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Pianeta scienza
IL PICCOLO MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2011
Il premio Fonda-Fasella a Elisa Miniussi
Elisa Miniussi (a destra) con Thea Fonda, moglie del professor Lucio Fonda
Le piante crescono in vaso, le
cellule nelle piastre di coltura.
Nei laboratori di fisica delle superfici, invece, è possibile crescere anche un materiale apparentemente inerte, formato
da atomi di carbonio, inducendolo a disporsi secondo
particolari geometrie. «Se
esposta a un flusso di molecole di etilene ad alta temperatura, la superficie di molti metalli agisce come catalizzatore»,
dice Elisa Miniussi, fisica della
Scuola di dottorato in nanotecnologie dell’Università di
Trieste.
«Gli atomi di carbonio - prosegue Miniussi - si liberano
dai legami con altri atomi e si
riarrangiano, formando sulla
superficie metallica la tipica
maglia a nido d’ape del grafene, il nanomateriale più sottile prodotto artificialmente,
dalle proprietà fisiche e chimiche uniche».
Nello studio che Miniussi
ha realizzato alle linee di luce
della Sincrotrone Trieste e nei
laboratori dell’Iom del Cnr
(Consiglio nazionale delle ricerche) e del Dipartimento di
fisica sotto la supervisione di
Alessandro Baraldi, e in stretta
collaborazione con i teorici
dell’Ucl, il grafene è stato cresciuto per la prima volta sulla
superficie del renio, metallo di
transizione dalle proprietà singolari.
Per questi studi, Miniussi
ha vinto il premio Fonda-Fasella, istituito dalla Sincrotrone Trieste in memoria di due
dei fondatori del laboratorio
di Basovizza. Il riconoscimento, assegnato a giovani ricercatori che abbiano ottenuto risultati innovativi usando la luce di sincrotrone, le è stato
consegnato in novembre, durante
il
convegno
“Nanoenergetics”. Precisa Minussi, primo autore dell’articolo pubblicato da “Physical
Review Letters”: «Le applicazioni future? Riguardano la
sensoristica e i dispositivi di
memoria magnetici».
Cristina Serra
Burlo, i cinque progetti di punta del 2012
Nel campo scientifico una partita da 850mila euro tra genetica, cooperazione, innovazione e studi mamma-bambino
di Matteo Unterweger
Cinque progetti finanziati complessivamente con 850mila euro. Saranno il fiore all’occhiello
dell’attività di ricerca scientifica
dell’Irccs Burlo Garofolo nel
2012. Si tratta in primis di Nutriheart, coordinato dal genetista Paolo Gasparini, finanziato
dal Fondo europeo allo Sviluppo regionale con 106mila euro e
che si pone l’obiettivo di identificare i fattori di rischio genetici
e ambientali per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Il
Miur ha poi assicurato 276mila
euro a Nutrigenetica (con responsabile sempre Gasparini),
che mira a sviluppare strategie
per realizzare test, diete e prodotti in grado di migliorare la salute pubblica e prevenire le principali patologie alimentari.
Trans2care, che vede Tarcisio
Not al timone, è invece una rete
transregionale per l’innovazione e il trasferimento di tecnologie per il miglioramento della
sanità, cui è stato assegnato un
finanziamento di 174mila euro
attraverso i fondi per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia. Dallo stesso canale giungono altri 174mila euro per il
Network genetico italiano slove-
PIASTRINE SU “NATURE”
al microscopio
❙❙ È stato pubblicato su Nature il
risultato di uno dei progetti di ricerca più imponenti mai effettuato al
mondo, che ha coinvolto un team di
100 istituzioni di ricerca a livello
internazionale, di cui solo nove italiane e tra queste, per il Friuli Venezia
Giulia, il Burlo Garofolo con il team
di genetisti diretto da Paolo Gasparini. Lo studio ha riguardato 70mila
persone, delle quali sono state analizzate milioni di varianti geniche: il
risultato concerne l’identificazione
di 68 regioni del genoma umano che
regolano la formazione e la struttura
delle cellule del sangue, incidendo
così in numerose patologie del sistema circolatorio. Si tratta della maggiore ricerca finora pubblicata sulla
formazione delle piastrine.
Analisi scientifiche all’interno di uno dei laboratori del Burlo (Foto Lasorte)
no che vuole arrivare, sotto la
supervisione di Anna Savoia, a
stabilire un centro funzionale
cross-border con il fine di migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi di genetica nelle regioni di confine. Infine, il quinto
progetto è stato battezzato Piccolipiù (cui giungono 120mila
euro dal Centro nazionale di
prevenzione e controllo delle
malattie): è uno studio, coordinato da Luca Ronfani, su coppie
madre-bambino per comprendere cause e andamento nel
tempo di varie patologie del
bambino, come disturbi respiratori, asma, allergie o obesità.
Complessivamente, nel 2012,
oltre ai cinque progetti citati,
proseguiranno i 50 attualmente
in corso e verranno avviate almeno una ventina di nuove ricerche approvate dalla Direzione scientifica dell’Irccs. Ma in
chiusura d’anno è anche tempo
La biotecnologia
nella creazione
di nuovi farmaci
di Mauro Giacca
N
di bilanci: nel 2011 sono stati finanziati 32 contratti di ricerca e
14 borse di studio su più di 40
progetti presentati. Incrementate le pubblicazioni recensite:
146 a ottobre 2011 contro le 135
del 2010. Migliorato pure l’Impact factor: 497,4 punti lo scorso ottobre quando nell’intero
2010 erano stati 492. Il tutto nonostante i tagli ai finanziamenti
decisi dallo Stato: «L’Istituto ha
ricevuto 2.646.000 euro di fondi
ministeriali per la ricerca corrente con una riduzione di solo
il 10% rispetto al 2010 contro un
decremento medio degli altri
Irccs di circa il 15% - specifica
Giorgio Zauli, direttore scientifico del Burlo -. È preoccupante il
trend negativo dei finanziamenti. Fortunatamente, altre fonti
di supporto sono derivate da
fondi extra nazionali e internazionali».
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Icgeb scopre che la polimerasi ha il “turbo”
Ricerca guidata da Alessandro Marcello: la velocità pare essere 10 volte superiore a quanto si pensava
Alessandro Marcello
Ci sono momenti in cui procediamo nel traffico a 20 all’ora.
In autostrada pigiamo sull’acceleratore, mentre sulle statali andiamo a velocità di crociera.
Perché non potrebbe essere altrettanto anche per i geni, o meglio, per gli enzimi che consentono l’espressione dei geni e
dunque la produzione di proteine? Perché non dovrebbe esistere un meccanismo che regola,
alla bisogna, la velocità con cui
un gene è trasformato in proteina?
Sembra suggerire proprio così una recentissima ricerca firmata da Alessandro Marcello,
group leader del team di Virologia Molecolare all’Icgeb (Centro internazionale di ingegneria
genetica e biotecnologie), che
studiando il virus Hiv ha osservato un comportamento anomalo dell’enzima Rna polimerasi.
«La Rna polimerasi – spiega
Marcello – è l’enzima che trascrive le informazioni contenute nel Dna in una molecola di
Rna. Lo fa agganciandosi strettamente al filamento di Dna e
scorrendo su di esso, come fa
un treno ad alta velocità su una
monorotaia. Giunta alla fine del
gene, la polimerasi libera il filamento di Rna che ha appena
sintetizzato, che è pronto per
essere trasformato in proteina
in un’altra sezione di questa
“fabbrica super efficiente”».
Il dato completamente nuovo emerso dallo studio di Marcello e dei suoi collaboratori,
Galileo. Koch. Jenner. Pasteur. Marconi. Fleming...
Precursori dell’odierna schiera di ricercatori
che con impegno strenuo e generoso (e spesso oscuro)
profondono ogni giorno scienza, intelletto e fatica
imprimendo svolte decisive al vivere civile.
Incoraggiare la ricerca significa
optare in concreto per il progresso del benessere sociale.
La Fondazione lo crede da sempre.
tra cui figura anche il fisico napoletano Paolo Maiuri, attualmente in Francia, è che la polimerasi sembra possa procedere a una velocità di dieci volte
superiore a quanto si pensava
finora. «Anziché leggere e processare 5000 basi al minuto –
chiarisce Marcello – la polimerasi sembra in grado di lavorare
su 50mila basi al minuto, con
una velocità dieci volte maggiore. Se fosse davvero così, per
leggere e trasformare in Rna un
gene grande come la distrofina
(lungo due milioni e mezzo di
basi) basterebbe poco più di
un’ora, contro le 16-18 ore richieste a una velocità standard».
Il risultato sorprendente ottenuto usando tecniche di micro-
scopia a fluorescenza sul virus
dell’Aids indica che questo segue una strategia precisa, replicandosi più in fretta possibile
per garantirsi il successo. Ma
cambia radicalmente la visione
della trascrizione cellulare, poiché suggerisce che a controllare l’espressione di un gene, e
dunque della sua proteina, possa essere anche la polimerasi.
Molte le domande senza risposta, a cui Marcello e collaboratori stanno lavorando: la polimerasi agisce in autonomia o è influenzata da fattori ignoti? Questa osservazione può tornar utile per chiarire alcuni meccanismi di malattia? E inoltre: tutti i
geni sono soggetti a questo controllo? La ricerca di base deve
per forza continuare.
(c.s.)
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el 1982, negli Stati Uniti
fu rilasciato il primo brevetto relativo a un farmaco generato grazie all’ingegneria genetica, l’insulina. Oggi,
sono più di 400 i farmaci biotecnologi in commercio; i dati dei
soli Usa nel 2010, appena pubblicati, indicano un mercato di
oltre 50 miliardi di dollari e un
aumento, rispetto all’anno precedente, di più del 6%, superiore
di quasi 3 volte a quello dei farmaci tradizionali. Più di un terzo
dei farmaci biotec sono oggi rappresentati dagli anticorpi monoclonali, che trovano soprattutto
indicazione in campo oncologico, utilizzati per riconoscere le
cellule tumorali e distruggerle o
bloccare la formazione dei vasi
sanguigni dei tumori. Il campione di vendite è però l’adalimumab, un anticorpo contro il fattore Tnf, coinvolto nello sviluppo delle malattie reumatiche ed
autoimmunitarie. Ben sette sono i nuovi anticorpi introdotti in
commercio nel 2010 e 2011, portando quindi il loro numero totale a 34. Seguono, in termini di
mercato, i prodotti più classici
dell’ingegneria genetica, ovvero
gli ormoni e i fattori di crescita.
Tra i primi dominano l’insulina
(per il diabete), l’eritropoietina
(per il trattamento dell’anemia
in corso di insufficienza renale),
e gli interferoni, di cui l’interferone beta è soprattutto utilizzato nel trattamento della sclerosi
multipla e l’interferone alfa
dell’epatite C. Infine, una fetta
crescente di mercato è oggi rappresentata dai vaccini, tra i quali
spiccano quello contro il virus
del papilloma, l’agente causale
del tumore dell’utero, e una serie di nuovi vaccini contro il tumore della prostata. Le nuove
scoperte in termini di terapia genica e le metodiche di utilizzo
delle cellule staminali sono destinate ad aumentare ulteriormente l’impatto terapeutico delle biotecnologie in futuro.
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Icgeb scopre che la polimerasi ha il “turbo”