CONCETTO DI RUOLO Sistema di norme e di aspettative che convergono su di una persona in quanto occupa una determinata posizione in una rete di relazioni sociali … cos’è un RUOLO ORGANIZZATIVO • uno spazio di attività • all’interno di un sistema organizzativo • assegnato ad una persona temporaneamente • definito da un obiettivo • vincolato da un sistema di regole e norme IL CONCETTO DI RUOLO ORGANIZZATIVO Lo SPAZIO DI ATTIVITA' affidato ad UNA PERSONA che occupa una determinata POSIZIONE all'interno del SISTEMA ORGANIZZATIVO e definito da UN OBIETTIVO fondamentale Le 3 aree di esercizio del ruolo orientamenti AREA INNOVATIVA AREA DISCREZIONALE responsabilità decisionali AREA PRESCRITTA responsabilità esecutive norme procedure ordini criteri indicativi LE AREE DEL RUOLO area innovativa area discrezionale area prescritta obiettivo fondamentale AREA PRESCRITTA AREA PRESCRITTA L'organizzazione ha già svolto una quota di analisi e razionalizzazione dell'attività di quel ruolo e regola i comportamenti delle persone che lo ricoprono • parte direttamente collegata all'obiettivo • si formalizzano procedure, regole, mezzi, tempi ed attività • il livello sovra-ordinato padroneggia i contenuti di questa parte di ruolo • non è mai riconducibile a "zero" • non è mai la totalità del ruolo AREA DISCREZIONALE L'organizzazione affida l'incarico di leggere ed interpretare fenomeni, situazioni, elementi, dati ed informazioni al fine di individuare quali comportamenti siano più adatti a perseguire l'obiettivo fondamentale di ruolo AREA DISCREZIONALE •non va confusa con il concetto di indipendenza •non coincide con il potere decisionale del ruolo •non è un'area "facoltativa" •più è elevata quest'area più è necessario che chi ricopre il ruolo padroneggi e condivida l'obiettivo fondamentale e sia in possesso di un elevato livello professionale AREA INNOVATIVA Consiste nella ricerca di come assolvere all'obiettivo fondamentale di ruolo modificando e riprogettando i "come" e le metodologie AREA INNOVATIVA •ha la caratteristica di non poter essere prescritta (al massimo incoraggiata e favorita •la negoziazione e la delega vanno intese in senso limitativo, per fissare i confini ammessi (fino dove si può arrivare) Il ruolo atteso e il ruolo praticato ruolo atteso ruolo atteso ruolo praticato ruolo effettivo Situazione di normalità i comportamenti di ruolo effettivamente realizzati dalla persona sono, in sostanza, in linea con i comportamenti attesi dalla configurazione del ruolo organizzativo. Il ruolo atteso e il ruolo praticato ruolo praticato ruolo praticato ruolo praticato ruolo atteso ruolo atteso ruolo atteso Ruolo praticato < ruolo atteso ruolo atteso ruolo praticato I comportamenti di ruolo non sono sufficienti a soddisfare le attese dell'organizzazione: • o qualche altro ruolo sopperisce; • oppure si avranno effetti negativi sul resto del sistema ISMO Ruolo praticato > Ruolo atteso ruolo praticato ruolo atteso PUO' GENERARE COMUNQUE DELLE DISFUNZIONI: • sovrapposizioni di ruoli; • confusioni di ruolo (chi fa che cosa,...) • inefficienze e ripetizioni; • commistione di obiettivi di ruoli differenti ISMO Cresce l’autonomia nell’organizzazione Autonomia Capacità progettuale di sé e del proprio ruolo Definire la competenza insieme di modelli di comportamento che il soggetto deve possedere in una posizione per eseguire con efficacia i compiti e le funzioni. E’ un Dunque: la competenza riguarda il comportamento delle persone è una caratteristica riferita alla performace in un particolare ruolo. Comportamenti individuali in gruppo LE POSIZIONI INDIVIDUALI IN GRUPPO 2.1 Le fasi di sviluppo del gruppo CICLO DI VITA DEL GRUPPO • Si stabiliscono relazioni interpersonali • Ognuno tiene per sé i propri obiettivi 1 - FORMING (L’orientamento) 2 - STORMING (Il conflitto) momento di avvio e delle aspettative momento del contrasto e avvio dell'organizzazione 4 - PERFORMING (L’interdipendenza) • Obiettivi e ruoli sono chiariti • Si apprende dalla esperienza conflitti • Si “resiste” ai tentativi di influenza • Si” studia” l’ambiente • Si lavora insieme • Emergono interpersonali momento della efficacia e della efficienza • Emergono forti tendenze alla disgregazione 3 - NORMING (L’integrazione) momento della stabilità dell'organizzazione, della coesione e della collaborazione reciproca 1.20 • Vengono elaborate regole e norme • Primi livelli di coesione Caratteristiche di un gruppo di lavoro efficace APPRENDIMENTO COLLABORATIVO • ogni membro del gruppo si preoccupa del proprio e altrui lavoro • Interdipendenza positiva • il clima positivo dei rapporti e atteggiamenti tra i membri e la disponibilità ad aiutare e farsi aiutare • Interazione professionale • Competenze sociali •si esprimono mediante abilità comunicative, capacità di gestire i conflitti, prendere decisioni, risolvere problemi • Responsabilità individuale •lo scopo comune è raggiunto attraverso il lavoro dei singoli, ma tutti devono impegnarsi perché ognuno svolga al meglio il proprio lavoro • riflessione sull’attività svolta ai fini di migliorare l’efficacia dei membri per raggiungere gli scopi del gruppo • Perfezionamento continuo del lavoro di gruppo 1.28 Comportamenti individuali in gruppo COMPORTAMENTI INDIVIDUALI IN GRUPPO AGG ASS PAS 2.2 ... Comportamenti individuali in gruppo ... COMPETIZIONE Stile di comportamento caratterizzato da: TENACE PERSEGUIMENTO DELL’OBIETTIVO SECONDO IL PROPRIO PUNTO DI VISTA Rispetto agli altri membri del gruppo: SI TENDE COSTANTEMENTE A FAR PREVALERE LA PROPRIA OPINIONE ... 2.3 Comportamenti individuali in gruppo ... COLLABORAZIONE Stile di comportamento caratterizzato da: MESSA IN COMUNE DELLE PROPRIE CAPACITÀ, CONOSCENZE ED ESPERIENZE, PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI DEL GRUPPO Rispetto agli altri membri del gruppo: VALORIZZAZIONE SIA DEL PROPRIO PUNTO DI VISTA CHE DI QUELLO DEGLI ALTRI MEMBRI, CERCANDO DI CHIARIRE LE DIVERGENZE ... 2.4 Comportamenti individuali in gruppo ... COMPROMESSO Stile di comportamento caratterizzato da: MANTENIMENTO DI RELAZIONI INTERPERSONALI SODDISFACENTI ALL’INTERNO DEL GRUPPO Rispetto agli altri membri del gruppo: RICERCA DI SOLUZIONI DI MEDIAZIONE ANCHE A SCAPITO DELL’EFFICACIA DELLA SOLUZIONE STESSA ... 2.5 Comportamenti individuali in gruppo ... DISPONIBILITÀ Stile di comportamento caratterizzato da: DESIDERIO DI MANTENIMENTO DELLE RELAZIONI INTERPERSONALI CON GLI ALTRI MEMBRI DEL GRUPPO Rispetto agli altri membri del gruppo: VALORIZZAZIONE DEL PUNTO DI VISTA E DEI SENTIMENTI DEGLI ALTRI MEMBRI, CERCANDO DI SOTTOLINEARE LE CONVERGENZE ... 2.6 Comportamenti individuali in gruppo ... FUGA Stile di comportamento caratterizzato da: EVITAMENTO DEI CONFLITTI INTERPERSONALI Rispetto agli altri membri del gruppo: ASSUNZIONE DI UN ATTEGGIAMENTO PASSIVO NELLE DISCUSSIONI E NEI PROCESSI DECISIONALI 2.7 Il conflitto Facilitare il superamento dei conflitti che frenano l’integrazione IL CONFLITTO NEI GRUPPI E NELLE ORGANIZZAZIONI • è sempre presente (a diversi gradi d’intensità) • non è necessariamente un elemento negativo, spesso è un fattore fisiologico che va gestito al pari di altri processi complessi • è espressione di diversità • non è una patologia relazionale ma la relazione stessa, negarlo porta solo ad accrescere le difficoltà per la realizzazione dei fini organizzativi 2.13 Il conflitto I PRINCIPALI TIPI DI CONFLITTO CHE SI VERIFICANO NELLE ORGANIZZAZIONI E NEGLI AMBIENTI DI LAVORO DI OPINIONI/IDEE DI RUOLO /STATUS DI INTERESSE Il problema è nelle opinioni/idee e non nelle persone Le opinioni/idee sono “mappe della realtà” non sono la realtà Un conflitto di opinione cela molto spesso un conflitto di ruolo/ status o di interesse Avere più punti di vista può essere un elemento positivo Il problema è nella relazione e non nel contenuto Il problema è nella relazione e non nelle persone Chiarificazione delle rispettive vedute circa i ruoli/status in questione Appello alle regole prescrittive Non tutti hanno lo stesso tipo di interessi Le richieste delle persone possono essere diverse dai reali bisogni e interessi E’ spesso possibile trovare un accordo negoziale con reciproca soddisfazione 2.15 Il conflitto IL CONFLITTO PUÒ ESSERE: Una certa dose di conflittualità è fisiologica in un’organizzazione di lavoro NEGATIVO COSTRUTTIVO Inefficienza/improduttività/scars a qualità Stimolo alla creatività e all’innovazione Calo della motivazione e della partecipazione Occasione per discutere i problemi ed allentare le tensioni Tensione/aggressività Promuove la rivalutazione degli obiettivi del gruppo e delle sue attività aumentando la probabilità di risposta al cambiamento Migliora la qualità della prassi decisionale 2.14 Il conflitto POSSIBILI ESITI DEL CONFLITTO è EVITAMENTO (Si fugge al conflitto, ci si sottrae al confronto) è ACCOMODAMENTO (Uno dei contendenti vuole mettersi d’accordo e non è motivato a difendere le proprie posizioni) è ANTAGONISMO (Controversia di tipo distruttivo nella quale ogni contendente cerca di vincere a spese dell’altro) è COMPROMESSO (È un incontrarsi a mezza strada, il risultato di una mediazione a volte anche lunga) è ACCORDO (si intraprende insieme un processo di problem solving) 2.16 vince vince perde perde vince vince perde perde vince vince vince vince perde perde perde perde vince vince perde perde vince vince perde perde La gestione del conflitto STRATEGIE INDIVIDUALI DI CONTROLLO DEL CONFLITTO eclissare parte del conflitto scostarsi dalla gente ponendo una distanza emozionale tra sé e gli altri nel tentativo di evitare la relazione, causa del conflitto; allontanarsi da se stesso creando un’immagine idealizzata di sé; esternalizzare i conflitti, ovvero i processi interiori vengono vissuti come se si svolgessero fuori di sé; soffocare ogni dubbio interiore, ovvero la cosiddetta ragione arbitraria autocontrollarsi rigidamente; degradare ogni valore: cinismo 2.17 La negoziazione collaborativa LA NEGOZIAZIONE Nella negoziazione l’obiettivo non è sopraffare gli interlocutori, ma risolvere insieme a loro un problema comune La logica in cui si inserisce la negoziazione non è: VINCITORI/VINTI ma: VINCITORI/VINCITORI 2.19 La negoziazione collaborativa DOMANDE DA PORSI IN PRESENZA DI CONFLITTO quali sono gli effetti del conflitto nell’organizzazione del gruppo? quali sono i modelli di comportamento delle parti? quali sono le questioni sostanziali del conflitto? quali sono le condizioni sottostanti che provocano il conflitto? quale parte terza, obiettiva, all’interno o all’esterno del gruppo potrebbe agire come mediatore? esistono, nel gruppo di collaboratori, differenze di personalità, di valori, di prospettiva, di obiettivi, di cultura...? 2.23 La negoziazione collaborativa LA COOPERAZIONE= scambiare risorse per risolvere un problema/raggiungere un obiettivo comune Cooperando ci si avvantaggia di tutte le capacità del gruppo…superando, dunque la somma delle parti Apprezzare e rispettare le differenze Costruire sui punti di forza Compensare i punti di debolezza 2.25 La negoziazione collaborativa COMPORTAMENTI CHE OSTACOLANO LA COOPERAZIONE NEL LAVORO DI GRUPPO COMPORTAMENTI CHE FACILITANO LA COOPERAZIONE NEL LAVORO DI GRUPPO Chiedere/dare informazioni Prevaricare Proporre soluzioni/idee Ritirarsi/estraniarsi Chiedere/dare opinioni Creare alleanze Chiarire/rielaborare/riassumere Non prendere sul serio/non ascoltare Supportare e incoraggiare Non utilizzare i suggerimenti Verificare il consenso Autoconfessarsi/sfogarsi Armonizzare e mediare Accettare la tensione Gestire le relazioni problematiche all’interno del gruppo 2.27 La negoziazione collaborativa LA COOPERAZIONE INCIDE POSITIVAMENTE Su: QUALITA’ PERFORMANCE PRODUTTIVITA’ Messa in gioco delle Stimolo e Ottimizzazione del tempo e capacità del know how individuazione di più e delle risorse per il e delle potenzialità di soluzioni creative ai raggiungimento di buoni ogni individuo problemi affrontati livelli di efficacia e di efficienza 2.26 La negoziazione collaborativa LA COOPERAZIONE I MEMBRI DI UN GRUPPO DI LAVORO: INFORMANO RICERCANO INFORMAZIONI DANNO VIA AD ATTIVITA’ SUPPORTANO ED INCORAGGIANO ARMONIZZANO E MEDIANO 2.28