Evoluzione del welfare regionale nel contesto del federalismo: gli interventi a favore della famiglia e dell’infanzia Bologna, 7 giugno 2013 Diletta Cicoletti [email protected] Giselda Rusmini [email protected] Lo scenario • • • • la crisi impatta sulle famiglie, modificando la natura dei “bisogni” sociali (o meglio delle domande e dei problemi che generano i bisogni) la prevenzione e la promozione sono ambiti di progettazione e programmazione prioritari, ma le risorse economiche sono utilizzate ancora prevalentemente nei casi con bisogni conclamati/emersi/emergenti il futuro è visto con grossi elementi di incertezza: minori risorse inducono a pensare solo alla cura? O solo all’emergenza? la dgr 378/10 non ha “spiazzato”: in larga parte ha consentito di crescere nella direzione in cui si stava già andando principali aree di utilizzo del fondo 1. prevenzione primaria, favorendo i progetti distrettuali e già avviati (come centri educativi pomeridiani e attività domiciliari) 2. sostegno alla genitorialità e potenziamento affido e adozione; potenziamento attività domiciliari, servizio di accoglienza; promozione e prevenzione disagio per le famiglie 3. attività integrate nel centro per le famiglie, centri ricreativi estivi, progetti di partecipazione rivolti ai giovani e agli adolescenti, spazio giovani, supporto fragilità genitoriali (punto d’ascolto) 4. protezione, cura e riparazione, équipe multidisciplinare, inserimenti in struttura anche per minori non accompagnati, affido familiare, abbandono scolastico, promozione del benessere e attivazione del contesto comunitario, potenziamento dei gruppi educativi territoriali (diversi dai gruppi scuola, perché ognuno partecipa con un progetto personalizzato) 5. equilibrio tra tutela, cura, prevenzione e promozione della salute e del benessere. Interventi di qualificazione del tempo extrascolastico rivolti a minori disabili 6. accoglienza in emergenza con risorse ad hoc anche dal Piano di Zona 7. istituzione del fondo distrettuale di solidarietà fra comuni per il pagamento delle rette in comunità (minori stranieri non accompagnati) alcune strategie • • • • • • si lavora sulla prevenzione, ma si cercano di consolidare progetti e attività che negli anni hanno avuto sviluppi positivi e ricadute positive anche in termini organizzativi si cerca l’equilibrio di risorse tra cura e prevenzione si favoriscono i progetti a carattere distrettuale e che coinvolgano Ausl e uffici di piano, si sa meno dell’utilizzo del fondo da parte dei comuni scegliere dove e su quali progetti investire e in che misura farlo significa spesso rivedere le ipotesi che sostengono il lavoro nei servizi di tutela e, più ampiamente, in tutta l’area infanzia adolescenza e responsabilità familiari mettere al sicuro questi progetti da problemi legati alla contrazione di risorse si investe sull’integrazione tra Ausl e Comuni, in una logica sempre più distrettuale l’innovazione - 1 • • • l’innovazione si incontra quando il progetto non solo risponde ad un bisogno, ma aiuta a riconfigurare il problema, le ipotesi di intervento e il ruolo dei servizi e delle istituzioni (es. “abbiamo lavorato per costruire ponti tra servizi”, “la cosa più innovativa è stata riuscire a portare i comuni a livello distrettuale”, “l’innovazione sta nell’aver costruito un’alleanza molto forte tra i comuni e con l’Ausl”) l’innovazione non è un nuovo progetto, non necessariamente. l’innovazione è il potenziamento di un progetto di successo con una visione più matura (grazie alla disponibilità dei dati per esempio). E’ l’ampliamento di un progetto già in essere a fronte del modificarsi della domanda sociale o dell’evidenza di un problema diverso o più ampio da affrontare. L’ampliamento dei soggetti gestori dell’intervento (per es. un ruolo ampio del terzo settore). “Ampliare ciò che già c’era è un sintomo di successo e di rafforzamento del lavoro di rete sul territorio” l’innovazione - 2 • • • L’innovazione è garantita da un sistema flessibile, che ad oggi incontra difficoltà, perché la scarsità di risorse richiede irrigidimenti burocratici L’innovazione ha a che fare con l’integrazione vera, che garantisce anche un livello di copertura territoriale idonea dei servizi L’innovazione è un pensiero di coinvolgimento delle famiglie come soggetti principali di promozione del benessere e di prevenzione (“...aiutare un genitore a conoscere un altro figlio, una persona che ha risorse sconosciute agli occhi di un genitore...”) i prodotti • • • il metodo di costruzione di progetti: analisi del contesto e dati i singoli progetti, che prevalentemente erano in consolidamento, quindi si dispone di dati che sostengono il loro ulteriore sviluppo le ricadute soprattutto in termini di collaborazione tra operatori, servizi, istituzioni, reti, partnership pubblico/privato sociale/famiglie... (integrazione professionale, organizzativa e istituzionale) indicatori • • • Alcuni indicatori danno conto della buona riuscita dei progetti: per esempio il n. di allontanamenti tende a diminuire, il disagio scolastico (n. di bocciature su ragazzi a “rischio”) è contenuto ... Resta difficile misurare l’esito in termini di salute e di benessere “di quel ragazzo” E’ necessario costruire un sistema di valutazione che aiuti a programmare (anche in area promozionale e in quella della prevenzione) • • • • • • • • ambiti di ricadute formazione sulle reti che ha coinvolto operatori pubblici, terzo settore, volontari, insegnanti, parrocchie... attivazione di un tavolo permanente di confronto di tutti gli operatori che lavorano a contatto con i ragazzi tavolo permanente con le famiglie affidatarie lavoro integrato tra azienda e comuni che diventa irrinunciabile il livello di servizi raggiunto soprattutto nell’area della prevenzione è qualcosa su cui non si puo’ tornare indietro alcuni progetti sperimentali come le Tagesmutter rappresentano la possibilità di osservare da vicino le famiglie nascita di una identità distrettuale, alla quale identità l’utilizzo del fondo ha contribuito rafforzamento del lavoro del piano di zona valutazione regione • • • accompagnamento leggero e competente tante attività che però hanno fortemente mantenuto come punto di partenza i territori, non si sono imposte nè sono state calate dall’alto le indicazioni normative complessivamente non hanno colto impreparati gli operatori, ma anzi hanno accolto quanto esistente per rilanciare la programmazione apprendimenti • • sono accresciute le capacità di lettura dei fenomeni che si presentano ai servizi (attraverso la programmazione) e la capacità di lettura della popolazione e delle problematiche che si presentano non solo direttamente ai servizi. la formazione ha aiutato a costruire metodi, a rafforzare relazioni, anche a comprendere che i servizi hanno bisogno di condividere processi di lavoro, metodi, letture dei problemi e non solo servizi, progetti, azioni. priorità • • • tra i progetti: quelli dell’area prevenzione e dell’area promozione per i servizi: centri educativi pomeridiani, i CAG, l’attività domiciliare, la garanzia di un sostegno per le emergenze (strutture) per le famiglie: lavoro di sostegno culturale sulle sfide che si aprono nel prossimo futuro e che già alcune famiglie stanno affrontando. Dotare le famiglie di maggiori consapevolezze e strumenti per affrontare la/le crisi il futuro, le preoccupazioni • • • • • solitudine delle famiglie non riuscire a mantenere i servizi finanziati prevalentemente con il fondo risorse in diminuzione non aumentare di certo, ma nemmeno togliere. Risulta difficile pensare di gestire le emergenze con contributi economici in senso classico. Non è coerente con la complessità dei problemi. mantenere lo stesso livello di servizi raggiunto. le aspettative • rafforzamento dell’integrazione interistituzionale sulla tutela • lavoro sugli standard e i costi dei servizi per garantire davvero un diritto di tutela uniforme sul territorio regionale Una possibile analisi