Per una presentazione più dettagliata della tematica del radon, presentiamo un contributo di Flavia
Groppi, che incomincia con l’attuale regolamentazione:
‘La normativa Italiana di Radioprotezione, in attuazione di diverse direttive Euratom, è in vigore dal
1995, con successive integrazioni e modifiche, e va a sostituire il precedente DPR 185/64 del 1964.
Una delle novità è l’introduzione del "Capo III bis” relativo a ‘Esposizioni da attività lavorative
con particolari sorgenti naturali di radiazioni’.
Le disposizioni del suddetto capo si applicano alle attività lavorative nelle quali la presenza di
sorgenti di radiazioni naturali conduce ad un significativo aumento dell’esposizione dei lavoratori
o di persone del pubblico, che non può essere trascurato dal punto di vista della radioprotezione.
Tali attività comprendono:
a) attività lavorative durante le quali i lavoratori e, eventualmente, persone del pubblico sono
esposti a prodotti di decadimento del radon o del toron, o a radiazioni gamma o a ogni altra
esposizione in particolari luoghi di lavoro quali tunnel, sottovie, catacombe, grotte e,
comunque, in tutti i luoghi di lavoro sotterranei;
b) attività lavorative durante le quali i lavoratori e, eventualmente, persone del pubblico sono
esposti a prodotti di decadimento del radon o del toron, o a radiazioni gamma o a ogni altra
esposizione in luoghi di lavoro diversi da quelli di cui alla lettera a) in zone ben individuate
o con caratteristiche determinate;
c) attività lavorative implicanti l’uso o lo stoccaggio di materiali abitualmente non considerati
radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e provocano un aumento significativo
dell’esposizione dei lavoratori e, eventualmente, di persone del pubblico;
d) attività lavorative che comportano la produzione di residui abitualmente non considerati
radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e provocano un aumento significativo
dell’esposizione di persone del pubblico e, eventualmente, dei lavoratori;
e) attività lavorative in stabilimenti termali o attività estrattive non disciplinate dal capo IV;
f) attività lavorative su aerei per quanto riguarda il personale navigante.
La normativa di fatto norma solo gli ambienti di lavoro.
Questo capo è entrato in vigore nel 2000 e impone:
 Individuazione attività lavorative a rischio (entro il 31.08.2005)
 Esecuzione di adeguati controlli
 Imposizione limiti di concentrazione
I limiti di concentrazione di attività del radon nell’aria nei luoghi specificati alle lettere a) e b) sono
costituiti da:
• 500 Bq/m3 medi in un anno,
• ovvero, nel caso di luoghi solo parzialmente occupati e non costituenti asili nido o scuole materne
e dell’obbligo, valori tali che la somma dei prodotti delle concentrazioni per le ore di occupazione
dia luogo a valutazione della dose efficace da radon, contenuta entro 3 mSv/anno, corrispondente a
1.0*106 Bq*h*m-3 totale in un anno.
Per i luoghi c) (stabilimenti termali) il limite è posto direttamente in 1 mSv/anno di dose efficace,
corrispondente al valore della somma dei prodotti delle concentrazioni di attività del radon nell’aria
per le ore di occupazione pari a 3.33*105 Bq*h*m-3 totale in un anno.
I limiti suddetti costituiscono ‘livelli di azione” per eventuali successivi interventi e provvedimenti.
Si tenga presente che la legge impone per le categorie a)- e) che una corretta misurazione della
concentrazione di radon deve protrarsi per un intero anno.
La normativa stabilisce anche entro quali tempi e con quali modalità devono essere assolti gli
adempimenti in ordine al rilievo della concentrazione del radon nell’aria nei luoghi di lavoro ed alle
azioni consequenziali.
Per quanto riguarda le abitazioni civili l’attuale legislazione italiana non contempla le esposizioni al
radon.
La Direttiva CE 1990, mai recepita a livello legislativo in Italia e ormai superata nei presupposti
scientifici, raccomandava valori di riferimento per la concentrazione di attività del radon pari a 400
Bq*m-3 negli edifici già esistenti ed a 200 Bq*m-3 in quelli nuovi.
Per i materiali da costruzione il D.P.R. 1993, a recepimento della Direttiva CEE 1989, richiede che i
materiali da costruzione non debbano emettere sostanze pericolose, tra le quali è anche compreso il
radon, ma senza l’indicazione di limiti numerici, risulta, di fatto, inapplicabile.
Anche nell’assenza di limiti vincolanti per legge, è buona norma richiedere ad un Esperto
Qualificato il monitoraggio della concentrazione di attività del radon e/o dei suoi ‘discendenti’ nei
luoghi particolarmente a rischio, quali i vani interrati e le cantine spesso utilizzati come ‘tavernette’
o per attività ricreative, come pure nelle intere abitazioni se collocate in zone individuate, come
esposte ad elevate attività di radon.
È anche opportuno, per i nuovi edifici, procedere alla valutazione preventiva della possibile
sussistenza del ‘problema radon’, come già attuato in Alto Adige, per consentire l’adozione e
realizzazione di appropriati interventi contestualmente alla costruzione.
E’ inoltre da ricordare che:
- il fondo naturale da radiazioni ionizzanti e pari a 2.5 – 3 mSv/anno;
- un livello di 200 Bq . m -3 implica una dose efficace di 3 mSv/anno;
- 1 mSv/anno è il limite della dose efficace per le persone del pubblico, che possono ricevere
oltre al fondo naturale, escluse le dosi che si ricevono per scopi medici.
L’esposizione a 500 Bq/m3 per 2000 ore in un anno comporta una probabilità di induzione di
tumore di 2.5 10-4
L’ultima campagna di mappatura della concentrazione di radon nelle abitazioni italiane ha
evidenziato un valore medio di concentrazione del radon in Italia di circa 70 Bq/m3, variando dai
25-40 Bq/m3 della Liguria, Basilicata, Calabria e Sicilia ai 100-120 Bq/m 3 della Lombardia, Lazio,
Campania e Friuli-Venezia Giulia.
Si è riscontrato che la percentuale di abitazioni le cui concentrazioni sono > di 200 Bq/m 3 è del
4.1%, > di 400 Bq/m3 è del 1% e > di 600 Bq/m 3 è dello 0.2 %. a seconda della conformazione
geologica e attività vulcanica del sito.
[Rad. Meas. 40 (2005) 686-694]
A proposito di RADON o di RADON-INDOOR, visto come una fonte di pericolo di inquinamento
ambientale, in ambiente domestico (indoor appunto). Sorgono naturali alcune domande:
• Cosa c’è di vero?
• E’ realmente una nuova fonte di inquinamento, o è sempre esistita e solo adesso se ne comincia a
parlare?
• Perché solo ora?
• Il radon rappresenta realmente un pericolo per la nostra salute?
• Come posso proteggere me e la mia famiglia?
Cerchiamo di dare una risposta a queste domande.
COSA E’ IL RADON?
Il radon o meglio l’isotopo radon-222 ( Rn ) è un gas nobile, inodore e insapore, prodotto dal
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decadimento radioattivo del RADIO ( Ra 88
), a sua volta proveniente dall’URANIO ( U 92
),
materiali entrambi presenti nella crosta terrestre e quindi nel suolo, nell’acqua e in alcuni materiali
da costruzione, in quantità variabili da una zona geografica all’altra.
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PERCHE’ E’ PERICOLOSO?
La pericolosità del radon deriva dalla sua radioattività, cioè dalle trasformazioni nucleari che
subisce emettendo particelle alfa, cioè un tipo di particelle ad alta energia.
I prodotti risultanti dalle trasformazioni nucleari del radon (prodotti di decadimento o “figli” del
radon), a loro volta radioattivi, si legano al pulviscolo atmosferico, e vengono immessi nei nostri
polmoni, attraverso la normale respirazione.
La parte di pulviscolo, che si fissa all’interno del tessuto polmonare (bronchi e alveoli polmonari),
costituisce una sorgente di radiazioni, che può danneggiare le cellule, dando inizio, in alcuni casi,
ad un processo cancerogeno, proprio a carico dell’apparato respiratorio.
Il rischio di contrarre un tumore al polmone e’ proporzionale alla concentrazione ed al tempo che si
trascorre in presenza di radon.
La radioattività dovuta al radon, come anche stabilito dalla Organizzazione Mondiale della Sanità
e dalla Agenzia per la Protezione dell’Ambiente Americana, costituisce quindi un fattore di
rischio per quanto riguarda l’insorgenza di tumori polmonari, alla stregua del fumo di tabacco.
All’aria aperta, la concentrazione di radon non costituisce alcun pericolo, ma in ambienti chiusi, se
non ben ventilati o provvisti di un efficiente ricambio di aria, si possono raggiungere concentrazioni
molto elevate di radon, specialmente oggi come oggi, dove le abitazioni devono, per ragioni di
risparmio energetico, essere costruite con un buon isolamento termico.
QUANTO E’ PERICOLOSO?
Il radon e’ un serio problema sanitario: e’ considerato un agente cancerogeno.
Il radon è considerato il secondo maggiore responsabile dell’insorgenza di tumori polmonari, dopo
il fumo; la concomitanza dei due fattori ne fa aumentare ulteriormente il rischio.
In Italia circa 4000 casi di tumore polmonare ogni anno sono attribuibili al radon.
Non esiste un livello di concentrazione, per cui la pericolosità sia nulla. Però la Organizzazione
Mondiale della Sanità, la Comunità Europea e le varie nazioni hanno fissato dei livelli di
concentrazione, al di sotto dei quali il rischio può ritenersi accettabile.
Per valori di concentrazioni superiori, è per il momento solo consigliabile attuare dei provvedimenti
atti a ridurre i valori di radon negli edifici ,intesi come abitazioni.
Discorso diverso se parliamo dei luoghi di lavoro..
COME ENTRA NEGLI EDIFICI?
Dato che il radon e’ un gas inerte, non reagisce chimicamente con l’ambiente che lo circonda: una
volta formato può migrare liberamente attraverso il suolo.
Se un edificio è costruito su un terreno poroso ed umido, la cui composizione geologica è ricca di
uranio, il gas radon può penetrare nell’edificio attraverso microfratture delle fondamenta, le
giunzioni tra parete e pavimento, attraverso i fori per le tubazioni degli impianti termici, elettrici ed
idraulici, o attraverso le trombe delle scale e degli ascensori.
Un’altra fonte di radon in ambienti chiusi sono i materiali da costruzione come alcuni tipi di
cemento, o di granito.
Recentemente si sta guardando con molta attenzione all’ acqua, perché in essa può trovarsi disciolta
un notevole quantità di radon, che può liberarsi in aria, una volta che l’acqua esce dal rubinetto.
Potendo così creare elevate concentrazioni, specialmente quando grandi quantità di acqua sono fatte
scorrere, come durante un bagno o una doccia.
E’ stato stimato che, in bagno, la concentrazione di radon portato dall’acqua può aumentare anche
di 40 volte.
E’ chiaro che, per tutelare la propria salute, è necessario conoscere la concentrazione di radon nella
propria abitazione.
Si tenga presente che negli Stati Uniti sta diventando una prassi diffusa quella di allegare alla
documentazione necessaria all’espletamento di un rogito anche una certificazione dei livelli di
radon presenti nella abitazione oggetto del rogito stesso.
Le abitazioni sprovviste di tale certificazione, o che presentano concentrazioni di radon superiori ai
limiti consigliati sono notevolmente svalutate, e difficilmente commerciabili.
COME RIDURRE I LIVELLI DI RADON
Il radon non può essere eliminato completamente dai nostri ambienti di vita.
Tuttavia vi sono diversi metodi di intervento, atti a ridurre la concentrazione di radon, a seconda del
livello di concentrazione presente.
L’intervento in fase di costruzione dell’edificio è economicamente più conveniente, e quasi
ininfluente sul costo totale di costruzione.
Se i livelli di concentrazione non sono molto elevati, una buona ventilazione, aumentando la portata
degli impianti di ventilazione presenti, può essere sufficiente. Altrimenti si possono adottare le
seguenti opzioni:
• Pressurizzazione dell’edificio.
Si aumenta cioè la pressione dell’aria all’interno dell’edificio, per evitare le infiltrazioni di
radon dal suolo.
• Ventilazione del vespaio.
Se sotto l’edificio è presente un vespaio, o una concentrazione di radon, la ventilazione ne
riduce la concentrazione. E di conseguenza, la quantità di radon che può penetrare
nell’edificio.
• Depressurizzazione del suolo.
In questo caso, si crea una “camera di accumulo” interrata per il gas radon. Un sistema di
ventilazione crea, in tale pozzo, una depressione in modo da richiamare il radon che verrà
poi espulso verso l’esterno.
• Sigillatura delle vie di ingresso.
Tale sistema è realizzato con particolari materiali, in modo da chiudere tutte le possibili vie
di ingresso del radon. A nostro avviso questo è il sistema meno efficace, in quanto è difficile
individuare tutte le possibili vie di infiltrazione. Necessita inoltre di una manutenzione
periodica a causa degli assestamenti del terreno,’
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La normativa Italiana di Radioprotezione attualmente in vigore è il