L’ A L P I N O A rdito L eale P ronto ronto ad ad I ntervenire N ei momenti di bisogno O vunque Da un intervista fatta all’alpino Tarcisio Cominini abbiamo potuto ricavare molte informazioni interessanti e veramente significative riguardanti queste persone, le quali sono un valore fondamentale del nostro Paese. - CHI È L’ALPINO? Alpino lo sono tutti quelli che nel bisogno tendono una mano senza chiedere nulla in cambio. L’alpino culturalmente è uno che non si demoralizza facilmente se le cose non vanno bene si rimbocca le maniche e spinge il carretto fino a farlo andar bene. Alle generazioni d’oggi tutto è dovuto, meglio la cultura alpina che è meno frignona. Un battaglione alpino (non ricordo quale) aveva un detto: “tasi e tira” (taci e vai avanti). - COSA SIGNIFICA ESSERE ALPINO? In tempo di guerra voleva dire conquistare la libertà e la pace, adesso significa mantenere libertà e pace. - PRIMA DI DIVENTARE ALPINO, CHE GIURAMENTO HA FATTO? Tutti noi alpini abbiamo giurato di difendere la nostra patria e con essa tutto il popolo italiano da qualsiasi invasore e di mantenere pace e libertà. Tutte le volte che indossiamo il nostro cappello ci ricordiamo di questo nostro impegno. - COS’È L’AMORE PER LA PATRIA? L’amore verso la patria è una cosa innata. Il senso del dovere ti fa stare bene se prima di chiedere qualcosa tu, dai qualcosa agli altri più bisognosi di te. - A COSA SERVIVA LA NAIA? La naia ti rendeva uomo consapevole di dare il cambio a quelli che prima di te avevano vigilato sulla nostra patria. Avendo abolito la naia è venuto a mancare quel vivere in gruppo, quel darsi una mano, li nasceva lo spirito alpino, i giovani non lo conoscono. - COSA VUOL DIRE COMMEMORARE IL 4 NOVEMBRE? Vuol dire non dimenticarsi di tanti giovani morti per la libertà della nostra ITALIA, e per dire ad alta voce, mai più guerre. - COS’È IL CANTO PER UN ALPINO? Il canto non è sempre felicità; è più facile vedere un alpino cantare con gli occhi bagnati di lacrime, anche perché le nostre canzoni sono sempre dei ricordi e, vista la storia, neanche troppo belli. - UNA SITUAZIONE ALLA QUALE VOI ALPINI AVETE CONTRIBUITO COL VOSTRO AIUTO, OLTRE A QUELLA DELL’ABRUZZO: ricordo il terremoto in Friuli del 1976, eravamo a Merano. Mi impressionò molto quando all’adunata del mattino il colonnello chiese a 4000 giovani alpini, di vent’anni, chi volesse partire volontario per il Friuli. C’era tanta gente ad aiutare, gente sotto le case crollate. Fu bellissimo fare un passo avanti e dare la nostra disponibilità, tutti avremmo voluto andarci: 4000 alpini hanno risposto presente. La società di oggi è sempre meno sensibile e sempre più distante da quelli che sono i valori di lealtà, coraggio, solidarietà, amore verso il prossimo e generosità dei quali gli alpini si fanno portatori. Oggi così come ieri sono presenti dove c’è bisogno. Quando c’è un terremoto , una catastrofe … sono i primi ad arrivare e non esitano a mettere a rischio la propria vita per gli altri. Questo si è verificato anche dopo il terremoto d’Abruzzo. Gli alpini sono stati i primi ad intervenire sul posto per dare una mano. Anche due nostri compaesani hanno preso parte a questa missione, pertanto abbiamo deciso di raccogliere la loro testimonianza. Questi due alpini hanno vissuto in prima persona la situazione drammatica che in Abruzzo si era creata a causa del terremoto. Entrambi non appena sono venuti a conoscenza dell’accaduto sono partiti per portare aiuto e soccorso a quelle popolazioni così sfortunate. Il primo ad essere intervistato è stato il signor Lorenzo Mulattieri, di anni 36, che dal ’94 è iscritto al gruppo alpini di Berzo Inferiore, nonché alla Protezione Civile, che spesso organizza iniziative utili per il paese, come la sistemazione o l’asfaltatura delle strade, prove ed esercitazioni antincendio o di pronto soccorso, alle quali, se ha del tempo a disposizione, partecipa sempre. Alla missione Abruzzo ha deciso di prendere parte il giorno immediatamente dopo l’accaduto, quando è partito per aiutare le persone colpite dal terremoto, appoggiato da tutta la famiglia. Non appena è venuto a conoscenza della situazione non se lo è fatto dire due volte e si è aggregato al gruppo organizzato dalla Protezione Civile di Valle Camonica. Di Berzo è stato l’unico a partecipare, ma assieme a lui sono partite altre venti persone di vari paesi. Nel viaggio, quando oramai erano vicini alla loro meta, hanno sentito una forte scossa proprio sotto ad un cavalcavia che ha messo paura, ma che nonostante tutto non li ha scoraggiati. Arrivati, nella cittadina di Coppito, la prima persona con la quale hanno parlato è stato il sindaco del posto. Quando sono partiti pensavano che avrebbero potuto dare una mano, per scavare ed aiutare ad estrarre le persone da sotto le macerie, ma purtroppo visto il pericolo ed i troppi rischi, non è stato loro consentito. Di certo non hanno perso tempo e così in tre giorni sono riusciti ad allestire duecento tende per accogliere ben milleduecento sfollati. Erano divisi in gruppi ed ogni gruppo aveva il proprio lavoro: c’era chi si occupava dell’allestimento dei bagni,chi montava le tende, chi le gonfiava … ed il tutto avveniva sotto la direzione organizzativa della Protezione Civile Nazionale. La gente del posto ringraziava, infatti quando quattro giorni dopo il loro arrivo se ne sono andati, la situazione era molto migliorata, nonostante vi fossero ancora scosse e ve ne siano tuttora. Altri gruppi li hanno poi sostituiti e ci sono persone che continuano a dare una mano, poiché non tutti hanno già riavuto una casa. Il secondo ad essere intervistato è stato invece Roberto Testa, di 46 anni, anche lui iscritto sia all’ANA, sia alla Protezione Civile, da 10 anni. Saputo dell’emergenza anche lui, sostenuto dalla famiglia, ha subito deciso di partire, assieme ai gruppi di Darfo, Angone ed Artogne. Arrivati sul posto, le tende erano già state montate, ed il loro compito è stato quindi quello di fare un servizio di sorveglianza e di controllo affinché nessuno rubasse. Durante i quindici giorni che sono restati in Abruzzo, hanno anche cercato di dare coraggio e sostegno psicologico alla gente, alla quale non restava nulla e si era trovata ad affrontare grossi disagi, dovuti alla convivenza nelle tende che sicuramente non avevano i conforti ai quali era abituata. Questo a testimonianza del grande spirito di solidarietà che muove gli alpini quando una richiesta d’aiuto si leva, da qualunque parte essa provenga. Si spera che gli alpini con il loro esempio concreto riescano a trasmettere alle nuove generazioni i valori che li muovono a dare sempre una mano laddove ve ne è bisogno. Gli alpini hanno dato prova dei valori che li accompagnano anche durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. A quest’ultima hanno partecipato molti ragazzi poco più grandi di noi, la cui giovinezza è stata spezzata dalla cattiveria dell’uomo che li ha spinti al centro di una guerra che da loro ha preteso coraggio e fatica e da troppi il sacrificio della vita. Si sono dimostrati soldati fieri e forti, valorosi difensori della loro terra. Era il 22 giugno 1941, quando Hitler sferra una massiccia offensiva contro l’Unione Sovietica, infrangendo il patto di non aggressione russo-tedesco, stipulato nel 1939. Mussolini, che lo appoggia, decide di inviare migliaia di alpini sul fronte russo. Erano mal equipaggiati e in quei luoghi, le temperature raggiungevano anche i -30°,-35°C e quelli che ritornarono furono veramente pochi. Noi pensiamo che il valore dell’essere alpino entri a fare parte definitivamente nella vita di un uomo e che quindi un alpino non diventi mai un ex-alpino, ma resti tale per sempre. Realizzato da: Pastorelli Elisabetta Avanzini Sara Trombini Nadia Noris Michela con la collaborazione di: Mulattieri Lorenzo Roberto Testa Tarcisio Cominini. RINGRAZIAMO PER LA VISIONE