L’ARATURA L'aratura è eseguita in genere con l'aratro tipico a vomere e versoio, strumento che pratica il taglio e il rovesciamento di un blocco di terreno. Gli scopi dell'aratura sono: - aumento della sofficità; una maggiore sofficità riduce la tenacia e la compattezza del terreno, creando le condizioni ideali per favorire l'espansione delle radici e l'esecuzione di altre operazioni colturali; - aumento della permeabilità; una maggiore permeabilità del terreno favorisce l'infiltrazione dell'acqua, evitando che ristagni o defluisca in superficie, favorisce altresì un facile sgrondo dell'acqua in eccesso, migliorando il rapporto fra acqua e aria nel terreno. L'aumento della permeabilità permette inoltre la costituzione di riserve idriche di maggiore entità. L’ERPICATURA L’erpicatura in agricoltura è una lavorazione del terreno complementare eseguita come lavoro di rifinitura prima della semina. Consiste appunto nello spianare e sminuzzare il terreno smosso dall’aratro, per mezzo appunto dell’erpice. L'erpicatura è eseguita in genere come lavoro complementare, dopo l'aratura, per sminuzzare le zolle e pareggiare la superficie, preparando definitivamente il letto di semina, tuttavia può essere eseguita anche per altri scopi specifici: -interrare erbicidi volatili per impedirne l'evaporazione incorporandoli nel terreno; -interrare i semi dopo una semina a spaglio; interrare concimi; -rompere l'eventuale crosta superficiale; eliminare eventuali piante infestanti in emergenza; -in sostituzione dell'aratura come tecnica di minimum tillage. La semina è la tecnica che più si avvicina al mezzo con cui naturalmente le piante si moltiplicano con la diffusione dei semi. La semina può essere manuale (semina a spaglio ) o meccanica con la seminatrice. Il successo della semina dipende innanzitutto dalla qualità e germinabilità dei semi utilizzati, poi dalla corretta preparazione del terriccio destinato al semenzaio e con la giusta profondità di semina, infine regolando l'umidità e la temperatura ai valori ottimali. La concimazione è una tecnica agricola che contempla l'apporto di fertilizzanti allo scopo di aumentare la dotazione del terreno in uno o più elementi nutritivi al fine della nutrizione minerale delle piante agrarie. In agricoltura per mietitura si intende il processo di taglio e raccolta nei campi dei cereali maturi. Può essere effettuata a mano o con l'ausilio di attrezzature meccaniche. In particolare nella piccola cittadina di Monte Urano ,cinquanta anni fa e più, nella campagna , si svolgeva un duro lavoro. Nel periodo di Luglio, la mattina ci si alzava intorno alle quattro e trenta. Non sendi tu che coru Rit. Non sendi tu che coru vola de fiore in fiore li candi dell'amore li candi de lo grà. Sotto stu sole d'oro pure li campi canda e stretti a core a core, forte Marì canda.(FINE) In seguito il grano veniva raggruppato in covoni legati a mano. Verso le otto e trenta, arrivava la vergara a portare la colazione. I contadini erano soliti mangiare coniglio e patate e bere vino ed acqua fresca. Dopo questo nutriente pasto , si tornava a lavoro. Per raccogliere il grano si usava la falce messoria. I mannelli, riuniti in covoni, venivano caricati su carri e portati sull'aia in attesa della trebbiatura. Questa operazione consisteva nel dividere vari chicchi di grano dalla paglia. Anticamente la trebbiatura avveniva con il correggiato. In questo modo, l 'aia veniva resa liscia con l'impiego di sterco di mucca. Gli animali venivano fatti camminare in circolo sopra il grano, mentre il contadino rivoltava il grano col forcone. La trebbiatura con la pietra, consisteva nello sfregamento di una pietra trainata dai buoi sul grano. Dopo aver trebbiato il grano mediante i vari metodi ,era necessario separare il chicco dalla paglia e dalla pula. Con una pala si raccoglieva il grano battuto e si portava la pala all'altezza della spalla. Se ne lasciava cadere contro vento una piccola quantità alla volta: il vento portava via la pula e il chicco cadeva su di un telo, poi veniva raccolto e insaccato. La trebbiatura con la macchina a vapore, risale alla seconda metà del 1800, erano azionate da locomobili a vapore. Queste macchine erano possedute dai proprietari terrieri che le cedevano in affitto ai mezzadri. Per svolgere il lavoro alla macchina da battere servivano molte persone. Alcune prelevavano i covoni e li lanciavano ad una persona che con un coltello li slegava. Poi venivano consegnati ad un altra persona che aveva il compito di infilarli nell'imboccatura della macchina spingendoli verso i battitori. Altri lavoratori raccoglievano la paglia con la quale innalzare i pagliai, mentre alcune donne trascinavano via la pula. Il grano trebbiato usciva pulito dalla macchina e con lo staio, veniva diviso a metà col padrone. Dopo qualche giorno di essiccazione, una parte di esso veniva conservata come riserva alimentare per tutto l'anno e l'altra era venduta al mulino. La mietitura e la trebbiatura erano momenti importantissimi nella vita degli agricoltori ed in queste occasioni l'alimentazione era particolarmente curata ed abbondante, più che a Natale e a Pasqua, per sostenere la grande fatica a cui tutti si sottoponevano, dal momento che ogni lavoro era affidato alla forza delle braccia. La signora più anziana di ogni famiglia aveva il compito di preparare la colazione. Gli altri, invece, iniziavano a praticare la mietitura. Durante questa operazione, per rendere più leggero il lavoro, intonavano dei canti. Questo ne è un esempio: CANTO POPOLARE MIETITURA" Guarda 'sso vello grà che s'abbandona sotto 'ssa faccia tua canda Marì. Cò 'sse papagne fatte 'na curona 'ssa vella voce tua famme sendì. Rit. Non sendi tu che coru vola de fiore in fiore li candi dell'amore, li candi de lo grà. Sotto stu sole d'oro pure li campi canda la vita, lo laoro, la gioia dell'amor. 2^ strofa Stasera loco l'ara Marì stritti jetro li sacchide lo grà. Oh quanti vasci e tu nò jitte via oh quandi vasci che te vojo dà. Il "menù" tipico di queste giornate comprendeva, secondo gli usi e le possibilità, fino a 11 pasti. Si iniziava al mattino presto con la "sdijunanza ", che consisteva in un bicchierino di mistrà o altro, poi: Ore 6. Lu voccò che consisteva in salato, pane e vino Ore 8. La colaziò: uova, o trippa, o baccalà o fagioli, o ceci o cicerchia. Ore 10. Lu fratì: ciambellotto, biscotti " de lo mete" Ore 13. Pranzo: "tacchitti" in brodo; se era un "contadì grossu" c'era anche la carne: pollo lesso, o pollo o coniglio in padella o oca in umido. Ore 15. Lu voccò: fette di limone o arancio condite o con zucchero o con olio e sale. Ore 16. Merennetta: panzanella o uova in trippa o ciambellotto. Ore 21. Cena : fagiolini, insalata, qualche fetta di salato. Il tutto veniva accompagnato da frequenti bevute di acqua e vino. Se il terreno era grande e le possibilità̀ del mezzadro lo consentivano, per la trebbiatura veniva comprato un castrato intero. Qualche ricetta . UOVA IN TRIPPA Ingredienti: Uova, formaggio, pomodori o conserva. Procedimento : Si fanno delle frittatine sottili con uova sbattute con formaggio grattugiato, un pò di farina e poca acqua o latte e foglioline di maggiorana. Si tagliano a striscioline sottili. A parte si prepara un sugo "finto" con un pò di lardo battuto cipolla e pomodoro o conserva e acqua; quando si è ben ristretto si aggiungono le striscioline di frittata, si fanno insaporire e si servono ben calde abbondantemente cosparse di pecorino. Una variante antica di questa ricetta consiste nel versare nel sugo le uova intere e mescolate rapidamente. Ricetta nota per la festività di novembre sono le FAVE DEI MORTI ALLA MONTURANESE Ingredienti per 8 persone: 1 kg. di fave secche Per la salsa: 1 sgombro e 50 gr. di tonno qualche alice olio un paio di agli a piacere: prezzemolo, oppure maggiorana o peperoncino. Procedimento: mettere le fave a bagno in acqua per un giorno e una notte, versare l'acqua, rimettercela pulita e metterle a fuoco in un grande tegame a bollore medio, facendo attenzione a non farle scuocere. Nel frattempo preparare un sugo con alici e sgombri, 2 agli schiacciati, prezzemolo e a piacere il peperoncino. Far soffriggere il tutto, mettere il pomodoro e quando il sugo si è ritirato versarci le fave sgocciolate e farle insaporire. Servire ben caldo. Con il termine mulino normalmente si intende non solo una macina, ma l'intero impianto di macinazione che è composto da più macchine che possiamo riassumere in tre categorie: macchinari destinati alla pulizia del cereale, macchinari ai quali è affidato il compito della macinazione, macchinari addetti alla setacciatura del macinato per separare le farine dalla crusca. Inoltre sono presenti anche macchinari specializzati per creare i diversi tipi di farine. ROLANDO LEONI E CELFRIDO NARDI Questi sono i due signori che ci hanno mostrato la loro collezione di modellini. Sono tutti fatti a mano,pezzo per pezzo,e anche funzionanti. MODELLINO CARRO DELLA FESTA DELLE COVE Questo invece è il tipico carro della festa delle Cove. Era tutto dipinto e venivano trasportati covoni di grano,offerti in dono alla Madonna. MODELLINO TREBBIATRICE Questo è un modellino di una trebbiatrice ,ovvero sia la macchina che suddivide le varie parti della spiga ,intera,di grano: -chicco ,seme -pula ,paglia -crusca,parte che avvolge il seme e lo protegge MODELLINI DI VARI OGGETTI E ATTREZZI Questi sono alcuni oggetti usati nel lavoro agricolo:carri,carretti,forconi,scale,erpice,rullo,seminatrice. MODELLINO … DELLA CLASE PIU’ MITICA DEL MONDO Eccoci qua,tutti insieme appassionatamente …, più uniti che mai attraverso questo progetto. Noi,la classe più unita di tutta la scuola e spero del mondo intero. Siamo bravi e belli … cosa si può volere di più???