a cura di Luigi Luce
a cura di Angelo Lomghi
Morti per amianto alla Breda/Ansaldo
Il processo entra nel vivo
Michele Michelino
opo oltre un anno di rinvii, cambi di giudici,
D
richieste di perizie e cavilli vari per allungare i tempi processuali (la prescrizione è sempre
un obiettivo che perseguono gli avvocati difensori
di tutti i padroni e manager imputati) è finalmente cominciato il 16 dicembre a Palazzo di Giustizia di Milano il processo per i morti per amianto
alla Breda Termomeccanic/Ansaldo, anche se non
sono mancati colpi di scena. Gli avvocati dei dirigenti dell’azienda imputati della morte per amianto di 12 lavoratori e la difesa di Finmeccanica (società in cui è confluita la Breda/Ansaldo,
chiamata a risarcire il danno in caso di condanna)
davanti al nuovo giudice titolare, il dr. Simone
Luerti e al pm Nicola Balice ancora una volta
hanno sbalordito tutti.
Le difese degli imputati hanno infatti sollevato una serie di eccezioni opponendosi all’acquisizione di alcuni documenti presentati
in udienza dal pm. Il giudice si è riservato se
ammetterli. L’udienza è stata caratterizzata
anche da altri due fatti:
1) L’avvocato di Finmeccanica ha chiesto al
Tribunale l’esclusione della società come responsabile civile accampando pretestuose ricostruzioni dei passaggi societari. Il giudice come già avevano fatto i precedenti dopo una breve camera di
Consiglio le ha respinte.
2) Il pm ha chiesto l’esclusione dal processo dell’imputato Magri perché non componente del
Consiglio di Amministrazione e non risulta dai
documenti che avesse mai avuto deleghe sulla sicurezza. Il giudice dopo una breve sospensione ha
letto in aula il dispositivo con cui proscioglie Magri facendolo uscire dal processo.
Il giudice ha poi stabilito il calendario delle
prossime udienze, due a gennaio (l’8 e l’11)
tre a febbraio (17-25-26) e tre a marzo (1016-24) aula 9 bis a pianterreno. Alla prossima udienza finalmente inizierà l’istruttoria
in cui saranno chiamati a testimoniare tre
testi del pm. Purtroppo i tempi lunghi della
“giustizia” rischiano di lasciare impuniti gli
assassini: gli operai avvelenati dall’amianto
continuano a morire in silenzio e i responsabili a godere dell’impunità.
“Giornali locali e nuove municipalità”
Un convegno a Villa Litta di Affori
i è svolto il 12 dicembre scorso a Villa Litta di
Affori, in un clima di grande interesse, il convegno “Giornali locali e nuove municipalità”, organizzato dal giornale “Abc”, in occasione del ventennale
della fondazione.
Presenti il direttore del giornale “Milanosud”
Stefano Ferri, accompagnato dalla vicedirettrice
Giovanna Tettamanzi e dalla caporedattrice della
pagina culturale Lea Miniutti, il direttore di “Zona
Nove”, Luigi Allori, insieme al presidente Giovanni
Poletti. A fare gli onori di casa Alida Parisi, redattrice di “Abc”, e Francesco Adducci, presidente della
cooperativa che edita il giornale. Assente per motivi
di salute Gianni Russo, direttore di “Abc”, che ha fatto pervenire al convegno i suoi saluti. All’incontro
erano presenti come relatori anche Beatrice
Uguccioni, presidente del CdZ 9, Roberto Medolago,
presidente della Commissione Decentramento del
CdZ 9 e Idanna Matteotti, responsabile Area Cultura e Media di Legacoop Lombardia.
Il convegno è stata l’occasione per presentare alla città l’accordo tra le testate “Abc”, “Milanosud”
e “Zona Nove”. Un coordinamento che negli intenti dei tre giornali dovrà portare a massimizzare l’efficacia dell’informazione e le sinergie,
anche di carattere economico. Oltre che definire
una strategia e una presenza sul territorio che
valorizzi il ruolo della stampa locale.
Tutti gli interventi hanno sottolineato come, con l’istituzione della Città metropolitana e soprattutto
dei municipi, i nuovi soggetti istituzionali che dalla
prossima legislatura comunale sostituiranno i
Consigli di Zona, lo scenario della informazione locale sia destinato a cambiare. Si tratta di un passaggio
istituzionale - hanno praticamente affermato all’unisono i rappresentanti delle tre testate - che renderà
S
necessario un nuovo livello di trasparenza e di controllo da parte dell’opinione pubblica, che “Abc”,
“Milanosud” e “Zona Nove” si preparano ad affrontare, sin dai prossimi mesi, con accordi specifici. Tutto
questo in uno scenario di indipendenza e autonomia
delle linee editoriali delle tre testate - hanno ribadito i direttori - che collaboreranno però a livello di redazioni, per condividere di volta in volta temi, inchieste, servizi e articoli, e lanciare campagne stampa
nell’interesse dei cittadini.
Sostanzialmente sulla stessa lunghezza d’onda gli
interventi dei relatori e dei cittadini presenti. La
presidente Uguccioni ha sottolineato il ruolo della
stampa locale e di come questa sia spesso “molto
più sul pezzo” e letta dai cittadini che la stampa cittadina più titolata. Il consigliere Medolago ha illustrato il percorso attraverso cui Palazzo Marino arriverà entro il prossimo gennaio a definire le competenze e le risorse dei nuovi municipi e di come, in
quest’ottica, l’informazione locale assuma un ruolo
sempre più centrale, per il controllo democratico
e la partecipazione. La rappresentante di Legacoop ha illustrato il progetto di riforma della legge sui contributi alla stampa e come questa possa premiare la stampa locale e la sinergie tra testate. Presenti tra il pubblico anche i rappresentanti delle testate locali “Noi2” e “z3xmi.it”, che
hanno presentato i loro giornali e auspicato nuove forme di collaborazione.
Durante il convegno l’attuale squadra di “Abc” ha
premiato i fondatori del giornale e presentato la redazione di “Abc” Junior, l’inserto che si occupa di tematiche giovanili. Poi tutti a festeggiare il ventennale e l’accordo con un simpatico aperitivo, che è stato
un’ulteriore occasione per stringere i rapporti tra le
tre testate e definire i prossimi passi.
Storie di uomini e donne della Resistenza
che hanno liberato l’Italia
Presentazione di “Voci di Testimoni, da Venafro a Niguarda”, libro di Masi e
Scarabeo Di Lullo sabato 16 dicembre al Teatro della Cooperativa.
Riccardo De Gregorio
el 2015 ricorreva il settantesimo anniversario
N
della Liberazione dal nazifascismo e del ritorno alla democrazia in Italia. La sezione Anpi
Martiri Niguardesi, sempre molto attiva e dinamica, dà il suo contributo anche con un libro: “Voci di
Testimoni, da Venafro a Niguarda”, curato da
Antonio Masi e Vincenzina Scarabeo Di Lullo.
La sua particolarità è quella di essere “un libro di
storia sì, ma soprattutto un libro di storie. Tante
storie, talvolta piccole ma vere, scritte o raccontate
da chi le ha vissute o sentite, come ce ne sono state tante in Italia, negli ultimi anni di guerra e durante la Resistenza”. Con un’attenzione particolare
a Niguarda, quartiere milanese che ha avuto un
ruolo essenziale nella lotta partigiana, e a Venafro,
nel Molise, dove sono nati i due autori.
Lo sottolinea bene Beatrice Uguccioni, Presidente
di Zona 9, quando dice che si tratta di “Storie di resistenza armata ma soprattutto non armata; storie
di uomini e di donne che, con le loro azioni quotidiane, hanno contribuito a liberare e a cambiare
l’Italia; Nord e Sud, laici e cattolici uniti contro il
nazifascismo. Questo e molto di più è “Voci di testimoni”: un libro che fa memoria della vita e del sacrificio delle persone - non dei personaggi - che nella loro eccezionale semplicità hanno salvato altre
vite e hanno condiviso il percorso che ci ha permesso di vivere in una democrazia. È un insieme di
emozioni che non troviamo nei libri di storia ma
che, con grande umanità e passione, Antonio Masi
e Vincenzina Scarabeo Di Lullo ci regalano e di
questo dobbiamo senza dubbio essere loro grati.”
Nelle ricche e autorevoli note introduttive sono ben
inquadrati i contenuti di “Voci di Testimoni”.
Angelo Longhi, presidente della sezione Anpi
Martiri Niguardesi, ricorda come “nella completa
oscurità della notte della dittatura e dello sterminio i testimoni seppero tenere viva la luce della libertà e della giustizia”. Le testimonianze “non ci
parlano solo di partigiani, ma di tutti i resistenti
che non tradirono i partigiani o gli ebrei nascosti,
di coloro che diedero rifugio ai ricercati sfidando la
persecuzione”. Antonio Plescia afferma: “Gli stessi
Alleati hanno sempre riconosciuto che la
Resistenza italiana ebbe un ruolo decisivo per l’esito della Campagna d’Italia e che concorse attivamente ad impegnare le unità militari e paramilitari nazifasciste, a compromettere il morale ed a
mantenerne in crisi le retrovie”. Roberto Cenati,
presidente dell’Anpi di Milano e provincia, scrive:
“Nel libro si sottolinea un elemento che viene spesso trascurato nella ricostruzione storica: l’apporto
complessivo del Sud alla Liberazione del Paese,
nelle tante forme che esso ha assunto, non solo a
Napoli, con la cacciata dalla città dei tedeschi, ma
in tutte le regioni del Mezzogiorno. Accanto alla
Resistenza armata, gli autori si soffermano sul fenomeno enorme e grandioso della Resistenza non
armata e dell’apporto della Chiesa nell’aiutare i
partigiani, gli ebrei, i renitenti alla leva.” Il ruolo
che ebbero i cattolici niguardesi è ben documentato, anche con un intervento di Don Fabio Baroncini,
parroco di Niguarda. E il risultato è un libro interessante che aiuta a conoscere la Resistenza, a ricordarne i valori e, soprattutto, a trasmetterli alle
generazioni più giovani.
Da via Val di Ledro i ricordi di Giulio,
partigiano diciassettenne
Maria Maddalena Vedovello (Gruppo Donne Anpi Martiri Niguardesi)
n una tiepida
Inalemattina
invermi trovavo in
Via Val di Ledro e
con un amico si
parlava della situazione politica
attuale, quando da
un balcone vicino
un distinto signore
in modo molto
educato ci ha chiesto: “Ma voi per chi
votate oggi? Perché io non so più a chi dare il mio voto. Ho vissuto la guerra, ho fatto il partigiano!” Sui suoi occhi
erano apparse le lacrime e sul suo viso si leggeva
lo sconforto. Ho pensato: “Questa persona ha combattuto per degli ideali che ora vede oscurati”.
Quel signore era Giulio Chiesa e in un successivo
incontro mi ha raccontato la sua vita.
Giulio è nato a Chiari (Bs) nel 1925. Negli anni successivi alla sua nascita, la famiglia, per motivi di lavoro, si trasferì a Milano nel quartiere di Affori.
Durante la guerra lui, di fede antifascista come la
sua famiglia, non esitò a schierarsi dalla parte delle vittime e degli oppressi. Decise così di entrare nel
gruppo partigiano del suo quartiere ma ci rimase
poco perché, durante un controllo delle generalità
da parte dei militari fascisti e vista l’età di 17 anni,
fu arruolato. Pochi giorni ed era già in Germania in
un campo d'addestramento ai confini con l’Austria.
Lì Giulio, e con lui tantissimi altri giovani, veniva
preparato militarmente per essere poi avviato alla
guerra. Dopo quattro mesi di permanenza in questo luogo venne trasferito temporaneamente in
Liguria, nella caserma di Loano, da dove poi doveva partire per il fronte.
Giulio capì che non poteva accettare questa sorte, in
quanto contraria ai suoi ideali di uomo democratico
e antifascista. Si ribellò quindi a questo destino, disertando e dandosi alla fuga. Affrontando un viaggio
rischiosissimo, a piedi o con mezzi di fortuna, arrivò
a Milano. La sua famiglia che era assai numerosa,
otto fratelli oltre i genitori, lo accolse solidale e in tut-
ti i modi lo aiutò a nascondersi. Avevano ben chiaro
che, nel caso in cui l’avessero trovato, sarebbe finito
in un campo di concentramento in Germania.
Giulio ricontattò il gruppo partigiano di Affori, naturalmente senza informare la sua famiglia. Lo confiderà solo al suo intimo amico Sergio, che condividerà
la sua scelta. Il suo ruolo nella Lotta di Liberazione
continuerà tenendosi in contatto, per motivi di sicurezza, con un unico partigiano ed agendo da solo, o
con il suo amico Sergio, nei vari incarichi che gli vennero affidati. Spesso erano azioni intimidatorie nei
confronti di spie fasciste o dimostrative con lancio di
bombe in punti simbolici della città. Come fece per
esempio alla caserma di Bruzzano.
Il rischio dell’arresto era sempre presente, come quel
giorno nel cortile di casa sua, quando si presentarono dei militari fascisti chiedendo proprio a lui dove
fosse Giulio Chiesa. Con prontezza d’animo rispose
di essere il fratello minore Edoardo. Aggiunse anche
che erano loro, piuttosto, a voler sapere dove avessero mandato il fratello, dopo l’addestramento alla caserma di Loano. Sicuramente anche il suo aspetto
ingenuo da ragazzino lo aiutò a depistare i militari.
Ma la paura, sua, come della mamma e dei suoi cari, gli rimase addosso per parecchio tempo.
La Milizia lo fermò anche una sera in cui con l’amico Sergio stavano trasportando delle rivoltelle per
ordine del loro contatto partigiano. Le avevano nascoste nella cinta dei pantaloni. Attraversando i
prati dietro via Cialdini, al confine fra Affori e
Dergano, vennero fermati dalle Camicie Nere.
Anche in questo caso l’aspetto innocuo dei due giovani ingannò i militi che li lasciarono andare pensando che fossero inermi ragazzini.
I ricordi di Giulio vanno poi al giorno della
Liberazione quando si unì ai cori festanti dei partigiani che sfilavano in Piazza Duomo.
La Resistenza è stata fatta anche con l’aiuto indispensabile di persone antifasciste come Giulio che,
pur non essendo inquadrate “ufficialmente” in formazioni partigiani o di partito, collaborarono alla
Lotta di Liberazione, mettendo a rischio le loro spesso giovani vite. Grazie Giulio, anche la tua testimonianza è un tassello importante della storia antifascista e democratica del nostro Paese.
Idrokinesiterapia e nuoto terapeutico all’Unità medica Siloe di via Cesari
dott. Alfredo Rossi (Direttore sanitario)
a più di 30 anni l’Unità Medica Siloe è dedicata a ogni tipo di
D
riabilitazione attraverso programmi di fisiokinesiterapia in
palestra e di idrokinesiterapia in piscina. Il valore della terapia fisica orientata sia al ripristino di diverse condizioni patologiche,
sia alla prevenzione dei danni osteo-artro-muscolari che inevitabilmente accompagnano la vita umana è ben noto da secoli e fonda le sue radici in epoche lontane (antichi Greci e Romani).
Più recentemente il sapere medico e le basi dell’evidenza scientifica hanno permesso una codificazione più esatta delle diverse
tecniche fisiokinesiterapiche: oggi esse costituiscono, accanto agli
interventi farmacologici e chirurgici, una reale risposta terapeutica alle condizioni di disabilità.
In particolare l’idrokinesiterapia consiste nell’esecuzione delle
tecniche fisioterapiche in acqua. Il mezzo fluido offre il vantaggio dell’assenza di gravità e di carico, sia sulla colonna vertebrale che sugli arti.
Per un’immersione fino all’altezza delle spalle il peso corporeo viene infatti alleggerito fino al 90% e ciò consente un sensibile accorciamento dei tempi di riabilitazione. L’uniforme ed omogenea re-
sistenza dell’acqua promuove inoltre la stimolazione della sensibilità propriocettiva muscolare e articolare, migliorando il senso
automatico di posizione del corpo.
Date le caratteristiche della piscina del Siloe gli esercizi possono essere eseguiti, a seconda delle indicazioni, sia in scarico parziale (con
appoggio sul fondo), sia in completo galleggiamento, con o senza l’uso di supporti.
L’idrokinesiterapia non ha sostanziali controindicazioni, mentre rappresenta il mezzo ideale per il trattamento e la prevenzione di ogni
forma di disabilità, quali:
• la patologia dell’apparato locomotore, sia di tipo degenerativo-artrosico che post-traumatica e post-operatoria;
• le neuropatie centrali e periferiche, quali il morbo di Parkinson e le
neuro-miopatie;
• la prevenzione, dedicata agli anziani, ma specialmente ai bambini
in età di sviluppo. La salute dei bambini è un bene prezioso e deve essere garantita durante la delicata fase di crescita. Prevenire potenziali patologie significa, oltre che mantenere lo stato di salute individuale, contribuire alla riduzione in prospettiva della spesa sanitaria.
Le direttive europee considerano essenziale la tutela della salute anche a livello preventivo come espresso dalla Corte Ue (art. 13 IV
Direttiva) e come recepito a livello nazionale (sent. 20/11/2003 n. C212/01, C-307/01 e 14/09/2000 n. C-348/98).
L’attività del nuoto, esercitata fin da piccoli, consente, come ben noto,
il migliore sviluppo armonico della crescita psicofisica : il nuoto diventa fondamentale nella prevenzione e nella precoce individuazione di
iniziali dismorfismi dell’età evolutiva che potrebbero compromettere
un corretto sviluppo.
L’Unità Medica Siloe, mediante le tecniche di idrokinesi, attua
da anni corsi di nuoto terapeutico dedicati a bambini in fase
di crescita.
Acquaticità, corretto galleggiamento, respirazione, utilizzo armonico dell’apparato muscolo scheletrico, gestione e padronanza dell’acqua sono benefici oggi ritenuti essenziali.
Il primo e più importante intervento preventivo consiste proprio nell’insegnare ai bambini a nuotare… e a nuotare bene!
(www.unitamedicasiloe.it - [email protected])
Scarica

abc junior