendolo che fornisce l’energia cinetica e un sensore posto a 20 cm dal piano che ne coglie il movimento. Sopra il piano sono posti due ipotetici edifici abitativi, l’uno solidale al piano e l’altro posto su un sostegno dotato di ruote. Sensore di movimento per registrare la “scossa sismica”. Computer collegato al sensore che, grazie ad un programma di acquisizione dati, elabora una curva che rappresenta il sismogramma del fenomeno creato. Cosa fare cosa notare Azionare il sensore; rilasciare il pendolo per ricreare l’energia del fenomeno; notare a livello visivo la reazione dell’impatto; una casa crolla, l’altra resiste. Illustrare il grafico prodotto dal movimento del piano. Iterare il procedimento con angoli di ampiezza del pendolo via a via maggiori e verificarne le conseguenze: introdurre il concetto di attrito e la sua applicazione in relazione al modello. Grazie all’ampiezza massima dell’onda registrata dal sensore di movimento far vedere che è possibile calcolare la magnitudo e quindi l’energia del fenomeno creato. 7 ESPERIMENTO N. 3 • • • Classe 2 L : Docente responsabile prof.ssa F. Ronfini Materia coinvolta Fisica TITOLO ESPERIMENTO NON SOLO MOLLE SPRINGS AND NOT ONLY During the last school year we studied the elastic properties of some objects, in particular springs. To study this phenomenon we used the Hooke’s law that says “the force applied to an elastic body is equal to the difference of length multiplied by the elastic constant”. In our project we present some homemade experiments to show how we can use this law to measure forces and some curiosities on one of the oldest dynamometer. 8 NON SOLO MOLLE 1 Dinamometro a molla Dario Tonon, Giacomo Favaro e Riccardo Bonetti Introduzione Il dinamometro (dal greco dynamis "forza" e metron "misura") è uno strumento per la misurazione della forza. La sua struttura è molto semplice poiché è costituito da una molla con una scala graduata. L'unità di misura della forza indicata sulla scala può essere il kilogrammo, il newton o altre. Esistono vari tipi di dinamometri, che consentono di quantificare più o meno precisamente le forze che vengono esercitate. Un esempio molto semplice è il Newtometro, che è costituito da una bilancia a molla tarata in Newton, che è l'unità di misura della forza nel Sistema Internazionale d'Unità. Materiali 1- Un'asta di legno non troppo spessa, di larghezza 6 cm circa, e lunga quasi 1 m (che verrà appoggiata ud un tavolo); 2- Un vite con la filatura da una parte e il gancio dall'altra (verrà poi fissata con il gancio verso il basso alla parte dell'asta sporgente dal tavolo); 3- Una molla precedentemente provata insieme ad altre e scelta opportunamente in base ai pesetti che avevamo a disposizione 4- Un mattone (rivestito con della carta colorata solo per motivi estetici) posto all'estremità più interna dell'asta di legno per tenerla bloccata; 5- Una graffetta posta all'estremità inferiore della molla che serve a indicare l'allungamento della molla sulla scala graduata; 6- Un foglio di carta con una scala graduata posto all'estremità del tavolo; 7- Pesetti da 100g a 1000g; Cosa fare cosa notare A questo punto il nostro dinamometro è tale a tutti gli effetti e può essere usato per misurare delle forze. Appendendo alla molla oggetti diversi si può leggere il peso direttamente sulla scala graduata; con una bilancia è poi possibile controllare la bontà della valutazione effettuata. Abbiamo appeso alla molla pesi successivamente di: 1 kg, 0,5 kg, 2,5 kg, 7,5 kg e individuato su un foglio di carta le posizioni assunte dall’indice (graffetta). La successione delle linee faceva pensare, con buona approssimazione ad una proporzionalità diretta per cui abbiamo completato la scala con misure intermedie suddividendo con regolarità gli intervalli già rappresentati Cosa accade? 9 Il principio applicato è la legge di Hooke che stabilisce una proporzionalità diretta tra la forza applicata e la deformazione prodotta. NON SOLO MOLLE 2 Dinamometri a lamine Marco Da Re, Enrico Ancilotto, Natan Porcu, Matteo Busatto Introduzione Gli studenti della classe 1L hanno deciso di realizzare dei dinamometri “casalinghi”: - Un dinamometro con molla ad estensione; - Un dinamometro con molletta da biancheria; - Un dinamometro a lamine da sega; Sarà proprio quest’ultimo che andremo ad analizzare in questa scheda. Materiali Elenco dei materiali util Gli strumenti utilizzati per costruire il dinamometro sono stati: - Scotch - Tavolette di legno - Viti - Lamine da sega Cosa fare cosa notare Le lamine vengono posizionate sopra una scatola di legno in diverse posizioni, una a tre quarti, una a metà e una ad un quarto della loro lunghezza Per prima cosa abbiamo tarato lo strumento con dei pesetti e abbiamo segnato su una tavola di legno le diverse posizioni per ogni lamina. Per far funzionare il dinamometro bisogna attaccare un pesetto all’estremità della lamina (per la lamina più lunga da 0g a 60g , per quella intermedia da 0g a 90g e per l’ultima da 0 a 350g) e notare la nuova posizione assunta dalla lamina. Abbiamo notato che non solo le molle hanno proprietà elastiche, cioè la capacità di opporre resistenza meccanica alle forze che agiscono su di esse e di riacquistare la propria forma iniziale quando queste forze cessano di agire, ma anche le lamine, che, a seconda della lunghezza, variano la loro sensibilità ai carichi è la loro portata. Cosa accade? Le equazioni che descrivono il comportamento elastico di una lamina sono molto complicate ma abbiamo osservato che, a modo loro, le lamine seguono ancora la legge di Hooke deformandosi in modo proporzionale al carico; la deformazione dipende a parità di caratteristiche geometriche , dalla lunghezza della lamina 10 NON SOLO MOLLE 3 Bilancia a molletta Giovanni Andreuzza e Claudio Casellato Introduzione Questo esperimento ci permette di valutare il peso di un oggetto. Si tratta infatti di un dinamometro artigianale, che differisce per alcune caratteristiche dal dinamometro normale. Materiali Moletta, fascette autostringenti (per tenere fisso l’asta di legno), un recipiente, un foglio per la scala graduata. Cosa fare cosa notare Il funzionamento di questo dinamometro è molto semplice. Bisogna infatti appoggiare un oggetto nel recipiente. Questo provocherà un abbassamento dell’asticella; in questo modo un indice, posto alla sua estremità si sposta lungo una scala graduata. Dalla posizione assunta dall’indice si può dedurre il peso dell’oggetto. Cose da notare: per questo strumento si è usato come unità di misura un bullone, ciò non pregiudica il funzionamento del dinamometro, dato che l’unità di misura è convenzionale. Il peso dell’oggetto sarà comunque proporzionale al numero di bulloni necessari per avere lo stesso spostamento dell’indice Cosa accade? Il funzionamento di questo dinamometro si basa sostanzialmente sulla legge di Hooke dato che il comportamento della molletta dipende dalla deformazione di una molla. 11 NON SOLO MOLLE 4 Il dinamometro di Regnier Giulia Pezzutti, Giulia Martini, Alessia Disegna, Elena Maddalosso, Andrea Tronchin, Nicola Vanin Per spostare un oggetto bisogna vincere una forza. Per misurare queste forze sono necessari alcuni strumenti, tra cui il dinamometro e uno dei più antichi è quello di Regnier. La sua struttura è molto semplice poiché è costituito da una molla con una scala graduata. L’unità di misura della forza indicata sulla scala può essere il kilogrammo, il newton o altre. Il dinamometro è stato progettato da Regnier nel XIX secolo. Lo strumento è largo 31 centimetri, profondo 5 centimetri e alto 23 centimetri; inoltre era fabbricato in ottone, ferro e cuoio. Attualmente è situato nel museo di Venezia, Antonio Maria Traversi. Questo strumento è stato realizzato con l’intento di misurare e studiare la forza muscolare della “macchina uomo”, sia per la trazione verticale che quella orizzontale per confrontarla a quella del cavallo. La struttura del dinamometro era tale che un sistema di leve amplificava gli spostamenti e faceva muovere un ago sul quadrante fabbricato in ottone. È a forma circolare sul cui bordo sono incise due scale graduate; al quadrante è fissato per mezzo di un collegamento a più viti un elemento di ottone a Y il cui scopo è di vincolare il sistema di leve che aziona l’indicatore di acciaio della forma assai curata dal punto di vista artistico. L’indicatore è messo in movimento dall’avvicinamento del lato inferiore a quello superiore (che è fisso al telaio) della forcella in acciaio. Dopo la misurazione, l’asta rimane ferma nel punto corrispondente alla massima forza esercitata sulla forcella. Per effettuare una prova di forza l’indicatore va riportato manualmente nella posizione di zero della doppia scala. Tutte le informazioni ci sono state fornite dal dr. P. Malfi – curatore scientifico del museo Foscarini di Venezia 12 ESPERIMENTO N 4 • • Classe V H, prof. Fiorito Materia coinvolta: Fisica TITOLO ESPERIMENTO CARATTERIZZAZIONE DEI MATERIALI: Carbonio e Alluminio a confronto Introduzione Questo esperimento ha lo scopo di caratterizzare, cioè determinare, alcune proprietà di materiali differenti per poterli confrontare e saper fare scelte corrette in base agli usi verso i quali li destiniamo. Nel nostro caso, essendo dotati di una trave in fibra di carbonio e una di alluminio, determineremo attraverso due prove, una detta “dinamica” e una “statica”, rispettivamente il coefficiente di smorzamento e il modulo di Young. Questi valori ci “informano” riguardo ad alcune caratteristiche del materiale. Nello specifico il coefficiente di smorzamento è una valore, proprio di ogni materiale, che descrive il comportamento di quest’ultimo di fronte ad oscillazioni(carichi dinamici). Il modulo di Young invece descrive il comportamento del materiale di fronte flessioni (carichi statici) Materiali 1. 2. Prova dinamica: una trave, una morsa, supporto per accelerometro, un accelerometro USB, cavo USB, un PC, un software capace di leggere e trattare i dati, scotch. Prova statica: una trave, un morsa, un’ asta guida, un righello, un supporto per pesi, pesi(bulloni) Cosa fare cosa notare Prova dinamica: la prova è di difficile riuscita poiché è elevato il rischio di rumori (passi, filo dalla massa non trascurabile rispetto la trave, vibrazioni del tavolo….). Comunque il software è in grado di calcolare autonomamente il k(coefficiente di smorzamento) e trarne il valore che compare alla fine della acquisizione dei dati(durata ~16 secondi). È bene notare: le 13 differenze nei valori (teorici: ~ 0.16-0.17 Carbonio / ~ 0.3 Alluminio) e nei 4 successivi grafici. Essi suggeriscono come l’alluminio abbia oscillazioni più ampie e decadimento delle vibrazioni più lento, il carbonio invece ha una capacità di smorzare le oscillazioni più elevata, cosa che rende il carbonio in grado di “assorbire e annullare” le vibrazioni imposte dalla nostra operazione iniziale. Prova statica: la prova prevede un maggiore uso della matematica per arrivare ad ottenere il Modulo di Young. Quest’ultimo, ottenuto manualmente con l’equazione E= (P*L3)/(3*f*I) dove P è la Forza Peso, L è la lunghezza della trave, f è la flessione compiuta dal punto 0(offset), I è il momento di inerzia “ridotto” (Π(Diametro Esterno4-diametro interno4)/64). I valori nelle prove precedenti: 7*107 Pa Carbonio / 2.7*107 Pa Alluminio. Il valore maggiore del modulo di Young nel carbonio indica che quest’ultimo è più rigido e capace a resistere a sforzi maggiori rispetto all’alluminio. Si trae in conclusione che il carbonio è un ottimo materiale per la costruzione di strumentazione scientifica specifica (es montature supporti per telescopi o altro); l’unico motivo per il quale non è così diffuso è soprattutto il costo. Cosa accade? Ciò che accade è semplice: Nella prova dinamica la trave, in risposta all’impulso da noi impresso, incomincia ad oscillare(dovrebbe oscillare principalmente in senso verticale) e smorzare le vibrazioni. Il computer dopo un tempo di registrazione-acquisizione , calcola i parametri alla equazione “y=A+Bsin(Ct+F)e(-kt)” (ciò che maggiormente ci interessa è il coefficiente k). Nella prova statica la trave, subendo la forza impressa dai pesi collocati nel suo estremo non vincolato, si flette; in particolare, maggiore è il peso maggiore è la flessione registrata attraverso il righello. È bene sapere che questa prova vale solo per deformazioni elastiche, cioè deformazioni che permettono al corpo di tornare alla situazione di partenza. Sarà nostro il compito di calcolare matematicamente attraverso l’equazione sopra descritta il Modulo di Young. 14 ESPERIMENTO 5 • Classe 3^B, prof. Ferronato • Materia coinvolta: Scienze e Fisica TITOLO ESPERIMENTO Il pendolo di Focoult Scopo Capire meglio come l’esperimento di Foucault abbia dimostrato il fenomeno della rotazione terrestre Materiali Base di polistirolo , 4 assi di legno di altezza 2 m, 1 asse di legno di altezza 1,70 cm, spago, peso, motorino, gancio di metallo, viti, colla a caldo, colori e asticelle di legno. Cosa fare cosa notare Una volta messo in movimento il pendolo, se si simula la rotazione terrestre si vede chiaramente che il piano di oscillazione continua a variare nella sua direzione. 15 Cosa accade? Per rispettare le leggi d’inerzia, il piano di oscillazione del pendolo deve rimanere inalterato ma, in realtà, il pendolo cambia lentamente direzione. Questa rotazione del piano si completa in 31 ore, 47 minuti e 40 secondi a Parigi.Dal momento che le leggi della fisica assicurano che un pendolo, vincolato in modo non rigido al sistema, conserva inalterato nel tempo il suo piano di oscillazione, a ruotare è dunque la Terra in senso antiorario. Viene tuttavia ora da chiedersi come mai questo tempo di rotazione apparente del piano di oscillazione non coincida con la durata del giorno sidereo (il tempo impiegato dalla Terra per compiere una rotazione, pari a 23 ore, 56 minuti e 4 secondi). Questo fenomeno dipende dalla collocazione di questo piano rispetto all’asse di rotazione terrestre. La seguente formula: mette in relazione l’angolo di cui ruota il piano di oscillazione del pendolo nel corso di un giorno sidereo alla latitudine del luogo. Ai poli (latitudine = 90°), l’angolo risulterà di 360° e quindi nel corso di un giorno sidereo l’apparente rotazione sarà completa. All’equatore (latitudine =0°), l’angolo risulterà di 0° e questo vale a dire che il piano di oscillazione rimarrà fisso. L’angolo di rotazione visibile del piano do oscillazione è dunque proporzionale alla latitudine del luogo. 16 ESPERIMENTO N 6 • Classe IV^F, prof. Bari • Materia coinvolta: Fisica TITOLO ESPERIMENTO Funivia solare lego 17 18 Autori: Cocco Alessandro, Petrangeli Davide, Ricchiuto Viktor classe 5F – ottobre 2012© 19 ESPERIMENTO N 7 • • Classe IV F , prof. Bari Materia coinvolta: Fisica TITOLO ESPERIMENTO ALLA SCOPERTA DEL MOTO PARABOLICO Introduzione Quando affrontiamo la fisica non è sempre immediato collegare i calcoli e i dati teorici ai fenomeni naturali che accadono intorno a noi. Ciò che cerchiamo di fare con questo esperimento, è ricreare in maniera semplice e immediata il moto parabolico di un oggetto, nel nostro caso di una sfera, e di proporre un approccio pratico a questo fenomeno, confrontando le misure sperimentali con il modello teorico. Scopo e Materiali Il nostro esperimento consiste nel lanciare una sfera di metallo e misurare lo spostamento orizzontale per determinare l’angolo di lancio per cui la gittata è massima. Per fare questo ci siamo serviti di: • • • • • • • tubo in plastica molla in acciaio armonico realizzata artigianalmente stantuffo e grilletto rampa in legno di inclinazione variabile sottovaso e sabbia pallina in acciaio (66 g) metro (sens. 1 mm) 20 Cosa Fare 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Fissare la rampa ad inclinazione di 30° usando l’apposito fermo. Inserire la pallina nel tubo. Servendosi dello stantuffo spingerla comprimendo la molla e bloccare la sfera inserendo il grilletto tra questa e lo stantuffo. Togliere lo stantuffo. Estrarre rapidamente il grilletto; la molla imprimerà una velocità alla sfera che descriverà un moto parabolico. Misurare la gittata compiuta dalla pallina una volta atterrata nel sottovaso con la sabbia che ci permette di attutire l’atterraggio della sfera, dopo aver segnato il punto dove è atterrata. Cambiare l'inclinazione della rampa a 45°, in modo da ottenere traiettorie e quindi gittate diverse. Come varierà la gittata e l’altezza massima della traiettoria compiuta dalla pallina aumentando l’angolazione a 60°? E a 70° e a 20°? Cosa osservare: • • • La gittata aumenta con l’aumentare dell’inclinazione fino a un angolo di 45° e poi diminuisce La gittata è massima per un'inclinazione di 45 ° Quando la rampa ha inclinazioni di angoli complementari la gittata è la circa la stessa CARICA FASE DI RILASCIO Calcoli teorici moto parabolico G= vo2 · sen2α Calcolo della gittata di un moto parabolico g Ek = Epe Legge della conservazione dell’energia: l’energia cinetica della pallina sarà uguale all’energia potenziale elastica della molla. Svolgimento dei calcoli 21 G= vo2 · sen2α g 1 vo2 m = 1 K x2 2 2 dove K è la costante elastica della molla e x la compressione della molla G= vo2 · sen2α g G = K x2 sen2α K = Ggm 2 2 vo = K x mg x2 sen2α m Noi abbiamo quindi calcolato la gittata massima (α=45°) sperimentalmente e abbiamo trovato il K sperimentale. Da questo noi poi abbiamo ricavato la gittata minima per angoli di 20° o 70° e la gittata per angoli da 30° o 60°. Come si ricava quindi la gittata con un generico angolo α? G(α) = (K x2 sen2α)/(mg) G(α) = Gmax · sen(2α) Gmax (K x2 sen90°)/(mg) Dati Gmax sperimentale = (2,25 ± 0,03) m x compressione = (0,045 ± 0,001) m massa pallina = (0,066 ± 0,001) Kg K sperimentale = 720 N/m (secondo la formula K = Gmin (20°,70°) = 1,44 m G(30°,60°) = 1,95 m Ggm ) x2 sen2α (secondo la formula G(α) = Gmax · sen(2α)) Analogamente possiamo calcolare Gmax (45°), Gmin (20°,70°) e G(30°,60°) di un’altra pallina la cui massa è metà dell’altra. Massa pallina = (0,033 ± 0,001) Kg K sperimentale = 720 N/m x compressione = (0,045 ± 0,001) m Gmax = 4,50 (secondo la formula G = K x2 sen2α ) mg Gmin = 2,90 G(30°,60°) = 3,90 secondo la formula G(α) = Gmax · sen(2α)) Confronto dati sperimentali con teorici Sperimentalmente potremo notare che le misure ottenute saranno più piccole rispetto a quelle teoriche, e questo perché anche la molla e il tappo di sughero hanno una massa che influenzerà nel lancio con una trasformazione di energia elastica in energia cinetica e potenziale gravitazionale della molla, fattori che nel modello teorico non sono tenuti in considerazione. Questo è più evidente per angoli di 60° o 70° in quanto il percorso della molla tende ad essere quasi verticale comportando una maggior trasformazione di energia potenziale elastica in energia potenziale gravitazionale della molla e della sfera prima del lancio. Ecco perché il modello teorico non può essere applicato rigorosamente alla realtà ma richiede degli aggiustamenti che tengano conto del complesso dei fenomeni presenti. Disegno di Galileo che illustra i suoi esperimenti sul moto dei proiet 22 ESPERIMENTO N 8 • • Classe IV F , prof. Bari Materia coinvolta: Fisica TITOLO ESPERIMENTO IN CASO DI CASA ISOLATA Scopo Realizzare un esempio di procedimento di misura per confrontare la conducibilità termica di vari materiali, in questo caso prendiamo in considerazione das terracotta e polistirene espanso. Materiali impiegati: -polistirene espanso; - DAS terracotta; -cavi elettrici e nastro isolante; -phon; -tavole di legno; -programma Arduino; -cronometri; - sensori di temperatura (sensibilità 0.5 °C) Descrizione dell'esperimentoLe due casette non rappresentano la realtà in modo fedele, perciò dobbiamo considerarlo un modello approssimativo e non pensare che in una casa reale le dispersioni avvengano in modo così veloce. Una delle due case è stata costruita interamente in das terracotta mentra l'altra è costituita da polistirene espanso rivestito esternamente di legno per rendere ancora più efficace l'isolamento. 23 Entrambe hanno un volume interno di 11520 cm³ e il loro spessore è di circa 2 cm, quindi la dispersione di calore non è da attribuirsi alla differenza di volume nè a quella dello spessore. La casa in das è stata posizionata sopra un pannello di polistirolo per evitare un'ulteriore dispersione di calore dal basso. In entrambe le case è stato praticato un foro per cui passano i cavi elettrici collegati sia ai phon, sia ad Arduino. Cosa farePer riscaldare le due casette bisogna avviare il programma di ARDUINO dal computer. Tramite questo i phon partiranno dopo circa 10 sec. Mentre i phon iniziano a riscaldare l'ambiente interno, si osserva in tempo reale l'aumento delle temperature. Quando i phon avranno portato la temperatura interna delle casette a circa 55° C, si spegneranno automaticamente e a quel punto si inizierà a cronometrare quanto tempo le singole casette impiegano a tornare ad una temperatura di circa 30°C. Cosa osservare e perchè succede Si nota che la prima casa ad arrivare a 30° C è quella in das. Questo perchè il DAS, come materiale, ha una conducibilità termica maggiore rispetto al polistirene espanso. Infatti quest'ultimo è composto al 89% d'aria (che è un ottimo isolante!), rendendolo uno dei materiali più usati nell'ambito dell'edilizia. DEFINIZIONE CONDUCIBILITA’ TERMICA: k = conducibilità termica del materiale: potenza termica (calore per unità di tempo) che passa attraverso una superficie di area unitaria avente spessore unitario per una differenza di temperatura di un grado Celsius. Unità di misura: W/(m*K) Trasmissione del calore per conduzione -‐ Legge di Fourier Errore. Non si possono creare oggetti dalla modifica di codici di campo. q -‐ Potenza termica kcal/h oppure W k -‐ Conducibilità termica kcal/hm°C oppure W/m°C A -‐ Superficie parete m² L -‐ Spessore parete m Tc -‐ Temperatura lato caldo °C Tf -‐ Temperatura lato freddo °C 24 ESPERIMENTO N 9 • Classi 3^A, prof. Zanata • Materia coinvolta: Scienze TITOLO ESPERIMENTO Quando la misura non è scienza: Cesare Lombroso e le pseudosceinze Abstract Not always the concept of measurement derives from an application of the scientific method. Cesare Lombroso is a representative of anthropometry, a pseudoscience that claimed to recognize the character of a person by the size of his body, especially of his head. The aim of the doctor from Turin was focused mainly on the identification of criminals. He obtained a lot of success and his studies were used to support the superiority of the aryan race during the Nazist period. With this experiment we want to underline the importance of the ethic in science. Introduzione Non sempre il concetto di misura si abbina ad un metodo scientifico. Cesare Lombroso è un rappresentante di quella pseudoscienza, l'antropometria, che dichiarava di riconoscere il carattere di una persona dalle dimensioni del suo corpo, soprattutto del suo cranio. Lo studio del medico torinese, incentrato soprattutto nell'individuazione dei soggetti criminali, ha trovato molti consensi ed è stato utilizzato anche per sostenere la superiorità della razza ariana durante l'epoca fascista. Con questo esperimento vogliamo sottolineare l'importanza dell'atteggiamento etico anche in campo scientifico Materiali Lo strumento utilizzato per misurare le dimensioni del cranio è un craniometro realizzato quasi interamente in legno. È stato realizzato anche un software che determinerà il carattere della persona inserendo i dati ottenuti con misurazioni antropometriche Cosa fare cosa notare Dopo una breve spiegazione della teoria del Lombroso si procederà a prendere le misure di qualche visitatore con il craniometro e si mostrerà su modelli di cranio come è variata la forma del cranio con l'evoluzione. Di seguito si inseriranno le misure nel PC per effettuarne una rielaborazione e quindi ottenere un certificato in cui si certifica scientificamente il carattere della persona misurata. Cosa accade? L'esperienza dovrebbe indurre il visitatore e riflettere sul concetto di misura e sulla necessità di applicare un rigoroso metodo per passare dal dato puro e semplice ad una informazione e quindi ad una conoscenza scientifica 25 ESPERIMENTO N. 10 • • Classe IIIA Prof.ssa Battagion Materie coinvolte : Matematica e Fisica TITOLO ESPERIMENTO Misure sulla cicloide Introduzione Dopo aver descritto un arco di cicloide, si misura la sua lunghezza(metodo evoluta-evolvente) e la sua area (come somma di segmenti opportuni). Si verifica poi che la cicloide è la curva di tempo minimo per congiungere due punti A e B su un piano verticale. Materiali Cartone, compensato, spago, cannucce da bibita. (Si intende poi riprendere e sistemare l’esperimento già fatto anni fa relativo all’ultima parte indicata) Cosa fare cosa notare Prima di tutto si vuole far disegnare la cicloide partendo dal rotolamento di un disco. Poi, mantenendo un tratto di spago tangente alla curva, si disegna l’evoluta che risulta uguale alla curva di partenza e se ne deduce la lunghezza. Si trova infine l’area sotto la curva confrontandola, mediante lo spostamento di opportuni segmenti di cannucce, con l’area del cerchio di partenza. Considerata infine una guida a forma di cicloide rovesciata, si fa scendere una pallina confrontando il tempo di caduta con quello impiegato da una uguale pallina che scende tra gli stessi punti ma lungo una traiettoria rettilinea. Cosa accade? La lunghezza di un arco di cicloide risulta uguale a 8 volte la lunghezza del raggio del cerchio di partenza, l’area invece è il triplo dell’area dello stesso cerchio e il tempo di caduta è sempre minore del tempo impiegato lungo una traiettoria rettilinea. I primi due risultati si possono anche verificare mediante un programma a computer che calcola effettivamente lunghezza e area rispettivamente come somma di lunghezze di segmenti opportuni e somma di aree di rettangoli opportuni. 26 ESPERIMENTO N 11 • • Classe IIIA Prof.ssa Battagion Materie coinvolte : Matematica e Fisica TITOLO ESPERIMENTO Misure con il metodo di Archimede Introduzione Archimede misura aree e volumi ideando un metodo che sfrutta il principio della leva e confronta figure in equilibrio su una bilancia a due piatti. Materiali Cartone, compensato,bilancia a due piatti. Cosa fare cosa notare Si vuole trovare l’area di un segmento parabolico confrontandolo con opportuni triangoli e mettendo le figure, ritagliate su cartone,sui piatti di una semplice bilancia: confrontando le distanze dal fulcro necessarie per ottenere l’equilibrio, si deduce l’area delle parti in gioco. Volumi di figure solide particolari saranno invece trovati come somma di opportune figure piane. Cosa accade? Si possono ricavare semplici formule per aree e volumi di figure non elementari. Nello stesso momento si può apprezzare la potenza di metodi di misura ideati in tempi antichi da ingegni eccezionali. 27 ESPERIMENTO N 13 1) Classe 3^D, Prof.ssa Tronchin 2) Esperimento realizzato da Zago Alessandro con la collaborazione di Bassi Federico, Biscaro Leonardo, Cazzaro Francesco, Girardi Noemi. 3) Materie coinvolte: Fisica e Scienze AUDIOMETRO Misuratore di potenza del suono Introduzione L’audiometro è rappresentato da un grande padiglione auricolare di cartapesta munito di due serie di LED. Al suo interno sono posizionati due microfoni, che ricevono ed amplificano il segnale sonoro, lo trasmettono ad un circuito che, mediante dei transistor, lo trasforma in segnale elettrico. L’unità di misura è qui rappresentata da un LED, maggiore è il volume delle onde sonore, maggiore sarà il numero di LED accesi Materiali Componenti principali del circuito: transistor, resistenze, circuiti integrati, LED Cartone, vecchi quotidiani, carta leggera, colla vinilica, colori a tempera Cosa fare cosa notare Per comprendere il principio di funzionamento dell’esperimento, occorre avvicinarsi al padiglione auricolare, ove sono presenti i due microfoni, ed emettere un suono; variandone il volume (potenza) si osserva un diverso numero di LED che si accendono, proporzionalmente al volume stesso. Cosa accade? 28 La fila di LED viene paragonata ad una striscia metrica. Le onde sonore di pressione vengono captate dalla capsula microfonica a FET che trasforma questo movimento di pressione, che agisce su una membrana di esigue dimensioni, in un segnale elettrico che, tramite un opportuno preamplificatore viene aumentato anche di 480 volte. Questo segnale, dopo essere stato reso chiaro, percorre il circuito ed accende un numero di LED proporzionale alla potenza del suono percepito. 29 ESPERIMENTO N 14 • Realizzato da Ludovica Crosato (classe 3^D) con la collaborazione di Isabella Dario, Rebecca Scardellato, Arianna Camellato e Giulia Spigariol. Prof.ssa Daniela Tronchin • Fisica -‐ Scienze -‐ Matematica LA BILANCIA AD ACQUA Un dispositivo che funziona come una pressa idraulica Abstract The device resembles a hydraulic press where one of the two pistons is replaced by a column of water of variable height. It consists of a sealed box containing water (private air bubbles) on the upper surface of which has been provided a piston and a graduated tube. On the top of the piston was placed a container that serves as the scales. The masses applied on the plate is subject to a weight force equal to the force applied by the piston on the water which is in equilibrium with the force exerted by the water pressure. Since there is a direct proportional relationship between force and pressure, knowing the pressure is to know the strength and vice versa. To know the pressure on the piston surface we can use the Stevino's law which relates the pressure at a point with the height of the water column above it. Consequently measure the height of the water column corresponds to measure a pressure Introduzione Il dispositivo assomiglia ad una pressa idraulica dove uno dei due stantuffi viene sostituito da una colonna d’acqua di altezza variabile. È costituito da una scatola sigillata contenente acqua (privata di bolle d’aria) sulla cui superficie superiore sono stati inseriti un pistone e un tubo graduato. Sulla sommità del pistone è stato collocato un contenitore che serve da piatto della bilancia. Le masse applicate sul piatto sono soggette ad una forza peso pari alla forza applicata dal pistone sull’acqua che è in equilibrio con quella esercitata dalla pressione dell’acqua. Essendoci una proporzionalità diretta tra pressione e forza, misurare l’altezza della colonna d’acqua corrisponde a misurare una pressione. 30 Materiali e sostanze 2 diverse scatole in plastica, 2 coperchi in plastica, 1 stantuffo , 2 siringhe (da 60 e 20ml ), pannelli di legno resistente all’acqua, pannello di plexiglass, chiodi, vernice bianca, trapano, carta vetrata, tubo in plastica, penna , riga , tagliabalsa, colla a caldo, silicone, colla per legno, metro, seghetta, pesi vari, bilancia, glicerina, colorante blu, acqua. Cosa fare cosa notare Dopo aver riempito il dispositivo di acqua colorata, porre sullo stantuffo una massa da un chilo per superare l’attrito statico dello stantuffo stesso, quindi, aggiungere altre masse ed osservare come il livello della colonna d’acqua nel tubo graduato vari in base ai diversi pesi collocati sullo stantuffo. Cosa accade? Sapendo che F = p ·∙ S₁ si può notare come esista una relazione di proporzionalità diretta tra forza e pressione, quindi conoscere la pressione significa conoscere la forza e viceversa. Per conoscere la pressione sulla superficie del pistone si utilizza la Legge di Pascal che spiega come la pressione esercitata in un punto in un liquido, all’interno di un contenitore chiuso, sia uguale in tutti i punti e la legge di Stevino che mette in relazione la pressione in un punto con l’altezza della colonna d’acqua che lo sovrasta. . 31 ESPERIMENTO N 15 Classe 3 I Prof.ssa Pulit Roberta – Chinello Francesca Materia coinvolta: Fisica TITOLO ESPERIMENTO L’acqua per misurare il tempo Obiettivo: Misurare il tempo di discesa di una sfera metallica su un piano inclinato con un orologio ad acqua. Materiali utilizzati: - Piano inclinato in legno di abete lungo 1 m; - Base d’appoggio ed asta di sostegno in legno; - Buretta da laboratorio con portata 25 ml e sensibilità 0,05 ml; - Una cerniera; - Due staffe di supporto; - Campanellini; - Una sfera metallica. STRUMENTI PER COSTRUIRE IL PIANO INCLINATO: - Taglierino; - Trapano elettrico; - Levigatrice elettrica (Dremel); - Avvitatore elettrico. Introduzione: Abbiamo preso spunto da alcuni particolari del trasduttore utilizzato da Galileo (cronometro ad acqua) per misurare relazioni tra spazi e tempi nel famoso esperimento del piano inclinato e abbiamo poi cercato di costruirne uno noi. La nostra ricostruzione: Per la ricostruzione dell'esperimento abbiamo costruito un piano inclinato di legno di abete lungo 3,20 m e l’altezza del piano poteva essere variata da 10 a 30 cm grazie ad un supporto regolabile. Le misure del nostro piano inclinato non riproducono quelle descritte nel testo galileiano e sono in scala ridotta per motivi di fattibilità. Per quanto riguarda l'orologio ad acqua, abbiamo utilizzato una buretta da laboratorio di chimica, con portata 25 ml e sensibilità 0,1 ml invece di pesare l’acqua caduta come venne fatto nel celebre esperimento Galileiano. La misura del tempo viene fatta aprendo il rubinetto della buretta nell'istante in cui, con l'altra mano, si lascia libera di rotolare la pallina sul piano inclinato e chiudendolo quando la sfera arriva a battere sulla tavoletta che è posta in fondo al canale. 32 Per verificare che le misurazioni fatte con la buretta fossero attendibili, abbiamo cronometrato il tempo di discesa della sfera nello stesso modo fatto con la buretta. Conclusioni: Osservando i grafici possiamo notare come la linea di tendenza e la linea ottenuta sperimentalmente siano quasi coincidenti e ciò è notevole se si tiene conto della semplicità degli strumenti usati, e conferma ancora una volta che l'esperienza descritta da Galileo poteva essere realmente eseguita (e a maggior ragione con un piano inclinato di dimensioni più grandi). Abbiamo inoltre constatato che i grafici ottenuti con il volume dell’acqua raccolta sono quasi più precisi di quelli ottenuti con il cronometro, quindi possiamo confermare la validità del nostro orologio ad acqua. Diagrammi Cartesiani 33 1. “In un regolo […] si faceva scendere una palla di bronzo durissimo, ben rotondata e pulita.” 2. “Elevando sopra il piano orizontale una delle sue estremità, […] si lasciava […] scendere per il detto canale la palla, notando […] il tempo che consumava nello scorrerlo tutto, replicando il medesimo atto molte volte per assicurarsi bene della quantità del tempo. “ Metodo di misura L’esperimento di Galileo: Orologio ad acqua Risultati ottenuti 3. “Fatta e stabilita precisamente tale operazione, facemmo scender la medesima palla solamente per la quarta parte della lunghezza di esso canale e misurato il tempo della sua scesa, si trovava sempre puntualissimamente esser la metà dell'altro. […] Per esperienze ben cento volte replicate sempre s'incontrava gli spazii passati esser tra di loro come i quadrati e i tempi, e questo in tutte le inclinazioni del piano.”Fatta 4. “Quanto poi alla misura del tempo, si teneva una gran secchia piena d'acqua […] la quale […] versava un sottil filo d'acqua, che s'andava ricevendo con un piccol bicchiero per tutto 'l tempo che la palla scendeva nel canale […]: Le particelle poi dell'acqua […] s'andavano di volta in volta con esatissima bilancia pesando.” 34 ESPERIMENTO N. 16 • • Classe 3M Prof.sse Pulit Roberta e Mirne Viccari Materia coinvolta: Fisica TITOLO ESPERIMENTO: IL PIROMETRO A QUADRANTE Misura della dilatazione lineare di alcune sbarrette solide di sostanze diverse Introduzione (breve descrizione dell’esperimento) La classe ha voluto costruire un dispositivo per misurare la dilatazione di sbarrette metalliche. L’intento è quello di riprodurre i risultati teorici dati dalla legge di dilatazione lineare, mostrando come, nonostante la presenza di incertezze non trascurabili sulle grandezze misurate, una procedura attenta e critica permette di estrarre dati finali estremamente chiari e inequivocabili. Il dispositivo consiste in un’asta metallica posta sopra due sostegni fissati ad una base di legno. Su questa base vengono posti tre fornelli ad alcool che una volta accesi vanno a riscaldare la sbarretta. Quando questa si riscalda si dilata, quindi si allunga, va a comprimere un meccanismo che ne amplifica l’allungamento e un indice ne indica il valore su una scala graduata. L’esperimento viene ripetuto con altre due sbarre di materiali diversi. Materiali Elenco dei materiali utilizzati Base in legno. Tre fornelli ad alcool dotati di stoppino. Due supporti per la sbarra. Una sbarra di rame, una di alluminio, una di vetro (??ancora da verificare) Quadrante per la lettura della dilatazione Cosa fare cosa notare Indicazione di come usare i materiali e su quali fenomeni concentrare l’attenzione Una volta bagnati gli stoppini e acceso il fuoco, si controlla che la fiamma avvolga la sbarretta. La misura della dilatazione avviene dalla lettura sul quadrante, dopo brevissimo tempo la lancetta inizia a spostarsi e a segnare il valore sul quadrante. L’esperimento viene ripetuto con le altre sbarre facendo attenzione a sostituire la sbarra incandescente con una pinza e a riposizionare nello zero la lancetta dello strumento di misura (si ritiene opportuna una bacinella contenente acqua per raffreddare la sbarra). Cosa accade? Spiegazione dei principi che regolano i fenomeni osservati. Per verificare la proporzionalità tipica della dilatazione lineare si sono riportati su una tabella i valori ottenuti dalle tre sostanze e confrontati con i valori teorici ( . L’andamento è consistente con una relazione lineare e la stima delle incertezze è consistente con l’ipotesi di errori gaussiani 35 ESPERIMENTO N 17 • Classe: 3H • Materia: Fisica Docente responsabile: Antonella Archidiacono TITOLO ESPERIMENTO Misura della densità di un liquido rispetto a quella dell’acqua in base all’uguaglianza delle due pressioni idrostatiche. SOTTOTITOLO Misurare la densità di un liquido senza ricorrere a misure di massa e di volume. Introduzione Si costruisce un tubo ad U con il tubicino di plastica trasparente; si versa nel tubicino una opportuna quantità di liquido precedentemente colorata con alcune gocce di colorante per alimenti. I vari gruppi utilizzano liquidi diversi tra cui olio di semi, glicerina, olio di vaselina. L’estremità del ramo più lungo del tubo ad U è immerso nell’acqua contenuta all’interno di un recipiente cilindrico trasparente, a diverse profondità. La pressione idrostatica dell’acqua comprime l’area nel tubicino e si trasmette inalterata lungo di esso facendo assumere al liquido all’interno del tubicino il dislivello da misurare. Data la situazione di equilibrio per l’aria nel tubicino, si possono uguagliare le due pressioni e ricavare l’uguaglianza tra i rapporti densità del liquido / densità dell’acqua e profondità / dislivello. Materiali • Tubicino di plastica trasparente lungo almeno 1 m e con un diametro interno di 5 oppure di 6 mm • Scatola di cartone da usare come supporto verticale per il tubicino • Lacci per sacchetti da freezer • Carta millimetrata • Nastro adesivo • Olio di semi, olio di vaselina, glicerina, acqua • Siringa senza ago • Bottiglia di plastica trasparente, con le pareti più lisce possibile, resa cilindrica tagliando l’imboccatura • Vassoio • Cannucce da bibita 36 • Fili di ferro • Elastici • Galleggiante di polistirolo • Righello millimetrato • Calibro ventesimale • Forbici • Carta assorbente Cosa fare cosa notare Indicazione di come usare i materiali e su quali fenomeni concentrare l’attenzione • Il liquido va versato nel tubicino evitando il formarsi di bolle d’aria. In presenza di bolle, queste possono essere rimosse con un filo metallico. L’uguaglianza del livello del liquido nei due rami indica l’assenza di bolle. • Il livello iniziale del liquido nel tubo ad U deve essere circa a metà dell’altezza disponibile nei due rami. • La bottiglia deve avere un forma cilindrica altrimenti è problematico mantenere il tubicino attaccato alla parete, condizione senza la quale aumentano gli errori di parallasse. Per mantenere più rigido il tubicino vicino alla parete si può legare ad esso, mediante degli elastici, o una cannuccia da bibita o un filo di ferro. • La bottiglia va riempita d’acqua fino a 2 cm dal bordo. • Per determinare la spinta idrostatica occorre misurare la profondità dell’acqua; bisogna prestare attenzione che essa va intesa come dislivello tra la superficie libera dell’acqua dentro il tubicino e quella nella sommità della bottiglia. Per visualizzare meglio il livello dell’acqua all’interno del tubicino si può utilizzare un piccolo galleggiante di polistirolo. • Variare la profondità ed osservare come varia il livello del liquido nel tubo ad U, valutando l’attendibilità di quanto osservato. • Misurare per ogni prova la profondità dell’acqua ed il dislivello del liquido. Cosa accade? Spiegazione dei principi che regolano i fenomeni osservati. Sono coinvolte le leggi di Pascal e di Stevino, l’uguaglianza della pressione sui punti di una superficie orizzontale in equilibrio per effetto della gravità. Inoltre, l’attività si presta ad una trattazione dei fenomeni di capillarità, di tensione superficiale e ad una riflessione sulle differenze tra i concetti di densità e di viscosità. 37 ESPERIMENTO N. 18 • • Classe IV H, prof. Fiorito Materia coinvolta: Fisica TITOLO ESPERIMENTO La bilancia idrostatica Introduzione Questo esperimento ha lo scopo di dimostrare il principio di Archimede, che, secondo quanto riportato dagli antichi storiografi, fu scoperto dal grande scienziato in occasione di un compito affidatogli dall'allora tiranno di Siracusa, Gerone. Questi sospettava che la corona che si era fatto fare da un artigiano non fosse tutta d'oro, e quindi affidò ad Archimede il compito di verificarlo. Si narra che, mentre faceva il bagno in una vasca, Archimede capì che bastava porre in una vasca una quantità d'oro puro di peso pari a quello della corona e poi riempire la vasca fino all'orlo. Quindi bisognava togliere l'oro e immergervi la corona: se vi fosse stato argento, che a parità di peso occupa un volume maggiore di quello dell'oro, l'acqua sarebbe traboccata. Archimede fu così felice della sua scoperta che si alzò repentinamente dalla vasca e corse per Siracusa gridando : Eureka!” La bilancia idrostatica venne invece ideata da Galileo, che ne parla nel suo trattato dal titolo “La bilancetta” Materiali Un attaccapanni, 2 bicchierini di plastica, 2 coperchi di vasetti, pesetti (bulloni), un gancio, uno stecchino lungo, una piccola scala graduata. vaschetta da riempire con acqua, sabbia. Cosa fare cosa notare Inizialmente il sistema a vuoto, costituito dai due coperchi con il gancio posto sotto uno di essi, è in equilibrio. Si attacca al gancio il sistema formato dai due bicchierini collegati tra loro da spaghi, e si versa sabbia in quello inferiore, fino ad un livello segnato esternamente. Si riequilibra la bilancia mettendo bulloni nel coperchio posto sull'altro braccio. Si immerge poi il bicchierino inferiore nella vaschetta con l'acqua : la bilancia penderà dall'altra parte. Si mette allora acqua nel bicchierino superiore finchè il sistema non torna in equilibrio. Cosa accade? L'acqua dovrebbe riempire un volume pari a quello occupato dalla sabbia, dimostrando così il principio di Archimede : “Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l'alto pari al peso di un ugual volume di fluido spostato” 38 ESPERIMENTO N.19 • Classi 3^A 3^E, prof.ssa Basso prof. Zanata • Materia o materie coinvolte : Scienze- Fisica TITOLO ESPERIMENTO Il polarimetro: misurare le molecole con la luce Abstract Some chemical molecules, called optical isomers or enantiomers, have the capability to rotate the oscillation plane of a polarized light. This is due to their particular chiral structure. Chirality is the asymmetric distribution of the atoms that prevent the overlap of two mirror images of the same molecule. We can use this fact in order to perform qualitative and quantitative analysis of solutions. The specific device, named polarimeter, can measure the angle between the oscillation plane of the incoming polarized light and the plane, which has been rotated by the chiral substance, of the polarized light in exit Introduzione Alcune molecole chimiche, chiamate isomeri ottici o enantiomeri, hanno la facoltà di ruotare il piano di oscillazione di una luce polarizzata. Questo è dovuto alla loro particolare struttura chirale ovvero alla distribuzione asimmetrica degli atomi che che impediscono la sovrapposizione di due immagini speculari della stessa molecola. È possibile sfruttare questa caratteristica per effettuare analisi qualitative e quantitative di soluzioni attraverso uno strumento, il polarimetro appunto, capace di misurare l'angolo tra il piano di oscillazione della luce polarizzata in entrata e il piano, deviato dalla sostanza chirale, della luce polarizzata in uscita Materiali La struttura portante del polarimetro e stata costruita in legno. Il cuore dello strumento è costituito da una sorgente luminosa a LED di cui si conosce esattamente la lunghezza d'onda della luce emessa, u primo polarizzatore 39 necessario per ottenere la luce polarizzata, un porta campione in plexiglass della lunghezza di un metro ed un secondo polarizzatore per individuare l'angolo di torsione Cosa fare cosa notare Si dovrà inserire nel polarimetro soluzioni a diverse concentrazioni e formate da diverse molecole chirali per poter evidenziare la diversa rotazione del piano di oscillazione dell'onda elettromagnetica. È possibile anche cambiare la lunghezza d'onda del LED utilizzato come sorgente luminosa per verificare l'effetto della sostanza chirale. Questo può portarci a scoprire la molecola in esame e la concentrazione della soluzione Cosa accade? Per questa parte è stato realizzato un libretto di istruzioni teorico pratico 40 ESPERIMENTO 20 • Classi 4^G, prof. Notari • Materia coinvolta: Fisica TITOLO ESPERIMENTO OROLOGI SOLARI : OROLOGIO AD ANELLO, OROLOGIO DEL PASTORE, MERIDIANA DI ROUSSEAU, ANELLO EQUINOZIALE, DITTICO , NOTTURLABIO Introduzione Nel passato si misurava il tempo mediante il movimento apparente del Sole. Ma come si determinavano le ore quando il Sole non era disponibile, ad esempio con il cielo nuvoloso, e soprattutto durante la notte ? Esistevano ad esempio orologi a candela sul cui fusto erano contrassegnate delle tacche intervallate opportunamente in funzione della velocità di consunzione della cera; il più utilizzato fu probabilmente la clessidra, che contrariamente a quanto comunemente si pensa, non era costituita da sabbia bensì, come suggerisce il nome stesso, inizialmente da acqua. Questi strumenti permettevano, in realtà di misurare soltanto gli intervalli di tempo a partire dal momento in cui venivano attivati, ma per la loro sincronizzazione con gli eventi naturali occorreva comunque un riferimento astronomico; venivano quindi rimessi sulla base della indicazione di una meridiana o di notte mediante l’osservazione di alcune stelle. . Quest’ultimi metodi e strumenti erano di pertinenza degli astronomi i quali, grazie all’osservazione sistematica dei fenomeni celesti, erano gli unici depositari dei segreti della misura del tempo. Esistevano comunque anche strumenti di uso più pratico e meno complicato, oggi si direbbe per uso civile, che permettevano la misura del tempo anche di notte. Materiali 41 Orologio ad anello : tubo e manicotto di plastica, vernice Orologio del pastore : lattina di alluminio e cartoncino Anello equinoziale : legno di betulla, rame, viti e chiodi, cordino di cuoio Dittico : legno, bussola, cordino e pennarello Meridiana di Rousseau : legno, due parabole, campana, carta e cerini Notturlabio : cartone, foglio lucidi e perno Come leggere lo strumento Orologio ad anello : Questo tipo di orologio, noto sin dal tempo dei romani, è composto essenzialmente da una fascia metallica di pochi millimetri di larghezza piegata ad anello. Sulla superficie interna è riportata la scala oraria. Sulla superficie esterna scorre un secondo sottile anello, adattabile alla data, su cui è ricavato un piccolo foro. Il raggio solare passante attraverso il foro colpisce con un bollo di luce la scala oraria dell'orologio, indicando così l'ora. Anch'esso è un orologio d'altezza ed è costruito per il luogo dove viene utilizzato. Orologio del pastore : Si tratta di un orologio da viaggio cilindrico, abbastanza comune fino al XVII secolo. Tale strumento è anche chiamato "orologio del pastore", in quanto in Europa furono costruiti e usati dai pastori dei Pirenei fino alle prime decadi di questo secolo. La misura del tempo si ottiene sfruttando l'ombra proiettata dallo stilo posizionato sul periodo dell'anno in cui ci si trova e direzionato verso il sole in modo che l'ombra sia verticale. Anello equinoziale : E' universale in quanto segna l'ora locale in qualsiasi punto della terra ci si trovi. Presenta due cerchi concentrici e va tenuto sospeso per mezzo di un anello mobile regolato sul valore della latitudine del luogo di osservazione. La circonferenza interna ( l'equatore celeste ) riporta le tacche delle ore ad intervalli di ogni 15° e si apre perpendicolare su quella esterna ( il meridiano locale ) che riportata valori di latitudine sui quali viene regolato l'anello di sospensione . La parte centrale presenta un ponte ( l'asse del mondo) con incisi i principali mesi e giorni dell'anno provvista di un cursore forato scorrevole. Dopo aver regolato lo strumento avendo posizionato il gancio di sospensione sulla esatta latitudine ed il cursore scorrevole sulla data di osservazione, si orienta l'anello equinoziale verso il Sole facendolo ruotare attorno al gancio di sospensione finché la macchietta di luce del foro (l'indicatore orario ) non viene a proiettarsi esattamente sul cerchio interno equatoriale delle ore. In questa posizione inoltre la circonferenza esterna è posizionata esattamente lungo il meridiano locale ad indicare la direzione Nord -Sud ed il ponte con le date è parallelo all'asse terrestre: insomma viene riprodotta in miniatura la sfera celeste vista dal luogo dove si osserva. Dittico : Un dittico è costituito da due tavolette incernierate tra loro ed apribili a libro a 90 gradi. Le due tavolette sono collegate da un sottile filo . Una bussola posizionata sulla tavoletta orizzontale permette il corretto orientamento dell'orologio sull'asse Nord - Sud. Il filo costituiva lo gnomone e la sua ombra, proiettata sul sottostante orologio, consentiva di leggere l'ora nei circoli corrispondenti Quando si apre la scatola, il filo, inserito nel foro corrispondente alla latitudine selezionata, proietta l'ombra sulle linee orarie. 42 Meridiana di Rousseau : Questo orologio solare, realizzato da Rousseau, è costituito da una lastra rotonda di marmo sulla quale è incisa una meridiana completa di gnomone in ottone( nel nostro caso cartoncino e bastoncino di legno ). A mezzogiorno i raggi solari, concentrati dal fuoco della lente ( nel nostro caso dalla seconda parabola), incendiano la polvere ( cerino ), provocando lo sparo del cannone ( suono della campana). Notturlabio : Si faccia ruotare il disco orario in maniera che la punta indichi la data corrente. Si osservi la Stella Polare attraverso il foro centrale e tenendo per l’impugnatura lo strumento lo si disponga perpendicolare alla visuale che va alla Stella Polare. Si muova la lancetta in modo da sovrapporla esattamente all'allineamento costituito dai Puntatori dell’Orsa Maggiore, come nella sottostante Il bordo della lancetta indicherà sul disco orario la corrispondente ora solare locale. 43 ESPERIMENTI 21 E 22 • Classe 3^ L, docente responsabile Pier Ivan Pastro. • Materia o materie coinvolte : Scienze, Matematica. TITOLO ESPERIMENTO 1)La misura dell'altezza della piramide (riproduzione in scala ridotta della misura fatta da Talete della grande piramide) 2) La misura del raggio di una sfera (riproduzione in scala ridotta della misura fatta da Eratostene del raggio terrestre) Introduzione 4) Scopo dell'esperimento è quello di calcolare la misura dell'altezza di una “grande” piramide di legno avendo a disposizione le misure delle ombre formate dalla piramide stessa e di un “piccolo” oggetto, un bastoncino, di altezza conosciuta. L'esperimento consiste quindi nella misura delle ombre dei due oggetti, piramide e bastoncino, prodotte su un medesimo piano da una unica sorgente luminosa (puntatore laser). Facendo uso della similitudine dei triangoli formati dalle sommità degli oggetti, dal piede dell'altezza e dal vertice dell'ombra si ricaverà la misura dell'altezza della piramide. 44 5) Scopo dell'esperimento è quello di calcolare il raggio di una sfera ( per semplificare ci si limiterà a un disco di legno) avendo a disposizione la misura di un arco compreso tra due punti A e B della sfera e le misure degli angoli formati nei punti A e B dalle verticali (per A e B) e da opportune rette parallele. L'esperimento consiste quindi nella misura dell'arco AB (due punti qualsiasi di un disco di legno), e degli angoli formato da una asta mobile (imperniata nel centro del disco e uscente alternativamente dai punti A e B) e dalla traccia luminosa di una particolare sorgente capace di produrre raggi luminosi paralleli. Avendo a disposizione le precedenti misure per proporzionalità si calcola inizialmente il valore della circonferenza del disco e successivamente il suo raggio. Materiali 1) materiali: ◦ piano di appoggio in legno (piano di riferimento per le misurazioni) ◦ piramide in legno ◦ bastoncino ◦ asta con supporto per il puntatore laser ◦ puntatore laser 2) materiali: ◦ piano di supporto in legno (per il disco e per la sorgente luminosa) ◦ disco in legno ◦ cursore con goniometro ◦ sorgente luminosa e relativo supporto Cosa fare cosa osservare Il principio comune dei due esperimenti è quello di riuscire a determinare una misura quantitativa di oggetti inaccessibili (la grande piramide e la Terra per le quali è impossibile quindi una misurazione diretta) avendo a disposizione delle misurazioni dirette di oggetti più piccoli e umanamente accessibili (lunghezza delle ombre, altezza del bastone, misura di un arco, ampiezza di angoli). La misura dell'altezza della piramide e del raggio “terrestre” viene perciò calcolata facendo uso delle proporzionalità tra certe grandezze (lunghezze delle ombre-altezze degli oggetti, lunghezze di archi-angoli al centro sottesi), proporzionalità derivante da teoremi matematici. N.B. Per poter applicare questi principi gli esperimenti devono essere effettuate quindi se le condizioni “matematiche” sono verificate: 45 • le ombre della piramide e del bastone sono misurate contemporaneamente, cioè con lo stesso angolo di inclinazione della sorgente luminosa • i precedenti punti A e B devono essere sullo stesso meridiano e la sorgente luminosa deve produrre raggi paralleli. Di conseguenza bisogna porre attenzione affinché i materiali usati e la loro preparazione soddisfino le precedenti condizioni. Cosa accade? Spiegazione dei principi che regolano i fenomeni osservati. Il principio generale che regola i nostri esperimenti è quello di calcolare una misura di certe grandezze facendo uso della proporzionalità tra le misure effettive di grandezze ad esse correlate. 46 ESPERIMENTO N.23 • Classi 3^B, prof. Ferronato • Materia coinvolta: Scienze TITOLO ESPERIMENTO Teodolite Introduzione Il teodolite è uno strumento con cui possiamo registrare le coordinate di un astro. E’ formato da un puntatore , dotato di mirino, che permette di misurare l’altezza in gradi di un corpo celeste rispetto all’orizzonte. Per misurare l’Azimut ( ossia la distanza tra la direzione del Nord e la direzione in cui cade la perpendicolare di un punto) sarà sufficiente utilizzare una bussola e un goniometro. Materiali Supporto di legno, tubo di plastica, goniometro,bussola, viti, dadi , rondelle,filo di cotone Come si usa Si parte puntando con il mirino l’astro desiderato ( facendo attenzione che l’asta sia perfettamente verticale , mediante l’uso del filo a piombo) e si legge l’angolo che il puntatore indica sul goniometro. Successivamente si prende la bussola e la si posiziona sopra il teodolite facendo combaciare i due centri e orientando la bussola verso il Nord si legge l’angolo che si forma tra l’ago delle bussola e il puntatore del teodolite. Avvertenze per l’uso Per avere una stima corretta delle misure bisogna tener conto della latitudine a cui ci si trova, del periodo dell'anno in cui si effettua la misura, della declinazione magnetica(l'angolo fra la direzione del nord geografico e del nord magnetico) e della deviazione magnetica(l'angolo fra la direzione del nord magnetico e del nord bussola). Se si vuole effettuare le misure con una certa precisione ci si deve munire di apposite tabelle in cui vengono riportati i vari valori di cui tener conto. 47 ESPERIMENTO N. 24 • Classi 3^G, prof. Maurogiovanni • Materia a coinvolta: Scienze TITOLO ESPERIMENTO Balestriglia Introduzione: La balestriglia è uno strumento che serve a misurare l'altezza delle stelle, e quindi, La balestriglia è uno strumento che serve a misurare l'altezza delle stelle, e quindi, calcolando l'altezza della Stella Polare, possiamo sapere la latitudine del luogo. calcolando l'altezza della Stella Polare, possiamo sapere la latitudine del luogo. La latitudine è la distanza angolare del punto considerato dall’equatore terrestre, misurata sull'arco di meridiano passante per esso. Varia da 0° a 90° Nord o Sud. Insieme alla longitudine, determina la posizione di un punto sulla superficie terrestre. I punti che hanno la stessa latitudine si trovano sullo stesso parallelo. MaterialiPer la Balestriglia: - 3 Aste di legno di dimensioni diverse: 1 m, 30 cm, 15 cm; - Stecca di legno; - Livella; - Morsetti diversi; - Goniometro. Per la semi-cupola: Per la semi-cupola: - Colla vinilica; - Cartone; - Colori; - Scottex. Gli antichi navigatori utilizzavano la balestriglia per calcolare l'altezza della stella Polare e quindi trovare la latitudine del luogo. La balestriglia, in origine, era il bastone utilizzato dai contadini per misurare le dimensioni del proprio campo. Successivamente, lo strumento, chiamato anche bastone di Giacobbe (dal nome di Jacob ben Machir ibn Tibbon, ritenutone l’inventore), venne utilizzato dai marinai del XVI secolo per il calcolo dell'altezza delle stelle, anche se il matematico Levi ben Gerson lo descrisse già nel 1342. L’esploratore inglese John Davis trasformò la balestriglia in uno strumento più preciso ed efficace detto Quadrante di Davis. Il nome si è poi trasformato nel moderno Balestriglia. Cosa fare e cosa osservare: - Sull'asse di dimensione maggiore (circa 1 m) viene inserita l'asse di legno di dimensione minore (circa 30 cm), tramite morsetti e un altro pezzo di legno di 15 cm circa, in modo che sia perpendicolare e possa scorre sull'asse maggiore: - Una volta costruita la balestriglia di base, occorre realizzare la gradazione sull'asse maggiore nel seguente modo: 1) Appoggiare la balestriglia su di un piano perfettamente orizzontale (utilizzare la livella, che è stata incollata su una estremità dell'asse maggiore); 2) Spostare l'asse minore fino a 10 cm da una delle due estremità; 3) Posizionare il goniometro sull'estremità 48 opposta, per segnare il punto Zero: 4) Sistemare la terza asta di legno (può essere anche una semplice riga da disegno)inmodocheuna sua estremità poggi sul goniometro e l'altra sull'asse minore: 5) Spostare l'asse minore (perpendicolarmente all'asse maggiore) in modo che la riga o asse, posto in diagonale, si posizioni sulla tacca corrispondente a 10° del goniometro; 6) Segnare quindi la posizione così ottenuta sull'asse maggiore; 7) Continuare a segnare le posizioni spostandosi ogni volta di 5° fino a 65°. E' stata inoltre costruita una semi- cupola simulante la volta celeste, con cartone e colla vinilica, utilizzando un supporto per crearne la forma. Infine sono state dipinte le stelle. - Allentare i morsetti dell'asse minore - Posizionare l'asse maggiore parallelo al terreno, servendosi dell'apposita livella - Sollevare l'asse maggiore a livello dell'occhio, mantenendolo parallelo al terreno - Far scorrere l'asse minore lungo l'asse maggiore, controllando che rimanga perpendicolare all'asse -maggiore, finché l'estremo superiore dell'asse minore non si allinea alla stella scelta - Leggere la misura nel punto dove l'asse minore interseca l'asse maggiore Il dato trovato sull'asse maggiore indica l'altezza della stella 49 ESPERIMENTO N.25 • Classe 3^B, prof. Ferronato • Materia coinvolta: Scienze TITOLO ESPERIMENTO Misura del gas prodotto da una reazione Scopo Mostrare come sia possibile misurare il volume di ossigeno consumato durante una reazione di combustione e come si possa determinare la quantità di gas prodotto da una reazione. Materiali 1)Lo strumento utilizzato per misurare la quantità di ossigeno usata come comburente è costituito da :pallone da 500 ml, beuta da 250 ml, asta con anello, tappo di gomma, raccordo di gomma, ago d’acciaio, rubinetto a due vie, cilindro da 250 ml, tubo di vetro, pipette Pasteaur, parafilim, cotone idrofilo, alcol etilico,acqua, colorante, accendino, cotone idrofilo. 2)Lo strumento utilizzato per misurare la quantità di gas prodotto da una reazione è costituito da: beute da 25, 50 ml, cilindro graduato da 50 ml, tubo di gomma, tappo di gomma, tubo di vetro, 2 becher da250 ml e 1 l, bilancia elettronica, spatola, vetrino d’orologio, acqua, bicarbonato. 50 Cosa fare cosa notare 1)Dopo aver acceso il batuffolo di cotone, intriso di alcol, e averlo inserito all’interno del pallone si attende il suo spegnimento; aprendo il rubinetto a due vie si osserva una fontana di acqua colorata che zampillerà all’interno del pallone stesso. 2)Mano a mano che la reazione si svolge, l’acqua che prima riempiva il cilindro fuoriesce pian piano; il fenomeno continua fino a quando la reazione non termina. Si può misurare la quantità di gas prodotto dalla reazione. Cosa accade? 1)Tra tutti i gas contenuti nell’aria solo l’ossigeno è il comburente utilizzato nella combustione dell’alcol. Pertanto, il volume che occupava l’ossigeno, una volta consumato, crea una depressione all’interno del pallone. Tale depressione provoca lo zampillo dell’acqua all’interno del pallone che si manifesta come una fontana colorata. Misurando la quantità di liquido zampillato,si può calcolare la quantità di ossigeno che ha partecipato alla reazione di combustione 2)Il gas che si forma durante la reazione viene convogliato dal tubicino all’interno del cilindro pieno d’acqua; L’acqua esce dal cilindro per l’azione della pressione del gas che agisce all’interno. Misurando il volume dello spazio che si è svuotato si risale al volume del gas prodotto nella reazione. In entrambi gli esperimenti bisogna tener conto dell’errore sistematico; è opportuno ,pertanto, fare più misurazioni e calcolare la media per diminuire l’errore. 51 ESPERIMENTI RETE LES Gli esperimenti riportati nelle schede seguenti sono stati realizzati dalla scuola primaria e dalla secondaria di primo grado dei circoli di Quinto e Badoere. I bambini, aiutati dalle maestre, hanno costruito gli esperimenti e scritto i tabelloni che sono stati esposti nell’aula di disegno del Liceo da Vinci e sono stati illustrati ai visitatori dagli studenti di III C del Liceo. Il lavoro svolto ha lo scopo di avvicinare gli alunni più piccoli al metodo della scienza che consiste nell’osservare i fenomeni, descrivere, misurare e riprodurre un fenomeno traendone conclusi SCHEDE ESPERIMENTi 1 e 2 • • Classe V Istituto comprensivo di Quinto Materia coinvolta: Fisica-Scienze TITOLO ESPERIMENTO: potere calorico degli alimenti Materiali Elenco dei materiali utilizzati Un supporto isolante ( barattolo rosa). Un pirottino di alluminio-Un becker per l’acqua Un termometro- Acquaqualche alimento: patatine o altro 52 Introduzione (breve descrizione dell’esperimento) L’esperimento è stato ideato da una scuola primaria del circolo di Quinto, classe quinta,con lo scopo di “ misurare “ le calorie di un alimento tramite la temperatura raggiunta dall’acqua scaldata dal “ fuoco” generato dalla combustione dell’ alimento stesso. Cosa fare cosa notare Indicazione di come usare i materiali e su quali fenomeni concentrare l’attenzione Si pongono alcune patatine nel pirottino di alluminio, si riempie il becher di acqua. Dopo aver valutato il volume dell’acqua presente nel becker ed aver annotato la temperatura iniziale su di una tabella, si bruciano le patatine e si attende per un certo tempo registrando la temperatura finale dell’acqua. Nota la quantità d’acqua e la differenza di temperatura è possibile calcolare il calore ceduto dall’alimento tramite la relazione Q( calore)= massa acqua*calore specifico acqua* ( temperatura finale – temperatura iniziale) Ponendo quantità uguali di alimenti diversi nel pirottino si dovrebbe notare che il calore ceduto nella combustione è diverso. Cosa accade? Spiegazione dei principi che regolano i fenomeni osservati. Misurando la variazione di temperatura dell’acqua si calcola il calore acquistato dall’acqua durante il processo di combustione, tale calore è , a meno di dispersioni nell’ambiente, uguale al calore ceduto dalle patatine nella loro combustione. 53 TITOLO ESPERIMENTO: temperatura di ebollizione vino e acqua Materiali Elenco dei materiali utilizzati Due fornelletti ad alcool- Due supporti di legno. Due frangifiamme- due becher-Due termometri-Vino-Acqua Introduzione (breve descrizione dell’esperimento) L’esperimento è stato ideato da una scuola primaria del circolo di Quinto, classe quinta,con lo scopo di osservare il diverso comportamento all’ebollizione di due liquidi presenti nelle case dei bambini. Cosa fare cosa notare Indicazione di come usare i materiali e su quali fenomeni concentrare l’attenzione Dopo aver riempito i due becker con vino ed acqua si accendono i fornelletti, si inseriscono i termometri e si attende l’ebollizione di entrambe le sostanze. L’ebollizione è riconoscibile visivamente in modo immediato ma è anche possibile notare che in questa fase la temperatura registrata dai termometri non subisce più variazione. Le due temperature devono essere registrate sul foglio. Si deve far notare la differenza della temperatura di ebollizione dei due liquidi. Se si dispone di precedenti registrazioni si può osservare che la temperatura non varia se cambiano le quantità di liquido Cosa accade? Spiegazione dei principi che regolano i fenomeni osservati. Il fornelletto cede calore al liquido che aumenta la propria temperatura fino ad un punto , temperatura di ebollizione, in cui ha inizio il cambiamento di fase da liquido a vapore: ebollizione. Questa temperatura rimane costane fino a che tutto il liquido non è evaporato . La temperatura di ebollizione è una caratteristica della particolare sostanza anche se dipende in parte anche dalla pressione. Come è noto l’alcool evapora più facilmente dell’acqua , per questo la temperatura di ebollizione del vino risulta essere leggermente inferiore a quella del 54 SCHEDA ESPERIMENTO 3 • • Classe V Istituto comprensivo di Quinto Materia coinvolta: Fisica-Scienze TITOLO ESPERIMENTO: Scatoline bollenti Materiali Elenco dei materiali utilizzati Tre scatoline foderate con carta diversa. Bianca,nera e argentata. Tre termometri. Una lampada a braccio. Introduzione (breve descrizione dell’esperimento) L’esperimento è stato ideato dalla scuola elementare del circolo di Quinto, classe Quarta e si ripropone di osservare la relazione tra il colore della scatola e la temperatura finale raggiunta una volta che le tre scatole siano esposte alla stessa fonte di calore . Cosa fare cosa notare Indicazione di come usare i materiali e su quali fenomeni concentrare l’attenzione Si dispongono le tre scatoline ricoperte dai cartoncini di diversi colori, sotto la lampada in modo che siano colpite dalla stessa quantità di luce. Prima di accendere la lampada si registrano in una tabella le temperature iniziali ( che dovrebbero essere uguali per le tre scatole se queste sono in equilibrio con l’ambiente esterno). 55 Successivamente ,dopo aver acceso la lampada, si registrano le tre diverse temperature temperature ad intervalli di 1 o 2 minuti, riportando sempre i risultati su di una tabella. Si deve notare che le temperature finali delle tre scatole sono diverse. Cosa accade? Spiegazione dei principi che regolano i fenomeni osservati. I cartoncini che rivestono le scatole assorbono la luce, e quindi anche il calore, in maniera diversa: in particolare il nero, assorbendo tutte le lunghezze d’onda fa si che la scatolina nera sia alla fine quella a temperatura maggiore. La scatolina ricoperta di alluminio dovrebbe raggiungere la temperatura minote perché l’alluminio riflette la luce ed anche il calore. 56 SCHED A ESPERIMENTO 4 • • Scuola media Istituto comprensivo di Quinto Materia coinvolta: Fisica-Scienze TITOLO ESPERIMENTO: Ditale caloroso Materiali Elenco dei materiali utilizzati Un ditale metallico, un po’ di sabbia, una sonda termometrica, uno spago Introduzione (breve descrizione dell’esperimento) L’esperimento è stato ideato dalla scuola media del circolo di Quinto, classe Quarta e si ripropone di osservare la relazione tra lo sfregamento dello spago attorno al ditale e la variazione di temperatura della sabbia. Cosa fare cosa notare Indicazione di come usare i materiali e su quali fenomeni concentrare l’attenzione Dopo aver riempito il ditale con la sabbia se ne registra la temperatura con la sonda termometrica. Successivamente si strofina il ditale con lo spago registrando per due o tre volte l’aumento di temperatura. Si osserva che la “ fatica” fatta ( il lavoro meccanico) per strofinare il ditale si trasforma per effetto dell’attrito , in calore che fa aumentare la temperatura della sabbia. Cosa accade? Spiegazione dei principi che regolano i fenomeni osservati. 57 Il lavoro meccanico di strofinamento si trasforma in calore che viene ceduto al ditale che essendo un materiale conduttore a sua volta lo trasmette alla sabbia contenuta nel ditale che aumenta la propria temperatura. E’ molto difficile poter dare una descrizione quantitativa del fenomeno perché sono presenti due trasformazioni: Lavoro meccanico in calore ( Lavoro meccanico che è impossibile quantificare) e poi conduzione del calore tra il metallo e la sabbia. L’osservazione qualitativa però ci fa capire come il lavoro di strofinamento ed il calore ( causa dell’ aumento di temperatura) siano due facce di una stessa grandezza . l’energia. 58 SCHEDA ESPERIMENTO 5 • • Classe III Istituto comprensivo di Quinto Materia coinvolta: Fisica-Scienze TITOLO ESPERIMENTO: Giochiamo con le forze peso Materiali Elenco dei materiali utilizzati Due bilance pesa persone, due bastoni di legno. Introduzione (breve descrizione dell’esperimento) L’esperimento è stato ideato dalla scuola media del circolo di Quinto, classe Terza e si ripropone di osservare , in modo interlocutorio, l’effetto di “ spinte” di vario tipo sul peso registrato dalla bilancia. Cosa fare cosa notare 59 Indicazione di come usare i materiali e su quali fenomeni concentrare l’attenzione L’esperimento è corredato da un cartellone su cui i bambini hanno rappresentato le 6 diverse situazioni in cui si troverà lo sperimentatore e hanno posto delle domande a cui lo spettatore dovrà cercare di rispondere in un primo momento basandosi sulla proprie conoscenze o sul ragionamento e successivamente verificherà con l’esperimento. 1.Come cambia il peso se spingo con un bastone sulla bilancia-2. Come cambia il peso se spingo a terra con il bastone. 3. Come cambia il peso se spingo sul soffitto con il bastone- 4. Come cambia il peso se metto un piede su una bilancia e l’altro sull’altra. 5. Come cambia il peso se spingo col bastone lateralmente su una parete , parallelamente al pavimento. 6. Come cambia il peso se spingo col bastone sul soffitto formando un angolo non di 90° . Cercare di far rispondere gli spettatori prima di fare la prova e solo alla fine scoprire la risposta che è posta sotto ogni immagine del cartellone. Cosa accade? Spiegazione dei principi che regolano i fenomeni osservati. Il peso non è altro che la forza con cui la terra ci attrae. Spingendo con il bastone nei vari modi non si fa altro che sommare o sottrarre una diversa forza. Nel caso 1 la forza fatta sul bastone viene bilanciata dalla pesa persone e il peso non cambia. Nel caso 2 la forza fatta è opposta al peso e quindi il peso diminuisce, ( spingendo sul pavimento io ricevo una spinta verso l’alto) Nel caso 3 la forza ha lo stesso verso del peso e il peso aumenta ( Spingendo verso l’alto io vengo spinto verso il basso) Nel caso 4 il peso si distribuisce sulle due bilance e quindi su ciascuna dovrei pesare la metà se ho bilanciato bene. Nel caso 5 non cìoè nessuna nuova forza perpendicolare la pavimento ( come è il peso) per cui non cambia niente. Nel caso 6 Una parte della forza si trova parallela al pavimento come nel caso % e non dà alcun effetto , un’altra parte è invece perpendicolare, come nel caso 3 , quindi il peso aumenta , ma meno che nel caso 3 se riesco a fare la stessa forza di prima. 60 SCHEDA ESPERIMENTO 6 • • Classe III Istituto comprensivo di Quinto Materia coinvolta: Fisica-Scienze TITOLO ESPERIMENTO: Moto parabolico Materiali Elenco dei materiali utilizzati Una rotaia di legno ( piano inclinato) scanalata in modo che ci possa scorrere una pallina. La pallina. Carta carbone. Introduzione (breve descrizione dell’esperimento) L’esperimento è stato ideato dalla scuola media del circolo di Quinto, classe Terza e si ripropone di osservare , l’effetto dell’altezza del piano sulla distanza di caduta. Cosa fare cosa notare Indicazione di come usare i materiali e su quali fenomeni concentrare l’attenzione L’esperimento consiste nel far scivolare una pallina dall’alto del piano inclinato , facendola partire da ferma. Nella caduta questa ,colpendo la carta carbone, lascerà una traccia. E’ possibile quindi misurare la distanza del punto di atterraggio dalla base del piano inclinato. Si ripete la misura facendo variare l’altezza del piano su cui cade la pallina che viene visa via spostato più in basso. Cosa accade? Spiegazione dei principi che regolano i fenomeni osservati. 61 Tutti gli oggetti vengono attirati dalla terra e cadono con la stessa accelerazione.La distanza tra la fine del piano inclinato ed il piano di atterraggio perciò, determina il tempo di volo. La pallina arriva alla fine del piano inclinato sempre con la stessa velocità orizzontale ( cioè parallela al pavimento), il tempo di volo però cambia a seconda della distanza h del piano di caduta dalla fine del piano inclinato. Quindi tanto più è distante il piano di caduta tanto più lontano andrà la pallina. La relazione tra questa altezza e la distanza x percorsa non è però semplice x infatti sarà proporzionale alla radice quadrata del dislivello h, cioè resterà costante il rapporto x2/h. 62 SCHEDA ESPERIMENTO 7 • • Classe III Istituto comprensivo di Quinto Materia coinvolta: Fisica-Scienze TITOLO ESPERIMENTO: Macchina termica MATERIALE: acqua, piastra elettrica, macchina termica, ermeticamente chiusa, munita di manometro e di termometro , 2 pesi da 325 g l’uno SVOLGIMENTO: • • • • • • riempire a mezzo carico la macchina termica accendere la piastra e attendere che raggiunga il livello max di produzione di calore leggere sul termometro la temperatura iniziale dell’acqua leggere sul manometro la pressione iniziale(tieni presente che lo zero equivale per convenzione a 1 atmosfera , unità di misura della pressione atmosferica a livello del mare) chiudere la valvola con 1 peso da 325g quando la piastra è pronta posizionare al centro la macchina termica e leggere ogni 2 minuti i valori della temperatura e i corrispondenti valori della pressione , riportandoli in tabella al fine di costruire il relativo grafico OSSERVAZIONI A MEZZO CARICO: la pressione sale meno velocemente rispetto alla temperatura, dalla valvola escono alcune bolle di vapore, nonostante che il peso dovrebbe evitarne la fuoriuscita. La pressione si stabilizza a 0,40atm dopo 12 min, mentre la temperatura si stabilizza a 120° dopo 14 min. Quando sulla valvola è stato raddoppiato il peso, sia la temperatura che la pressione si sono stabilizzati a valori diversi dai precedenti CONCLUSIONI: in un sistema chiuso pressione e temperature sono legate tra loro dalle condizioni di partenza come il carico , il peso singolo o doppio. L’acqua per bollire in un sistema chiuso deve raggiungere la pressione esercitata dal vapore che, liberato dal liquido, non riesce a uscire. Tale pressione ostacola la tensione di vapore che spingerebbe le particelle a fuggire dal liquido verso l’esterno ed è maggiore di quella atmosferica per cui l’acqua bollirà a una temperatura più elevata rispetto alle condizioni standard. Quando la temperatura si è stabilizzata l’acqua ha iniziato a bollire Nella pentola a pressione, la pressione del vapore può superare la pressione atmosferica per cui l’acqua contenuta può portarsi senza bollire a temperature superiori a 100° permettendo una rapida cottura del cibo e anche un risparmio energetico 63 SCHEDA ESPERIMENTO 8 • Classe III Istituto comprensivo di Quinto • Materia coinvolta: Fisica-Matematica TITOLO ESPERIMENTO: Riflessioni multiple Scopi Apprezzare gli aspetti estetici del fenomeno osservato. Costruire collegamenti con la simmetria in matematica. Giustificare, almeno qualitativamente, il motivo per cui di un solo oggetto si formano molte immagini Indicazioni operative Si collocano gli specchi sul foglio di carta, in posizione verticale, in modo che la cerniera coincida con il centro del goniometro Si colloca un oggetto davanti agli specchi. Cambiando l’angolo tra gli specchi, si cercano le posizioni che producono un numero intero di immagini. Per ogni posizione si annotano l’ampiezza dell’angolo, la posizione dell’oggetto, il numero delle immagini. Si tracciano gli schemi dei cammini della luce relativi alle situazioni più semplici - tre immagini, quattro immagini - cercando di giustificarne l’apparizione. Risultati e commenti 3. Si osserva che al diminuire dell’angolo tra i due specchi cresce il numero delle immagini. 4. Nel costruire i cammini della luce dall’oggetto all’occhio si deve considerare la possibilità che la luce subisca riflessioni multiple sui due specchi prima di giungere all’osservatore. 5. Se s’include nel conteggio anche l’oggetto (contando quindi N = n° immagini + 1) si intravede un collegamento tra il numero di "cose viste", l’angolo compreso tra gli specchi e i poligoni regolari di N lati. L’angolo tra 64 gli specchi è sempre uguale all’angolo esterno di tali poligoni. Ne deriva la possibilità di prevedere che l’angolo che produrrà un dato numero N di "cose viste" sarà uguale a 360°/N e che se ci si mette tra due specchi paralleli (angolo tra gli specchi uguale a zero) si vedranno infinite immagini. Una facile verifica sperimentale conferma la previsione. 65 N* esperimento Classe Titolo e docente responsabile 1 4C UN VOLTO DIVINO Prof.Zangiacomi 2 4E SISMISURANDO Prof.Sellan 3 2L NON SOLO MOLLE Prof. Ronfini 4 5H ACCELEROMETRO alunno Bobbo 5 2B IL PENDOLO DI FOCOULT Prof. Feronato 6 5F FUNIVIA SOLARE LEGO Prof. Bari 7 4F ALLA SCOPERTA DEL MOTO PARABOLICOProf. Bari 8 4F IN CASO DI CASA ISOLATA Prof.Bari 9 4^A QUANDO LA MISURA NON E' SCIENZA Prof. Zanata 10 4° A 11 4A 12 5N 13 14 3D pag. 3 6 8 13 15 17 20 23 25 26 LA CICLOIDE E L'AREA CHE INDIVIDUA Prof. Battagion 27 IL "METODO" DI ARCHIMEDE Prof. Battagion POSTER SCIENTIFICI Prof. Tronchin 28 30 32 35 36 38 39 41 44 AUDIOMETRO Prof. Tronchin BILANCIA AD ACQUA Prof. Tronchin 15 3I L'ACQUA PER MISURARE IL TEMPO Prof. Chinello 16 3^M PIROMETRO A QUADRANTE Prof. Viccari 17 3H DENSITA' DEI LIQUIDIProf. Archidiacono 18 4H BILANCIA IDROSTATICA Prof. Fiorito 19 3A E 3 E POLARIMETRO Proff. Zanata-Basso 20 4G OROLOGI SOLARI Prof. Notari 21 3L MISURA DELLA PIRAMIDE DI TALETE Prof. Pastro 22 3L RAGGIO DELLA TERRA DI ERATOSTENE Prof. Pastro 23 3B TEODOLITEProf. Feronato 24 3G BALESTRIGLIA Prof. Maurgiovanni . 25 3B LA MISURA DI O2 Prof. Feronato Esperimenti rete Les Potere calorico degli alimenti Primaria Esperimenti rete Les Temperatura di ebollizione vino e acqua Primaria Esperimenti rete Les Scatoline bollenti Primaria Esperimenti rete Les Ditale caloroso Secondaria I grado Esperimenti rete Les Giochiamo con le forze peso Secondaria I grado Esperimenti rete Les Moto parabolico Secondaria I grado Esperimenti rete Les Macchina termica Secondaria I grado Esperimenti rete Les Riflessioni multile Secondaria I grado 66 44 47 48 50 52 54 55 57 59 61 63 64 I NUMERI DELLA MOSTRA • • • • ORE DI APERTURA CLASSI COINVOLTE STUDENTI COINVOLTI DOCENTI E TECNICI CHE HANNO COLLABORATO • VISITATORI INTERNI • VISITATORI ESTERNI • ESPERIMENTI REALIZZATI 76 20 500 22 1500 1064 25 67 LICEO SCIENTIFICO STATALE "LEONARDO DA VINCI" Viale Europa, 32 31100 TREVISO e-mail: [email protected] tel. 0422 23927 - fax 0422 432362 C.F. 80011260264 http://www.liceodavincitv.it Treviso, 1 ottobre 2012 COMUNICATO STAMPA SABATO 6 OTTOBRE alle ore 9.00, presso i locali del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”, avrà luogo la cerimonia di inaugurazione della XI Edizione della Mostra Didattica Interattiva di Fisica, Matematica e Scienze ”Esperimenti per pensare” dal titolo “Misurar pensando … pensar misurando”. La cerimonia avrà inizio con la conferenza del prof. Roberto Rossin, Università della California - Santa Barbara, dal titolo “Da Galileo a Higgs”, presso l’Aula Magna del Liceo. L’iniziativa prevede la presentazione di esperimenti e modelli realizzati dagli studenti del Liceo nel precedente anno scolastico. La Mostra ospita anche alcuni degli esperimenti realizzati per le mostre che si sono tenute presso le scuole della Rete L.E.S. – Laboratorio per l’Educazione Scientifica - di Treviso, dagli alunni degli Istituti Comprensivi di Breda di Piave e di Quinto. Gli esperimenti presentati sono un momento fondamentale del percorso didattico seguito durante l’ a.s. 20011/12 dalle classi del Liceo da Vinci di Treviso sul tema della misura e hanno visto gli studenti protagonisti sia nella fase di progettazione e costruzione degli esperimenti sia nel momento di riflessione e approfondimento delle tematiche relative alle questioni proposte. Le Mostre che da alcuni anni vengono realizzate da tutti gli Istituti della Rete L.E.S. hanno lo scopo di mettere in contatto gli studenti, dalle scuole elementari alle superiori, con il mondo della scienza, anche attraverso il gioco, stimolando la curiosità e dando loro la possibilità di esprimere la creatività e l’ingegno nella costruzione degli oggetti che spesso richiede lunghi tempi di studio, sperimentazione e revisione. Colonna portante delle iniziative sono gli studenti coinvolti, oltre che nella costruzione delle esperienze, anche nella loro presentazione al pubblico dei visitatori ed alle scolaresche, sempre molto numerosi e interessati. La Mostra resterà aperta fino al 27 ottobre 2012 col seguente orario: lunedì - mercoledì - venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00 (solo per le classi, su prenotazione); martedì - giovedì dalle ore 14.00 alle 17.00. Su richiesta è possibile visitare l’orto botanico conservativo e il giardino fenologico adiacente al Liceo. 68