Marano Mirko , De Lucca Jonathan , De Simone Francesco
Marano Mirko
La storia delle battaglie delle donne ha più di
un secolo di vita ma in occidente è stata
scoperta solo ora con testimonianze.
Questo libro si concentra sull’analisi del
crescente
riposizionamento
dell’Islam
all’interno dei movimenti femminili basandosi
su una rilettura del Corano visto da una
prospettiva femminile.
Il femminismo islamico è emerso negli anni 80
e si batte per i diritti delle donne all’interno dei
movimenti musulmani e quindi reinterpreta da
una prospettiva di genere la tradizione
musulmana. I discorsi sull’attivismo di genere in
una cornice islamica vanno ben oltre il
movimento delle donne e analizzano i
cambiamenti in atto della società
Caratterizzato da un tratto nazionalista e indipendentista, il femminismo
arabo nasce da spinte interne e da spinte esterne.
Già dal 1900 le donne mussulmane per lo più siriane, egiziane, libanesi e
palestinesi hanno partecipato a convegni internazionali sulla condizione
femminile.
Nel mondo arabo non si usa il termine “femminismo” perché si considera la
storia del colonialismo ma si usa “movimento delle donne” oppure “critiche
di genere”.
L’ Egitto è il paese arabo dove il femminismo si è sviluppato maggiormente.
Con il congresso di Roma anche le donne poterono votare nel maggio 1923.
«L’Egitto è il paese arabo dove il femminismo si è
sviluppato maggiormente»
«Le donne possono votare dal 1923 con il congresso di
Roma»
De Simone Francesco
L'Islam stabilisce una serie di diritti e doveri per l'uomo e la donna.
Per quanto concerne la pratica religiosa, i doveri sono i medesimi per uomini e
donne e medesima è la responsabilità individuale di fronte a Dio. Entrambi
sono soggetti a precise norme di comportamento e alle medesime restrizioni
alimentari. L'abbigliamento raccomandato per la donna è tale che non lasci in
mostra in pubblico le proprie grazie: la donna musulmana non dovrebbe
indossare abiti molto aderenti, scollati o corti. Inoltre dovrebbe coprire i
capelli con un foulard. Non appartiene alle prescrizioni religiose invece la
velatura del volto. Queste raccomandazioni sono da intendersi nel mostrarsi in
pubblico, a sconosciuti; in ambito familiare la donna può abbigliarsi con
minore pudicizia. Nel privato infine, con il proprio marito, non vi è alcuna
restrizione.
La donna, come l'uomo, è esortata
ad incrementare il proprio sapere,
dunque la donna musulmana
dovrebbe
essere
una
donna
acculturata. Laddove si vieta
l'accesso allo studio alle donne, si sta
infrangendo un precetto islamico.
Ella è anche considerata come un
valido mezzo di trasmissione della
cultura stessa, tanto che la
professione di insegnante è una di
quelle che maggiormente si cita
come adatta ad una donna.
Certamente non è quella dell'insegnante
l'unica figura professionale che si addica,
secondo l'ottica islamica, ad una donna.
Per la norma secondo la quale un uomo non
dovrebbe mostrarsi nudo ad una donna che
non sia sua moglie, ed una donna non
dovrebbe mostrarsi nuda agli occhi di un
uomo che non sia suo marito, si rende
necessaria la presenza di donne medico e di
infermiere. La medicina è infatti uno dei
campi in cui molte donne musulmane si
specializzano.
Oggi anche i corpi di polizia arruolano donne
soprattutto per la perquisizione ed il
controllo degli individui dello stesso genere.
Sono poi consentite alla donna musulmana tutte quelle professioni che non
le portino ad infrangere divieti religiosi particolari. La stessa limitazione vale
naturalmente anche per l'uomo. Dal momento che l'Islam individua
nell'uomo colui che ha l'obbligo di mantenere la famiglia, mentre per la
donna il lavoro fuori casa è una possibilità ma non un dovere, le si chiede di
praticare la professione che desidera senza trascurare la cura della famiglia,
soprattutto dei bambini, che sono affidati alla sua responsabilità. Le donne
musulmane moderne che lavorano fuori casa sono solite assumere babysitters, in tal modo realizzandosi pienamente nel lavoro e offrendo allo
stesso tempo ad un altra donna un'opportunità professionale.
L'uomo ha il dovere di essere assolutamente equo nelle spese familiari. La
donna ha il diritto al mantenimento qualora non desideri lavorare. Ella ha
inoltre il diritto di amministrare i propri beni in assoluta indipendenza e senza
l'obbligo
di
partecipare
alle
spese
familiari.
Entrambi i coniugi hanno diritto a chiedere il divorzio qualora l'armonia
familiare venisse incrinata o il sentimento verso il coniuge mutasse. Esistendo
per entrambi anche il diritto alla soddisfazione sessuale, il mancato
appagamento è altresì ragione valida per la richiesta di divorzio da ambo le
parti. La donna ha diritto, sancito sia dal Corano che dalla Sunna, ad un
trattamento cortese. Il marito ha il divieto di insultarla, di coprirla o di usarle
violenza per ottenere appagamento sessuale.
Il verificarsi di uno qualsiasi di questi episodi può essere denunciato ed il
divorzio è lecito. In caso di divorzio, la donna ha diritto ad un mantenimento
fintanto che non deciderà o non avrà la possibilità di sposarsi nuovamente.
De Lucca Jonathan
Numerose donne hanno fondato movimenti, siti, workshop sulla parità
di genere. Alcuni di questi siti, soprattutto europei, tendono a portare
la verità però leggermente «pompata» mentre i siti islamici
amministrati da donne vengono chiusi in poco tempo perché
«potrebbero» danneggiare il rapporto tra le persone.
Le islamiste non pongono al centro dei loro programmi le relazioni di
genere, ma la creazione di società ispirate da principi islamici e basate sulla
famiglia, il principale luogo in cui la donna può vedere affermati e
valorizzati i suoi diritti.
«La trasformazione della costituzione del ruolo femminile da
domestico riproduttivo è cambiato grazie ai nuovi movimenti»
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