La sorte lo colpì ma non lo vinse;
vibrò la scure, ma non l’atterrò,
lo trafisse con i più aguzzi dardi
ed egli tutti li neutralizzò.
Lo punse, inaridì il suo fermo passo –
ma quando ebbe infuriato a volontà
ed egli la guardò senza turbarsi
in lui conobbe un vero uomo
Emily Dickinson, Poesie, 1031
RECOVERY FROM SCHIZOPHRENIA: A MINORITY REPORT - 1
By Elizabeth A. Richter
I just went to see the movie "Minority Report" a few days ago. As I watched Tom Cruise zoom
and slug his way out of the traps closing in upon him, I felt strangely unnerved and anxious,
yet also exhilarated. "I'm innocent." he declares when precogs accuse him of a future murder.
"You have a choice." chants Agatha the precog hostage as Tom Cruise lifts his gunladen hand
towards his possible victim. "You have a choice." These words reverberate in my mind, as I
recall similar words I once heard directed towards me.
Twenty four years ago, I was hospitalized for two years at McLean hospital in Belmont, MA
diagnosed with schizophrenia, often considered a chronic, incurable disease of the mind. One
day I was sitting at the center of the ward right next to the nurses' station. Sean K. a mental
health worker sat across from me on a folding chair. He was a big guy with wiry black hair, a
red acnied face, a paunch that hung over his belt and large feet in heavy leather sandals.
"Well," he said, "Do you know what makes you different than most of the other
patients here?"
"What" I asked curiously.
"You don't like it. You don't enjoy it." he said.
"What do you mean?" I asked, not sure of what he was talking about.
"Psychosis." he said, "You don't like it and you don't enjoy it. The others do. That
is what makes you different than most of the other patients here."
RECOVERY FROM SCHIZOPHRENIA: A MINORITY REPORT - 2
By Elizabeth A. Richter
She would know that, as human beings, we are not mechanical drones caught helplessly in
the twin fists of heredity and biochemistry. So much that we do in life has to do with attitude,
expectations, and ultimately choice.
Sean's words that day echoed in my mind and eventually transformed the sequence of my
choices so that today no one would consider me to be a person with schizophrenia. Could it be
that different words, damning words, caught other patients on the Hall with the same
diagnosis that I had in a trap they could not escape?
There are no easy answers to the problem of schizophrenia, and I am the last person to want
to add more burdens to the shoulders of people with schizophrenia. In my day, I have often
used medication temporarily when I thought it was necessary. However, I would say that there
are at least 25% or even more of people with schizophrenia, who, by exercising their capacity
to choose could go well beyond just medication as the way to full recovery. I am aware that
within the field of mental health, there are those who would like to suppress this information
and shut down the survivor movements that insist upon letting us know about it.
But just because a fact makes you uncomfortable, requires you to work harder or
seek more complex solutions to problems, this doesn't make it untrue. The right
to choose defines us as human beings. People with schizophrenia should be
allowed to exercise the right to choose, because contrary to what some people
would have us believe, they are as human as anyone else.
La prima
edizione
Alcune ragioni per non credere alla guaribilità
1. l’illusione del clinico nella pratica quotidiana
2. chi è guarito non soffriva della “vera” schizofrenia
3. dai modelli “bio-psico-sociali” ai modelli “bio-bio-bio”
4. la durata dei percorsi positivi e la brevità dello sguardo
(e del rapporto tra operatore e paziente)
5. “Avere la cosa brutta” o “essere la cosa brutta” (DFW)?
Altre buone ragioni per mantenere aspettative favorevoli
• Il valore dei “classici” fattori predittivi di esito (il tipo e la durata
dell’esordio, il genere, i sintomi negativi) è puramente statistico ed
è applicabile soprattutto a breve termine, e molto meno a lungo
termine.
• Sul piano delle ricadute e degli esiti, appare più rilevante il peso
dei fattori contestuali, come le occasioni riabilitative, le aspettative
favorevoli, le relazioni personali positive e gli interventi
psicoeducativi per le famiglie.
• Uno degli studi più importanti ha considerato 30 variabili di esito
(biologiche, psicopatologiche, sociali e contestuali) ed ha
dimostrato che la presenza di aspettative favorevoli convergenti
(dell’equipe, dei familiari e del paziente) risultava essere il fattore
predittivo più importante del decorso
Io sono certa che nulla soffocherà più la mia rima,
il silenzio l’ho tenuto chiuso per anni nella gola
come una trappola da sacrificio,
è quindi venuto il momento di cantare
una esequie al passato
Alda Merini
Qualcosa da sperare,
per quanto lontanissimo
è capitale contro la disperazione qualcosa da soffrire,
per quanto acutissimo,
si sopporta, se ha conclusione
1041
La speranza è una strana invenzione –
un brevetto del cuore
il cui moto è continuo,
ma instancabile
elettrico accessorio
di cui non si sa niente
ma il suo impulso possente
rafforza ogni valore
1392
Emily Dickinson, Poesie
Ciao pessimismo
sei maggiorenne ormai
e devo congedarti
pessimismo
anni che ti preparo colazione
che controllo la tua tosse di cattivo augurio
ti misuro la febbre
cerco di raccontarti con i particolari
il passato meno prossimo
convincerti che in fondo noi siamo
gagliardi e leali
e che bisogna far buon viso a cattivo gioco
eppure come niente fosse
sei sempre irritato arrabbiato intrattabile
e nella disfunzione tu ti adagi
come fosse una morbida poltrona
si vede che nella rovina ti compiaci
vivi un idillio antico con le cattive ombre
hai la mania di pregare presso i ruderi
dinanzi al disastro inaspettato godi
Certo che voglio dirti addio
non so perché non l’ho già fatto
sarà per via del tuo stesso metodo
di renderti immancabile
sicché si rimane tristi della tua tristezza
amari della tua amarezza
in sussulto per i tuoi sussulti
Lo so che vorrai dirmi
non c’è motivo
per essere euforici o per celebrare
e di nuovo hai ragione certamente
ma è così sciocca la tua ragione così ovvia
tanto ricostruita ed imitata
così paragonabile all’intuito
che a un tratto mi risulta irrazionale
Ormai sei maggiorenne
addio pessimismo
E per piacere vai via piano piano
non sia che si risvegli il mostro
Mario Benedetti
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