TURISMO PROCREATICO Ci hanno rubato il business di DANIELE NARDI Nonostante le denunce e la grande attenzione mediatica, il turismo procreatico è un fenomeno ancora troppo esiguo per essere usato come arma efficace contro la legge 40 ma è più che sufficiente a far gridare allo scandalo per la fuga verso l’estero di tanti euro che piacerebbe mantenere sul patrio suolo il prof. Flamigni mentre interviene ad un simposio scientifico i sono inventati un istituto apposito e l’hanno chiamato l’Osservatorio sul turismo procreativo. Ha sede a Bologna, troppo vicino al professor Flamigni per non sospettarne la consonanza ed il feeling ideale. Non ci è dato conoscere le ricche fonti di sostentamento che consentono di realizzare faraonici incontri pubblici in cui si presentano studi e ricerche dai risultati sconvolgenti – o presunti tali – di cui si ignorano i criteri di raccolta dei dati ed i margini di approssimazione delle cifre finali. Ebbene tutto questo è successo a fine novembre, quando a Roma si è tenuto un convegno sotto i riflettori mediatici – il referendum non ha insegnato nulla ai padroni dell’informazione... – in cui sono stati presentati i dati aggiornati dei viaggi all’estero delle coppie in cerca di fecondazione artificiale eterologa o con servizi vietati dalla legge 40. Secondo questi dati, i viaggi di turismo procreatico sarebbero quadruplicati in nemmeno tre anni (cioè da prima della legge ad oggi, NdA), passando da 1.066 a 4.173. In verità l’indagine non fa mistero di una certa approssimazione. Vengono infatti raccolti dati in soli 27 centri di 10 Paesi. In questi centri si è rilevato, parola di Andrea Borini, presidente dell’Osservatorio e dei Cecos Italia «un aumento significativo della presenza di italiani». S “Significativo”? Concetto vago e ben poco scientifico... Ma l’indagine va avanti, con una panoramica Paese per Paese. Eccola. SPAGNA. Sarebbe la meta preferita dalle coppie italiane, aumentate da 60 a 1.365 in tre anni; nei 7 centri spagnoli di riferimento considerati nell’indagine gli italiani rappresentano fra il 10% e il 50% dei pazienti. Il fenomeno è in deciso aumento, anche grazie all’ottima organizzazione spagnola al servizio del turismo procreativo, con tanto di interpreti al servizio dei pazienti, medici italiani o bilingue. Ad attrarre, secondo l’indagine, sono anche le Sì alla vita 36 dicembre 2006 SLOVENIA. Serve soprattutto l'area di Trieste. A Lubiana, dopo la legge 40, gli italiani sono diventati il 10% dei pazienti. GRECIA: le coppie italiane si concentrano a Salonicco e sono attualmente il 12-15% del totale dei pazienti. Dunque si tratta sempre di numeri insignificanti che solo nel caso della Spagna consentono un’elaborazione statistica seria che riassorba le deviazioni causate dall’approssimazione. Piccoli numeri che nonostante gli sforzi e le forzature pure tentate dai mass media, non hanno consentito ai delusi organizzatori di gridare troppo forte allo scandalo per una legge – la 40 – “crucca ed assassina”. Numeri insospettabilmente bassi che devono aver fatto sorgere qualche preoccupazione all’interno dell’Osservatorio che deve pur giustificare la sua esistenza. Ecco dunque sfornate delle varie giustificazioni al “gravefenomeno-che-non-c’è” (le parole sono ancora di Borini): «la percezione avuta in questo periodo, con la legge 40 a regime, è che molte coppie che si recano all’estero tornino sui propri passi, deluse da aspettative non realizzate (ad esempio perché non sono riuscite a congelare gli embrioni) o comunque con la sensazione che si stia attuando sulla loro pelle un vero e proprio business». Spesso alla delusione si aggiungono disagi logistici, picologici ed economici. I costi sono sempre alti, ma non sono cambiati negli ultimi anni: la Fivet con ovodonazione costa fra 5.000 e 7.000 euro,da sola costa fra 3.500 e 3.700 euro. L’Icsi può avere un costo aggiuntivo di 500-1.000 euro, mentre la diagnosi genetica pre-impianto può costare fra 1.500 e 3.500 euro. Non abbiamo motivi per dubitare di queste cifre. Quando si tratta di costo/trattamento i tecnici del Cecos sono di sicuro più informati di noi. Ci permettiamo quindi una sola considerazione: se è così facile scaldalizzarsi per un business perpetrato alle spalle degli italiani, ed ammesso che questo non dipenda dalla rabbia di veder sfumare uguali affari gestiti sul patrio suolo, perché non collaborare ad una grande e trasversale offensiva culturale per spiegare alle coppie le ragioni dei limiti fissati dalla legge 40 e per dire che non esiste il diritto al figlio ad ogni costo? ampie possibilità previste dalla legge spagnola. Tra queste, la diagnosi preimpianto e la selezione del sesso del nascituro. Una delle tecniche più richieste dalle coppie italiane è la donazione di ovociti, che prevede un rimborso per le donatrici (spesso studentesse o comunque donne molto giovani) compreso fra 2.000 e 3.000 euro. In Spagna c’è infatti un fiorente mercato di gameti. Un mercato così fiorente ed organizzato, facilitato dalla normativa zapataerista e dall’abbondanza di donatori, i Centri attivi dovrebbero essere diverse centinaia (In Italia prima della legge erano oltre 200!) eppure solo 7 vengono presi a campione. Non saranno un po’ pochi? BELGIO. Ogni anno almeno 775 italiani si rivolgerebbero al Belgio ed inparticolare a Bruxelles. Ad attrarre è soprattutto la Free University, il maggiore centro europeo specializzato, con 3.500 cicli l’anno. Qui dopo la legge 40 le coppie italiane sono raddoppiate (dal 5 all’11% del totale dei pazienti). La diagnosi pre-impianto è la tecnica piu’ richiesta. SVIZZERA: sarebbero almeno 740 le coppie italiane (soprattutto lombarde). Ad attirare le coppie è la possibilità di congelare egli embrioni, mentre è vietata la donazione di ovuli e la diagnosi preimpianto è permessa solo sul globulo polare. Com’è arretrata questa Svizzera, sembrano commentare i ricercatori! GRAN BRETAGNA. Alti costi e difficoltà linguistiche sono un deterrente per la coppie italiane, che si rivolgono soprattutto a centri con medici che parlano italiano. Nonostante cio’ il numero delle coppie italiane è quadruplicato, passando da 25 a 100, concentrate essenzialmente a Londra. Tra le tecniche più richieste dai pazienti, la diagnosi genetica pre-impianto. STATI UNITI. Come la Gran Bretagna, sono un riferimento solo per chi ha elevate possibilità economiche e conosce la lingua. Le coppie italiane si rivolgono soprattutto a Cornell University di New York, American Fertility Services e università di Harvard. Ma solo in quest’ultima il numero delle coppie italiane è aumentato, passando dallo 0,5-1% all’1-2% del totale. AUSTRIA E REPUBBLICA CECA. L’affluenza di italiani è aumentata sensibilmente, passando da 22 a 500 coppie. Sì alla vita 37 dicembre 2006