UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio UTILIZZO DI TECNICHE INNOVATIVE DI TELERILEVAMENTO PER IL MONITORAGGIO DELL’ATTIVITÀ FOTOSINTETICA DELLA VEGETAZIONE Relatore: Dott. Roberto Colombo Correlatore: Dott. Michele Meroni Tesi di laurea di: Sergio Cogliati Mat: 071252 Anno accademico 2006-2007 Contenuto Contenuto Sommario iii Abstract vii Lista delle figure xiii Lista delle tabelle xiv Introduzione xv Obiettivi e organizzazione del lavoro di tesi xix 1. L’interazione luce – vegetazione 1 1.1. Proprietà ottiche della vegetazione 1 1.1.1. L’interazione della luce a livello fogliare 1 1.1.2. L’interazione della luce a livello di canopy 4 1.2. L’origine della fluorescenza: la fotosintesi 6 1.3. La fluorescenza della vegetazione 13 1.4. Variazioni della riflettanza causata dal ciclo delle xantofille 17 1.4.1. Il Photochemical Reflectance Index (PRI) 2. Stima della fluorescenza della clorofilla 20 23 2.1. Fluorimetro di campo (tecniche attive) 25 2.2. Spettrometria di campo (tecnica passiva) 28 2.2.1. Grandezze radiometriche impiegate 29 2.2.2. Il metodo FLD 32 2.2.3. Sistema spettrometrico subnanometrico 38 2.2.4. Calcolo del coefficiente di riflessione apparente 41 2.2.5. Calcolo degli indici di vegetazione tradizionali (VI) 43 2.2.6. Calcolo della fluorescenza stazionaria (Fs) 45 3. Osservazioni di campo 3.1. Materiali e metodi 3.1.1. Piante utilizzate ed esposizione all’O3 46 46 46 i Contenuto 3.1.2. Disegno sperimentale 47 3.1.3. Dati radiometrici 47 3.1.4. Dati fisiologici, valutazione visiva e LAI 49 3.1.5. Dati meteorologici 50 3.2. Risultati e discussione 51 3.2.1. Andamento dei parametri nel corso dell’esperimento 51 3.2.2. Andamento giornaliero dei parametri 56 3.2.3. Relazioni tra Fs, PRI e LUE 63 4. Osservazioni direzionali della Fs e PRI 4.1. Materiali e metodi 65 66 4.1.1. Goniometro di campo 66 4.1.2. Dati radiometrici 67 4.1.3. Dati ancillari 69 4.2. Risultati e discussione 70 4.2.1. Anisotropia del campo radiativo riflesso 70 4.2.2. Anisotropia della Fs e PRI 72 Conclusioni 75 Appendici 79 Bibliografia 86 ii Sommario Sommario Questo lavoro si inserisce nel contesto della ricerca riguardante il monitoraggio della vegetazione in termini di produttività e individuazione precoce di stati di “stress”. In particolare l’oggetto di questa tesi riguarda l’impiego di tecniche innovative di telerilevamento volte all’osservazione remota del processo fotosintetico, attraverso la stima della fluorescenza della clorofilla indotta dal sole (Fs) e l’indice spettrale Photochemical Reflectance Index (PRI) collegato al ciclo delle xantofille. Alcuni studi condotti nell’ultimo decennio hanno dimostrato che Fs e PRI permettono di caratterizzare il processo fotosintetico in quanto sono dovuti a fenomeni chimico-fisici che si originano dalle così dette “vie dissipative” dell’energia assorbita dalle piante. La fluorescenza si origina dalla de-eccitazione radiativa delle molecole di clorofilla dei fotosistemi, mentre il PRI è un indice ottico legato al grado di de-epossidazione delle xantofille (un importante meccanismo fotoprotettivo della vegetazione). Il principio alla base dei queste nuove tecniche di telerilevamento per il monitoraggio della fotosintesi si fonda sull’analisi dell’utilizzazione dell’energia luminosa assorbita dalla vegetazione, in quanto la radiazione solare fotosinteticamente attiva assorbita dai pigmenti (principalmente clorofilla a,b) viene in parte utilizzata come input energetico nel processo fotosintetico. La restante frazione di energia assorbita viene dissipata secondo due differenti modalità: i) emissione fluorescente; ii) dissipazione in calore collegato con l’attivazione del ciclo delle xantofille. Questi tre processi dissipativi, fotosintesi, fluorescenza e dissipazione del calore, avvengono in competizione tra loro, così che l’aumento di efficienza di uno comporta l’inevitabile variazione dell’efficienza altri due. Da questa osservazione deriva, in via teorica, che dalle misure di fluorescenza e di PRI è possibile ottenere informazioni relative all’attività fotosintetica. Negli ultimi anni la fluorescenza della clorofilla è diventata un parametro ampiamente utilizzato nelle indagini ecofisiologiche, ma finora l’applicazione è stata limitata a campionamenti di singole foglie o comunque di target relativamente vicini all’osservatore e comunque di dimensioni ridotte, dovute al fatto che le tecniche di misura generalmente iii Sommario impiegate fossero di tipo attivo (impiego di una sorgente artificiale di eccitazione). In questo lavoro invece è stata utilizzata una tecnica passiva che permette quindi la misura a distanza (remota) della fluorescenza. Tale tecnica si basa sul metodo Fraunhofer Line Depth (FLD), che analizza l’energia luminosa emessa dalla clorofilla in determinate regioni spettrali nelle quali sono presenti le linee di Fraunhofer, ossia stretti intervalli spettrali delle dimensioni di pochi nanometri, nelle quali la radianza solare incidente è fortemente ridotta da assorbimenti che avvengono nell’atmosfera solare e terrestre. In particolare la tecnica proposta prevede l’utilizzo della linea di Fraunhofer presente a 760 nm, che ben si presta nel monitoraggio della fotosintesi delle piante, in quanto è prossima al picco di emissione di fluorescenza della clorofilla presente a 740 nm. Il Photochemical Reflectance Index è invece un indice spettrale nel dominio visibile (verde) sensibile ai rapidi cambiamenti dello stato di de-epossidazione dei pigmenti che formano il ciclo della xantofille (e di conseguenza alla dissipazione in calore), ma tecnicamente risulta più semplice da calcolare rispetto alla fluorescenza, in quanto è basato sulle variazioni di riflettanza a 531 nm. Analiticamente il PRI è formalizzato come PRI=(ρ531ρ570)/(ρ531+ρ570), la riflettanza a 571 nm non essendo influenzata dalle xantofille è impiegata come banda di riferimento. L’attività di tesi ha previsto una fase iniziale di messa a punto di un sistema spettroradiometrico di campo, in grado di misurare la fluorescenza della clorofilla indotta dal sole e il PRI della vegetazione negli ambienti naturali. Tale sistema è composto da due spettroradiometri indipendenti dei quali uno, caratterizzato da una elevatissima risoluzione spettrale (subnanometrica), dedicato alla quantificazione della fluorescenza in corrispondenza della linea di Fraunhofer a 760 nm, mentre il secondo, con caratteristiche tipiche degli spettroradiometri tradizionali da campo, è stato impiegato per la stima del PRI. Un esperimento controllato di esposizione cronica ad aria arricchita con ozono (O3), è stato condotto su piante in vaso (Trifolium repens L. cv. Regal) sia per testare il funzionamento del sistema spettroradiometrico che per verificare la validità delle nuove tecniche di telerilevamento passivo proposte. L’ozono è stato dunque utilizzato per indurre una condizione di stress delle piante, dato che questo gas largamente presente nella troposfera terrestre è in grado di danneggiare i processi fisiologici e le attività iv Sommario biochimiche della piante. Infatti è noto che l’ O3 altera le performance fotosintetiche attraverso una serie di meccanismi, prima della comparsa di sintomi visibili di danneggiamento sulla superficie della foglia. Durante le misure di campo sono state investigate le proprietà ottiche a livello di canopy. Il protocollo di campionamento adottato ha previsto la registrazione di alcuni cicli giornalieri durante il periodo di fumigazione cronica. Dalle osservazioni spettrali è stata calcolata la fluorescenza della clorofilla indotta dal sole, il PRI e indici ottici tradizionali come il Normalized Difference Vegetation Index (NDVI) e il Red Edge Position (REP). Misure fisiologiche di fluorescenza attiva state effettuate con un fluorimetro PAM-2000, dal quale è stata quantificata l’efficienza fotosintetica massima (Fv/Fm) a livello fogliare, il quenching non fotochimico (NPQ) e l’efficienza della fluorescenza allo stato stazionario (Ft). Gli scambi gassosi fogliari (l’assimilazione in condizioni di illuminazione naturale) sono stati misurati con un analizzatore portatile all’infrarosso CIRAS-1. I dati processati permettono l’analisi degli andamenti giornalieri della fluorescenza indotta dal sole, del PRI e degli altri parametri fisiologici misurati. I risultati ottenuti mostrano che gli indici ottici tradizionali del telerilevamento si prestano solo parzialmente ad essere impiegati come indicatori dell’esposizione all’ozono, in quanto riescono ad evidenziare la situazione di stress solo dopo la comparsa di danni visibili. Al contrario la ricerca ha evidenziato che l’impiego di tecniche innovative, legate all’attività di dissipazione dell’energia della pianta come l’attivazione del ciclo delle xantofille e la re-emissione di fluorescenza, identificano il danno da ozono dovuto ad una perturbazione dell’attività fotosintetica prima della comparsa dei sintomi visibili. I risultati mostrano quindi che questi parametri radiometrici sono in grado di identificare una differenza tra le tesi non solo in assenza di sintomi visivi ma in alcuni casi prima delle misure fisiologiche classiche come l’assimilazione e la fluorescenza attiva. Nella seconda parte di questo lavoro di tesi sono state svolte osservazioni multiangolari, mediante l’ausilio di un goniometro da campo, di un tipico prato per impianti sportivi. Dalle osservazioni spettrali sono state investigate le proprietà anisotropiche (Bidirectional Reflectance Distribution Function, BRDF) del campo radiativo di Fs e della riflettanza, con particolare riferimento alle lunghezze d’onda coinvolte nel calcolo del PRI e degli indici spettrali tradizionali. L’analisi dell’effetto BRDF sulle diverse lunghezze d’onda, è stato v Sommario valutato attraverso il coefficiente di anisotropia (Anisotropy Factor, ANIF), calcolato come rapporto tra i dati angolari e la riflettanza a nadir. I dati mostrano come la fluorescenza sia meno influenzata rispetto alla riflettanza dalla posizione reciproca di sorgente-target-sensore, in accordo con il fatto che Fs è un flusso radiante emesso. L’analisi del PRI richiede invece delle considerazioni ulteriori, in quanto essendo un indice normalizzato presenta un comportamento strettamente legato alla differente anisotropia delle lunghezze d’onda impiegate per calcolarlo. vi Abstract Abstract The scientific framework of this work is represented by ongoing research activities on vegetation productivity and early stress monitoring by remote sensing. In particular, the object of this thesis regards the development and exploitation of innovative remote sensing techniques for the estimation of the vegetation Chlorophyll Fluorescence (Fs) and Photochemical Reflectance Index (PRI) connected to the xanthophylls cycle. During the last decades there have been several studies that highlighted the relationship between the photosynthetic performance and Fs and PRI. These two electromagnetic signals originate from chemical-physic processes connected to the excess-energy dissipation pathways of the plants. In fact, vegetation fluorescence is the phenomenon by which part of light energy absorbed by photosynthetic pigments is re-emitted in a short time interval at longer wavelengths, while PRI is the optical index related to the xanthophylls de-epoxidation cycle (it’s an important photo-protective mechanism of the green vegetation). The rationale behind these innovative remote sensing techniques based on chlorophyll fluorescence and PRI analysis is relatively straightforward: the electromagnetic energy absorbed by chlorophyll molecules of plants can be used to drive photosynthesis, can be dissipated as heat (a process connected to the xanthophylls cycle) or can be remitted as fluorescence. Since these three dissipative processes occur in competition, such that any increase in the yield of one process will result in a decrease in the yield of the other two. Therefore, by monitoring chlorophyll fluorescence and PRI measurements we expect to obtain information about photosynthetic activity. For these reasons chlorophyll fluorescence became a widely used tool into the ecophysiological investigations, but the applications based on active measurements (with an specific source of excitation light), were limited to laboratory experiments and to the sampling of individual leaves or small canopies observed from little distance. In this thesis work it was exploited a passive method to detect the vegetation fluorescence that is exploitable at the fare range by using remote sensing techniques. The method employs the so-called Fraunhofer Line Depth (FLD) principle by which the fluorescence signal is estimated by vii Abstract analyzing the radiance upwelling from a vegetated target at a wavelength comprised within a relatively dark Fraunhofer line, a narrow spectral range where the incoming radiance is largely reduced by –solar or terrestrial – atmospheric absorption. The magnitude of the fluorescence emission can be deduced by comparing the signal measured within the Fraunhofer line and the signal measured in a nearby band which contains the whole solar background irradiance. The proposed technique exploits the Fraunhofer line centered at 760 nm due to the terrestrial atmospheric oxygen absorption. This line is located in proximity of the chlorophyll emission peaks at 740 nm. The method requires to explore the spectrum upwelling from the vegetated target with a subnanometer spectral resolution in order to observe within the narrow absorption lines. The PRI is an optical index in the green region of the visible that is sensitive to the fast changes in the de-epoxidation states of the pigments of the xanthophylls cycle. PRI is related to the reflectance (ρ) signal at 531 nm and a reference signal at 570 nm and is computed as follows: PRI=(ρ531-ρ570)/(ρ531+ρ570). Its quantification is simpler than that of fluorescence, because it is based on reflectance quantities and require lower spectral resolution than fluorescence. The research work has initially regarded the set-up of a field spectroradiometric device able to detect the vegetation Fs and PRI in the natural environment. This system is composed by two different spectroradiometers: the first one is dedicated to the quantification of solar induced fluorescence inside the Fraunhofer line centred at 760 nm, while the other one captures the whole visible near infrared spectrum and it is used to estimate the PRI. In order to verify the techniques and instrumentation proposed, it was carried out a chronic fumigation experiment in which potted plants (Trifolium repens L. cv. Regal) were exposed for several days to ozone (O3) enriched air. Ozone is a widespread gaseous phytotoxic pollutant, that is known to severely damage the physiological and biochemical processes of plants. O3 is known to affect photosynthetic performance through various mechanism before symptoms of injury appear on the leaf surface. Ozone exposure may in fact lead to an imbalance between antioxidant defenses and the amount of reactive oxygen species, resulting in oxidative stress. During this experiment, diurnal cycles of canopy optical properties were acquired under natural solar illumination, and traditional remote sensing vegetation optical index like Normalized Difference Vegetation Index (NDVI) and Red Edge Position (REP), were calculated viii Abstract other than chlorophyll fluorescence and PRI. Leaf physiological measurements of active fluorescence were carried out with a PAM-2000 fluorometer in order to quantify the fluorescence quantum yield (∆F/Fm’), the non photochemical quenching (NPQ) and the yield of steady state fluorescence (Ft). Furthermore gas exchange measurements under sun light conditions were acquired with a infrared gas analyser CIRAS-1. The processed data shows that solar induced chlorophyll fluorescence and xantophyll deepoxidation state can be detected from the near range distance and can be linked to plant physiological status. Traditional remote sensing vegetation index (e.g. NDVI, REP) can be used only partially to monitor the exposition to ozone, because they aren’t sensitive to short time changes in photosynthetic activity. During this chronic fumigation experiment VI discriminated the healthy and fumigated plants only after the appearance of visible symptoms on leaves surface, while the advanced remote sensing techniques proposed in this work (Fs and PRI), were able to detect the changes of the photosynthetic yield at the same time of physiological measurements. In the second part of this work, the anisotropic properties (Bidirectional Reflectance Distribution Function, BRDF) of solar induced chlorophyll fluorescence and Photochemical Reflectance Index (PRI), were investigated using a dense uniform soccer lawn (Lolium perenne) as a target. The spectroradiometers were mounted on a portable goniometric device that allowed the directional sampling of the reflected/emitted radiation field within a limited temporal range. In order to analyse the spectral variability of BRDF effects, the Anisotropy Factors (ANIF) was calculated by normalizing the data to nadir reflectance. The solar induced fluorescence was less affected than reflectance by view and illumination geometry, in agreement with the fact that fluorescence is an emitted flux originated within the medium. The interpretation of the BRDF effect of the PRI reflects the different anisotropy magnitude of the two bands (531 nm and 570 nm) used to compute it. ix Lista delle figure Lista delle figure Capitolo 1 Figura 1.1. Sezione verticale di una foglia di Mimulus Cardinalis che mostra i cammini possibili della radiazione incidente. (immagine tratta da D. M. Gates, "Spectral properties of plants," Applied Optics 4, 11-1965). p. 2 Figura 1.2. Spettri caratteristici di riflettanza (linea continua) e trasmittanza (punteggiata) bi-emisferiche di una foglia. p. 3 Figura 1.3. Spettri di assorbimento dei principali pigmenti fotosintetici della vegetazione: clorofilla a, b e carotenoidi (immagine tratta da http://www.uic.edu). p. 7 Figura 1.4. Schematizzazione del sistema antenna della vegetazione. p. 9 Figura 1.5. Schema a Z di Hill-Bendall, rappresenta il percorso degli elettroni in funzione del potenziale ossido-ridurrivo. p. 11 Figura 1.1. Schematizzazione del processo di assorbimento e remissione, diagramma di Jablonski. p. 13 Figura 1.2. Spettro di emissione di fluorescenza della vegetazione, caratterizzato da quattro picchi di emissione centrati a 440, 520, 690 e 740nm. Spesso il picco nella regione verde (520 nm) è poco evidente a causa dell’effetto di mascheramento ad opera del forte picco nel blu. (immagine tratta da Cecchi et al., 2004). p. 15 Figura 1.3. Fattori che influenzano la riemissione di fluorescenza. (immagine tratta da FluorMOD Final Report April 13, 2005, http://www.ias.csic.es/fluormod). p. 16 Figura 1.4. Ciclo delle xantofille. In caso di forte illuminazione, la violaxantina viene deepossidata e convertita in zeaxantina. Questo meccanismo partecipa alla dissipazione di energia per via termica. p. 18 Figura 1.5. Modello della conformazione dei complessi antenna per il quenching non fotochimico (immagine tratta da Horton et al., 2005). p. 19 Capitolo 2 Figura 2.6. Cinetica di emissione della fluorescenza clorofilliana. Viene accesa una luce di misura (↑ML) e viene misurata l’efficienza minima della fluorescenza (Fo). L’applicazione di un impulso luminoso saturante (↑SP) permette di misurare l’efficienza massima della fluorescenza (Fm). Viene quindi applicata una luce attinica (↑AL). Dopo un certo periodo di tempo viene applicato un altro impulso luminoso saturante che permette di misurare l’efficienza massima della fluorescenza alla luce (Fm’). L’efficienza della fluorescenza appena prima di SP viene chiamata Ft. Spegnendo AL, in genere in presenza di luce rosso lontano (FR, far red), è possibile infine calcolare l’efficienza minima della fluorescenza alla luce (Fo’). p. 27 x Lista delle figure Figura 2.7. Possibili configurazioni di misura, nei campi in grigio sono presenti le quantità fisicamente misurabili, mentre le altre sono solamente grandezze concettuali. Il caso 1 rappresenta la BRF, il caso 7 l’HDRF e il caso 8 l’HCRF (immagine tratta da Schaepman-Strub, 2006). p. 31 Figura 2.3. Radianza solare misurata sulla superficie terrestre. Le linee tratteggiate verticali indicano le bande di assorbimento dell’ossigeno centrate a 687 e 760 nm. p. 32 Figura 2.8. Regressione lineare tra Li, la radianza incidente e Ls, radianza emergente da una superficie vegetata nel range spettrale considerato. p. 35 Figura 2.9. Tipico spettro di emissione di fluorescenza (linea continua) e riflettanza di una foglia verde (linea punteggiata). Le linee verticali rappresentano le linee di Fraunhofer presenti a 687 nm e 760 nm. p. 36 Figura 2.10. Interfaccia grafica del software 3S. Nel pannello superiore è riportato il centro di controllo dello spettrometro vis-nir. Nel pannello inferiore è invece presente il centro di controllo dello spettrometro ad elevata risoluzione spettrale per la stima della fluorescenza. Sulla sinistra sono presenti gli spettri registrati dallo strumento, mentre sulla destra è possibile visualizzare istantaneamente la riflettanza. p. 39 Figura 2.11. Dati spettrali raccolti in una singola acquisizione del sistema spettrometrico. Linea blu e azzurra rappresentano la radianza solare incidente per gli spettrometri vis-nir e nir rispettivamente. La linea rossa e gialla rappresentano la radianza della canopy per gli spettrometri vis-nir e nir rispettivamente. I corrispondenti valori di HCRF sono riportati in verde. p. 40 Figura 2.12. Nel riquadro superiore è riportata una tipica firma spettrale di riflettanza apparente della vegetazione. Nel riquadro inferiore dettaglio della Fraunhofer line a 760 nm: (blu) radianza solare; (rosso) radianza della vegetazione; (verde) riflettanza apparente. p. 42 Capitolo 3 Figura 3.13. Misure radiometriche condotte a metà mattina (ore 10.30 solari) durante il corso dell’esperimento. Simboli pieni e vuoti si riferiscono a piante di controllo e trattate, rispettivamente. (a) Photochemical Reflectance Index, PRI; (b) Normalized Difference Vegetation Index; (c) Fluorescenza stazionaria, Fs; (d) Fluorescenza stazionaria normalizzata, NFs. I valori rappresentano le medie ± S.E. (n = 3). p. 52 Figura 3.14. Misure fisiologiche condotte a metà mattina (ore 10.30 solari) durante il corso dell’esperimento. Simboli pieni e vuoti si riferiscono ai campioni del controllo e del trattato rispettivamente. (a) assimilazione in condizioni di illuminazione naturale, A; (b) fluorescenza stazionaria, Fs; (c) l’efficienza effettiva del fotosistema II alla luce, ∆F/Fm’; (d) efficienza potenziale massima, Fv/Fm. I valori rappresentano le medie ± SE (n = 3). p. 54 Figura 3.15. Andamenti giornalieri (giorno 0) di variabili metereologiche, spettrali e fisiologiche. (a) PPFD diretto (linea continua) e diffuso (linea punteggiata); (b) PRI; (c) Fs calcolata con il metodo FLD “classico”; (d) NDVI; (e) sys_Fs calcolata xi Lista delle figure con il metodo FLD “sovradeterminato”; (f) NFs, Fluorescenza normalizzata; (g) A, Assimilazione netta in condizioni di illuminazione naturale; (h) LUE. Punti pieni e vuoti si riferiscono ai campioni controllo e trattato, rispettivamente. p. 57 Figura 3.16. Andamenti giornalieri (giorno 3) di variabili metereologiche, spettrali e fisiologiche. (a) PPFD diretto (linea continua) e diffuso (linea punteggiata); (b) PRI; (c) Fs, calcolata con il metodo FLD “classico”; (d) NDVI; (e) sys_Fs, calcolata con il metodo FLD “sovradeterminato”; (f) NFs; (g) A, Assimilazione netta in condizioni di illuminazione naturale; (h) LUE. Punti pieni e vuoti si riferiscono ai campioni controllo e trattato, rispettivamente. p. 59 Figura 3.17. Andamenti giornalieri (giorno 21) di variabili metereologiche, spettrali e fisiologiche. (a) PPFD diretto (linea continua) e diffuso (linea punteggiata); (b) PRI; (c) Fs, calcolata con il metodo FLD “classico”; (d) NDVI; (e) sys_Fs, calcolata con il metodo FLD “sovradeterminato”; (f) NFs; (g) A, Assimilazione netta in condizioni di illuminazione naturale; (h) LUE. Punti pieni e vuoti si riferiscono ai campioni controllo e trattato, rispettivamente. p. 61 Figura 3.18. Andamento giornaliero (giorno 21) della Fluorescenza stazionaria Fs delle piante trattate con ozono e di controllo, normalizzata con l’indice di vegetazione NDVI. Punti pieni e vuoti si riferiscono ai campioni controllo e trattato, rispettivamente. p. 62 Figura 3.19. Relazioni empiriche tra parametri radiometrici e LUE. a) NFs per tutti i campioni; b) PRI per tutti i campioni; c) NFs per campioni ozonati e di controllo; d) PRI per campioni ozonati e di controllo. Punti pieni e vuoti si riferiscono rispettivamente ai campioni controllo e trattato. p. 63 Capitolo 4 Figura 4.1. Osservazioni direzionali del campo radiativo emergente da una superficie erbosa attraverso l’utilizzo di un goniometro da campo (Giardino and Brivio, 2003). p. 66 Figura 4.2. Sistema di riferimento in coordinate polari usato per rappresentare la BRDF nei grafici tridimensionali. Il sole è sempre mantenuto a 180° azimutali. L'intersezione tra le linee radiali e quelle circolari indicano le osservazioni effettuate durante l’attività di campionamento. p. 68 Figura 4.3. ANIF del della superficie erbosa investigata per i diversi VZA nel Piano Principale. Le tonalità blu sono state utilizzate per rappresentare la retrodiffusione, quelle rosse la diffusione in avanti. p. 70 Figura 4.4. Grafici tridimensionali del Anisotropy Factor (ANIF) per due lunghezze d’onda. A 690 nm la radiazione è fortemente assorbita dai pigmenti della vegetazione, mentre a 800 nm la radiazione subisce fenomeni di scattering singolo o multiplo. I dati si riferiscono a osservazioni spettrali fatte tra 0-75° VZA con intervallo di 15°, tra 0-360° VAA con intervallo di 45°. p. 71 Figura 4.5. Grafici tridimensionali del Anisotropy Factor (ANIF) della fluorescenza stazionaria normalizzata e del Photochemical Reflectance Index (PRI). I dati si xii Lista delle figure riferiscono a osservazioni spettrali fatte tra 0-75° VZA con intervallo di 15°, tra 0360° VAA con intervallo di 45°. p. 72 Figura 4.6. Anisotropia della riflettanza e di indici ottici normalizzati nel piano principale. A) riflettanza a 531 nm e 570 nm utilizzate nel calcolo del Photochemical Reflectance Index (PRI); B) riflettanza a 690 nm e 800 nm utilizzate per il calcolo del Normalized Difference Vegetation Index (NDVI) e Simple Ratio (SR). p. 73 xiii Lista delle tabelle Lista delle tabelle Capitolo 1 Tabella 1.1. Angolo di inclinazione medio per diversi tipi di canopy. p. 5 Tabella 1.2. Regioni di assorbimento dei principali pigmenti presenti nella vegetazione p. 8 Tabella 1.3. Riepilogo dei meccanismi di quenching non fotochimico. p. 17 Capitolo 2 Tabella 2.1. Notazione utilizzata nelle definizioni delle quantità di riflettanza solitamente usate nelle misure di campo. p. 29 Tabella 2.1. Linee di Fraunhofer sovrapposte allo spettro di emissione di fluorescenza. p. 37 Tabella 2.2. Caratteristiche spettrali degli spettroradiometri High Resolution Spectrometers HR4000, OceanOptics Inc., USA, utilizzati per la stima di Fs, PRI e indici di vegetazione. p. 38 Capitolo 4 Tabella 4.3. Caratterizzazione della Footprint osservata per diversi angoli zenitali investigati, sono riportate le lunghezze degli assi dell’ellisse di superficie osservata. p. 68 xiv Introduzione Introduzione Nell’ultimo mezzo secolo numerose e variegate metodologie di telerilevamento sono state sviluppate e impiegate per lo studio e l’osservazione delle risorse terrestri, per meglio comprendere la biosfera e i processi che la mantengo viva. Nell’ambito del telerilevamento delle terre emerse, particolare interesse è rivestito dagli studi condotti sulla vegetazione. Dagli anni sessanta, diverse attività di ricerca finalizzate all’investigazione proprietà ottiche della vegetazione sono state condotte con l’obiettivo di sviluppare tecniche appropriate per la classificazione e il monitoraggio degli ecosistemi vegetali. La riflettanza e la trasmittanza, sia a livello fogliare che di canopy, sono state studiate in modo molto più approfondito rispetto all’assorbanza, in quanto possono essere più facilmente investigate attraverso l’uso di sensori remoti. Le tecniche di telerilevamento spesso si basano sull’utilizzo di indici ottici di vegetazione (VI, Vegetation Indices), come il Simple Ratio (SR) e il Normalized Difference Vegetation Index (NDVI), in grado di facilitare l’interpretazione e il confronto dei dati telerilevati. Questi indici, in genere formalizzati come combinazioni algebriche più o meno complesse tra bande spettrali, sono in grado di attenuare gli effetti di disturbo legati a diversi fattori come la topografia, le variazioni delle condizioni di illuminazione e osservazione, l’influenza dell’atmosfera e del colore del suolo. Per questo gli indici ottici sono stati impiegati per stimare parametri biofisici e biochimici della vegetazione e caratterizzarne la distribuzione spaziale. Questi studi si sono rivolti, in particolare, all’identificazione delle specie e alla mappatura della copertura forestale, nonché alla comprensione delle interazioni tra la vegetazione e gli altri comparti ambientali. Alcuni indici di vegetazione sono invece stati usati per stimare i livelli potenziali di fotosintesi della canopy e di produzione primaria netta (Choudhury, 2001; Gamon et al., 1995; Verma et al., 1993), riscuotendo però scarso successo, in quanto la maggior parte degli indici di vegetazione non è sensibile a rapidi cambiamenti dello stato fotosintetico delle piante. Questo è dovuto al fatto che la maggior parte degli indici spettrali sono ideati xv Introduzione per essere particolarmente sensibili alle proprietà strutturali della canopy (es. indice di area fogliare, distribuzione media dell’angolo fogliare) e alla concentrazione di pigmenti, ma non hanno un collegamento diretto con il processo fotosintetico. Infatti, osservazioni spettrali della riflettanza di diverse tipologie di canopy hanno dimostrato di essere poco utili nel il monitoraggio real-time dell’efficienza fotosintetica (Gamon et al., 1990; Peňuelas et al., 1995). Considerando invece scale temporali maggiori (settimane, mesi, stagioni, ecc…), l’alterazione delle condizioni ambientali o l’esposizione della vegetazione a stress prolungati, causano mutamenti nella vegetazione rilevabili con successo con gli indici ottici tradizionali. Ad esempio alcuni lavori hanno mostrato come l’NDVI stia aumentando negli ultimi anni, nell’emisfero nord, probabilmente a causa del riscaldamento globale (Myneni et al., 1997, 1998). Una nuova generazione di tecniche di telerilevamento, basate sul monitoraggio delle vie dissipative dell’energia assorbita in eccesso è in fase di sviluppo negli ultimi anni. Il principio alla base di queste metodologie innovative si fonda sull’analisi dell’utilizzazione dell’energia luminosa assorbita dalla vegetazione. La radiazione solare fotosinteticamente attiva (PPFD, Photosynthetic Photon Flux Density), assorbita dai pigmenti fotosintetici (principalmente clorofilla a, b), viene in parte utilizzata come input energetico nel processo fotosintetico, mentre la parte in eccesso viene dissipata secondo due differenti modalità: i) emissione fluorescente (Photochemical Quenching, pQ); ii) dissipazione in calore (Non Photochemical Quenching, NPQ), collegato con l’attivazione del ciclo delle xantofille. I tre processi: fotosintesi, fluorescenza e dissipazione del calore, avvengono in competizione tra loro, questo comporta almeno in linea teorica che all’aumento di efficienza di uno ne consegua l’inevitabile variazione dell’efficienza degli altri due (Krause & Weis, 1991; Walzer, 1992; Maxwell & Johnson, 2000). Al di fuori della comunità scientifica del telerilevamento, la fluorescenza della clorofilla rappresenta da anni un parametro largamente impiegato da ecofisiologi ed agronomi per l’individuazione di stati di stress della vegetazione. Le tecniche utilizzate per quantificare la fluorescenza sono basate sull’impiego di una sorgente di eccitazione artificiale modulata (tecniche attive), e viene investigata la risposta della vegetazione a impulsi luminosi con determinata intensità e frequenza. La maggior parte delle informazioni sono ricavate analizzando la cinetica della fluorescenza negli istanti di tempo immediatamente successivi alla eccitazione luminosa (e.g. cinetica veloce della fluorescenza). Queste metodologie, xvi Introduzione applicate con successo in numerosissimi casi, sono però limitate a misure di laboratorio o di campo, in quanto richiedono di essere a diretto contatto o comunque in prossimità del bersaglio. Negli ambienti naturali la vegetazione è investita continuamente dalla radiazione solare, questo comporta l’emissione continua di fluorescenza, chiamata “fluorescenza indotta dal sole” o “fluorescenza stazionaria”, (Fs). Questa energia luminosa si somma al flusso solare riflesso della vegetazione, incrementando di pochi punti percentuali la quantità totale di energia misurata. Alcune attività di ricerca, condotte recentemente, hanno mostrato la possibilità di misurare Fs utilizzando tecniche passive (Freedman et al., 2002; Moya et al., 2004; Louis et al., 2005; Meroni & Colombo, 2005) basate sul metodo Fraunhofer Line Depth (FLD). Quest’ultimo consiste nell’osservazione della radianza spettrale all’interno di piccolissimi intervalli spettrali presenti nello spettro solare, linee di Fraunhofer, nei quali la radiazione incidente sulla superficie terrestre è fortemente attenuata. Alcune di queste “linee scure”, ben si prestano alla misura della fluorescenza nella regione spettrale del rosso e del vicino infrarosso. Altri studi (Moya et al., 2004 e Meroni et al., 2007), valutando la fluorescenza stazionaria utilizzando il metodo FLD, hanno dimostrato una buona relazione tra le misure passive a livello fogliare e di canopy, con le misure attive (fluorimetro portatile PAM2000) condotte con tecniche fisiologiche tradizionali. L’altra via dissipativa dell’energia assorbita in eccesso, la dissipazione termica, coinvolge un importante meccanismo fotoprotettivo della vegetazione: il ciclo delle xantofille. Questo processo biochimico, nel quale avviene la de-epossidazione dei diversi pigmenti che compongono il ciclo delle xantofille, impedisce il sovraccarico energetico dei centri di reazione dei fotosistemi, che altrimenti verrebbero danneggiati. Cambiamenti nello stato di de-epossidazione delle xantofille, producono variazioni della riflettanza in una stretta regione nel dominio visibile centrata a 531 nm (Bilger et al., 1989; Gamon et al., 1992, 1993; Stylinski et al., 2000, 2002). Per rilevare l’entrata in funzione di questo meccanismo fotoprotettivo e monitorarne l’andamento, Gamon et al. (1992) hanno formulato un indice spettrale, il Photochemical Reflectance Index (PRI), calcolato come rapporto normalizzato tra la riflettanza a 531 nm e una banda spettrale di riferimento 570 nm, non influenzata dallo stato di de-epossidazione. Cambiamenti del PRI nell’arco della giornata sono funzione della radiazione incidente, mentre variazioni in un arco temporale maggiore sono una risposta ai diversi fattori di xvii Introduzione stress che perturbano l’efficienza fotosintetica (Krause & Weis,1984; Krause, 1988; Demmig-Adams & Adams, 1992; Adams & Demmig-Adams, 1994; Long et al., 1994; Niyogi, 1999; Havaux & Kloppstech, 2001; Hendrickson et al., 2003). In questo contesto scientifico si inserisce l’attività di ricerca oggetto di questa tesi, nella quale è stato realizzato e messo in funzione un sistema spettrometrico passivo grazie al quale è possibile stimare simultaneamente la fluorescenza indotta dal sole (Fs), il Photochemical Reflectance Index (PRI) e gli indici ottici tradizionali (VI) impiegati negli studi sulla vegetazione. La consistenza tra le informazioni derivate utilizzando queste tecniche innovative di telerilevamento e le tradizionali tecniche fisiologiche, solitamente impiegate per l’individuazione di stati di stress della vegetazione, è stata valutata attraverso un esperimento nel quale piante in vaso sono state esposte per diversi giorni ad aria arricchita con ozono (O3). La scelta dell’ozono come fattore di stress della vegetazione, si contestualizza nell’ambito di altre ricerche condotte dal Laboratorio di Telerilevamento delle Dinamiche Ambientali, DISAT, in collaborazione con altri enti ed istituti, per fronteggiare il deperimento dei sistemi forestali e agricoli operato da questo contaminante ambientale. Nell’ultimo secolo infatti, la concentrazione di background dell’O3 è aumentata di circa il 10% per decennio, come risultato dell’incremento delle emissioni antropiche dei suoi precursori. L’impatto negativo dell’ozono sull’agricoltura è noto dalla metà del secolo scorso e, recentemente, molti ricercatori hanno sottolineato come le concentrazioni di ozono attuali in troposfera, siano in grado di causare significative riduzioni anche nella crescita delle specie arboree. xviii Obiettivi e organizzazione del lavoro di tesi Obiettivi e organizzazione del lavoro di tesi La misura della “Fluorescenza Stazionaria” della clorofilla (Fs) e del Photochemical Reflectance Index (PRI) sono tra le tecniche di telerilevamento passivo più all’avanguardia nello studio e monitoraggio della vegetazione. L’utilizzo di queste tecniche innovative grazie alle quali è possibile ottenere informazioni relative allo stato dell’attività fotosintetica, rappresenta un sfida sotto il profilo tecnico. Le difficoltà sono infatti legate alla elevata risoluzione spettrale necessaria per la stima della Fs e del PRI. La valutazione della fluorescenza mediante tecniche di spettrometria di campo passive, è possibile attraverso l’uso del metodo FLD (Fraunhofer Line Depth), che richiede l’impiego di strumentazioni di campo di ultima generazione e lo sviluppo di algoritmi specifici per l’estrazione dell’informazione. E’ per questo motivo che l’applicazione di queste tecniche innovative rappresenta una prospettiva ambiziosa, ma concreta, nel quadro del monitoraggio della vegetazione in termini di stima della resa e di individuazione precoce di stati di stress della vegetazione. L’attività sperimentale oggetto di questa tesi è articolata in una fase iniziale nella quale è stato progettato, messo in funzione e testato un sistema spettrometrico passivo, con il quale è possibile quantificare Fs e il PRI a livello fogliare e di canopy, senza ausilio di una sorgente di eccitazione modulata. Tale sistema è costituito da due spettroradiometri indipendenti, uno ad altissima risoluzione spettrale (Full Width Half Maximum di 0.13 nm) dedicato alla quantificazione della fluorescenza nel vicino infrarosso, mentre il secondo, con caratteristiche tipiche di spettroradiometri da campo tradizionali, è stato impiegato nella stima degli indici di vegetazione tradizionali e del PRI. L’attività di set-up del sistema di misura ha compreso una parte rivolta all’aspetto “hardware” del sistema, come la messa in funzione degli spettroradiometri, la calibrazione (spettrale e radiometrica), la realizzazione dei dispositivi che agevolano le attività di campo e una parte “software” dedicata allo sviluppo e all’implementazione degli algoritmi necessari all’acquisizione e trattamento dei dati spettrali. xix Obiettivi e organizzazione del lavoro di tesi A seguito di questa prima fase di messa a punto del sistema, è stato condotto un esperimento controllato, nel quale piante in vaso (Trifolium repens L. cv. Regal) sono state esposte ad aria arricchita con ozono (O3). L’ozono è stato utilizzato per indurre una condizione di stress delle piante, dato che questo gas largamente presente nella troposfera terrestre è in grado di indurre uno stress di tipo ossidativo e danneggiare i processi fisiologici e le attività biochimiche della piante. Durante le campagne a terra, condotte in condizioni di illuminazione naturale, misure degli andamenti giornalieri delle proprietà ottiche, Fs e PRI sono state condotte simultaneamente alle misure di parametri fisiologici di fluorescenza attiva (PAM2000, Walz) e di scambi gassosi (CIRAS-1, PP-System) a livello fogliare. Questa attività sperimentale ha permesso in primo luogo di testare il corretto funzionamento del sistema spettrometrico in condizioni di campo e apportare le dovute migliorie, in secondo luogo di verificare la validità delle nuove tecniche di telerilevamento passivo proposte (Fs e PRI) rispetto alle consolidate tecniche fisiologiche. L’ultima parte di questa attività di ricerca ha riguardato lo studio dell’anisotropia dei campi radiativi di fluorescenza e riflettanza. Osservazioni multiangolari di un manto erboso destinato all’uso in impianti sportivi, sono state condotte mediante l’ausilio di un goniometro da campo, che ha permesso il campionamento dello dominio zenitale e azimutale di vista in un ristretto intervallo di tempo. Dalle osservazioni direzionali sono state studiati gli effetti direzionali BRDF (Bidirectional Reflectance Distribution Function) delle bande di riflettanza di coinvolte nel calcolo del PRI e degli indici di vegetazione e il comportamento della Fs, attraverso l’indice normalizzato NFs (Normalized Fluorescence). xx Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione Capitolo 1 L’interazione luce-vegetazione 1.1.Proprietà ottiche della vegetazione Le misure spettrometriche nel dominio ottico effettuate a terra, da piattaforma aerea o satellitare, sono il risultato di complesse interazioni materia-energia legate a vari eventi di assorbimento e diffusione (scattering) alla quale vanno incontro i fotoni durante il cammino tra la sorgente di illuminazione, la superficie terrestre e il sensore. Trascurando gli effetti legati ai fenomeni di diffrazione e di riemissione, la radiazione elettromagnetica incidente su un oggetto è soggetta a due tipologie di interazione con la materia, può essere infatti diffusa (con una probabilità Ks) attraverso la riflessione o la trasmissione, oppure può essere assorbita (con probabilità Ka). Le probabilità di scattering (ω), definita in [1.1], e assorbimento dipendono dalle proprietà del materiale di cui è costituito l’oggetto e generalmente variano con la lunghezza d’onda (λ). ω≡ Κs Κs + Κa [1.1] Nel caso di oggetti con dimensioni di diversi ordini di grandezza superiori alla lunghezza d’onda (λ), come è il caso delle foglie alle λ del visibile e del vicino infrarosso, è possibile considerare la teoria dell’ottica geometrica per descrivere lo scattering e l’assorbimento di un oggetto (Ross, 1981). Per un oggetto planare, come posso essere assunte in prima approssimazione le foglie, la quantità totale di radiazione luminosa che viene diffusa può essere distinta in radiazione proveniente dalla superficie (caratterizzata dalla riflettanza fogliare, ρ) e radiazione che invece viene scatterata attraverso il materiale e lascia l’oggetto dalla superficie inferiore (caratterizzata dalla trasmittanza fogliare, τ). 1.1.1.L’interazione della luce a livello fogliare L’energia radiante intercettata da una canopy vegetata è principalmente assorbita e diffusa dalle foglie. Il fenomeno di scattering avviene o a livello della superficie fogliare o dopo l’interazione con l’interno della foglia. A seguito dell’interazione del fotone con la foglia, 1 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione questo può essere assorbito o diffuso attraverso riflessione e/o trasmissione. La ripartizione dell’energia incidente tra questi processi dipende da numerosi fattori, tra i quali: la struttura cellulare, la rugosità, la morfologia, la fisiologia (es. contenuto di pigmenti, acqua, cellulosa e lignina), e caratteristiche della superficie fogliare (es. presenza ed abbondanza di cere). Figura 1.1. Sezione verticale di una foglia di Mimulus Cardinalis che mostra i cammini possibili della radiazione incidente (immagine tratta da D. M. Gates et al., 1965). Le foglie non sono riflettori perfetti ma esibiscono componenti sia di diffusione Lambertiana che non-Lambertiana (speculare). La componente diffusa ha origine dall’interazione della radiazione con l’interno della foglia, dove la radiazione è diffusa da discontinuità di rifrazione e redirezionata in modo casuale indietro verso la superficie fogliare dove emerge come campo di radiazione diffusa e isotropa. Per lo stesso motivo – interazione con la parte interna – la frazione trasmessa tende ad avere distribuzione direzionale quasi-Lambertiana. La componente direzionale ha origine dallo scattering con la superficie fogliare dove la radiazione viene redirezionata secondo l’angolo di riflessione speculare, come descritto dalla legge di Snel. Gli spettri tipici di riflettanza e trasmittanza di una foglia individuale (figura 1.2) indicano tre distinte regioni d’interazione: • il visibile (VIS, 400-700 nm); • il vicino infrarosso (NIR, 700-1350 nm); • l’infrarosso medio (MIR, 1350-2700 nm). 2 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione Figura 1.2. Spettri caratteristici di riflettanza (linea continua) e trasmittanza (punteggiata) bi-emisferiche di una foglia. La maggior parte delle foglie verdi esibiscono spettri simili, sebbene le diverse features osservate possano avere magnitudini diverse in funzione dello stato della foglia. Regione del visibile, VIS Relativamente poca radiazione è riflessa e ancora meno trasmessa in questa regione spettrale (che coincide con il dominio della citata PPFD o PAR, Photosinthetically Active Radiation, dalla terminologia ecofisiologica). La firma caratteristica è dovuta alla radiazione che interagisce con le strutture e viene assorbita dalla clorofilla e da altri pigmenti (soprattutto carotenoidi) nel blu e nel rosso. Il picco posizionato a 550 nm circa è responsabile del colore verde. Regione del vicino infrarosso, NIR La foglia assorbe una frazione relativamente piccola della radiazione incidente che invece risulta subire scattering multiplo nel mesofillo fogliare. Regione dell’infrarosso medio, MIR Riflettanza e trasmittanza sono più contenute in questa regione e sono controllate dalla struttura interna della foglia e dagli assorbimenti dell’acqua contenuta nelle foglie. Le bande di assorbimento caratteristiche dell’acqua sono posizionate a 1430, 1950 e 2200 nm. 3 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione 1.1.2.L’interazione della luce a livello di canopy Se invece della singola foglia consideriamo l’intera canopy, aumenta la complessità nella descrizione del trasferimento della radiazione nella vegetazione. Il flusso della luce solare incidente all’interno della canopy verso il suolo e verso il sensore, non dipendono solo dalle proprietà ottiche degli elementi della vegetazione, ma anche dalla loro densità e dalla loro orientazione. Un elemento della vegetazione, ad esempio una foglia, all’interno della canopy riceve due tipi di radiazione: la luce solare non intercettata da altri elementi e la luce intercettata e poi diffusa da questi elementi. Il sensore allo stesso modo riceve diversi tipi di flusso: (1) il flusso diffuso una sola volta da un elemento della vegetazione (single scattering), (2) il flusso diffuso più volte da diversi elementi della vegetazione (multiple scattering) ma che non raggiunge il suolo, e (3) il flusso riflesso dal suolo che raggiunge il sensore senza essere stato intercettato da un elemento della vegetazione o, se intercettato, diffuso poi nella direzione del sensore. Il multiple scattering tende a diminuire il contrasto tra foglie in luce e foglie in ombra perché la radianza riflessa o trasmessa dalle foglie all’interno della canopy crea una luce diffusa che aumenta la luminosità delle aree in ombra. Per architettura della canopy si intende la distribuzione spaziale della vegetazione sul suolo e la densità e l’orientazione degli elementi vegetativi (foglie) all’interno dell’area vegetata. Per una canopy omogenea, in genere, si assume che la densità degli elementi fogliari sia omogenea e caratterizzata dall’indice di area fogliare (Leaf Area Index, LAI, m2m-2) che descrive la quantità di area fogliare one-sided per unità di superficie piana occupata dalla fitocenosi. Per descrivere la distribuzione dell’angolo fogliare (Leaf Angle Distribution, LAD) è necessario definire l’angolo d’inclinazione fogliare che è l’angolo formato nel piano verticale dalla normale alla foglia e il vettore rivolto al nadir. L’angolo azimutale è l’angolo della normale rispetto al nord nel piano orizzontale. La distribuzione dell’angolo fogliare è caratterizzata dalla funzione che descrive la densità della distribuzione f(θl, φl) dove θl e φl sono rispettivamente l’inclinazione fogliare e l’angolo azimutale della foglia. Quindi f(θl,φl)dθldφl è la frazione di area fogliare con inclinazione delle foglie compresa in un intervallo dθl centrato in θl, e azimut dφl centrato in φl. La distribuzione dell’angolo di inclinazione fogliare varia notevolmente da un tipo di vegetazione ad un altro. Le canopy sono generalmente descritte da uno dei sei tipi di distribuzione: planofila, erettofila, plagiofila, estremofila, uniforme e sferica. 4 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione Tabella 1.1. Angolo di inclinazione medio per diversi tipi di canopy. Tipo di canopy Angolo di inclinazione medio planofila 26.76 erettofila 63.24 plagiofila 45.00 estremofila 45.00 uniforme 45.00 sferica 57.63 La riflettanza e la trasmittanza di una superficie sono descritte dalla funzione di distribuzione della riflettanza (trasmittanza) bidirezionale (Bidirectional ReflectanceTransmittance Distribution Function, BRDF e BTDF, rispettivamente). Tale funzione mette in relazione la radianza proveniente da una direzione nota, incidente su una superficie con la radianza riflessa (trasmessa) nella direzione del sensore. Gli effetti di riflettanza bidirezionale in canopy dense sono determinati dalla combinazione dell’architettura della canopy e dello scattering multiplo; essi sono causati principalmente dalla distribuzione delle ombre, osservata in un certo sistema sorgente-sensore-bersaglio. La proporzione e la distribuzione delle componenti della canopy in ombra ed illuminate dipendono fortemente dalla distribuzione dell’orientazione fogliare e da altre proprietà strutturali che dipendono dalla specie, dalla fenologia e dalle condizioni di salute. 5 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione 1.2.L’origine della fluorescenza: la fotosintesi La fotosintesi è un processo fisiologico nel quale l’energia luminosa, proveniente negli ambienti naturali dal sole, viene utilizzata dagli organismi fotosintetici come piante, alghe e alcuni batteri per effettuare reazioni fotochimiche nelle quali biossido di carbonio (CO2) e l’acqua (H2O) sono utilizzati come reagenti per la sintesi di composti organici. La reazione globale che riassume il processo fotosintetico è la seguente: In particolare la CO2 fornisce gli atomi di carbonio, l’acqua gli elettroni e la luce solare l’energia necessaria affinché questa reazione endoergonica (che richiede energia) possa avvenire. I prodotti sono principalmente molecole di zuccheri a sei atomi di carbonio come glucosio, fruttosio ecc… e ossigeno molecolare. Sostanzialmente l’obiettivo di questo processo è la trasformazione dell’energia luminosa in energia chimica, immagazzinata nei legami molecolari dei composti sintetizzati. La fotosintesi avviene nei cloroplasti: organelli cellulari che contengono l’apparato fotosintetico costituito da un’estesa rete di membrane chiamate lamelle, ripiegate a formare delle strutture chiamate tilacoidi. Questi ultimi sono impilati tra loro a formare delle strutture chiamate grana. Immersi nelle membrane tilacoidali risiedono invece i pigmenti fotosintetici che sono delle molecole di fondamentale importanza, in quanto assorbendo l’energia luminosa permettono che avvenga il processo fotosintetico. L’attività fotosintetica avviene in tutte le parti verdi della pianta, ma è particolarmente intensa nel mesofillo fogliare, formato da cellule ricchissime di cloroplasti. Questo tessuto si trova in una posizione strategica per sfruttare pienamente l’energia luminosa che colpisce la foglia sulla pagina superiore. Il processo fotosintetico avviene in due fasi distinte, denominate rispettivamente: “fase luminosa” e “fase oscura”. La fase luminosa comprende reazioni che posso avvenire solo in presenza di luce, mentre la fase oscura utilizza i prodotti fotosintetici forniti dalla precedente. Pigmenti fotosintetici I pigmenti sono una categoria di molecole organiche accomunate dal fatto di assorbire la luce grazie alla presenza di doppi legami chimici (π) coniugati e, in funzione della loro 6 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione struttura chimica determinano assorbimenti in diverse regioni spettrali. I pigmenti fotosintetici assorbono principalmente nella regione visibile dello spettro elettromagnetico (400 e 700 nm), in una regione denominata PAR. Esistono tre classi principali di pigmenti fotosintetici: le clorofille, i carotenoidi e le ficobiliproteine (Taiz & Zeiger 2002). Le clorofille sono di quattro tipi: la clorofilla “a” è il pigmento maggiormente diffuso, è presente in tutti gli organismi fotosintetici, in quanto riverse il ruolo fondamentale di trasmettere gli elettroni alle molecole deputate alla sintesi degli zuccheri. La clorofilla “b” è contenuta in tutti gli organismi verdi, dalle alghe alle piante, mentre le clorofille “c” e “d” (oppure C1 e C2) sono presenti nelle alghe brune e rosse. Anche i carotenoidi, come le clorofille “a”, sono ubiquitari e si distinguono nei caroteni (es. β-carotene) e nelle xantofille (es. luteina nelle piante). Infine vi sono le ficobiliproteine che comprendono la ficoeritrina e la ficocianina. La presenza dei diversi pigmenti, in grado di assorbire in diverse regioni spettrali (figura 1.3), si spiega con la necessità degli organismi fotosintetici di assorbire la maggiore quantità di energia possibile in differenti condizioni di esposizione alla luce. Figura 1.3. Spettri di assorbimento dei principali pigmenti fotosintetici della vegetazione: clorofilla a, b e carotenoidi (immagine tratta da http://www.uic.edu). La clorofilla è il pigmento maggiormente presente nelle piante, la sua struttura molecolare è costituita da quattro anelli pirrolici che si chiudono a formare un anello porfirinico con al centro un atomo di magnesio. La differenza tra la clorofilla “a” e la “b”, consiste nel fatto che la clorofilla “a” presenta un gruppo metilico (CH3), mentre la clorofilla “b” un gruppo aldeidico (CHO). Oltretutto 7 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione esistono diversi tipi di clorofille “a”, diversificate dal fatto di avere massimi di assorbimento a diverse lunghezze d’onda. Tabella 1.2. Regioni di assorbimento dei principali pigmenti presenti nella vegetazione Pigmento Classi Picchi di assorbimento Clorofille a Blu e rosso b A lunghezze d’onda comprese tra i due picchi della clorofilla “a” Carotenoidi Caroteni Blu Xantofille Ficobiliproteine Ficoeritrina Verde Ficocianina Assorbimento e Trasmissione dell’energia Atomi e molecole si trovano in genere nel rispettivo stato fondamentale per una data temperatura, a cui corrisponde un livello minimo di energia. Tuttavia quando vengono sollecitati da una opportuna quantità di energia, passano in uno stato eccitato corrispondente ad una maggiore quantità di energia. Lo stato eccitato non è stabile e dura per tempi brevissimi, perché atomi e molecole tendono a ritornare quasi istantaneamente allo stato di partenza (energia minima), restituendo all’ambiente l’energia assorbita. Le condizioni necessarie perché possa verificarsi una transizione energetica di questo tipo, sono contenute nelle regole di selezione previste dalla meccanica quantistica, le quali indicano le transizioni energetiche permesse o più precisamente, quali sono le transizioni più probabili e quelle meno. L’assorbimento avviene solo se l’energia radiante trasportata (E=hν) è esattamente uguale alla quantità necessaria ad uno dei tanti “salti” energetici possibili per atomi e molecole. Per assorbimento si intende dunque l’acquisizione da parte della materia dell’energia radiante, in questo processo atomi e molecole “catturano” le radiazioni eccitante con conseguente aumento dell’energia interna. Questo provoca una serie di fenomeni diversi in funzione della quantità di energia contenuta nella radiazione incidente: dall’eccitazione degli elettroni di valenza nel caso di radiazioni nell’UV-VIS, all’eccitazione vibrazionale per onde nell’IR, fino all’estrazione di elettroni dagli atomi per raggi X. 8 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione Quando i pigmenti fotosintetici vengono colpiti da energia elettromagnetica, avviene una transizione energetica π → π*, nella quale gli elettroni dei doppi legami passano da uno stato fondamentale ad uno eccitato, dopodichè ritornano allo stato fondamentale liberando energia. Nel caso di una molecola di clorofilla al suo stato energetico basale (Chl), quando assorbe un fotone passa ad un livello energetico eccitato (Chl*): Chl + hν → Chl* La clorofilla eccitata ha diverse vie possibili di dissipazione dell’energia assorbita: riemettre un fotone tornando al suo stato base con un processo noto come fluorescenza (decadimento radiante), dissiparla come calore (decadimento non radiante), oppure trasferirla alle molecole di clorofilla vicine. Figura 1.4. Schematizzazione del sistema antenna della vegetazione. Nelle piante i pigmenti fotosintetici sono organizzati in due unità funzionalmente differenti, definiti fotosistemi, ciascuno dei quali è costituito da un centro di reazione nel quale è presente una molecola di clorofilla “a”, da enzimi per il trasporto degli elettroni e da pigmenti antenna. Considerando quindi i pigmenti organizzati in fotosistemi, il processo di assorbimento/decadimento della clorofilla avviene in modo efficace ai fini fotosintetici, infatti l’elettrone eccitato di un pigmento entra in risonanza con l’elettrone di un pigmento vicino trasferendo l’energia (figura 1.4). Affinché questo avvenga, è necessario che i pigmenti siano sufficientemente vicini (distanza < 0.1 nm), che siano opportunamente orientati e che lo spettro di decadimento del pigmento eccitato e quello di assorbimento del pigmento che si deve eccitare siano parzialmente sovrapposti. 9 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione L’energia assorbita dai pigmenti antenna viene convogliata verso il centro di reazione attraverso una serie di pigmenti, con un massimo di assorbimento che è via-via sempre più spostato a lunghezze d’onda maggiori . Questo è spiegato dal fatto che vi è una piccola perdita di energia sotto forma di calore ad ogni passaggio, per assicurare la non reversibilità del processo e far sì che l’energia fluisca dai pigmenti antenna più esterni fino al centro di reazione. La presenza di questo sistema “antenna” consente una maggiore efficienza fotosintetica della pianta, in quanto anche in piena luce solare una molecola di clorofilla è in grado di assorbire solo pochi fotoni al secondo, per cui se un centro di reazione dovesse dipendere dagli input di una sola molecola di clorofilla, lascerebbe per lungo tempo in attesa gli enzimi della catena di trasporto. “Fase luminosa” La fase luminosa è caratterizzata dal diretto intervento della luce, è in questo momento che avviene l’assorbimento dell’energia solare operato dai pigmenti fotosintetici e la successiva conversione in energia chimica immagazzinata in molecole come ATP e NADPH, che saranno poi utilizzate nella fase oscura. Queste reazioni avvengono nelle membrane tilacoidali e i numerosi processi che avvengono sono riassunte dalla reazione di Hill riportata di seguito. Nelle piante sono presenti due fotosistemi: il fotosistema I (PS-1) e il fotosistema II (PS2), ciascuno dei quali presenta un centro di reazione costituito da una molecola di clorofilla “a” caratterizzate da un massimo di assorbimento rispettivamente a 700 nm (PS1) e a 680 nm (PS-2). Questi apparati hanno il compito di raccogliere l’energia luminosa proveniente dei pigmenti antenna e innescare il trasferimento di elettroni fra una serie di composti che fungono da donatori e accettori. Quando la clorofilla “a” del centro di reazione del fotosistema II (P680) viene eccitata, trasferisce un elettrone alla feofitina (Pheo) la quale a sua volta trasferisce gli elettroni lungo la catena di trasporto costituita da molecole in grado di “ridursi” e “ossidarsi” permettendo il flusso di elettroni. Questa catena è composta da molecole come: plastochinoni (QA, QB), complesso proteici (complesso del citocromo b6-f) e dalla plastocianina (PC). Analogamente la clorofilla “a” 10 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione del fotosistema-I (P700) assorbendo energia luminosa a lunghezza d’onda di 700 nm, passa ad uno stato eccitato e perde un elettrone che viene ceduto alla catena di trasporto di elettroni. In questo fotosistema la catena di trasporto, è costituita da una clorofilla (F0), da un chinone (A1), da una serie di ferro-zolfo proteine (FeSx, FeSB, FeSA) e infine dalla ferrodossina (Fd) e alle flavoproteine (Fp). L’accettore finale degli elettroni è il NADP+ che si riduce immagazzinando energia. Il flusso di elettroni del processo fotosintetico viene rappresentato attraverso lo “schema a Z”, ossia una rappresentazione grafica (figura 1.5) nella quale sono disposti tutti i componenti del fotosistema secondo il loro potenziale ossido-riduttivo e frecce che indicano i flussi di elettroni. Il potenziale di ossido-riduzione indica la tendenza di un composto chimico ad accettare/donare elettroni, cioè composti ossidanti sono caratterizzati da potenziali positivi, mentre composti riducenti da potenziali negativi. Il movimento spontaneo degli elettroni avviene da potenziali di ossido-riduzione negativi a positivi, per cui quando viene assorbita energia dalla clorofilla di un centro di reazione, si ha un movimento contro gradiente, quando invece l’elettrone perso dalla clorofilla “fluisce” lungo la catena di trasporto si ha un movimento secondo gradiente che non comporta l’utilizzo di energia, anzi la libera. Questa energia liberata Figura 1.5. Schema a Z di Hill-Bendall, rappresenta il percorso degli elettroni in funzione del potenziale ossido-ridurrivo. 11 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione consente la sintesi di due molecole altamente energetiche: l’ATP e il NADPH in grado di immagazzinare l’energia e renderla disponibile in un secondo tempo. Le molecole di clorofilla, cedendo l’elettrone si riportano allo stato base, ma presentano una “carenza” elettronica che viene colmata nel caso del PS-2 dalla cessione di un elettrone effettuata da sistemi proteici, come la tirosina (Z) e complesso per lo sviluppo dell’ossigeno, che scindono la molecola di acqua liberando elettroni. Il buco elettronico della clorofilla del PS-1 viene invece colmato dalla plastocianina (PC) del PS-2. “Fase oscura” Nella fase oscura viene organicato il biossido di carbonio presente in atmosfera attraverso il cosiddetto: “Ciclo di Calvin”. Il bilancio energetico globale di questi processi è fortemente negativo, questo comporta che venga fornita energia ricavata dalle due molecole ATP e NADPH, sintetizzate durante la fase luminosa. Le reazioni del ciclo di Calvin avvengono nello stroma dei cloroplasti, dove l’anidride carbonica “fissata” dall’enzima rubisco si combina con una molecola a 5 atomi di carbonio (Ribulosio 1,5 difosfato) formandone una a 6 atomi. Questa si spacca in due molecole a 3 atomi di carbonio ciascuna delle quali cattura un idrogeno da NADPH e un gruppo fosfato dall’ATP formando la fosfogliceraldeide (PGAL), che può o andare a formare glucosio, oppure andare a rigenerare il composto di partenza (Ribulosio 1,5 fosfato). 12 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione 1.3.La fluorescenza della vegetazione Il fenomeno per il quale l’energia luminosa viene assorbita e riemessa dalla materia viene chiamato luminescenza. Esistono due tipi di riemissione: la fluorescenza e la fosforescenza. Fluoroforo è una sostanza che se eccitata da energia luminosa nelle opportune lunghezze d’onda, riemette energia radiante (fluorescenza) a lunghezze d’onda maggiori. Il processo d’interazione tra l’energia elettromagnetica incidente e una sostanza fluorofora è schematizzato dal diagramma di Jablonski (figura 1.6). Figura 1.6. Schematizzazione del processo di assorbimento e remissione, diagramma di Jablonski. Un fotone con una frequenza v e un energia E=hυ viene assorbito da una molecola di un fluoroforo circa in 10-15 s, in questo intervallo di tempo gli elettroni della molecola passano da un livello energetico base (S0) ad un livello energetico eccitato (S1). Nello stato eccitato la molecola è molto instabile e quindi tende a ritornare allo stato iniziale, dissipando l’energia accumulata con diversi meccanismi, che hanno probabilità di verificarsi diverse tra loro. L’evento più probabile, denominato decadimento non radiativo, è che la molecola decada al più basso livello vibrazionale v=1 dello stato eccitato S=1, liberando calore. A questo punto il sistema può andare in contro a diversi destini: • Di nuovo decadimento non radiante, per cui la molecola passa a livelli vibrazionali di maggiore energia dello stato fondamentale S0 • La molecola ritorna al livello energetico di partenza (v=0 e S=0) emettendo energia radiante, questo fenomeno è chiamato fluorescenza. 13 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione Il tempo di vita della fluorescenza è tipicamente quattro ordini di grandezza più lento della conversione interna, ciò fornisce alle molecole sufficiente tempo per raggiungere un equilibrio termico al più basso livello energetico vibrazionale. Interpretando tale fenomeno da un punto di vista ondulatorio, la radiazione emessa in fluorescenza ha una lunghezza d’onda maggiore mediamente di 10 nm rispetto alla radiazione incidente assorbita dal fluorofori, in quanto parte dell’energia viene dispersa come calore. Riassumendo, la fluorescenza è l’emissione spontanea che risulta dall’assorbimento della radiazione elettromagnetica incidente, questa energia porta il sistema ad uno stato eccitato che decade emettendo fotoni. Si ha dunque fluorescenza solo quando la radiazione di eccitazione si trova in una particolare banda di assorbimento del materiale. La fluorescenza della vegetazione La fluorescenza della vegetazione in condizioni di illuminazione naturale è caratterizzata da quattro picchi di emissione (figura 1.7), due nella regione spettrale blu-verde con massimi rispettivamente a 440 nm e 520 nm, uno nella regione del rosso a 690 nm e uno nell’infrarosso vicino a 740 nm. La maggior parte della fluorescenza nel blu-verde è emessa dall’epidermide fogliare, ossia dallo strato esterno di cellule della foglia dovuto alla presenza di molecole di acidi cinnamici, forti assorbitori nella regione UV, legati alla parete cellulare. Un modesto contributo di fluorescenza nel blu-verde deriva anche dalle cellule delle nervature fogliari e dalle pareti cellulari delle cellule del mesofillo, questa energia luminosa è però soggetta a riassorbimento ad opera delle cellule circostanti. Le variazioni della fluorescenza in questa regione spettrale è caratterizzata da una dinamica temporale relativamente lenta in quanto riflette principalmente cambiamenti della quantità dei composti fluorofori che la originano. Ad esempio il verificarsi di situazioni di stress dovute a forte illuminazione (soprattutto nella regione spettrale UV) o a scarsità di acqua, comporta un forte accumulo di questi composti nel vacuolo cellulare, determinando variazioni di fluorescenza bluverde. La regione spettrale del rosso e del vicino infrarosso è invece dominata dall’attività di assorbimento della radiazione luminosa operata dalle molecole di clorofilla che sono presente nei fotosistemi e il loro successivo rilassamento energetico. La fluorescenza emessa in questa regione spettrale è infatti strettamente correlata all’attività fotosintetica, 14 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione in quanto l’energia luminosa assorbita da una molecola di clorofilla in una foglia può procedere attraverso tre vie: • utilizzata nella fotosintesi (decadimento fotochimica); • dissipata sotto forma di calore (decadimento non radiativo); • riemessa come fluorescenza (decadimento radiativo). Questi tre processi avvengono in competizione tra loro, in modo che qualsiasi variazione di efficienza di uno dei tre implicherà una variazione di resa negli altri due. Da qui nasce l’idea di misurare la resa della fluorescenza della clorofilla per trarre informazioni a riguardo di variazioni di efficienza relative agli altri due processi, in particolare relativamente alla fotosintesi. I cambianti nell’emissione in fluorescenza nel rosso e infrarosso, sono generalmente molto rapidi perchè direttamente legati al declino o arresto del trasporto di elettroni nei fotosistemi. Figura 1.7. Spettro di emissione di fluorescenza della vegetazione, caratterizzato da quattro picchi di emissione centrati a 440, 520, 690 e 740nm. Spesso il picco nella regione verde (520 nm) è poco evidente a causa dell’effetto di mascheramento ad opera del forte picco nel blu (immagine tratta da Cecchi et al., 2004). Possono essere anche osservate variazione graduali della fluorescenza indotta dal sole dovute a cambiamenti più lenti legati a delle variazioni di tipo fisiologico, come la variazione del contenuto di clorofilla o delle struttura fogliare. La fluorescenza emessa dagli strati più profondi del mesofillo fogliare, in particolare la radiazione emessa a 690 nm, è fortemente riassorbita dalle altre clorofille, che a loro volta riemetteranno in fluorescenza l’energia assorbita. Questo fenomeno di riassorbimento della fluorescenza è dovuto al fatto che i picchi di assorbimento e di emissione in prossimità dei 690 nm sono parzialmente sovrapposti, mentre il picco di emissione a 740 15 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione nm subisce molto meno questo effetto, dato che in questa regione sono minori gli assorbimenti. Fattori che influenzano la fluorescenza della vegetazione L’energia riemessa sottoforma di fluorescenza è un segnale luminoso di difficile interpretazione in quanto si origina da processi fisiologici complessi ed è perturbato da una serie di parametri di diversa natura. La fluorescenza della clorofilla è influenzata da un vasto numero di fattori riportati in figura 1.8. Figura 1.8. Fattori che influenzano la riemissione di fluorescenza. (immagine tratta da FluorMOD Final Report April 13, 2005, http://www.ias.csic.es/fluormod). Da sperimentazioni condotte in passato (Mohammed et al., 1995; DeEll e Toivonen, 2003; Mohammed et al., 2003) è risultato che tra i diversi fattori in grado di influenzare la riemissione di fluorescenza della vegetazione, le variazioni principali sono da imputare alla radiazione luminosa incidente sulle piante e alla concentrazione di fluorofori. La fluorescenza presenta relazioni dirette con questi due parametri, aumentando all’aumentare della radiazione incidente e della concentrazione di molecole responsabili della riemissione. 16 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione 1.4.Variazioni della riflettanza causata dal ciclo delle xantofille L’assorbimento della luce da parte della clorofilla causa l’acidificazione del lume del tilacoide, dovuta all’instaurarsi di un gradiente protonico transmembrana (∆pH). Normalmente questo ∆pH viene dissipato attraverso la produzione di ATP. Quando l’energia assorbita supera la capacità fotosintetica della pianta, il gradiente di protoni aumenta e promuove lo sviluppo di quenching non fotochimico (NPQ). NPQ può essere diviso in almeno tre diverse componenti sulla base della loro cinetica di rilassamento e della loro risposta a diversi inibitori (tabella 1.3). Tabella 1.3. Riepilogo dei meccanismi di quenching non fotochimico. Processi di quenching non fotochimico Abbreviazione Definizione NPQ quenching non fotochimico; tutti i meccanismi, tranne la fotochimica, che diminuiscono l’efficienza della fluorescenza, diviso in qE, qT e qI sulla base della loro cinetica di rilassamento qE quenching energetico; richiede l’instaurarsi di un gradiente protonico; si rilascia in tempi dell’ordine di secondi o minuti qT cambiamento di stato; il complesso antenna principale si separa dal fotosistema II (PSII), riducendo quindi la quantità di energia di eccitazione nel PSII che può essere de-eccitata come fluorescenza; si rilascia in tempi dell’ordine di decine di minuti qI quenching fotoinibitorio; questo quenching è causato dalla fotoinibizione e mostra una cinetica di rilassamento molto lenta, nell’ordine delle ore La componente principale e più rapida in molte alghe e piante è il quenching dipendente dal pH o energetico. Una seconda componente, qT, si rilascia in qualche minuto ed è più importante nelle alghe, ma piuttosto trascurabile nella maggior parte delle piante durante l’esposizione ad eccessi di energia luminosa. Una parte del complesso antenna è mobile e si può staccare dal fotosistema II (PSII) e migrare nella membrana verso il fotosistema I (PSI). Questa migrazione viene chiamata cambiamento di stato (qT). qT non verrà considerato ulteriormente in questo capitolo in quanto sembra non essere importante per la fotoprotezione. L’energizzazione della membrana attiva infine un altro meccanismo, la 17 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione fotoinibizione (qI) della fotosintesi, che si rilascia in un tempo molto più lungo di qE. Il suo meccanismo non è stato completamente chiarito. L’assorbimento di luce solare in eccesso rispetto alla capacità di fissazione di CO2 da parte della pianta causa l’instaurarsi di un ∆pH nel tilacoide, generato dal trasporto di elettroni. La diminuzione del pH all’interno del lume del tilacoide è un segnale immediato di eccesso di energia luminosa che innesca un meccanismo di regolazione dell’assorbimento di luce (qE). Il controllo esercitato dal pH del lume permette l’induzione o l’inversione di qE in qualche secondo dal cambiamento dell’intensità luminosa. Il ruolo del ∆pH in qE è stato oggetto di numerose ricerche negli ultimi anni. È stato dimostrato che una diminuzione del pH del lume induce qE attraverso la protonazione delle proteine del PSII e l’attivazione del ciclo delle xantofille. La protonazione dei complessi antenna proteina-pigmento del PSII e l’attivazione del ciclo delle xantofille causano, a loro volta, un cambiamento conformazionale del complesso antenna che ha come conseguenza un aumento di dissipazione di energia per via termica. Figura 1.9. Ciclo delle xantofille. In caso di forte illuminazione, la violaxantina viene de-epossidata e convertita in zeaxantina. Questo meccanismo partecipa alla dissipazione di energia per via termica. Il ciclo delle xantofille (figura 1.9) consiste nella de-epossidazione reversibile del carotenoide violaxantina (V) in anteraxantina (A) e infine zeaxantina (Z) causata dall'acidificazione del lume del cloroplasto (eccesso di energia luminosa). Questa reazione è infatti catalizzata dall’enzima violaxantina de-epossidasi (VDE) che è attivato a pH bassi 18 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione (intorno a 5) . La reazione inversa è invece catalizzata dall’enzima zeaxantina epossidasi (ZE) che ha il suo optimum a pH intorno a 8. Il modello che descrive il modo in cui la de-epossidazione e la protonazione controllano la conformazione dei complessi antenna è rappresentato in figura 1.10. Figura 1.10. Modello della conformazione dei complessi antenna per il quenching non fotochimico (immagine tratta da Horton et al., 2005). La vicinanza tra i rettangoli interni rappresenta l’entità del cambiamento conformazionale del complesso antenna che governa l’efficienza del quenching (spessore delle frecce). I rettangoli esterni possono essere riferiti ad un singolo complesso antenna del PSII (LHCII), a un macrodominio di complessi antenna o a megacomplessi LHCII/PSII. Gli stati I - IV si riferiscono alla differenza degli stati di quenching - I è lo stato adattato al buio e IV è lo stato con qE massimo, raggiunto dopo alcuni minuti di esposizione ad un eccesso di energia luminosa. Lo stato III è lo stato di qE che può presentarsi temporaneamente, immediatamente dopo l’illuminazione, prima che cominci la deepossidazione. Lo stato II è lo stato “memoria”, riscontrato alcuni minuti dopo l’oscuramento di una foglia precedentemente esposta ad un eccesso di energia luminosa, e descrive il quenching rimanente frequentemente chiamato qI. In condizioni di luce limitante, i complessi antenna del PSII sono caratterizzati da un efficiente trasferimento dell’energia di eccitazione al centro di reazione e non viene indotto qE (I). In condizioni di esposizione ad alte intensità luminose, le proteine dei complessi antenna vengono protonate (III). Allo stesso tempo, l’enzima VDE viene attivato, ma la conversione di V a Z è più lenta della protonazione (II). La conversione di V a Z causa una variazione di assorbanza a 505 nm. La formazione del complesso Z 19 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione proteina protonata causa un cambiamento conformazionale del complesso antenna che ha come conseguenza un aumento di dissipazione di energia per via termica. Tale cambiamento conformazionale causa variazioni di assorbanza a 535 nm. Successivamente ad una diminuzione dell’intensità luminosa, una diminuzione di ∆pH può causare una relativamente rapida de-protonazione delle proteine dei complessi antenna (IV), associata ad una diminuzione dell’efficienza di NPQ (qI). La conversione di Z a V si verifica più lentamente (I). 1.4.1.Il Photochemical Reflectance Index (PRI) In condizioni di eccesso di energia luminosa assorbita, l'acidificazione del lume del cloroplasto causa l’interconversione dei pigmenti xantofille e cambiamenti conformazionali dei cloroplasti a cui sono associate variazioni di assorbanza rispettivamente vicino a 505 e 535 nm. Siccome la dissipazione di calore e i cambiamenti di assorbanza ad essa associati si adattano rapidamente all’entità dell’energia luminosa in eccesso, le variazioni di assorbanza a 505 e 535 nm possono essere considerate utili indicatori della regolazione della luce nel PSII. Come conseguenza dei cambiamenti di assorbanza, anche la riflettanza varia proporzionalmente, offrendo la possibilità di misurare in campo l’entità dei processi di dissipazione di calore. Inoltre la riflettanza può essere misurata con sensori remoti, aprendo la possibilità di telerilevare il funzionamento fotosintetico. In studi precedenti a livello fogliare e di canopy, è stato dimostrato che la riflettanza a 531 nm (R531) è correlata sia allo stato di epossidazione dei pigmenti del ciclo delle xantofille che all’efficienza di utilizzo della radiazione fotosintetica (PPFD). Questo cambiamento di riflettanza a 531 nm ha due componenti, una prossima a 525 nm, associata con l’interconversione dei pigmenti del ciclo delle xantofille, e una vicino a 539 nm, associata con i cambiamenti conformazionali reversibili dei cloroplasti relazionati al gradiente di pH transtilacoidale. Queste due bande di riflettanza sembrano essere gli equivalenti funzionali delle bande di assorbimento a 505 nm e 535 nm. Le lunghezze d’onda leggermente diverse di questi segnali determinati da assorbanza o riflettanza possono essere spiegati dai cammini ottici diversi della radiazione trasmessa rispetto a quella riflessa. La posizione spettrale esatta di questo segnale può dipendere dai contributi relativi delle due componenti (ρ525 e ρ539) nelle diverse specie e condizioni. Differenze nell’anatomia e 20 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione morfologia fogliare possono influenzare ulteriormente la posizione spettrale di questi segnali fisiologici. Comunque, è stato riscontrato che molte specie con habitat, fenologia, anatomia fogliare e via fotosintetica diversi, mostrano cambiamenti di riflettanza all’aumentare dell’illuminazione centrati o prossimi a 531 nm . Questi risultati suggeriscono che il quenching non fotochimico e quindi l’efficienza fotosintetica possano essere direttamente stimati attraverso variazioni di riflettanza a 531 nm con l’uso di tecniche di telerilevamento. È stato quindi sviluppato il Photochemical Reflectance Index (PRI) (Gamon et al., 1992) definito come la differenza normalizzata della riflettanza fogliare a 531 nm e di una riflettanza di riferimento (570 nm) che normalizza gli effetti dovuti a variazioni nella struttura fogliare. PRI = (R531 − R570 ) (R531 + R570 ) [1.2] In particolare, cambiamenti nel PRI acquisito in condizioni di luce saturante (PRI-luce) possono rilevare cambiamenti nella riflettanza associati allo stato di de-epossidazione dei pigmenti del ciclo delle xantofille, mentre la differenza ∆PRI tra PRI-luce (misurato in condizioni di luce saturante) e PRI-buio (misurato prima dell’alba su foglie adattate al buio) fornisce una stima delle xantofille che dallo stato epossidato sono state convertite, nel ciclo, in anteraxantina e zeaxantina, forme de-epossidate della violaxantina. Pertanto il ∆PRI è correlato alla percentuale di xantofille attive nel ciclo in quanto rileva la produzione dei pigmenti de-epossidati, (i.e., zeaxantina e anteraxantina) e quindi della porzione del pool totale di pigmenti utilizzato per la fotoprotezione. Diversi studi hanno riportato un forte legame tra PRI ed efficienza di uso della luce (Light Use Efficiency, LUE), a livello fogliare (Penuelas et al., 1995b, 1997; Gamon et al., 1997), di piccole canopy (Gamon et al., 1992; Filella et al., 1996; Stylinski et al., 2002; Trotter et al., 2002; Nichol et al., 2006) e recentemente a livello di ecosistema (Nichol et al., 2000, 2002; Rahman et al., 2004). In generale le correlazioni a livello fogliare sono migliori di quelle a livello di piccole canopy o di ecosistema probabilmente dovuto ai diversi fattori che influenzano le misure telerilevate. L’applicazione a livello di ecosistema è particolarmente complessa a causa di una serie di fattori che posso influenzare i dati telerilevati come: 21 Capitolo 1, L’interazione luce-vegetazione • Interferenza causata dall’assorbimento di altri pigmenti che presentano attività ottica in quella regione spettrale come le clorofille e i carotenoidi; • Effetti legati alle geometrie di illuminazione e osservazione della vegetazione; • Effetti legati alle caratteristiche strutturali della canopy • Sensitività del PRI nei confronti dell’indice di area fogliare (LAI) e nei confronti della riflettanza del suolo per valori di LAI inferiori a 3. 22 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla Capitolo 2 Stima della fluorescenza della clorofilla Quando la radiazione luminosa assorbita dai pigmenti fotosintetici risulta in eccesso rispetto al fabbisogno necessario per l’attivazione e il mantenimento dei processi fotochimici (fotosintesi), vengono attivate due diverse vie di dissipazione dell’energia: la riemissione in fluorescenza e l’attivazione del ciclo delle xantofille, collegato alla dissipazione termica. La fluorescenza della clorofilla è un debole segnale luminoso, originato dal rilassamento radiativo delle molecole di clorofilla presenti nei centri di reazione dei fotosistemi della vegetazione. Negli ultimi anni diversi programmi di ricerca per lo studio, l’analisi e il monitoraggio della vegetazione, hanno incluso l’utilizzo della fluorescenza della clorofilla come parametro utile per l’osservazione dell’efficienza fotosintetica e l’individuazione di condizioni di stress delle piante, soggette ad alterazione delle condizioni ambientali o all’avvento di fattori di impatto biotici e abiotici. La quantificazione della fluorescenza presenta però notevoli difficoltà tecniche. Il flusso radiativo emergente da un bersaglio vegetato è infatti costituto dalla somma della fluorescenza e del flusso riflesso dalla vegetazione. La separazione dei due segnali per la stima della fluorescenza è ulteriormente complicata dal fatto che normalmente il flusso riflesso è molto maggiore del flusso emesso (fino a due ordini di grandezza maggiore. Distinguere e quantificare l’entità di questi due contributi energetici richiede l’impiego di apposite metodologie e strumentazioni. Due differenti approcci sono stati sviluppati nel corso degli anni, il primo impiegato da diverso tempo negli studi di carattere ecofisiologico e agronomico consiste nella registrazione della risposta della fluorescenza a particolari impulsi luminosi. Queste tecniche in genere prevedono lo studio della cinetica della fluorescenza in brevi istanti di tempo successivi all’eccitazione luminosa (Govinjee, 1995), attraverso l’utilizzo di appositi fluorimetri da campo (i.e. PEA, Hansatech, Germany; Pulse Amplitude Modulated fluorometer PAM-2000, Waltz, Germany). Diversi parametri possono essere ricavati da questo tipo di misure, i principali sono: yield di fluorescenza (Fv’/Fm) in condizioni 23 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla stazionarie, lo yield a seguito adattamento al buio (Fv/Fm), il Quenching non fotochimico (NPQ) e la fluorescenza allo stato stazionario (Ft). Queste tecniche di tipo ‘attivo’ sono particolarmente utili nell’ambito di studi condotti in laboratorio o in campo, ma sono limitate dal fatto che permettono la misurazione di singole foglie o di piccole canopy. In condizioni di illuminazione naturale la vegetazione è sottoposta ad un flusso continuo di radiazione solare che comporta una produzione continua di fluorescenza ad opera degli apparati fotosintetici. Questo segnale definito “fluorescenza indotta dal sole” o “fluorescenza dello stato stazionario”, Fs, si somma in continuo al flusso riflesso. Durante il corso della giornata si osserveranno quindi variazioni di flusso totale emergente dalla vegetazione come conseguenza di variazioni di flusso riflesso (funzione delle variazioni di flusso incidente) e variazioni di flusso fluorescente (funzione del flusso incidente e dell’efficienza fotosintetica). La separazione dei due flussi, e di conseguenza la stima della fluorescenza, può essere realizzata attraverso una tipologia di tecniche definite ‘passive’. Il metodo maggiormente utilizzato nella quantificazione della fluorescenza stazionaria si chiama Fraunhofer Line Depth (FLD). Questa tecnica prevede l’osservazione della radianza all’interno delle linee di Fraunhofer, ossia dei piccolissimi intervalli spettrali nei quali la radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre è fortemente assorbita dall’atmosfera solare e terrestre. Recenti attività di ricerca (Moya et al., 2004; Louis et al., 2005; Meroni and Colombo, 2006), hanno dimostrato la possibilità di misurare la fluorescenza utilizzando tecniche spettrometriche di campo passive. Finora l’applicazione di questa metodologia è principalmente limitata a misure di campo in prossimità della canopy misurate, anche se alcuni test sono stati condotti dall’Agenzia Spaziale Europea in collaborazione con diversi gruppi di ricerca, per valutare la possibilità di impiegare appositi sensori aviotrasportati (AIRFLEX) o satellitari (FLEX). 24 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla 2.1.Fluorimetro di campo (tecniche attive) Un approccio nella quantificazione della fluorescenza implica l’utilizzo di tecniche attive, ovvero di metodologie basate sull’impiego di una sorgente di eccitazione artificiale. Queste tecniche sono da anni ampiamente utilizzate nelle ricerche di carattere ecofisiologico, in quanto sono un metodo rapido e non distruttivo per lo studio dell’attività fotosintetica della vegetazione. Tutto sommato data la necessità di eccitare il target con impulsi luminosi, l’applicazione è finora stata limitata ad indagini a livello fogliare o di piccole canopy. La fluorescenza è un processo di disattivazione radiativa (quenching fotochimico, qP) delle molecole di clorofilla eccitate dall’assorbimento di un fotone, questo processo è in competizione con la conversione fotochimica dell’energia e con la dissipazione per via termica. La resa quantitativa della fluorescenza (quantum yield, Φ), definita come ratio tra il numero di fotoni riemessi (F) e il numero di fotoni incidenti assorbiti (Iα), è proporzionale ad una serie di parametri relativi ai processi in competizione con la fluorescenza. ΦF = kF F = I a k F + k D + kT + k P [ QA ] [2.1] dove: kD: costante di disattivazione della dissipazione termica; kT costante di disattivazione del trasferimento di eccitazione verso altre molecole; kP costante di disattivazione della conversione fotochimica [QA] concentrazione di chinoni ossidati. L’efficienza della fluorescenza è minima (Fo) quando il termine kP[QA] è grande, ciò si verifica quando tutti i centri di reazione sono aperti (QA ossidati), in questo caso la conversione fotochimica è il processo dominante. Se invece tutti i chinoni QA sono ridotti (centri chiusi), non si possono verificare separazioni di carica allora kP[QA] tende a 0 e l’efficienza della fluorescenza raggiunge il suo valore massimo, Fm. Ciò si verifica quando l’eccitazione luminosa è sufficientemente intensa per saturare la fotosintesi, oppure in presenza di perturbazioni in grado di influenzare negativamente la fotosintesi. La misura di Fo e di Fm permette di calcolare l’efficienza fotochimica potenziale massima: ΦP = F − Fo Fv kP = m = k F + k D + kT + k P [ QA ] Fm Fm [2.2] 25 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla Per ottenere questa relazione si ipotizza che non ci siano modificazioni di altri meccanismi tra le misure di Fo e di Fm. La fluorescenza può essere misurata con fluorimetri a luce modulata applicando un breve impulso di luce saturante o in condizioni di illuminazione naturale. In particolare, la misura di Fv/Fm viene effettuata durante un’induzione di fluorescenza su una pianta adattata al buio (figura 2.7). Una luce di debole intensità permette di misurare Fo dopodichè un impulso luminoso saturante provoca la salita della fluorescenza e permette la misura di Fm. Il valore di Fv/Fm di una foglia è tipicamente tra 0.8 e 0.86. Quando l’illuminazione è attinica, ossia sufficientemente intensa per far evolvere lo stato del sistema, i processi di dissipazione termica vengono attivati. L’efficienza fotochimica e l’efficienza della fluorescenza diminuiscono. Genty et al. hanno mostrato che la misura dell’efficienza della fluorescenza stazionaria alla luce (Ft) e dell’efficienza della fluorescenza massima alla luce (Fm’) permette di calcolare l’efficienza quantica del trasporto di elettroni a livello del PSII, ossia l’efficienza fotochimica effettiva alla luce per mezzo della relazione: ∆F F ' − Ft = m Fm ' Fm ' [2.3] Il livello di Ft varia tra Fo e Fm’, seguendo l’intensità dell’illuminazione (figura 2.7). Le misure di Ft e Fm’ permettono anche di calcolare il quenching fotochimico, espresso da Schreiber e Bilger come: qP = F m ' − Ft F m ' − Fo ' [2.4] Il quenching non-fotochimico è espresso secondo la definizione di Stern-Volmer da: NPQ = Fm −1 Fm ' [2.5] 26 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla La misura di questi parametri è uno strumento molto utile per lo studio dei meccanismi della fotosintesi. Essa è effettuata correntemente in laboratorio ma può anche essere svolta in campo con strumenti portatili. In questi casi, l’analisi della fluorescenza clorofilliana rappresenta una valida tecnica per l’individuazione di stati di stress. Ft Figura 2.1. Cinetica di emissione della fluorescenza clorofilliana. Viene accesa una luce di misura (↑ML) e viene misurata l’efficienza minima della fluorescenza (Fo). L’applicazione di un impulso luminoso saturante (↑SP) permette di misurare l’efficienza massima della fluorescenza (Fm). Viene quindi applicata una luce attinica (↑AL). Dopo un certo periodo di tempo viene applicato un altro impulso luminoso saturante che permette di misurare l’efficienza massima della fluorescenza alla luce (Fm’). L’efficienza della fluorescenza appena prima di SP viene chiamata Ft. Spegnendo AL, in genere in presenza di luce rosso lontano (FR, far red), è possibile infine calcolare l’efficienza minima della fluorescenza alla luce (Fo’). L’efficienza fotosintetica può essere infatti ridotta in condizioni di stress, che disturbano o bloccano il trasporto fotosintetico di elettroni. Un aumento della dissipazione dell’energia assorbita come fluorescenza e come calore possono indicare la presenza di diversi fattori di stress. L’efficienza della fluorescenza è quindi in competizione con la conversione fotochimica dell’energia assorbita e con i fenomeni di dissipazione per via termica. In genere, in condizioni di campo, i meccanismi di dissipazione termica sono dominanti. 27 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla 2.2.Spettrometria di campo (tecnica passiva) La nascita della spettrometria di campo risale alla seconda metà degli anni cinquanta (Penndorf, 1956), ovvero pochi anni prima la messa in orbita dei primi sensori satellitari per il telerilevamento delle risorse terrestri. In quegli anni, infatti, divenne sempre più radicata e crescente la necessità di avere a disposizione delle osservazioni spettrali effettuate a terra, in prossimità del target, da confrontare con i dati remoti. Queste misure in situ, anche definite di “proximal-sensing”, sono da anni parte integrante di molti programmi di ricerca in quanto bene si prestano allo studio della relazione tra le proprietà fisiche della superficie o di un processo, con il campo radiativo riflesso o emesso che lo caratterizza. Le misure di campo sono uno strumento fondamentale nei programmi di ricerca di telerilevamento e attualmente vengono utilizzate in diversi ambiti come ad esempio lo sviluppo e validazione di modelli, la calibrazione e validazione di dati telerilevati e relativi prodotti, la definizione di procedure di calcolo per l’estrazione di informazioni dai dati spettrali e infine, nell’ideazione e sviluppo di nuove missioni satellitari. Focalizzando l’attenzione sugli studi relativi alla vegetazione, la spettrometria di campo è stato uno strumento molto utile per stimare parametri biochimici e biofisici delle piante a livello fogliare e di canopy. Recentemente tali tecniche hanno trovato crescente applicazione negli studi volti alla comprensione dei processi fisiologi di dissipazione dell’energia legati alla fotosintesi. L’impiego delle tecniche spettometriche di campo rivolte alla quantificazione della Fluorescenza Stazionaria (Fs) e del Photochemical Reflectance Index (PRI) è recentemente cresciuto al fine valutare la fattibilità della prospettiva futura di osservare la fotosintesi sensori remoti aviotrasportati o satellitari (Grace et al, 2007). La possibilità di impiegare tecniche spettrometriche di campo per osservare la Fs e il PRI si è concretizzata negli ultimi anni grazie all’introduzione sul mercato di spettroradiometri di ridotte dimensioni caratterizzati da elevate performance spettrali. In passato gli spettroradiometri di campo tradizionali usati per la stima delle proprietà ottiche e il calcolo degli indici di vegetazione, non fornivano una risoluzione spettrale sufficiente per quantificare la fluorescenza utilizzando il metodo FLD. Per queste ragioni, la fluorescenza stazionaria indotta dal sole e il suo effetto sulla riflettanza apparente, non sono mai state pienamente investigati in passato. 28 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla 2.2.1.Grandezze radiometriche impiegate I sensori remoti impiegati nel telerilevamento misurano generalmente una radianza spettrale, L, che ha le seguenti unità di misura: Wm-2sr-1nm-1. Tale grandezza viene normalmente elaborata al fine di ottenere una grandezza fisica normalizzata, quanto più possibile indipendente dalle caratteristiche del sistema sorgente-tagert-sensore. Per questo scopo, fin dalla nascita del telerilevamento, oltre alla radianza spettrale, sono state introdotte alcune grandezze normalizzate derivanti dal concetto generico di riflettanza, che consentono specificare le condizioni di misura in modo di poter confrontare correttamente i dati acquisiti con sensori diversi in condizioni differenti. Spesso infatti nelle attività sperimentali è necessario comparare tra loro misure di laboratorio, con misure di campo e infine con dati telerilevati con un sensore remoto aviotrasportato o satellitare. Esiste quindi una nomenclatura (Nicodemus, 1977) recentemente aggiornata (Martonchik et al, 2000 e Schaepman-Strub et al, 2006) avente lo scopo di definire precisamente la grandezza misurata e calcolata. Di seguito sono riportate le principali variabili d’interesse per le misure spettrometriche di campo. Tabella 2.1. Notazione utilizzata nelle definizioni delle quantità di riflettanza solitamente usate nelle misure di campo. Simbolo A Φ E L R θ Φ ω Ω Area della superficie [m2] Flusso radiante [W] Densità di flusso incidente ≡ dΦ/dA [W m-2] Radianza ≡ d2Φ/(dA cosθ ω) [W m-2 sr-1] Coefficiente di riflessione ≡ dΦr/dΦrid [senza dimensione] Angolo zenitale, in coordinate sferiche [rad] Angolo azimutale, in coordinate sferiche [rad] Angolo solido [sr] Proiezione dell’angolo solido Segue la descrizione delle grandezze fondamentali esplicitate utilizzando le variabili di tabella 2.1. Bidirectional Reflectance Distribution Function (BRDF) descrive lo scattering della radiazione incidente da una particolare direzione nell’emisfero ad un’altra direzione dell’emisfero. Essendo espresso come rapporto di quantità 29 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla infinitesime, non può essere direttamente misurata, ma rappresenta una proprietà concettuale della superficie definita per angoli infintesimi. BRDF= f r (θi, φi; θr , φr ) = dLr (θi, φi; θr , φr ) −1 [ sr ] dEi(θi, φi ) [2.6] I pedici i e r si riferiscono rispettivamente alla radiazione incidente e a quella riflessa. Pur essendo una quantità non misurabile, ma puramente teorica, la BRDF è molto importante in quanto da essa sono state derivate altre importanti quantità, attraverso l’integrazione su angoli solidi finiti. Passando dunque al mondo reale di quantità fisicamente misurabili, è utile considerare il coefficiente di riflessione (R) che viene definito come il rapporto tra il flusso radiante riflesso da una superficie con il flusso radiante riflesso nella medesima direzione da una superficie standard che agisce da diffusore Lambertiano ideale. Considerando le differenti geometrie del flusso radiante incidente e riflesso, possono essere definite: Bidirectional Reflectance Factor (BRF) il rapporto tra il flusso radiante riflesso dalla superficie di area dA e il flusso radiante riflesso da una superficie ideale Lambertiana della stessa area dA, con le medesime geometrie di vista e una singola direzione di illuminazione. BRF=R(θi, φi; θr , φr ) = d Φr (θi, φi; θr , φr ) d Φrid (θi, φi) [2.7] Hemispherical Bidirectional Reflectance Factor (HDRF) grandezza analoga alla BRF tranne che la radiazione incidente non proviene da un’unica direzione, ma dall’intero emisfero HDRF=R(θi, φi, 2π ; θr , φr ) = d Φr (θi, φi, 2π ; θr , φr ) d Φrid (θi, φi, 2π ) [2.8] Spesso le misure di campo vengono descritte indicando questa grandezza, infatti nell’ipotesi di campo di vista (Field-of-View, FOV) inferiori a 3°, è lecito assume che all’interno del FOV la superficie è omogenea e non vi sono effetti direzionali. 30 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla Hemispherical-Conical Reflectance Factor (HCRF) questa grandezza è la più appropriata nella descrizione fisica delle misure di campo, in quanto gli spettrometri di campo hanno un FOV maggiore di 3°. ∫ ∫π f (θ , φ ; θ , φ ) Li(θ , φ )dΩ dΩ r HCRF=R(θi, φi, 2π ; θr , φr , ωr ) = i i r r i i i r ωr 2 (Ωr / π ) ∫ Li (θi, φi )dΩid [2.9] 2π In figura 2.2 è riportata una schematizzazione delle diverse configurazioni di misura. Figura 2.2. Possibili configurazioni di misura, nei campi in grigio sono presenti le quantità fisicamente misurabili, mentre le altre sono solamente grandezze concettuali. Il caso 1 rappresenta la BRF, il caso 7 l’HDRF e il caso 8 l’HCRF (da Schaepman-Strub et al., 2006). 31 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla 2.2.2.Il metodo FLD Quando un mezzo vegetato viene colpito dalla radiazione luminosa, la radianza emergente dalla superficie superiore è data dalla somma algebrica della radiazione incidente riflessa dal mezzo e dalla fluorescenza emessa. Il segnale di fluorescenza può essere misurato passivamente in specifiche linee ‘scure’ dello spettro nelle quali l’irradianza solare incidente è fortemente ridotta, le cosiddette linee di Fraunhofer (figura 2.3). Ad esempio, a 760 nm l’ossigeno molecolare presente nell’atmosfera terrestre assorbe fortemente la radiazione solare incidente e la risultante radiazione incidente a livello terrestre è significativamente ridotta a questa lunghezza d’onda in confronto al continuum che la circonda (fino a più del 90% di attenuazione). Il flusso emesso può essere misurato sfruttando l’esistenza dei queste regioni, fondamentalmente misurando fino a che punto queste ‘buche’ sono riempite dalla fluorescenza in relazione al continuum (e.g. Elachi, 1987). Questa tecnica forma la base del principio Fraunhofer Line Depth (FLD). 0.25 Ld(W m-2sr-1nm-1) 0.20 0.15 0.10 0.05 0.00 400 450 500 550 600 650 700 750 800 Wavelength (nm) Figura 2.3. Radianza solare misurata sulla superficie terrestre. Le linee tratteggiate verticali indicano le bande di assorbimento dell’ossigeno centrate a 687 e 760 nm. Il metodo FLD si basa sull’assunzione, in accordo con Plascyk e Gabriel 1975, che la riflettanza e la fluorescenza siano costanti in un piccolo intervallo di lunghezze d’onda, pertanto comparando il segnale misurato all’interno delle linee di Fraunhofer con quello 32 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla misurato ad una lunghezze d’onda vicine situate però all’esterno della linea di Fraunhofer, è possibile calcolare la riflettanza all’interno della “buca” e sottrarre quindi il contributo di energia riflessa dalla radianza totale misurata, in modo di quantificare la fluorescenza. Esprimendo analiticamente i contributi che compongono la radianza totale misurata nelle regioni spettrali interessate dalla emissione di fluorescenza, è possibile scrivere: Ls (λ ) = ρ( λ )Li (λ ) + F (λ ) [2.10] dove: Li(λ): energia solare incidente, espressa in termini di radianza spettrale [Wm-2sr-1nm-1]; Ls(λ): energia in uscita dalla superficie investigata, espressa in termini di radianza spettrale [Wm-2sr-1nm-1]; ρ(λ): riflettanza spettrale [adimensionale], libera dal contributo di fluorescenza; F(λ): emissione di fluorescenza. La definizione classica di riflettanza ρ = Ls ρ Li = i non comprende il termine di emissione Li L (F), risulta quindi necessario introdurre una nuova quantità la riflettanza apparente (ρ*), che ci aiuti a descrivere le misure spettroradiometriche in presenza di fluorescenza. Ls ( λ ) ρ ( λ ) Li ( λ ) + F ( λ ) = ρ *(λ ) = i L (λ ) Li ( λ ) [2.11] Considerando la radianza in uscita dalla superficie per una lunghezza d’onda all’interno (buca) della linea di Fraunhofer (λ0), e la radianza ad una lunghezza d’onda vicina, a pochi nanometri di distanza, ma all’esterno (spalla) della linea di assorbimento (λ1): Ls (λ0 ) = ρ(λ 0 )Li (λ0 ) + F (λ 0 ) [2.12] Ls ( λ1 ) = ρ (λ1)Li ( λ1 ) + F (λ1 ) [2.13] Tutti i fattori sono funzione dalla lunghezza d’onda (λ), ma considerando un intervallo (∆λ) sufficientemente piccolo, la riflettanza e la fluorescenza possono essere considerate costanti (Plascyk e Gabriel 1975). A seguito di questa considerazione è possibile eliminare la dipendenza della fluorescenza e della riflettanza dalla lunghezza d’onda (λ) e riscrivere il sistema di equazioni in questo nuovo modo: 33 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla Ls (λ0 ) = ρLi (λ0 ) + F [2.14] Ls (λ1) = ρLi ( λ1 ) + F [2.15] da questo sistema lineare di primo grado di due equazioni e due incognite è possibile ricavare il valore della riflettanza [2.16]e della fluorescenza [2.17] ρ= Ls ( λ 0 ) − Ls ( λ1) Li ( λ 0 ) − Li ( λ1) F = Ls (λ1) − ρLi (λ1) [2.16] [2.17] Da osservazioni spettrali della radianza emergente dalla vegetazione a due ravvicinate lunghezze d’onda, centrate all’interno e all’esterno della linea di assorbimento, è dunque possibile quantificare la fluorescenza stazionaria in corrispondenza delle linee di Fraunhofer. Il principale problema tecnologico che ha limitato l’impiego di questa tecniche negli anni passati, è legato alla risoluzione spettrale degli strumenti da campo disponibili. Le linee di Fraunhofer presentano degli intervalli spettrali molto piccoli, le più grandi sono di circa 1 nm, mentre gli spettrometri da campo tradizionali presentano risoluzioni minime di pochi nanometri (3.5 nm per lo spettrometro più comunemente impiegato in campo, ASD FieldSpec). E’ per questo motivo che solo recentemente, grazie all’introduzione di spettrometri portatili con elevate performance spettrali, è stato possibile stimare la fluorescenza con tecniche passive. Il metodo FLD con sovradeterminazione del sistema Gli strumenti sviluppati per misurare passivamente la fluorescenza dalla clorofilla (es. Moya et al., 2004), sono basati sulla misura della radianza a due distinte lunghezze d’onda (spalla e centro buca), mediante l’ausilio di filtri interferenziali. Questa tipologia di strumenti si basano sul metodo FLD classico descritto precedentemente. Nel caso invece di spettroradiometri da campo dotati di una risoluzione spettrale molto elevata, come quelli impiegati in questa attività di ricerca, è possibile effettuare scansioni molto più dettagliate della radianza spettrale all’interno delle linee di assorbimento. L’elevato numero di bande campionate consente di sovradeterminare il sistema lineare costituito dalle equazioni [2.14] e [2.15], come proposto da Meroni e Colombo (2006), ottenendo un sistema composto da un numero maggiore di equazioni (osservazioni) rispetto al numero di incognite in modo di: i) ridurre l’errore legato al rumore strumentale; 34 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla ii) rilassare l’assunzione di riflettanza e fluorescenza costanti nell’intervallo di lunghezze d’onda considerato (argomento che sarà trattato in seguito). Ignorando ora la dipendenza dalle λ e indicando i termini delle equazione [2.14], [2.15] come vettori di osservazioni e incognite, il nuovo sistema può essere scritto come: L s = ρ Li + F [2.18] considerando poi che ρ e F assumono valori costanti rispetto alle lunghezze d’onda (λ) L s = ρ Li + F = b1 Li + b0 [2.19] il nuovo sistema [2.18] è risolto utilizzando i “minimi quadrati ordinari” (OLS), in modo di ottenere la pendenza (riflettanza) e l’intercetta (fluorescenza). Per la Fraunhofer line centrata a 760.5 nm è stato usato un range spettrale compreso tra 759.029 nm e 764.038 nm. Per esempio in figura 2.4 è riportata la regressione lineare tra la radianza incidente Li e la radianza emergente dalla vegetazione Ls. Figura 2.4. Regressione lineare tra Li, la radianza incidente e Ls, radianza emergente da una superficie vegetata nel range spettrale considerato. La successiva trattazione modellistica ha invece previsto l’introduzione della possibilità di variazione lineare della riflettanza e fluorescenza nell’intervallo spettrale utilizzato per sovradeterminare il sistema. È infatti possibile modellare la radianza totale assumendo una variazione lineare delle due incognite da stimare, inserendo di fatto due termini di correzione lineare. Quindi espandendo in serie di Taylor troncata al primo ordine la riflettanza e la fluorescenza, si può scrivere: s dρ i dF L (λ 0 + ∆λ ) = ρ(λ 0 ) + ∆λ L + F (λ 0 ) + ∆λ dλ dλ [2.20] 35 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla dove λ0 rappresenta il limite inferiore dell’intervallo spettrale preso in considerazione. Considerando la forma delle funzioni di riflettanza e fluorescenza (mostrate in figura 2.5), tale modellizzazione appare più realistica rispetto all’applicazione classica FLD dove le Fluorescenece (rel. units) Reflectance (-) funzioni sono considerate delle costanti. Leaf fluorescence Leaf reflectance 400 450 500 550 600 650 700 750 800 Wavelength (nm) Figura 2.5. Tipico spettro di emissione di fluorescenza (linea continua) e riflettanza di una foglia verde (linea punteggiata). Le linee verticali rappresentano le linee di Fraunhofer presenti a 687 nm e 760 nm. Scelta delle linee di Fraunhofer idonee al monitoraggio della fotosintesi Lo spettro di emissione tipico della fluorescenza della vegetazione, presenta due massimi di emissione nella regione visibile/vicino infrarosso posizionati a 690 nm e a 740 nm. Quattro linee di Fraunhofer sono presenti in questa regione spettrale (vedi figura 2.5), due legate all’assorbimento dell’ossigeno molecolare a 760.5 nm (denominata Oxigen A-Band) e a 686.9 nm (Oxigen B-band), mentre altre due Hα e FeI centrate rispettivamente a 656.3 nm e 685.5 nm sono connesse ad assorbimenti che avvengono negli strati più esterni del sole. La scelta delle linee da impiegare è compiuta sulla base dei seguenti criteri: a) posizione nello spettro elettromagnetico: dato che la quantità di energia emessa in fluorescenza è già di per sé molto piccola, è bene che le linee di Fraunhofer siano il più possibile vicino ai massimi di emissione di fluorescenza; b) larghezza spettrale della linea: è necessario che la dimensione dell’assorbimento abbia dimensioni maggiori della Full Width at Half Maximum (FWHM) sensori impiegati. Se questa condizione non fosse soddisfatta, risulterebbe in un errore di misura sistematico; 36 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla c) magnitudo della riflettanza in quella regione spettrale: questo parametro influisce sul rapporto segnale/rumore del metodo; d) entità dell’assorbimento all’interno dell’intervallo di Fraunhofer (i.e. profondità della buca): influisce sul rapporto segnale/rumore del metodo. Le linee ‘candidate’ ad essere utilizzate nel metodo FLD sono indicate in tabella 2.2. Tra queste le due linee di Fraunhofer A e B risultano le migliori candidate ad essere impiegate per la stima della fluorescenza, in quanto sono le più vicine alle lunghezze d’onda di massima emissione di fluorescenza (690 e 740 nm), presentano il maggiore intervallo spettrale (FWHM di circa 1 nm) e l’intensità dell’assorbimento permette buoni rapporti segnale/rumore. In questo lavoro di tesi verrà utilizzata solamente la linea di Fraunhofer a 760.5 nm dato che da osservazioni precedenti (Meroni e Colombo, 2006), si è dimostrata meno ‘rumorosa’ e ha presentato minori problemi nella stima della fluorescenza. Tabella 2.2. Linee di Fraunhofer sovrapposte allo spettro di emissione di fluorescenza. Linea Lunghezza d’onda [nm] FWHM [nm] O2 760.5 1.000 O2 686.9 1.000 FeI 685.5 0.014 Hα 656.3 0.144 37 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla 2.2.3.Sistema spettrometrico subnanometrico Il sistema è costituito da due spettroradiometri High Resolution Spectrometers HR4000, OceanOptics Inc., USA. Una unità è sensibile alla regione spettrale di emissione di fluorescenza della clorofilla ed è caratterizzata da una elevatissima risoluzione spettrale e consente una dettagliata osservazione della radianza all’interno della linea di Fraunhofer (Oxigen A-Band) centrata a 760.5 nm. L’altro strumento presenta invece caratteristiche tipiche degli spettroradiometri VIS-NIR (Visibile- Infrarosso Vicino) tradizionali di campo. Le caratteristiche tecniche principali due strumenti in termine di FWHM, intervallo spettrale e frequenza di campionamento, sono riportate in tabella 2.3. Questi spettrometri sono equipaggiati con una fibra ottica nuda (FOV=25°) e con un CCD detector con 3648 elementi. Tabella 2.3. Caratteristiche spettrali degli spettroradiometri High Resolution Spectrometers HR4000, OceanOptics Inc., USA, utilizzati per la stima di Fs, PRI e indici di vegetazione. ID FWHM Intervallo spettrale Frequenza campionamento [nm] [nm] [nm] nir 0.13 717.00 - 804.98 0.03 vis-nir 3.0 196.00-1117.60 0.24 Le fasi operative di misura, sono state precedute dalle operazioni di calibrazione spettrale e radiometrica del sistema, come previsto dai protocolli forniti dal produttore. In particolare la calibrazione delle lunghezze d’onda è stata effettuata la utilizzando una apposita sorgente (CAL-2000, OceanOptics Inc., USA) ai vapori di mercurio (Hg) e argon (Ar), in grado di emettere linee spettrali nella regione del visibile e vicino infrarosso, di cui si conosce esattamente la λmax. Risolvendo la seguente equazione che relazione la posizione del pixel (p) con la lunghezza d’onda: 3 λ p = I + ∑ Ci p i [2.21] 1 dove: λp: lunghezza d’onda del pixel p [nm]; I: lunghezza d’onda del primo pixel, il pixel 0 [nm]; Ci: coefficiente i-esimo, specifico dello strumento; 38 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla Dalle osservazioni delle diverse righe spettrali si è proceduto attraverso una regressione polinomiale alla stima dei coefficienti Ci e all’assegnazione dei valori di lunghezza d’onda ai diversi pixel. La calibrazione radiometrica, effettuata con la sorgente LS-1-CAL, OceanOptics Inc., USA, consiste nella determinazione del coefficiente (gain) che permette di calcolare la radianza Lλ spettrale [Wm-2sr-1nm-1] (unità fisica) a partire dai valori relativi (count) per unità di tempo, forniti dallo strumento. Lλ = counts * gain int _ time [2.22] Le due unità che compongono il sistema spettrometrico sono state installate all’interno di un dispositivo termostatato portatile (model NT-16, Magapor, Zaragoza, Spain). Questo accorgimento è volto al controllo della temperatura della strumentazione in modo di escludere eventuali alterazioni delle performance strumentale (spettrali/radiometriche) dovute alle variazioni di temperatura. Figura 2.6. Interfaccia grafica del software 3S. Nel pannello superiore è riportato il centro di controllo dello spettrometro vis-nir. Nel pannello inferiore è invece presente il centro di controllo dello spettrometro ad elevata risoluzione spettrale per la stima della fluorescenza. Sulla sinistra sono presenti gli spettri registrati dallo strumento, mentre sulla destra è possibile visualizzare istantaneamente la riflettanza. 39 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla Gli spettrometri sono collegati mediante interfaccia USB ad un personal computer, che consente la gestione degli strumenti e l’acquisizione dei dati spettrali attraverso il programma 3S, sviluppato appositamente dal personale del Laboratorio di Telerilevamento delle Dinamiche Ambientali (Meroni and Colombo, 2007), del DISAT. Questo software utilizza librerie presenti nel driver OOIWinIP (OceanOptics) e grazie all’interfaccia grafica sviluppata in ambiente LabWindows/CVI 8.1 (National Instruments), facilita le operazioni di acquisizione dati in campo. Nella figura 2.6 è riportato uno screenshot dell’interfaccia grafica del software 3S. I due pannelli di controllo consentono una rapida gestione dei due strumenti, infatti in un’unica schermata è possibile controllare e settare i principali parametri operativi: i)tempo di integrazione, ovvero tempo di apertura del detector per ogni scansione; ii) numero di spettri per il calcolo della media, cioè il numero di scansioni prima di visualizzare a monitor la media degli spettri. Nella parte destra del pannello sono invece raccolti tutti i parametri e opzioni per il salvataggio dei files. 1 0.4 0.9 0.35 0.8 0.3 0.25 R (-) 0.6 0.5 0.2 0.4 0.15 L (W m-2 sr-1 nm-1) 0.7 Ref FS Ref CF WR FS S FS WR CF S CF 0.3 0.1 0.2 0.05 0.1 0 400 500 600 700 800 900 0 1000 wl (nm) Figura 2.7. Dati spettrali raccolti in una singola acquisizione del sistema spettrometrico. Linea blu e azzurra rappresentano la radianza solare incidente per gli spettrometri vis-nir e nir rispettivamente. La linea rossa e gialla rappresentano la radianza della canopy per gli spettrometri vis-nir e nir rispettivamente. I corrispondenti valori di HCRF sono riportati in verde. Nella figura 2.7 sono riportati spettri tipici, acquisiti con il sistema spettroradiometrico descritto, della radianza solare incidente, della radianza di una canopy vegetata e della 40 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla riflettanza calcolata. Sull’ordinata sinistra sono riportati i valori del coefficiente di riflessione, mentre su quella di destra i valori assoluti espressi in termini di radianza. 2.2.4.Calcolo del coefficiente di riflessione apparente Esistono diverse tecniche di spettrometria di campo per la determinazione della firma spettrale di un target. Tali tecniche sono accomunate dall’esigenza di caratterizzare la radiazione incidente sul target e la parte che viene riflessa dallo stesso. La misura della radianza incidente su una superficie e quella emergente può avvenire in istanti di tempo successivi utilizzando il medesimo sensore, modalità questa definita con il termine single-beam (Milton and Rolling, 2006), oppure può essere misurata simultaneamente con due differenti sensori secondo la modalità dual-beam. Utilizzando la prima tecnica, è necessario che non vi siano variazioni della radiazione incidente tra le due misure, come può accadere nelle condizioni di campo con il passaggio di nuvole. Le osservazioni spettrali svolte nella presente attività di ricerca sono state tutte effettuate in modalità single-beam, quantificando la radianza incidente mediante un pannello bianco standard. Inoltre è stata adottata la metodologia sandwich, ciò significa che la radianza solare incidente è stata misurata prima e dopo quella del target, indicate rispettivamente con Li(t0) e Li(t1). Il valore impiegato per il calcolo della riflettanza Li(ts) è il valore della radianza incidente calcolato dall’interpolazione lineare tra i valori misurati nei due diversi istanti di tempo. Li (t1 ) − Li (t0 ) L (t s ) = L (t0 ) + ⋅ (t s − t0 ) t1 − t0 i i [2.23] Ovviamente questo accorgimento è molto utile in caso di variazioni monotone della radianza solare incidente, mentre risultata totalmente inadatto in caso di variazioni ad altra frequenza. Per questo motivo le misure di campo sono sempre limitate a giornate di cielo sereno. Il coefficiente di riflessione, già introdotto nelle sezioni precedenti è calcolato come R = Ls Ls id , cioè come rapporto tra la radianza spettrale emergente da un campione e la radianza spettrale riflessa da un pannello standard di riferimento. Nel caso specifico della vegetazione, tale rapporto perde in qualche modo il suo significato teorico, in quanto la radianza proveniente da un target vegetato è la somma algebrica della componente riflessa e della componente emessa. Per sottolineare questo fatto è possibile indicare, nel caso 41 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla della vegetazione, la riflettanza R calcolata come riflettanza apparente R*. La stessa considerazione vale per le misure spettrometriche di campo generalmente acquisite in termini di HCRF. Il processamento dei dati spettrali e il calcolo della riflettanza apparente avviene nei seguenti passaggi: • Correzione della dark current; • Calibrazione delle lunghezze d’onda e ricampionamento lineare; • Calibrazione della radianza; • Calcolo della radianza solare incidente attraverso l’interpolazione lineare; • Correzione per la riflettanza nota del pannello standard; • Calcolo della riflettanza apparente (HCRF). In figura 2.8 è riportata la tipica firma spettrale, ovvero l’andamento del coefficiente di riflessione apparente (HCRF) rispetto le lunghezze d’onda, tipico della vegetazione. Si può notare il picco presente nella regione del NIR, centrato proprio a 760 nm, in corrispondenza della linea di Fraunhofer (A). 1 Reflectance [-] 0.8 0.6 0.4 0.2 0 710 720 730 740 750 760 770 780 790 800 Reflectance Wavelength [nm] 810 0.3 incoming radiance 1 target radiance 0.25 Reflectance [-] 0.2 0.6 0.15 0.4 0.1 0.2 0.05 0 750 L[Wm-2sr-1nm-1] 0.8 0 752 754 756 758 760 762 764 766 768 770 Wavelength [nm] Figura 2.8. Nel riquadro superiore è riportata una tipica firma spettrale di riflettanza apparente della vegetazione. Nel riquadro inferiore dettaglio della Fraunhofer line a 760 nm: (blu) radianza solare; (rosso) radianza della vegetazione; (verde) riflettanza apparente. Questo particolare effetto, evidenziato grazie all’utilizzo di spettroradiometri con elevata risoluzione spettrale, è dovuto all’effetto di in-filling della fluorescenza all’interno delle 42 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla banda di assorbimento dell’O2. In questa regione il contributo relativo della fluorescenza diventa significativo ed è responsabile dell’evidente picco nella firma spettrale. 2.2.5.Calcolo del indici tradizionali (VI) Gli indici di vegetazione (Vegetation Index, VI) si basano su misure di riflettanza in due o più bande spettrali e rappresentano uno strumento largamente utilizzato nel monitoraggio delle coperture vegetali. La firma spettrale della vegetazione è infatti caratterizzata da fenomeni di scattering (singolo e multiplo) nella regione del NIR e dagli assorbimenti nel dominio visibile originati dai pigmenti fogliari, come le clorofille, i carotenoidi e gli antociani. Le clorofille sono i principali responsabili delle caratteristiche della firma spettrale nella regione visibile dello spettro elettromagnetico, in quanto sono presenti forti picchi di assorbimento nelle regioni del rosso e del blu. In genere gli indici di vegetazione non si basano solamente sulla riflettanza nel blu e nel rosso in quanto contenuti relativamente bassi di questi pigmenti sono sufficienti a saturare l’assorbimento, riducendo la sensibilità di tali indici ad alti contenuti di clorofilla. I VI si basano preferibilmente su rapporti di bande centrate nelle regioni di forte assorbimento (generalmente nel rosso) e di forte scattering (NIR). Il rapporto tra bande consente anche di attenuare eventuali effetti di disturbo contenuti nei dati dovuti alla topografia, a differenti geometrie di illuminazione e osservazione, all’influenza del suolo e all’effetto atmosferico. Gli indici ottici impiegati in questo lavoro sono essenzialmente rapporti semplici tra i valori di HCRF nel rosso (RRED) e nel NIR(RNIR), come ad esempio il simple ratio, SR definito come: SR = Rnir Rred [2.24] oppure rapporti normalizzati come il Normalized Difference Vegetation Index, NDVI (Rouse et al., 1974; Tucker, 1979): NDVI = RNIR − RRED RNIR + RRED [2.25] Le lunghezze d’onda che sono state utilizzate per il calcolo di questi indici di vegetazione tradizionali sono 800 e 680 nm, per l’infrarosso e il rosso, rispettivamente. 43 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla In appendice 1 è riportato il codice di calcolo IDL (Interactive Data Language) utilizzato per il processamento dei dati spettrali acquisiti durante le campagne di misura. 44 Capitolo 2, Stima della fluorescenza della clorofilla 2.2.6. Calcolo della fluorescenza stazionaria (Fs) Il processamento dei dati spettrali e il calcolo della fluorescenza stazionaria avviene nei seguenti passaggi: • Correzione della ‘dark current’; • Calibrazione delle lunghezze d’onda e ricampionamento lineare; • Calibrazione della radianza; • Calcolo della radianza solare incidente attraverso l’interpolazione lineare; • Correzione per la riflettanza nota del pannello standard; • Calcolo della Fs. La quantificazione della fluorescenza attraverso il metodo FLD è stata effettuata mediando i valori di radianza solare incidente e radianza della canopy di 5 bande, centrate a 760.54 nm e 759.16 nm, che rappresentano rispettivamente il minimo e la ‘spalla’ della Oxigen A-Band. La stima della fluorescenza attraverso la sovradeterminazione del sistema lineare, richiede di calcolare la decomposizione a valore singolo (SVD) della matrice (n*m) costituita dalle m bande spettrali utilizzate per sovradeterminare il sistema. Questa operazione viene eseguita utilizzando la routine SVDC del linguaggio di programmazione IDL(Interactive Data Language). In appendice 1 è riportato il codice IDL utilizzato per calcolare la fluorescenza in base alle differenti varianti matematiche del metodo FLD. 45 Capitolo 3, Osservazioni di campo Capitolo 3 Osservazioni di campo 3.1.Materiali e metodi 3.1.1.Piante utilizzate ed esposizione all’O3 Per ottenere misure radiometriche di campo in condizioni di illuminazione naturale, ma allo stesso tempo permettere le operazioni pratiche di fumigazione si è scelto di utilizzare una specie vegetale di dimensioni ridotte che potesse, in vasi di dimensioni contenute, formare una canopy sufficientemente densa. Tali caratteristiche sono soddisfatte dall’utilizzo del Trifolium repens L. cv. Regal, una specie nota per la sensibilità all’ozono e largamente utilizzata per il bio-monitoraggio. Le piante sono state fatte crescere per due mesi in contenitori di plastica contenenti un mix sterilizzato di suolo:torba:perlite (volume 1:1:1). Tutte le piante sono cresciute in una serra ad una temperatura variabile tra 15 e 26°C e umidità relativa (RH) tra 55 e 85%. Le piante sono state irrigate tutti i giorni. Piante uniformi, sono state selezionate e mantenute in un fitotrone a 20±1 °C, 85±5% di umidità relativa (RH%), densità di flusso fotosintetico (PPFD) all’altezza media della pianta di 500 µmol m-2 s-1, fotoperiodo di 16 ore al giorno ed in presenza di aria filtrata attraverso carbone attivo, per una settimana di acclimatazione prima di procedere alla esposizione all’ozono (O3). L’esposizione all’inquinante è stata effettuata in ambiente controllato. Il sistema è costituito da una cella, all’interno della quale si trovano due box in perspex (0.90 x 0.90 x 0.65 m) ventilati continuamente con aria filtrata proveniente dalla cella stessa (2 cambi al minuto). La fumigazione con ozono è stata condotta per 21 giorni (5 ore al dì) a 100 ± 5.0 ppb di O3 (per O3, 1 ppb = 1.96 µg m-3, a 20 °C e 1013.25 hPa). L’ozono è stato generato a partire da O2 puro in bombola, attraverso una scarica elettrica prodotta da un generatore Fisher 500 raffreddato ad aria. La concentrazione all’interno della camera è stata misurata in continuo tramite un analizzatore automatico (Monitor Labs, mod. 8810, San Diego, 46 Capitolo 3, Osservazioni di campo CA, USA) connesso ad un personal computer. Le piante utilizzate come controllo sono state mantenute nelle medesime condizioni, ad eccezione dell’esposizione all’inquinante. Poiché le piante sono state in genere mantenute in un ambiente controllato, non è possibile escludere che l’esposizione all’illuminazione naturale, particolarmente elevata nelle ore centrali della giornata, possa rappresentare un fattore di stress addizionale sia per le piante del controllo che per quelle trattate. 3.1.2.Disegno sperimentale L’esperimento ha previsto l’esposizione cronica ad ozono delle piante trifoglio e la registrazione, in condizioni di illuminazione naturale, degli andamenti giornalieri delle proprietà ottiche e dei parametri fisiologici (fluorescenza attiva, scambi gassosi). Un totale di sei canopy (vasi) omogenei sono stati selezionati per le misure e tre coppie controllo/trattato sono state formate in modo casuale. Le misure spettrali sono state effettuate su una canopy per tesi (controllo/trattato). La seconda coppia controllo/trattato è stata utilizzata per le misure di fluorescenza attiva, 5 foglie per vaso sono state ripetutamente campionate. La terza coppia è stata infine destinata alla stima dell’assimilazione attraverso misure di scambi gassosi. Di conseguenza, durante i cicli di misura diurni, le misure spettrali, di fluorescenza attiva e di scambi gassosi, venivano effettuate contemporaneamente su vasi diversi. Sei giorni di misure intensive sono stati effettuati: giorno 0 (prima dell’inizio della fumigazione, che è iniziata il giorno 1), giorno 1, giorno 2, giorno 3, giorno 4, e infine il giorno 21. Le osservazioni di campo sono state effettuate in condizioni di cielo sereno sia per ovviare a problemi di stima della riflettanza apparente nelle misure spettrali, che effetti di breve periodo sui parametri legati alla fotosintesi, legati a brusche variazioni della radiazione incidente. 3.1.3.Dati radiometrici Le osservazioni spettrali sono state effettuate utilizzando il sistema spettrometrico (§ 2.2.3), in grado di misurare simultaneamente la Fluorescenza Stazionaria (Fs), il Photochemical Reflectance Index (PRI) e degli indici di vegetazione tradizionali (NDVI, SR). Le due unità (spettroradiometri), che costituisco il sistema spettrometrico, sono state equipaggiate con fibre ottiche nude (Field-Of-View 25°), che sono state posizionate al centro del vaso in 47 Capitolo 3, Osservazioni di campo posizione nadirale, ad una altezza di 30 cm sul piano medio della canopy. Questa geometria di ripresa permette di osservare un’area circolare della chioma di 15 cm di diametro. Le condizioni di osservazione, ovvero illuminazione solare e spettroradimetri equipaggiati con fibra ottica nuda, consentono la misura del Hemispherical Conical Reflectance Factor (HCRF). È stata impiegata la tecnica spettroscopica detta ‘single beam’, che prevede l’acquisizione sequenziale della radianza riflessa da un pannello standard Lambertiano (riflettanza 90%, Optopolymer GmbH, Germany). Le misure del campione sono racchiuse tra due misure del pannello di riferimento effettuate a distanza di qualche secondo e l’irradianza al momento della misura del campione viene stimata attraverso interpolazione lineare di questi due valori. Questo accorgimento (cosiddetto sandwich) si basa sull’assunzione (ragionevole in condizioni di cielo sereno) che l’irradianza incidente vari in modo continuo e monotono tra le due misure del pannello di riferimento. La misura della dark current è stata effettuata per ogni set di misure consecutive (generalmente 4). L’HCRF spettrale è stata stimata con la seguente equazione: HCRF = DN s − DN dc ( DN wr × ρ wr −1 ) − DN dc [3.1] nella quale DN (Digital Number) indica il valore in unità relative fornito dallo strumento, il pedice “s” indica il campione, “dc” la dark-current, “wr” il pannello di riferimento (white reference), mentre “ρwr” indica la riflettanza del pannello standard. La Fs è stata quantificata in termini di radianza spettale [Wm-2sr-1nm-1] in corrispondenza della linea di Fraunhofer presente a 760 nm, attraverso l’utilizzo del metodo FLD (Fraunhofer Line Depth) classico (basato sulla radianza di due bande) e della versione con sistema sovradimensionato (utilizza un centinaio di bande). Un indice che esprime l’efficienza della fluorescenza (Meroni e Colombo, 2006), denominato Normalized Fluorescence, NFs, è stato calcolato come rapporto tra la fluorescenza stazionaria e radianza solare incidente riflessa dal pannello standard di riferimento. Gli indici basati sulla riflettanza PRI, NDVI e SR, sono stati quantificati a partire dai valori di HCRF spettrale calcolati secondo l’equazione [3.1]. Di seguito per semplicità di notazione, verranno indicati nelle equazioni come coefficienti di riflessione, R. L’indice PRI, sensibile al ciclo delle xantofille, è stato calcolato nel seguente modo: 48 Capitolo 3, Osservazioni di campo PRI = R531 − R570 R531 + R570 [3.2] Gli indici ottici tradizionali relazionati al contenuto di pigmenti fotosintetici come il Simple Ratio (SR) e il Normalized Difference Vegetation Index (NDVI) sono invece stati calcolati come segue. SR = R800 R680 NDVI = [3.3] R800 − R680 R800 + R680 [3.4] 3.1.4.Dati fisiologici, valutazione visiva e LAI Misure fisiologiche Le misure di fluorescenza attiva sono state effettuate con un fluorimetro modulato (Pulse Amplitude Modulated fluorometer PAM-2000, Waltz, Effeltrich, Germany). Sono stati misurati l’efficienza fotochimica potenziale massima (Fv/Fm) dei campioni, l’efficienza effettiva del fotosistema II alla luce (∆F/Fm’) e la fluorescenza stazionaria, Ft. Le procedure utilizzate per misurare ∆F/Fm’, Fv/Fm e Ft (dove Fm è la fluorescenza massima e Fv è la differenza tra la fluorescenza massima e quella iniziale) sono basate sulle metodologie standard (manuale PAM-2000, Walz, 1993). Gli scambi gassosi fogliari (assimilazione in condizioni di illuminazione naturale A) sono stati misurati con un analizzatore portatile di gas all’infrarosso CIRAS-1 (PP-Systems, Stotfold, UK), munito di una cuvetta Parkinson. I dati sono stati acquisiti a concentrazioni ambientali di CO2 (340-360 ppm) e RH% 80%. Le misure degli scambi gassosi sono state effettuate dal Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Vegetali “G. Scaramuzzi” dell’Università di Pisa. L’efficienza di utilizzo della luce (Light Use Efficiency, LUE) è stata calcolata come A diviso la PPFD incidente. LUE = A(molCO2 ) PPFD(mol photon ) [3.5] Il contenuto relativo di clorofilla è stato misurato su tutte le piante con una Minolta SPAD-502 (Osaka, Japan). 49 Capitolo 3, Osservazioni di campo Valutazione visiva La valutazione visiva dei danni da ozono è stata effettuata giornalmente su tutti i sei vasi, seguendo la metodologia prevista da “Experimental Protocol for the ICP Vegetation: UN/ECE, United Nation/ Economic Commission for Europe) ICP (International Cooperative Programme) Vegetation”. Indici di area fogliare L’indice di area fogliare (Leaf Area Index, LAI) è stato misurato il giorno seguente l’ultimo ciclo di misura (11 ottobre 2006). Dai vasi usati per le misure radiometriche sono state raccolte le foglie in un quadrato di 15x15 cm ed è stata misurata la loro area con un planimetro (Portable Area Meter, Model LI-3000, Li-Cor). Misure di calibrazione con dischetti di area nota sono stati acquisiti prima delle misure. Dalle misure di calibrazione è stata calcolata la retta di regressione passante per l’origine che è stata poi applicata alle misure del planimetro. 3.1.5.Dati meteorologici Durante i cicli giornalieri, la temperatura dell’aria, l’umidità relativa (Rotronic, Germany) e la PPFD incidente totale e diffusa (BF3, Delta-T, UK) sono state registrate in continuo (DL2, Delta-T, UK) ogni 30 secondi. La temperatura varia tra 10 e 26°C e la PPFD incidente massima è stata di 1600 µmol m-2 s-1. 50 Capitolo 3, Osservazioni di campo 3.2.Risultati e discussione L’analisi dei dati acquisiti durante le campagne di misura è strutturata in due differenti parti che riguardano: i) l’analisi delle serie temporali dei parametri a massimo carico solare; ii) lo studio degli andamenti giornalieri dei parametri investigati iii) relazione tra le misure dei parametri radiometrici e fisiologici. 3.2.1.Andamento dei parametri nel corso dell’esperimento I sensori iperspettrali operativi (e previsti nel medio termine) per l’osservazione della terra, forniscono generalmente una singola osservazione nell’arco delle giornata (i satelliti geostazionari meteo non sono attualmente iperspettrali). Sebbene interessante da un punto di vista scientifico della comprensione dei fenomeni, non è realistico prevedere la disponibilità di numerose osservazioni durante una giornata (come nei cicli giornalieri trattati in seguito). È dunque necessario individuare un orario ottimale, nella quale effettuare osservazioni che contengano il massimo contenuto informativo. Il problema riguarda principalmente la stima della fluorescenza indotta dal sole attraverso l’impiego del metodo FLD, mentre il PRI, essendo un indice basato sulla riflettanza, non presenza particolari problemi di natura tecnica. Tra i diversi gruppi di ricerca impegnati nello sviluppo di queste nuove tecniche radiometriche, vi sono due differenti correnti di pensiero per quanto riguarda l’orario ottimale di misura. Alcuni sostengono che l’orario preferibile per le acquisizioni sia in condizioni di massimo carico solare (attorno a mezzogiorno), in quanto le variazioni della radiazioni incidente sulla superficie terrestre nel tempo sono piccole rispetto al resto della giornata, questo consente di confrontare le misure dei diversi parametri anche a distanza di qualche minuto. Inoltre essendo la fluorescenza un segnale molto debole (rappresenta pochi punti percentuali dell’energia totale) difficilmente misurabile, nelle ore centrali essa assume i valori massimi della giornata, il rapporto segnale rumore strumentale diventa più favorevole. Altri ricercatori invece, ritengono che l’orario ottimale per la stima della fluorescenza stazionaria è da ricercarsi attraverso un compromesso tra l’intensità assoluta della Fs e l’entità dell’assorbimento all’interno delle linee di Fraunhofer (determinato dal cammino ottico atmosferico). Infatti, a parità di fluorescenza, maggiore è l’assorbimento e più rilevante sarà l’effetto di in-filling operato della fluorescenza. Di conseguenza, integrando queste 51 Capitolo 3, Osservazioni di campo due considerazioni, risulterebbe che l’orario privilegiato per la stima della fluorescenza sia a metà mattina. AOT40 (ppb.h) 0 0.03 300 600 900 1200 AOT40 (ppb.h) 6300 1.00 0 300 0 1 600 900 1200 6300 2 3 4 21 6 0.98 0.96 0.01 NDVI (-) PRI (-) 0.02 0.00 0.92 0.90 0.88 -0.01 -0.02 0.94 0.86 a 0 1 2 3 4 0.84 21 21 6 b Lenght of Threatment (days) Lenght of Threatment (days) AOT40 (ppb.h) 0 600 900 1200 AOT40 (ppb.h) 6300 0 300 600 900 1200 6300 0 1 2 3 4 21 6 1.4e-2 1.2e-2 1.5e-3 1.0e-2 NFs(-) Fs@760 nm (W m -2 sr-1 nm -1) 2.0e-3 300 1.0e-3 8.0e-3 6.0e-3 5.0e-4 4.0e-3 0.0 c 0 1 2 3 4 Lenght of Threatment (days) 21 6 2.0e-3 d Lenght of Threatment (days) Figura 3.1. Misure radiometriche condotte a metà mattina (ore 10.30 solari) durante il corso dell’esperimento. Simboli pieni e vuoti si riferiscono a piante di controllo e trattate, rispettivamente. (a) Photochemical Reflectance Index, PRI; (b) Normalized Difference Vegetation Index; (c) Fluorescenza stazionaria, Fs; (d) Fluorescenza stazionaria normalizzata, NFs. I valori rappresentano le medie ± S.E. (n = 3). Entrambe le ipotesi sono state vagliate, ma a causa delle condizioni atmosferiche di alcuni giorni (passaggio di nubi) che hanno compromesso l’acquisizione di dati, è stato scelto di mostrare gli andamenti delle misure condotte a metà mattinata (10:30 ora solare). L’evoluzione dei parametri radiometrici e fisiologici per i sei giorni (0, 1, 2, 3, 4, 21) nei quali sono stati registrati gli andamenti giornalieri, sono mostrate in figura 3.1 e in figura 3.2 rispettivamente. Il giorno 0 (piante non ancora sottoposte a fumigazione) sia le misure radiometriche che quelle fisiologiche indicano che le piante di controllo e quelle destinate al trattamento sono in condizioni simili di vigore prima della fumigazione (non sono state riscontrate 52 Capitolo 3, Osservazioni di campo differenze statisticamente significative per nessuna variabile), a parte il PRI che presenta piccole differenze. L’andamento durante il corso dell’esperimento del Photochemical Reflectance Index (figura 3.1, a), legato alla dissipazione termica dell’eccesso di energia luminosa attraverso l’attivazione del ciclo delle xantofille, mostra una generale riduzione del segnale nei primi giorni, probabilmente causato dallo stress luminoso al quale le piante cresciute in serra (PPFD circa 500 µmol fotoni m-2 s-1) sono sottoposte durante la misura dei cicli giornalieri in condizioni di illuminazione naturale (PPFD massima giornaliera circa 1600 µmol fotoni m-2 s-1). Il PRI dei campioni controllo, mostra un valore leggermente inferiore a quello dei trattati il giorno 0, che si protrae per i primi due giorni, probabilmente dovuto a piccole differenze iniziali nel “pool” di xantofille. Anche il valore dell’indice di vegetazione NDVI (figura 3.1, b), principalmente sensibile al contenuto di clorofille, per i giorni 0 e 1 è leggermente maggiore per le piante trattate. Dopo tre giorni di esposizione all’ozono (giorno 3) si verifica un’inversione, il PRI delle piante di controllo rimane invariato a valori prossimi al giorno 2, mentre quello delle piante esposte ad ozono continua a diminuire, indice di un crescente attivazione del ciclo delle xantofille nel tempo. L’attivazione di questa forma di dissipazione non-radiativa dell’energia di eccitazione in eccesso, rappresenta una strategia fotoprotettiva messa in atto dalle piante. Il 21° giorno di trattamento sono presenti importanti differenze tra le due tesi (trattato-controllo), in particolare il PRI del controllo torna a valori prossimi quelli del giorno 0, mentre le piante trattate mostra un valore notevolmente inferiore. L’indici di vegetazione NDVI (figura 3.1, b), sensibile al contenuto di clorofille, non è influenzato dall’esposizione all’ozono durante i primi giorni. Dopo un prolungato periodo di azione dello stress (20 giorni), mostra una significativa riduzione probabilmente causata da una perturbazione di lungo periodo dell’attività fotosintetica. Tale risultato è in accordo con studi precedenti in cui è stata riscontrata una diminuzione della concentrazione di clorofilla a seguito di una prolungata esposizione all’ozono. Questa riduzione è stata osservata anche nel contenuto relativo di clorofille quantificato con l’indice SPAD. La fluorescenza stazionaria (figura 3.1, c), mostra una tendenza alla diminuzione nei primi giorni dell’esperimento, probabilmente legato ad una progressiva attivazione della dissipazione termica (vedi PRI). Il giorno 0 sono stati osservati valori uguali per le piante 53 Capitolo 3, Osservazioni di campo trattate e quelle di controllo, ma dopo il primo giorno nel quale le piante sono state esposizione all’inquinante, è stata osservata una differenza tra le due tesi. Dopo venti giorni di fumigazione le differenze sono aumentate, principalmente legate ad una variazione nel contenuto di clorofilla (fluorofori), come mostrato dal valore dell’NDVI per il giorno 21, e per una maggiore attivazione del ciclo delle xantofille. AOT40 (ppb.h) 18 0 300 600 900 1200 AOT40 (ppb.h) 6300 0.20 0 300 600 900 1200 6300 0.18 14 12 10 Ft (r.u.) µmol CO2 m-2 s-1) A ((µmol 16 8 6 4 ** 0.16 0.14 0.12 2 0 0 1 2 3 4 0.10 21 0 Length of treatment (days) 1 2 AOT40 (ppb.h) 0.35 0 300 600 900 0.30 4 21 AOT40 (ppb.h) 1200 6300 * *** 0.90 0 300 600 900 1200 0.85 0.25 6300 * 0.80 Fv/Fm (-) ∆F/Fm' ∆ F/Fm' (-) 3 Length of treatment (days) 0.20 0.15 0.75 0.70 0.10 0.65 0.05 0.00 0.60 0 1 2 3 4 Length of treatment (days) 21 0 1 2 3 4 21 Length of treatment (days) Figura 3.2. Misure fisiologiche condotte a metà mattina (ore 10.30 solari) durante il corso dell’esperimento. Simboli pieni e vuoti si riferiscono ai campioni del controllo e del trattato rispettivamente. (a) assimilazione in condizioni di illuminazione naturale, A; (b) fluorescenza stazionaria, Fs; (c) l’efficienza effettiva del fotosistema II alla luce, ∆F/Fm’; (d) efficienza potenziale massima, Fv/Fm. I valori rappresentano le medie ± SE (n = 3). L’andamento della fluorescenza normalizzata (figura 3.1, d) è simile a quello della fluorescenza espressa in termini assoluti, il vantaggio che deriva dall’utilizzo di questo indici consiste nella possibilità di effettuare confronti tra dati, anche se la radiazione incidente non è esattamente uguale. In figura 3.2 sono invece mostrati gi andamenti dei parametri fisiologici a metà mattina attorno alle ore 10:30 solari. L’assimilazione in condizioni di illuminazione solare naturali, 54 Capitolo 3, Osservazioni di campo A (figura 3.2, a), mostra un aumento durante i primi giorni per le piante di controllo, indice di un progressivo adattamento alle condizioni di illuminazione alla quale sono sottoposte durante la registrazione dei cicli giornalieri. Per le piante di controllo invece viene significativamente ridotta dal giorno 2. Considerando invece i parametri di fluorescenza attiva (figura 3.2, b, c, d), l’efficienza fotochimica potenziale massima (Fv/Fm) dei campioni, e la fluorescenza stazionaria, Ft, sono in grado di discriminare le due tesi solamente il ventunesimo giorno. Una diminuzione significativa dell’efficienza fotochimica effettiva del fotosistema II (∆F/Fm’) dei campioni trattati con O3 in confronto ai rispettivi controlli è stata registrata dal giorno tre. Per quanto riguarda la valutazione dei sintomi visivi, che in questa specie si manifestano come lesioni necrotiche, sono state osservate dal 9° giorno di fumigazione. Il danno percentuale sulle singole foglie era in genere attorno al 5-10%, con massimi del 15%. A fine prova (giorno 21) il danno percentuale sulle singole foglie era attorno al 15-20% su oltre il 50% delle foglie della canopy. L’indice di area fogliare delle due canopy utilizzate nelle misure radiometriche, quantificato con metodo distruttivo il giorno successivo all’ultimo ciclo giornaliero (giorno 21), è risultato di 2.0 per le piante esposte ad ozono e 2.1 per i controlli. Questo risultato è in accordo con i valori dell’indice di vegetazione NDVI osservati. 55 Capitolo 3, Osservazioni di campo 3.2.2.Andamento giornaliero dei parametri In questo paragrafo vengono mostrati gli andamenti diurni dei parametri misurati con le diverse tecniche (radiometriche-fisiologiche), che sono stati investigati durante la campagna di misura. A titolo di esempio verranno mostrati i cicli giornalieri relativi al giorno 0, prima dell’inizio della fumigazione (AOT40 = 0 ppb, figura 3.3), giorno 3, nel quale si iniziano ad osservare i primi effetti dell’ozono (AOT40 = 900 ppb, figura 3.4) e infine il ciclo registrato giorno 21, nel quale sono palesi gli effetti causati dall’esposizione all’ozono (AOT40 = 6300 ppb, figura 3.5). La mattinata del giorno 0 presenta non presenta condizioni meteorologiche ideali, causato dal passaggio di nubi, mentre gli altri due giorni considerati (3, 21) sono giornate particolarmente favorevoli per questa tipologia di misure. In figura 3.3 sono mostrati gli andamenti dei parametri radiometrici, degli scambi gassosi e il Light Use Efficency (LUE). L’indice PRI, relazionato al ciclo delle xantofille (dissipazione termica), mostra un andamento diurno inversamente proporzionale a quello della radiazione solare incidente (PPFD). Quando la quantità di luce incidente sulla vegetazione aumenta, una porzione crescente di xantofille viene convertita da violaxantina (V) ad anteraxantina (A) e zeaxantina (Z), dissipando l’eccesso di energia di eccitazione e proteggendo l’apparato fotosintetico. Quando l’irradianza ritorna a valori normali, A e Z sono riconvertite enzimaticamente in V. Tale comportamento dei pigmenti del ciclo delle xantofille si riflette nell’andamento del PRI che mostra un minimo nelle ore centrali della giornata, quando la dissipazione termica è massima. L’evoluzione della fluorescenza stazionaria durante la giornata segue approssimativamente l’andamento della PPFD. I valori massimi nei giorni 0, 21 risultano a metà mattinata (circa alle 10.30-11), mentre per il giorno 3 coincidono con il mezzogiorno solare. In figura 3.3(c) è riportata l’evoluzione della fluorescenza stazionaria calcolata con il metodo FLD classico, mentre in figura 3.3(e) la fluorescenza stazionaria calcolata attraverso il metodo FLD sovradeterminato. Dal confronto di questi grafici è possibile osservare come, in accordo alle premesse teoriche, la tecnica proposta (i.e. sistema sovradeterminato e modellizzazione bilineare) riduca il rumore strumentale. NFs mostra un andamento a campana, analogo al PRI, che rispecchia l’irradianza incidente. 56 Capitolo 3, Osservazioni di campo 2000 1800 a b PPFD_tot PPFD_diff 0.04 1600 0.02 PRI (-) 1200 -2 -1 ( µmol m s ) 1400 1000 800 0.00 600 400 -0.02 200 1.00 c 1.5e-3 0.90 NDVI (-) -2 1.0e-3 0.85 0.80 5.0e-4 0.75 2.0e-3 0.0 1.8e-2 0.70 e 1.6e-2 f 1.4e-2 1.5e-3 1.2e-2 NFs@760 (-) -2 -1 -1 sys_Fs@760nm ( W m sr nm ) d 0.95 -1 -1 Fs@760nm ( W m sr nm ) 2.0e-3 0 1.0e-3 1.0e-2 8.0e-3 6.0e-3 5.0e-4 4.0e-3 2.0e-3 0.0 0.0 0.030 g -1 Assimilation Rate (µmol CO2 m s ) 20 h LUE (moll CO2 mol photon) -2 0.025 0.020 -1 15 10 5 0.015 0.010 0.005 0 7:00 9:00 11:00 13:00 Solar Time 15:00 17:00 19:00 0.000 7.00 9.00 11.00 13.00 15.00 17.00 19.00 Solar Time Figura 3.3. Andamenti giornalieri (giorno 0) di variabili metereologiche, spettrali e fisiologiche. (a) PPFD diretto (linea continua) e diffuso (linea punteggiata); (b) PRI; (c) Fs calcolata con il metodo FLD “classico”; (d) NDVI; (e) sys_Fs calcolata con il metodo FLD “sovradeterminato”; (f) NFs, Fluorescenza normalizzata; (g) A, Assimilazione netta in condizioni di illuminazione naturale; (h) LUE. Punti pieni e vuoti si riferiscono ai campioni controllo e trattato, rispettivamente. 57 Capitolo 3, Osservazioni di campo In figura 3.3 (d) viene mostrato l’andamento dell’indice di vegetazione NDVI. Come atteso non ha un andamento diurno dipendente dalla radiazione incidente in accordo con il fatto che gli indici ottici tradizionali non hanno un legame diretto con il funzionamento fotosintetico. Le piccole variazioni che si osservano durante la giornata sono imputabili ad effetti ottici legati alla struttura geometrica della canopy. Questi disturbi sono maggiori il mattino presto e la sera tarda quando il sole presenta angoli zenitali elevati. Queste problematiche di natura ottica (effetti direzionali) si riflettano anche su Fs e PRI, come testimoniato dalle profonde variazioni di questi due segnali in corrispondenza di forti variazioni di NDVI. In figura 3.4 sono invece riportati gli andamenti dei parametri fisiologici e radiometrici registrati il 22 di settembre, dopo 3 giorni di fumigazione. Differenze significative nell’andamento giornaliero della fluorescenza stazionaria, PRI e assimilazione, tra piante esposte all’ozono e piante di controllo sono apprezzabili. Le curve di PRI sono spostate verso valori più bassi se confrontati con il giorno 0, indicando un maggior ricorso al quenching non fotochimico, probabilmente causato dalla prolungata esposizione alla luce solare durante la misura dei cicli giornalieri di piante cresciute in serra. Il PRI delle piante trattate mostra un andamento molto differente rispetto ai controlli, in particolare la mattina si verifica una forte attivazione del ciclo delle xantofille, fino ad un valore minimo raggiunto nelle ore centrali della giornata. L’attivazione di questa importante via dissipativa dell’energia, causa una riduzione della fluorescenza riemessa (figura 3.4, e). Anche l’assimilazione di CO2 (figura 3.4, g) e il LUE (figura 3.4, h)delle piante trattate risulta inferiore. Il diverso stato fisiologico tra campioni fumigati e campioni sani viene mantenuto durante tutta la giornata, ma risulta molto più evidente a cavallo delle ore centrali della giornata. Di nuovo, l’indice di vegetazione NDVI non mostra andamenti diurni significativi (figura 3.4, d). In figura 3.5 sono riportati gli andamenti dopo 21 giorni di esposizione delle canopy all’ozono. Marcate differenze nell’andamento giornaliero delle piante trattate sono apprezzabili tra i parametri Fs (figura 3.5, e), NFs (figura 3.5, f), PRI (figura 3.5, b), assimilazione (figura 3.5, g), e LUE(figura 3.5, h). Le curve di PRI tra le diverse tesi mostrano valori molto diversi già dalle prime misure probabilmente dovuto ad un differente contenuto di pigmenti responsabili del ciclo delle xantofille. È interessante osservare la diversa dinamica temporale nell’attivazione di 58 Capitolo 3, Osservazioni di campo 2000 a PPFD_tot PPFD_diff 0.04 b -1 PPFD (µmol m s ) 1500 PRI (-) -2 0.02 1000 0.00 500 -0.02 2.0e-3 0 1.00 c d 1.5e-3 0.90 NDVI (-) Fs@760 (W m-2 sr-1 nm-1) 0.95 1.0e-3 0.85 0.80 5.0e-4 0.75 1.8e-2 0.70 e 1.6e-2 f 1.4e-2 1.5e-3 1.2e-2 NFs@760nm sys_Fs@760 (W m-2 sr-1 nm-1) 0.0 2.0e-3 1.0e-3 1.0e-2 8.0e-3 6.0e-3 5.0e-4 4.0e-3 2.0e-3 0.0 22 0.030 0.0 g h 0.025 18 LUE (moll CO2 mol photon) 16 14 0.020 -1 -2 -1 Assimilation Rate (µmol CO2 m s ) 20 12 10 8 6 4 0.015 0.010 0.005 2 0.000 0 7:00 9:00 11:00 13:00 Solar Time 15:00 17:00 19:00 7:00 9:00 11:00 13:00 15:00 17:00 19:00 Solar Time Figura 3.4. Andamenti giornalieri (giorno 3) di variabili metereologiche, spettrali e fisiologiche. (a) PPFD diretto (linea continua) e diffuso (linea punteggiata); (b) PRI; (c) Fs, calcolata con il metodo FLD “classico”; (d) NDVI; (e) sys_Fs, calcolata con il metodo FLD “sovradeterminato”; (f) NFs; (g) A, Assimilazione netta in condizioni di illuminazione naturale; (h) LUE. Punti pieni e vuoti si riferiscono ai campioni controllo e trattato, rispettivamente. 59 Capitolo 3, Osservazioni di campo questo meccanismo fotoprotettivo tra le due piante (trattata-controllo). Le piante trattate infatti attivano immediatamente (i.e. all’alba) il ciclo di de-epossidazione delle xantofille, mentre le piante controllo circa una ora e mezza dopo l’esposizione al sole. L’evoluzione giornaliera della fluorescenza stazionaria presenta un andamento molto particolare: un rapido incremento nelle prime ore della giornata correlata con la radiazione solare incidente, poi attorno alle 10 del mattino un punto di massimo, al quale segue una breve fase stazionaria e successivamente un lento declino anche se la radiazione solare incidente è ancora considerevolmente alta e stazionaria. In serata durante la rapida discesa del sole, non si osservano più differenze tra controllo e trattato. Anche la fluorescenza normalizzata presenta importante differenza tra le due tesi (controllo-trattato), massima nelle prime ore della giornata che si mantiene quasi costante fino al pomeriggio quando invece i due segnali tendono ad avvicinarsi fino a sovrapporsi in serata. L’indice ottico NDVI, sensibile al contenuto di clorofille, non presenta un andamento significativo durante la giornata e la differenza tra le due canopy rimane costante durante l’arco della giornata. 60 Capitolo 3, Osservazioni di campo 2000 a 0.04 b -1 PPFD (µmol m s ) 1500 PRI (-) -2 0.02 1000 0.00 500 -0.02 2e-3 0 1.00 c d 2e-3 0.90 NDVI (-) Fs@760 (W m-2 sr-1 nm-1) 0.95 1e-3 0.85 0.80 5e-4 0.75 1.8e-2 0.70 e 1.6e-2 f 1.4e-2 2e-3 1.2e-2 NFs@760nm sys_Fs@760 (W m-2 sr-1 nm-1) 0 2e-3 1e-3 1.0e-2 8.0e-3 6.0e-3 5e-4 4.0e-3 2.0e-3 0 0.0 0.03 g h LUE (moll CO2 mol photon) -2 -1 Assimilation Rate (µmol CO2 m s ) 20 0.02 -1 15 10 5 0 0.01 0.00 -0.01 7:00 9:00 11:00 13:00 Solar Time 15:00 17:00 19:00 7:00 9:00 11:00 13:00 15:00 17:00 19:00 Solar Time Figura 3.5. Andamenti giornalieri (giorno 21) di variabili metereologiche, spettrali e fisiologiche. (a) PPFD diretto (linea continua) e diffuso (linea punteggiata); (b) PRI; (c) Fs, calcolata con il metodo FLD “classico”; (d) NDVI; (e) sys_Fs, calcolata con il metodo FLD “sovradeterminato”; (f) NFs; (g) A, Assimilazione netta in condizioni di illuminazione naturale; (h) LUE. Punti pieni e vuoti si riferiscono ai campioni controllo e trattato, rispettivamente. 61 Capitolo 3, Osservazioni di campo Dall’analisi dei dati mostrati risulta che tra i fattori principali che influenzano la magnitudine della fluorescenza stazionaria sono la quantità di radiazione solare incidente e il contenuto di fluorofori, che nel caso della fluorescenza nel vicino infrarosso sono le rappresentati dalle clorofille. Tali fattori sono potenzialmente in grado di mascherare l’informazione rilevante connessa alla fluorescenza e all’efficienza dell’apparato fotosintetico. Come precedentemente accennato, al fine di rendere indipendente il segnale di fluorescenza dalla radianza incidente Meroni e Colombo (2006) hanno proposto con successo l’indice NFs. Al contrario, fino ad oggi non è stato proposto un metodo per rendere indipendente il segnale dalla concentrazione di clorofori. Un possibile metodo per la correzione di tale effetto potrebbe essere quello di normalizzare il valore di fluorescenza con quello di NDVI. In questo modo si otterrebbe un flusso per unità di NDVI, e quindi, in linea di principio, di unità di biomassa verde. In figura 3.7 è mostrato l’andamento del rapporto tra la fluorescenza stazionaria e l’indice di vegetazione NDVI. Nonostante questa operazione di normalizzazione rimangono delle significative differenze tra i comportamenti delle due piante. Questo risultato suggerisce che in futuri pieghi di questa tecnica con sensori remoti, sarà necessario prendere considerare attentamente le variazioni di NDVI delle diverse superfici investigate. 1.8e-3 1.6e-3 1.4e-3 -1 -1 Fs@760 nm (W m sr nm ) / NDVI 2.0e-3 -2 1.2e-3 1.0e-3 8.0e-4 6.0e-4 4.0e-4 2.0e-4 7:00 9:00 11:00 13:00 15:00 17:00 Solar Time Figura 3.6. Andamento giornaliero (giorno 21) della Fluorescenza stazionaria Fs delle piante trattate con ozono e di controllo, normalizzata con l’indice di vegetazione NDVI. Punti pieni e vuoti si riferiscono ai campioni controllo e trattato, rispettivamente. 62 Capitolo 3, Osservazioni di campo 3.2.3.Relazioni tra Fs, PRI e LUE Al fine di valutare la possibilità di monitorare l’attività fotosintetica attraverso le nuove tecniche di telerilevamento proposte (Fs, PRI), è stata investigata la relazione tra queste e il LUE. L’analisi è stata condotta analizzando i parametri nella loro evoluzione giornaliera, in particolare è stato preso in considerazione il giorno nel quale sono state riscontrate le maggiori differenze di tutti parametri tra le piante esposte all’ozono e le piante di controllo (giorno 21). In figura 3.8 (a, b) sono riportate rispettivamente le relazioni tra fluorescenza stazionaria, espressa in termini di NFs, PRI e LUE. Sia il PRI (r2=0.75, P<0.001) che NFs (r2=0.61, P<0.001) mostrano una significativa relazione con il LUE (equazioni anche nel grafico). a 1.4e-2 3e-2 1.2e-2 2e-2 1.0e-2 2e-2 8.0e-3 1e-2 5e-3 6.0e-3 0 4.0e-3 all samples y = 5.01E-01+6.68e-03 r2=0.606 2.0e-3 0.0 0.0 2.0e-3 4.0e-3 6.0e-3 8.0e-3 1.0e-2 1.2e-2 1.4e-2 1.2e-2 -1e-2 0.0 1.4e-2 c 3e-2 ozonated y = 5.59E-01+6.59E-03 2 r =0.203 3e-2 2e-2 1.0e-2 2.0e-3 4.0e-3 6.0e-3 8.0e-3 1.0e-2 1.2e-2 1.4e-2 d ozonated y = 1.90-3.39E-03 2 r =0.277 2e-2 PRI NFs all samples y = 1.98-3.83e-03 2 r =0.749 -5e-3 LUE (mol CO2 mol-1 photon) LUE (mol CO2 mol-1 photon) 1.6e-2 b 3e-2 PRI NFs 1.6e-2 8.0e-3 6.0e-3 1e-2 5e-3 4.0e-3 control y = 7.85E-01+3.83e-03 2 r =0.613 2.0e-3 0.0 0.0 2.0e-3 4.0e-3 6.0e-3 8.0e-3 1.0e-2 LUE (mol CO2 mol-1 photon) 1.2e-2 1.4e-2 0 control y = 2.36-7.66E-03 2 r =0.664 -5e-3 -1e-2 0.0 2.0e-3 4.0e-3 6.0e-3 8.0e-3 1.0e-2 1.2e-2 1.4e-2 LUE (mol CO2 mol-1 photon) Figura 3.7. Relazioni empiriche tra parametri radiometrici e LUE. a) NFs per tutti i campioni; b) PRI per tutti i campioni; c) NFs per campioni ozonati e di controllo; d) PRI per campioni ozonati e di controllo. Punti pieni e vuoti si riferiscono rispettivamente ai campioni controllo e trattato. Considerando invece in modo separato i dati riferiti alle piante esposte ad ozono e alle piante di controllo (figura 3.8 c, d), queste ultime mostrano correlazioni migliori (PRI: r2=0.664, P<0.001; NFs: r2=0.613, P<0.001), mentre per le piante trattate sono state 63 Capitolo 3, Osservazioni di campo riscontrate delle minori relazioni (PRI: r2=0.28, P<0.001; NFs: r2=0.20, P<0.01). Questo risultato deriva probabilmente dal fatto che i valori di assimilazione (dati di partenza per il calcolo del LUE) per le piante trattate, sono per il giorno 21 prossimi a zero, la misura di valori così piccoli, riduce il rapporto segnale/rumore, introducendo una quantità maggiore di errore strumentale. Dato il differente valore di LAI, ed NDVI riscontrato il giorno 21 per le piante delle due tesi (trattato-controllo), è stato condotto con scarso successo un test per esaminare se il rapporto dei valori di NFs con l’NDVI, potesse migliorare le relazioni con il LUE. I risultati, non mostrati in figura, mostrano un peggioramento delle correlazioni (r2=0.40, P<0.001). 64 Capitolo 4, Osservazioni direzionali della Fs e PRI Capitolo 4 Osservazioni direzionali della Fs e PRI La radianza misurata da un sensore remoto dipende dalla posizione reciproca tra l’osservatore, il target e la sorgente di illuminazione (sole). Questo effetto viene descritto attraverso la Bidirectional Reflectance Distribution Function, (BRDF) [sr-1], che relaziona matematicamente l’irradianza incidente proveniente da sorgente puntiforme in una data direzione e la radianza riflessa in una data direzione (Nicodemus et al., 1977, SchaepmanStrub et al, 2006). La BRDF non è determinabile fisicamente, ma rappresenta un importante concetto teorico per descrivere l’anisotropia del campo radiativo. La ‘forma’ di questa funzione è relazionata a proprietà biofisiche della superficie osservata. Per esempio nelle osservazioni direzionali della vegetazione è solitamente presente un picco di retrodiffusione (i.e. coincidente con la direzione di illuminazione) chiamato “hot-spot”, relazionato alla dimensione, forma e arrangiamento delle foglie in una canopy. Diversi studi sono stati rivolti all’investigazione dell’anisotropia del campo radiativo riflesso dalla superficie terrestre allo scopo di correggere e interpretare osservazioni remote nelle quali sono presenti effetti direzionali, per esempio presenti nelle immagine telerilevate e dovuti al diverso angolo di ripresa che si determina tra i pixels posizionali al centro dello swath del sensore e quelli situati agli estremi laterali. Un altro ambito nel quale la determinazione della BRDF risulta di particolare importanza, riguarda l’utilizzo di tecniche radiometriche applicate allo studio del bilancio radiativo della superficie terrestre, in quanto l’integrazione della BRDF consente di calcolare l’albedo delle diverse superfici. Infine, negli ultimi anni, un ulteriore uso di questo tipo di informazioni è stato effettuato nello sviluppo di algoritmi per la stima dell’indice di area fogliare (Leaf Area Index, LAI), a partire da dati telerilevati. 65 Capitolo 4, Osservazioni direzionali della Fs e PRI 4.1.Materiali e metodi 4.1.1. Goniometro di campo Per facilitare l’acquisizione di un numero significativo osservazioni di una superficie, da differenti angoli di vista e in un tempo limitato, sono stati progettati appositi goniometri da campo. Diverse soluzioni tecniche sono state sviluppate nel corso degli anni (Sandmeier and Itten, 1999; Sandmeier, 2000; Jensen and Schill, 2000). Il goniometro di campo utilizzato in questa attività (figura 4.1), è descritto in Giardino and Brivio, 2003. Questo goniometro è costituito da una base circolare definita “anello azimutale”, con un diametro di 1.58 m, che può essere diviso in due parti in modo di facilitarne il trasporto. Questo arco non poggia direttamente sulla superficie, ma è dotato di quattro staffe regolabili, che permettono di posizionarlo parallelamente alla superficie investigata. Figura 4.1. Osservazioni direzionali del campo radiativo emergente da una superficie erbosa attraverso l’utilizzo di un goniometro da campo (Giardino and Brivio, 2003). Sull’anello azimutale è presente un dispositivo in grado di serrare un braccio verticale regolabile, della lunghezza di 1.20± 0.20 m. Questo braccio verticale può essere inclinato a piacere, fino ad un massimo di 85° rispetto il versore normale alla superficie, permettendo di effettuare rapidamente l’osservazione direzionale di una superficie da diversi angoli zenitali. Sulla sommità di questo braccio verticale è installato un secondo braccio disposto 66 Capitolo 4, Osservazioni direzionali della Fs e PRI orizzontalmente, che ha il compito di sorreggere il sensore (fibre ottiche) al centro dell’anello azimutale. Quando il braccio verticale è spostato dalla posizione di nadir, l’area misurata dal sensore sulla superficie indagata, non è più una circonferenza ma diventa un’ellisse. Il dispositivo presente alla base, oltre a permettere il campionamento zenitale, è in grado di scorrere sull’anello azimutale e consente di effettuare osservazioni a diverso angolo azimutale. La definizione della BRDF a partire da misure goniometriche fa uso della seguente approssimazione: il sole non cambia la sua posizione nell’arco di tempo richiesto per il campionamento direzionale. Se le misure direzionali vengono infatti raccolte in intervallo temporale sufficientemente stretto (e.g. qualche decina di minuti), la posizione del sole varia di poco. Tale variazione può essere ignorata con conseguente semplificazione del problema. 4.1.2.Dati radiometrici Osservazioni direzionali di un manto erboso (Lolium perenne) destinato all’installazione in impianti sportivi, sono state condotte il giorno 14 dicembre 2006, presso un impianto di produzione situato in provincia di Milano (Lat=45.50154, Long=9.02396), a mezzogiorno solare (Solar Zenit Angle, SZA 63°). Le misure sono state effettuate utilizzando due spettroradiometri come descritto nel sezione precedente (§ 2.2.3). La strategia di campionamento scelta è un compromesso tra il numero di osservazioni direzionali e il tempo richiesto per effettuarlo, in modo di soddisfare l’assunzione che non vi siano variazione significative nella posizione del sole. Per questo si è scelto di effettuare osservazioni spettrali tra 0-75 gradi zenitali (View Zenith Angle, VZA) con passo di campionamento di 15°, e tra 0-315 gradi azimutali (View Azimuth Angle, VAA) con passo di campionamento di 45°, per un totale di 44 misure consecutive. Le coordinate delle diverse geometrie sole-target-sensore investigate sono riportate in figura 4.2. Per convenzione gli angoli zenitali relativi ai fotoni che subiscono riflessione in avanti (i.e. forward) sono indicati con valore negativo, mentre quelli che vengono riflessi indietro (i.e. nel quarto di sfera dove è posizionata la sorgente, backward) sono indicati con valore positivo. 67 Capitolo 4, Osservazioni direzionali della Fs e PRI 315° Orthogonal 60° 225° 45° Plane Principal 75° 30° 45° 90° 15° Backward 270° Plane Forward 0° 135° 180° Figura 4.2. Sistema di riferimento in coordinate polari usato per rappresentare la BRDF nei grafici tridimensionali. Il sole è sempre mantenuto a 180° azimutali. L'intersezione tra le linee radiali e quelle circolari indicano le osservazioni effettuate durante l’attività di campionamento. Le misure sono state effettuate fissando le fibre ottiche dei due spettrometri all’estremità del braccio orizzontale, posizionato ad una altezza rispetto alla superficie investigata di 0.8 m. Le fibre ottiche nude sono state equipaggiate con lenti di collimazione fornite dalla Ocean Optics, Inc., USA, in modo di ridurre il FOV (Field-of-View) da 25° ad un valore circa di 6°. Le dimensioni delle aree investigate (Footprint), cerchi nel caso di VZA=0° ed ellissoidi in tutti gli altri casi (VZA ≠ 0°), sono state riportate in tabella 4.1. Tabella 4.1. Caratterizzazione della Footprint osservata per diversi angoli zenitali investigati, sono riportate le lunghezze degli assi dell’ellisse di superficie osservata. VZA [deg] Asse maggiore [cm] Asse minore [cm] 0 4.19 4.19 15 4.43 4.56 30 5.43 5.76 45 7.97 8.85 60 15.37 18.44 75 52.35 77.81 I dati sono stati acquisiti seguendo la tecnica spettrometrica singol-beam (Milton and Rolling 2006). Operativamente le misure sono state condotte posizionandosi di volta in 68 Capitolo 4, Osservazioni direzionali della Fs e PRI volta nei diversi piani azimutali (facendo correre il dispositivo alla base lungo l’anello azimutale), e campionando i diversi angoli zenitali per quel piano. L’HCRF è stato stimato utilizzando la modalità sandwich, infatti la radianza del pannello standard di riferimento (90% di riflettanza, Optopolymer GmbH, Germany) è stata registrata all’inizio, a metà e alla fine della scansione di ogni piano azimutale. La darkcurrent è stata invece acquisita una volta per ogni piano azimutale. Ognuna delle osservazioni spettrali acquisite, è la media di 4 spettri per lo strumento dedicato alla stima della fluorescenza e di 10 spettri per quello sensibile al VIS-NIR. Il tempo di misura impiegato per l’esplorazione del dominio zenitale e azimutale, secondo lo schema di campionamento adottato, è stato circa di 25-30 minuti. 4.1.3.Dati ancillari Temperatura dell’aria, l’umidità relativa (Rotronic, Germany) e la PPFD incidente totale e diffusa (BF3, Delta-T, UK) sono state registrate in continuo (DL2, Delta-T, UK) ogni 30 secondi. L’indice di area fogliare (Leaf Area Index, LAI) è stato stimato con tecnica distruttiva al termine delle misure, campionando un quadrato di 10x10 cm e misurando l’area utilizzando uno scanner digitale. 69 Capitolo 4, Osservazioni direzionali della Fs e PRI 4.2.Risultati e discussione 4.2.1.Anisotropia del campo radiativo riflesso Le proprietà anisotrope del campo radiativo emergente da una superficie (riflesso/emesso), sono state investigate utilizzando le tecniche classiche di trattamento e analisi dei dati direzionali. La variabilità spettrale della BRDF della superficie indagata è stata studiata attraverso l’Anisotropy Factor, (ANIF), calcolato il come: ANIF (φi , θi ; φr , θr ; λ ) = Ri (φi , θi ; φr , θr ; λ ) R0 (φi , θi ; λ ) [4.1] dove φi e θi rappresentano rispettivamente l’angolo zenitale e azimutale del sole, mentre φr e θr l’angolo zenitale e azimutale del sensore, Ri rappresenta l’HCRF per l’angolo zenitale i (15°, 35°,….,75°), mentre R0 rappresenta l’HCRF a nadir. Questo indice è molto utile per investigare il comportamento anisotropo di una superficie rispetto alle diverse lunghezze d’onda, in quanto permette di separare l’effetto BRDF dalla magnitudo della firma spettrale. 11 VZA+75 10 VZA+60 9 VZA+45 ANIF [-] 8 7 VZA+30 6 VZA+15 5 VAZ-15 4 VZA-30 3 VZA-45 2 VZA-60 1 0 400 VZA-75 500 600 700 800 900 1000 Wavelenght [nm] Figura 4.3. ANIF del della superficie erbosa investigata per i diversi VZA nel Piano Principale. Le tonalità blu sono state utilizzate per rappresentare la retro-diffusione, quelle rosse la diffusione in avanti. Dall’analisi dell’indice normalizzato ANIF rispetto le diverse lunghezze d’onda (figura 4.3), si può osservare che l’anisotropia del campo radiativo riflesso del target è fortemente dipendente dalla lunghezza d’onda. 70 Capitolo 4, Osservazioni direzionali della Fs e PRI L’effetto BRDF è maggiore alle lunghezze d’onda del visibile nelle quali la radiazione è fortemente assorbita dai pigmenti presenti nella vegetazione, mentre risulta molto meno intensa nella regione del NIR, dominata da fenomeni di scattering multiplo. Risulta di particolare importanza investigare il comportamento anisotropo della radianza emergente da una superficie (riflessa/emessa) analizzando l’effetto BRDF di particolari bande spettrali coinvolte nel calcolo di indici ottici della vegetazione. Gli indici di vegetazione maggiormente impiegati si basano sull’utilizzo di bande nella Figura 4.4. Grafici tridimensionali del Anisotropy Factor (ANIF) per due lunghezze d’onda. A 690 nm la radiazione è fortemente assorbita dai pigmenti della vegetazione, mentre a 800 nm la radiazione subisce fenomeni di scattering singolo o multiplo. I dati si riferiscono a osservazioni spettrali fatte tra 0-75° VZA con intervallo di 15°, tra 0360° VAA con intervallo di 45°. regione del red-edge ovvero la zona di transizione tra il forte assorbimento nella regione del rosso e scattering nel vicino IR. A titolo di esempio, in figura 4.4 sono riportati grafici tridimensionali dei valori del fattore di riflettanza emisferico-conico, espressi in termini di ANIF, per due determinate lunghezze d’onda 690 nm (forte assorbimento) e 800 nm (scattering). I valori maggiori di riflettanza sono stati osservati con il sensore nella posizione backward, ovvero nella stessa posizione del sole. Questo risultato indica che la retro-diffusione (backward-scattering) della radiazione per questa superficie è molto più intensa della diffusione “in avanti” (farward-scattering). Non è possibile individuare un vero e proprio “hot-spot” della riflettanza, probabilmente dovuto a diversi fattori legati alle specifiche caratteristiche geometriche del sistema sorgente-target-sensore oggetto di studio. Tale 71 Capitolo 4, Osservazioni direzionali della Fs e PRI ipotesi è stata confermata dall’impiego del modello di trasferimento radiativo Fluormod (P.J. Zarco-Tejada et al., 2006) che è stato parametrizzato per una canopy “erettofila” (§ 1.1.2). I risultati indicano l’hot-spot attorno ai 70° di VZA, cioè al limite del nostro range di misura. E’ inoltre necessario prendere in considerazione il fatto che queste osservazioni spettrali sono state fatte utilizzano lenti di collimazione con FOV 6°, non particolarmente idonee per questo tipo di misure che generalmente sono effettuate con ottiche con FOV 3°. Questo può aver contribuito attraverso un effetto di media nella misura del segnale che è poi risultato nel mascheramento dell’hot-spot. 4.2.1.Anisotropia della Fs e PRI Utilizzando le stesse tecniche impiegate per lo studio degli effetti direzionali sulla riflettanza (i.e. ANIF), è stato investigata l’anisotropia del campo radiativo di fluorescenza stazionaria e del PRI). Dato che il valore assoluto della fluorescenza è fortemente dipendente dalla radiazione solare incidente, per eliminare l’effetto dovuto a piccole variazioni di irradianza, nell’analisi si è preferito utilizzare l’indice di fluorescenza normalizzato, NFs. Figura 4.5. Grafici tridimensionali del Anisotropy Factor (ANIF) della fluorescenza stazionaria normalizzata e del Photochemical Reflectance Index (PRI). I dati si riferiscono a osservazioni spettrali fatte tra 0-75° VZA con intervallo di 15°, tra 0-360° VAA con intervallo di 45°. 72 Capitolo 4, Osservazioni direzionali della Fs e PRI La morfologia della superficie che interpola le misure direzionali di fluorescenza, riportata in figura 4.5, è molto piatta rispetto a quelle precedentemente osservate in figura 4.4, riferite alla riflettanza a 690nm e a 800nm. Questo risultato indica che la fluorescenza è molto meno influenzata rispetto alla riflettanza dalla posizione reciproca di sorgente-target-sensore, in accordo con il principio teorico che prevede che il campo radiativo di flussi emessi, come la fluorescenza stazionaria, generalmente presenti caratteristiche maggiormente isotrope. a 9 8 ANIF b 10 R690 R800 NDVI SR R531 R570 PRI Fs 9 8 7 7 6 6 5 5 4 4 3 3 2 2 1 1 ANIF 10 0 0 -75° -60° -45° -30° -15° 0° 15° 30° 45° VZA 60° 75° -75° -60° -45° -30° -15° 0° 15° 30° 45° 60° 75° VZA Figura 4.6. Anisotropia della riflettanza e di indici ottici normalizzati nel piano principale. A) riflettanza a 531 nm e 570 nm utilizzate nel calcolo del Photochemical Reflectance Index (PRI); B) riflettanza a 690 nm e 800 nm utilizzate per il calcolo del Normalized Difference Vegetation Index (NDVI) e Simple Ratio (SR). Ciononostante anche la fluorescenza mostra una depressione a nadir e un valore massimo nella regione di retro-diffusione sul piano principale. Questa analogia con la forma della BRDF della riflettanza, può indicare una simile influenza della struttura della canopy sulla direzionalità del campo di fluorescenza. Il Photochemical reflectance Index (figura 4.5), essendo un indice normalizzato, presenta invece un comportamento molto differente, strettamente legato a quello delle lunghezze d’onda impiegate per calcolarlo. Allontanandosi dal nadir la riflettanza misurata a 570 nm aumenta più rapidamente di quella a 531 nm (figura 4.6a), comportando una diminuzione del PRI crescente per angoli di vista zenitali maggiori. Infatti i valori massimi di PRI sono stati registrati a nadir, mentre diminuiscono per elevati angoli zenitali fino a diventare negativi. 73 Capitolo 4, Osservazioni direzionali della Fs e PRI In figura 4.6 (a,b) è riportato il grafico di ANIF (limitatamente al piano principale del sole) della fluorescenza stazionaria, del PRI, degli indici di vegetazione NDVI e SR e delle riflettanze alle lunghezze d’onda impiegate per il calcolo di tali indici. È possibile osservare come nonostante la retro-diffusione a 690 nm sia nove volte maggiore rispetto al valore a nadir, gli indici di vegetazione, in modo particolare l’NDVI, siano in grado di eliminare effetti direzionali mantenendosi a valori prossimi ad 1, anche per angoli di vista estremi (es. 75°). Al contrario il PRI, è in grado solo parzialmente di limitare tali effetti. Questo risultato suggerisce di prestare particolare attenzione nella stima di questo parametro, in quanto la posizione reciproca target-sensore è in grado di influenzare il valore di questo indice. 74 Conclusioni Conclusioni L’attività di ricerca presentata in questo studio si inserisce nel quadro del monitoraggio della vegetazione in termini di quantificazione delle produttività e identificazione di stati di stress della vegetazione in stadi precoci. Tecniche innovative di telerilevamento, basate sull’analisi delle vie di dissipazione dell’energia della vegetazione (Fs e PRI), sono state sviluppate e testate a distanza ravvicinata a livello di canopy. Sistema spettrometrico subnanometrico Nell’ambito di questa attività, un sistema spettrometrico subnanometrico in grado di misurare simultaneamente la Fs, il PRI e le proprietà ottiche della vegetazione in condizioni di illuminazione naturale, è stato sviluppato e messo in funzione. Questo sistema è costituito da due unità (spettroradiometri), una sensibile in una stretta regione spettrale nel vicino infrarosso (700-800 nm), mentre la seconda sensibile a tutta la regione visibile – vicino infrarosso (350-1100 nm). La prima unità, caratterizzata da una elevatissima risoluzione spettrale, permette la stima della fluorescenza indotta dal sole mediante l’utilizzo del metodo FLD (Fraunhofer Line Depth) in corrispondenza della banda di assorbimento dell’ossigeno atmosferico presente a 760 nm (Oxigen A-Band). Differenti varianti matematiche del metodo FLD sono state valutate ed è risultato che l’utilizzo di equazioni lineari per la descrizione dei singoli fenomeni di riflessione e fluorescenza, unito al sovradimensionamento del sistema attraverso l’utilizzo di numerose bande spettrali consente di ridurre il rumore strumentale e ottenere stime più consistenti della fluorescenza (i.e. minore variabilità tra misure consecutive). Il PRI e gli indici di vegetazione tradizionali (e.g. NDVI, SR), sono invece stati quantificati dalla seconda unità caratterizzata da una risoluzione minore. Contestualmente allo sviluppo della parte hardware di questo sistema spettrometrico di campo, ho partecipato alla progettazione di una piattaforma software denominata 3S disponibile per l’acquisizione dei dati spettrali in campo ed ho contribuito attivamente all’implementazione di un codice di calcolo IDL (Interactive Data Language) per il trattamento e l’elaborazione delle informazioni spettrali raccolte. 75 Conclusioni Esperimento di fumigazione cronica La nuova generazione di tecniche di telerilevamento oggetto di questa attività di ricerca, è stata testata attraverso un esperimento controllato nel quale piante (Trifolium repens L. cv. Regal) sono state esposte ad aria arricchita con ozono. La campagna di misura, che ha previsto l’acquisizione simultanea di dati spettrali e di parametri ecofisiologici (fluorescenza attiva, scambi gassosi), è stata condotta registrando sei cicli giornalieri, uno prima dell’esposizione delle piante al contaminante, quattro nei giorni immediatamente successivi all’inizio del trattamento e l’ultimo dopo un periodo relativamente lungo di azione dello stress (20 giorni). Il set di dati collezionato ha permesso di analizzare gli andamenti giornalieri e l’evoluzione temporale durante l’esperimento dei parametri radiometrici Fs, PRI, NDVI, SR e dei parametri fisiologici. Di particolare interesse risultano i cicli giornalieri di fluorescenza indotta dal sole e di PRI in condizioni di illuminazione naturale, in quanto pochi studi sono presenti in letteratura. Durante la giornata la fluorescenza stazionaria segue l’andamento dell’irradianza incidente, cresce rapidamente nelle prime ora della mattina fina a raggiungere un valore massimo, che si mantiene costante per qualche ora, prima di diminuire la sera contestualmente al calare del sole. L’indice PRI, correlato all’attivazione del ciclo delle xantofille, mostra invece un andamento inverso, presenta valori alti al mattino e diminuisce nelle ore centrali. In casi di forti condizioni di stress può raggiungere anche valori negativi. L’andamento dei parametri nel corso dell’esperimento è stato valutato attraverso i valori misurati a metà mattina (10:30 ora solare). Il giorno 0 sia le misure fisiologiche che quelle radiometriche indicano che le piante di controllo e quelle destinate al trattamento con ozono sono in condizioni simili di vigore prima della fumigazione (sono state riscontrate differenze statisticamente significative solo per il PRI, che comunque indicava condizioni più favorevoli per le piante da trattare). In seguito, le piante trattate hanno sperimentato uno stress sempre maggiore dovuto alla fumigazione cronica e tutte le variabili risultano influenzate dall’esposizione all’O3 alla fine dell’esperimento. Il primo parametro che è stato in grado di identificare un’alterazione dello stato fotosintetico è la fluorescenza stazionaria, significativamente differente tra le piante trattate e di controllo il primo giorno dopo l’inizio del trattamento. Il PRI che presenta dei valori leggermente differenti il giorno 0, prima dell’inizio del trattamento, dal giorno 3 mostra un inversione dei valori riferiti alle due tesi (trattato-controllo). 76 Conclusioni Solo alcune misure fisiologiche: assimilazione (A) e l’efficienza effettiva del fotosistema II alla luce (∆F/Fm’), sono in grado di evidenziare lo situazione di stress nei primi giorni. Le misure di scambi gassosi rilevano una diminuzione dell’assimilazione per i campioni trattati il giorno 2, tale differenza rispetto ai controlli risulta più netta il giorno 3 ed aumenta poi nel corso dell’esperimento. I parametri di fluorescenza attiva sono risultati più lenti nella risposta, infatti ∆F/Fm’ mostra differenze significative dal terzo giorno mentre la fluorescenza stazionaria (Ft) e l’efficienza fotochimica potenziale massima, (Fv/Fm) solamente il ventunesimo giorno. I risultati ottenuti mostrano come alcuni parametri radiometrici (Fs e PRI) siano in grado di identificare una differenza tra le tesi non solo in assenza di sintomi visivi (presenti dal 9° giorno) ma anche prima delle misure fisiologiche classiche (assimilazione e fluorescenza attiva). Gli indici di vegetazione tradizionali (NDVI e SR) mostrano sensibilità al trattamento solo l’ultimo giorno di misura (giorno 21). Per una completa interpretazione dei risultati, si è dimostrata molto utile l’integrazione degli indici di vegetazione caratterizzati da una dinamica lenta, con i parametri Fs e PRI a dinamica rapida. Effetti direzionali riscontrati negli indici ottici tradizionali, particolarmente significativi per elevati angoli zenitali, sono in grado di influenzare significativamente anche i valori di Fs e PRI. Studi futuri basati su metodi fisicamente basati o semi-empirici sono necessari per una completa comprensione di questo effetto su Fs, PRI e lo sviluppo di una appropriata metodologia di correzione. Relazioni significative sono state riscontrate tra Fs, PRI e l’attività fotosintetica valutata in termini di LUE, nonostante le misure radiometriche siano state condotte a livello di canopy, le misure fisiologiche a livello fogliare. Questa differente scala di misura solitamente influenza negativamente le correlazioni tra i parametri in quanto è tecnicamente difficile effettuare un campionamento a livello fogliare che sia realmente rappresentativo dell’intera canopy. Basti pensare di come l’effetto di ombreggiamento reciproco durante la giornata tra le foglie che costituiscono una canopy, possa influenzare le misure a livello fogliare. Le misure radiometriche, condotte invece a livello di canopy, rappresentano una sorta di valore medio dei contributi degli elementi fogliari presenti all’interno dell’area investigata. Il risultato riscontrato incoraggia studi futuri a scala maggiore (ecosistemica) nei quali le misure radiometriche a livello di canopy siano accompagnate da misure dei parametri fisiologici condotte alla medesima scala. Ad 77 Conclusioni esempio una interessante applicazione può prevedere l’accoppiamento delle misure spettrali di Fs, PRI e proprietà ottiche a misure di scambi gassosi effettuati attraverso l’uso di tecniche di correlazione turbolenta (Eddy Covariance). Osservazioni direzionali Osservazioni multiangolari di un manto erboso destinato all’uso in impianti sportivi sono state svolte mediante l’ausilio di un goniometro da campo, che ha permesso il campionamento del dominio angolare zenitale e azimutale di vista in un ristretto intervallo di tempo. Dalle osservazioni multiangolari raccolte sono state studiati gli effetti direzionali (BRDF) delle lunghezze d’onda coinvolte nel calcolo del PRI, degli indici di vegetazione NDVI e SR e della Fs, attraverso l’indice normalizzato NFs. L’analisi dell’effetto BRDF sulle diverse lunghezze d’onda, è stato valutato attraverso l’Anisotropy Factor (ANIF), calcolato come rapporto tra i dati angolari e la riflettanza a nadir. I risultati mostrano come la fluorescenza sia meno influenzata rispetto alla riflettanza dalla posizione reciproca di sorgente-target-sensore, in accordo con il fatto che Fs è un flusso radiante emesso. Il PRI, a differenza degli indici di vegetazione, non è in grado di attenuare gli effetti direzionali, in particolare presenta valore massimo in corrispondenza di VZA=0° e valore minimo a +75° nella regione di retro-diffusione. 78 Appendici Appendice 1 79 compute_index.pro Page 1 function hdr,mode case mode of 'CF': begin 5 ;Chl Fluo____INDEX ind_hdr=['Sample',$_______________________ 0 'Solar_Time',$_______________________ 'DAY.fract',$________________________ 'Sza', $_____________________________ 'Saa', $_____________________________ 'R720', $_________________________ 'R750', $_________________________ 'R750/R720_1.26nm',$_________________ 'WI_0.18nm', $_________ '[email protected]', $____________ 'L_in@760without15nm',$______________ 'CF@760_det0.3nm', $________________ 'NF@760_det0.3nm', $_________________ 'NF@760_det15nm',$___________________ 'sys_minLi@760',$____________________ 'sys_maxLi@760', $___________________ 'sys_maxR@760', $____________________ 'sys_R0@759', $________________ 'sys_dR@760', $_____________________ 'sys_CFo@759', $______________ 'sys_dCF@760', $____________________ 'sys_sig_test_R0@760_(1nonsig)',$____ 'sys_sig_test_dR@760_(1nonsig)',$____ 'sys_sig_test_dCF@760_(1nonsig)',$___ 'sys_SE_sigma_R0@760',$______________ 'sys_SE_sigma_dR@760', $____________ 'sys_SE_sigma_dCF@760', $____________ 'NF@760_over0.3nm',$_________________ 'NF@760_over15nm', $_________________ 'fAPAR', $_________________ 'APAR', $ ;_________________ 'sys_CFo@760/fAPAR', $;______________ 'sys_CFo@760/APAR'] ;_____________ end 10 15 20 25 30 35 N° 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 40 'Ref': begin ;___Reflectance______ INDEX ind_hdr=['Sample',$_________________________ 'Solar_Time', $____________________ 'DAY.fract', $____________________ 'Sza', $_______________________ 'Saa', $_______________________ 'L_in@760without15nm', $__________ 'R690', $_______________________ 'R800', $_______________________ 45 50 ;## Photochemical Reflectance Index 'PRI', $_________________________ N° 0 1 2 3 4 5 6 7 8 55 ;## CF from full-range spectroradiometers 'Lin@656_det', $;______________________9 'CF@656_det',$;______________________10 'NF@656_det',$;______________________11 60 'Lin@687_det',$;______________________12 'CF@687_det',$;______________________13 'NF@687_det',$;______________________14 'Lin@760_det',$;______________________15 'CF@760_det',$;______________________16 'NF@760_det',$;______________________17 65 70 75 80 ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ; ;## Pigments/Structure 'SR', $_________________________ 'NDVI', $_________________________ 'SIPI', $_________________________ 'PSRI', $_________________________ 'NPQI', $_________________________ 'TVI', $__________________________ 'YI', $___________________________ 9 10 11 12 13 14 15 ;## Water 'WI', $___________________________ 16 'WSI'] ;__________________________ 17 ; M+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ ; +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ 'SR(800,680)', $_________________________ 18 80 compute_index.pro Page 2 'NDVI(800,680)', $_________________________ 19 'SIPI(800,680,445)', $_________________________ 20 'PSRI(680,500,750)', $_________________________ 21 'NPQI(415,435)', $_________________________ 22 'TVI(800,550,680)', $__________________________ 23 'R740/R720', $___________________________ 24 ;## Water 'WI(900,970)'] ;__________________________ 25 85 90 end endcase return, ind_hdr 95 end 100 105 110 115 120 125 ;______________________________________________________________________________________________________ Function compute_indexes, elab_data, file, data,j head_data=reform(elab_data) ptr_head_data=ptr_new(head_data) for i=0,3 do begin ;handle no data: set possible -999 (no data) to NaN noDataInd=where(head_data[i,*] eq -999.d, countNoData) if countNoData ne 0 then begin head_data[i,noDataInd]=!VALUES.D_NAN endif endfor ; data output structure definition CF_index={CF_index, $ presence: ptr_new(0), $ ind_hdr: ptr_new(/ALLOCATE_HEAP), $ ind_data: ptr_new(/ALLOCATE_HEAP)} R_index={R_Index, $ presence: ptr_new(0), $ ind_hdr: ptr_new(/ALLOCATE_HEAP), $ ind_data: ptr_new(/ALLOCATE_HEAP)} index={OO_CVI_Index, $ filename:'', $ CF_index:CF_index, R_Index:R_index} $ 130 index.filename=strtrim(file,2) if data.head.unit[j].wlarray[0] gt 700. then goto,CFI else goto,RI 135 ;-----------------------------------------------------------------------------------;_______________Chl-FLUORESCENCE INDEXES@760_________________________________________ ;____________________________________________________________________________________ 140 145 150 155 160 165 CFI: ; - Chlorophyll Header ind_hdr=hdr('CF') & ind_data=DBLARR(N_ELEMENTS(ind_hdr)) ; - change the local time into the structure in solar time [local time] data.head[j].unit[0].hm[0]=time_converter(data.head[j].unit[0].hm[0], 'IT') ; - dayfract [local time] ind_data[2]=dayfract(data.head[j].unit[0].hm, j) ; - Solar zanith & azimuth angles [GMT time] ind_data[3:4]=sun_angles(data.head[j].unit[0].hm, data.head.unit.date) ; - R720 ind_data[5]=Abs_value(ptr_head_data,[10,10],[720.], 'R') ; - R750 ind_data[6]=Abs_value(ptr_head_data,[10,10],[750.], 'R') ; - REP R750/R720 dal secondo spettrometro, media di 10 pixels a dx e altrettanti a sx ind_data[7]=Ratio(ptr_head_data,[10,10],[750.,720.],'R') ; - WI (Water Index 754.294/763.911, width=1dx+1sx ind_data[8]=Ratio(ptr_head_data,[1,1],[754.294,763.911],'R') ; - L_in@760without, rad_incoming=754.294, width=2dx+2sx ind_data[9]=Abs_value(ptr_head_data,[2,2],[754.294], 'W') ; - L_in@760without15nm, mediato su 7.8 nm di range: 747.225-758.768, per un tota di 260 el dal 642 ind_data[10]=Abs_value(ptr_head_data,[130,130],[753.011], 'W') ; - CF@760_det with determined system, ; s-palla=759.159nm, b-uca=760.54 width=2dx+2sx ind_data[11]=CF_det_sys(ptr_head_data,[2,2],[760.54,759.159]) ; - NF@760_det0.3nm, s-palla=759.159, b-uca=760.54, rad_incoming=754.294 uso una media di 5, 2 a dx ind_data[12]=ind_data[11]/ind_data[9] ; - NF@760_det15nm, s-palla=759.159, b-uca=760.54, rad_incoming=754.294 uso una media di 5, 2 a dx 81 compute_index.pro 170 175 180 Page 3 ind_data[13]=ind_data[11]/ind_data[10] ; - CF@760_over with overdetermined system (759<wl<764) res=CF_overdet_sys(ptr_head_data,[759,764]) ind_data[14:16]= res[0:2] ;minLi@760, maxLi@760, maxR@760 ind_data[17:20]=res[3:6] ;R0@760; dR@760; CFo@760; dCF@760 ind_data[21:23]=res[7:9] ;sig_test_R0@760 ;sig_test_dR@760 ;sig_test_dCF@760 ind_data[24:26]=res[10:12] ;sigma_R0@760 ;sigma_dR@760 ;sigma_dCF@760 ; - NF@760_over0.3nm ind_data[27]=ind_data[19]/ind_data[9] ; - NF@760_over15nm ind_data[28]=ind_data[19]/ind_data[10] ; loading of the computed index into the output data structure *index.CF_index.presence=1 *index.CF_index.ind_hdr=ind_hdr *index.CF_index.ind_data=ind_data return,index 185 ;--------------------------------------------------------------------------------------;_____________________REFLECTANCE BASED INDEXES_________________________________________ ;_______________________________________________________________________________________ RI: 190 195 200 205 210 215 220 225 230 235 ind_hdr=hdr('Ref') & ind_data=DBLARR(N_ELEMENTS(ind_hdr)) ;smooth data with savgol for i=1,3 do begin head_data_in=reform(head_data[i,*]) head_data[i,*]=convol(head_data_in, savgol(5,5,0,2), /NAN, /EDGE_TRUNCATE) endfor ;********************************************************* ; - change the local time into the structure in solar time [local time] data.head[j].unit[0].hm[0]=time_converter(data.head[j].unit[0].hm[0], 'IT') ; - dayfract [local time] ind_data[2]=dayfract(data.head[j].unit[0].hm, j) ; - Solar zanith & azimuth angles [GMT time] ind_data[3:4]=sun_angles(data.head[j].unit[0].hm, data.head.unit.date) ; - L_in@760without15nm, mediato su 7.8 nm di range: 747.225-758.768 ind_data[5]=Abs_value(ptr_head_data,[30,30],[753.], 'W') ; - R690 ind_data[6]=Abs_value(ptr_head_data,[2,2],[690.], 'R') ; - R800 ind_data[7]=Abs_value(ptr_head_data,[2,2],[800.], 'R') ;___________________PHOTOCHEMICAL REFLECTANCE INDEX____________________________________________________ ; - PRI: (531-570)/(531+570), width=5dx+5sx ind_data[8]=NormRatio(ptr_head_data,[5,5],[531.,570.],'R') ;_________________CF from full-range spectroradiometers________________________________________________ ; - Lin@656_det ind_data[9]=Abs_value(ptr_head_data,[2,2],[659], 'W') ; - CF@656_det ind_data[10]=CF_det_sys(ptr_head_data,[1,1],[656.5,658]) ; - NF@656_det ind_data[11]=ind_data[10]/ind_data[9] ; - Lin@687_det ind_data[12]=Abs_value(ptr_head_data,[2,2],[682], 'W') ; - CF@687_det ind_data[13]=CF_det_sys(ptr_head_data,[1,1],[687.2,685.8]) ; - NF@687_det ind_data[14]=ind_data[13]/ind_data[12] ; - L_in@760without, rad_incoming=754.294, width=2dx+2sx ind_data[15]=Abs_value(ptr_head_data,[2,2],[754.254], 'W') ; - CF@760_det ind_data[16]=CF_det_sys(ptr_head_data,[1,1],[760.56,756.96]) ; - NF@760_det ind_data[17]=ind_data[16]/ind_data[15] ;______________________ PIGMENTS/STRUCTURE_____________________________________________________________ 240 ; M+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ 245 ; - SR: 800/680, width=5dx+5sx ind_data[18]=Ratio(ptr_head_data,[5,5],[800.,680.],'R') ; - NDVI: (800-680)/(800+680), width=5dx+5sx ind_data[19]=NormRatio(ptr_head_data,[5,5],[800.,680.],'R') ; - SIPI ind_data[20]=(Abs_value(ptr_head_data,[5,5],[800.],'R') - $ Abs_value(ptr_head_data,[5,5],[445.],'R')) / $ 82 compute_index.pro 250 4 (Abs_value(ptr_head_data,[5,5],[800.],'R') + $ Abs_value(ptr_head_data,[5,5],[680.],'R')) ; - PSRI ind_data[21]=(Abs_value(ptr_head_data,[5,5],[680.],'R') - $ Abs_value(ptr_head_data,[5,5],[500.],'R')) / $ (Abs_value(ptr_head_data,[5,5],[750.],'R')) ; - NPQI ind_data[22]=NormRatio(ptr_head_data,[5,5],[415.,435.],'R') ; - TVI ind_data[23]=0.5D*(120.0D*(Abs_value(ptr_head_data,[5,5],[800.],'R')-Abs_value(ptr_head_data,[5 200.0D*(Abs_value(ptr_head_data,[5,5],[680.],'R')-Abs_value(ptr_head_data,[5,5],[55 ; - R740/R720, width=5dx+5sx ind_data[24]=Ratio(ptr_head_data,[5,5],[740.,720.],'R') ;______________________WATER___________________________________________________________________ ; - WI ind_data[25]= Ratio(ptr_head_data,[5,5],[900.,970.],'R') 255 ; 260 265 270 Page ; riempimento della struttura di output dei dati *index.R_Index.presence=1 *index.R_Index.ind_hdr=ind_hdr *index.R_Index.ind_data=ind_data return,index end 275 ;______________________________________________________________________________________________________ 280 285 290 295 300 305 310 315 320 325 330 ;______________________________________________________________________________________________________ Function dayfract, hm,j dime=size(hm) sec_in_a_day=86400.0D ;number of seconds in a day sec=dblarr(dime[0]) & dayF=dblarr(dime[0]) for k=0,dime[0]-1 do begin sec[k]=((hm[0,k])*60*60+hm[1,k]*60) dayF[k]=(sec[k]/sec_in_a_day) endfor dif=dayF[0]*0.1 if dime[0] gt 1 then begin if abs(dayF[0]-dayF[1]) gt dayF[0]+dif || abs(dayF[0]-dayF[1]) gt dayF[0]-dif then $ print, 'attenzione i day.Fract delle due UNIT sono diversi' & stop endif return,dayF[0] end ;_______________________________________________________________________________________ ; Solar zanith and azimuth angles_______________________________________________________ ; M+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ ; ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ Function sun_angles, hm, date common share1, prjpath, calpath, conffile lat=read_info('LATITUDE', conffile) lon=read_info('LONGITUDE', conffile) hm[0]=hm[0]-1 & hm=string(hm) if hm[1] lt 10 then hm[1]='0'+STRTRIM(hm[1],2) GMT_time=STRJOIN(strtrim(hm,2), /SINGLE) s=ENVI_COMPUTE_SUN_ANGLES(date[1],date[0],date[2], float(GMT_time), lat, lon) RETURN, [90.-s[0], s[1]] END ;______________________________________________________________________________________________________ Function CF_det_sys, ptr_head_data, avg, WLo ;CF@x with determined system: s-houlder=WLo_should, w-ell=WLo_should, uso una media di avg, abs(avg/2) ;F=(Ls,w*Lwr,s-Ls,s*Lwr,w) / (Lwr,s-Lwr,w) ;L[Wm-2ste-1nm-1] SubA=Find_WL(WLo[0], ptr_head_data) SubB=Find_WL(WLo[1], ptr_head_data) head_data=*ptr_head_data Lsw= mean(head_data[2,subA-avg[0]:subA+avg[0]],/DOUBLE,/NAN) Lss= mean(head_data[2,subB-avg[1]:subB+avg[1]],/DOUBLE,/NAN) Lwrw=mean(head_data[1,subA-avg[0]:subA+avg[0]],/DOUBLE,/NAN) Lwrs=mean(head_data[1,subB-avg[1]:subB+avg[1]],/DOUBLE,/NAN) return, (Lsw*Lwrs-Lss*Lwrw)/(Lwrs-Lwrw) end ;###################################################################################################### Function CF_overdet_sys, ptr_head_data, WLo ;CF and related parameter from overdetermined system 83 compute_index.pro Page 5 ;WLo[0] is lower range ;WLo[1] is upper range 335 340 345 350 355 360 365 370 375 380 RES=dblarr(13) SubA=Find_WL(WLo[0], ptr_head_data) SubB=Find_WL(WLo[1], ptr_head_data) head_data=*ptr_head_data Lwr=head_data[1,subA:subB] Ls= head_data[2,subA:subB] wl= head_data[0,subA:subB] & dwl=wl-wl[0] Lwr_max=max(Lwr,min=Lwr_min,/nan) res[0:2]=[Lwr_min,Lwr_max,max((Ls/Lwr),/nan)] ; System B=Ax ; La var dip (Z) è B, A è la matrice disegno, x è il vettore dei coefficienti risultante da OLS ; z = b0 + b1*Li + b2*dl*Li + b3*dl ; Ls= F0 + R0*Li + dR*dwl*Li + dF*dwl ; Define the array A: A = dblarr(4,N_ELEMENTS(dwl)) A[0,*]= 1.0D ;cost A[1,*]= Lwr A[2,*]= Lwr*dwl A[3,*]= dwl ; Define the right-hand side vector B: B = reform(Ls) ; Decompose A: SVDC, A, W, U, V, /DOUBLE ; Compute the solution and print the result: result= SVSOL(U, W, V, B, /DOUBLE) res[3:6]=[result[1],result[2],result[0],result[3]] ; [Ro,dR,Fo,dF] ;STAT ; df=degrees of freedom=number of Y values - number of indip variables -1 ; df = N_ELEMENTS(ls) - 3 -1 ; df=118-4 ; g(118,0.01)=2.617 t_val=2.326 C=fltarr(3,N_ELEMENTS(wl)) C[0,*]=A[1,*] C[1,*]=A[2,*] C[2,*]=A[3,*] d=regress(C,B,const=const,sigma=sigma, status=status, /DOUBLE) ;test on R0,dR,dF for s=0,2 do begin t_stat=abs((d[s])/sigma[s]) if t_stat ge t_val then res[7+s]=0 else res[7+s]=1 endfor res[10:12]=sigma return, res end ;______________________________________________________________________________________________________ ; INDEX math ;------------------------------------------------------------------------------------------------------ 385 390 ; Convert from local time to solar or GMT time ; M+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ ; ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ Function time_converter, hh, TSK common share1, prjpath, calpath, conffile time=read_info('TIME(timesaving/solar)', conffile) case TSK of 'GMT': BEGIN case time of 'solar': hh=hh-1 'timesaving': hh=hh-2 endcase END 395 ;trasform local time in ; GMT time 400 'IT': BEGIN case time of 'solar': hh=hh ;trasform local time in 'timesaving': hh=hh-1 ; solar time endcase 405 END endcase RETURN, hh END 410 415 ; Convert string indications to array subsrcipts Function Type_decod, Type case strtrim(Type,2) of 'W' : Type=1 'S' : Type=2 84 compute_index.pro 420 425 430 435 440 445 450 Page 6 'R' : Type=3 endcase return, Type end ; Find the nearest measured wl__________________________________________________________ Function Find_WL, WLo, ptr_head_data head_data=*ptr_head_data m=min((head_data[0,*]-WLo[0]),sub,/ABSOLUTE,/NAN) return, sub end ; Absolute______________________________________________________________________________ Function Abs_value, ptr_head_data, avg, WLo, Type Type=Type_decod(Type) SubA=Find_WL(WLo, ptr_head_data) head_data=*ptr_head_data return, mean(head_data[Type,subA-avg[0]:subA+avg[0]],/DOUBLE,/NAN) end ; Ratio_________________________________________________________________________________ Function Ratio, ptr_head_data, avg, WLo, Type Type=Type_decod(Type) SubA=Find_WL(WLo[0], ptr_head_data) SubB=Find_WL(WLo[1], ptr_head_data) head_data=*ptr_head_data return, (mean(head_data[Type,subA-avg[0]:subA+avg[0]],/DOUBLE,/NAN)) / $ (mean(head_data[Type,subB-avg[1]:subB+avg[1]],/DOUBLE,/NAN)) end ; Normalized Ratio______________________________________________________________________ Function NormRatio, ptr_head_data, avg, WLo, Type Type=Type_decod(Type) SubA=Find_WL(WLo[0], ptr_head_data) SubB=Find_WL(WLo[1], ptr_head_data) head_data=*ptr_head_data return, ((mean(head_data[Type,subA-avg[0]:subA+avg[0]],/DOUBLE,/NAN)) - $ (mean(head_data[Type,subB-avg[1]:subB+avg[1]],/DOUBLE,/NAN))) / $ ((mean(head_data[Type,subA-avg[0]:subA+avg[0]],/DOUBLE,/NAN)) + $ (mean(head_data[Type,subB-avg[1]:subB+avg[1]],/DOUBLE,/NAN))) end 455 85 Bibliografia BIBLIOGRAFIA BILGER, W. and BJORKMAN, O., 1990, Role of the xanthophyll cycle in photoprotection elucidated by measurements of light-induced absorbance changes, fluorescence and photosynthesis in leaves of Hedera canariensis. 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THEISEN, A.F., 2002, Detecting chlorophyll fluorescence from orbit: the Fraunhofer line depth model. In From Laboratory Spectroscopy to Remotely Sensed Spectra of Terrestrial Ecosystems, R.S. Muttiah (Ed.), pp. 203-232 (Dordrecht: Kluwer Academic Publishers). VOGELMANN, J.E., ROCK, B.N. and MOSS, D.M., 1993, Red Edge Spectral Measurements from Sugar Maple Leaves. International Journal of Remote Sensing, 14, pp. 1563-1575. 91 Bibliografia ZARCO-TEJADA, P.J., MILLER, J.R., NOLAND, T.L., MOHAMMED, G.H. and SAMPSON, P.H., 2001, Scaling-up and model inversion methods with narrowband optical indices for chlorophyll content estimation in closed forest canopies with hyperspectral data. IEEE Transactions on Geoscience and Remote Sensing, 39, pp. 1491-1507. 92 Ringraziamenti A conclusione di questa entusiasmante avventura iniziata nei primi mesi dell’oramai lontano 2004, volevo ringraziare tutto il Lab. di Telerilevamento a partire da Michele e Roberto per la fiducia e gli insegnamenti ricevuti in tutto questo tempo, Micol per il costante aiuto durante tutta l’attività, Andrea, Mirco, Francesco, Lorenzo, Cinzia e Mirco, Chiara per i bei momenti trascorsi insieme in laboratorio e per l’aiuto nelle varie fasi della tesi. Volevo ringraziare tutte le persone che hanno partecipato alle campagne di misura (R.A. Diaz Varala e Francesco Magni). Ringrazio il personale del Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose ‘Giovanni Scaramuzzi’ dell’Università di Pisa, in particolare modo Valentina per l’ospitalità e la collaborazione negli studi di fumigazione cronica. Ringrazio Claudia del CNR-IREA sezione di Milano per i preziosi consigli sul tema BRDF e per la disponibilità nell’organizzazione e concretizzazione delle misure direzionali. Ringrazio il personale dell’INFN sezione di Milano-Bicocca e il personale tecnico del gruppo di Astrofisica per la disponibilità nella costruzione dei dispositivi necessari per la messa in funzione del sistema spettrometrico. Poi volevo ringraziare tutti i compagni di Università conosciuti in questi anni, da quelli frequentati negli ultimi anni di specialistica Chiara, Angela, Teo A., Fede P., Mirco (Debian), Fede, Marta, Giulio, Arzu, Roby B, ai ‘vecchi’ compagni di studio della triennale Dome, Ale M., Ele, Andre.