28 Pianeta scienza IL PICCOLO MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2011 Il premio Fonda-Fasella a Elisa Miniussi Elisa Miniussi (a destra) con Thea Fonda, moglie del professor Lucio Fonda Le piante crescono in vaso, le cellule nelle piastre di coltura. Nei laboratori di fisica delle superfici, invece, è possibile crescere anche un materiale apparentemente inerte, formato da atomi di carbonio, inducendolo a disporsi secondo particolari geometrie. «Se esposta a un flusso di molecole di etilene ad alta temperatura, la superficie di molti metalli agisce come catalizzatore», dice Elisa Miniussi, fisica della Scuola di dottorato in nanotecnologie dell’Università di Trieste. «Gli atomi di carbonio - prosegue Miniussi - si liberano dai legami con altri atomi e si riarrangiano, formando sulla superficie metallica la tipica maglia a nido d’ape del grafene, il nanomateriale più sottile prodotto artificialmente, dalle proprietà fisiche e chimiche uniche». Nello studio che Miniussi ha realizzato alle linee di luce della Sincrotrone Trieste e nei laboratori dell’Iom del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e del Dipartimento di fisica sotto la supervisione di Alessandro Baraldi, e in stretta collaborazione con i teorici dell’Ucl, il grafene è stato cresciuto per la prima volta sulla superficie del renio, metallo di transizione dalle proprietà singolari. Per questi studi, Miniussi ha vinto il premio Fonda-Fasella, istituito dalla Sincrotrone Trieste in memoria di due dei fondatori del laboratorio di Basovizza. Il riconoscimento, assegnato a giovani ricercatori che abbiano ottenuto risultati innovativi usando la luce di sincrotrone, le è stato consegnato in novembre, durante il convegno “Nanoenergetics”. Precisa Minussi, primo autore dell’articolo pubblicato da “Physical Review Letters”: «Le applicazioni future? Riguardano la sensoristica e i dispositivi di memoria magnetici». Cristina Serra Burlo, i cinque progetti di punta del 2012 Nel campo scientifico una partita da 850mila euro tra genetica, cooperazione, innovazione e studi mamma-bambino di Matteo Unterweger Cinque progetti finanziati complessivamente con 850mila euro. Saranno il fiore all’occhiello dell’attività di ricerca scientifica dell’Irccs Burlo Garofolo nel 2012. Si tratta in primis di Nutriheart, coordinato dal genetista Paolo Gasparini, finanziato dal Fondo europeo allo Sviluppo regionale con 106mila euro e che si pone l’obiettivo di identificare i fattori di rischio genetici e ambientali per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Il Miur ha poi assicurato 276mila euro a Nutrigenetica (con responsabile sempre Gasparini), che mira a sviluppare strategie per realizzare test, diete e prodotti in grado di migliorare la salute pubblica e prevenire le principali patologie alimentari. Trans2care, che vede Tarcisio Not al timone, è invece una rete transregionale per l’innovazione e il trasferimento di tecnologie per il miglioramento della sanità, cui è stato assegnato un finanziamento di 174mila euro attraverso i fondi per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia. Dallo stesso canale giungono altri 174mila euro per il Network genetico italiano slove- PIASTRINE SU “NATURE” al microscopio ❙❙ È stato pubblicato su Nature il risultato di uno dei progetti di ricerca più imponenti mai effettuato al mondo, che ha coinvolto un team di 100 istituzioni di ricerca a livello internazionale, di cui solo nove italiane e tra queste, per il Friuli Venezia Giulia, il Burlo Garofolo con il team di genetisti diretto da Paolo Gasparini. Lo studio ha riguardato 70mila persone, delle quali sono state analizzate milioni di varianti geniche: il risultato concerne l’identificazione di 68 regioni del genoma umano che regolano la formazione e la struttura delle cellule del sangue, incidendo così in numerose patologie del sistema circolatorio. Si tratta della maggiore ricerca finora pubblicata sulla formazione delle piastrine. Analisi scientifiche all’interno di uno dei laboratori del Burlo (Foto Lasorte) no che vuole arrivare, sotto la supervisione di Anna Savoia, a stabilire un centro funzionale cross-border con il fine di migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi di genetica nelle regioni di confine. Infine, il quinto progetto è stato battezzato Piccolipiù (cui giungono 120mila euro dal Centro nazionale di prevenzione e controllo delle malattie): è uno studio, coordinato da Luca Ronfani, su coppie madre-bambino per comprendere cause e andamento nel tempo di varie patologie del bambino, come disturbi respiratori, asma, allergie o obesità. Complessivamente, nel 2012, oltre ai cinque progetti citati, proseguiranno i 50 attualmente in corso e verranno avviate almeno una ventina di nuove ricerche approvate dalla Direzione scientifica dell’Irccs. Ma in chiusura d’anno è anche tempo La biotecnologia nella creazione di nuovi farmaci di Mauro Giacca N di bilanci: nel 2011 sono stati finanziati 32 contratti di ricerca e 14 borse di studio su più di 40 progetti presentati. Incrementate le pubblicazioni recensite: 146 a ottobre 2011 contro le 135 del 2010. Migliorato pure l’Impact factor: 497,4 punti lo scorso ottobre quando nell’intero 2010 erano stati 492. Il tutto nonostante i tagli ai finanziamenti decisi dallo Stato: «L’Istituto ha ricevuto 2.646.000 euro di fondi ministeriali per la ricerca corrente con una riduzione di solo il 10% rispetto al 2010 contro un decremento medio degli altri Irccs di circa il 15% - specifica Giorgio Zauli, direttore scientifico del Burlo -. È preoccupante il trend negativo dei finanziamenti. Fortunatamente, altre fonti di supporto sono derivate da fondi extra nazionali e internazionali». ©RIPRODUZIONE RISERVATA Icgeb scopre che la polimerasi ha il “turbo” Ricerca guidata da Alessandro Marcello: la velocità pare essere 10 volte superiore a quanto si pensava Alessandro Marcello Ci sono momenti in cui procediamo nel traffico a 20 all’ora. In autostrada pigiamo sull’acceleratore, mentre sulle statali andiamo a velocità di crociera. Perché non potrebbe essere altrettanto anche per i geni, o meglio, per gli enzimi che consentono l’espressione dei geni e dunque la produzione di proteine? Perché non dovrebbe esistere un meccanismo che regola, alla bisogna, la velocità con cui un gene è trasformato in proteina? Sembra suggerire proprio così una recentissima ricerca firmata da Alessandro Marcello, group leader del team di Virologia Molecolare all’Icgeb (Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie), che studiando il virus Hiv ha osservato un comportamento anomalo dell’enzima Rna polimerasi. «La Rna polimerasi – spiega Marcello – è l’enzima che trascrive le informazioni contenute nel Dna in una molecola di Rna. Lo fa agganciandosi strettamente al filamento di Dna e scorrendo su di esso, come fa un treno ad alta velocità su una monorotaia. Giunta alla fine del gene, la polimerasi libera il filamento di Rna che ha appena sintetizzato, che è pronto per essere trasformato in proteina in un’altra sezione di questa “fabbrica super efficiente”». Il dato completamente nuovo emerso dallo studio di Marcello e dei suoi collaboratori, Galileo. Koch. Jenner. Pasteur. Marconi. Fleming... Precursori dell’odierna schiera di ricercatori che con impegno strenuo e generoso (e spesso oscuro) profondono ogni giorno scienza, intelletto e fatica imprimendo svolte decisive al vivere civile. Incoraggiare la ricerca significa optare in concreto per il progresso del benessere sociale. La Fondazione lo crede da sempre. tra cui figura anche il fisico napoletano Paolo Maiuri, attualmente in Francia, è che la polimerasi sembra possa procedere a una velocità di dieci volte superiore a quanto si pensava finora. «Anziché leggere e processare 5000 basi al minuto – chiarisce Marcello – la polimerasi sembra in grado di lavorare su 50mila basi al minuto, con una velocità dieci volte maggiore. Se fosse davvero così, per leggere e trasformare in Rna un gene grande come la distrofina (lungo due milioni e mezzo di basi) basterebbe poco più di un’ora, contro le 16-18 ore richieste a una velocità standard». Il risultato sorprendente ottenuto usando tecniche di micro- scopia a fluorescenza sul virus dell’Aids indica che questo segue una strategia precisa, replicandosi più in fretta possibile per garantirsi il successo. Ma cambia radicalmente la visione della trascrizione cellulare, poiché suggerisce che a controllare l’espressione di un gene, e dunque della sua proteina, possa essere anche la polimerasi. Molte le domande senza risposta, a cui Marcello e collaboratori stanno lavorando: la polimerasi agisce in autonomia o è influenzata da fattori ignoti? Questa osservazione può tornar utile per chiarire alcuni meccanismi di malattia? E inoltre: tutti i geni sono soggetti a questo controllo? La ricerca di base deve per forza continuare. (c.s.) QUESTA PAGINA È REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON el 1982, negli Stati Uniti fu rilasciato il primo brevetto relativo a un farmaco generato grazie all’ingegneria genetica, l’insulina. Oggi, sono più di 400 i farmaci biotecnologi in commercio; i dati dei soli Usa nel 2010, appena pubblicati, indicano un mercato di oltre 50 miliardi di dollari e un aumento, rispetto all’anno precedente, di più del 6%, superiore di quasi 3 volte a quello dei farmaci tradizionali. Più di un terzo dei farmaci biotec sono oggi rappresentati dagli anticorpi monoclonali, che trovano soprattutto indicazione in campo oncologico, utilizzati per riconoscere le cellule tumorali e distruggerle o bloccare la formazione dei vasi sanguigni dei tumori. Il campione di vendite è però l’adalimumab, un anticorpo contro il fattore Tnf, coinvolto nello sviluppo delle malattie reumatiche ed autoimmunitarie. Ben sette sono i nuovi anticorpi introdotti in commercio nel 2010 e 2011, portando quindi il loro numero totale a 34. Seguono, in termini di mercato, i prodotti più classici dell’ingegneria genetica, ovvero gli ormoni e i fattori di crescita. Tra i primi dominano l’insulina (per il diabete), l’eritropoietina (per il trattamento dell’anemia in corso di insufficienza renale), e gli interferoni, di cui l’interferone beta è soprattutto utilizzato nel trattamento della sclerosi multipla e l’interferone alfa dell’epatite C. Infine, una fetta crescente di mercato è oggi rappresentata dai vaccini, tra i quali spiccano quello contro il virus del papilloma, l’agente causale del tumore dell’utero, e una serie di nuovi vaccini contro il tumore della prostata. Le nuove scoperte in termini di terapia genica e le metodiche di utilizzo delle cellule staminali sono destinate ad aumentare ulteriormente l’impatto terapeutico delle biotecnologie in futuro. ©RIPRODUZIONE RISERVATA