Dossier Epatite C La terapia dell'Epatite Cronica C nel 2015 Prof. Gaetano Idéo 1 LA TERAPIA DELL’EPATITE CRONICA C nel 2015 Prof. Gaetano Ideo Premesse Si calcola che approssimativamente 150-180 milioni di persone nel mondo siano affette da epatite cronica C (1-5). In Italia i portatori del virus sono più di 1,5 milioni con maggiore prevalenza negli anziani e nelle regioni meridionali (6-16). La maggior parte degli infetti non avendo sintomi specifici non ne sono consapevoli, per cui la malattia in anni può evolvere in cirrosi e quest'ultima addirittura in cancro del fegato (epatocarcinoma) senza che il paziente se ne accorga. La mortalità annuale per queste complicazioni si aggira nel mondo ogni anno intorno a 350.000 persone e 10.000 in Italia. Inoltre il virus dell'epatite C è la causa di più della metà delle cirrosi, dei carcinomi epatici e dei trapianti di fegato (5,17,18). Nel 2010 la World health assembly ha riconosciuto l’epatite virale (in particolare l'epatite B e C) “un problema di salute pubblica globale”. Dalla metà degli anni ’70, dopo la scoperta dei virus dell’Epatite B ed A, l’Epatite C cominciò ad essere denominata epatite da virus nonA, nonB; la diagnosi era formulata per esclusione di altre cause e dei virus conosciuti. Solo nel 1989 si è reso disponibile un test specifico per determinare la presenza nel sangue degli anticorpi contro questo Virus, da allora etichettato virus dell’epatite C (19). Il Virus Caratteristiche. Il Virus dell’Epatite C è RNA-dipendente: la sua struttura è schematizzata nella Fig 1. ____________________________________________________________________ Abbreviazioni e Glossario a fine testo 2 Glicoproteine E1 E2 HCV-RNA (Materiale genetico) Core Capside VIRUS dell’EPATITE C Fig.1-Il Virus dell’Epatite C è costituito dal Core che contiene il genoma virale RNA, protetto da un guscio proteico (capside), a sua volta circondato da un involucro lipidico, originato dalla cellula ospite, alla superficie del quale sono incorporati due tipi di glicoproteine virali (denominate E1 ed E2), indispensabili per permettere al virus di entrare nella cellula da infettare e specificamente, in questo caso, nella cellula epatica. (20,21). Il virus è inattivato dal calore secco a 60°C, dalla formalina, dal cloroformio e dai solventi organici. Campioni di siero con alte concentrazioni di virus tenute a temperatura ambiente diventano HCVRNA negativi dopo 5 giorni (22). Il genoma del virus dell’Epatite C, come tutti quelli costituiti da RNA (Virus influenzale, del raffreddore, HIV, ecc.) e non da DNA (assai stabile) si modifica facilmente e ciò spiega la comparsa di facile resistenza agli antivirali e la grande difficoltà a creare un vaccino valido (23-25). La diagnosi sierologica nell’uomo è basata sulla determinazione degli Anticorpi anti-HCV, dell’ HCVRNA e dei Genotipi dell’HCV. 3 Anti-HCV Risulta positivo o negativo. Siccome gli anticorpi rimangono presenti anche dopo la guarigione della malattia, spontanea o dopo trattamento, nel caso di positività è indispensabile ricercare per la conferma dell’infezione la presenza dell’HCVRNA sierico. HCVRNA Si valuta la sua presenza o assenza (HCVRNA qualitativo) e la sua quantità nel sangue (HCVRNA quantitativo). Quest’ultima determinazione ha importanza in campo terapeutico in quanto esiste una correlazione inversa tra la viremia e il successo terapeutico. Inoltre spesso è anche fondamentale l’analisi della quantità virale durante il trattamento, in quanto, in funzione dei livelli sierici dell’HCVRNA, si decide se proseguire la cura e per quanto tempo. Genotipi dell’HCV Il virus dell’epatite C non è omogeneo ma, come già detto, a causa delle sue varie e frequenti mutazioni si riconoscono 7 varianti, chiamati genotipi che sono numerati dall’1 al 7 (potremmo definirli le “razze” del virus). Molti di questi comprendono vari sottotipi (classificati in a,b,c, ecc.). In Italia sono presenti soltanto quattro genotipi: tipo 1, 2, 3 e 4. Il tipo 1 (1a e 1b) è il più diffuso (più del 50% dei casi), seguito dal tipo 2 (2a, 2b, 2c) che interessa circa il 30% delle persone; segue poi il 3 (circa il 10 %) e infine il 4 (4%). La grande importanza della determinazione del genotipo risiede nel fatto che rispondono differentemente alla terapia, come vedremo (26-29). Vie di trasmissione del Virus. La principale è quella sanguigna o percutanea (punture con aghi contaminati, tatuaggi, agopuntura, piercing, ecc. e fino al 1990 molto frequentemente attraverso le trasfusioni di sangue o di emoderivati). Categorie a rischio sono, o sono stati, gli emofilici, i tossicodipendenti, gli emodializzati e persone che hanno contatti con sangue umano come i lavoratori per l’emergenza, gli infermieri, i medici, ecc. Assai più rara la via sessuale o alla nascita da madre portatrice del virus. L’incidenza della comparsa del virus dopo puntura accidentale di ago infetto varia dallo 0 al 10%. 4 Epatite C Quadri Clinici. Il rapporto fra infezione sintomatica e asintomatica è assai basso (1:15-20). Epatite Acuta. Il periodo di incubazione della malattia varia da 2 a 16 settimane, raramente fino a 30. In oltre il 90% dei casi decorre senza sintomi e solo in una piccola percentuale il paziente presenta ittero, notevole stanchezza, disturbi digestivi, febbre, nausea, vomito. L’HCVRNA compare entro due settimane dall’esposizione, mentre l’antiHCV è più tardivo, evidenziandosi circa 40-50 giorni dopo il contagio. Nel 75-80% dei casi il virus non viene eliminato. La guarigione avviene più frequentemente nelle forme sintomatiche, nei giovani e nel sesso femminile. Epatite cronica. Se il soggetto non elimina il virus entro 6 mesi dall’infezione è da considerare cronicamente infetto. Più frequentemente non sono presenti sintomi. La diagnosi viene spesso posta per caso in quanto, per un esame eseguito per varie ragioni (check-up, assicurazione, ecc.), vengono riscontrate le transaminasi elevate e la positività dell’antiHCV. Il sintomo più frequente nelle epatiti croniche sintomatiche è l’astenia (stanchezza); raramente è presente dispepsia (difficoltà digestiva) e febbricola. In corso di importante riattivazione della malattia può comparire subittero o ittero. Anche nelle forme evolute dopo molti anni in cirrosi, molti sono asintomatici e la malattia può rivelarsi con la comparsa di una complicazione come l’ascite, un’emorragia digestiva o l’epatocarcinoma. Esami di Laboratorio. Elevazione delle transaminasi (segno di sofferenza o necrosi delle cellule epatiche). Sempre assai incrementate nelle forme acute. Per ampi periodi possono essere normali nelle epatiti croniche. Elevazione variabile della fosfatasi alcalina e gammaGT (segno di sofferenza delle vie biliari e rallentamento del flusso biliare intraepatico). Tempo di protrombina, albumina, colinesterasi (indici di funzione epatica) normali o lievemente ridotti. Diminuite in corso di cirrosi. 5 Esami strumentali. Ecografia epatica, eventuale TAC o Risonanza Magnetica nelle forme cirrotiche o di sospetto tumore. Biopsia Epatica. Viene valutata: 1. La gradazione (grading), cioè il grado di infiammazione e necrosi a livello delle cellule epatiche con un punteggio (score) che può variare a seconda delle classificazioni. La più seguita è quella di Ishak (30), il cui score varia da 0 a 18. Grado 1-4= epatite cronica minima Grado 5-9=epatite cronica lieve Grado 10-15=epatite cronica moderata Grado 16-18=epatite cronica severa. 2. La Stadiazione (staging), cioè lo stadio di malattia che si ottiene quantizzando l’estensione della Fibrosi. Secondo la classificazione di Ishak lo score varia da 0 a 6, per cui la fibrosi può essere: Stadio 0=assenza di fibrosi Stadio 1=fibrosi minima Stadio 2=fibrosi lieve Stadio 3=fibrosi moderata Stadio 4=fibrosi severa Stadio 5= pre-cirrosi Stadio 6=cirrosi. Esistono altre classificazioni come il Sistema METAVIR, oggi molto usato (31), con il Grading variabile da 0 a 6 e lo Staging da 0 a 4 (quindi con 3 si ha una fibrosi molto avanzata e con 4 la cirrosi). Fibroscan (Fig.2). Dal 2004 abbiamo a disposizione un assai utile apparato che con un metodo semplice, non invasivo, ripetibile frequentemente, se necessario, può valutare la fibrosi epatica. Il principio su cui si basa è relativamente semplice: più il fegato è fibrotico, più è “duro”. Per misurare la “durezza” dell’organo il Fibroscan si avvale di una tecnologia innovativa e brevettata, l’Elastometria pulsionale, che consiste nel produrre una piccola vibrazione su una superficie 6 cutanea, in corrispondenza del lobo epatico destro che si propaga per una certa profondità nel fegato. Con l’ausilio di una fonte di emissione di ultrasuoni, integrata nella sonda dello strumento, si è in grado di stabilire la velocità di propagazione dell’onda: maggiore è la velocità di tale propagazione, maggiore è la durezza del fegato e quindi lo stadio di fibrosi, qualora sia presente (32-36). E’ stata documentata una buona capacità diagnostica nelle epatiti croniche e cirrosi. E’ anche possibile prevedere la presenza o meno di varici esofagee in corso di cirrosi (e quindi far eseguire una gastroscopia per una precisa valutazione). FIBROSCAN Fig.2. - Fibroscan (per gentile concessione della Fotografia del Fibroscan da parte del centro diagnostico Synlab di Como che ha iniziato ad impiegare tale metodologia non invasiva per valutare la Fibrosi epatica dalla fine di marzo del 2004). Fibrotest. E’ un semplice test sierologico che si correla con lo stadio della fibrosi del fegato (37-39). Da sottolineare che nelle recenti sperimentazioni dei nuovi farmaci per il trattamento dell’Epatite Cronica C, indispensabili per la loro approvazione e successiva commercializzazione negli Stati Uniti, Europa, ecc. sono stati ritenuti validi i test sopra riportati (Fibroscan e Fibrotest), invece della “classica” biopsia. 7 Evoluzione dell’Epatite Cronica C E’ assai variabile ed è influenzata anche dalle caratteristiche e dalle abitudini dell’ospite. I fattori più frequentemente associati alla rapidità di evoluzione dell’epatite verso la fibrosi e la cirrosi epatica sono l’alcol, il fumo, il sovrappeso, la coinfezione con l’HIV o l’HBV. In 20-30 anni, attraverso la fibrosi (tessuto cicatriziale) sempre più invasiva, si può giungere alla cirrosi epatica. Cirrosi Epatica E’ una malattia cronica diffusa del fegato caratterizzata da necrosi epatocitaria, rigenerazione nodulare ed aumento del tessuto fibroso con sovvertimento dell’architettura e della microcircolazione epatica. La cirrosi rappresenta l’esito finale di epatopatie di varia natura, decorse in maniera evidente o asintomatica; costituisce quindi l’ultima tappa di vari processi cronici. Nel 30-40% dei casi la cirrosi non dà particolari disturbi e può essere scoperta attraverso esami di routine o quando compare una complicazione. I sintomi, quando presenti, possono essere: mancanza di appetito, stanchezza, perdita di peso con generale deterioramento fisico, febbricola, disturbi digestivi con nausea e vomito, diarrea, emorroidi, aumento delle pulsazioni cardiache, ipotensione arteriosa, anemia, bassi livelli nel sangue di globuli bianchi e piastrine, alterazione della coagulazione del sangue con facili emorragie ed ecchimosi, facilità alla comparsa di diabete, riduzione delle masse muscolari e possibile comparsa di crampi, di subittero o ittero, prurito, ecc. Gli esami di laboratorio evidenziano la ridotta funzione del fegato con diminuzione dei livelli sierici dell’albumina, dell’attività protrombinica, della colinesterasi e un aumento della bilirubina. Le transaminasi sono modestamente incrementate con, in genere, il rapporto AST/ALT elevato. Possono essere presenti indici di colestasi con elevazione della gammaGT, fosfatasi alcalina, acidi biliari. Un esame importante è la conta delle piastrine e dei leucociti che sono ridotti. 8 L’ecografia evidenzia ingrandimento del fegato con irregolarità del margine, aumento del calibro della vena porta e della milza. Esame fondamentale è l’endoscopia digestiva per valutare la presenza o meno di varici esofagee e gastriche e le loro caratteristiche. La comparsa delle manifestazioni cliniche maggiori (ascite, encefalopatia, emorragia da varici) segna il passaggio alla fase di scompenso della cirrosi. Evoluzione della Cirrosi epatica La cirrosi epatica decorre spesso per anni allo stadio subclinico, asintomatica o quasi. La prognosi dipende dallo stato di avanzamento della malattia per valutare il quale il metodo più usato è la determinazione dell’indice di ChildTurcotte-Pugh (vedi tabella) che permette la distinzione in tre forme rispettivamente: A, B e C. (Child CG, Turcotte JG, in Major Probl Clin Surg, vol 1, pag.1-85, 1964; Pugh RN et al., Brit J. Surg, 60, 646-649, 1973) Parametri Ascite Encefalopatia (grado) Bilirubina mg/dl Albumina g/dl Attività protrombinica (%) Score 1 assente assente <2 >3,5 >70 2 scarsa lieve (grado 1-2) 2-3 2,8-3,5 40-70 3 tesa severa (grado 3-4) >3 <2,8 <40 Classe A : score 5-6 Classe B : score 7-9 Classe C : score >9 E’ stato osservato che il paziente con una classe A di Child ha una sopravvivenza superiore a 10 anni, quello di classe B di circa 5 anni, mentre quello di classe C inferiore ai 2 anni (Giné p et al, Hepatology, 7, 122128, 1987; Realdi G et al., J Hepatol, 21, 656-666, 1994). 9 Terapia dell’Epatite Cronica C Lo scopo della terapia è riassunto nella Fig. 3. EPATITE CRONICA C Scopo del trattamento A breve termine : Risposta Virologica sostenuta (SVR) A lungo termine : Miglioramento istologia Prevenzione cirrosi e HCC Prevenzione complicazioni Aumento sopravvivenza Fig. 3-Lo scopo a breve termine è quello di ottenere l’SVR (Sustained Virological Response) = Risposta Virologica Sostenuta. Il paziente raggiunge tale risposta se 24 settimane dopo la fine della terapia continua a mostrare l'HCVRNA virale negativo. In questi casi può considerare di avere definitivamente eliminato il virus dell'epatite C. Con i nuovi antivirali nel 99% dei casi possono essere sufficienti 12 settimane dopo la fine del trattamento. A lungo termine lo scopo è di migliorare l’istologia, prevenire la cirrosi, l’epatocarcinoma (HCC) e le complicazioni; infine è quello di prolungare la sopravvivenza. La terapia possiamo dividerla in due parti: Terapia standard, in teoria valida fino ad oggi, basata sull’Interferone associato alla Ribavirina. Farmaci Antivirali Diretti (DAA=Direct Antiviral Agents), trattamenti del tutto nuovi, veramente rivoluzionari. 10 Terapia standard Prima della scoperta del nuovo virus, in alcuni casi di evidenti Epatiti NonA, NonB era già stato impiegato l’Interferone, farmaco che da allora ha continuato ad essere il caposaldo di ogni trattamento. Nel 1998 fu associata la Ribavirina e nel 2001 l’Interferone venne coniugato con il Polietilenglicole (peghilazione), permettendo una sua somministrazione settimanale. Tutto ciò ha nettamente aumentato l'efficacia del trattamento. Le percentuali di Risposte Virologiche Sostenute (SVR), seguendo l’evoluzione della terapia, sono riassunte nella Fig.4 (40-51). EPATITE CRONICA C TERAPIA NEI PAZIENTI MAI TRATTATI Risposta virologica sostenuta (SVR) 100 SVR 80 55% 60 41% 30% 40 18% 20 0 IFN Peg- IFN IFN+RIBA Peg- IFN+ RIBA Fig.4 - SVR ottenibile con le terapie a disposizione dal 1989 alla fine del 2012 (almeno in Italia, in quanto i primi farmaci antivirali diretti (Telaprevir e Boceprevir) sono stati commercializzati all’inizio del 2013, mentre in altre Nazioni 10-18 mesi prima. Pertanto, la possibilità di eliminare definitivamente il virus (SVR) con la terapia a disposizione da circa 13 anni (SOC = Standard of Care = Terapia Standard) si può realizzare in circa il 55% dei trattati. I dosaggi e i tempi di somministrazione dei farmaci ancora oggi impiegati sono i seguenti: 11 Interferone Peghilato alfa2b 1,5 g/Kg/settimana o Interferone Peghilato alfa2a 180 g /settimana + se genotipi 1 o 4 Ribavirina 1000-1200 mg x 48 settimane se genotipi 2 o 3 Ribavirina 800-1000 mg x 24 settimane peso corporeo del paziente se ≤ a 75 Kg, peso corporeo del paziente se >a 75 Kg. Con questo approccio è possibile raggiungere una SVR nel 42-50% dei casi nel genotipo 1 e 4 e in oltre il 75% nel genotipo 2 e 3 (44-47) (Fig. 5). RISPOSTA VIROLOGICA SOSTENUTA (SVR) 100 75-84% SVR 80 60 42-52% 45-50% 40 20 0 Genotipo 1 Genotipi 2 e 3 Genotipo 4 Fig . 5-SVR ottenuta nei genotipi dell’HCV presenti in Italia. I risultati si riferiscono alle casistiche di soggetti mai trattati precedentemente nelle sperimentazioni iniziali (Trial Clinici), utilizzate per ottenere le approvazioni dei farmaci da parte delle Commissioni preposte (FDA Americana, EMA Europea) allo scopo di poter commercializzare i nuovi farmaci. 12 E’ bene comunque puntualizzare che questi ottimali risultati terapeutici sono inferiori nella pratica clinica, in pazienti ovviamente non selezionati. Nella vita reale si trattano, ad esempio, soggetti più anziani con altre patologie associate, con epatiti o cirrosi più avanzate, con esami di laboratorio più compromessi. Pertanto le SVR sono ridotte. A questo proposito si veda la Fig.6. EPATITE CRONICA C Interferone Peghilato + Ribavirina e SVR Genotipi 1a Trial registrativi 1b 42-52% 2 3 76-84% 4 45-50% Pratica clinica Pazienti non selezionati (2085) 31% 26,5% 55% 46% 34 % Fig.6- In uno studio italiano (52) che ha coinvolto numerosi Centri, in oltre 2000 pazienti con epatite cronica C trattati con IFN Peghilato e Ribavirina le percentuali di SVR (Risposta Virologica sostenuta, cioè eliminazione definitiva del virus) sono state: 31% nel genotipo 1a; 26,5% nel genotipo 1b; 55% nel genotipo 2; 46% nel genotipo 3; 34% nel genotipo 4, percentuali molto inferiori rispetto a quanto documentati nelle sperimentazioni iniziali . 13 EFFETTI COLLATERALI DEL TRATTAMENTO. La terapia con Interferone Peghilato e Ribavirina produce discreti effetti collaterali che sono riassunti nelle Fig. 7 e 8. Molti temono particolarmente l’Interferone che, a torto, viene considerato da alcuni una specie di chemioterapia. EFFETTI COLLATERALI DELL’INTERFERONE Sindrome similinfluenzale : stanchezza, febbre, brividi, cefalea, dolori ossa e articolazioni, poco appetito, ecc. Sindrome neuropsichiatrica: apatia, cambiamento del carattere, insonnia, ansia, depressione, riduzione libido. Malattie autoimmuni: disfunzioni della tiroide. Vari : diarrea, nausea, dolori addominali, perdita peso e capelli, alterazioni retiniche. Laboratorio : riduzione leucociti, piastrine, proteinuria. Fig. 7 - Relativamente frequenti sono le disfunzioni della tiroide; attenzione particolare deve essere posta a soggetti ansiosi e soprattutto se hanno sofferto di depressione. 14 EFFETTI COLLATERALI DELLA RIBAVIRINA • • • • Emolisi con anemia Disturbi digestivi Rash cutanei con prurito Disturbi respiratori con dispnea, tosse, faringite • Insonnia. Fig,8 - L’effetto collaterale assai frequente è l’anemia che può portare a un calo di Emoglobina anche di 3-4 e più grammi. Considerando gli effetti collaterali, i costi e le percentuali di risposta alla terapia, allo scopo di evitare trattamenti con poche probabilità di successo, è possibile predire nel singolo soggetto le maggiori o minori probabilità di eliminare il virus. Sono ben noti dei fattori predittivi valutabili prima e durante il trattamento. 15 FATTORI PREDITTIVI DI RISPOSTA ALLA TERAPIA PRIMA DEL TRATTAMENTO La Fig. 9 elenca una serie di fattori predittivi di ridotta risposta alla terapia (53-67) con PegIFN e Riba nei pazienti con epatite C cronica. EPATITE CRONICA C PREDITTORI DI RIDOTTA RISPOSTA AL TRATTAMENTO Correlati al virus -genotipi 1 e 4 -alta carica virale Correlati all’ospite -sesso maschile -età avanzata -lunga durata dell’infezione -consumo di alcol, fumo -coinfezione con HBV/HIV -presenza di steatosi, fibrosi o cirrosi -razza ed etnia (IL-28B) Fig.9- Fattori legati al virus e all’ospite che predicono una minore probabilità di ottenere una SVR in pazienti trattati con Interferone Peghilato e Ribavirina. Fra questi di particolare importanza, e di relativamente recente scoperta, è l’influenza che assumono alcuni fattori genetici sulla risposta terapeutica. Tale ipotesi era stata più volte ipotizzata considerando la diversa efficacia delle identiche terapie osservate in razze e gruppi etnici differenti (Fig.10). 16 EPATITE CRONICA C Risposta terapeutica (SVR) in Americani di diversa origine razziale Giapponese Caucasica Ispanica Africana 76% 55% 50% 23% Fig.10-Differenti percentuali di Risposte alla terapia soggetti di diversa origine razziale. in La casistica è numerosa: ad esempio negli Stati Uniti, confrontando l’efficacia di PegIFN e RIBA tra un uguale gruppo di bianchi e neri, sovrapponibili per genotipi, carica virale, caratteristiche dell’ospite, la percentuale dei primi che avevano eliminato definitivamente il virus era stata del 52%, mentre quella dei secondi del 19% (68). Molto significativo è anche il lavoro di Muir et al. che in un lavoro multicentrico (318 Centri Americani) su un’ampia casistica, costituita da 3070 pazienti con epatite cronica C appartenenti a diversi gruppi etnici, aveva evidenziato che la terapia era stata in grado di ottenere un SVR nel 59% degli asiatici, nel 44% dei bianchi, nel 38% degli ispanici e infine nel 22% degli africani americani (69). Molti studi sono stati condotti per spiegare queste evidenti differenze in individui apparentemente identici per quanto riguarda le condizioni socioeconomiche, lo stadio della malattia, ecc. I risultati sono stati per lungo tempo contraddittori e nessuna proposta, apparsa inizialmente interessante, è assurta a test convincente, valido, facilmente applicabile . Solo alla fine del 2009 si è avuta l’indubbia conferma dell’importante ruolo della predisposizione genetica. 17 Sono state infatti dimostrate nel Cromosoma 19, a livello del gene denominato Interleuchina 28B (IL-28B), alcune variazioni che si sono rivelate assai utili nei soggetti con epatite C per predire le maggiori o minori probabilità di guarigione, spontanea nelle forme acute, indotta dalla terapia nelle forme croniche (70-72). Prima di mostrare questi importanti dati predittivi è bene cercare di riassumere brevemente alcuni concetti riguardanti i relativamente semplici capisaldi della genetica. ACIDO DEOSSIRIBONUCLEICO (DNA) • Tutte le istruzioni necessarie alle cellule per le loro attività sono contenute nel DNA (acido deossiribonucleico) • Il DNA, contenuto nei CROMOSOMI, si trova in sequenze chiamate GENI che trasmettono tutti i caratteri ereditari. • Il DNA è costituito da un insieme di NUCLEOTIDI. Fig 11- Il DNA influenza tutte le caratteristiche di ogni essere vivente. Tutte le istruzioni necessarie alle cellule per le loro attività sono contenute nel DNA (acido deossiribonucleico). Nel DNA l’informazione è conservata in sequenze di DNA chiamate geni che influenzano tutte le caratteristiche degli organismi viventi. Nell’uomo sono presenti 46 cromosomi e circa 25.000 geni (Fig. 11-13). 18 CROMOSOMI UMANI Fig 12 - Il DNA con i geni nelle cellule è contenuto nei nuclei; non è libero in essi, ma si trova in strutture chiamate cromosomi, trasmessi metà dal padre e metà dalla madre. Nell’uomo ci sono 23 coppie di cromosomi di cui 22 coppie, detti autosomici, sono all’apparenza identici fra loro, mentre nell’ultima coppia sono uguali nella femmina (XX), diversi nel maschio (XY). CROMOSOMI, GENI, NUCLEOTIDI Nel nucleo di ogni cellula umana esistono 23 coppie di CROMOSOMI divisi in circa 25.000 GENI costituiti da 3 miliardi di NUCLEOTIDI. Fig,13 - Il DNA di qualunque organismo vivente è costituito da un insieme di NUCLEOTIDI che possono essere paragonati a dei “mattoncini” che, unendosi insieme, formano una casa. 19 La Fig 14 schematizza un insieme di 3 nucleotidi, ma la struttura è simile in tutti i nucleotidi esistenti. NUCLEOTIDE F B FOSFATO F = Z = ZUCCHERO (deossiribosio) = BASI AZOTATE: - ADENINA (A) - CITOSINA (C) - GUANINA (G) - TIMINA (T) Z F B B Z F B Z I nucleotidi sono paragonabili ai “mattoni” che, unendosi insieme, formano una casa Fig.14- I semplici componenti di ogni nucleotide sono: a) un gruppo fosforico (uguale per tutti), b) uno zucchero, deossiribosio (uguale per tutti). c) una delle seguenti basi azotate : adenina (A), citosina (C), guanina (G), e timina (T). Quindi le differenze dei nucleotidi dipendono solo dalle differenti presenze delle basi azotate. Un esempio potrebbe essere quello delle vocali e consonanti che unite insieme possono far comporre la Divina Commedia o un serie di frasi senza senso. Curioso per comprendere in pieno la semplicità del DNA è che, mentre le lettere dell’alfabeto sono 21 le diverse basi azotate (adenina, citosina, guanina e timina) sono soltanto quattro. Vorrei ricordare anche che il DNA di qualunque essere vivente (animale o vegetale che sia) è composto dai componenti riportati nella figura 14. Pertanto le differenze, tra l’uomo, il coccodrillo, lo scarabeo, un vegetale, il virus dell’Epatite B, dipendono solo dalla differente sequenza delle 4 basi azotate nei nucleotidi del DNA. Una tripletta di basi azotate contigue lungo il DNA, chiamate codoni (ad esempio AAC (Adenina,Adenina, Citosina), oppure ATC (Adenina, 20 Timina, Citosina), ecc. sono la chiave del codice genetico, in quanto ogni tripletta è in grado di codificare (in maniera che non è necessario spiegare in questo contesto) uno dei 20 aminoacidi che sono i costituenti di tutte le proteine, molecole indispensabili per il corretto funzionamento degli esseri viventi. Solo una parte del DNA è codificante (cioè produce gli aminoacidi e quindi le proteine), il resto ha la funzione di mantenere l’integrità strutturale dei cromosomi e regolare dove, quando e in che quantità produrre le proteine stesse. Riassumendo: in ogni cellula, a parte i globuli rossi, abbiamo il nucleo dove esistono 23 coppie di cromosomi divisi in circa 25.000 geni costituiti da più di 3 miliardi di nucleotidi. Il DNA non è formato da un singolo filamento, ma congiunto ad un altro filamento: le due strutture non sono lineari ma formano una doppia elica (Fig.15). ZUCCHERO - FOSFATO STRUTTURA A DOPPIA ELICA DEL DNA Fig.15-Per ogni filamento esiste uno scheletro laterale (composto da deossiribosio e gruppo fosforico) con all’interno la base azotata. E’ avvincente notare che le due basi azotate che si uniscono, una di fronte all’altra, nei due filamenti sono complementari e definite: così, ad esempio l’adenina ha sempre davanti a sé la timina e la guanina la citosina; le basi fra i due filamenti sono unite con un legame all’idrogeno non molto forte, 21 per cui l’intero filamento può essere divisibile. In questo modo tutta l’informazione genetica viene senza difficoltà duplicata prima delle divisioni cellulari (replicazione del DNA); la cellula, infatti, nel dividersi deve trasmettere lo stesso patrimonio genetico alle cellule figlie. Ciò avviene nel seguente modo: il primo filamento dopo la separazione ricostruisce davanti a sé il secondo filamento, mentre il secondo ricostruisce il primo: l’adenina che aveva la timina davanti avrà ancora la timina e la timina separata ritroverà un’altra adenina e così via. Pertanto avremo due uguali doppi filamenti di DNA che si disporranno nelle due nuove cellule figlie con un corredo cromosomico completo. Tutte le cellule, contengono l’intero genoma umano; la diversa funzione, e attività è dovuta a differente blocco dei geni nelle varie cellule, ciò fa in modo che una cellula muscolare, ad esempio, abbia struttura e attività diversa da una cellula epatica o cerebrale. Come sintetizza la Fig. 14 il 99,9% della sequenza del DNA nell’uomo è identica in tutti gli uomini della terra (Fig.16). Differenze del DNA nell’uomo • 99% sequenza identica • < 1% variabilità individuale = - - MUTAZIONE GENETICA POLIMORFISMO GENETICO Fig 16 - Il 99,9% delle sequenze del DNA sono perfettamente identiche in tutti gli uomini della terra. Nel restante 0,1% si evidenzia una variabilità individuale. 22 In genere si distingue la Mutazione Genetica dal Polimorfismo Genetico, anche se si tratta sempre di presenza di cambiamenti nella sequenza del DNA. Possono insorgere spontaneamente o essere indotte da mutageni, come sostanze chimiche o radiazioni. In pratica la Mutazione è assai più rara, comparendo in meno dello 0,05% della popolazione e spesso causa evidenti malattie (Xeroderma Pigmentosum, Sindrome di Werner, ecc.). I Polimorfismi sono variazioni di sequenza che compaiono, invece assai più frequentemente, interessando più dell’1% della popolazione. Tali modifiche, generalmente silenti, possono essere presenti all’interno di regioni codificanti e non codificanti, interessare sequenze del DNA, ma nell’80% dei casi la variazione interessa soltanto un nucleotide (da cui il nome di SNP = Single Nucleotide Polimorfism = polimorfismo interessante un singolo nucleotide). Lo SNP consiste in una sostituzione di una base azotata con un’altra base azotata; ad esempio in un dato punto del DNA è presente la guanina invece dell’adenina oppure la citosina al posto della timina, ecc. Un esempio di SNP è riportato nella Fig.17. SNP (SINGLE NUCLEOTIDE POLYMORPHISM) ACTTGGATTCATACAGGC TGAACCTAAGTATGTCCG ACTTGGATCCATACAGGC TGAACCTAGGTATGTCCG Fig 17 - In questo caso la Timina è stata sostituita con la Citosina (ovviamente la prima si sarebbe legata con l’Adenina, la seconda si lega con la guanina). 23 Si calcola che ci sia una modifica di un nucleotide ogni 2-300 basi; pertanto sono presenti nel genoma umano 10-30 milioni di potenziali SNPs. Ne sono stati identificati oltre 5.000.000 della maggioranza dei quali non si conoscono le conseguenze. Ritornando all’epatite cronica C e al suo trattamento, alla fine del 2009 tre gruppi di ricercatori indipendenti in Australia, Giappone e USA (70-72) hanno condotto uno studio in pazienti affetti da questa patologia valutando su un amplissimo numero (centinaia di migliaia) di singoli polimorfismi genetici (SNPs) distribuiti lungo tutto il genoma, se esistesse un rapporto tra qualcuno degli SNPs trovati rispetto ai soggetti normali e soprattutto se esistesse una relazione con la risposta alla terapia. I risultati sono sintetizzati nella Fig. 18. EPATITE CRONICA C Polimorfismo genetico e risposta alla terapia Su 500.000 SNPs studiati, solo 7 hanno mostrato un rapporto con l’efficacia terapeutica. Tutti e 7 sono localizzati nel cromosoma 19 a livello del gene Interleuchina 28B. Fig.18- E’ stato scoperto che soltanto 7 singole modifiche nucleotidiche localizzate nel cromosoma 19 vicino al gene IL28B (Interleuchina 28B) che codifica l’Interferone (che del tutto recentemente si è rivelato più efficace del classico Interferone) hanno un rapporto con la maggiore o minore probabilità di risposta alla terapia. Queste ricerche sono confermate ed estese da molti gruppi in ogni parte del mondo (73-90) ed il test è entrato fra gli esami da eseguire quando si valuta l’approccio terapeutico per un soggetto affetto da epatite C. Tra i 7 SNPs trovati il più utile è lo SNP rs12979860 (Fig. 19). 24 Fig 19- le due basi azotate del SNP rs12979860 (uno di origine paterna e l’altro materna) possono essere entrambe Citosina (CC) o entrambe Timina (TT) o Citosina Timina (CT). La frequenza della Citosina (C) (in particolare nei genotipi 1) si è evidenziato nettamente maggiore nei soggetti che rispondevano meglio alla terapia. EPATITE C Polimorfismi dell’IL-28B Il più utile predittore è lo SNP rs12979860 . Gli alleli (genotipi) di questi sono i seguenti: -CC (Citosina/Citosina) - CT (Citosina/Timina) - TT (Timina/Timina) CC= buona percentuale TT= scarsa percentuale CT= percentuale intermedia* * spesso beneficio ridotto Le Fig. 20 e 21 riportano il rapporto tra le percentuali di Risposte Virologiche Sostenute (SVR) dopo Terapia con PegIFN e Ribavirina e le variazioni dello SNP studiato nel Pazienti con Genotipo 1 e 4. Epatite cronica C, genotipo 1 Genotipo dell’IL28B e Risposta Virologica Sostenuta (SVR) SNP rs12979860 Genotipo IL28B CC CT TT Ge (72) 79% Thompson (77) 69% 26% Stattermayer (78) Rallon (75) Montes-Cano (86) 79% 75% 54% 43%* 38%* 30%* Pineda, (HIV/HCV) (83) Darling (88) 50% 87% 17%* Hayes (89) (Ispanici) 53% 33% 27% 50% 39% 24%* * CT + TT Fig. 20-Percentuale di SVR nel genotipo 1 in rapporto alle differenti basi dello SNP studiato. In presenza di CC l’eliminazione definitiva del Virus dell’epatite C dopo terapia è stata osservata in circa il 71% dei casi, mentre in presenza di CT o TT la percentuale è stata di circa il 31%. 25 Epatite acuta C, genotipo 4 Genotipo dell’IL28B e Risposta Virologica Sostenuta (SVR) SNP rs12979860 Genotipo IL28B CC CT TT Stattermayer (78) 85% 38%* Pineda (83) 80% 25%* * CT + TT Fig. 21 - Percentuale di SVR nel genotipo 4 in rapporto alle differenti basi dello SNP studiato. In presenza di CC l’eliminazione definitiva del Virus dell’epatite C dopo terapia è stata osservata in circa l’82% dei casi, mentre in presenza di non CC il 30%. Nei genotipi 2 e 3 (soprattutto in quest’ultimo) le differenti percentuali sono meno eclatanti. Infatti i portatori di CC hanno ottenuto una SVR nel 81% dei casi trattati, mentre nei non CC le percentuali sono state intorno al 69%. (77,89). Con il Genotipo 3, Rallon et al. (75) non hanno osservato alcuna differenza significativa in funzione del Polimorfismo dell’Interleuchina 28B, mentre Aparicio et al. (82) in pazienti con Epatite cronica C e HIV positivi, hanno evidenziato che i soggetti con CC hanno presentato una SVR nel 50% dei trattati, mentre i non portatori di CC solo nel 17% . Altro dato importante è che in corso di epatite acuta C i portatori del genotipo CC hanno maggiore probabilità di guarire spontaneamente rispetto a coloro che hanno il genotipo TT o anche CT (Fig.22). 26 Epatite acuta C Genotipo dell’IL28B e guarigione spontanea SNP rs12979860 Genotipo IL28B Thomas (73) Tilmann (84) Mangia (87) Montes-Cano (86) CC CT TT 53% 64% 69% 29% 24,5% 23% 23% 6% 0% 72,5% 27,5%* * CT + TT Fig.22- Percentuale di eliminazione spontanea del virus in corso di epatite acuta C in rapporto alle differenti basi dello SNP studiato. In presenza di CC la guarigione è stata riscontrata nel giro di poche settimane in circa il 65% dei pazienti, mentre in presenza di non CC (CT o TT) la percentuale è stata solo del 19%. Notevoli differenze nelle percentuali di presenza dell’Allele C (che, ripetiamo, predice una più favorevole risposta alla terapia) sono state evidenziate proprio nei gruppi etnici che mostrano maggiore probabilità di eliminare il virus, soprattutto utilizzando l’Interferone (etnia Giapponese o Caucasica rispetto all’Africana) e ciò spiega le ben note varie percentuali di risposte terapeutiche osservate in questi pazienti (72) . In conclusione la valutazione del Polimorfismo dell’Interleuchina 28B è assai utile utilizzando la terapia con Peg-Interferone e Ribavirina. E’ utile anche con i nuovi antivirali nel caso si associ l’Interferone. Un suo favorevole genotipo, identificando pazienti con assai maggiore probabilità di eliminare il virus potrebbe spingere al trattamento con i farmaci già a disposizione, mentre uno sfavorevole consiglierà l’impiego di nuovi farmaci o l’attesa che ne siano a disposizione altri futuri nel caso siano in fase di più o meno avanzata sperimentazione. Si tratta di un esame del sangue divenuto sovente indispensabile. 27 FATTORI PREDITTIVI DI RISPOSTA ALLA TERAPIA DURANTE IL TRATTAMENTO Nella terapia dell’epatite cronica C le probabilità di ottenere l’SVR è direttamente proporzionale al tempo in cui l’HCVRNA si negativizza dopo l’inizio della terapia. Pertanto si deve seguire una Terapia Guidata dalle Risposte (RGT=Response-Guided Therapy). In altre parole il trattamento proseguirà o sarà interrotto in funzione della risposta virologica (HCVRNA quantitativo) che dovrà essere valutata in tempi determinati con molta attenzione. (49, 51) (Fig 23 e 24). Con questo metodo si evita di prolungare inutilmente la terapia quando i dati analizzati fanno prevedere, se si proseguisse, percentuali di SVR molto basse. In questo modo si evitano inutili effetti collaterali e costi. EPATITE CRONICA C, genotipi 1 e 4 PEG-IFN + Ribavirina HCV-RNA Sett. 0 4 Neg RVR 12 Pos Pos calo <2 log 24 Stop NR Pos PR Pos calo >2 log 24 sett.* * Neg Neg EVR DVR 48 sett. 72 sett. Se bassa viremia, scarsa fibrosi Fig. 23 - Algoritmo da seguire in soggetti trattati con Interferone Peghilato e Ribavirina con genotipo 1 o 4. Se l’HCVRNA risulta negativo (RVR) dopo 4 settimane, la terapia potrà essere prolungata solo fino alla settimana 24, soprattutto se la persona ha scarsa fibrosi e se presentava all’inizio una bassa viremia. Se il virus era ancora presente fondamentale è la valutazione dell’HCVRNA alla settimana 12. Se l’HCVRNA è negativo (EVR) si prosegue fino alla settimana 48, se si è ridotto meno di 2 logaritmi (100 volte) la terapia (NR) va interrotta; se infine è calato più di 2 logaritmi (100 volte) va proseguito fino alla settimana 24; nel caso di positività dell’HCVRNA (PR) si termina il trattamento, se negativo (DVR) si prosegue fino alla settimana 72. (tratto da: EASL Clinical Practice Guideliness 28 (51). EPATITE CRONICA C, genotipi 2 e 3 PEG-IFN + Ribavirina HCV-RNA Sett. 0 4 Neg 12 Pos RVR 12-16 sett.* Pos Calo<2 log 24 Stop NR Pos Pos Calo >2 log PR Neg Neg EVR DVR 24-48 sett. 48 sett. * Se giovane, bassa viremia, scarsa fibrosi, peso normale. Fig. 24- Algoritmo da seguire in soggetti trattati con Interferone Peghilato e Ribavirina con genotipo 2 o 3. Se l’HCVRNA risulta negativo (RVR) dopo 4 settimane la terapia potràterminare alla settimana 12 0 16, soprattutto se la persona è giovane,presenta scarsa fibrosi e peso normale. Se il virus è ancora presente fondamentale è la valutazione dell’HCVRNA alla settimana 12. Se l’HCVRNA è negativo (EVR) si prosegue fino alla settimana 24 o 48, se si è ridotto meno di 2 logaritm i(100 volte) la terapia (NR) va interrotta; se infine è calato più di 2 logaritmi (100 volte) va continuata fino alla settimana 24: nel caso di positività dell’HCVRNA (PR) si termina il trattamento, se negativo (DVR) si prosegue fino alla settimana 48. (tratto da: EASL Clinical Practice Guideliness (51). 29 Farmaci Antivirali Diretti (DAA=Direct Antiviral Agents) Per più di 25 anni abbiamo dovuto contare sull’Interferone che è un farmaco con molte proprietà, immunostimolante, antitumorale e parzialmente anche antivirale (degrada l’RNA virale e blocca la replicazione del virus all’interno della cellula) (91). Riguardo alla Ribavirina bisogna sottolineare come il suo meccanismo d’azione non sia del tutto chiarito. Sappiamo che è in grado di modulare la risposta immunologica dell’ospite e l’espressione genica provocata dall’Interferone; inoltre inibirebbe l’RNA polimerasi dell’HCV e causerebbe una mutazione del genoma dell’HCV (pur non avendo una significativa evidente attività antivirale) (92,93). Quanto abbiamo atteso dei farmaci antivirali diretti, sperando che fossero molto efficaci e con pochi effetti collaterali e che potessero risolvere il problema dell'epatite C in poche settimane! Quanti fallimenti! In effetti dai primi anni del 2000 molte sostanze sono state sintetizzate e indagate, prima in vitro e poi anche sull’uomo. All’inizio lo scopo era anzitutto di escluderne la tossicità e poi dimostrarne la validità terapeutica. Alcuni di questi farmaci sembravano agire con grande efficacia: sotto terapia sperimentale la concentrazione virale si riduceva drasticamente fino, a volte, a risultare negativa nel sangue con i nostri metodi di laboratorio; ma successivamente i virus residui divenivano resistenti al farmaco e ricompariva la loro completa aggressività. La nuova medicina aveva perso del tutto la sua efficacia in quel paziente! E intanto trascorrevano mesi ed anni e le delusioni si accumulavano. Ora, dopo una relativamente lenta partenza, è iniziata una rivoluzione terapeutica, certamente non prevista con tale celerità. E’ come si fosse rotta una diga; siamo felicemente travolti da dati quasi strabilianti; la rivoluzione prosegue, perché nuovi antivirali si susseguono mostrando la loro utilità. Tutti i genotipi del virus, come vedremo, sono trattabili. Abbiamo ottimi risultati nell’epatite cronica, nella cirrosi compensata ed anche avanzata, in chi non aveva risposto a precedenti terapie, nei coinfettati con l’HIV, nei trapiantati di fegato dopo ricomparsa del virus. 30 Prima di proseguire cerco di premettere alcuni concetti per spiegare come agiscono i nuovi DAA (Agenti antivirali Diretti); non è semplice usare parole comprensibili, trattandosi di argomenti molto specialistici. Ogni essere vivente al momento del concepimento (regno animale) o dell’impollinazione (regno vegetale) o asessuato (come nel caso dei batteri o dei virus)nel proprio DNA o RNA ha stampato e completamente programmato passo dopo passo tutte le sue peculiari e uniche caratteristiche. Abbiamo visto, scrivendo dell’Interleuchina 28-B, una sintetica spiegazione della struttura del DNA. Aggiungo soltanto che il genoma di molti virus è costituito da RNA, i cui nucleotidi sono fondamentalmente simili a quelli del DNA con le seguenti differenze: lo zucchero non è acido deossiribosio, ma ribosio e delle 4 basi azotate del DNA (Adenina, Citosina, Guanina e Timina), la Timina è sostituita dall’Uracile. Inoltre l’RNA è costituito da una singola catena e non è elicoidale. Sequenze del DNA o RNA compongono i vari Geni che dirigono la “costruzione” e lo sviluppo di quell’essere vivente simile ai “genitori” o al singolo “essere” asessuato che l’ha generato. La prima caratteristica di ogni specie è quella di potersi riprodurre; senza riproduzione ovviamente la specie scompare. I virus sono del tutto peculiari, estremamente semplici, tanto che vengono considerati a metà strada tra un composto biochimico e un essere realmente vivente. Tutti i virus sono parassiti, dovuto al fatto che non dispongono delle strutture biochimiche e biosintetiche necessarie per la loro replicazione (riproduzione). Tali strutture vengono reperite nelle cellule ospiti in cui il virus penetra, le utilizza completamente, spesso assumendone il totale controllo, per riprodursi, generando numerose copie virali. Possiamo dire che la loro vita inizia quando invadono cellule molto più evolute; alcuni di essi divengono parassiti dei semplici batteri, dei vegetali, degli animali o dell’uomo, come ben sappiamo (chi non si ammala di raffreddore e influenza?): solo in questo modo, come abbiamo detto, sono in grado di utilizzare i sofisticati apparati dei vari ospiti per creare altri virus simili a se stessi. Veniamo al virus dell’Epatite C. La sua struttura è stata schematizzata nella Fig 1. Come già detto, è composto dal Core (RNA, protetto da un involucro proteico, capside) e da un altro involucro lipoproteico prodotto dalla cellula epatica e, infine, all’esterno, da lipoproteine (E1 ed E2) indispensabili per permettere al virus di penetrare nella cellula epatica. Questi componenti che proteggono il genoma (RNA) rappresentano le parti strutturali del virus. 31 L’HCV è epatotropico e solo l’uomo e pochi primati come lo scimpanzé e il marmoset sono recettivi all’infezione e alla comparsa dell’epatite. Il ciclo vitale e riproduttivo del virus è schematizzato nella Fig 25. Poliproteina Virus RNA Proteine strutturali e non strutturali RNA Virus Cellula epatica infettata Schema da Sharma (91) modificato da Zeisel (94)modificatoe da Morandpour(20) modificato ) Fig.25- Appena si è inserito nella cellula infettata, il virus perde la sua individualità strutturale: l’RNA “nudo” viene immediatamente liberato nel citoplasma della cellula del fegato, inizia il suo ciclo vitale e, soprattutto, quello riproduttivo, utilizzando, come già detto, parte dell’attività biosintetica della cellula epatica appena parassitata. L’RNA del virus codifica (produce) una poliproteina, composta da oltre 3000 aminoacidi, del tutto non funzionante. Questa poliproteina viene scissa in 10 differenti proteine mature e funzionanti, costituendo sia le proteine strutturali dove alloggerà l’RNA dei futuri virus che le proteine non strutturali (NS) indispensabili per la riproduzione virale. All’interno della cellula epatica, utilizzando il reticolo endoplasmico rugoso delle cellule epatiche stesse e le proteine non strutturali virali si ottiene la riproduzione dell’RNA, il completo assemblaggio dei nuovi virus, la loro uscita dalla cellula epatica, pronti a invadere il sangue e soprattutto le altre cellule del fegato. 32 La Fig. 26 cerca di riassumere in maniera più semplice e schematica la produzione della Poliproteina inattiva ad opera dell’RNA virale e la sua scissione in 10 proteine mature e funzionanti da parte di enzimi (che sono proteine in grado di accelerare le reazioni chimiche indispensabili per ogni essere vivente). HCVRNA 5’ 3’ P O L I P R O T E I N A C E1 E2 Proteine strutturali p7 NS2 NS3 NS4A NS4B NS5A NS5B Proteine non strutturali Fig.26 - Schema da Sharma (91) modificato. Il primo atto dell’HCVRNA, come abbiamo detto, è quello di produrre una poliproteina del tutto non funzionante. Ad opera di enzimi presenti nella cellula epatica (peptidasi) o prodotti dallo stesso RNA virale (proteasi presenti a livello di NS3 ed NS4A), questa poliproteina viene “tagliata”, cioè scissa in 10 differenti proteine mature e funzionanti costituendo sia le proteine strutturali (appena precedentemente viste) che non strutturali (NS) per i futuri nuovi Virus. Le prime (strutturali) formeranno i Capsidi e le Glicoproteine E1 ed E2 dove “alloggeranno” gli RNA dei nuovi virus. Le proteine Non Strutturali, sono meglio chiarite nella Fig 27. 33 C Core E1 E2 Glicoproteine p7 NS2 NS3 NS4A Proteasi NS4B NS5A Proteina NS5A NS5B Polimerasi Fig.27- da Zeisel MB et al, modificato (94). Le Proteine Non Strutturali concorrono tutte per permettere al Virus di generare altri virus. Le più indispensabili e studiate allo scopo di poter sintetizzare farmaci per bloccarle sono le Proteine presenti a livello di NS3- NS4A (PROTEASI), a livello di NS5A (PROTEINA NS5A) e infine a livello di NS5B (POLIMERASI) (93-99) Due parole per sottolineare le funzioni delle principali Proteine Non Strutturali Le PROTEASI, sono responsabili, come detto, del taglio della Poliproteina con la fondamentale produzione di tutte le Proteine Non Strutturali. Inoltre inattivano alcune proteine della cellula epatica, cruciali per l’immunità naturale, bloccando anche la difese immunitaria attivate dall’Interferone endogeno del soggetto infettato La Proteina NS5A ha un ruolo nel modulare l’attività della Polimerasi e quindi della replica virale e della formazione finale dei nuovi virus. Inibisce la produzione dell’Interferone gamma; può contrastare sia l’innata che acquisita risposta immunitaria epatica, contribuisce all’assemblaggio finale del virus e alla sua uscita dalla cellula epatica. La Proteina NS5B è una POLIMERASI, enzima indispensabile per la replicazione (riproduzione) dell’RNA Virale e la creazione dei nuovi virus. In questo modo vengono create giornalmente circa 50 particelle virali per cellula epatica. Considerando il numero delle cellule infettate sono generati ogni giorno un trilione di nuovi virus dell’epatite C! L’HCV può anche localizzarsi e forse replicarsi, anche se in quantità nettamente inferiore rispetto al fegato, in altre cellule umane di origine linfatica o dendritica (100,101). 34 LE NUOVE BATTAGLIE CONTRO IL VIRUS Riassumendo nella maniera più semplice possibile, i virus dell’epatite C invadono le cellule epatiche. L’RNA di ognuno si libera nella cellule del fegato e comincia a costruire i nuovi virus sia strutturalmente che funzionalmente con lo scopo primario di moltiplicarsi. Assolutamente indispensabili sono tre gruppi di proteine e precisamente le Proteasi virali, la Proteina NS5A e infine la Polimerasi NS5B. Se noi blocchiamo queste parti non strutturali del virus abbiamo vinto la guerra contro l’epatite C. Ed è quello che sta avvenendo con i nuovi farmaci a una velocità non prevista da nessuno (Fig.28) C Core E1 E2 Glicoproteine p7 NS2 NS3 NS4A NS4B Proteasi NS3-4A Proteasi inibitori Nucleotidi analoghi NS5A NS5B Proteina NS5A Polimerasi NS5A inibitori NS5B Polimerasi inibitori Non-nucleotidi analoghi Fig. 28- Da Mc Govern B, modificato(102). I nuovi farmaci (Antivirali diretti) sono in grado di non far funzionare le Proteasi, la Proteina NS5A e la Polimerasi. 35 Sono state sintetizzanti pertanto degli INIBITORI DELLE PROTEASI; con questi farmaci si bloccano “le forbici” che servono a scindere l’informe poliproteina non funzionante per creare le proteine attive Strutturali e non Strutturali, indispensabili per la formazione dei nuovi virus. Inoltre gli Inibitori delle proteasi evitano la paralisi dell’immunità innata cellulare causata dalle stesse proteasi. Altri prodotti impiegati contro il virus dell’Epatite C sono gli INIBITORI della PROTEINA NS5A; con questi farmaci non si permette alle polimerasi di funzionare completamente, si blocca l’assemblaggio dei nuovi virus e la loro uscita dalle cellule epatiche. Inoltre si evita la ridotta attività dell’Interferone endogeno (prodotto dall’organismo umano) o eventualmente somministrato. Infine sono stati utilizzati gli INIBITORI della POLIMERASI causando l’impossibilità di riprodurre l’RNA e pertanto la produzione di nuovi Virus. Gli inibitori delle Polimerasi si divido in due gruppi; gli INIBITORI NUCLEOTIDICI e gli INIBITORI NON NUCLEOTIDICI. I primi assomigliano ai nucleotidi che dovrebbero comporre i nuovi RNA Virali, ma chiaramente non funzionano. Gli inibitori non nucleotidici agiscono direttamente sulla polimerasi, bloccandola. Viene riportato l’elenco di alcuni dei nuovi farmaci, presi in considerazione, a seconda della loro attività specifica. Molti sono ancora in studio, per altri la ricerca si è rallentata. 36 ANTIVIRALI DIRETTI (DAA) PER IL TRATTAMENTO dell’EPATITE CRONICA C INIBITORI DELLE PROTEASI VIRALI Telaprevir, Boceprevir Asunaprevir, Faldaprevir, Simeprevir Paritaprevir/r (ABT-450/r), Grazaprovir (MK-5172) ACH-2684, Danoprevir, GS-9256, IDX-320, GS-9451 Narlaprevir, Sovaprevir, Vaniprevir, Vedroprevir INIBITORI DELLA PROTEINA NS5A VIRALE Daclatasvir, Ledipasvir, Ombitasvir (ABT-267), GS-5816 Samatasvir, ACH-2928, ACH-3102, BMS-824393 AZD-7295, GSK 2336805, MK-8742, PPI-668 INIBITORI DELLA POLIMERASI (non nucleotidici) Dasabuvir (ABT-333), GS-9669, Becabluvir (BMS-791325), Deleobuvir, Elbasvir (MK-8742) ABT-072, PP-383 Setrobuvir, Tegobuvir, TMC-6470551, VCH-916, VX-222 INIBITORI DELLA POLIMERASI (nucleotidici) Sofosbuvir Mericitabina ACH-2032, GS-0938, TMC 649128, VX-135, IX-209632 Esistono anche ricerche con iniziali sperimentazioni riguardanti inibitori di proteine prodotte dalla cellula epatica che aiutano in diversi modi il ciclo vitale e riproduttivo del Virus dell’Epatite C. Cito soltanto gli Inibitori della Ciclofillina e dei Micro-RNA. 37 Passeremo in rassegna i risultati riguardanti i nuovi farmaci antivirali finora maggiormente valutati, riportando sinteticamente i dati più significativi delle più importanti sperimentazioni finora eseguite e pubblicate. (Fig.29). AGENTI ANTIVIRALI DIRETTI (DAA) INIBITORI Proteasi NS5a GENERAZIONE FARMACI I Telaprevir Boceprevir II Simeprevir Asunaprevir III Paritaprevir/R Grazoprevir I Daclatasvir Ledipasvir Ombitasvir GS-5816 Polimerasi NN II Dasabuvir Elbasvir GS-9669 Beclabuvir Polimerasi N I --------- II Sofosbuvir Fig29- Farmaci Antivirali tra i maggiormente valutati e la cui efficacia viene presentata in questa rassegna. Desidero sottolineare che i dati sono esatti, ma indicativi, perché a volte ho preferito riunire più i studi, facendone una media. Con i nuovi farmaci a disposizione bisogna tener presente un punto fondamentale: nessun farmaco, almeno finora, funziona se somministrato da solo, in monoterapia. Pertanto si devono seguire due strade: Associare l’Interferone Peghilato e la Ribavirina o, almeno per i genotipi virali più responsivi (come il 2), la sola Ribavirina. Associare due o più antivirali diretti che agiscono sul virus con meccanismi differenti; esempio: Inibitore della polimerasi + Inibitore della proteasi; Inibitore della proteina NS5A + Inibitore della proteasi, ecc. In molti di questi casi può anche essere aggiunta la Ribavirina. Iniziamo con i nuovi approcci terapeutici contro il GENOTIPO 1 (più studiato), seguito dai GENOTIPI 2 e 3 e infine dal GENOTIPO 4. 38 -GENOTIPO 1DAA (ANTIVIRALI DIRETTI)+PegIFN e Riba (P/R) TELAPREVIR o BOCEPREVIR+P/R (Fig 30) AGENTI ANTIVIRALI DIRETTI (DAA) INIBITORI GENERAZIONE FARMACI I Telaprevir Boceprevir II Simeprevir Asunaprevir III Paritaprevir/R Grazoprevir NS5a I Daclatasvir Ledipasvir Ombitasvir Polimerasi NN II Dasabuvir Elbasvir Proteasi GS9669 Beclabuvir Polimerasi N I ----------- II Sofosbuvir Fig 30- Trattasi di 2 inibitori delle Proteasi di I generazione: vengono (singolarmente) somministrati associati all’Interferone Peghilato e Ribavirina e sono utilizzati solamente per il Genotipo 1. Il Telaprevir (nome commerciale Incivo) e il Boceprevir (nome commerciale Victrelis) sono in commercio in Italia, prescrivibili in Centri Specialistici dall’inizio del 2013. Il 21 novembre 2014 l’AIFA ha stabilito che il Telaprevir è stato riclassificato in fascia C (quindi non più rimborsabile). Viene comunque garantita la continuità terapeutica per pazienti già in terapia con il farmaco. Tutto ciò è dovuto al fatto che è stato approvato un altro farmaco antivirale contro l’epatite C che appartiene alla stessa casa farmaceutica (Simeprevir, nome commerciale Olysio dell Ditta Jansen Cilag). Quest’ultimo prodotto ha il vantaggio di avere maggiore efficacia e migliore tollerabilità. 39 Le prime esperienze sull’uomo sono iniziate intorno al 2005; somministrati in monoterapia, il virus risultava non più determinabile dopo poche settimane; purtroppo, proseguendo il trattamento, i pochi virus rimasti diventavano resistenti al nuovo farmaco, proseguiva la loro tossicità, senza alcuna possibilità di ottenere alcun successo terapeutico. Per ovviare a ciò si è stati costretti ad associare al Telaprevir e Boceprevir l'Interferone Peghilato e la Ribavirina. L’Efficacia di questa terapia è risultata significativamente maggiore rispetto al classico trattamento con P/R (PegIFN+RIBA). Le figure 31-34 seguenti riportano i risultati degli Studi più dimostrativi. EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Telaprevir (T)+ PegIFN e Riba (P/R) Soggetti mai tratati Autori N. Cirrosi P/R 48 sett. SVR TP/R 12 sett. +P/R 12/36 sett. SVR 41% 64% TP/R 8 sett. +P/R 12/36 sett. SVR Mc Hutchison JG (103) 233 Jacobson M ( 104 ) 1088 17% 44% 75% 69% Buti M (105 ) 740 14% - 73,5% - Buti M (105 ) 103 100%* - 51% - Colombo M. (106) 221 100%* - 68% - *Fibrosi avanzata e cirrosi * Fibrosi avanzate o Cirrosi SVR=Risposta Virologica Sostenuta. T=Telaprevir P/R=PegInterferone+Ribavirina Fig 31- Si tratta di una casistica di pazienti mai trattati precedentemente Il gruppo controllo, quando impiegato, ha ricevuto solo PegIFN e Riba per 48 settimane. La nuova terapia inizia con l’associazione Telaprevir, PegIFN e Ribavirina per 12 settimane. Se l’HCVRNA risulta negativo dopo 4 e 12 settimane si prosegue con i soli Peg-IFN e Riba 12 settimane. Se è invece positivo la terapia continuerà (sempre con Peg-IFN e Riba) per 36 settimane. L’SVR dei soggetti trattati con Telaprevir è risultata sempre superiore a quella del gruppo controllo. Nei mai trattati l’SVR è stata del 72-73% (59% nei cirrotici). 40 EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Telaprevir (T)+ PegIFN e Riba (P/R) Soggetti già trattati Pazienti N. Cirrosi P/R 48 sett. SVR TP/R 12 sett. +P/R 12/36 sett. SVR Zeuzem S ( 107 ) Relapser 354 25% 24% 85% Zeuzem S (107 ) Parziale risposta 124 25% 18% 59% Zeuzem S (107 ) Non Responder 184 25% 5% 31% Colombo M (106) Relapser 356 100%* - 72% Colombo M (106) Partial Responder 139 100%* - 55% Colombo M (106) Non responder 294 100%* - 34% Hezode C (108) Relapser 132 100% 74% Hezode C ( 108) Partial responder 135 100% 40% Hezode C (108) Non responder 24 100% 19% Autori *Fibrosi avanzata e cirrosi SVR=Risposta Virologica Sostenuta. T=Telaprevir P/R=PegInterferone+Ribavirina Fig 32- Si tratta di una casistica già trattati che avevano mostrato Relapse o una Parziale Risposta o una Non Risposta (vedi Glossario alla fine). Il gruppo controllo, quando eseguito, ha ricevuto solo PegIFN e Riba per 48 settimane. La nuova terapia inizia con l’associazione Telaprevir, PegIFN e Ribavirina per 12 settimane. Se l’HCVRNA risulta negativo dopo 4 e 12 settimane si prosegue con Peg-IFN e Riba per solo 12 settimane. Se è invece positivo, la terapia continuerà (sempre con Peg-IFN e Riba) per 36 settimane. L’SVR dei soggetti trattati con Telaprevir è risultata sempre superiore a quella del gruppo controllo. Sono stati ottenutii ottimi risultati nei Relapser (78%) mentre, chi aveva avuta una Parziale Risposta o Non risposta, l’SVR è stata in media rispettivamente del 51% e 31%. 41 EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Boceprevir (B)+ PegIFN e Riba (P/R) Soggetti mai trattati Autori N. Cirrosi P/R 48 sett. BP/R 24/44 sett 38% SVR 56-75% P/R 4 sett + Kwo PY (109 ) 310 Poordad F (110) 1097 5% 38% SVR 64,5% Poordad F (110) 53 100% 46% SVR 37,5% SVR=Risposta Virologica Sostenuta. B=Boceprevir P/R=PegInterferone+Ribavirina Fig 33- Si tratta di una casistica di pazienti mai trattati precedentemente. Il gruppo controllo ha ricevuto solo PegIFN e Riba per 48 settimane. La nuova terapia inizia con 4 settimane di soli Peg-IFN e Riba seguiti da Boceprevir associato a PEG-IFN e Riba per 24, 32 o 44 settimane. In genere coloro che mostrano l’HCVRNA negativo alla settimana 8 e 16 interrompono la terapia alla settimana 24 o 32 altrimenti proseguono fino alla settimana 44. L’SVR dei soggetti trattati con Boceprevir è risultata sempre superiore a quella del gruppo controllo (con l’eccezione dei soggetti cirrotici) Nei mai trattati l’SVR è stata del 65%.Più bassa nei pazienti con cirrosi 42 EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Boceprevir (B)+ PegIFN e Riba (P/R) Soggetti già trattati Autori Pazienti N. Cirrosi P/R 48 sett. SVR BP/R 24/44 sett SVR P/R 4 sett + Bacon BR (111) Relapser 259 12% 29% 72% Bacon BR ( 111) Partial Responder 144 12% 7% 48% Flamm SL ( 112) Relapser 96 - 25% 71% Flamm SL (112 ) Non Responder 105 - 0% 39% Hezode C (108) Relapser 94 100% - 34% Hezode C ( 108) Partial responder 95 100% - 38% Hezode C ( 108) Non Responder 18 100% - 0% Vierling JM (113) Relapser 52 - - 93% Vierling JM (113) Partial responder 85 - - 67% Vierling JM (113) Non Responder 28 - - 38% SVR=Risposta Virologica Sostenuta. B=Boceprevir P/R=PegInterferone+Ribavirina Fig 34- Si tratta di una casistica di pazienti già trattati che avevano mostrato relapse o una Parziale Risposta o una Non Risposta (vedi Glossario alla fine). Il gruppo controllo, quando impiegato, ha ricevuto solo PegIFN e Riba per 48 settimane.La nuova terapia inizia con 4 settimane di soli Peg-IFN e Riba seguiti da Boceprevir associato a PEG-IFN e Riba per 24, 32 o 44 settimane. In genere coloro che mostrano l’HCVRNA negativo alla settimana 8 e 16 interrompono la terapia alla settimana 24 o 32, altrimenti proseguono fino alla settimana 44. L’SVR dei soggetti trattati con Boceprevir è risultata sempre superiore a quella del gruppo controllo. Nei già trattati i Relapser hanno presentato una SVR del 76%, i Parziali Responder del 50% e i Non Responder del 39%. Inferiore l’SVR nei pazienti con cirrosi. Conclusioni: l'efficacia terapeutica risulta incrementata, ma lo sono anche gli effetti collaterali con più elevate percentuali di interruzioni del trattamento. Il più frequente effetto collaterale per entrambi i farmaci è l’anemia che sovente richiede la somministrazione di eritropoietina o trasfusioni di sangue. E’ da prestare attenzione (soprattutto per il Telaprevir) anche alla comparsa di rash cutaneo, con possibili bolle, ulcerazioni anche alle mucose. Inoltre il Boceprevir può provocare la comparsa di disgeusia (diminuzione del gusto). A volte durante i trattamenti compaiono prurito e disturbi gastrointestinali. 43 E’ poi da sottolineare che la maggior parte degli studi valutati per l’approvazione e commercializzazione dei due nuovi farmaci, riguardavano pazienti affetti da epatite cronica senza cirrosi. Quando è presente quest’ultimo stato, la risposta è inferiore ed i pazienti dovrebbero essere trattati per un periodo più lungo anche se l’HCVRNA si negativizza. (48 sett invece di 24 o 36.) (114). Ciò comporta, ovviamente, maggiori effetti collaterali in pazienti delicati e spesso più anziani. Particolare attenzione deve essere posta nei soggetti con cirrosi avanzata, in particolare se presentano valori bassi di piastrine (inferiori a 100.000/mmc) e di albumina (inferiore a 35g/dl) (115) In conclusione l'efficacia terapeutica risulta incrementata, ma lo sono anche gli effetti collaterali con più elevate percentuali di interruzioni del trattamento. Un ultimo punto per chi segue questi pazienti: si deve tenere in considerazione che il Telaprevir e il Boceprevir sono potenti inibitori di enzimi epatici (in particolare il citocromo P4503A4) che sono indispensabile per metabolizzare ed eliminare molti farmaci che il paziente eventualmente assume per altre patologie. Ne consegue che la concentrazione di questi eventuali farmaci aumenta nell’organismo causando tossicità ed effetti collaterali severi. I farmaci appartengono a varie categorie come i sedativi, gli analgesici, gli antidepressivi, antiaritmici, anticoagulanti, immunodepressori, antistaminici, contraccettivi orali, antibatterici, antifungini, ecc. Pertanto l’approccio terapeutico richiede molta attenzione e attento followup da parte del medico specialista con un uso abbastanza limitato rispetto ai pazienti che potrebbero maggiormente usufruirne. A questo proposito, riporto i dati di due Centri di Epatologia americani di riferimento, il primo a Dallas e l’altro a Miami: sono stati considerati per 12 mesi i trattamenti impiegati nei soggetti affetti da epatite cronica C genotipo 1. E’ stata riportata la casistica e i soggetti sono stati monitorati attentamente. Dei 688 pazienti presi in considerazione sono stati sottoposti a triplice terapia il 19%: la maggiore percentuale di questi presentavano una fibrosi avanzata o cirrosi epatica compensata. La quasi totalità dei trattati erano già stati sottoposti a precedente terapia con Interferone Peghilato e Ribavirina alla quale non avevano risposto o avevano presentato relapse; solo il 7,2% non erano mai stati trattati precedentemente. 44 Il 21% ha dovuto sospendere il trattamento per effetti collaterali prima della dodicesima settimana. Gli autori concludono che nonostante la maggiore efficacia dei nuovi farmaci la percentuale dei soggetti trattati è risultata molto bassa, riflettendo la complessità del trattamento e gli effetti collaterali (116). In un ampio lavoro che ha valutato 2084 pazienti in vari centri americani di cui 38% con cirrosi e molti già trattati l’SVR con l’impiego del Telapravir o boceprevir è risultata del 57%. Circa 90% dei pazienti hanno presentato effetti collaterali (12% gravi) che hanno richiesto l’uso di farmaci, riduzione del dosaggio. Inoltre 39% hanno dovuto sospendere il trattamento (117). Per finire questo capitolo, in considerazione dei nuovi farmaci già approvati dalla FDA e dall’EMA e di quelli che sono in fase avanzata di sperimentazione, l’Associazione Americana per lo Studio del Fegato (AASLD) ha suggerito cautela se non sconsigliato l’impiego di questi prodotti (riportato da Lin e Chung (118). Il Telaprevir dal mese di luglio non è più commerciabile negli USA e in Italia dal mese di ottobre 2014 non è più prescrivibile con il SSN (tranne per i pazienti che avevano già in corso il trattamento).Anche il Boceprevir, considerando le nuove terapie che ottengono risultati costantemente migliori, con ridotti tempi di somministrazione e nettamente minori effetti collaterali non è da considerare un farmaco di scelta. 45 SIMEPREVIR o GRAZOPREVIR o DACLATASVIR o SOFOSBUVIR + P/R (Fig35) AGENTI ANTIVIRALI DIRETTI (DAA) INIBITORI GENERAZIONE FARMACI I Telaprevir Boceprevir II Simeprevir Asunaprevir III Paritaprevir/R Grazoprevir NS5a I Daclatasvir Ledipasvir Ombitasvir Polimerasi NN II Dasabuvir Elbasvir Proteasi GS9669 Beclabuvir Polimerasi N I ----------- II Sofosbuvir Fig.35—Si tratta di 2 Inibitori delle Proteasi di II e III generazione, di un inibitore della proteina NS5a e di un Inibitore della Polimerasi di II generazione, farmaco che almeno finora sta ottenendo il miglior successo. Siamo di fronte a farmaci dotati di minori effetti collaterali rispetto ai precedenti, tutti inizialmente associati al Peghilato Interferone e Ribavirina. Le figure 36-38 mostrano i risultati ottenuti nei pazienti mai trattati , in quelli che avevano già sperimentato la terapia con P/R senza ottenere l’eliminazione definitiva del virus. 46 SIMEPREVIR +Peg-IFN e Ribavirina (P/R) I risultati riguardanti il Simeprevir, inibitore delle Proteasi sono sintetizzati nella Fig. 36. EPATITE CRONICA C, genotipo 1 SIMEPREVIR(S)+ Peg IFN e Riba (P/R) 81% 83% Paz. 927 Paz. 497 Mai trattati (119-123) Relapser (124-127) 53% 45% Paz. 292 Paz. 460 Partial Responder (126,128) NR (125-128) SVR=Risposta Virologica Sostenuta. P/R=PegInterferone+Ribavirina Relapser,Partial Responder, NR=Non Responder :vedi glossario Fig.36 - Il Simeprevir (nome commerciale Olysio) è stato valutato ampiamente in casistiche numerose. Il dosaggio del farmaco variava da 75 a 150 mg/die e veniva somministrato con PEG-IFN e Riba per 12/24 settimane. Dopo le 24 settimane della triplice terapia, nei soggetti che non negativizzavano il Virus dopo 8 e 20 settimane, il PEG-IFN e Riba proseguivano da soli fino alla settimana 48. Assai raramente la triplice terapia continuava per 48 settimane. Buone le risposte nei mai trattati precedentemente (75-89% di SVR). Discreta l’efficacia anche nei cirrotici (60%). I Relapser hanno mostrato una SVR simile a quella dei soggetti mai trattati. Infine nei precedenti Partial Responder e nei Non Responder la Risposta è stata in media del 53% (variabile dal 48 al 86%) nei primi e del 45% variabile dal 36 al 59% nei secondi (più elevata con terapia più prolungata). I più comuni effetti collaterali sono stati: prurito, alterazioni cutanee (rash), disturbi digestivi, dolori muscolari, fotosensibilità, moderato aumento della bilirubina. Il farmaco può modificare il metabolismo di alcuni farmaci. 47 GRAZOPREVIR (MK-5172) +Peg-IFN e Ribavirina (P/R) I risultati riguardanti l’ MK-5172 (Grazoprevir), inibitore delle Proteasi sono sintetizzati nella Fig. 37. EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Grazoprevir (MK-5172) +PEG-IFN + RIBAVIRINA (P/R) IN PAZIENTI MAI TRATTATI N.Paz. P/R + BOCEPREVIR 48 sett. P/R 48* sett. MK-5172 mg. 100 12 sett. P/R 48* sett. MK-5172 mg. 200 12 sett. P/R 48* sett. MK-5172 mg. 400 12 sett. P/R 48* sett. MK-5172 mg. 800 12 sett. 398 SVR 61% SVR 89% SVR 93% SVR 91% SVR 86% * Se HCVRNA neg. dopo 4 sett. : STOP terapia alla settimana 24. SVR=Risposta Virologica Sostenuta. P/R=PegInterferone+Ribavirina Fig 37- Circa 400 pazienti mai trattati prima hanno ricevuto l’MK-5172 associato al P/R per 12 settimane. Poi i pazienti hanno proseguito fino alla settimana 24 o 48 con i soli P/R. Sono state sperimentate diverse dosi del nuovo farmaco. La % di SVR è stata variabile da un minimo dell’86% a un massimo del 93%, sempre superiore a un gruppo di pazienti trattato con l’associazione P/R + Boceprevir per 48 settimane (SVR 61%).Non abbiamo ancora dati sufficienti riguardanti i soggetti già trattati. Gli effetti collaterali sono stati stanchezza, cefalea, lieve incremento delle transaminasi.(129). 48 DACLATASVIR +Peg-IFN e Ribavirina (P/R) I risultati riguardanti il Daclatasvir (nome commerciale Daklinza), inibitore delle Proteina NS5a sono sintetizzati nella Fig. 38. EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Daclatasvir+PEG-IFN e Riba (P/R) PAZIENTI Mai trattati (173) Mai trattati (173) Mai trattati (130) Mai trattati (130) PR+NR (130) Mai trattati (131) Mai trattati (131) PR+NR (131) P/R 48 sett. P/R 24/48 sett. + Daclatasvir 10/20/60 mg 12/24 sett. 74 Paz. 240 Paz. 12 Paz. 13 Paz. 17 Paz. 13 Paz. 14 Paz. 27 Paz. SVR 37,5% 59-60% 75% 89-100% 50-78% 62,5% 67-90% 22-33% SVR=Risposta Virologica Sostenuta. P/R=PegInterferone+Ribavirina Fig. 38- Pazienti mai trattati precedentemente oppure Partial Responder(PR) o Non Responder (NR) hanno ricevuto il Daclatasvir 10 o 20 o 60 mg/die o Placebo associato al P/R per 12 o 24 settimane. Poi i pazienti che non avevano negativizzato il virus alla decima settimana hanno proseguito fino alla settimana 48 con i soli P/R. Altrimenti la terapia veniva interrotta alla settimana 24. La % di SVR è stata circa 63%, significativamente superiore a quella dei controlli trattati con Interferone Peghilato e Ribavirina (46%). Bisogna sottolineare, comunque che i valori elevati sono stati stata riscontrati in una casistica Giapponese e si componeva di un gruppo assai limitato (anche i Pazienti controlli hanno evidenziato una SVR molto alta). Infine la risposta dei soggetti già trattati precedentemente la SVR è risultata più bassa rispetto ai soggetti mai trattati prima. Gli effetti collaterali sono stati stanchezza, cefalea e quelli legati all’interferone e Ribavirina. 49 SOFOSBUVIR +Peg-IFN e Ribavirina (P/R) Il risultato dell’associazione del Sofosbuvir (nome commerciale Sovaldi), Inibitore Nucleotidico della Polimerasi è riportato nella Fig. 39. EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Sofosbuvir+PEG-IFN e Ribavirina (P/R) 100 89% 89% 92% 80% SVR 80 60 Paz. 344 Paz. 109 Paz. 273 40 Paz. 54 20 0 12 settimane 24 settimane (132,133) (132) No cirrosi (132) Cirrosi (132) SVR=Risposta Virologica Sostenuta. P/R=PegInterferone+Ribavirina Fig.39- Si tratta di soggetti mai trattati prima; hanno ricevuto l’associazione Sofosbuvir (400 mg/die) con PEG-IFN e Riba per 12 o 24 settimane. Nessuna differenza tra 12 e 24 settimane di trattamento. L’SVR è stata al minimo dell’89%, raggiungendo nei non cirrotici il 92% e nei cirrotici l’80%. I pazienti, in questo confronto, sono stati trattati tutti per 12 settimane. Gli effetti collaterali osservati erano, per la maggior parte, attribuibili a quelli causati dall’Interferone Peghilato e Ribavirina. Il Sofosbuvir può causare stanchezza, cefalea e insonnia. Il vantaggio di questi nuovi farmaci nel genotipo 1 rappresentano certamente un significativo passo avanti non solo rispetto ai soli P/R, ma anche rispetto al Telaprevir o Boceprevir+ P/R. L’efficacia è aumentata fino all’80-90%; la somministrazione è assai semplice (1 al massimo 2 50 compresse (contro le 6/12 del Telaprevir e Boceprevir), il periodi di trattamento si è ridotto fino alle sole 12 settimane del Sofosbuvir +P/R. Infine gli effetti collaterali di questi nuovi DAA sono nettamente ridotti. Si deve aggiungere che è stato fatto anche un tentativo di usare il Sofosbuvir con la sola Ribavirina (Fig. 40). I risultati sono sembrati promettenti con l’eccezione dei soggetti già trattati con mai negativizzazione del virus durante la pregressa terapia (Non Responder). EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Sofosbuvir + Ribavirina Autori N. Paz. Settimane Gìa trattati Fibrosi Ribavirina SVR Gane , 134 25 12 NO Scarsa Elevata 56% Gane , 134 10 12 SI (N.R.) Scarsa Elevata 10% Osinusi, 135 10 24 NO Scarsa Elevata 90% Osinusi ,135 25 24 NO Elevata Elevata 68% Osinusi, 135 25 24 NO Elevata Bassa 48% SVR=Risposta Virologica Sostenuta Fig.40-L’associazione di Sofosbuvir associato alla sola Ribavirina, senza Interferone, per un periodo di 12 o 24 settimane è stata in grado di ottenere una SVR intorno al 60%. Purtroppo, anche se in una casistica assai limitata (solo 10 casi) il risultato è stato assai deludente nei precedenti del tutto Non Responder alla terapia con P/R. L’aumento della casistica con tale approccio non si è ulteriormente estesa anche alla luce degli ottimi dati che venivano dall’impiego, sempre nel genotipo 1, di due o più DAA (Antivirali Diretti) con attività diversa. In questo modo si è riusciti a non impiegare del tutto l’Interferone con risultati insperati. Anche per questo nuovissimo approccio terapeutico passeremo in rassegna i risultati maggiormente significativi e con le casistiche più numerose. 51 ASSOCIAZIONE DI 2 o PIU’ DAA (Fig.41) AGENTI ANTIVIRALI DIRETTI (DAA) INIBITORI Proteasi NS5a Polimerasi NN GENERAZIONE FARMACI I Telaprevir Boceprevir II Simeprevir Asunaprevir III Paritaprevir/R Grazoprevir I Daclatasvir Ledipasvir Ombitasvir II GS-5816 II Dasabuvir Elbasvir GS-9669 Beclabuvir Polimerasi N I ----------- II Sofosbuvir Fig.41-Si tratta di varie associazioni di farmaci antivirali che rappresentano i più interessanti e utili prodotti per il trattamento dell’epatite Cronica C. 52 DACLATASVIR+ASUNAPREVIR Si tratta dell’associazione di un Inibitore della Proteina NS5A e di un Inibitore della Proteasi virale. L’efficacia, riguardante pazienti mai trattati prima, con cirrosi o senza cirrosi, impossibilitati ad impiegare l’Interferone e già trattati senza ottenere negativizzazione del Virus è riportata nella Fig.42. EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Daclatasvir + Asunaprevir x 24 settimane 90% 100 84% 81% SVR 80 60 40 Paz 324 Paz 412 Paz 366 20 0 Mai trattati (138,140) Non trattabili con Interferone Già trattati PR e NR (136-138) (136-139,141) SVR= Risposta Virologica Sostenuta PR= Partial Responder NR=Non Responder Fig. 42 - L’associazione Daclatasvir e Asunaprevir per 24 settimane nei pazienti mai trattati, o che non hanno potuto essere trattati per controindicazioni o intolleranza all’Interferone, hanno ottenuto in media una SVR rispettivamente del 90 e del’84%. I risultati sono stati assai soddisfacenti anche nei soggetti già sottoposti a trattamento (Partial Responder e Non Responder).l’SVR si è attestata intorno all’81% (molti di questi pazienti avevano cirrosi). Gli effetti collaterali sono stati moderati e sono prevalentemente consistiti in stanchezza, cefalea, nausea, rinofaringite e lieve incremento delle transaminasi. 53 DACLATASVIR+ASUNAPREVIR+ BECLABUVIR (BMS-791325)±Ribavirina In questa ricerca è stato associato al Daclatasvir e all’Asunaprevir un Inibitore della polimerasi non Nucletidico (Fig.43). EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Daclatasvir + Asunaprevir +Beclabuvir ± Ribavirina x 12/24 sett. 93% 90% 100 SVR 80 60 40 Paz 495 Paz 184 20 0 Mai trattati (142-144) Già trattati (NR) (143-145) SVR= Risposta Virologica Sostenuta Fig. 43- L’associazioni di questi 3 antivirali diretti ha ottenuto risultati molto soddisfacenti sia in pazienti mai trattati (92-98%, media 93%) sia in già trattati, non responder a precedenti terapia (87-93%, media 90%. La risposta è stata ottima anche in presenza di Cirrosi. Non è stata riscontrata nessuna differenza tra 12 e 24 settimane di trattamento (142).L’aggiunta di Ribavirina ha mostrato una differenza in media del 7% in più. Gli effetti collaterali, comparsi in più del 10% dei trattati sono consistiti in cefalea, stanchezza, diarrea e nausee, insonnia e prurito. 54 GRAZOPREVIR (MK-5172)+ ELBASVIR (MK-8742) ± Ribavirina x 12/18 settimane Sono stati utilizzati un inibitore della Proteasi e un Inibitore della polimerasi non Nucleotidico in pazienti mai trattati o già trattati Non Responder (Fig.44). EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 GAZOPREVIR + ELBASVIR ± Ribavirina x 12/18sett. 92% 94% 100 SVR 80 60 40 Paz 123 Paz 130 20 0 Mai trattati Tutti cirrosi (146) Già trattati (NR) 50% cirrosi (146) SVR= Risposta Virologica Sostenuta Fig.44- Sono stati trattati pazienti con cirrosi mai trattati precedentemente e Pazienti Non responder a precedenti terapie. La metà circa di quest’ultimi erano cirrotici. La risposta di entrambi i gruppi è stata elevata SVR (92 e 94%) Nessuna significativa differenza impiegando o meno la Ribavirina; risultati sovrapponibili con i trattamenti di 12 o 18 settimane. Gli effetti collaterali sono stati stanchezza e cefalea. 55 SOFOSBUVIR + UN ALTRO DAA ± RIBAVIRINA Il Sofosbuvir (Inibitore Nucleotidico della Polimerasi) è stato associato a Simeprevir (Inibitore della Proteasi) o a Daclatasvir (Inibitore della Proteina NS5A) o a Ledipasvir (Inibitore della Proteina NS5A) o a GS5816 (Inibitore della Proteina NS5A di II generazione) o a GS-9669 (inibitore Non Nucleosidico della Polimerasi di II generazione). Poteva anche essere aggiunta la Ribavirina. Il tutto è riportato nelle figure 45-48. EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Sofosbuvir + altro DAA ± Ribavirina + Simeprevir 12/24 sett. SVR 92,5% Paz. 67 Mai trattati (147-,148) 92% Paz. 197 NR (145-148) + Daclatasvir 12/24 sett. 98% Paz. 126 Mai trattati (149) 98% Paz. 41 NR (149) SVR= Risposta Virologica Sostenuta: NR= Non Responder (vedi glossario) Fig.45- L’associazione Sofosbuvir e Simeprevir in pazienti mai trattati e Non Responder ha ottenuto una SVR elevata, media 92,5%. Erano compresi soggetti con differente stadio di fibrosi, fino alla cirrosi. Nessuna differenza con l’aggiunta della Ribavirina, né tra 12 e 24 settimane di terapia. L’impiego di Sofosbuvir e Daclatasvir in mai trattati prima o Non Responder a Telaprevir o Boceprevir+Peg-IFN e Riba, ha ottenuta una SVR di circa il 98%. Nessuna differenza nei non trattati tra 12 e 24 settimane di terapia, né tra presenza o assenza di Ribavirina. Il trattamento dei Non responder è stato di 24 settimane: anche in questo gruppo l’aggiunta di Ribavirina non ha modificato la risposta. Gli effetti collaterali sono stati moderati, consistenti principalmente in stanchezza, cefalea, nausea. 56 EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Sofosbuvir + Ledipasvir x 8/ 12/ 24 sett. in pazienti mai trattati (152, 153) Senza Riba SVR + Riba 8 sett. 12 sett. 94% 93% 97% 97% Paz. Paz. 215 216 Paz. Paz. 430 217 24 sett. 98% 99% Paz. Paz. 217 217 SVR= Risposta Virologica Sostenuta: NR= Non Responder (vedi glossario) Fig.46- Somministrazione di Sofosbuvir e Ledipasvir con o senza ribavirina per 8, 12 o 24 settimane in soggetti mai trattati precedentemente. Nei soggetti mai trattati l’SVR è variata dal minimo del 93% al massimo del 99%, senza differenze significative tra la presenza o meno della Ribavirina e tra differenti periodi di somministrazione dei farmaci. Ottimi risultati anche nel genotipo 1A (che presentava la maggioranza rispetto all’1B). Le risposte dopo 8 settimane nei pazienti con HCVRNA inferiore a 6000000 UI/ml erano simili a quelle ottenute con 12 settimane di terapia. 57 EPATITE CRONICA C,Genotipo 1 Sofosbuvir + Ledipasvir x 12/24 sett. In pazienti già trattati (154) senza Riba + Riba 12 sett. 24 sett. 99% SVR 94% Paz. 109 99% 96% Paz. 111 Paz. 111 Paz. 111 SVR= Risposta Virologica Sostenuta: NR= Non Responder (vedi glossario) Fig. 47-Somministrazione di Sofosbuvir e Ledipasvir con o senza Ribavirina per 12 o 24 settimane in soggetti già trattati in precedenza. Stesse considerazioni valgono anche per i già trattati (in questo caso non è stato valutato il periodo di 8 settimane): L’aggiunta di Ribavirina non ha significativamente incrementato la risposta . L’SVR è stato dal 94 al 99%. La maggior parte della casistica qui riassunta sia dei pazienti mai trattati, sia di quelli che non avevano risposto alla terapia precedentemente comprendeva pochi soggetti con cirrosi (nessuno nel lavoro di Afdhal (152) e circa il 10% nei lavori di Kowdley (153) e Afdhal (154). Comunque i pochi non trattati precedentemente anche se cirrotici rispondevano similarmente ai non cirrotici. Nei pazienti già trattati con cirrosi anche se in una casistica limitata (20 soggetti per gruppo) la maggiore durata di terapia (24 settimane) otteneva maggiore risposta rispetto al gruppo trattato per 12 settimane (154). In un recentissimo studio di Bourlièr et al hanno trattato 154 pazienti con cirrosi che non avevano risposto alla terapia con Interferone Peghilato+ Ribavirinav+ Telaprevir o Boceprevir, metà con Sofosbuvir e Ledipasvir + Ribavirina per 12 settimane e l’altra metà con Sofosbuvir e Ledipasvir senza ribavirina per 24 settimane, Le SVR sono state sovrapponibili (96 e 97% rispettivamente (155). 58 I più comuni effetti collaterali sono stati stanchezza, nausea, cefalea, insonnia, anemia quando è stata associata la Ribavirina. Accenno brevemente alcune recenti pubblicazioni che mostrano ottimi risultati anche in 8 e persino 6 settimane di trattamento (fig.48). Sofosbuvir + GS-9669 o GS-5816 o Ledipasvir e GS-9669± Ribavirina EPATITE CRONICA C, GENOTIPO 1 Sofosbuvir ± Ribavirina + altri DAA DAA N. Paz. GS-9669 (156) GS-9669 (156) Ledipasvir+GS-9669 (157) GS-5816 ,15 mg (158) GS-5816 ,100 mg (158) GS-5816, 15 mg (158) GS-5816, 100 mg (158) GS5816 , 15 e 100 mg(159) . 25 10 20 60 60 27 28 111 Durata terapia Ribavirina Già trattati SVR 12 sett 12 sett 6 sett 8 sett 8 sett. 12 sett. 12 sett 12 sett SI SI NO 50% SI 50% SI NO NO 50% SI NO SI(NR) NO NO NO NO NO SI 92% 100% 95% 85% 85,5% 96% 100% 97,5% SVR= Risposta Virologica Sostenuta Fig. 48- E’ riportata la somministrazione di Sofosbuvir associato ad un altro antivirale con o senza ribavirina: GS-5816 (inibitore della Proteina NS5a) o GS9669 (inibitore Non Nucleotidico della Polimerasi) oppure Ledipasvir e GS-9669. La casistica è composta da pazienti mai e già trattati (anche NR) e la durata del trattamento variava da 6 a 12 settimane. L’SVR è stata da un minimo dell’85% a un massimo del 100%. Gli effetti collaterali sono consistiti in stanchezza, nausea ed anemia (quest’ultima nei pazienti che hanno assunto Ribavirina). La casistica di Pianko comprendeva anche cirrosi(159). 59 PARITAPREVIR/r + OMBITASVIR (ABT267 + DASABUVIR (ABT333) ± RIBAVIRINA Trattasi dell’associazione di un Inibitore di una Proteasi (+Ritonavir) associato a un Inibitore della Proteina NS5A e a un Inibitore Non Nucleotidico della Polimerasi. L’efficacia di queste associazioni utilizzanti o meno anche la Ribavirina sono riassunti nelle Fig 49-51. EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 SENZA CIRROSI MAI TRATTATI Paritaprevir/Ritonavir+ Ombitasvir + Dasabuvir ±Ribavirina (Riba) x 12 settimane SVR 94,5% Paz. 424 No Riba (160,161) 97% Paz. 789 + Riba (160.161) SVR=Risposta Virologica Sostenuta Fig 49- Si tratta di pazienti senza cirrosi mai trattati precedentemente. La terapia è consistita nell’associazione dei tre farmaci con o senza Ribavirina per 12 settimane. L’ SVR senza e con Ribavirina è stata rispettivamente del 94,5 e del 97 Nota bene:il Paritoprevir corrisponde all’ ABT-450, l’Ombitasvir corrisponde all’ABT-267 e il Dasabuvir all’ABT-333. Gli effetti collaterali sono stati la stanchezza in circa il 30% dei casi, la cefalea circa nel 25% ,la nausea nel 20%,15% il prurito, 10% la diarrea e 9% l’insonnia. 60 EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Paritaprevir/Ritonavir+ Ombitasvir + Dasabuvir +Ribavirina x 12 settimane in pazienti già trattati. SVR 96% 100% 95% 95% Paz. 297 Paz. 86 Paz. 65 Paz. 146 Tutti Relapser (162) (162) Partial Responder (162) Non Responder (162) SVR=Risposta Virologica Sostenuta. Relapser, Partial responder e Non Responder vedi glossario Fig 50 -E’ stato condotto uno studio con i 3 famaci e Ribavirina per 12 settimane. I pazienti erano affetti da epatite cronica C con genotipo 1 già trattati. Di questi 86 erano relapser, 65 partial-responder, e 146 non responder. 173 erano portatori del genotipo 1a e 123 del genotipo 1b. La risposta virologica sostenuta è stata del 100% nei relapser, 95% nel partialresponder e nei non responder. Non è stata osservata alcuna differenza nella risposta tra il genotipo 1a e l’1b. Gli effetti collaterali sono stati cefalea, stanchezza. La sospensione del farmaco è avvenuta nell’1% dei trattati . 61 EPATITE CRONICA C, Genotipo 1 Paritaprevir/Ritonavir+ Ombitasvir + Dasabuvir + Ribavirina x 12/24 settimane in pazienti con cirrosi mai e già trattati Mai trattati SVR Già trattati 97% 94% 94,5% Paz. 86 Paz. 74 Paz. 122 Paz. 98 12 sett. 24 sett. 12 sett. 24 sett. (163) (163) (163) (163) 90% SVR=Risposta Virologica Sostenuta. Fig. 51-Si tratta di pazienti con cirrosi mai e già trattati che non avevano precedentemente eliminato il virus. La terapia è consistita nell’associazione dei tre farmaci con Ribavirina per 12 o 24 settimane. L’ SVR nei mai trattati è stata rispettivamente del 94 e 94,5% con 12 e 24 settimane di terapia. Nei già trattati l’SVR è stata del 90% con 12 settimane di trattamento e del 97% con la somministrazione per 24 settimane. Gli effetti collaterali sono stati nei soggetti trattati per 12 settimane stanchezza (33% dei casi), cefalea (28%),nausea (18%). Nei pazienti trattati per 24 settimane le percentuali sono state: stanchezza 46,5%, cefalea 31% e nausea 28%. I farmaci hanno dovuto essere sospesi solo nel 2% dei trattati. 62 -GENOTIPI 2 e 3DAA +Peg-IFN e Riba o Riba (fig 52) AGENTI ANTIVIRALI DIRETTI (DAA) INIBITORI Proteasi NS5a GENERAZIONE FARMACI I Telaprevir Boceprevir II Simeprevir Asunaprevir III Paritaprevir/R Grazoprevir I Daclatasvir Ledipasvir Ombitasvir GS-5816 Polimerasi NN II Dasabuvir Elbasvir GS-9669 Beclabuvir Polimerasi N II Sofosbuvir Fig.52 –Ruolo del Daclatasvir e Sofosbuvir per il trattamento dell’Epatite Cronica C, Genotipi 2 e 3.Trattasi di un Inibitore della Proteina NS5A e di un Inibitore Nucleotidico della Polimerasi: vengono impiegati singolarmente insieme all’Interferone Peghilato e Ribavirina. Il Sofosbuvir è stato molto utilizzato anche con la sola Ribavirina (con ottimi risultati) e recentemente anche con il GS-5816 L’efficacia di queste associazioni sono riportati nelle figure 53-56. 63 DACLATASVIR o SOFOSBUVIR + Peg-IFN e Ribavirina EPATITE CRONICA C, Genotipi 2 e 3 PEG-IFN e Ribavirina + DAA 96% 100 83% 83% Genotipo 2 Genotipo 3 69,5% SVR 80 60 40 20 0 + Daclatasvir + Sofosbuvir 12/16 sett. (Paz. 110) (164) 12 sett. (Paz. 47) (165) SVR= Risposta Virologica Sostenuta DAA=Agenti Antivirali Diretti Fig.53-Daclatasvir con Peg-IFN e Riba per 12 o 16 settimane ha ottenuto una SVR nell’83% dei casi nei Genotipi 2 e del 69,5% nei Genotipi 3. Il gruppo controllo trattato con Peg-IFN e Riba per 24 settimane (non riportato in tabella) ha ottenuto una significativa minore risposta (rispettivamente 63% e 59%). L’SVR con l’associazione di Sofosbuvir, Peg-IFN e Riba per 12 settimane è risultata 93% nei genotipi 2 e 83% nei Genotipi 3. 64 SOFOSBUVIR+RIBAVIRINA EPATITE CRONICA C, Genotipo 2 Sofosbuvir + Ribavirina x 12/16 sett. Pazienti mai e già trattati PegIFN + RIBA x 24 sett. Sofosbuvir + RIBA x 12 sett. Sofosbuvir + RIBA x 16 sett. 97% 94% 93% 80% Paz. 109 Paz. Paz. 36 32 Intolleranti IFN (166) Già trattati Relapser e NR (166) SVR 78% Paz. Paz. 70 67 Mai trattati (133) SVR=Risposta Virologica Sostenuta. Relapser e NF (Non Responder), vedi glossario. Fig 54- La somministrazione di Sofosbuvir associato alla Ribavirina in soggetti con Epatite cronica C, genotipo 2 precedentemente mai trattati e in pazienti che non potevano impiegare l’Interferone hanno ottenuto con 12 settimane di terapia una SVR assai elevata (circa 95%). I risultati sono stati superiori a quelli ottenuti con Interferone Peghilato e Ribavirina per 24 settimane (78%). Nei già trattati la risposta è stata inferiore (80%) e pur in una casistica ridotta si è visto che prolungando la terapia a 16 settimane si arriva a un SVR del 94%. 65 EPATITE CRONICA C, Genotipo 3 Sofosbuvir + Ribavirina x 12/16 sett. Pazienti mai e già trattati PegIFN + RIBA x 24 sett. Sofosbuvir + RIBA x 12 sett. Sofosbuvir + RIBA x 16 sett. 63% 61% 62% SVR 56% Paz. 95 30% Paz. Intolleranti IFN (166) Già trattati Relapser e NR (166) Paz. Paz. 176 183 Mai trattati (133) Paz. 64 67 SVR=Risposta Virologica Sostenuta. Relapser e NF (Non Responder), vedi glossario. Fig 55- La somministrazione di Sofosbuvir associato alla Ribavirina in soggetti con Epatite Cronica C, genotipo 3, precedentemente mai trattati e in pazienti che non potevano impiegare l’Interferone hanno ottenuto con 12 settimane di terapia una SVR di poco inferiore a quella osservata nel gruppo controllo a cui era stato dato l’Interferone Peghilato e Ribavirina ( circa 58,5% contro 63%). Nei già trattati l’SVR è risultata assai ridotta (30%). Aumentando la durata del trattamento a 16 settimane l’SVR ha raggiunto il 62%. EPATITE CRONICA C, Genotipi 2 e 3 Sofosbuvir + Ribavirina per 12 o 24 sett. In soggetti mai e già trattati con o senza cirrosi 12 sett. 24 sett. SVR 95% Paz. 225 85% Paz. 255 Gen. 2 Gen. 3 (167.169)) (167) SVR=Risposta Virologica Sostenuta. Fig. 56 –In soggetti mai trattati, già trattati non responsivi, con o senza cirrosi, la somministrazione di Sofosbuvir e Ribavirina ottiene, nel genotipo 2, una SVR del 93% con soli 12 settimane di terapia, mentre i Pazienti con genotipo 3 necessitano di 24 settimane di trattamento per ottenere l’85%. Nel genotipo 2 la differenza tra mai trattati e già trattati è stata modesta. Anche la presenza di cirrosi (casistica limitata) è stata osservata una differenza di circa 8-9% soprattutto nei già trattati. Nel genotipo 3 nei mai trattati la differenza tra presenza e assenza di cirrosi è stata modesta, mentre nei già trattati è risultata evidente ( SVR 87% senza cirrosi e 63% nei cirrotici). 66 ASSOCIAZIONI di DIFFERENTI DAA SOFOSBUVIR+DACLATASVIR L’efficacia di questa associazione è riassunta nella Fig.57 (151) EPATITE CRONICA C, Genotipi 2 e 3 Sofosbuvir + Daclatasvir ± Riba x 24 settimane in 44 pazienti mai trattati 120 91% 89% SVR 100 80 60 40 20 0 Gen. 2 Gen. 3 SVR= Risposta Virologica Sostenuta Fig. 57 -La somministrazione di Sofosbuvir e Daclatasvir in soggetti mai trattati precedentemente ha ottenuto sia nel genotipo 2 che 3 una SVR intorno al 90%. La presenza di Ribavirina in questa casistica non sembra avere influito. Gli effetti collaterali riscontrati sono stati fondamentalmente stanchezza, cefalea e nausea. (151.) Recentemente questi dati sono stati confermati da Nelson e coll.(169). Centouno pazienti affetti da epatite cronica C, genotipo 3, mai trattati e a 81 già trattati (di cui 30 con cirrosi) hanno ricevuto Sofosbuvir e Daclatasvir per 12 settimane. L’SVR è risultata rispettivamente 90% e 86%; nei cirrotici è stata 63%. 67 SOFOSBUVIR + GS-5816 Infine nei pazienti con genotipo 2 e 3 è stata valutata anche un’associazione con Sofosbuvir+GS-5816 (un inibitore della Proteina NS5a di II generazione) è stato utilizzato il dosaggio di 25 o 100 mg al dì con o senza Ribavirina per 8 o 12 settimane (fig. 58). EPATITE CRONICA C, Genotipi 2,3,4 Sofosbuvir + GS-5816 ± Ribavirina DAA N. Paz. Genotipo 2 GS-5816, 25 mg (158) GS-5816 , 100 mg (158) Durata terapia Ribavirina Già trattati SVR . 51 52 8 sett 8sett 50% si 50%si NO NO 82,5% 88% 51 53 105 8sett 8 sett 12 sett 50% si 50% SI 50% SI NO NO SI 94% 98% 94% Genotipo 3 GS-5816, 25 mg (170) GS-5816 , 100 mg (170) GS-5816 , 100 mg (159) SVR= Risposta Virologica Sostenuta Fig. 58- E’ riportata la somministrazione di Sofosbuvir e GS-5816, 25 mg o 100 mg con o senza Ribavirina per 8 settimane in soggetti con epatite cronica C, Genotipo 2, mai trattati precedentemente. Con il dosaggio più basso del GS-5816 la risposta (SVR) è stata 82,5% (77% senza Riba e 88% con Riba). Impiegando 100 mg l’SVR è stata 88% (88% e 88% rispettivamente senza e con Riba) (158). -Il trattamento di 108 pazienti, genotipo 3 (nessuno con cirrosi) con Sofosbuvir+GS5816 al dosaggio di 25 o 100 mg per per 8 settimane, ha ottenuto senza Riba una SVR del 98% (57 pazienti) e del 94% con Ribavirina (51 Pazienti) (170). -105 soggetti già trattati con e senza cirrosi il Sofosbuvir + GS-5816 (100mg/die) ±Riba per 12 settimane hanno ottenuto una SVR del 100% nei non cirrotici e dell’88% nei cirrotici. La presenza della Ribavirina non ha influito la risposta (159). 68 Per il trattamento del Genotipo 2 abbiamo raggiunto dei risultati assai favorevoli (SVR superiore al 90%) non utilizzando l’Interferone con l’associazione di un antivirale (Sofosbuvir) e Ribavirina per un periodo di 12 settimane. I risultati appaiono assai favorevoli non solo nei soggetti mai trattati prima, ma anche in coloro che non avevano eliminato il virus con precedenti terapie. Queste casistiche, peraltro da allargare, comprendevano anche un discreto numero di cirrosi epatiche. Le possibilità di ottenere risposte convincenti senza l’Interferone nel genotipo 3 sembravano molto inferiori rispetto al Genotipo 2. Successivamente il prolungamento temporale fino a 24 settimane della somministrazione di Sofosbuvir e Ribavirina ha portato l’efficacia a valori importanti: 85% di SVR (pazienti senza cirrosi 91%, con cirrosi 68%). I più comuni effetti collaterali sono stati stanchezza, cefalea e prurito. soprattutto con 24 settimane di terapia e, ovviamente, gli effetti collaterali dell’Interferone e Ribavirina, quando impiegati. Assai buoni anche i risultati con il Sofosbuvir asociato all’IFN Peghilato e Ribavirina. Tentativi con 2 DAA (Sofosbuvir +Daclatasvir e Sofosbuvir+ GS-5616) sembrano ottenere delle risposte notevolmente elevate, anche nel Genotipo 3. 69 - GENOTIPO 4 Gli studi concernenti il genotipo 4 sono stati relativamente meno numerosi rispetto a quelli condotti sugli altri genotipi. DAA + Peg-IFN e RIBA o RIBA La Fig.59 riassume quelli riguardanti l’impiego del Sofosbuvir. SOFOSBUVIR +PegIFN e Riba o +Riba EPATITE CRONICA C, Genotipo 4 SOFOSBUVIR (SOFO) + P/R o sola RIBA IN PAZIENTI MAI o GIA’ TRATTATI N. SOFO + PR 12 Sett. SOFO + RIBA 12 Sett. SOFO + RIBA 24 Sett. Mai e già trattati (133) 30 SVR 96% - - Mai trattati (133,171) 77 - SVR 81,5% SVR 96% Già trattati (171,172) 82 - SVR 65% SVR 89% PAZIENTI SVR=Risposta Virologica sostenuta P/R= Peg-IFN + Ribavirina Fig 59- Pazienti mai trattati o non responsivi a precedente terapia hanno ricevuto Sofosbuvir e P/R per 12 settimane. L’SVR è risultato essere il 96%. E’stata anche tentata la somministrazione di Sofosbuvir + la sola Ribavirina per 12 o 24 settimane. Nei soggetti mai trattati la SVR è stata rispettivamente 81,5% e 96%. Nei soggetti già trattati rispettivamente del 65% e 89%. 70 Altri numerosi studi sono in corso. Daclatasvir ± Asunaprevir + Peg-IFN e Ribavirina per 12/24 settimane -Una casistica di 24 persone affette da epatite cronica C, genotipo 4, mai trattati prima hanno ricevuto Daclatasvir (20 mg) (12 pazienti) o 60 mg (12 pazienti) associato a Interferone Peghilato e Ribavirina per 12/24 settimane. L’interferone Peghilato e Ribavirina veniva sospeso alla settimana 24 o proseguiva fino alla settimana 48 in funzione della risposta virologica 4 e 12 settimane dopo l’inizio della terapia. L’SVR è stata raggiunta da 8 su 12 trattati nel I gruppo (Daclatasvir 20 mg) e da 12 su 12 pazienti (dosaggio del Daclatasvir 60 mg) (173). -Una casistica di 44 persone affette da epatite cronica C , genotipo 4, già trattati prima (Partial Responder o Non Responder) hanno ricevuto Daclatasvir 60 mg associato ad Asunaprevir e Interferone Peghilato e Ribavirina per 24 settimane. L’SVR è stata raggiunta dal 98% dei trattati. (174) Simeprevir + Peg-IFN+Riba per 12 settimane In 105 soggetti con Epatite cronica C, genotipo 4, la somministrazione di Simeprevir+ PegIFN e Ribavirina per 12 settimane, seguita dai soli PR per 12 o 36 settimane (secondo la risposta virologica 4 e 12 settimane dopo l’inizio della terapia) i risultati sono stati: in 35 soggetti mai trattati l’SVR è stata del 83%, mentre nei già trattati è risultata la seguente:in 22 relapser 86%, in 10 Partial Responder 60% e in 40 Non Responder 40% (175). 71 ASSOCIAZIONI di DIFFERENTI DAA Paritaprevir/Ritonavir + Ombitasvir ± Ribavirina per 12 sett. A 15 pazienti affetti da epatite cronica C, genotipo 4 sono stati somministrati Paritaprevir/Ritonavir+Ombitasvir per 12 settimane. A 44 soggetti mai trattati non fu aggiunta Ribavirina, mentre ad altri 42 sempre non trattati e a 49 soggetti già trattati ebbero anche la Ribavirina per tutte le 12 settimane. Il 93% dei trattati avevano assente o moderata fibrosi. L’SVR è risultata 91% (mai trattati senza Riba) e 100% (mai trattati con Riba) e 100% (già trattati con Riba), gli effetti collaterali presenti furono; cefalea (30%), stanchezza (28%), nausea (14%) (176). Sofosbuvir + Ledipasvir per 12 settimane In una casistica limitata (21 pazienti, 8 dei quali già trattati e non responsivi) affetti da epatite cronica C, genotipo 4 (40% con fibrosi avanzata) è stata valutata l’associazione Sofosbuvir e Ledipasvir per 12 settimane. Alla fine del trattamento il 92% dei soggetti avevano l’HCVRNA negativo. Dati parziali dopo la sospensione del trattamento hanno mostrato che 5 pazienti su 6 mostravano HCVRNA negativo dopo 4 settimane e 3 su 4 avevano raggiunto l’SVR (177). Daclatasvir ± Asunaprevir + Beclabuvir per 12 settimane Un altro approccio terapeutico utilizzando Daclatasvir + Asunaprevir e Beclabuvir per 12 settimane in 21 pazienti con epatite cronica C, genotipo 4, mai trattati prima, ha evidenziato il 100% di negativizzazione del virus alla fine del trattamento (178). Aspettiamo la pubblicazione definiva dei lavori ed altri studi per confermare l’utilità di questi ultimi due trattamenti. 72 In conclusione numerosi sono i vantaggi dei nuovi farmaci ed è facile elencarli: Tutti i genotipi (1,2,3 e 4) sono trattabili I nuovi prodotti sono più efficaci di quelli impiegati precedentemente Tutti presentano meno effetti collaterali Si assumono per bocca I periodi di trattamento sono più brevi Si ottengono ottime risposte anche senza l'uso dell'Interferone Rispondono bene anche le cirrosi epatiche compensate Rispondono bene anche i pazienti precedentemente trattati e non responsivi Nel caso si debba aggiungere l’Interferone il periodo di terapia sarebbe breve. Infine le nuove terapie si sono dimostrati attive anche in situazioni dove il trattamento risultava meno efficace e soprattutto gravato da maggiori effetti collaterali e interferenze con farmaci che i pazienti spesso sono obbligati ad assumere. Faccio riferimento in particolare alle Cirrosi Epatiche scompensate, alle coinfezioni HCV/HIV ed ai trapiantandi e trapiantati di fegato. Riporterò soltanto riassuntivamente alcuni dati molto recenti, trattandosi di argomenti molto specialistici che richiedono scelte non semplici, molta esperienza e grande attenzione nel seguire il paziente. Siamo agli inizi, ma anche in questo campo i risultati sono assai incoraggianti. 73 CIRROSI EPATICHE SCOMPENSATE Si tratta di soggetti con assai ridotta funzione del fegato (bassi livelli, di albumina, protrombina, colinesterasi, aumento della bilirubina, ecc), pressione portale elevata (con varici esofagee, ingrandimento della milza, piastrine basse), presenza di ascite, spesso ricorrente, episodi di encefalopatia, ecc. Ne fanno parte anche soggetti cirrotici che sono già stati trattati per un epatocarcinoma senza segno di recidiva. Appartengono allo stadio B o C della classificazione di Child (vedi pag 8). Sofosbuvir+Simeprevir ±Ribavirina L’associazione di Sofosbuvir e Simeprevir in corso di cirrosi scompensata è in grado di ottenere una rapida soppressione virale (179,180). La somministrazione di questi due farmaci nel genotipo 1 e 3, per 12 settimane nella cirrosi avanzata è stata in grado di ottenere la negatività dell’HCVRNA alla fine del trattamento. La terapia è stata discretamente tollerata; circa il 50% non hanno presentato effetti collaterali. Quando presenti i più frequenti sono stati insonnia, cefalea, stanchezza, nausea. Molti disturbi anche gravi osservati in particolare nelle cirrosi Child C, non erano dipendenti dai farmaci somministrati, ma legati alla gravità dela malattia stessa.(180). Conferme sono state ottenute anche da altri Autori; pazienti con cirrosi epatica Child B o C trattati con Sofosbuvir e Simeprevir con o senza l’aggiunta di Ribavirina per 12 settimane hanno presentato HCVRNA negativo alla fine della terapia (181,182). Stiamo attendendo le pubblicazioni definitive con i dati completi. 74 Sofosbuvir + Ledipasvir ± Ribavirina Dati molto favorevoli sono stati quelli con l’utilizzo di Sofosbuvir e Ledipasvir + Ribavirina per 12 o 24 settimane nei genotipi 1 e 4 in 108 pazienti (Cirrosi Child B e C) mai tratti o non responsivi a precedenti terapia. Le SVR 4 settimane dopo la fine della terapia sono state rispettivamente 90% (12 sett. di terapia) e 92% (24 sett. di terapia) (183). Considerando che gli effetti collaterali sono stati più evidenti nel gruppo trattato più a lungo, sembrerebbe consigliabile la terapia per sole 12 settimane. In attesa dei risultati definitivo è da ricordare che il 98% di coloro che mostrano l’HCVRNA negativo 4 settimane dopo la fine della terapia presentano negatività dopo 12 settimane e il 99,7% dei negativi dopo 12 settimane risultano negativi anche dopo 24 settimane (pertanto perfetto SVR) (184). I risultati, riguardanti le cirrosi scompensate, pur ancora non molto estesi, tuttavia sono molto incoraggianti, considerando la gravità delle patologie trattate. Tali studi devono certamente essere incoraggiati. Coinfezione HIV/HCV La progressione della malattia epatica nei pazienti con entrambe le infezioni (HIV/HCV) è più rapida rispetto a quanto osservato nei soggetti con la sola Epatite C. Ma il problema principale nel trattare questi pazienti riguarda la profonda attenzione che si deve porre sull’influenza che i nuovi antivirali per il Virus C possono esercitare sui farmaci antitretrovirali impiegati contro l’HIV, con conseguenze molto serie, in particolare riduzione dell’attività terapeutica o aumento della tossicità. Il trattamento con IFN Peghilato e Ribavirina, soprattutto nel genotipo 1 e 3 hanno dato risultati inferiori rispetto ai pazienti solo infettati con l’HCV. Nel genotipo 1 inizialmente era stata impiegata la terapia con PegIFNe Ribavirina associati a Telaprevir e Boceprevir: i risultati sono stati interessanti (185,186), superiori a quelli ottenuti con la duplice terapia (PegIFN e Riba). Comunque gli effetti collaterali erano assai elevati e 75 l’arrivo dei nuovi antivirali hanno in pratica fatto abbandonare quasi del tutto questo approccio terapeutico. Bisogna però avere l’accortezza di scegliere i farmaci antiHIV, evitando quelli che sono maggiormente influenzati dal Telaprevir e Boceprevir (187). Sperimentazioni di nuovi farmaci, variamenti associati, si susseguono; si sta aprendo anche in questo numeroso gruppo di pazienti un nuovo orizzonte, carico di maggiori successi e minori controindicazioni. Sono tanto rapide le novità che le linee-Guida presentate da Nazioni all’Avanguardia portano a conclusioni che sembrano a volte contraddittorie; ciò è soprattutto legato al fatto che alcuni farmaci non sono in una Nazione ancora stati commercializzati, anche per i costi assai elevati. Riassumendo brevemente alcuni dati: Simeprevir + Peg-IFN e Ribavirina per 12 settimane Centosei pazienti, mai trattati o già tratttati senza risposta definitiva, hanno ricevuto Simeprevir con Peg-IFN e Riba per 12 settimane: Il Peg-IFN e Riba sono proseguiti fino alla settimana 24 o 48 secondo la risposta durante la terapia. I precedenti NR hanno in ogni caso continuato fino alla sett. 48. L’SVR è stata 79% nei non trattati precedentemente, 87% nei relapser, 70% nei Partial Responder e 57% nei Non Responder . Gli effetti collaterali sono stati soprattutto quello noti da IFN e Riba (188). 76 Sofosbuvir + Ribavirina per 12/24 settimane -L’associazione di Sofosbuvir e Ribavirina è stata valutata in 401 soggetti mai trattati e in 127 già trattati e non responsivi. La somministrazione è stata di 12 o 24 settimane. L’SVR è stata 81% nel genotipo 1, 89% nel 2, 84% nei genotipi 3 e 4. I minori risultati si sono ottenuti nei soggetti col genitipo 1a, e nei già trattati col genotipo 3 (189). -Sono stati trattati con Sofosbuvir e Ribavirina per 12 settimane pazienti affetti da epatite cronica C, HIV positivi mai trattati: l’SVR è risultata: in 114 paz. con genotipo 1 76%, in 26 paz. con genotipo 2 88% e in 42 paz. con genotipo 3 67%. Sono stati anche trattati soggetti che avevano precedentemente ricevuto terapie senza successo; la durata nel loro caso dell’associazione Sofosbuvir e Ribavirina è stata di 24 settimane. Dei 24 trattati con il genotipo 2 l’SVR è stata 92% e nei 17 con il genotipo 3 del 94%. Gli effetti collaterali sono stati, stanchezza, insonnia, cefalea e nausea (190). -Duecentosettantaquattro pazienti, affetti da epatite cronica C, HIV positivi, genotipi 1-2-3 e 4 mai trattati e non responsivi precedentemente hanno ricevuto per 12 settimane Sofosbuvir e Ribavirina. L’SVR è stata: Genotipo 1 85%, Genotipo 2 88%, Genotipo 3 89% e Genotipo 4 84%. Effetti collaterali stanchezza, insonnia, e cefalea (191). Sofosbuvir + Ledipasvir per 12 settimane Cinquanta pazienti affetti da epatite cronica C, genotipo 1, HIV positivi, (13 mai trattati e 37 precedentemente non reaponsivi) sono stati trattati con Sofosbuvir e Ledipasvir per 12 settimane; essi hanno ottenuto un SVR del 98 (192). 77 Paritaprevir/Ritonavir + Ombitasvir + Dasabuvir + Ribavirina per 12/24 settimane Sessantatre pazienti HCV/HIV positivi mai o già tratttati, alcuni con cirrosi, sono stati trattati con Paritaprevir/Ritonavir/Ombitasvir+ dasabuvir + Ribavirina, metà per 12 settimane e l’altra metà per 24 settimane (genotipo 1). L’SVR è risultata 93,5% nel I gruppo e 97% nel secondo gruppo (193). Grazoprevir + Elbasvir Cinquantanove pazienti coinfettati HIV/HCV mai trattati, non cirrotici sono stati trattati per 12 settimane con l’associazione Grazoprevir (MK5172) ed Elbasvir (MK-8742). L’SVR è stata 90%. Gli effetti collaterali sono stati: stanchezza, cefalea, nausea ed insonni(194). Per chiudere segnalo le seguenti linee di trattamento riportate da un Gruppo di lavoro Canadese sulla base di varie esperienze (195). Dal Genotipo 1 al 4 viene suggerito come base Sofosbuvir+ Peg-IFN e Riba per 12 settmane. Per il Genotipo 1 altro approccio sarebbe Sofosbuvir+ Simeprevir. Per il Genotipo 2 e 3 altra linea terapeutica è il Sofosbuvir + Ribavirina per 12 settimane (per il genotipo 2) o 24 settimane (per il genotipo 3). In varie parti, comunque si stanno già, almeno in parte, superando queste raccomandazioni Potremmo riassumere il tutto dicendo che i portatori di HCV e HIV dovrebbero essere trattati per eliminare l’HCV nello stesso modo come coloro che sono HIV negativi, purché sia fatta grande attenzione ai farmaci somministrati per l’HIV; in prativa devo essere scelti gli antiretrovirali per l’HIV che vengano poco influenzati dai prodotti per l’Epatite C. 78 TRAPIANTO di FEGATO La ricomparsa del Virus dell’epatite C dopo il trapianto è universale. La ripresa dell’epatite cronica C in alcuni casi può avere un andamento assai aggressivo, riportando i pazienti a una cirrosi epatica nel giro di 2-4 anni. Il migliore approccio sarebbe ovviamente quello di negativizzare il virus prima del trapianto. Questo scopo era quasi impossibile da ottenere con l’Interferone Peghilato e Ribavirina ed anche, per gli effetti collaterali in pazienti che sono in condizioni critiche, con l’aggiunta del Telaprevir e Boceprevir. Con i trattamenti privi di Interferone il quadro sta cambiando totalmente anche in questo campo. Riassumiamo qualche dato recente. Prima del Trapianto Sofosbuvir + Ribavirina fino a 48 settimane Pazienti in attesa di OLT per presenza di epatocarcinoma (classificazione Milano) sono stati trattati con Sofosbuvir e Ribavirina fino a 48 settimane o fino all’esecuzione del trapianto . Scopo della terapia era quella di valutare se 12 settimane dopo il trapianto coloro che avevano ottenuto prima del trapianto l’HCVRNA inferiore a 25 UI/ml presentassero minore percentuale di positività dell’HCVRNA dopo il trapianto. Quarantasei sono stati trapiantati e 43 presentavano prima dell’OLT HCVRNA inferiore a 25 UI/ml. Il 70% dopo l’OLT mostravano negatività del virus dell’epatite C (196). 79 Dopo il Trapianto Sofosbuvir + Ribavirina per 24/48 settimane Sono stati trattati con Sofosbuvir e Ribavirina per uso compassionevole pazienti dopo OLT per ripresa dell’infezione da HCV in maniera molto aggressiva. I pazienti presentavano sofferenza epatica tale da predire una sopravvivenza inferiore a 1 anno o addirittura meno. I pazienti avrebbero dovuto ricevere Sofosbuvir e Ribavirina per 24-48 settimane, con possibilità a discrezione di aggiungere anche Interferone Peghilato. Dei 92 pazienti analizzati 59% hanno ottenuto una SVR. 57% dei soggetti mostravano un miglioramento clinico. In un certo numero di soggetti sono comparsi delle situazioni di scompenso epatico (197). Sofosbuvir + Ribavirina per 24 settimane L’associazione di Sofosbuvir e Ribavirina è stata somministrata per 24 settimane a Pazienti dopo ripresa del virus post trapianto di fegato. Dei 40 soggetti trattati 83% avevano il genotipo 1 e il 40% già cirrosi e quasi tutti erano già stati trattati senza successo con Interferone. L’SVR è stata ottenuta nel 70% dei trattati. Effetti collaterali: stanchezza,diarrea, cefalea e anemia (198). Sofosbuvir + Ledipasvir + Ribavirina per 12/24 settimane Oltre 200 pazienti con ripresa del virus C (genotipi 1 e 4) dopo trapianto di fegato, con malattia assai variabile (da moderata ad avanzata fibrosi, da cirrosi compensata (Child A) a cirrosi scompensata (Child B e C). I pazienti sono stati divisi in due gruppi; il I trattato con Sofosbuvir + Ledipasvir e Ribavirina per 12 settime; il II con la stessa terapia per 24 settimane. L’SVR 4 settimane dopo la fine del trattamento è stata ottenuta nel 95% dei casi, indipendentemente dalla quantità di fibrosi o di cirrosi compensata.e senza differenze significative tra 12 0 24 settimane. Le risposte sono state lievemente minori nelle cirrosi Child B e C (199). 80 Paritaprevir/Ritonavir + Ombitasvir + Dasabuvir + Riba per 24 settimane L’associazione Paritaprevir/Ritonavir+ Ombitasvir + Dasabuvir e Ribavirina per 24 settimane somministrata a 34 Trapiantati di fegato con rispresa epatitica (genotipo 1), senza cirrosi, hanno ottenuto una SVR del 97% (200). Sofosbuvir+Simeprevir ±Riba per 12 settimane L’associazione Sofosbuvir con Simeprevir con o senza Riba dopo ricorrenza del virus del’epatite C post trapianto di fegato è stata impiegata per 12 settimane in 123 pazienti (60% genotipo 1a, 30% con fibrosi importante o cirrosi, numerosi già trattati senza risposta). L’SVR è risultata 90%. Nei soggetti con genotipo 1a, chi aveva scarsa o modica fibrosi l’SVR è stata 91%, mentre coloro con fibrosi avanzata 71%. Gli effetti collaterali sono stati modesti. Nei pazienti trattati con Riba(25) 70% circa hanno presentato anemia che ha richiesto terapia (201). . Sofosbuvir + Daclatasvir per 24 settimane -Riporto un caso di una comparsa, 6 mesi dopo il trapianto, di una assai grave ripresa dell’epatite C, genotipo 1b ad impronta colestatica, con ascite. Il paziente è stata trattato con Sofosbuvir + Daclatasvir per 24 settimane. Dopo 4 settimane di terapia l’HCVRNA sierico si è negativizzato, gli esami di laboratorio che erano molto alterati si sono normalizzati, l’ascite è scomparsa. Il paziente ha ottenuto l’SVR (202). -Risultati preliminari della somministrazione di Sofosbuvir + Daclatasvir (programmati per 24 settimane) in pazienti con ripresa del virus dopo trapianto di fegato di ogni genotipo, molti con fibrosi avanzata o cirrosi, la maggior parte già trattati e non responsivi. Coloro che hanno raggiunto 8 settimane di terapia hanno presentato HCVRNA negativo nell’85% dei casi (203). 81 CONCLUSIONI FINALI Se avessimo dovuto scrivere prima del 2013 la terapia possibile in Italia per l’epatite cronica C avremmo risolto tutto in una sola riga : Interferone Peghilato + Ribavirina. Nel 2013 e soprattutto nel 2014 è avvenuta una vera rivoluzione, assolutamente imprevedibile in così breve tempo Riporto anzitutto quale sia attualmente la situazione negli USA, in Europa e soprattutto in Italia dei nuovi antivirali che ho citato finora. E’ chiaro che per l’Italia mi riferisco alla rimborsabilità, in altre parole alla possibilità della loro somministrazione con il Sistema Sanitario Nazionale. Chi desiderasse comprare i nuovi antivirali (purtroppo assai costosi) potrebbe farlo, senza problemi dovunque (Svizzera, San Marino, Vaticano, ecc.). Personalmente non lo suggerisco quasi mai, in quanto ritengo che nel giro di un paio di anni chi ne ha bisogno potrà essere trattato con il SSN. In ogni caso, amando la libertà mi domando per quale motivo i nuovi prodotti non possano essere comprati a pagamento anche nelle farmacie italiane da chi possa permetterselo o da coloro che hanno un’assicurazione che copra i costi. Perché allora non chiudere in Italia tutti gli Hotel superiori alle due stelle e i Ristoranti costosi permettendo solo le Pizzerie? Fatte queste considerazioni è utile premettere che esistono due importanti Agenzie, una negli Stati Uniti e l’altra in Europa per la valutazione e la commercializzazione dei Farmaci. La prima è la FDA (Food and Drug Administration) e la seconda l’EMA (European Medicines Agency). Dopo l’approvazione della FDA il prodotto è immediatamente commercializzato negli USA. Quando L’EMA approva il farmaco tutte le Nazioni Europee dovrebbero approvarlo entro 90-100 giorni. In Italia esiste l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per la valutazione e la messa in commercio dei nuovi prodotti. 82 Riassumo la situazione attuale riguardante i principali nuovi Antivirali studiati per il trattamento dell’Epatite C. TELAPREVIR (Incivo della Jansen-Cilag o Incivek della Vertex). Approvato dalla FDA il 23.5 2011 e dall’EMA il 19.9.2011. In Italia dal 2013 ha iniziato ad essere somministrabile con il SSN; in molte regioni ciò è avvenuto più tardivamente. Il 21.11.2014 l’ AIFA ha negoziato con la Jansen-Cilag l’approvazione con il SSN del Simeprevir (farmaco nettamente più innovativo e vantaggioso), riclassificando l’Incivo in fascia C. Il 26.8 2014 la Vertex ha bloccato la vendita del Telaprevir negli USA considerando i nuovi trattamenti più innovativi per l’epatite C. BOCEPREVIR (Victrelis della Merck) approvato il 13.5.2011 dalla FDA e il 18.7.2011 dall’EMA. In Italia dal 2013 ha iniziato ad essere somministrabile con il SSN; come per Telaprevir in alcune Regioni è apparso più tardivamente. SOFOSBUVIR (Sovaldi della Gilead). Approvato dalla FDA il 6 dicembre 2013 e dall’EMA il 16 gennaio 2014. In Italia l’approvazione dell’AIFA è avvenuta il 29 settembre 2014 e ha iniziato ad essere distribuito (con il SSN) in alcune Regioni dopo il 20 gennaio 2015. SIMEPREVIR (Olysio della Jansen) approvato dalla FDA il 22 novembre 2013 e dall’EMA il 14.5 2014. In Italia l’AIFA l’ha approvato per il SSN nell’ottobre 2014, ma ha iniziato ad essere distribuito in alcuni Ospedali dal 23 febbraio 2015 DACLATASVIR (Daklinza della Bristol-Myers Squibb) è stato approvato dall’EMA il 22.8.2014. E’ stata richiesta l’approvazione anche alla FDA che inizialmente l’aveva inserita negli urgenti (“breakthrough”), considerandolo molto innovativo. Poi il 13.2.2015 ha ripreso un iter normale per l’approvazione ASUNAPREVIR (della Bristol-Myers Squibb). Richiesta l’approvazione alla FDA e all’EMA nell’aprile 2014. Sperimentato insieme al Daclatasvir con buoni risultati; questa associazione era stata approvata e 83 commercializzata in Giappone nel luglio 2014 Nell’ottobre 2014 la Casa Farmaceutica ha ritirato dalla FDA la domanda di approvazione dell’associazione dei due farmaci. FALDAPREVIR (della Boheringer-Ingelheim), farmaco considerato di molto interesse dalla FDA ed EMA, concessa dall’EMA valutazione accelerata nel novembre 2013. E’ stato ritirato dalla Casa Produttrice, nonostante varie sperimentazioni che avevano ottenuto buoni risultati. PARITAPREVIR*/Ritonavir + OMBITASVIR** (Viekirax della AbbVie) approvato dalla FDA il 19.12.2014 e dall’EMA 17.1.2015. *già ABT-450/r **già ABT-267 DASABUVIR* (Exviera della AbbVie) approvato dalla FDA il 19.12. 2014 e dall’EMA il 17.1.2015. *giàABT-333 In Italia l’AbbVie nel mese di febbraio 2015 ha concesso in alcuni Ospedali italiani l’impiego del Viekirax e dell’Exviera per uso compassionevoli a paziente con epatite cronica avanzata (importante fibrosi, cirrosi, ecc.). L’11.3 2014 è avvenuto un accordo tra l’AIFA e l’AbbVie per l’impiego con il SSN del Viekirax ed Exviera per i pazienti con Epatite Cronica C (genotipo 1 e 4). Tale regime terapeutico sarà disponibile sul mercato italiano fra qualche mese con conseguente chiusura del loro uso compassionevole gratuito SOFOSBUVIR+LEDIPASVIR (Harvoni della Gilead) approvato dalla FDA il 10 ottobre 2014 e dall’EMA il 21.11.2014. Alla fine di febbraio 2015 è avvenuto un accordo tra l’AIFA e la Gilead: l’Harvoni quando sarà approvato potrà essere distribuito allo stesso prezzo con cui viene ora venduto il solo Sofosbuvir. GRAZOPREVIR (MK 5172 della Merck) considerata terapia molto 84 innovativa dall’EMA, ottobre 2013. ELBASVIR (MK-8742 della Merk). La Merk chiederà alla FDA e all’EMA l’approvazione per la combinazione dei due farmaci. Dopo queste premesse, seguendo gli ultimi suggerimenti dell’AASLD (American Association For the Study of the Liver) e dell’IDSA (Infection Disease Society of America), riassumo le indicazioni riguardanti i nuovi approcci terapeutici. Viene sottolineato che i dati necessitano di costanti aggiornamento a causa delle continue nuove ricerche che vengono pubblicate o presentate ai Congressi. I cambiamenti sono legati anche al fatto che le esperienze passano dalle sperimentazioni dove la casistica è attentamente selezionata alla “vita reale”, in cui quasi tutti i pazienti vengono trattati (con malattie più avanzate, affetti anche da altre patologie, ecc). Vorrei aggiungere che la maggior parte delle raccomandazioni fanno riferimento a quello che sarà il nostro, speriamo, prossimo futuro, in quanto molti prodotti già impiegabili negli USA da molti mesi, non sono ancora disponibili in Italia. E’ chiaro che per l’Italia mi riferisco alla rimborsabilità, in altre parole alla possibilità della loro somministrazione con Il Sistema Sanitario Nazionale. Le raccomandazioni si basano su evidenze scientifiche e su opinioni di esperti. I livelli di evidenza sono classificate: Classe I=evidenza molto elevata con accordo generale. La terapia è benefica, utile ed efficace Classe IIa=l’evidenza e le opinioni sono in favore dell’utilità e dell’efficacia di quel trattamento Classe IIb=l’utilità e l’efficacia sono meno stabilite da una completa evidenza e totali opinioni Classe III=esiste una evidenza o accordo sulla non utilità ed efficacia di quel trattamento oppure potrebbero esserci dei danni. La forza della raccomandazione è classificata Livello A= I dati sono supportati da molteplici studi, su ampie casistiche. I pazienti sono stati randomizzati e i risultati confrontati con altre terapie (ad esempio Peg-Interferone e Ribavirina) Livello B= I dati corretti derivano da pochi studi, magari senza confronto 85 con altre terapie o senza randomizzazione. Livello C= Opinione di esperti, studi riguardanti pochi casi. Le raccomandazioni riguardanti i vari genotipi in pazienti mai e già trattati sono brevemente riassunti (www://www.hcvguidelines.org). La sottolineatura in rosso significa che i farmaci sono somministrabili in Italia. Terapia del Genotipo 1 Mai trattati Sofosbuvir + Ledipasvir per 12 settimane Classe 1, livello A Viekirax+Exviera x 12 settimane (con Ribavirina nel genotipo 1a e se è presente cirrosi nel genotipo 1b; nel genotipo 1a con cirrosi la terapia dovrebbe durare con ribavirina per 24 settimane) classe 1, livello A. Sofosbuvir + Simeprevir ± Ribavirina x 12 settimane (con cirrosi 24 settimane; è discusso se aggiungere la ribavirina nel genotipo 1a, per 12 settimane senza cirrosi, per 24 settimane con cirrosi). Classe IIa, Livello B. Già trattati e non responsivi senza cirrosi Sofosbuvir + Ledipasvir per 12 settimane Classe 1, livello A Viekirax+Exviera x 12 settimane (con Ribavirina nel genotipo 1a). Classe 1, livello A Sofosbuvir + Simeprevir ± Ribavirina x 12 settimane. Classe IIa, Livello B. Già trattati e non responsivi con cirrosi Sofosbuvir + Ledipasvir per 24 settimane Classe 1, livello A 86 Sofosbuvir + Ledipasvir + Ribavirina per 12 settimane Classe 1, livello A Viekirax+Exviera + Ribavirina x 12 settimane (per 24 settimane nel genotipo 1a). Classe 1, livello A Sofosbuvir + Simeprevir ± Ribavirina x 24 settimane. Classe IIa, Livello B. Terapia del Genotipo 2 Mai trattati Sofosabuvir + Riba x 12 settimane. Classe 1, livello A. (16 settimane con cirrosi. Classe IIb, Livello C). Già trattati e non responsivi con e senza Cirrosi Sofosabuvir + Riba x 12-16 settimane. Classe I, livello A. Sofosbuvir + PegIFN + Riba x 12 settimane, se l’IFN è sopportabile. Classe IIa, livello B. Terapia del Genotipo 3 Mai trattati Sofosbuvir + Ribavirina x 24 settimane. Classe I, livello A. Sofosbuvir + PegIFN + Ribavirina x 12 settimane. Classe IIa, Livello A. Già trattati e non responsivi Sofosbuvir + Ribavirina x 24 settimane. Classe 1, livello B 87 Sofosbuvir + PegIFN + Ribavirina x 12 settimane, se Interferone sopportabile. Classe IIa, Livello B Terapia del Genotipo 4 Mai trattati Sofosbuvir+Ledipasvir per 12 settimane. Classe IIb, livello B Viekirax+Exviera + Ribavirina x 12 settimane. Classe I, livello B Sofosbuvir+ Ribavirina per 24 settimane. Classe IIa, livello B. Sofosbuvir + PegIFN + Riba x 12 settimane (Classe II, Livello B) Sofosbuvir + Simeprevir ± Ribavirina x 12 settimane. Classe IIb, Livello B. Già trattati e non responsivi Sofosbuvir+Ledipasvir per 12 settimane. Classe IIa, livello B Viekirax+Exviera + Ribavirina x 12 settimane. Classe IIa, livello B Sofosbuvir + PegIFN + Riba x 12 settimane (Classe IIa, Livello B) Sofosbuvir+ Ribavirina per 24 settimane. Classe IIa, livello B. Ho l’impressione che questa tabella dovrà continuamente essere modificata sia per i nuovi studi con allargamento delle casistiche, sia per l’aggiunta di farmaci ancora più efficaci, con minori effetti collaterali e che otterranno risposte definitive in tempi più brevi. 88 ULTIMA RIFLESSIONE In questa rassegna sono stati riportati molti dati, tante percentuali con risultati estremamente favorevoli. Inoltre gli effetti collaterali dei nuovi farmaci sembrano facilmente sopportabili. Da quando i giornali hanno iniziato a riportare, con sempre maggiore enfasi, queste novità che sembravano rincorrersi, nel giro di pochi mesi hanno tutti sottolineato con un’enfasi ancora maggiore i costi di questi trattamenti rivoluzionari. Persino nel nome del farmaco più rappresentativo (SOvaLDI) si può leggere la parola SOLDI! Dal 2005 tengo un Forum riguardante le malattie del Fegato sul Corriere della Sera “on line”, nella sezione Salute (http://forum.corriere.it/fegato) e da allora ho ricevuto quasi 7000 domande. Negli ultimi 12 mesi ho sempre più notato nei pazienti aumentare, accanto alla gioia per le nuove scoperte, anche la preoccupazione di non poter usufruire di questi farmaci: tutti giustamente si chiedono quando avremo a disposizione con il SSN tutte le nuove terapie e quali scelte saranno fatte. Rispondo alle domande più frequenti: Quali farmaci abbiamo oggi a disposizione con il SSN? I farmaci che abbiamo oggi (14 marzo 2015) disponibili (in molte Regioni ancora teoricamente) con il SSN sono il Sofosbuvir e il Simeprevir. Possono essere trattati con SOFOSBUVIR+ SIMEPREVIR ± Ribavirina: Pazienti affetti da Epatite cronica C, Genotipi 1 e 4 con le seguenti caratteristiche: Epatite cronica con fibrosi METAVIR ≥3 (o corrispondente Ishak) Pazienti con cirrosi in classe di Child A o B e/o con HCC con risposta completa a terapie resettive chirurgiche o loco-regionali non candidabili a trapianto Epatite cronica con gravi manifestazioni extra-epatiche HCVcorrelate (sindrome crioglobulinemica con danno d'organo, sindromi linfoproliferative a cellule B) 89 In lista per trapianto di fegato con cirrosi MELD <25 e/o con HCC all'interno dei criteri di Milano con la possibilità di una attesa in lista di almeno 2 mesi Recidiva di epatite dopo trapianto di fegato con fibrosi METAVIR ≥2 (o corrispondente Ishak) o fibrosante colestatica Epatite cronica dopo trapianto di organo solido (non fegato) o di midollo con fibrosi METAVIR ≥2 (o corrispondente Ishak) Cosa aspettiamo prossimamente in Italia? Cerco di dare alcune risposte telegrafiche, premettendo che le date potrebbero essere (di poco) differenti. Entro settembre-dicembre 2015 sarà possibile cominciare ad avere a disposizione (in ordine alfabetico): -Daclatasvir -Harvoni -Viekirax ed Exviera Ll’inizio 2016, fra gli altri Becabluvir Grazoprevir ed Elbasvir GS-5816 e GS-9669. Chi sarà trattato? La mia risposta è semplice: Ritengo che per 2 anni continueranno ad essere trattati i Pazienti attualmente candidati Bisogna considerare che un paziente con scarsa attività infiammatoria e soprattutto scarsa-presenza di fibrosi nel fegato può tranquillamente aspettare 2-3 anni senza alcun problema. Anzi, si avranno dei vantaggi: avremo a disposizione altri antivirali, evitando del tutto l’uso dell’Interferone; si potrà completare la terapia in meno settimane (si 90 osservano già successi con 8 o persino 6 settimane di trattamento) e la concorrenza fra le Case Farmaceutiche ridurrà di gran lunga i prezzi. Ritengo che intorno al 2020 l’epatite C in Italia potrà essere eradicata; a questo scopo è fondamentale che si scoprano i numerosi pazienti che ancora ignorano di essere portatori del virus, considerando che anche forme avanzate di malattie epatiche raramente danno disturbi importanti. Infine il passo successivo dovrà essere la messa a punto di un valido vaccino. In questo modo sarà vinta non solo l’epatite B con il vaccino che usiamo da decenni, ma anche l’epatite C. A quel punto gli Epatologi insieme a tanti altri specialisti (soprattutto Cardiologi, Diabetologi e Dietologi) si dovranno occupare di quella patologia che nel mondo Occidentale è chiamata l’epidemia del ventunesimo secolo: la steatosi e la steatoepatite fa ormai parte della cosiddetta sindrome metabolica: fanno loro ottima compagnia l’obesità, la dislipidemia, l’ipertensione arteriosa, patologie cardiovascolari, ed altro. Gli Epatologi fortunatamente non si occuperanno quasi più di epatiti, ma avranno ancora da lavorare: consiglio loro di estendere le conoscenze alle suddette malattie del metabolismo. 91 BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. Marcellin P, J Hepatol, 31, suppl. 1, 9-16, 1999. Seef LB et al., Clin.Liver Dis. 7, 261-287,2003. Working Group , J Clin Pharmacol, 44,22-29, 2004. Lavanchy, D. Liver Int. 29: 74–81, 2009. Shepard, CW et al., Lancet Infect Dis. 5: 558–567,2005. Stroffolini T et al., Ital J Gastroenterol, 27, 235-238, 1995. Bellentani et al. Hepatology, 20, 1442-1449, 1994. Mazzeo C. et al., Gut, 52, 1030-4, 2003. Osella AR et al., J.Hepatol. , 27, 30-35, 1997. Raffaele A et al Eur. J.Epidemiol. 17, 41-46, 2001. Guadagnino V et al., Hepatology, 26, 1006-1011, 1997. Kondili LA et al., Gut, 50, 693-696, 2002. Maio G et al., J.Hepatol., 33, 116-120, 2000. Di Stefano R et al., J.Med. Virol., 67, 339-344, 2002. 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Alleli= componente di una coppia di geni (omologhi) responsabili di forme alternative di una stessa caratteristica. Due alleli possono essere uguali (l’organismo è omozigote per quel carattere) oppure diversi (eterozigote). ALT (GPT)= alanine aminotranferase=alanina amino transferasi (transaminasi glutamico piruvica). Aminoacido= molecola organica essenziale alla vita. Esistono 20 diversi aminoacidi che unendosi costituiscono le proteine. Anticorpi= sono proteine prodotte dai linfociti B in risposta a sostanze estranee entrate nell’organismo (Antigeni) che si legano a queste sostanze per proteggere l’organismo stesso. Fondamentali per la difesa dalle infezioni. Antigene= ogni sostanza estranea all’organismo che provochi la produzione di un anticorpo specifico (es. virus, batteri). AST(AST)= aspartate aminotransferase= aspartato amino transferasi (transaminasi glutamico ossalacetica). Base azotata=fondamentale componente dei nucleotidi. Nel DNA ne esistono 4 (adenina, citosina, guanina, timina). L’RNA al posto della timina è presente l’uracile. Vedi nucleotide. BMI=Body MASS Index= indice di massa corporea. BOC= Boceprevir. Cellule=Le cellule sono i mattoni fondamentali di tutti gli esseri viventi. Essi forniscono la struttura per l’organismo, prendono nutrienti dal cibo, convertono tali nutrienti in energia e svolgono funzioni specializzate. Le cellule contengono anche materiale ereditario dell’organismo e possono fare copie di se stesse. 98 Citoplasma=all'interno delle cellule il citoplasma è costituito da un fluido gelatinoso (chiamato citosol) limitato da una membrana esterna. Vi si trova in esso il reticolo endoplasmico dove avviene la sintesi proteica. Codice genetico= successione delle basi azotate lungo la catena di DNA. Codificano gli aminoacidi attraverso triplette di basi (presenti nei nucleotidi). Ciascuna tripletta produce un aminoacido specifico inserendolo in una catena proteica. Codificare= produrre; utilizzando i codoni la tripletta di basi azotate è in grado di assemblare gli aminoacidi con conseguente formazione di una proteina. Codone= tripletta. CPGs=Clinical Practice Guidelines= Pratiche linee guida cliniche. CYP3A4 =Cytochrome p4503A4= Citocromo p4503A4. DAA=Direct-Acting Agente= Agente Antivirale Diretto. DNA=acido deossiribonucleico: contiene le informazioni genetiche necessarie alla sintesi delle proteine, molecole indispensabili per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli esseri viventi. Il DNA è costituito da un insieme di Nucleotidi (vedi). DVR=Delayed Virological Response = Ritardata risposta virologica. consiste nel calo dell’HCVRNA 12 settimane dopo l’inizio della terapia e successiva negativizzazione dell’ HCVRNA dopo altre 12 settimane. EMA= European Medicine Association= Associazione Medica Europea, deputata alla valutazione e approvazione dei farmaci nell’Unione Europea. Enzimi=sono proteine che svolgono, accelerandole, quasi tutte le reazioni chimiche e biochimiche dell’organismo. Epo=erythropoietin=Eritropoietina. Aumenta la produzione dei globuli rossi. eRVR=estended Rapid Virological Response= estesa rapida risposta virologica (consiste nella negativizzazione dell’HCVRNA 4 settimane dopo l’inizio della terapia e la conferma di negatività 12 settimane dopo l’inizio della terapia o altro periodo). EVR= Early Virological Response = risposta virologica precoce. Consiste nel riscontro di HCVRNA negativo 12 settimane dopo l’inizio della terapia. 99 FDA=Food and Drug Administration =Agenzia per i prodotti alimentari e i farmaci; è deputata negli USA all’approvazione e commercializzazione dei farmaci. GCSF=Granulocyte colony-stimulating factor= fattore stimolante i granulociti. Genoma= Insieme di geni presenti nelle cellule di un essere vivente o di un virus. HAART=Higly Active Antiretroviral Therapy= terapia altamente attiva contro i retrovirus (Virus HIV). HBV=Hepatitis B Virus= Virus dell’Epatite B. HCC=Hepatocellular carcinoma= Carcinoma epatocellulare. HCV=Hepatitis C Virus=Virus dell’Epatite C. HCVRNA=RNA del virus dell’Epatite C. HIV=Immunodeficiency Virus= Virus dell’Immunodeficienza. IDU=Intravenous injecting Drug Use=uso di droghe iniettate per via venosa. IFN= Interferone. IU=International Unit= Unità Internazionali. LSM=Liver Siffness Measurement= misura della durezza del fegato (in genere si riferisce al Fibroscan). LT=Liver Transplantation=trapianto di fegato. NR= Non Responder (vedi). Non Responder= Paziente con nessuna risposta = con risposta virologica nulla = Paziente che ha un calo dell’HCVRNA inferiore a 2 logaritmi (100 volte) 12 settimane dopo l’inizio della terapia. Non Risposta= Paziente non Responder (vedi Non Responder). NUC=Nucleos(t)ides analoghes=Analoghi Nucleos(t)idici, . Nucleo=Il nucleo funge da centro di comando della cellula, inviando indicazioni alla cellula a crescere, maturare, dividersi o morire. Ospita anche il DNA, il materiale ereditario della cellula. 100 Nucleotidi= Sono i “mattoncini che, messi insieme, costituiscono il DNA, localizzato nel nucleo delle cellule di tutti gli esseri viventi. I componenti di ogni nucleotide sono: l’acido fosforico (uguale in tutti i nucleotidi), uno zucchero, deossiribosio (uguale in tutti i nucleotidi) e infine una base azotata (Adenina o Citosina o Guanina o Timina). I nucleotidi costituiscono anche l’RNA, che si differenziano dai nucleotidi del DNA in quanto lo zucchero è il Ribosio e non il deossiribosio e la base azotata Timina è sostituita dall’Uracile. Null response= Non Risposta =Nessuna Risposta (vedi Non Responder). P/R= Interferone Peghilato e Ribavirina. Partial responder=Pazienti con Partial response (vedi). Partial Response = Risposta parziale = Risposta virologica parziale = pazient4e che ha un calo dell’HCVRNA quantitativo superiore a 2 logaritmi (100 volte) 12 settimane dopo l’inizio della terapia, ma non negativizza mai il virus. Parziale risposta= Partial Response(vedi)= paziente con risposta parziale. Paziente relapser o con relapse= relapse (vedi). PegIFN/RBV o Riba=Peghilated Interferon-alpha and Ribavirin=Interferone peghilato alfa e ribavirina. PI=protease inhibitor=inibitore della proteasi. PR= P/R. Proteina=Le proteine sono grandi molecole complesse che svolgono molti ruoli critici nell’organismo. Costituiscono la maggior parte del lavoro delle cellule e sono necessarie per la struttura, la funzione e la regolazione dei tessuti del corpo e degli organi. Le proteine sono costituite da centinaia o migliaia di unità più piccole chiamate aminoacidi. Ci sono 20 diversi tipi di aminoacidi che possono essere combinati variamente per produrre le diverse proteine. Real-life studies= studi (o ricerche) nella vita reale. Relapse= Ricaduta= Paziente che presenta HCVRNA non determinabile alla fine del trattamento, ma l’HCVRNA ritorna determinabile successivamente, non ottenendosi l’SVR, Relapser= Paziente che presenta Relapse (vedi Relapse). Replicazione virale= riproduzione. 101 Reticolo endoplasmico= si trova all’interno del citoplasma ed è fondamentale per la sintessi lipidica e proteica; si distingue in liscio e in rugoso. In quest’ultimo sono adesi i Ribosomi (da cui il nome rugoso) indispensabili per la sintesi delle proteine Ribosomi=piccoli organelli presenti all’interno del citoplasma cellulare, costituti da RNA e proteine; fondamentali per la sintesi delle proteine. RGT= Response-Guided Therapy =terapia guidata dalla risposta. Riba=Ribavirina. RNA=(vedi Nucleotidi per la composizione). Generalmente aiuta il DNA per trasmettere nella cellula le informazioni dal nucleo al citoplasma dove vengono sintetizzate le proteine. Alcuni virus (come l’HIV, l’HCV, quello dell’influenza, del raffreddore, ecc.) sono costituiti da RNA e non da DNA. RVR= Rapid Virological Response= rapida risposta virologica.Consiste nel riscontro di HCVRNA negativo 4 settimane dopo l’inizio della terapia). SOC= Standard of care= Cura Standard. Stopping Rule=regole che inducono lo stop del trattamento (vedi RGT). SVR=Sustained Virological Response= Risposta Virologica Sostenuta. Un paziente la ottiene se presenta HCVRNA negativo 24 settimane dopo la sospensione del trattamento. Con i nuovi farmaci sono sufficienti 12 settimane dopo la fine della terapia. L’SVR significa che in futuro ci sono circa 99% di probabilità che il virus non ricompaia. TE= Transient Elastography= Fibroscan. TSH=Thyroid stimulating hormone=ormone stimolante la tiroide. TVR=Telaprevir. Virione= è un singolo esemplare completo di virus. Spesso è sinonimo di virus. Virological null response=risposta virologica nulla=Non Responder (vedi). Virological partial response= risposta virologica parziale= Partial Response (vedi). Virological relapse= relapse (vedi).