I.C.S. De Amicis - Bolani
Classe II B a.s. 2014-2015
Calabria mia, mia dolce perla del meridione.
Terra di fuoco, terra di vento,
terra di mare e di sentimento.
Terra bagnata , terra sfortunata.
Terra di odori, terra di sapori.
Terra frustrata, terra addolorata,
razze diverse, dialetti infiniti.
Terra di ulivi e di fiumare.
terra incompresa, terra indifesa.
Terra di fate, terra di miti,
Gennaro Musella nacque a Salerno nel 1925. Ingegnere e imprenditore, negli anni
’80 aveva trasferito in Calabria la sua azienda perché impegnato in lavori di
opere marittime. Era un professionista stimato, un uomo semplice.
Un’ottima occasione per il suo lavoro si presentò
allorquando, nel marzo 1981, venne indetta una gara
d’appalto per la costruzione del porto di Bagnara; Musella
possedeva proprio a Bagnara una cava di massi e un’impresa
estrattiva.
Tentò di prendere parte all’appalto, ma la mano invisibile della ‘ndrangheta, intrecciata
con quella di una parte connivente della politica, gli impedirono di partecipare alla gara.
Coraggiosamente, l’imprenditore salernitano denunciò il fatto con un esposto alla
Procura di Reggio Calabria. Una reazione che gli costò la vita.
Era il 3 maggio 1982 quando Gennaro Musella veniva
ucciso a Reggio Calabria alle 8.35 del mattino, in via
Apollo. Subito dopo essersi messo al volante della sua
Mercedes e aver percorso meno di un metro, Musella
saltava in aria con essa. Vi era stata piazzata una
bomba pronta ad innescarsi al primo contatto. Di lui
non rimase quasi nulla.
A un mese circa dalla sua morte, si svolse la gara d’appalto, vinta da Costanzo e Graci,
soprannominati i ‘cavalieri del lavoro’ di Catania. Ma i Carabinieri del Nucleo Operativo
di Reggio Calabria denunciarono forti irregolarità e condizionamenti causati da
un’associazione tra ‘ndrangheta reggina e mafia catanese capeggiate rispettivamente
da Paolo De Stefano e Nitto Santapaola. Nel rapporto venivano menzionati anche i nomi
di politici, imprenditori e funzionari del Genio Civile di Reggio Calabria.
Le indagini sul delitto Musella furono archiviate nel
1988 contro ignoti. La Direzione Distrettuale
Antimafia riaprì il fascicolo nel 1993. L’inchiesta fu
completata, ma non portò mai ad un processo. Solo
nel 2008, Gennaro Musella è stato riconosciuto
‘vittima di ‘ndrangheta’. Ci sono voluti 26 anni.
La bomba che lo uccise non solo fu sentita con la violenza
di un terremoto nelle aule del Liceo Classico, ma molti degli
studenti erano passati pochi minuti prima per quella
medesima strada, rischiando di rimanere coinvolti
nell’esplosione. Gli studenti membri del Consiglio d’Istituto
del Liceo Classico “T. Campanella”, insieme con altri
compagni di scuola appena maggiorenni, organizzarono una
manifestazione spontanea contro la mafia.
Il corteo partì da piazza De Nava con slogan e striscioni preparati
da alcuni studenti del Volta e del Panella. Giunti a Piazza Italia, i
manifestanti si fecero improvvisamente muti in segno di protesta
silenziosa nei confronti dei luoghi del potere politico. Due delegati
del corteo si staccarono e andarono a parlare con i politici
dell’epoca, per sapere se fosse loro intenzione ascoltare cosa
avessero da dire quei giovani.
Si trattò, come già detto, di un movimento di reazione spontaneo nato all’interno del
Liceo Classico, dove era ancora studente Marco, uno dei figli dell’imprenditore
assassinato, e diffusosi presto in tutte le altre scuole reggine.
Quella manifestazione voleva che la violenza s’interrompesse, intendeva rompere il
muro di omertà e gridare alla città che quei ragazzi avevano fatto una scelta di
contrasto e di rifiuto di tutte le mafie.
Fondata nel 1995 dal giudice
Antonino Caponnetto, padre del
primo pool antimafia. Alla morte
di Caponnetto a
guidare
l'organizzazione vengono eletti:
Adriana Musella, Presidente, già
coordinatrice
nazionale con
Caponnetto; Umberto Ambrosoli,
Vicepresidente; l'una al sud
l'altro al nord, sono ambedue
figli di vittime della criminalità.
RIFERIMENTI
si
propone
di:
contrastare
inadempienze, ritardi, ingiustizie e soprusi; elaborare
progetti miranti al bene comune, alla crescita
culturale ed economica della collettività, collaborando
attivamente con istituzioni, enti, scuole, associazioni
professionali e di categoria;
accendere i riflettori sulle gravi problematiche ed
esigenze di alcune regioni in particolare, promuovere
su tutto il territorio nazionale, iniziative di
approfondimento culturale, studio e ricerca sul
fenomeno mafioso e sulla dimensione raggiunta dal
fenomeno stesso, promuovendo, l'educazione alla
legalità e al diritto; il rispetto dell' identità e dignità
dell'essere umano;
sensibilizzare i giovani ai temi della convivenza civile e
democratica contro la violenza di ogni tipo; sostenere ed
affiancare l'operato di quanti sono impegnati nella lotta
alla mafia e all'illegalità; tener viva la memoria di quanti
hanno testimoniato con la morte, la propria opposizione
alla prepotenza, alla sopraffazione mafiosa e perseguendo
giustizia e verità.
Adriana Musella, figlia di Gennaro, da
quel giorno ha seguito la strada
dell'impegno sociale, per far sì che il
trascorrere del tempo non rendesse
ancora più sordo uno Stato che fa
presto a dimenticare le sue vittime
innocenti. Adriana capisce che l’unico
modo per imporre la figura di suo
padre è cominciare a scuotere le
coscienze, raccontare, rompere la
cortina dell’omertà.
Ogni anno, dal 1993 organizza la manifestazione "La Gerbera
gialla" per gli studenti di tutta Italia. La gerbera gialla,
testimone di rinascita e riscatto, viene dedicata alle
vittime della violenza criminale, quelle vittime troppo spesso
dimenticate dai tribunali e dalle coscienze, vittime senza voce,
ma ciascuna con la propria storia, alle cui morti ingiuste si ha il
dovere di dare un senso per non renderle vane.
E' un fiore per non
dimenticare
per esprimere la forza
dell'amore sull'odio e
sulla violenza; forza che
non conosce resa, supera
qualsiasi barriera e vince
anche la morte.
E' un fiore che nasce dal
dolore e dalle lacrime dei
lutti.
Scarica

Gennaro Musella - de amicis