UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI FACOLTÀ DI AGRARIA DIPARTIMENTO DI SCIENZE ZOOTECNICHE CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN PRODUZIONI ZOOTECNICHE MEDITERRANEE Effetto della tecnica di allattamento parziale sulla produzione di latte e di carne negli ovini di razza Sarda Relatore: Prof. Salvatore Pier Giacomo Rassu Correlatore: Dott. Claudio Carzedda Tesi di Laurea di: Maria Gabriella Serra Anno Accademico 2008-2009 INDICE 1. INTRODUZIONE. pg. 3 2. CARATTERISTICHE DELL’ALLEVAMENTO OVINO IN SARDEGNA. pg. 4 2.1. Consistenza e diffusione. pg. 4 2.2. Sistema di allevamento degli ovini in Sardegna. pg. 6 3. IMPORTANZA DELLA FASE INIZIO LATTAZIONE. pg. 9 3.1. La produzione di latte ad inizio lattazione. pg. 9 3.2. Produzione di carne e produzione di latte ad inizio lattazione. pg. 14 4. MATERIALE E METODI. 4.1. Organizzazione della prova. pg. 22 4.2. Rilievi sperimentali. pg. 25 5. RISULTATI E DISCUSSIONE. pg. 28 5.1. Periodo di allattamento. pg. 28 5.2. Periodo di mungitura. pg. 35 5.3. Aspetti economici. pg. 42 6. CONCLUSIONI. pg. 45 7. INDICE BIBLIOGRAFICO. pg. 47 2 1. INTRODUZIONE. L’allevamento ovino da latte sardo può essere considerato il comparto agricolo-zootecnico più importante dell’Isola, non soltanto per quanto attiene agli aspetti economici ma anche per i risvolti sociali, culturali e storici che esso contiene all’interno del suo sistema. La Sardegna, con gli oltre 3 milioni di capi allevati e distribuiti nelle 16.000 aziende, può essere considerata la Regione leader dell’allevamento ovino in Italia; essa, infatti, detiene più del 40% del patrimonio ovino ed circa il 60% della produzione di latte nazionale. Tale egemonia si estende anche alla produzione della carne anche se non rappresenta l’indirizzo produttivo principale dell’ovinicoltura Sarda che per il 40% proviene dagli allevamenti ovini isolani. Tuttavia, nonostante l’elevata specializzazione raggiunta dal comparto, il sistema di allevamento della pecora in Sardegna non sembra essersi modificato sostanzialmente nel tempo, in quanto esso è ancora basato principalmente sullo sfruttamento delle risorse foraggiere mediante il pascolamento. Infatti, si può affermare che il sistema attuale di allevamento, con tutti i miglioramenti gestionali e strutturali apportati nell’ultimo secolo, è lo stesso che si aveva agli inizi del ‘900 quando le sue caratteristiche principali sono state determinate, come conseguenza della diffusione della trasformazione 3 industriale del latte ovino. 2. CARATTERISTICHE DELL’ALLEVAMENTO OVINO IN SARDEGNA. Negli ultimi decenni il comparto ovino sardo ha subito un notevole sviluppo grazie agli effetti di numerosi fattori concomitanti, quali il miglioramento genetico della razza, delle tecniche di allevamento e di alimentazione; fra questi grande importanza ha avuto sicuramente la diffusione della mungitura meccanica, che ha consentito all’allevatore di lavorare in condizioni migliori e di aumentare il numero di animali per addetto, in quanto la mungitura manuale rappresentava un fattore limitante per la dimensione del gregge. Tuttavia, nonostante questi progressi, l’allevamento ovino da latte viene praticato in Sardegna principalmente con sistemi di conduzione di tipo semintensivo o semiestensivo. Ciò è legato soprattutto alle capacità della pecora di razza Sarda ad adattarsi alle condizioni climatiche tipiche dell’ambiente Mediterraneo, e soprattutto alla sua capacità di sfruttare le risorse foraggiere con il pascolamento. 2.1. Consistenza e diffusione. La pecora Sarda può essere considerata l’unica razza ovina attualmente presente in Sardegna che, grazie ai suoi 5.000.000 di capi allevati in Italia, rappresenta sicuramente la principale razza ovina da latte nazionale ed una delle più importanti all’interno dell’UE. La razza ovina Sarda è diffusa principalmente in Sardegna ed in modo particolare anche nel Lazio ed in Toscana; inoltre, è presente in tutta l’Italia centro- 4 meridionale, mentre all’estero ne è stata segnalata la sua presenza in Tunisia ed in altri paesi del bacino del Mediterraneo (Cugusi, 2009). La Sardegna, con 3.307.818 capi allevati, si colloca al primo posto tra le regioni italiane per quanto riguarda la consistenza del patrimonio ovino da latte. Le aziende ovine sarde generalmente caratterizzate da una forma di conduzione di tipo diretto coltivatrice sono prevalentemente di piccole dimensioni con una consistenza media di circa 200 capi per azienda. In particolare, nelle attuali province di Sassari e Nuoro (Tabella 1) sono presenti il maggiore numero di aziende (rispettivamente il 21,6% ed il 21,1%) e di capi ovini allevati nell’Isola (rispettivamente il 28,3% ed il 21,7%) (Tabella 1). Tabella 1. Patrimonio ovino e consistenza aziendale media in Sardegna nel 2009. (Cugusi, 2009). Provincie Nuoro Ogliastra Aziende n. % 3.378 21,1 Capi Capi/Azienda n. 718.386 % 21,7 213 592 3,7 60.863 1,8 103 2.310 14,4 443.964 13,4 192 Carbonia-Iglesias 953 5,9 168.505 5,1 177 Medio campidano 1.094 6,8 261.990 7,9 239 Oristano 3.203 20,0 547.332 16,5 179 Sassari 3.460 21,6 936.471 28,3 271 Olbia-Tempio 1.054 6,6 170.307 5,1 162 Cagliari Totale 16.044 100,0 3.307.818 100,0 5 206 Per quanto attiene alla consistenza media per azienda, nelle province di Sassari, di Nuoro e del Medio Campidano sono presenti le aziende più grandi (213-271 capi/azienda), mentre nelle provincie dell’Ogliastra e di Olbia-Tempio sono maggiormente diffuse le aziende ovine più piccole (rispettivamente 103 e 162 capi/azienda) (Tabella 1). Questa dimensione è sicuramente condizionata dal numero di capi che un operatore è in grado di mungere, che a sua volta è funzione della tecnica impiegata, manuale o meccanica (rispettivamente 130 e 250 capi). Infatti, Idda et al. (2010) osservano che, nonostante i miglioramenti strutturali apportati, l’allevamento ovino sardo è ancora caratterizzato da una dimensione piccola sia in termini di capi allevati (meno del 10% delle aziende ha più di 500 capi) che di superficie disponibile (il 41% delle aziende da meno di 30 ettari). Ciò comporta una limitazione nella possibilità di sfruttare le economie di scala e soprattutto nell’utilizzo di determinate tecnologie con conseguente minore competitività. 2.2. Sistema di allevamento degli ovini in Sardegna. L’origine dell’attuale sistema di allevamento degli ovini in Sardegna può essere datato con i primi anni del secolo scorso, quando la Sardegna diventava la prima regione italiana per numero di capi allevati, grazie all’avvento della trasformazione industriale del latte. 6 Ciò ha indotto il pastore a desincronizzare il ciclo produttivo della pecora da quello dell’erba (Schema 1), in modo tale da sfruttare al massimo la lattazione a fini commerciali. Questo ha comportato da una parte la concentrazione dei parti delle pluripare nel periodo autunnale grazie all’anticipo della stagione di monta ad inizio estate e dall’altra la diffusione dell’agnello di Natale, macellato all’età di 30 giorni, in modo da poter mungere subito dopo il parto la pecora senza essere vincolati dall’allevamento dell’agnello. Parti pluripare Inizio lattazione Parti saccaie Produzione di erba Monta saccaie monta Deficit alimentare Asciutta gregge Autunno Primavera - estate Inverno Schema 1. Ciclo produttivo dell’allevamento ovino sardo. Le saccaie, allevate dalle femmine nate in autunno, partoriscono all’età di circa 15 mesi a fine inverno inizio primavera. Con questo ciclo produttivo il latte di inizio lattazione, sia delle pluripare che delle primipare, viene destinato 7 totalmente quasi sempre all’alimentazione dell’agnello, sia che esso venga macellato a 30 giorni di età, sia che venga destinato allo svezzamento dopo circa 40 giorni ed allevato come rimonta. Dopo la separazione dell’agnello, la pecora viene munta due volte al giorno per quasi tutta la durata della lattazione che di norma ha fine a metà estate quando le pecore vengono mandate in asciutta. Tenuto conto della stagionalità produttiva e del sistema di alimentazione basato prevalentemente sull’utilizzo dell’erba (naturale o coltivata), appare evidente che per gli ovini allevati in Sardegna la stagione invernale rappresenta un periodo critico sotto l’aspetto nutrizionale, a causa della ridotta disponibilità di risorse foraggiere rispetto alle esigenze degli animali. Oggi l’allevatore sopperisce a ciò con l’impiego di integrazioni alimentari a base di concentrati (che ormai vengono somministrati per quasi tutto l’anno) e di fieno (la cui somministrazione di norma è limitata al periodo autunno-inverno). Tale sistema di gestione degli ovini ha consentito, assieme al miglioramento genetico, di aumentare il livello produttivo degli animali, ma allo stesso tempo ha comportato anche un incremento dei costi di produzione ed in particolare di quelli alimentari, che attualmente rappresentano circa il 45% delle spese variabili aziendali (Idda et al., 2010). 8 3. IMPORTANZA DELLA FASE INIZIO LATTAZIONE. L’inizio della lattazione, che coincide con il periodo fine autunno inizio inverno, rappresenta per l’allevatore di ovini da latte un periodo determinante ai fini del risultato economico annuale della sua azienda, in quanto circa l’80% dei parti delle pecore è concentrato proprio in questo periodo. Ciò è importante perché la corretta gestione delle pecore ad inizio lattazione condiziona la loro produzione anche nei mesi successivi; inoltre, questo è il periodo in cui si ha anche una concentrazione dell’offerta di carne, che viene immessa sul mercato come agnello da latte. 3.1. La produzione di latte ad inizio lattazione. Per quanto attiene alla produzione di latte, nelle pecore di razza Sarda, analogamente a quanto avviene per altre razze ovine da latte, essa è influenzata sia da fattori legati all’animale, come l’età o meglio l’ordine di parto e la prolificità, ma anche da fattori ambientali sia climatici che alimentari. Ne deriva che la produzione non è costante durante tutta la lattazione ma presenta un andamento variabile; in particolare nella pecora da latte possono essere individuati andamenti produttivi diversi (Cappio-Borlino et al., 2002; Pulina e Nudda, 2001) (Figura 1): quello regolare e tipico degli animali da latte, caratterizzato da una curva crescente dal parto sino alla 3ª-4ª settimana di lattazione 9 (quando si raggiunge il picco), e successivamente sempre decrescente sino all’asciutta; un altro simile al precedente, ma caratterizzato da un secondo picco produttivo che coincide con la stagione primaverile; infine un andamento, definito irregolare, caratterizzato da una Produzione di latte (g/capo/d) produzione sempre decrescente. Settimane di lattazione Figura 1. Produzione giornaliera di latte negli ovini con andamento di tipo classico con picco di lattazione o regolare (1) e particolare o irregolare (2). (Pulina e Nudda, 2001, modificato) Questa diversità può essere attribuita: alla stagionalità del ciclo produttivo, sul quale influisce la disponibilità di pascolo (principale fonte 10 alimentare) responsabile anche del falso picco del periodo primaverile; al sistema di allevamento, che di norma prevede la destinazione all’agnello del latte prodotto nel primo mese di lattazione e che quindi non consente di avere dati disponibili nella fase ascendente della curva; a fattori genetici per cui il 20-50% delle pecore avrebbe un andamento produttivo decrescente, senza manifestazione del picco. Analogamente alla produzione, anche il contenuto in grasso e proteina, che rappresentano i principali componenti del latte, subiscono sensibili variazioni durante la lattazione (Figura 2). Figura 2. Andamento del contenuto in grasso ed in proteina in pecore di razza Valle del Belice, in funzione dell’ordine di parto (=1; =2;▲=3). (Cappio-Borlino et al., 1997). Infatti, nel latte degli ovini di razza Sarda, il cui contenuto medio di grasso e proteina registrato negli ultimi 3 anni è stato rispettivamente pari al 6,62% ed al 5,78% (Tabella 1), l’andamento tende ad essere opposto a quello della lattazione, ossia decrescente all’inizio e crescente 11 sino all’asciutta, analogamente a quanto osservato da Cappio-Borlino et al. (1997) in pecore di razza Valle del Belice (Figura 2). Tabella 1. Composizione media in grasso e proteina negli ovini di razza Sarda. (ARA-Sardegna, 2009) Parametri Anno 2007 2008 2009 media Grasso % 6,68 6,55 6,63 6,62 Proteina % 5,82 5,80 5,72 5,78 Poiché la produzione di latte nei primi mesi di lattazione, come indicato in precedenza, influenza in misura sensibile quella complessiva, è importante prestare una particolare attenzione a questa fase. Ad inizio lattazione la gestione dell’alimentazione condiziona in maniera evidente il livello produttivo delle pecore; infatti, dopo il parto le esigenze nutritive dell’animale e la produzione di latte crescono più velocemente dell’ingestione alimentare. Ne consegue che è pressoché inevitabile che nei primi mesi di lattazione le pecore abbiano un bilancio energetico negativo, anche in presenza di razioni di elevata qualità. Questo è dovuto al fatto che nell’attuale sistema di allevamento della pecora questo periodo coincide con la stagione invernale, quando la disponibilità di erba (che rappresenta la principale fonte alimentare) è limitata a causa delle condizioni climatiche (basse temperature e limitate ore di luce). Pertanto, nel primo periodo di lattazione le pecore producono una parte del latte mobilizzando le loro riserve lipidiche e proteiche, con 12 conseguente perdita di peso corporeo che non dovrebbe superare il 15% del peso che le pecore avevano al momento del parto nelle prime 6-8 settimane di lattazione (Cannas, 2001). Tuttavia, è stato osservato che esistono anche altri fattori che agiscono ad inizio lattazione, oltre a quello nutrizionale e della condizione corporea, e che possono influenzare sensibilmente la produzione di latte nelle pecore. Infatti, Sevi et al. (1998) hanno osservato su pecore Comisane che, indipendentemente dal livello di alimentazione in fase finale di gestazione, un allattamento lungo (poco più di 50 giorni) rispetto ad uno corto (circa 40 giorni) comporta, nei primi 3 mesi post svezzamento degli agnelli, una minore produzione di latte. Per quanto attiene alla qualità del latte effetti significativi soltanto sulla quantità e sul contenuto proteico del latte risultato superiore con allattamento breve. Essi attribuirono la minore produzione di latte al maggiore stress da separazione ed agli effetti negativi conseguenti al passaggio dallo svuotamento frequente della mammella alla mungitura meccanica, mentre le differenze di contenuto proteico furono attribuite semplicemente all’effetto stadio di lattazione. Nell’ambito della stessa prova gli Autori osservarono che il tipo di parto aveva effetti significativi soltanto sulla qualità del latte delle pecore ben alimentate in gravidanza: infatti, quelle con parto singolo producevano un latte più ricco in grasso e caseina (Sevi et al., 1998). 13 Tipo di parto e durata dell’allattamento sono comunque due fattori sui quali l’allevatore ha pochi margini di scelta, in quanto il primo dipende molto dalla razza allevata ed il secondo varia con le caratteristiche del prodotto richiesto dal mercato. 3.2. Produzione di carne e produzione di latte ad inizio lattazione. La produzione di carne negli allevamenti ovini da latte rappresentata principalmente dall’agnello da latte e dall’agnello leggero può costituire, comunque, una voce importante nel bilancio aziendale, soprattutto se l’allevatore riesce ad esitare gli agnelli sul mercato nel periodo ottimale, che almeno in Sardegna coincide con le feste di Natale. Tuttavia, anche se le due categorie di animali sono alimentati quasi allo stesso modo (solo latte i primi e latte e concentrati i secondi) e macellati entrambi molto precocemente (rispettivamente a 30 ed a 60 giorni), sotto l’aspetto delle caratteristiche qualitative della carne possono esserci sensibili differenze. Per quanto attiene alle caratteristiche della carne degli agnelli alimentati con solo latte, esse sembrerebbero variare soprattutto in funzione del peso alla macellazione. Infatti, Santos et al. (2007) hanno osservato, su agnelli portoghesi appartenenti alla razza Churra da Terra, che con l’aumentare del peso alla macellazione <8 kg (media 6,7±0,22), 8-11 kg (media 9,8±0,20) e >11 kg (media 12,7±0,43) aumentava soprattutto il contenuto di grasso sottocutaneo (dal 4,7% al 7,9%) della 14 carcassa nel suo complesso e dei singoli tagli, mentre quello intramuscolare era significativamente maggiore soltanto nella carcassa degli agnelli più pesanti rispetto alle due classi più leggere (11,9% vs 10,6%). Per quanto attiene agli effetti del regime alimentare, solo latte oppure latte e concentrati, del peso e/o età alla macellazione e del tipo genetico Juarez et al. (2009), studiando due razze ovine Spagnole (Grazalema da latte e Churra da carne), rilevarono carcasse più magre e con un minore spessore di grasso sottocutaneo (misurato nel dorso) negli agnelli da latte e di razza Churra. Inoltre, indipendentemente dal tipo genetico, gli agnelli di maggior peso (macellati a circa 20 kg) mostravano carni più scure, più dure ma con un minore contenuto in acidi grassi saturi rispetto agli agnelli macellati a 12 kg di peso vivo ed alimentati con solo latte; quest’ultimo aspetto può essere attribuito al maggiore contenuto in acidi grassi saturi del latte. Un altro fattore in grado di condizionare la qualità della carne degli agnelli allattati naturalmente è sicuramente l’alimentazione della madre, in quanto ne modifica la composizione del latte. Scerra et al. (2007), infatti, su due gruppi di agnelli (macellati a 100 giorni) allattati naturalmente da pecore sottoposte a due diversi regimi alimentari (solo pascolo uno e fieno e concentrati l’altro), hanno osservato un contenuto maggiore in acidi grassi polinsaturi (della serie n-3 in particolare) e 15 minore in acidi grassi saturi nella carne degli agnelli allattati dalle pecore che pascolavano, grazie al maggior contenuto di PUFA del loro latte. Tuttavia, anche se gli esempi citati evidenziano come potrebbe essere modificata la produzione e la qualità della carne negli agnelli allattati naturalmente, essi purtroppo non consentono di aumentare comunque la quantità di latte prodotta dalle pecore. Per raggiungere questo obiettivo il sistema maggiormente suggerito e diffuso è quello di ricorrere alla tecnica dell’allattamento artificiale che consente, infatti, l’immediata separazione del redo dalla madre (entro 24h dal parto), il loro allattamento con latte ricostituito e la mungitura totale del latte delle pecore a fini commerciali. Le risposte che questa tecnica dà sono talvolta contrastanti fra loro, probabilmente per effetto del tipo genetico di animali impiegati, oppure per il sistema di gestione adottato sia per gli agnelli con allattamento naturale (sempre con le madri, oppure separati e allattati 2 volte al giorno), sia per quelli allevati con latte ricostituito, per i quali possono variare la concentrazione in farina e la quantità somministrata. Barone et al. (2007) hanno osservato, su agnelli di razza Gentile di Puglia, Ile de France e loro incroci (f1 ed F2), che quelli allevati con latte artificiale, macellati a 35 e 56 giorni di età, presentavano un minore peso in carcassa (kg 6,7±2,0 vs 7,2±1,7) ed una incidenza inferiore del contenuto in grasso perirenale (0,84%±0,48 vs 1,80±0,52), rispetto agli agnelli allevati con latte naturale. 16 Analogamente, Rodriguez et al. (2008), studiando gli effetti del sistema di allevamento degli agnelli allattati naturalmente o artificialmente (a volontà o in modo razionato) e macellati a 10 kg di peso vivo di razza Assaf sulla produzione quanti-qualitativa di carne, hanno riscontrato differenze significative nell’età di macellazione, risultata inferiore in quelli allattati naturalmente (18 gg) rispetto a quelli allattati con latte ricostituito somministrato a volontà (25 gg) oppure razionato (36 gg). Pur non osservando nessuna differenza sul peso in carcassa, gli agnelli sottoposti ad un regime alimentare con latte artificiale razionato hanno prodotto una carne con un minore contenuto in grasso rispetto agli altri due gruppi (8% vs 10%). Lanza et al. (2006) osservarono, su agnelli di razza Comisana macellati a 40 giorni di età, carcasse più pesanti negli agnelli allattati naturalmente. Questi avevano anche una carne più grassa (1,92% vs 0,89%), a causa probabilmente del maggiore peso in carcassa, ma con una migliore composizione acidica, grazie soprattutto al minore contenuto di grassi polinsaturi della serie n-6 ed al maggiore contenuto in CLA. Purtroppo, l’allattamento artificiale ha sì il vantaggio di svincolare la pecora dal proprio agnello, ma allo stesso tempo comporta un aumento dei costi di gestione che attualmente non ne giustificano il suo impiego. Infatti, oggi il prezzo del latte ovino oscilla fra 0,65 e 0,75 €/l mentre per allevare un agnello in allattamento artificiale sarebbe necessario un costo di 0,50 €/d soltanto di farina lattea calcolato sulla base di un 17 consumo medio di farina pari a 250 g/d, per i primi 30-45 giorni di allattamento, e del suo costo pari a circa 2,0 €/kg a cui si dovrebbero aggiungere i maggiori costi di manodopera, in attrezzature per l’allattamento, delle performance di crescita ed i maggiori rischi connessi alla diffusione di patologie digestive. La non convenienza economica ad adottare l’allattamento artificiale per gli agnelli è confermato dal fatto che almeno in Sardegna questa tecnica non è praticamente adottata o al massimo è limitata a poche aziende. Ultimamente, per soddisfare le esigenze di aumentare la quantità di latte vendibile e mantenere soddisfacente, sotto l’aspetto sia quantitativo che qualitativo, la produzione di carne di agnello sono state proposte delle nuove tecniche di gestione degli animali nella fase di allattamento. McKusisick (2001), infatti, testando una tecnica di allevamento che prevedeva la separazione giornaliera degli agnelli dalle madri per 15h (dal pomeriggio al mattino successivo), le quali venivano munte soltanto la mattina prima di essere riunite ai rispettivi agnelli per 9h osservò che la quantità di latte commerciabile che essa consentiva di ottenere (kg 236±9) era di poco inferiore a quella ottenibile dalle pecore (kg 260±10) munte due volte al giorno per l’allontanamento dell’agnello subito dopo il parto, e significativamente maggiore di quella ottenibile dalle pecore (kg 171±10) il cui latte era totalmente destinato agli agnelli. Il latte delle pecore munte una volta al giorno sino allo svezzamento degli agnelli differiva da quello degli altri due gruppi soltanto per il minore contenuto 18 in grasso. Nessuna differenza fu, invece, rilevata sugli accrescimenti degli agnelli i quali avevano a disposizione oltrechè il latte anche un idoneo mangime. Gli Autori constatarono che il guadagno netto derivante dalla differenza tra il latte e la carne venduti ed il costo di alimentazione degli agnelli risultava maggiore con la tecnica mista proposta. Dikmen et al. (2007) in una prova analoga, condotta su pecore ed agnelli di razza Awassi, non hanno rilevato differenze nel peso allo svezzamento, effettuato a 60 giorni di età, fra gli agnelli che disponevano di tutto il latte materno e quelli che ne usufruivano per 9h al giorno; questo può essere attribuito al fatto che entrambi i gruppi di agnelli disponevano di un alimento concentrato a volontà a partire da 15 giorni di età. Da osservare che le pecore con il sistema di gestione misto (allattamento e mungitura) oltrechè produrre latte nei 60 giorni di allattamento, ne producevano anche di più dopo lo svezzamento dell’agnello (g/d 634±4 vs 568±4) rispetto alle pecore non munte in allattamento. Jaeggi et al. (2008) confrontando le caratteristiche del latte di inizio lattazione ottenuto con una mungitura giornaliera, da pecore che allattavano gli agnelli soltanto per 9h al giorno, oppure ottenuto con due mungiture giornaliere, da pecore alle quali era stato allontanato l’agnello dopo il parto, rilevarono un significativo minore contenuto in grasso nel primo (2,72% vs 6,78%). Questa differenza del contenuto in grasso potrebbe essere attribuita, secondo McKusick et al. (2002), alla non avvenuta eiezione del latte 19 durante la mungitura ed alla perdita del grasso contenuto nel latte alveolare, oppure al non trasferimento del grasso dagli alveoli alla cisterna, durante il periodo di separazione degli agnelli dalle madri prima della mungitura. Anche Maiorano et al. (2009) nel confrontare tecniche diverse di gestione del binomio pecora-agnello solo allattamento naturale per 2 volte al giorno sino alla macellazione (C); allattamento la mattina e mungitura la sera, dal 15° giorno di età sino alla macellazione (T1); allattamento la mattina e mungitura la sera, dal 15° al 30° giorno di età e alimentazione con solo concentrato e fieno sino alla macellazione (T2) ad inizio lattazione, non hanno rilevato pesi statisticamente diversi tra gli agnelli allevati con le tre tecniche. Tuttavia, gli accrescimenti sono risultati superiori per quelli che disponevano di tutto il latte materno (g/d 243 vs 174 vs 166, rispettivamente C, T1 e T2), limitatamente al periodo 16°-30° giorno di età ed, invece, leggermente migliori per quelli allattati una volta al giorno sino alla macellazione (g/d 256 vs 211 vs 172, rispettivamente T1, C e T2), limitatamente al periodo 31° giorno di età macellazione. Gli stessi Autori pur rilevando pesi simili alla macellazione, constatarono una superiore resa in carcassa ed un minore contenuto di collagene intramuscolare negli agnelli che disponevano di tutto il latte materno. 20 SCOPO DELLA TESI Tenuto conto della progressiva riduzione dei margini di guadagno negli allevamenti ovini da latte della Sardegna dovuti principalmente al basso prezzo del latte, variabile da 0,65 a 0,75 €/l negli ultimi 2 anni, ed a quello della carne dell’agnello da latte, variabile da 2,5 a 4,5 €/kg di peso vivo, con la presente tesi si è voluto studiare l’effetto dell’adozione di una nuova tecnica di gestione del binomio pecora agnello, nel periodo di allattamento, sulla produzione quanti-qualitativa di latte e di carne e sulla redditività aziendale. 21 4. MATERIALE E METODI. 4.1. Organizzazione della prova. La prova sperimentale è stata condotta presso l’azienda dei F.lli Mazzette sita nel comune di Tula (SS). Per il raggiungimento degli obiettivi della tesi da un gregge di 700 capi sono state scelte 22 pecore pluripare di razza Sarda (2-4 anni di età), omogenee per epoca e tipo di parto; infatti, le pecore erano caratterizzate da parto singolo con agnello maschio e che avessero partorito nell’arco di 2 giorni ed. Il giorno dopo il parto le pecore con i rispettivi agnelli sono state suddivise in due gruppi e sottoposte a due diversi sistemi di allevamento che si differenziavano soltanto nella modalità di gestione dell’agnello: un gruppo di 11 pecore, indicato come gruppo con agnello (GCA), veniva gestito secondo il sistema tradizionale di allevamento, ossia tenendo l’agnello al seguito della madre sino alla macellazione. Le pecore venivano, quindi, condotte al pascolo con il proprio redo durante il giorno, munte al pomeriggio, per rimuovere l’eventuale latte residuo, prima di essere ricoverate con gli agnelli in ovile durante la notte; l’altro gruppo di 11 pecore, indicato come gruppo senza agnello (GSA), a partire dal 5° giorno post-parto veniva gestito con una diversa tecnica di allevamento, che prevedeva la separazione delle pecore dall’agnello durante il giorno. Esse venivano condotte al 22 pascolo assieme al gruppo GCA e munte la sera, prima di essere ricoverate in ovile per la notte assieme ai propri agnelli. L’alimentazione delle pecore era uguale per entrambi i gruppi: pascolo di erbaio dalle 8.00 alle 16.00; integrazione a base di concentrati (600 g/capo/d) somministrati in due pasti giornalieri, prima di essere condotte al pascolo e la sera al momento della mungitura; fieno a volontà durante il ricovero notturno in ovile. Per quanto attiene agli agnelli, quelli del gruppo GCA disponevano di tutto il latte materno per 24 ore al giorno, ad eccezione di quello in eccesso alle loro esigenze che veniva rimosso dalla mammella al momento della mungitura pomeridiana. Gli agnelli del gruppo GSA, che rimanevano permanentemente confinati in ovile, disponevano, invece, del latte materno soltanto durante la notte (dalle 16.00 di un giorno alle 8.00 del giorno successivo), in quanto quello accumulato durante il periodo di separazione (dalle 8.00 alle 16.00) veniva totalmente rimosso prima del riaccoppiamento serale con le loro madri. Per sopperire alla minore disponibilità di latte veniva messo a loro disposizione un mangime pellettato la cui composizione chimica è riportata in Tabella 2 idoneo per gli agnelli in allattamento e reperibile in commercio ad un prezzo di 0,40 €/kg. Per addestrare rapidamente gli agnelli ad ingerire l’alimento solido e per facilitare la loro separazione giornaliera dalle madri, è stato realizzato un piccolo recinto (Schema 2), all’interno del box in cui venivano ricoverati 23 assieme alle madri, a cui potevano accedere soltanto gli agnelli che potevano disporre così del loro mangime e dell’acqua. L’età di macellazione degli agnelli è stata basata sul peso corporeo medio tipico dell’agnello da latte tradizionale, ossia pari o di poco superiore a 10 kg di peso vivo. Tabella 2. Composizione chimica del concentrato somministrato agli agnelli in allattamento Parametri % Sostanza secca 88,8 Proteina grezza 17,9 Estratto etereo 4,2 NDF 33,5 ADF 14,3 ADL 2,7 Ceneri 8,0 GCA Ingresso e uscita pecore e agnelli acqua GSA Rastrelliere per il fieno acqua Ingresso e uscita recinto agnelli mangiatoia Ingresso e uscita solo pecore Schema 2. Box all’interno dell’ovile per il ricovero degli animali 24 4.2. Rilievi sperimentali. Rilievi sugli animali. I rilievi sulle pecore hanno riguardato: la produzione quanti-qualitativa di latte, rilevata con frequenza settimanale durante la fase di allattamento, ogni 48 ore nella prima settimana post macellazione degli agnelli e settimanalmente sino al 28° giorno di mungitura. I rilievi sugli agnelli hanno riguardato: il peso corporeo alla nascita, a 5 giorni di età e con frequenza settimanale sino alla macellazione; gli accrescimenti medi giornalieri; il consumo di mangime; il peso vivo lordo alla macellazione; il peso morto della carcassa preparata alla romana (a caldo ed a freddo dopo 24 h di refrigerazione a 4°C) e le relative rese alla macellazione. Rilievi sul latte. Su tutti i campioni individuali di latte prelevati sono state eseguite le seguenti determinazioni: i contenuti in grasso, proteina e caseina con il metodo spettrofotometrico ad infrarosso (IRMA), mediante apparecchio Milkoscan 605; il contenuto di urea con pHmetria differenziale; il contenuto in cellule somatiche (CCS) con apparecchio Fossomatic. Rilievi sulla carne. Degli agnelli macellati sono stati scelti per ciascun gruppo i 5 soggetti più pesanti dai quali è stato prelevato il muscolo Longissimus dorsi e sul quale sono stati rilevati i contenuti in proteina mediante il metodo Kjeldal ed in grasso, mediante il metodo Folch, modificato (1957). 25 Inoltre, sulla frazione lipidica, estratta con soluzione di cloroformiometanolo (Folch, 1957), è stato determinato il profilo acidico dopo la sua metilazione per ottenere gli esteri metilici degli acidi grassi (FAME) (secondo la metodica suggerita da Nudda et al., 2006) e la separazione in gas cromatografia con colonna capillare (100m, 0,32mm, 0,25-µm). Analisi statistica. I dati raccolti sono stati analizzati con il software Minitab mediante una modello lineare che prevedeva il gruppo (o trattamento gestionale) ed il periodo come fattori fissi con le loro interazioni: yijk = µ + gruppoi + periodoj + (gruppo x periodo)ij + εijk dove: y = rappresenta la variabile dipendente produzione latte, grasso, proteine, caseina, urea, CCS, peso ed accrescimento agnelli; µ = media generale; gruppoi = effetto fisso del gruppo che corrisponde al trattamento gestionale (i = GCA, GSA); periodoj = effetto fisso della fase dell’esperimento (j = rilievi); εijk = residuo casuale. In particolare, limitatamente al peso corporeo, al peso ed alle rese alla macellazione l’analisi statistica è stata svolta mediante l’analisi della covarianza al fine di tenere conto della eventuale differenza di peso iniziale fra gli agnelli. Per i parametri produzione e qualità della carne degli agnelli i dati sono stati analizzati con una analisi di varianza ad una via utilizzando il seguente modello: y = µ + gruppo + ε 26 dove: y = grasso, proteine, e profilo acidico della carne degli agnelli; µ = media generale; gruppo = è l’effetto fisso del gruppo che corrisponde al diverso trattamento gestionale; εijk = residuo casuale. 27 5. RISULTATI E DISCUSSIONE. 5.1. Periodo di allattamento. Il primo aspetto da considerare come risultato sperimentale è la positiva risposta comportamentale degli animali del gruppo GSA al trattamento gestionale; infatti, sia gli agnelli che le pecore di questo gruppo si sono rapidamente adattati alla loro temporanea separazione durante il giorno. Questo è stato osservato valutando la facilità con la quale l’allevatore separava le pecore dai propri agnelli la mattina per condurle al pascolo, nonchè con l’assenza di belati durante la mungitura serale, contrariamente alle pecore del gruppo GCA che, invece, belavano in continuazione durante la mungitura in presenza dei propri agnelli. Per quanto attiene alla produzione di latte (Tabella 3), la separazione giornaliera ma temporanea (per 8 ore al giorno) delle pecore dagli agnelli ha consentito di ottenere nel gruppo GSA una maggiore produzione di latte rispetto al gruppo GCA (g/capo/d 645±38 vs 83±38; P=0,000). In quest’ultimo gruppo la mungitura è stata anche una forzatura, in quanto nel sistema tradizionale di allevamento si evita di rimuovere dalla mammella quantità limitate di latte lasciandolo totalmente a disposizione dell’agnello. Per quanto attiene alla qualità del latte, come era ovvio attendersi differenze significative sono state osservate soltanto sul contenuto in grasso (Tabella 3), risultato superiore nel gruppo GCA rispetto al gruppo GSA (6,3%±0,3 vs 4,6%±0,2; P=0,000). Questo può essere attribuito 28 all’elevata concentrazione di grasso presente nell’ultima frazione di latte rimossa dalla mammella che corrispondeva alla poca quantità che si riusciva a mungere nel gruppo GCA. Tabella 3. Produzione di latte (medie corrette) durante la fase di allattamento. Parametri Significatività (P) GCA Latte GSA T R TxR g/d 83±38b 645±38a 0,000 0,503 0,198 Grasso % 6,3±0,3a 4,6±0,2b 0,000 0,615 0,297 Proteine % 5,0±0,1 5,1±0,1 0,430 0,134 0,338 Caseina % 4,0±0,1 4,0±0,1 0,526 0,283 0,433 Urea mg/dl 49±2 48±2 0,520 0,002 0,110 CCS n.x1000 618±286 131±265 0,220 0,448 0,409 Infatti, per gli altri parametri qualitativi del latte, che non variano la loro concentrazione in funzione della frazione emessa, non sono state osservate differenze significative fra i due gruppi di animali (Tabella 3). Per quanto attiene alle performace produttive degli agnelli, il peso ottimale di macellazione è stato ottenuto a 25 giorni di età, quando i soggetti di entrambi i gruppi avevano raggiunto un peso medio di poco superiore a 11 kg (Tabella 4). Rispetto ai tradizionali 30 giorni di età, tipici dell’agnello da latte, si può affermare, quindi, che in entrambi i gruppi c’è stato un leggero anticipo dell’età di macellazione. Ciò può essere attribuito: 29 alle condizioni ambientali favorevoli per gli agnelli del gruppo GCA che grazie alle buone temperature ed all’abbondanza di pascolo registrata nell’autunno del 2009 da una parte hanno potuto usufruire della buona produzione di latte da parte delle loro madri e dall’altra di avere utilizzato una maggiore quantità di energia ingerita per l’accrescimento piuttosto che per la termoregolazione, per limitare gli effetti negativi di condizioni climatiche avverse; alle condizioni di allevamento adottate per gli agnelli del gruppo GSA le quali hanno consentito ad essi di raggiungere lo stesso peso di macellazione di quelli del gruppo GCA, pur disponendo di una minore quantità di latte; ciò è stato possibile grazie all’ingestione del mangime messo a disposizione ed al minore consumo energetico degli animali per il movimento e per la termoregolazione. Il trattamento sperimentale ha avuto effetti significativi sugli accrescimenti degli agnelli; infatti, essi sono risultati: simili nei primi 5 giorni di vita (poco più di 300 g/capo/d) (Tabella 4) quando entrambi i gruppi venivano gestiti allo stesso modo (agnelli al seguito della madre con ricovero notturno); significativamente superiori negli agnelli del gruppo GCA rispetto a quelli del gruppo GSA (g/capo/d 277±17 vs 190±17) tra la prima e la seconda settimana di età, che corrispondeva alla prima settimana di trattamento sperimentale; simili (circa 250 g/capo/d) durante la 3ª settimana di vita; 30 maggiori nel gruppo GSA rispetto al gruppo GCA (g/capo/d 318±17 vs 210±18) nell’ultima settimana di allevamento prima della macellazione (Tabella 4). Tabella 4. Peso ed accrescimenti giornalieri degli agnelli. Rilievo GCA GSA Peso AMG Peso AMG Consumo Pellet g/d - kg 5,0±0,8 g/d Nascita kg 5,0±0,8 - g/capo/d - 5 giorni 6,1±0,2 320±17a 6,5±0,2 304±17ab - 12 giorni 8,3±0,2 277±17ab* 8,0±0,2 190±17b* 23 19 giorni 10,0±0,2 243±17b 10,0±0,2 257±17ab 54 25 giorni 11,1±0,2 210±18b* 11,4±0,2 318±17a* 117 267±9 65 263±9 Complesso a,b= differenze (P<0,05) tra rilievi entro gruppo; *= differenze (P<0,05) tra gruppi entro rilievo Questo diverso comportamento nei due gruppi può essere attribuito: alla scarsa ingestione di mangime da parte degli agnelli del gruppo GSA nella prima settimana di trattamento, che non è stata in grado di compensare la minore disponibilità di latte ad essi riservata rispetto agli agnelli del gruppo GCA; alla insufficiente quantità di latte disponibile rispetto alle esigenze crescenti per gli agnelli del gruppo GCA, nell’ultima settimana di allattamento pre-macellazione, mentre gli agnelli del gruppo GSA potevano compensare le proprie esigenze con l’aumento dell’ingestione di mangime. Infatti, questi ultimi 31 hanno mostrato un ritmo di accrescimento crescente (Tabella 4) grazie all’aumento del consumo di concentrato (da 23 g/capo/d a 117 g/capo/d). Per quanto attiene ai rilievi alla macellazione (Tabella 5), i due gruppi di agnelli hanno mostrato valori simili per tutti i parametri considerati, ad eccezione della resa lorda a freddo risultata significativamente superiore nel gruppo GCA rispetto al gruppo GSA (65,5%±1,8 vs 60,0%±1,8). Ciò può essere dovuto sia al minore peso morto che al maggiore calo di raffreddamento degli agnelli del gruppo GSA. Tabella 5. Pesi alla macellazione, calo di raffreddamento e resa alla macellazione. Parametri GCA GSA Peso vivo lordo kg 11,0±0,3 11,4±0,3 Peso morto a caldo kg 7,4±0,3 7,0±0,3 Peso morto a freddo kg 7,2±0,3 6,8±0,3 Calo raffreddamento % 2,3±0,2 2,9±0,2 Resa lorda a freddo % 65,5±1,8a 60,0±1,8b a,b= differenze (P<0,05) tra gruppi Per quanto attiene alla composizione chimica della carne (Tabella 6), analizzata a livello del muscolo Longissimus dorsi, non sono state osservate differenze significative fra i due gruppi. Tuttavia, mentre i contenuti lipidico e proteico della carne sono risultati simili nei due gruppi (Tabella 6), il profilo acidico ha evidenziato una leggera superiorità del contenuto in acidi grassi insaturi (UFA), anche se non in misura statisticamente significativa, nella carne degli agnelli del gruppo GCA 32 (57,28±2,08 vs 55,53±1,83), dovuto soprattutto al maggiore contenuto in acidi grassi polinsaturi, sia omega 3 che omega 6. Questo ha determinato anche un rapporto acidi grassi n-6/n-3 leggermente più elevato nel gruppo GSA. Tabella 6. Composizione chimica e profilo acidico della carne. Parametri Grasso Proteina Acidi grassi (g/100g FAME): PUFA n-6 PUFA n-3 MUFA UFA SFA CLA n6/n3 SFA/UFA % % GCA 2,31±0,43 20,42±0,25 GSA 1,98±0,20 20,31±0,41 % % % % % % % % 9,98±1,71 3,65±1,00 43,66±2,38 57,28±2,08 42,72±2,08 1,18±0,20 2,79±0,30 0,75±0,06 8,79±1,40 2,82±0,93 43,92±1,69 55,53±1,83 44,47±1,83 1,23±0,11 3,27±0,66 0,80±0,06 PUFA=acidi grassi polinsaturi; MUFA=acidi grassi monoinsaturi UFA=acidi grassi insaturi; SFA=acidi grassi saturi Nessuna differenza di rilievo è stata rilevata, invece, sul contenuto in CLA e nel rapporto tra acidi grassi saturi/insaturi (Tabella 6). Nel complesso si può affermare quindi che la separazione temporanea dell’agnello e la somministrazione di alimenti solidi a partire dal 5° giorno di età pur non influenzando la produzione e la qualità della carne, in misura statisticamente significativa, tendono a produrre una carne meno ricca in acidi grassi polinsaturi ed in particolare di quelli della serie n-3, che è risaputo essere quelli che forniscono maggiori benefici nutrizionali. 33 5.2. Periodo di mungitura. L’analisi degli effetti del diverso management in fase di allattamento sulle performance produttive nel primo mese di mungitura, evidenziano nel complesso una significativa maggiore produzione di latte (Tabella 7) nelle pecore del gruppo GSA (1534±36 vs 1366±38) rispetto a quelle del gruppo GCA. In particolare, la produzione di latte è risultata sempre maggiore nel gruppo GSA, anche se non in misura significativa nei singoli rilievi (Figura 3). Il suo andamento è risultato sempre decrescente, molto probabilmente perché era stata già superata la fase del picco di lattazione, raggiunto sicuramente durante il periodo di allattamento. Tuttavia, interessanti differenze nell’andamento della produzione sono state osservate nei primi tre giorni di mungitura; infatti: le pecore del gruppo GSA hanno fatto registrare un sensibile calo produttivo tra il 1° giorno di mungitura, coincidente con la separazione degli agnelli, ed il 3° (rispettivamente g/capo/d 1743 e 1550), mentre la produzione si è mantenuta stabile successivamente sino al 28° giorno di mungitura; le pecore del gruppo GCA, invece, hanno evidenziato una produzione costante, ma sempre inferiore a quella del gruppo GSA, nel 1° e nel 3° giorno di mungitura (rispettivamente g/capo/d 1456 e 1490), e successivamente ha avuto un andamento decrescente analogo a 34 quello delle pecore del gruppo GSA, anche se con un andamento molto più variabile Tabella 7. Produzione e qualità del latte durante il primo mese di mungitura. Parametri Significatività (P) GCA Latte GSA T R TxR g/d 1366±38b 1534±36a 0,002 0,032 0,950 Grasso % 5,6±0,1 5,4±0,1 0,126 0,000 0,968 Proteine % 5,0±0,1 5,1±0,1 0,245 0,000 0,976 Caseina % 4,0±0,0 4,0±0,0 0,301 0,000 0,978 Urea mg/dl 46±1a 44±1b 0,027 0,000 0,979 CCS n.x1000 200±79 376±75 0,107 0,085 0,900 Produzione latte (g/capo/d) 2000 1700 1400 1100 800 500 1 3 5 7 14 21 28 giorni di mungitura GCA Figura 3. Andamento della produzione di latte. 35 GSA Per quanto attiene ai parametri qualitativi del latte (Tabella 7), i due gruppi di pecore nel complesso hanno evidenziato differenze significative soltanto per quanto attiene al contenuto in urea, risultato inferiore nelle pecore del gruppo GSA (mg/dl 44±1 vs 46±1); nessuna differenza di rilievo è stata osservata, invece, per quanto attiene al contenuto lipidico, proteico ed in caseina del latte (Tabella 7) i cui valori medi erano rispettivamente pari al 5,5%, al 5,0% ed al 4,0%. Per quanto attiene al contenuto in cellule somatiche, valori tendenzialmente superiori sono stati registrati nelle pecore del gruppo GSA (n.x1000 376±75 vs 200±79). Riguardo a quest’ultimo parametro è importante osservare che i valori registrati sono notevolmente inferiori a quelli medi che normalmente si registrano nel latte ovino prodotto in Sardegna, quasi sempre superiore al milione di cellule. Sui parametri qualitativi ha avuto un effetto significativo il fattore rilievo in quanto sono state osservate differenze significative entro gruppo tra i rilievi, ma non fra gruppi nell’ambito dello stesso rilievo sperimentale. Particolarmente interessante è stato l’andamento del contenuto lipidico (Figura 4) il quale ha mostrato valori molto bassi (GCA 4,1% e GSA 3,7%) in entrambi i gruppi il giorno della separazione definitiva dall’agnello, ossia con il primo giorno di mungitura; tali valori si sono stabilizzati al 3° giorno di mungitura nel gruppo GSA ed al 5° giorno di mungitura nel gruppo GCA, quando il contenuto in grasso ha raggiunto valori rispettivamente pari al 5,7% ed al 6,2%. 36 Successivamente al 5° giorno di mungitura, il contenuto lipidico ha mostrato un andamento crescente e meno variabile, con valori sempre inferiori nel gruppo GSA ma compresi per entrambi i gruppi entro il range di 5,3%÷6,2% (Figura 4). 6,5 a 6,0 a a a a 5,5 Grasso (%) a a a a a a a 5,0 4,5 b 4,0 b 3,5 3,0 1 3 5 7 14 21 28 giorni di mungitura GCA GSA Figura 4. Andamento del contenuto lipidico del latte. Il particolare andamento osservato nei primi giorni di mungitura potrebbe essere attribuito in parte al fattore stress da separazione dall’agnello ed in parte alla maggiore produzione di latte nei primi giorni di mungitura. Infatti, confrontando il contenuto lipidico medio del latte munto la sera dalle pecore del gruppo GSA durante la fase di allattamento evidenzia come il suo valore fosse superiore a quello rilevato nella produzione del giorno della separazione dell’agnello (4,6% vs 3,7%). 37 Altrettanto interessante è apparso l’andamento del contenuto delle più importanti frazioni azotate del latte; in particolare durante le prime 4 settimane di mungitura successive all’allattamento dell’agnello è stato osservato che: la proteina totale è aumentata leggermente in entrambi i gruppi, ma in misura statisticamente significativa soltanto nel gruppo GCA (Figura 5), molto probabilmente per effetto della graduale riduzione della produzione di latte, come osservato anche per il contenuto lipidico; 7,0 Proteina Totale (%) 6,5 6,0 5,5 ab 5,0 4,5 ab ab ab 5 7 a ab b 4,0 3,5 3,0 1 3 14 21 28 giorni di mungitura GCA GSA Figura 5. Andamento del contenuto proteico totale del latte. 38 i contenuti in caseina ed in urea (Figura 6 e 7) hanno mostrato variazioni anch’esse significative ma più marcate rispetto alle proteine totali e soprattutto di verso opposto, cioè crescente per la caseina e decrescente e più variabile per l’urea. Questo comportamento potrebbe essere attribuito alle variazioni qualitative dell’erba in quanto il concentrato ed il fieno somministrato non hanno subito modificazioni. 5,0 Caseina (%) 4,5 ab ab ab 4,0 b a ab ab ab 5 7 ab a a ab ab 3,5 b 3,0 1 3 14 21 giorni di mungitura 28 GCA GSA Figura 6. Andamento del contenuto in caseina. Per quanto attiene al contenuto cellulare nessuna osservazione particolare va aggiunta rispetto a quelle di carattere generale già espresse in precedenza. Nel complesso si può affermare che il trattamento gestionale adottato sembrerebbe influenzare positivamente la produzione di latte anche 39 successivamente alla separazione dell’agnello, in quanto sono state registrate produzioni più elevate senza comprometterne le caratteristiche qualitative. 60 a ab Urea (mg/dl) 50 abc a ab bc bc abc 40 abc abc c abc bc c 30 20 1 3 5 7 14 21 giorni di mungitura Figura 7. Andamento del contenuto in urea. 40 28 GCA GSA 5.3. Aspetti economici. Poichè la nuova tecnica di gestione delle pecore in allattamento non ha comportato, rispetto al sistema tradizionale di allevamento, differenze di produzione quanti-qualitativa di carne, ma al contrario ha consentito di mungere le pecore dopo cinque giorni dal parto, si è pensato di valutare gli effetti economici del management proposto. I risultati ottenuti evidenziano come nell’ipotesi che il prezzo del latte sia per l’annata 2009-2010 pari a 0,65 €/l le pecore del gruppo GSA, gestite secondo la tecnica alternativa proposta, siano in grado di produrre un guadagno di 8,3 €/pecora in 20 giorni di allattamento/mungitura, ossia circa 7,2 € in più per pecora rispetto al gruppo GCA, gestito secondo il sistema tradizionale (Tabella 8). A questi ricavi devono essere sottratti i costi di alimentazione degli agnelli che erano nulli nel gruppo GCA e pari a 0,52 €/agnello, in 20 giorni di allattamento, nel gruppo GSA; nonostante questi costi il guadagno è risultato comunque maggiore di 6,8 €/capo nelle pecore del gruppo GSA (€/pecora 7,9 vs 1,1) (Tabella 8). Grazie ai dati ottenuti si è pensato di valutare quale sarebbe l’effetto economico che si avrebbe adottando la tecnica in un allevamento ovino sardo, sulla base di una consistenza media di 200 capi. A tal fine si è ipotizzato che: dei 200 capi 160 fossero pecore pluripare e 40 agnelle da rimonta; la fertilità complessiva delle pluripare (autunnale e invernale) fosse pari al 90% delle pecore presenti. 41 Tabella 8. Risultati economici della nuova tecnica di allevamento. Parametri economici GCA GSA l/pecora/d 0,083 0,645 Mungitura gg 20 20 Prezzo latte €/l 0,65 0,65 €/pecora 1,079 8,385 kg/agnello/d - 0,065 gg - 20 €/kg 0,40 0,40 Costi alimentazione agnelli €/agnello - 0,52 Guadagno netto €/pecora 1,079 7,865 Consistenza media gregge n. di capi 200 200 Consistenza pluripare n. 160 160 Fertilità media % 90 90 Pecore adulte partorite n. 144 144 Latte prodotto dal gregge l 239 1.858 Guadagno gregge medio € 155 1.133 Latte prodotto Ricavo periodo di allattamento Consumo mangime agnelli Durata integrazione mangime Costo mangime Ne deriva che la quantità di latte ottenibile in 20 giorni di allattamento sarebbe pari a 239 litri se il sistema di allevamento adottato fosse quello del gruppo GCA ed invece pari a 1.133 litri se fosse quello del gruppo GSA, con una differenza di ricavi di circa 1.000 € (Tabella 8). Questo risultato economico andrebbe completato tenendo conto di alcuni fattori che qui non sono stati presi in considerazione per semplicità, quali: i costi di mungitura; i costi della manodopera; i ricavi della maggiore produzione di latte anche dopo il periodo di allattamento; i ricavi ottenibili dalle saccaie. 42 E’ certo, comunque, che se anche includessimo tutti i fattori non considerati in questo calcolo la differenza del guadagno ottenibile tenderebbe molto probabilmente ad aumentare piuttosto che a ridursi. 43 6. CONCLUSIONI. La prova condotta ha consentito di mettere appunto una tecnica di allevamento che potrebbe essere immediatamente trasferita in campo, in quanto non richiede elevati investimenti strutturali per le aziende per il fatto che tutte ormai dispongono di un ovile per il ricovero degli animali. Sotto l’aspetto tecnico-economico i risultati ottenuti hanno messo in evidenza come: la produzione quanti-qualitativa di carne di agnello da latte non sia stata influenzata né dalla temporanea separazione giornaliera dalla madre, né dalla ingestione di alimento concentrato in fase di allattamento. Tali risultati conferiscono alla tecnica proposta maggiore valore, perchè gli agnelli allevati tradizionalmente hanno potuto usufruire di condizioni climatiche ottimali, che raramente si hanno nel periodo in cui è stata svolta la sperimentazione; sia possibile ottenere dalle pecore una discreta produzione di latte anche durante il periodo di allattamento dell’agnello, senza pregiudicarne il loro accrescimento ed il comportamento delle pecore, le quali per di pìù hanno manifestato una maggiore tranquillità rispetto a quelle con l’agnello al seguito; l’allattamento parziale dell’agnello abbia effetti positivi anche dopo l’allontanamento dell’agnello, grazie alla maggiore produzione di latte anche nel primo mese di mungitura; 44 sia possibile incrementare il guadagno aziendale modificando semplicemente un sistema produttivo, che si è consolidato per un secolo, senza richiedere investimenti aziendali ma probabilmente utilizzando in modo più razionale le strutture già presenti. Il risultato più importante da raggiungere sarà comunque quello di riuscire convincere gli allevatori a modificare le loro consuetudini tradizionali, che rappresentano spesso il principale ostacolo all’adozione di semplici soluzioni gestionali ma che possono avere importanti ripercussioni economiche. 45 7. INDICE BIBLIOGRAFICO. ARA-Sardegna (2009). www.arasardegna.com Barone C.M.A., Colatruglio P., Girolami A., Matassino D., Zullo A. (2007).Genetic type, sex, age at slaughter and feeding system effect on carcass and cut composition in lambs. Livestock Science, 112:133-142. Cannas A. (2001). Tecniche di alimentazione delle pecore e stima del valore energetico e proteico degli alimenti. In: L’alimentazione degli ovini da latte. Ed. Giuseppe Pulina, Avenue Media, Bologna:111-165. Cappio-Borlino A., Portolano B., Todaro M., Macciotta N.P.P., Giaccone P., Pulina G. (1997). Lactation curves of Valle del Belice dairy ewes for milk, fat and protein estimated with test day models. J. 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