Sicilia 3 FEBBRAIO 2012 centonove EOLIE. Lo storico Pino La Greca racconta la prima rivolta contro la mafia nell’arcipelago I mafiosi di Filucudi Nel 1971 lo Stato inviò in soggiorno obbligato nell’isola i boss più potenti dell’epoca, da Tano Badalamenti a Mario Brusca. La popolazione si ribellò a tutela del proprio territorio DI GIANFRANCO CUSUMANO LIPARI. La prima rivolta della mafia in Sicilia? Eʼ stata alle Isole Eolie. Una rivolta, quella del 1971, nata sulla spinta di semplici cittadini desiderosi di proteggere il proprio territorio, senza professionisti dellʼantimafia ad arringare le folle, senza il “cappello” di partiti politici. Gente umile che non conosceva la ricchezza del turismo giunta qualche decennio dopo, priva di corrente elettrica, che si spostava a bordo degli asini per le vie sterrate face barricate, costringendo, nel giro di un mese lo Stato che prima schierò 400 uomini con camion blindati - a fare un passo indietro. Una rivolta dimenticata (25 maggio - 25 aprile) che oggi ritorna alla ribalta grazie a libro “Le giornate di Filicudi” scritto dallo storico Pino la Greca, già vice sindaco di Lipari. Il volume è edito dal Centro studi eoliano, con prefazione del procuratore Pietro Grasso. A Filicudi vennero inviati in soggiorno obbligato 15 boss mafiosi, personaggi del calibro di Tano Badalamenti, Mario Brusca, John Bonventre, Rosario Terrasi, Calogero Sinatra. Le Eolie, in realtà, avevano già ospitato i confinati durante il fascismo e da poco cominciavano a risollevarsi dedicandosi al turismo. Improvvisamente si videro nuovamente violentate dallʼarrivo dei boss della malavita siciliana. Una situazione che sfociò in una vera rivolta, con lʼorgoglio di un popolo, che per la prima volta, proprio in Sicilia, affrontò la mafia costringendo le istituzioni a far sloggiare i malavitosi. Un migliaio di eoliani si riversarono in massa sullʼisoletta di Filicudi, in una protesta per la riconquista della liberta, a sostegno della dignità di un popolo. La vicenda si concluse con il trasferimento dei boss allʼAsinara. Lo storico La Greca, nel volume, ripercorre gli eventi, corredando tutto con foto e servizi di cronaca dellʼepoca. «Era sceso oblio su questa vicenda - ammette lʼautore quando ho cominciato a raccogliere le informazioni ho avuto la percezione che ci fosse ritrosia a parlarne. Cʼera solo qualche anziano che ricordando quelle giornate ha commentato: «Oggi bisognerebbe fare come allʼepoca». Attraverso la ricerca fatta sui quotidiani la Greca ha scoperto un sussulto di legalità e una protesta nata non per disposizioni calate dallʼalto ma autonoma. «Ognuno di loro comprese che era in gioco il proprio futuro e si mise in gioco in prima persona - riprende La Greca - i cittadini si sentirono tali e la politica, spiazzata, fu costretta a seguire lʼonda dʼurto che si creò. Una grande lezione di autonomia e di difesa del territorio che ha Pino La Greca e l’avvocato Ciccio Rizzo pagina 24 intimidito la classe politica». La Greca spera che venga istituito un “giorno della memoria” su questo episodio che serva da esempio alle nuove generazioni. Un giorno in cui si possa aprire un momento di discussione collettiva su come affrontare problemi quotidiani. La presenza di un disagio sociale esiste ancora oggi. La vigilia di Natale la comunità è stata scossa dallʼomicidio della signora Eufemia Biviano, 60 anni. Il sindaco di Lipari, Mariano Bruno, ha ammesso sia durante la presentazione del volume al Teatro Vittorio Emanuele di Messina (tra i relatori lʼavvocato Carmelo Briguglio, lʼavvocato Ciccio Rizzo, Enzo Bonaventura), sia nel corso di un recente consiglio comunale a porte chiuse, che non è escluso che ancora oggi, allʼinsaputa della comunità, ci possano essere “soggetti in soggiorno obbligato” con particolare riferimento al rischio di infiltrazioni di capitali. «La verità è che questi argomenti si tende a minimizzarli o a non parlarne perchè si teme che possa essere danneggiata lʼimmagine turistica dellʼarcipelago - ammette La Greca - anche se nel corso delle mie ricerche il 90% delle persone che ho contattato per una testimonianza ha dato ampia disponibilità anche a raccontare il suo ricordo in video (è stato montato da Flavia Grita un filmato di 40 minuti proiettato nel corso della presentazione). Si tratta di sessantenni che hanno potuto rievocare una bella pagina della loro gioventù. Nel corso della rivolta popolare si crearono amicizie che durarono nel tempo. Alcuni di loro come Giovanni Portelli, sindacalista, o Giovanni Sardella, impiegato allʼospedale di Lipari, ebbero anche una esperienza in consiglio comunale. Fu un momento importante di crescita per tutti». La Greca, anche con piccoli aneddoti, racconta il potere economico di quelle persone. Grazie agli ingenti capitali di cui disponevano se avessero trovato terreno fertile si sarebbero spostati tranquillamente nelle altre isole. Ci fu un episodio che vede protagonista il boss Antonio Buccellato il quale chiede ad un passaggio allʼagricoltore Rando a bordo dellʼasino in cambio di una mancia. Lui, nonostante sapesse bene chi fosse e disinteressato allʼaspetto economico, impietosito lo fece salire. Arrivato nei pressi del porto, per paura che i suoi compaesani pensassero che potesse avere fatto amicizia con i mafiosi, chiese a Buccellato di scendere e percorrere lʼultimo tratto a piedi. Buccellato capì la situazione, scese dallʼanimale, e tirò fuori dalla tasca 30 mila lire di mancia. Rando rifiutò: «Mi dispiace lʼasino non glielo posso vendere» disse. Si trattava di una cifra talmente alta nel 1971 che pensava non si trattasse di una semplice mancia, ma che volesse acquistare la sua bestia, il bene più costoso che possedeva. «Se fossero rimasti in soggiorno per anni conclude Pino La Greca - si sarebbero acquistati Filicudi, riciclato denaro sporco con la costruzione di villaggi turistici, condizionato la politica a Lipari».