CON CURA
di ATUL GAWANDE
Il libro è un po’ un pretesto:
vorrei riflettere
sulle nostre difficoltà quotidiane,
sul rischio di forme anche larvate di burn-out
CON CURA
L'autore è un chirurgo americano, figlio a sua volta di un
medico immigrato dall'India. Egli ci narra una
vasta gamma di episodi di cui è stato testimone.
Dalla lotta contro le infezioni in un ospedale americano alla
vaccinazione antipolio in India, dalla chirurgia di guerra
in Irak alla terapia della fibrosi cistica.
Si sofferma su questioni professionali ed etiche come
l'errore in medicina, i procedimenti legali, la liceità della
pena di morte e della partecipazione di sanitari alle
esecuzioni, il rischio di seduzione nei rapporti medicopaziente, l'organizzazione sanitaria ed i rapporti col
denaro.
CON CURA
Il tutto con un pragmatismo ed una certa ingenuità
tipicamente americani, ma anche con un entusiasmo,
una curiosità ed una onestà ammirevoli, che lo portano
ad interrogarsi, a intervistare colleghi, a recarsi sul
campo, anche a mutare opinioni e sospendere giudizi;
mantenendo sempre la spinta vitale a prendersi cura,
come compito verso gli altri e verso sé stesso
Un libro comunque che a mio avviso aiuta a riflettere sul
significato del nostro lavoro, e che si conclude con una
lista di 5 consigli per mantenere nelle difficoltà un
atteggiamento positivo
CON CURA
Nel nostro quotidiano,
ci occupiamo spesso di problemi banali;
col rischio di sentirsi irrilevanti,
di non ricevere gratificazioni.
Soluzioni possibili



Coltivare hobbies e dedicare meno tempo
ed energie possibili al lavoro
Perseguire il massimo del guadagno
Crearsi una specialità ( ma resta o
aumenta la frustrazione del quotidiano )
Ma noi siamo ACP…
 Occuparsi di terzo mondo
Occuparsi di organizzazione sanitaria
 Impegnarsi nell’ACP , nel Sindacato,
nell’Associazione animatori
 Organizzare eventi formativi
Eppure qualche frustrazione ci resta

Studiare nuove modalità di formazione, che
permettono una maggiore autorevolezza
( mi pare la cosa che più aiuta nel quotidiano)

Soluzione estrema

Chiamarsi Danielle Rollier
…oppure…
I 5 CONSIGLI DI ATUL GAWANDE

Fare una domanda fuori copione

Non lamentarsi

Trovare qualcosa da contare

Scrivere qualcosa

Cambiare qualcosa
Fare una domanda fuori copione
Anche quando si avrebbe solo voglia di procedere
col paziente successivo.
Per stabilire un contatto umano.
Secondo me facendo emergere le persone,
aumenta la voglia di curare loro od i loro figli.
Parlare anche di cose poco importanti, dice
l’autore; mi viene in mente che è un modo per
rompere il guscio di certi adolescenti.
Fare una domanda fuori copione
Noi ACP dovremmo essere raffinati su questo.
L’anamnesi come momento per conoscere le
famiglie, parlando di inappetenza e di sonno
superare la ripetitività, le domande aperte che
svelano le reali preoccupazioni, “ e lei signora
come sta?"...
Ma certe volte bisogna anche sforzarsi, soprattutto
con le famiglie antipatiche, mi è capitato di
sorprendermi piacevolmente, scoprendo
interessi o attività che non mi aspettavo
( il canto, la danza acrobatica, lo sci da fondo ).
Forse rischiamo di avere un’immagine stereotipata
delle famiglie, a volte ci possono stupire.
Non lamentarsi
Dei colleghi, dei pazienti, delle mamme,
della stupidità umana…
dell’organizzazione sanitaria e del Governo.
I medici hanno un sacco di cose di cui lagnarsi e
sappiamo tutti cosa significa essere stanchi,
dovunque si riuniscano dei medici nasce una
litania di lamentele, non risolve nulla, scoraggia,
alimenta la depressione.
Non lamentarsi
Sfogare i nostri malumori, è terapeutico?
I colleghi sono dei terapeuti ?
Personalmente penso sia più utile confrontarsi,
anche sugli aspetti problematici e sulle difficoltà.
Prepararsi qualcos’altro di cui discutere,
alimentare la conversazione ( il blog?)
Trovare qualcosa da contare
Avere un atteggiamento scientifico, o come
minimo trovare qualcosa da contare; anche solo
quanti pazienti aspettano e quanto.
L’unico requisito è contare cose che ci interessino;
ci sarà di sicuro qualcosa che valeva la pena
scoprire.
Ci obbligherà la nuova Convenzione?
Le visite, le prescrizioni, i ricoveri ..dal contare
all’analizzare.
Trovare qualcosa da contare
Avere un atteggiamento scientifico, o come
minimo trovare qualcosa da contare; anche solo
quanti pazienti aspettano e quanto
Ci obbligherà la nuova Convenzione?
L’unico requisito è contare cose che ci interessino;
ci sarà di sicuro qualcosa d’interessante da
scoprire.
Trovare qualcosa da contare
Contare è anche secondo me sapersi mettere
positivamente in discussione, pensare che c’è
qualcosa che possiamo conoscere meglio nella
nostra realtà, vederne l’evoluzione .
Le visite, le prescrizioni, i ricoveri ..dal contare
all’analizzare.
Io ho sempre contato le visite prima domiciliari, poi
ambulatoriali. Se non lo avessi fatto non crederei
alle cifre.
Visite domiciliari
1400
1200
1000
800
600
400
200
0
'91
'94
'97
'00
'03
'06
'08
Trovare qualcosa da contare
Con la cartella informatizzata si può contare di tutto.
Esempio: dal 2000 ho registrato 24 CF in 17b.
Nel 2009 sto contando quanti stick urine e quanti
SBEA ( ce lo chiede il Distretto)
Ho provato a vedere quante volte ho registrato la
prescrizione (non solo mia!) di antibiotici, su un totale
di 23.348 records: amoxicillina 3.049
amoxicillina+clavulanico 1.100 azitromicina 479
claritromicina 327 cefixime 318 cefpodoxime 342
Cedax 24
Scrivere qualcosa
Un’articolo o 5 righe per un blog, o una poesia.
La medicina è una fatica più fisica che intellettuale.
Direi che la pediatria è anche una fatica fisica, ma
soprattutto mentale, se ci sforziamo di ascoltare;
ma non è detto che siamo obbligati a pensare
nel senso creativo del termine, rischiamo di
atrofizzarci.
Scrivere qualcosa
Noi abbiamo abbandonato la ricerca,
ma ci sarebbero tante cose da scrivere :



La lista dei dubbi
La lista dei cambiamenti
Scrivere per un pubblico, avere la volontà di
comunicare qualcosa, anche rischiare di dire
qualche sciocchezza (sto dando il buon
esempio).
Cambiare qualcosa
Tre categorie di persone e di medici:
adottanti precoci, adottanti tardivi, scettici.
Sembra più prudente attenersi a prassi
consolidate, a ciò che fanno tutti, ma un medico
non dovrebbe farlo, deve assumersi rischi e
responsabilità.
Cambiare qualcosa
Trovatevi qualcosa da sperimentare, da cambiare.
Contate quante volte avete successo e quante no.
E scrivetene.
Chiedete alla gente cosa ne pensa.
Sforzatevi di tenere viva la conversazione.
Sforziamoci di tenerci vivi.
Manteniamoci vivi e pensanti
E' vero che s'invecchia,
ma Rita Levi Montalcini in questi giorni compie
cent'anni.
E poiché il paragone potrebbe
sembrare azzardato…
"Chi ti credi, Dio ?"
"Beh, un modello bisogna pure
averlo" ( W. Allen)
Cambiare qualcosa
Si possono cambiare la strumentazione,
le modalità organizzative,
la disposizione degli arredi nello studio.
Anche nel comportamento clinico ci siamo evoluti..
molti di noi hanno cominciato senza otoscopio,
poi son venuti i tamponi faringei, le strisce
urinarie, il podoscopio, lo scoliometro,
magari l’oftalmoscopio ed il diapason,
il pulsiossimetro
Cambiare qualcosa
Nella terapia..essere adottanti precoci…
e come la mettiamo con l’EBM?
L’attesa di prove definitive non rischia di lasciarci
un po’ nell’impotenza?
Forse occorrerebbe essere prudenti ad adottare
nuove terapie in situazioni non problematiche,
e un briciolo più audaci nell’affrontare patologie
potenzialmente più impegnative.
Per concludere
Mie considerazioni del tutto personali:
Mantenersi professionali
Valorizzare aspetti importanti, magari un po'
nascosti, della nostra attività, ed essere
preparati per affrontarli:
ad esempio i problemi relazionali
Essere gentili: venire ringraziati è piacevole ed
incoraggiante
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