Introduzione al Talmud (Argentino Quintavalle) PARTE I Cos’è il Talmud? Fondamentalmente è una raccolta molto vecchia dei detti rabbinici di tutte le età e di tutte le parti del mondo. È un commento sul Tanach (Bibbia Ebraica). Tra le altre cose, contiene molto materiale devozionale ed altro considerato ispirato. Il Talmud è la legge civile e canonica del popolo ebraico. Contiene riferimenti non solo alla vita religiosa ma anche alla filosofia, alla medicina, alla storia, alla giurisprudenza e al dovere pratico. In particolare prescrive le regole dietetiche e cerimoniali. La maggior parte dei Giudei di oggi non hanno mai visto un Talmud e conoscono poco o niente del suo contenuto. Tuttavia, qualunque cosa essi sentono e apprendono dai loro rabbini e dalla tradizione, l’accettano senza porsi domande. La maggior parte non si rende nemmeno conto che i rabbini litigano tra loro nel Talmud e molte domande da loro discusse rimangono senza risposta. C’è sempre bisogno di ricordare che il Talmud è solo un commento; non è la Parola di Dio ispirata, ma conoscerlo è di grande utilità in un ministero verso il popolo ebraico, perché studiandolo si può capire meglio gli Ebrei. Il Talmud non sostiene di essere Parola di Dio, ma piuttosto una interpretazione e spiegazione della Legge di Dio, la TORAH. Quando non si arrivava ad una conclusione nelle discussioni, la decisione finale veniva sospesa fino a quando non sarebbe sorto un nuovo profeta in Israele o fino alla venuta del Messia, preceduto da Elia. Allora, tutti i punti dubbiosi ed incerti saranno definiti. Una sfida ai nostri pensieri Non siamo noi che dobbiamo entrare in queste dispute. Per noi il Talmud non costituisce un’autorità, tuttavia è bene mettere in evidenza alcuni detti Talmudici che dovrebbero sfidare i nostri pensieri. Quaranta anni prima della distruzione del Tempio sono accadute le seguenti cose: la sorte per il capro diYom Kippur ha cessato di essere soprannaturale, il filo rosso di lana che in questa circostanza veniva legato alla porta del Tempio e che diventava sempre bianco (come simbolo del perdono di Dio) ora rimaneva rosso e non cambiava più colore; la candela più occidentale del candelabro che stava nel santuario si rifiutava di bruciare in maniera continua e le porte del Tempio si sono aperte da sole (Trattato Yoma 39b). Il Talmud considera questo fatto come un chiaro segno della partenza della Gloriosa SHECHINA dal Tempio di Gerusalemme. È sorprendente il periodo in cui tutto ciò è accaduto: quaranta anni prima della distruzione del Tempio. Questo ci porta all’anno 30; il tempo in cui il Signore Gesù è morto su una Collina fuori da Gerusalemme. Egli ha invitato il popolo d’Israele a credere nella sua Messianicità, ma la maggioranza ha rifiutato! C'è un altro interessante detto rabbinico nello stesso Trattato del Talmud: Perché il primo Tempio è stato distrutto? A causa di tre cose malvagie: idolatria, adulterio e assassinio. Ma il secondo Tempio dove la gente era occupata a studiare Torah e compiere buone opere ed atti di carità perché è stato distrutto? La risposta è: A causa dell’odio senza motivo, e l’odio senza motivo è un reato grave come le tre grandi trasgressioni dell’idolatria, dell’adulterio e dell’assassinio (Yoma 9). Il Talmud non risponde alla domanda, «Chi è stato odiato senza motivo»? Se il popolo ha odiato i Romani, c’era sicuramente un motivo, dato che erano dei pagani sempre pronti a distruggere la gente fisicamente, spiritualmente e moralmente. I Farisei, ci viene detto dalla storia, non era gente odiata ma amata. I Sadducei non erano odiati; essi facevano parte del sacerdozio che serviva Dio nel Tempio. Ma, ci fu qualcuno che ha applicato queste parole a sé stesso! Leggiamo nel Berit Hadasha, la vita del Signore Yeshua scritta dai suoi seguaci: «Se non avessi fatto tra loro le opere che nessun altro ha fatte mai, non avrebbero colpa; ma ora le hanno vedute, ed hanno odiato e me e il Padre mio. Ma quest’è avvenuto affinché sia adempiuta la parola scritta nella loro legge: Mi hanno odiato senza cagione» (Giov.15:24,25). Può la citazione del Talmud esser una velata allusione verso colui che ha amato il suo popolo, il pastore del suo gregge, tanto che egli ha dato la sua vita per la loro salvezza, mentre il suo popolo, con i suoi capi, lo ha trattato con odio invece che con amore? E i Rabbini vogliono dirci che questa è stata la ragione principale per la vittoria della Roma pagana e della distruzione del secondo Tempio? Guardiamo ancora la Parola ispirata di Dio. Il libro di TEHILIM (Salmi) dice: «Perfino l’uomo col quale vivevo in pace, nel quale confidavo, che mangiava il mio pane, ha alzato il calcagno contro a me» (Sal.41:9). Quale umiliazione e delusione essere disprezzato ed odiato senza motivo! Troviamo nel libro di Tehilim, una descrizione più esatta di questo odio senza motivo: «Quelli che m’odiano senza cagione sono più numerosi dei capelli del mio capo;… Io son diventato un estraneo ai miei fratelli, e un forestiero ai figliuoli di mia madre… e i vituperi di quelli che ti vituperano son caduti su me» (Sal.69:4,8,9). Questi versi sono citati nel Brit Hadasha come parte delle Scritture che si sono adempiute nel Signore YESHUA HA MASHIACH (Gesù, il Messia). Il grande rabbino Saulo di Tarso (Paolo), un discepolo del celebre Rabbi Gamaliele, ha scritto ai credenti del Signore Yeshua della città di Roma e li ha invitati a subire piuttosto che causare dolore ad altri. Saulo ha scritto: «Poiché anche Cristo non compiacque a sé stesso; ma, com’è scritto: Gli oltraggi di quelli che ti oltraggino son caduti sopra di me» (Rom.15:3). Il Talmud contiene molto di ciò che è bello e ammirevole; è di un alto livello etico. Si parla molto del Messia. Su di esso ci sono insegnamenti contrastanti, che vanno dal dire che è già venuto fino a dire che non verrà mai. Prendiamo nota, per esempio, di queste espressioni riguardo il Messia contenute nel Talmud: «Tutti i profeti hanno profetizzato fino ai giorni del Messia» (Sanhedrin 99a). «Tutti i profeti hanno profetizzato riguardo i giorni del Messia; ma nessun occhio l’ha visto, o Dio, oltre a Te» (Berakoth 34b). Ci occuperemo di questo soggetto più avanti nel nostro studio. Un Giudeo che veramente crede nel Talmud deve concludere che Gesù è il Messia. Altrimenti, il Talmud e Dio sono inattendibili. Le origini di Talmud Il Talmud ha avuto le sue radici nella prigionia Babilonese (.C.). Dio aveva punito i Giudei con l’esilio a causa del loro peccato, in particolare per il peccato d’idolatria. Questa prigionia ha avuto un effetto di purificazione sui Giudei. Essi hanno visto da una parte la bassezza dei culti pagani in Babilonia e di conseguenza hanno desiderato fortemente poter ritornare a rendere il culto a Dio in santità a Gerusalemme. Si sono resi conto che avevano sofferto perché avevano abbandonato la Legge di Dio (Torah – i cinque libri di Mosè) ed erano andati dietro ad altri dèi. Essi hanno deciso di non farlo mai più. Il messaggio di Ezechiele e gli anziani di Giuda che si sono messi sotto l’insegnamento del profeta, hanno avuto un forte impatto sulla comunità giudaica (Ezech.8:1; 14:1; 20:1). Alcuni credono che questo è stato l'inizio della sinagoga. In ogni modo, è diventato il centro religioso di una nazione esiliata e senza casa. In questo centro religioso, molti si sono risvegliati per lo studio delle Scritture. Questa domanda ha creato la necessità affinché sempre più uomini qualificati diventassero insegnanti. Questi insegnanti sono stati chiamati "scribi". Il loro duplice compito era quello di copiare le Scritture. che erano poche, e quindi insegnarle e spiegarle. Questa era una cosa importantissima tenuto anche conto del fatto che l’ebraico correva il rischio di diventare una lingua morta. Un’attenzione sacra e meticolosa veniva esercitata nelle copie delle Scritture. Il debito che dobbiamo loro è menzionato in Rom.3:2. L’apostolo dichiara: «…a loro furono affidati gli oracoli di Dio». Secondo Esd.7:6, Esdra stesso era «uno scriba versato nella legge di Mosè». Egli è stato di grande aiuto per ripristinare la Legge come guida della vita. Il Talmud dice: «quando la Legge è stata dimenticata da Israele, Esdra è venuto da Babilonia e l’ha ristabilita». Nei capp.8-10 di Nehemia leggiamo del grande ripristino che ha avuto luogo sotto la conduzione di Esdra. Esdra, come scriba. ha avuto un ministero particolare nella spiegazione e nell’insegnamento delle Scritture. «Essi leggevano nel libro della legge di Dio distintamente; e ne davano il senso, per far capire al popolo quel che s’andava leggendo»(Neh.8:8). Esdra ha fatto in modo che la gente capisse le Scritture spiegando il «senso» ivi contenuto. È da questa semplice dichiarazione di Nehemia che abbiamo le origini del Talmud. La comprensione della Legge di Dio, la Torah, era vitale per la loro esistenza come nazione. Il Giudeo aveva appreso dalla prigionia babilonese che doveva rimanere separato dal pagano, sia nella vita religiosa che in quella secolare. Ogni aspetto della sua vita doveva ricordargli di rimanere separato e santo. Iniziando con Esdra, e tutti coloro che l’hanno seguito, ogni parola dei saggi è stata memorizzata. Questo insegnamento orale è stato trasmesso ed è diventato la base del Talmud. La spiegazione del testo sacro è stata accettata autorevole come le Scritture stesse. Da quel tempo fino ad oggi, i Giudei devoti sono molto orgogliosi di padroneggiare il «profondo mare del Talmud». Molta gente ha attaccato il Talmud all’interno del Giudaismo, a partire dai Sadducei, dei Giudei menzionati nel Berit Hadasha (Nuovo Testamento). Essi si opposero ai Farisei. Successivamente, degli insegnamenti contro il Talmud sono stati fatti dai Karaiti, un movimento giudaico dell’ottavo secolo, il cui leader era un certo Anan ben David. Essi esistono ancora oggi e sono stabiliti in Israele. Si oppongono a tutte le tradizioni e leggi rabbiniche ed accettano come autorità solo la Legge scritta – non le interpretazioni e le aggiunte del Talmud. I Maskilim, seguaci di Haskoloh, il movimento culturale ed illuminista giudaico del 18° e 19° secolo, hanno attaccato il Talmud per un'altra ragione. Per loro il Talmud impediva alla gente di partecipare ai vantaggi dell’illuminismo. I carichi della Legge orale La parola Talmud significa «studio». È formato da due parti. La più vecchia è chiamata Mishnah, che è una compilazione di leggi orali, e la seconda parte, la Gemara, è la registrazione delle discussioni rabbiniche. Il Talmud è fondamentalmente considerato come la Torah orale; mentre la Torah scritta è formata dai cinque libri di Mosè (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). I Giudei credono che, secondo la tradizione, non solo la Torah scritta sia stata data a Mosè sul Monte Sinai, ma anche la Torah orale. La tradizione antica deduce, da Es.20:1, che Dio ha comunicato a Mosè la Bibbia, la Mishnah, il Talmud e l'Haggadah (leggende, folclore, parabole, ecc). (Berakoth 5a). È detto che Mosè ha ricevuto tutta la legge, orale e scritta, con tutte le sue interpretazioni e applicazioni. Egli l’ha trasmessa a Giosuè, Giosuè agli Anziani, gli Anziani ai Profeti, e i Profeti agli uomini della Grande Assemblea (Avot 1:1). Una questione dibattuta tra i rabbini è stata: perché Mosè non ha messo per iscritto tutti gli insegnamenti che gli sono stati affidati? La risposta è stata che i Gentili avrebbero potuto prendere loro la Legge scritta, ma le tradizioni non scritte sarebbero sempre rimaste a conservare la separazione tra Israele e i Gentili. PARTE II La Legge orale, chiamata Talmud, è una parte vitale della tradizione Giudaica. Le leggi orali dovevano insegnare la maniera in cui i loro padri avevano camminato e dovevano legare i figli a fare lo stesso. Queste leggi sono diventate una siepe con cui i rabbini hanno evitato qualsiasi violazione della Legge e così assicurare la sua esatta osservanza. La tradizione è stata dichiarata assolutamente obbligatoria su tutto. I rabbini sono diventati un obbligo più grande delle stesse Scritture. Nel Talmud leggiamo, «I detti degli anziani hanno più peso di quelli dei profeti» (Berakoth 1:7); «un’offesa contro il detto di uno scriba è più grande di un’offesa contro un detto della Scrittura» (Sanhedrin 11:3). Nel Midrash (commento sulle Scritture), nell'introduzione a Lamentazioni, si è dedotto da Ger.9:12,13 che abbandonare la Legge orale fosse peggiore dell’idolatria, dell’impurità o del versamento di sangue. Così strette erano le leggi che i Giudei dovevano ubbidire ad esse anche nel più piccolo iota o apice. Queste leggi orali erano sia positive, nel senso che le persone dovevano fare qualcosa (TEGGANOTH), e sia negative, cioè cose che non dovevano fare (GEZEROTH). Queste tradizionali ordinanze, o leggi legali, sono conosciute come Halakhah. I Giudei, sotto il peso di queste ordinanze e della loro osservanza, avevano oppresso il proprio spirito. Essi non seguivano più la religione pura e la Legge del Vecchio Testamento o Torah. Tutte le loro tradizioni non li ha resi più santi ma hanno solo dato più peso da portare. Il nostro Signore Gesù, il Messia, si è riferito a questo argomento in Mat.23:3,4: «Fate dunque ed osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le opere loro; perché dicono e non fanno. Difatti, legano dei pesi gravi e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li voglion muovere neppur col dito». Questi Scribi e Farisei sedevano sulla cattedra di Mosè. Solo un insegnante della Legge di Mosè può sedersi su quella cattedra (Mat.23:2). La Legge deve essere rispettata, ma gli insegnanti ipocriti no. La religione d’Israele era diventata uno spettacolo di filatterie da indossare, di star seduti nei posti principali nei conviti e nelle sinagoghe, e ricevere onore e rispetto lungo le strade (Mat.23:5-7). Gli insegnamenti di Gesù erano diversi. Egli ha dato meno importanza all’Halakhah rabbinica e cercato di restaurare il santuario interiore dell’adorazione e dello stile di vita. Egli non era contro la vera Halakhahbiblica, poiché ha detto: «Non pensate ch’io sia venuto per abolire la legge od i profeti; io son venuto non per abolire ma per compire» (Mat.5:17). Il Signore ha insegnato che il dogmatismo giudaico basato solo sulla tradizione è Haggadah (usanze, folclore, parabole) e non ha autorità. Non bisogna trasformare una Haggadah in una Halakhah (legge, codice legale). Bisognerebbe, in particolare, prendere nota dei guai che il nostro Signore annuncia sugli Scribi ed i Farisei in Mat.23:13-36. Essi hanno chiuso il regno dei cieli non solo a sé stessi, ma anche a tutti quelli che li seguivano. Gesù li chiama ipocriti. Due divisioni del Talmud Il Talmud è formato da due parti distinte: la Mishnah, che è il codice delle leggi ed il suo commento, e laGemara. La Mishnah è stata trasmessa oralmente. Un grande e ben noto Fariseo di nome Hillel (.C. - 20 d.C.) ha fatto uno dei primi tentativi di codificare le leggi orali. Nessuno sa quello che è avvenuto del suo lavoro. Il rabbino Akiba (o Akiva), che è morto circa nel 135 d.C., ha iniziato un lavoro pionieristico di raccogliere e classificare gli insegnamenti orali per argomento nella “Mishnah". Egli era un maestro ben noto e rispettato ed aveva migliaia di seguaci. La Legge orale è stata infine messa per iscritto da Rabbi Judah Ha Nasi, circa nel 200 d.C. Egli era conosciuto semplicemente come “Rabbi” ed era a capo del Sinedrio, la Corte Suprema Giudaica. Era un grande studioso, ma temeva che la Mishnah sarebbe stata un giorno dimenticata o che ci sarebbero state delle infiltrazioni eretiche. Ha quindi compilato, editato e codificato le leggi orali ed ha dichiarato che laMishnah era canonicamente chiusa, così come Esdra e Nehemia avevano “chiuso” la Torah. La Mishnah, che vuol dire, "ripetere l’insegnamento di qualcuno; esaminare”, è un compendio di tutte le leggi orali dal tempo di Mosè. Ci si riferisce ad essa come ad una Seconda Legge, mentre la Torah è la prima Legge. L’opera è stata scritta in ebraico. La seconda divisione del Talmud è nota come Gemara. È stata scritta in aramaico e significa “imparare”. In sostanza è un ampio commento alla Mishnah. La Gemara è una raccolta delle discussioni dei rabbini che sono vissuti dopo che la Mishnah è stata completata. È stata trasmessa in due tradizioni, nellaGemara Palestinese (dal 200 d.C. al 400 d.C.) e nella Gemara Babilonese, più grande e più autorevole (500 d.C.). Il cambiamento dalla forma orale a quella scritta è stato a causa delle crisi politiche del sesto secolo d.C. Fanatici Zoroastriani sono saliti al potere nel regno Persiano e la maggior parte dei Giudei di quella zona sono fuggiti, e sono stati dispersi o uccisi. I rabbini hanno avuto paura che la memoria collettiva della Mishnah e della Gemara fosse in pericolo di estinzione. Un gruppo di studiosi chiamatiSaboraim hanno avuto il compito di annotare gli insegnamenti nel Talmud Babilonese. La Gemarapalestinese era stata messa per iscritto da studiosi di Cesarea in Palestina verso la metà del 4° secolo. La Mishnah più la Gemara Babilonese forma il Talmud Babilonese. I due Talmud sono sempre stati stampati separatamente e mai insieme. Ci sono differenti culture ebraiche e costumi dietro a ciascuno di essi. Il Talmud e le sue tradizioni sono una parte vitale della vita ebraica. Oltre alla Torah, il Talmud ha più autorità del resto della Scrittura. Quando un Giudeo dice di essere un Giudeo Torah, di solito si riferisce al fatto di essere un osservante sia della Torah (i cinque libri di Mosè) che del Talmud. PARTE III Il popolo giudaico ha una maniera di pensare univoca e particolare. Essi sono tra i più efficienti e produttivi come commercianti, medici, avvocati e scienziati. Nel giudaismo, la conoscenza non è la proprietà di “pochi eletti” ma è un valore uguale per tutti i Giudei. Anche nelle età oscure, i Giudei erano molto avanti in diverse arti a causa dello studio del Talmud. Il cuore e l'anima del popolo Giudaico è nel Talmud. Oggi la maggior parte dei Giudei non ha mai visto un Talmud, ma i suoi contenuti sono insegnati con l'uso del libro di preghiera, mantenendo le tradizioni religiose e le feste, e dai sermoni dei rabbini. Quello che essi sentono ed apprendono dai loro rabbini e dalla loro tradizione, l’accettano senza farsi domande. Un Giudeo praticante, sia che se ne rende conto o no, impara il Talmud nella Sinagoga. Gli antichi saggi hanno insegnano che ogni Giudeo deve studiare il Talmud Torah (tutta la letteratura religiosa giudaica), «sia povero che ricco, sano o malato, giovane o vecchio. Anche un mendicante che va di porta in porta per il sostentamento o qualcuno con una famiglia da mantenere, deve stabilire un tempo per studiare la Torah durante il giorno e la notte, poiché è scritto, “Voi la reciterete giorno e notte”» (Mishnei Torah, Hichot Talmud Torah 1:8). È stato insegnato che ogni Giudeo è obbligato a studiare il Talmud. «Per quanto tempo uno è obbligato a studiare? Fino al giorno della morte, come è detto, “In modo che non svanisca dalla tua mente finché vivrai. Quando una persona non studia dimentica”» (Shulhan Aruch, Yoreh De'ah 246:3). È stato insegnato anche, «Guarda in esso, invecchiati in esso e non dipartirti da esso, poiché non c’è altra scelta che esso» (Pirkei Avot 5:24). La risposta più comune che la maggior parte dei Gentili ricevono quando testimoniano ad un Giudeo è, «Tu credi alla tua maniera ed io credo alla mia. Non credo inYeshua (Gesù) perché sono Giudeo». Un Giudeo considera il Cristianesimo una religione pagana eYeshua (Gesù) come un salvatore Gentile. Di solito, un Giudeo non è interessato ad ascoltare un «vangelo Gentile» né una «interpretazione Gentile» delle loro Scritture. Essi hanno il loro Peshat(significato contestuale) e il loro Derash (commento). Per capire veramente un Giudeo religioso o semi-religioso e per raggiungerlo, abbiamo bisogno di capire il suo Talmud. La chiesa "Cristiana" ha oppresso ed attaccato il Talmud in tutti i tempi. Nell’anno 553, l’Imperatore Giustiniano ha impedito l’insegnamento della «tradizione inferiore». Nell’anno 712 i Visigoti, in Spagna, hanno proibito ai “convertiti” al Cristianesimo di leggere libri ebraici. Nel 1199 Papa Innocenzo III ha dichiarato che solo il clero può dare l’interpretazione delle Scritture e che i Giudei costituiscono un elemento sovversivo. Questo ha condotto la “chiesa” a mettere al rogo i libri ebraici. Nella Francia del sud, nel 1233, la Guida del Perplesso di Maimonide è stato bruciato. Egli era un famoso rabbino compilatore di codici, filosofo e medico (1135-1204). A Parigi, nel 1236, papa Gregorio IX ha fatto una lista di trentacinque accuse contro il Talmud. Le asserzioni fatte erano che era contro la teologia cristiana ed impediva le conversioni dei Giudei. Egli ha decretato che tutti i libri ebraici fossero confiscati e dati al rogo. Volumi di Talmud sono stati portati vi anche durante i servizi di sinagoga. Istruzioni simili sono state fatte applicare dai re di Francia, Spagna e Portogallo. A Parigi, il 25-27 giugno 1240, il comitato dell’inquisizione ha condannato il Talmud, e due anni dopo ventiquattro vagoni di libri ebraici, migliaia di volumi, sono stati bruciati dal pubblico boia. Questa ha continuato ad essere la pratica dei paesi “Cristiani”. A Roma, nel 1553, il Concilio dei Cardinali ha emesso il decreto di trovare e bruciare tutti i libri di sospetta ebraicità. Le case ebraiche venivano violate ed i loro libri presi e bruciati. In Polonia, nel 1757, mille copie del Talmud, confiscate dal clero e dalla polizia, furono bruciate. I Talmud venivano bruciati nel nome di Cristo ed i Giudei dovevano scegliere se convertirsi o essere uccisi. Quando le sinagoghe venivano incendiate, i “cristiani” intorno cantavano il loro amore verso Gesù. Il popolo ebraico non dimenticherà mai i pogrom, le inquisizioni, e i roghi dei loro Talmud. Una buona maggioranza di credenti Gentili, si avvicinano oggi ai Giudei dicendo che la loro teologia è tutta sbagliata e che i loro libri non hanno alcun valore. Questo non è certamente il modo di “vincere” delle persone ed “influire” sulla gente, specialmente la gente ebraica. È con l'uso delle Scritture e del Talmud che dobbiamo provare a scuotere il Giudeo su una qualche questione e fargli esaminare se la sua posizione teologica è sana e vera. Il nostro Signore ha fatto lo stesso. Egli rispondeva ad una domanda con un’altra domanda, per far sì che il suo interlocutore esaminasse la propria posizione. Oggi, con un Giudeo, dobbiamo fare questo con il Talmud Torah. Porto un esempio di una storia Talmudica. Isacco Ben Giuda era un discepolo di Rabbi bar Hama, che lo lasciò per andare a studiare con Rabbi Sheshet. La ragione data era che ogni volta che egli faceva una domanda al suo primo rabbino, la risposta gli veniva data con un argomento razionale. Quando il discepolo ha trovato una Mishnah (legge) che contraddiceva l’argomento razionale del rabbino, il rabbino rispondeva che quella argomentazione non si applicava più. Questo non succedeva con RabbiSheshet. Ogni volta che il discepolo trovava una Mishnah per contraddire la risposta di Rabbi Sheshet, il Rabbino gli replicava che era una Mishnah contro un’altra (Zev 96b). Usando il Talmud possiamo argomentare che la nostra interpretazione delle profezie messianiche delle Scritture è quella che tradizionalmente è stata data. Se l’interpretazione è logicamente corretta, allora ne consegue che o Yeshua (Gesù) è il Messia, o le Scritture ed il Talmud sono falsi. È bene stare attenti quando si dice che il popolo Giudeo ha rifiutato Gesù. Nella chiesa iniziale c’erano molti credenti Giudei. Gli Atti degli Apostoli parla di migliaia. La chiesa madre di Gerusalemme era composta da Giudei. La lettera agli Ebrei era indirizzata a credenti Giudei. Per tutto il Nuovo Testamento c’è sempre stato un rimanente di Giudei che sono venuti al Signore. Neander, uno dei padri della chiesa era un credente Giudeo. Una seconda osservazione, è che non tutti i gentili hanno accettato Gesù. I veri credenti sono infatti una minoranza nel mondo, anche nelle nostre città. Il meglio che possiamo dire, è che alcuni Giudei ed alcuni Gentili hanno accettato Gesù, ma la maggior parte della gente, sia Giudei che Gentili, non l’hanno accettato. Quando si parla con gli Ebrei è bene usare la terminologia giusta. Ad esempio, è meglio dire YESHUA invece di GESU’. È meglio chiamarsi CREDENTI invece di CRISTIANI. È meglio chiamare le proprie riunioni CONGREGAZIONI invece che CHIESE. La ragione di ciò è nella storia anti-Semitica della Chiesa. È meglio dire Messia invece di CRISTO. PARTE IV Per secoli la discussione tra i Giudei religiosi si è concentrata sul capitolo 53 di Isaia. Essi hanno riconosciuto che il brano parla del servo sofferente, ma hanno messo in discussione chi poteva essere. Di solito, i Giudei secolari ignorano anche l’esistenza del capitolo, mentre i Giudei religiosi non ammetteranno ai cristiani che si riferisce al Messia. Piuttosto, essi citeranno l’interpretazione di Rashi che sostiene che il servo sofferente è Israele e non il Messia. I rabbini prima di Rashi, e molti di quelli che sono venuti dopo, però, hanno sostenuto che il servo sofferente è il Messia. I Giudei Ortodossi non accettano l’interpretazione di Rashi su Isaia 53, al contrario di quasi tutti i Giudei Riformati. I Giudei conservatori sono divisi. Rashi è il nome abbreviato di un rabbino francese, Rabbi Shlomo ben Isaac (10401105). Ancora oggi viene considerato uno dei più grandi commentatori rabbini della Bibbia e del Talmud. Ogni pagina del Talmud contiene il commento di Rashi. Il Nuovo Testamento insegna di Yeshua, Gesù, come Messia e della sua morte sostitutiva fondata su Isaia 53. Molti rabbini, tra cui gli Ortodossi, fraintendono di proposito Isaia reazione all’insegnamento cristologico. Il Nuovo Testamento, comunque, testimonia che Yeshua, Gesù, è il Servo Sofferente di Isaia 53 e che è risuscitato dalla morte (Luca 22:37; Atti 8:32-35; 1Piet.2:21-25). Noi conosciamo colui in cui abbiamo creduto, ma come possiamo condividere con i Giudei la nostra fede che Yeshua è il Servo Sofferente di Isaia 53? Che cosa possiamo fare quando uno fraintende volutamente il passo di Isaia 53? Abbiamo riferimenti sufficienti nel Nuovo Testamento che si riferisce al Messia, ma cosa fare quando qualcuno rifiuta il Nuovo Testamento? La risposta tipica che il Giudeo medio dà al cristiano è “Tu credi nel modo tuo ed io credo nel mio, non posso credere in Gesù perché sono un Giudeo. Tu hai la tua Bibbia e la tua interpretazione ed io ho la mia”. Ma abbiamo bisogno di renderci conto che il vangelo è per entrambi, sia Giudei che Gentili. Anzi, il comando è «del Giudeo prima» (Rom.1:16). Ognuno di noi ha la responsabilità di testimoniare verso quelli che gli stanno intorno, sia Giudei che Gentili, ed incontrarli sul loro livello. Questo è tipico dell'apostolo Paolo: «e coi Giudei, mi son fatto Giudeo, per guadagnare i giudei; con quelli che son sotto la legge, mi son fatto come uno sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che son sotto la legge; con quelli che son senza legge, mi son fatto come se fossi senza legge (benché io non sia senza legge riguardo a Dio; ma sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Coi deboli mi son fatto debole, per guadagnare i deboli; mi faccio ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni» (1Cor.9:20-22). Un ulteriore esempio è dato in Atti 21. Paolo prende un voto per solidarietà con altri Giudei. Perché? Perché come Giudeo vuole identificarsi con il suo popolo e guadagnarli con la sua testimonianza. Chi non è salvato non ha bisogno di conformarsi al metodo del ministro cristiano, ma è il cristiano che ha bisogno di raggiungere colui che non è salvo sul suo proprio livello. Paolo ha avuto questo approccio sia con i Giudei che con i Gentili. In genere, i Giudei non sono interessati a sentire quello che essi pensano essere un vangelo Gentile o una interpretazione Gentile delle loro Scritture. Essi pensano che hanno le loro Scritture e il loro Talmud con la loro interpretazione e che i cristiani abbiano la loro. Come possiamo rompere la barriera per testimoniare ai Giudei? Dobbiamo rinunciare e limitarci semplicemente a pregare per loro? Le Scritture insegnano che facciamo parte dell’esercito di Dio. Ognuno di noi è un soldato. Ogni soldato deve passare attraverso l’addestramento di base ad apprendere le nozioni necessarie per essere vittorioso in battaglia. Essere fuori forma non è una scusa (Efes.6:11-20; 2Tim.2:3). Pietro ci dà un ordine di battaglia: «abbiate nei vostri cuori un santo timore di Cristo il Signore, pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi, ma con dolcezza e rispetto» (1Piet.3:15). «Rispondere a vostra difesa» nel testo greco è la parola che significa «apologetica» (apologìan). Questo c’insegna che siamo tenuti a difendere la nostra fede, ma va fatto con dolcezza e rispetto, perché l’opera di convinzione spetta allo Spirito Santo. Dobbiamo utilizzare non solo le Scritture, ma tutto ciò che rientra nei nostri mezzi. Vediamo come questo è avvenuto, per esempio, nel discorso di Paolo nell’Areopàgo. Egli ha trovato un altare con l’iscrizione «AL DIO SCONOSCIUTO». Egli ha spiegato agli Ateniesi chi era questo «DIO SCONOSCIUTO» a cui loro rendevano ignorantemente il culto (Atti 17:22-34). Paolo ha utilizzato un mezzo che in quel momento era a sua disposizione. Nella PARTE III è stata presentata una storia Talmudica del discepolo di un rabbino. Quando questo discepolo, Isacco ben Giuda, ha trovato una legge che contraddiceva un’altra legge, la risposta di RabbiSheshet fu che c’era una legge contro un’altra legge. Molti Giudei di oggi accettano l’interpretazione di Rashi su Isaia 53, senza rendersi conto che ci sono altre alternative Talmudiche che si riferiscono al Messia come al Servo Sofferente. Usando le Scritture ed il Talmud possiamo far risaltare la nostra interpretazione di Isaia 53 come una vera interpretazione Giudaica. Possiamo dire che il «Derash» (commentario) della maggioranza dei rabbini prima e dopoRashi hanno creduto che Isaia parlava del Messia come il Servo Sofferente. I seguenti sono solo alcuni dei «Derash» riguardanti il Messia Servo Sofferente che possono essere usati: «Ora procederò a spiegare questi versi del nostro Messia, che Dio volendo verrà presto ai nostri giorni. Io sono sorpreso che Rashi e Rabbi David Kimchi non hanno, con i Targum, applicato il passo al Messia» (Rabbi Naftali ben Asher Altshuler, ca. 1650). «Ho il piacere d’interpretarlo in accordo con i nostri rabbini, al Re Messia, ed avrò cura di aderire al senso letterale: così sarò libero dalle interpretazione di cui altri hanno preferito rendersi colpevoli» (Rabbi Moshe Kohen Ibn Crispin di Cordova e Toledo in Spagna, ca. 1350). «I nostri rabbini di benedetta memoria con una sola voce hanno accettato ed affermato che il profeta parla del Re Messia. Ed anche noi aderiremo alla stessa opinione» (Rabbi Moshe Le Sheich, seconda metà del 16° secolo). «Ma egli è stato fiaccato…significa che il Messia porta le nostre iniquità le quali sono causa delle sue lividure, questo significa che il Messia non solo soffre per le nostre iniquità, ma egli deve portarle su di sé e soffrire per esse» (Rabbi Elijah de Vidas). Molti Giudei non conoscono il «DIO SCONOSCIUTO» di Isaia 53. Con l'uso del Talmud e delle Scritture possiamo mostrare che la nostra interpretazione è sia giudaica che Biblica. PARTE V Ogni sabato nella sinagoga vengono letti la Torah (Legge) e l’Haftorah (profeti). Tuttavia, Isaia 53 è escluso. Perché? Non viene letto per evitare qualunque riferimento cristologico. Nella PARTE IV abbiamo visto che Rashi si è opposto all’interpretazione originaria di Isaia 53 comeriferentesi al Messia Servo Sofferente. La maggioranza dei Giudei di oggi, sono ignoranti del passaggio. Il v.3 dice: «Disprezzato e abbandonato dagli uomini…noi non ne facemmo stima alcuna». Questo è stato l’atteggiamento d’Israele nei suoi confronti e che non ha voluto credere in lui: «Chi a creduto a quel che noi abbiamo annunziato?» (v.1). Anche i discepoli di Gesù hanno avuto le loro difficoltà a comprendere il suo ruolo come Servo Sofferente. Essi volevano l’instaurazione del Regno. Quando Gesù ha parlato della sua morte espiatoria e sostitutiva, essi non hanno capito quello che voleva dire. E per i Farisei Gesù non corrispondeva ai loro “segni”.. Gesù ha usato le Scritture per testimoniare di sé stesso. Come con i Giudei non credenti di oggi e i Giudei dei tempi di Gesù, se essi avrebbero creduto nelle loro proprie Scritture, avrebbero creduto in Gesù come Messia e nei suoi due avventi. Gesù stesso dice, «Voi investigate le Scritture, perché pensate aver per mezzo d’esse vita eterna, ed esse son quelle che rendono testimonianza di me… Perché se credeste a Mosè, credereste anche a me; poiché egli ha scritto di me. Ma se non credete agli scritti di lui, come crederete alle mie parole?» (Giov.5:39,46,47). I Giudei di oggi si fidano ciecamente dei loro rabbini, ma ricordiamoci di Ger.2:8: «I sacerdoti non hanno detto: Dov’è l’Eterno? i depositari della legge non m’hanno conosciuto, i pastori mi sono stati infedeli, i profeti hanno profetato nel nome di Baal e sono andati dietro a cose che non giovano a nulla»(Ger.2:8). L'interpretazione di Rashi su Isaia 53 è contraria alla Scrittura. Egli ha rifiutato la verità ed ha insegnato una falsa teologia. Come Dio ha dichiarato attraverso Geremia: «Poiché il mio popolo ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d’acqua viva, e s’è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l’acqua» (Ger.2:23) L'interpretazione di Rashi di Isaia 53 è una bugia che «non può tenere l’acqua» davanti a Dio. Tutto il contenuto del capitolo indica il Servo Sofferente come il Messia. L’autore del libro è Isaia, il quale è Giudeo ed il suo popolo è il popolo Giudaico; quindi leggiamo: «Dall’oppressione e dal giudizio fu portato via; e fra quelli della sua generazione chi rifletté ch’egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a motivo delle trasgressioni del mio popolo?». Nel verso abbiamo la frase «del mio popolo». Il «mio» si riferisce all’autore del libro che è Isaia. Il «popolo» di Isaia sono i Giudei. Se questo è il caso, come in effetti lo è, come può la terza persona singolare «egli» (colui che viene portato via), essere il popolo? Violerebbe tutte le regole grammaticali. Possiamo dunque interpretare Is.53:8, «a motivo delle trasgressioni del mio (di Isaia) popolo (i Giudei) egli (il Messia) fu strappato dalla terra dei viventi». Accettare l'interpretazione di Rashi è accettare una falsità, ma i rabbini odierni amano crederci. Il profeta Geremia ha parlato dello stesso tipo di situazione durante i suoi tempi: «i profeti profetano bugiardamente; i sacerdoti governano agli ordini dei profeti; e il mio popolo ha piacere che sia così. E che farete voi quando verrà la fine?» (Ger.5:31). Nel condividere Isaia 53 con un Giudeo ed insegnargli il corretto Derash, possiamo condividere ulteriori parole di Geremia: «Così dice l’Eterno: Fermatevi sulle vie, e guardate, e domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; e voi troverete riposo alle anime vostre! Ma quelli rispondono: Non c’incammineremo per essa» (Ger.6:16). «Perché dunque questo popolo di Gerusalemme si svia egli d’uno sviamento perpetuo? Essi persistono nella malafede, e rifiutano di convertirsi» (Ger.8:5). È cosa triste quando si rifiuta il bene e si accetta il male. A causa di questo peccato, Dio mette delle pietre d’inciampo davanti ad Israele (Ger.6:21). Per i Giudei, il Messia è una pietra d’inciampo. Questo include anche Isaia 53. «Ed egli sarà un santuario, ma anche una pietra d’intoppo, un sasso d’inciampo per le due case d’Israele, un laccio e una rete per gli abitanti di Gerusalemme» (Is.8:14). Troviamo l’interpretazione messianica di questo verso nel Talmud: «Il figlio di Davide non può apparire alle due case d’Israele prima che venga la fine…ed egli (Messia) sarà un santuario, una pietra d’inciampo e un sasso d’intoppo per entrambe le case d’Israele» (Sanhedrin38a). Nell'edizione Soncino del Talmud, la nota in calce riporta Is.8:14 e il riferimento dato per il figlio di Davide è il Messia. I rabbini concordano che siccome la pietra angolare del Tempio è un simbolo del Messia, il Messia deve essere il fondamento della fede. Rimuovere la pietra angolare è come rimuovere il Messia dalla propria vita. Da Isaia leggiamo: «Perciò così parla il Signore, l’Eterno: Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido; chi confiderà in essa non avrà fretta di fuggire» (Is.28:16). Di questa pietra, il Messia d’Isaia, è stato profetizzato che sarebbe stata rigettata. Non solo troviamo questo in Isaia 53 ma anche nei Salmi: «La pietra che gli edificatori avevano rigettata è divenuta la pietra angolare» (Sal.118:22). Anche Rashi, nei suoi commenti, ha accettato questi due versi come relativi al Messia. Sebbene egli ha smentito che Isaia 53 si riferisce al Messia, non ha mai smentito che c’è un Messia personale. PARTE VI Le Scritture sono molto chiare nel dire che Yeshua è il Messia Giudeo e la sua opera di espiazione è una realizzazione di Isaia 53. Il Nuovo Testamento è stato scritto da Giudei sotto l’ispirazione di Dio, e quello che dice dell’opera di espiazione di Yeshua è un'espansione di Isaia 53. Così, a meno che prima non stabiliamo il fatto che Isaia 53 parla della sofferenza del Messia, il Messia del Nuovo Testamento non potrebbe nemmeno essere considerato un argomento ebraico. Dobbiamo difendere correttamente la nostra fede (1Piet.3:15) e vincere il Giudeo (Rom.1:16), mettendoci sul suo stesso livello. Inizieremo a considerare il Nuovo Testamento insieme ad Isaia 53 e sostenerlo, quando possibile, con la tradizionale posizione rabbinica. L'enfasi dovrà essere rivolta a stabilire il fatto che il Messia è il Servo Sofferente e che il Nuovo Testamento è un libro Giudaico su Yeshua, Gesù, il Messia Giudeo. Iniziamo con l’eunuco Etiope (Atti 8:26-39). Egli sedeva sul suo carro leggendo il libro di Isaia e lo Spirito di Dio ha condotto Filippo a parlargli (v.29). Filippo l’ha sentito leggere Isaia e gli ha chiesto se capiva le cose che leggeva (v.30). La risposta era che necessitava d’aiuto (v.31). L’eunuco Etiope doveva essere un proselita del giudaismo, conosciuto come «proselita della porta». Normalmente un pagano di quei tempi non avrebbe letto le Scritture. Il passaggio che ha causato difficoltà all’Etiope è stato Is.53:7,8, che Luca riporta per i suoi lettori dalla Septuaginta (Vecchio Testamento Greco, LXX): «Or il passo della Scrittura ch’egli leggeva era questo: Egli è stato menato all’uccisione come una pecora; e come un agnello che è muto dinanzi a colui che lo tosa, così egli non ha aperto la bocca. Nel suo abbassamento fu tolta via la sua condanna; chi descriverà la sua generazione? poiché la sua vita è stata tolta dalla terra» (Atti 8:32,33). L’Etiope ha messo in discussione se il passaggio parlava dello stesso Isaia oppure di qualcun altro (Atti 8:34). L’Etiope aveva un vantaggio rispetto al moderno Giudeo, in quanto almeno aveva letto Isaia 53. Quando e se testimoniamo ad un Giudeo, il nostro primo passo potrebbe essere quello di esortarlo a leggere Isaia 53 e chiedergli poi di spiegare il passaggio. Quindi potremmo spiegarlo secondo la posizione tradizionale Giudaica. Il proselito Etiope meditava seriamente su Isaia 53. Egli aveva delle domande da fare. Le parole del Talmud sono spesso molto concentrate. Da queste parole concentrate viene la necessità di formulare domande per poterle spiegare. Se vengono poste le domande giuste, ne deriveranno delle risposte giuste. Molti potrebbero rimanere frustrati di fronte a questa metodologia, ma una volta che sono stati còlti i principi, lo studio diventa più facile. Di solito, a motivo di questo metodo, gli avvocati Giudei che hanno studiato il Talmud sono tra gli avvocati migliori. L'Etiope ha posto la domanda se Isaia 53 parlava del profeta stesso o di qualcun altro (Atti 8:34). Allo stesso modo, di fronte ad un Giudeo incredulo, abbiamo bisogno di mettere in discussione il passaggio. Parla realmente di Israele o del Messia? PARTE VII I Giudei Ortodossi conoscono il passaggio ma essi diranno che il Messia sofferente è Israele, non un individuo. Però, il Talmud insegna diversamente. La maggior parte dei laici e dei non Ortodossi non sa neanche dell’esistenza del passaggio. Una volta mostrato, essi pensano che sia un brano preso dal Nuovo Testamento. Molti si stupiscono che fa parte del Vecchio Testamento. Il Talmud è chiaro nell’insegnare che il Messia sofferente è un individuo. Nel trattato di Sanhedrin 98b uno dei nomi del Messiah è identificato come «Shiloh». Il riferimento è a Gen.49:10. Un rabbino ha detto, «il suo nome è lebbroso poiché è scritto che egli ha portato le nostre malattie ed i nostri dolori e noi lo abbiamo reputato un lebbroso, battuto da Dio ed umiliato». Il riferimento è ad Is.53:4. Lo Zohar, un libro Giudaico di misticismo, accettato come Talmud Torah, parla anch’esso del Messia Sofferente di Isaia 53. Lo Zohar sostiene di essere una raccolta di discorsi tra Rabbi Simeone ben Yohaied i suoi discepoli (del secondo secolo). È detto che Simeone e suo figlio si sono nascosti in una caverna per tredici anni per sfuggire alla persecuzione dei Romani. Là essi hanno meditato sugli aspetti mistici di Dio, sulla Torah e sull’universo. Fondamentalmente lo Zohar è un commento mistico al Pentateuco (i cinque libri di Mosè). Una leggenda dice che Simeone ne è l'autore. È stato anche chiamato il Midrashha-Zohar e il Midrash di Rabbi Shimeon ben Yohai. Lo Zohar è stato scritto in parte in aramaico ed in parte in ebraico. È apparso per la prima volta in Spagna nel tredicesimo secolo ed è stato fatto conoscere da Mosè ben Shem-Tob de Leon, un cabalista. Egli l'ha attribuito a Simeone ben Yohai. Quando Mosè de Leon è morto, la sua vedova ha confessato che è stato suo marito a scrivere lo Zohar. C'è comunque molta discussione sulla sua origine. Lo Zohar si è divulgato rapidamente tra i Giudei ed è stato considerato come un libro sacro. I cabalisti hanno dichiarato che un tale libro non poteva essere stato scritto da nessun mortale a meno che non fosse stato ispirato da Dio. Lo Zohar è stato quindi messo sullo stesso livello della Bibbia. L'entusiasmo per lo Zohar è stato sentito da molti studiosi cristiani che credevano contenesse delle prove della verità del Cristianesimo. Si pensa che William Postel sia stato il primo. Un altro, Pico della Mirandola, ha affermato che lo Zohar contiene le dottrine cristiane sulla Trinità, sul peccato originale e sull’Incarnazione. John Reuchlin ha scritto De Arte Cabalistica, dedicata a Leone X. La sua opera doveva provare che il Messia era già venuto. Galatino, un contemporaneo di Reuchlin, ha pubblicato DeArcanis Catholicae Veritatis nel l516. Egli ha mostrato che lo Zohar sostiene le principali dottrine del Cristianesimo. Altri famosi teologi cristiani che si sono occupati dello Zohar sono stati Alabaster,Gasparellus e Atanasio Kircher. Un altro ben conosciuto è Knorr von Rosenroth che scrisse KabbalahDenndata (1677-78). Il Giudaismo Hassidico deriva la sua spiritualità dallo Zohar. PARTE VIII Lo Zohar fa alcune dichiarazioni interessanti che riguardano il Messia Sofferente: «…Nel Giardino dell’Eden c’è un Palazzo chiamato il Palazzo dei Figli della Malattia; è in questo palazzo che il Messia entra, e chiama per nome ogni malattia, ogni dolore e ogni castigo d’Israele; vengono caricati tutti su di lui. Non solo egli li ha tolti da Israele e presi su di sé, ma non c'era stato alcun uomo capace di portare i castighi d’Israele per la trasgressione della Torah» (Zohar 2:212a). È molto chiaro il riferimento al Messia che soffre per Israele. Tuttavia, la maggioranza dei Giudei sono disposti a negare le Scritture e le loro proprie opere piuttosto che ammettere la verità su Gesù. L’edizione Soncino dello Zohar ha escluso dal testo la sezione 2:211b-216a, da cui è stata presa la precedente citazione. Evidentemente è più facile negare ed eliminare qualcosa che testimonia di Gesù piuttosto che vederselo davanti. Né si vuole che venga letto. Come giustificazione, Soncino mette una nota in calce: «Le prime quattro pagine e mezzo di questa sezione (211b-216a) sono considerate da tutti i commentatori come una interpolazione che contiene molta dottrina». Tuttavia, quello che essi trascurano, è che ci sono gli altri riferimenti simili al Messia Sofferente che si trovano nello Zohar e nel Talmud. La maggior parte dei rabbini non sono neanche consapevoli cheSoncino ha escluso la sezione 211b-216a. Anche se un rabbino accetta l'interpolazione dello Zohar, il Talmud in Sanhedrin 98b rende chiaro che il Messia soffre per il peccato del popolo, come può essere visto nella seguente citazione. e nessuno ha mai richiesto un'interpolazione del Talmud: «Il Rabbi ha detto che il nome del Messia è lo Studioso Sofferente della Casa del Rabbi (qualcuno ha tradotto lo studioso Lebbroso), poiché è scritto (Is.53:4) che erano le nostre malattie ch’egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s’era caricato, e noi lo reputavamo colpito, battuto da Dio, ed umiliato» (Sanhedrin 98b). Questa dichiarazione di Sanhedrin 98b è anche Marcus Jastrow’s Dictionary sui Targum e sul Talmud, a pag.452. sostenuta dal Nello studio dello Zohar, specialmente la sezione 3:7a-l0b, si può stupire di alcuni paralleli con il racconto del vangelo di Matteo. Inizia con il Messia che si presenta nella terra di Galilea quando Israele sperimenta dei dolori forti come le doglie di un parto: «Quando i dolori ed i travagli saranno sopra Israele, e tutte le nazioni ed i loro re prenderanno furiosamente consiglio contro di essa, allora una colonna di fuoco sarà sospesa tra la terra ed il cielo per quaranta giorni, visibile a tutte le nazioni. Quando il Messia sorgerà dal Giardino dell’Eden, dal luogo che è chiamato il “Nido dell’Uccello”…Egli sorgerà alla terra di Galilea…egli rivelerà sé stesso in Galilea; poiché in questa parte della Terra Santa la devastazione è iniziata prima, e dunque egli manifesterà sé stesso prima là…» (Zohar 3:7b-8a). Yeshua, Gesù, ha adempiuto la profezia di Isaia iniziando il suo ministero in Galilea (Is.9:1,2). Isaia mette in evidenza che la regione in cui gli eserciti Assiri avevano portato tenebre e morte, sarà la prima a gioire della luce portata dalla predicazione del Messia. Matteo cita Isaia in Mat.4:14-17. Yeshua, Gesù, inizia il suo ministero a Capernaum di Galilea (Mat.4:12-17; Mar.1:14; Luca 4:14,15). Yeshua, Gesù, ha lasciato Nazaret ed è andato a risiedere nella città di Capernaum. Egli ha lasciato la sua casa per mai più ritornarvi. La Galilea era la regione più settentrionale d’Israele ed era densamente popolata. Giuseppe Flavio, uno storico Giudeo del primo secolo, dice dei Galilei, «Essi erano sempre disponibili alle innovazioni e per natura disposti ai cambiamenti, e propensi alle sedizioni». Essi erano aperti alle nuove idee. Se c’era qualcuno aperto ad ascoltare Gesù, questo sarebbe stato in Galilea. Una volta che è stato accettato in Galilea, la sua fama avrebbe viaggiato, poiché tutto il traffico del mondo passava per la Galilea. Fu in Galilea che Yeshua chiamò i suoi discepoli. La maggior parte dei Giudei, tra cui i rabbini, non hanno alcuna idea di questa profezia, ma è spiegata dettagliatamente nello Zohar e adempiuta nel Nuovo Testamento. Molti rabbini deridono l’inizio del ministero di Yeshua in Galilea. Dopo tutto, essi credono che la vera spiritualità sia collegata con Gerusalemme e con il Tempio. Essi credono che il Messia debba iniziare la sua attività nel cuore d’Israele, Gerusalemme, e non dalla parte opposta. È meraviglioso, invece, che Yeshua ha iniziato con la gente comune e salvato gente semplice come noi. Lo Zohar poi descrive che una stella verrà dall'Oriente in concomitanza col Messia: «…E il Messia si manifesterà, una stella verrà dall’Oriente in uno splendido colore variegato e splendente, e sette altre stelle la circonderanno e gli faranno guerra da ogni lato, tre volte al giorno per settanta giorni, davanti agli occhi di tutto il mondo. Quell’unica stella combatterà contro le sette con raggi di fuoco lampeggianti e le colpirà fino a quando non si estingueranno, sera dopo sera» (Zohar3:7b, 8a). Conosciamo il racconto dei magi d’Oriente che cercavano Yeshua, Gesù: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo veduto la sua stella in Oriente e siam venuti ad adorarlo» (Mat.2:2). Era con tutta probabilità la costellazione di Coma quella in cui “la stella di Betlemme” apparve. C’era una tradizionale profezia, ben conosciuta in Oriente, accuratamente conservata e trasmessa, secondo cui una nuova stella sarebbe apparsa in questo segno quando il Messia sarebbe nato, così come predetto. Questo era, senza dubbio, riferito alla profezia di Balaam, che avrebbe avuto così un doppio adempimento, primo per la letterale “Stella”, e poi per la persona a cui era riferita (Num.24:17). Molti Giudei, specialmente i rabbini, credono che la nascita di Yeshua, Gesù, sia solo un mito. Essi non si rendono conto che la stessa storia è raccontata sia nelle Scritture che nello Zohar. PARTE IX Lo Zohar continua e spiega che quando questa stella sparirà, il Messia entrerà nel mondo e sarà nascosto. Alcune cose molto interessanti si verificheranno. Vediamo quello che è stato scritto. «Dopo i settanta giorni quella stella svanirà. Il Messia sarà nascosto per dodici mesi in una colonna di fuoco, ma ritornerà di nuovo, sebbene non sarà visibile. Dopo i dodici mesi il Messia sarà portato in cielo in quella colonna di fuoco e riceverà la potenza, il dominio e la corona reale. Quando discenderà, la colonna di fuoco sarà visibile agli occhi del mondo e il Messia rivelerà sé stesso e le nazioni potenti si raduneranno contro di lui, ed egli dichiarerà guerra al mondo» (Zohar III, Shemoth 7b,8a). Da questa citazione dovremmo prendere nota delle seguenti parole e frasi: «nascosto», «ritornerà di nuovo», «non sarà visibile», «portato in cielo», «colonna di fuoco», «discenderà», «rivelerà sé stesso», «si raduneranno contro di lui», e «dichiarerà guerra». La maggior parte di queste espressioni ci sono molto familiari poiché riguardano il vangelo ed il ritorno del Signore. Vediamo se c’è realmente un parallelo con il vangelo e con il ritorno di Gesù. Lo Zohar ha fatto la dichiarazione che quando scomparirà la stella, che ha identificato con la presenza del Messia, questi si nasconderà. Quando è avvenuto ciò? Sappiamo dal racconto di Matteo che dopo che i magi hanno presentato i loro doni al bambino, un angelo è apparso in sogno a Giuseppe per far andare la sua famiglia in Egitto a nascondersi, perché Erode cercava la vita del bambino (Mat.2:11-14). Matteo poi fa una connessione con Os.11:1, il quale identifica il termine «mio figliolo» con il Israele quando stava in Egitto. Matteo sviluppa il discorso ed identifica il «mio figliolo» con il Messia, con un ragionamento che è comunemente noto come Midrash. Lo Zohar non ha detto dove il Messia si sarebbe nascosto, ma soltanto che sarebbe stato nella «colonna di fuoco». Nella concezione Giudaica sarebbe un riferimento allo Spirito Santo ed alla sua guida. Il viaggio di Giuseppe e della sua famiglia erano sicuramente sotto la conduzione dello Spirito Santo. Lo Zohar poi fa una dichiarazione che il Messia «ritornerà di nuovo» e tuttavia egli «non sarà visibile». Che cosa vuol dire? Yeshua è difatti ritornato in Israele ed ha iniziato il suo ministero in Galilea. Ma come può egli ritornare e non essere visibile? Questo significa che non sarebbe stato riconosciuto. Il Messia sarebbe stato rifiutato e disprezzato. È qui che Isaia 53 entra in gioco nell’immagine. «È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto» (Giov.1:11). Che cosa accade quando uno viene rifiutato? Se ne va. Dopo che il Messia Yeshua ha inchiodato il nostro peccato sul legno e poi risuscitato, egli è salito al cielo. Questo è quello che lo Zohar vuole dire quando dichiara che egli è stato «portato in cielo». Yeshua, Gesù, quaranta giorni dopo la risurrezione è salito al cielo dal Monte degli Ulivi. Egli ritornerà nello stesso posto (Atti 1:3,10,11; Zac.14:4). Lo Zohar aggiunge che il Messia riceve in cielo «potenza, dominio e corona reale». Le stesse cose ricevute da Yeshua. Leggiamo nella lettera agli Ebrei: «Tu l’hai fatto di poco inferiore agli angeli; l’hai coronato di gloria e d’onore; tu gli hai posto ogni cosa sotto i piedi. Col sottoporgli tutte le cose, Egli non ha lasciato nulla che non gli sia sottoposto. Ma al presente non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte» (Ebr.2:7,8). Dopo questo lo Zohar dichiara che quando il Messia discende, «la colonna di fuoco sarà di nuovo visibile agli occhi del mondo, e il Messia rivelerà sé stesso». Il Messia Yeshua Messiah non ritornerà che alla fine del Tribolazione. Egli ritornerà quando sembra che tutto sia perso per Israele. Allora il popolo d’Israele accetterà il Messia rigettato e disprezzato (Zac.12:10). Essi possono riceverlo solo per mezzo dello Spirito Santo, o nei termini dello Zohar, per mezzo della «colonna di fuoco». Giovanni Battista ha già identificato Yeshua come colui che viene con lo Spirito Santo e con il fuoco (Mat.3:11). Quelli che sono nati dall’alto hanno sperimentato queste cose, ma la nazione dell'Israele lo farà collettivamente. Quando egli «discende», «rivelerà sé stesso» come dice lo Zohar. Non verrà come un agnello come ha fatto la prima volta, ma verrà come un guerriero. La nazione d’Israele fisserà lo sguardo nelle mani trafitte del Messia, e che essi stessi hanno trafitto. Quello sarà un giorno di grande lutto (Za.12:10-14). Sarà un giorno in cui vi sarà una fonte aperta per il peccato e per l’impurità (Zac.13:1). Il cordoglio non sarà solo per il fatto di aver riconosciuto Yeshua come il Messia precedentemente rifiutato, ma anche per la realizzazione che quelli che sono morti prima di averlo riconosciuto non hanno alcuna espiazione e periranno per l’eternità. Abbiamo poi letto le parole dello Zohar: «le nazioni potenti si raduneranno contro di lui, ed egli dichiarerà guerra al mondo». Questa è la battaglia di Armageddon. PARTE X Abbiamo dunque visto che nello Zohar, un libro Giudaico di misticismo (Kabbalah), ha molto da dire sul Messia. Ai tempi di Gesù si pensava che il misticismo non era per il popolo comune, ma solo per alcuni eletti. Possiamo scorgere questo nella citazione di un apocrifo: «Queste parole devi dichiararle apertamente e quelle devi tenerle segrete» (2Esdra 4:6). Qui si fa riferimento a Mosè che gli era stato ordinato di insegnare il contenuto semplice della Legge a tutti, ma gli insegnamenti alti e mistici dovevano essere insegnati solo agli eletti. Chi sceglieva gli «eletti»? Era una decisione presa dai rabbini. In Mat.11:25 Yeshua, Gesù, ha invertito completamente questo scenario: «…hai nascoste queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli». Yeshua ha detto che il suo vangelo è nascosto ai savi ed agli intelligenti che normalmente avrebbero dovuto ricevere per primi la conoscenza del livello dei rabbini, ed invece è dato a conoscere agli uomini comuni («fanciulli»). Proviamo ad immaginarci la scena ed il tumulto causato tra i rabbini. Egli ha detto che le cose nascoste di Dio, o la vera Kabbalah Biblica, sono per le persone comuni e non per i savi. I rabbini hanno capito quello che Yeshua insegnava. La sapienza di Dio non la si acquista dagli uomini di grande cultura, ma dall’umiltà. Dio trattiene la verità e la benedizione dall’orgoglioso. Yeshua ha insegnato che bisogna svuotarsi per poter essere riempiti dallo Spirito di Dio. Per il Giudaismo rabbinico, sia quello passato che quello attuale, la maniera per conoscere Dio è quella di una ricerca mentale.Yeshua ha insegnato che se una persona vuole conoscere Dio egli ha bisogno di andare da lui e prendere il suo giogo (Mat.11:27-30). Il re Davide ha definito come una persona comune può ricevere la verità nascosta di Dio dentro di sé. La risposta è semplicemente quella di confessare il peccato (Sal.51:6,7). A parte ciò che è stato detto, lo Zohar e gli altri libri mistici Giudaici, a differenza del Talmud, sono pieni d’inganno e devono essere evitati, ma non dobbiamo dimenticare l’amore eterno che Dio ha promessi ad Israele: «Da tempi lontani l’Eterno mi è apparso. Sì, io t’amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà…Così parla l’Eterno, che ha dato il sole come luce del giorno, e le leggi alla luna e alle stelle perché sian luce alla notte; che solleva il mare sì che muggono le onde; colui che ha nome: l’Eterno degli eserciti. Se quelle leggi vengono a mancare dinanzi a me, dice l’Eterno, allora anche la progenie d’Israele cesserà d’essere in perpetuo una nazione nel mio cospetto» (Ger.31:3,35,36). Troviamo lo stesso pensiero nel Berit Hadasha: «Perché, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi; che cioè, un indurimento parziale s’è prodotto in Israele, finché sia entrata la pienezza dei Gentili; e così tutto Israele sarà salvato, secondo che è scritto: Il liberatore verrà da Sion; Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà…per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro padri; perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento» (Rom.11:25-29). Un giorno Israele riempirà il mondo col il grido: «Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nei luoghi altissimi»!