ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE
“G. MAMELI”
Via Aspromonte– Amantea (CS)
tel.e fax segr. 0982/41259
Dirigente Scolastico Prof.ssa Caterina Policicchio
Approfondimento disciplinare svolto dalla classe 3^ C
durante la pausa didattica (18 febbraio - 2 marzo 2013)
Anno Scolastico 2012/2013
Il Neoclassicismo fu un movimento artistico-letterario che si sviluppò in Europa tra la
seconda metà del Settecento e il primo decennio dell'Ottocento, manifestando un
orientamento del gusto e delle predilezioni culturali verso la civiltà antica, soprattutto
greca, scelta come modello da emulare.
In ambito letterario il neoclassicismo si tradusse nel ricorso alla mitologia greca.
Dalla critica delle arti figurative il termine “neoclassico” è passato anche nella critica
letteraria. In Italia, questo era già in parte accaduto alla fine del XVII sec. con
l’Arcadia, la quale porterà sempre l’impronta classicistico-razionalista datale
all’inizio soprattutto dal G.V. Gravina. Lungo il Settecento, tale classicismo si
configurava soprattutto nella tendenza all’espressione sorvegliata anche se tenue,
perfettamente e musicalmente conchiusa in sé stessa, al decorativo e al grazioso; e ciò
per influsso anche della decorazione ellenistica allora venuta in luce a Ercolano e a
Pompei. Poi, via via che ci si avvicina alla fine del secolo, il bello è sempre più
consapevolmente concepito non solo come armonia ma come stabilità di forme (la
scoperta del bello greco di Winckelmann): da qui la statuarietà tipica anche delle
figurazioni poetiche. Il sopraggiunto impero napoleonico si vale ai suoi fini del
preesistente gusto classicheggiante e lo fissa e appesantisce, spesso in macchinose
scenografie e in elementari simbologie. Queste tendenze sono soprattutto francesi (A.
Chénier) e italiane (V. Monti che tradusse in endecasillabi sciolti l’Iliade di Omero).
Tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento tutta l’Europa vi partecipa. Il
Romanticismo reagisce al Neoclassicismo, ma anche in questo sono state scorte
venature romantiche, in quanto l’antichità già vi è vista come la sede sognata di
un’umanità felicemente padrona di sé stessa. Si pensi soprattutto a Le Grazie di U.
Foscolo.
Vittorio Alfieri
André de Chénier
I
Pietro Giordani
Ippolito Pindemonte
Vincenzo Monti
Wilckemman, il massimo teorico del Neoclassicismo, crede che la perfezione
raggiunta dai greci nell’ arte è insuperabile. Gli artisti neoclassici abbandonano
l’Illusionismo, l’esuberanza fantastica del barocco e del rococò per un concetto
illuminista e quindi razionale dell’ espressione. I due pittori più importanti sono
David e Ingress. Le Accademie conquistano sempre più importanza e potere. Nel
Seicento prende corpo una ritrattistica più realistica ad esempio Van Dik, ma è dalla
fine del Settecento che il ritratto si riavvia ad una moderna introspezione psicologica.
Dalla metà dell’Ottocento anche l’invenzione della fotografia darà un importante
contributo. Il più importante scultore del neoclassicismo è Canova. Grazie a lui la
scultura riacquisterà valore autonomo. La lavorazione delle superfici è accuratissima
spesso sono lucidate a pomice e in seguito viene applicata una cera leggermente
dorata, per rendere il senso dell’incarnato.
Johann J. Winckelmann
Nacque nel 1778 a Zante, un'isoletta dello Jonio, che lui chiamò Zacinto.Vita breve la
sua (morì non ancora cinquantenne) ma densa di passioni e di eventi, di intemperanze
e tumulti, d'impeti generosi e superbi ardimenti che dovevano comporsi in un'Arte
esteticamente sovrana.
Dobbiamo ricordare i seguenti fatti: la nascita in un luogo greco gli fece amare il
mondo classico; le sue partecipazioni alla vita militare ci fanno capire il suo attivismo.
Quando muore il padre si trasferisce a Venezia con la madre. Ma quando con il
Trattato di Campoformio Venezia venne ceduta all'Austria si allontana dalla città e a
Firenze s'innamora di Isabella Roncioni, a Milano di Antonietta Fagnari Arese e in
Francia, da una inglese, ha la figlia Floriana. Morì a Londra nel 1827, stanco,
ammalato e povero. Ora le sue ceneri sono nella chiesa di Santa Croce a Firenze, che
egli aveva cantato nei Sepolcri. Quando scoppiò la Rivoluzione francese egli era
pieno d'amore, di gloria e partecipò a quel sentimento di libertà con molto ardore.
Quando ritornarono gli austriaci in Italia offrirono al Foscolo la direzione di un
giornale letterario, La biblioteca italiana, ma Foscolo rifiutò e fuggì a Londra. Le
opere maggiori del Foscolo sono: Le ultime lettere di jacopo ortis, Le Odi, I Sonetti
(tra i quali sono A ZACINTO, IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI, ALLA
SERA ), I Sepolcri ( ove l'arte del poeta tocca i suoi vertici : si affaccia e si fa strada
quella concezione dell'umano dolore , della misericordia e della pietosa rispondenza
al soffrire) e Le Grazie.
Ugo Foscolo
Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de' tuoi gentil anni caduto.
La Madre or sol suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e sol da lunge i miei tetti saluto.
Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch'io nel tuo porto quiete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, almen le ossa rendete
allora al petto della madre mesta.
E’ questo uno dei più famosi sonetti di Ugo Foscolo, il quale, per la stesura si è
probabilmente ispirato ad una lirica di Catullo, poeta del I secolo a.C.
Multas per gentes et multa per aequora vectus
advenio has miseras, frater, ad inferias,
ut te postremo donarem munere mortis
et mutam nequiquam alloquerer cinerem.
quandoquidem fortuna mihi tete abstulit ipsum.
heu miser indigne frater adempte mihi,
nunc tamen interea haec, prisco quae more parentum
tradita sunt tristi munere ad inferias,
accipe fraterno multum manantia fletu,
atque in perpetuum, frater, ave atque vale.
Abbiamo rintracciato la traduzione in italiano ed operato, quindi, un confronto.
“Spinto per molti paesi e per molti mari sono giunto, o fratello, a queste meste offerte
funebri per donarti l’estremo dono della morte e per parlare invano al tuo cenere
muto, dal momento che la sorte mi ha sottratto proprio te, ahimé, povero fratello
crudelmente a me rapito. Ora tuttavia queste offerte che secondo il costume dei padri
ti ho presentato per le offerte funebri accettale così abbondantemente grondanti di
pianto fraterno, e per sempre fratello salute ed addio”.
Entrambi i componimenti sono ispirati alla morte del proprio fratello; anche l’inizio è
simile. Anche i temi delle due poesie sono trattati nello stesso ordine (l’incipit è
rappresentato dal “viaggio”).
Naturalmente esistono anche notevoli differenze: Catullo è già giunto presso la tomba
del fratello, Foscolo si trova lontano da essa e spera un giorno di giungere lì. Anche il
saluto è diverso:Catullo, seguendo la religione politeista,. porta sulla tomba come
consuetudine i doni funebri in segno di estremo saluto, Foscolo, seguendo la religione
cristiana, ha intenzione di visitale il sepolcro per poter piangere la giovinezza del
fratello terminata così precocemente.
In Foscolo è presente l’elemento neoclassico per quel che riguarda la forma: è un
sonetto composto da due quartine e due terzine legate da rime incatenate e in ogni
verso è presente l'endecasillabo. Il testo poetico di Catullo consta di dieci versi.
Compare una struttura del testo definita da regole metriche poiché nel testo latino
ogni verso è composto da circa tredici sillabe.
La riflessione sul movimento neoclassico ci ha portati ad avere un contatto diretto
con il latino, lingua dalla quale deriva l’italiano. Così abbiamo iniziato quasi per
gioco un percorso che continueremo fino alla fine dell’anno scolastico.
Abbiamo ricercato su internet delle immagini pubblicitarie dei nostri giorni in cui sia
utilizzato il latino. Sembra strano, ma abbiamo dovuto operare una selezione …
Infatti erano tantissime. Sembra proprio che il latino non sia assolutamente una lingua
morta.
Carpe diem, letteralmente 'afferra il giorno' (ORAZIO), è una delle espressioni
latine più popolari.
Poiché semplicemente anteponendo una s- si forma il termine scarpe,
l'espressione scarpe diem è largamente usata nelle insegne dei negozi di
scarpe un po' in tutta Italia, e nei siti on-line del settore
Scarpe diem è anche il titolo di una mostra tenuta a Milano nel 2005,
composta da scarpe vere rielaborate e reinventate da alcuni artisti
ad calendas graecas
Anche in italiano si può dire alle calende
greche: i greci, nel loro sistema di
scansione del tempo non avevano le
"calende". Quindi i latini dicevano ad
calendas graecas per esprimere l'idea di
qualcosa che non succederà mai.
- Abbiamo rimandato il nostro incontro.
A quando? Mah! Ad calendas graecas!
in saecula saeculorum
Formula religiosa che significa nei secoli dei secoli, così sarà per sempre.
in vino veritas
Espressione molto popolare che si trova in diversi autori latini: nel vino c'è la
verità.
lupus in fabula
Letteralmente il lupo nel discorso. Praticamente si usa per dire eccolo qui,
arriva proprio mentre parliamo di lui. C'è anche un modo di dire italiano che
ha più o meno lo stesso senso ed è parli del diavolo e spunta la coda!
mala tempora currunt
Letteralmente: corrono brutti tempi. Con questa espressione possiamo
lamentarci di come vanno le cose in generale nella nostra società o nel mondo
contemporaneo.
Anche questa frase (come molti di questi detti latini) si può naturalmente usare
in modo ironico e scherzoso:
- Il cinema americano non produce più film western? Ah, mala tempora currunt!
melius est abundare quam deficere
Letteralmente meglio abbondare che avere mancanza di qualcosa, meglio
troppo che poco. Si usa per giustificare il fatto di aver forse esagerato un po'.
mens sana in corpore sano
Letteralmente mente sana in corpo
sano, espressione tratta da un passo
delle Satire di Giovenale. Oggi è lo
slogan di molte palestre, centri estetici,
club sportivi che invitano a curare di
più il proprio corpo. Lo stesso slogan
non è invece usato (ma dovrebbe
esserlo) per invitare la gente a curare di
più la propria mente.
ora et labora
La massima di San Benedetto e dei suoi frati: prega e lavora.
.
panem et circenses
Letteralmente pane e giochi del circo. Da Giovenale, che nelle Satire
stigmatizza così i due unici interessi del popolo romano che veniva manipolato
da imperatori che sapevano soddisfare appunto queste due esigenze, il mangiare
e il divertirsi.
Oggi si usa, più o meno come nell'antichità, riferito all'atteggiamento
demagogico dei dittatori o dei capi di governo che si guadagnano il favore delle
masse distribuendo queste facili ricette per la felicità.
per aspera ad astra
Letteralmente: attraverso le asperità (le vie faticose) si arriva alle stelle.
L’espressione nasce forse riferita all'eroe mitologico Eracle che si guadagna il
cielo attraverso un cammino assai difficoltoso. Oggi il senso dell'espressione è
che la strada che conduce al successo è piena di difficoltà e di ostacoli.
post scriptum
Letteralmente scritto dopo. Abbreviato in P.S. è una formula generalizzata per
aggiungere qualcosa dopo aver firmato una lettera.
ubi maior minor cessat
Letteralmente: dove c'è qualcosa di più grande, la cosa piccola non conta. In
qualche modo corrisponde a maiora premunt, ma in questo caso la sentenza ha
una caratteristica di fatalità. Si dice in particolare a chi si sente trascurato: serve
a fargli capire che la questione che lo interessa non può avere la nostra
attenzione perché abbiamo dei problemi più importanti da risolvere.
veni vidi vici
Celebre frase di Giulio Cesare: venni, vidi, vinsi. Si usa alludendo a chi in
brevissimo tempo è arrivato, ha capito un problema e lo ha risolto.
verba volant, scripta manent
Letteralmente le parole volano, gli scritti rimangono. Come dire: meglio
mettere per iscritto quanto si è detto perché altrimenti si finisce con il
dimenticare.
vox populi vox dei
Letteralmente voce del popolo voce di Dio. Viene da un versetto della Bibbia e
sembra quasi uno slogan della democrazia: quello che il popolo vuole
rispecchia la volontà di Dio.
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