Inaudito
Beethoven
Al contrario di Mozart
E’ inevitabile partire dal confronto con Mozart.
Basterebbe confrontare i due funerali per
capire quanto questi due personaggi fossero
differenti: se infatti il genio di Salisburgo
muore in povertà e solitudine (deposto in una
fossa comune), Beethoven viene salutato da
tutta Vienna come un grande personaggio, una
sorta di eroe nazionale, un personaggio che ha
lasciato un segno profondo.
Che mai avrà fatto?
Quali sono le ragioni di un così diverso trattamento?
Forse sarà stato più bravo di Mozart? No sicuro.
Forse più trattabile e responsabile? Nemmeno,
Ludwig era burbero, arrogante e egocentrico, a
volte intrattabile.
Forse più simpatico? Neanche per idea, sapeva essere
una vera carogna.
Ma la gente non può
fare a meno di sentirlo
Dentro la sua musica c’è come una calamita.
Una sua sonata per pianoforte, un suo
concerto, una sua sinfonia è in grado di
prenderti e di farti fare uno strano viaggio: un
viaggio dentro al tuo cuore. Senti Beethoven
ed è un tuffo al cuore.
Chi mai sarà ?
La passionalità della sua musica creava molta
curiosità, a volte addirittura scandalizzava.
Non erano poche le persone che ritenevano
sconveniente la musica di Beethoven,
soprattutto per i giovani, proprio perché troppo
palpitante ed emotiva.
Mettiamoci nei panni di questa giovane contessa
che è affascinata dalla musica di Ludwig e che
ha l’occasione di incontrarlo di persona…
“Devo smettere di ascoltare questa
appassionata, altrimenti so che non riuscirei
più a portare a termine la mia rivoluzione”
Lenin
Beethoven ha la capacità di mettere a nudo il
mio cuore perché ogni nota vibra di passione
per la grande avventura che è la vita di
ciascuno e per tutto il mondo.
Es: Sonata per
pianoforte Patetica
(1797-8) :
dentro questo brano
abbiamo percepito
una passione, uno
struggente desiderio,
un cuore che si svela
attraverso la musica
Perché è così “serio”?
e’ un “romanticone”?
Tutte le sue opere nascono
dall’entusiasmo per una
donna, per i grandi uomini
del suo tempo, per le
grandi passioni, per gli
ideali: Ludwig abbraccia
con baldanza ogni
circostanza che appassioni
la vita dell’uomo, dando
tutto se stesso.
Ma ogni brano deve, prima o poi, avere una fine,
così come i grandi ideali politici, o gli amori più
cari: tutto ciò che è umano sembra destinato a
finire. E per Ludwig questo non era un andar
dietro alla nuova moda di una “visione”
romantica dell’ uomo prigioniero del proprio
infelice destino, ma era il dramma che viveva
quotidianamente dovendo fare i conti con un
padre ubriacone, con la perdita della madre, con
la grande delusione del crollo delle idee in cui
credeva, con il tradimento di tanti amici, con gli
amori non corrisposti, con i grossi problemi di
salute.
Sono sordo !
Un cuore ferito
Leggiamo un tratto della lettera che Ludwig scrive a questa donna
misteriosa, conosciuta come “Immortale Amata”:
“Mio angelo, mio tutto, mio io… non ti celare mai a me.
Anche a letto i miei pensieri corrono a te, mia immortale
amata, lieti, talvolta, poi di nuovo tristi, in attesa di
sapere se il destino ci esaudirà. Oggi, ieri, che
struggente desiderio, fino alle lagrime, di te, di te, te vita
mia…
Oh, continua, continua ad amarmi, non disconoscere mai il
fedelissimo cuore del tuo amato.
Eternamente tuo, eternamente mia, eternamente l’uno
dell’altra”
(Ludwig van Beethoven, 6-7 Luglio 1812)
Da queste righe si può intuire quanto Beethoven
desiderasse essere amato, quanto attendesse una
presenza pienamente corrispondente all’attesa del
proprio cuore.
Tutta la sua musica è carica di questa attesa, di struggente
desiderio, quel desiderio di felicità, di amore, di verità,
di bellezza che è nel cuore di ogni uomo.
Per questo la musica di Beethoven è così coinvolgente e
affascinante oggi: descrive il grande tentativo di
ognuno di noi di trovare qualcosa che non finisca
(immortale amata), che compia la vita, e lo fa in modo
diretto, senza compromessi, guardando in faccia il
destino (come sentiremo nella V sinfonia).
La sua musica descrive ciò che desidero anch’io, per
questo lo sento particolarmente vicino.
Le sinfonie
La sinfonia era stata per Mozart e per Haydn
(come per tutti i classici) una delle tante forme
strumentali.
Per Beethoven la sinfonia è il grande campo in
cui esprime tutto sé stesso.
Ogni sinfonia è una sfida esaltante per tutti: per
chi ascolta, per chi suona, per chi dirige.
Le 9 sinfonie che egli ci consegna sono il cuore
della sua produzione e pilastri di tutta la storia
musicale (e non solo).
sinfonia iii “eroica”
Abbiamo sentito quante cose Beethoven mette a tema in
questa sinfonia
I mov. 2 bombe e si comincia: Il grande eroe si presenta
ma c’è qualcosa nel suo tema che non torna (quelle
due note discendenti), e poi quei 6 pugni…
II mov la marcia funebre: esperienza della sconfitta
III mov La strategia perfetta
IV mov ?
SINFONIA n.5
Siamo di fronte a uno dei più grandi capolavori
della storia umana (come se fosse la Divina
Commedia o la Cappella Sistina…)
Beethoven la scrive dal 1804 al 1808 (38 anni),
quando la sordità è ormai avanzata e la sua
ricerca di verità è sempre più accesa e
drammatica
La V sinfonia rappresenta la rivoluzione
compiuta che Beethoven ha operato:
a) Nella forma: sinfonia molto estesa rispetto
alle consuetudini dell’epoca.
b) Nell’organico: allarga notevolmente il
numero di strumentisti, per la prima volta
inserisce i tromboni in un una sinfonia.
c) Nei mezzi espressivi: incredibilmente
monocellulare il primo movimento,
estremamente espressivo il secondo,
incomprensibile il terzo, trascinante il quarto.
Ludwig disse descrivendo il primo movimento:
<<E’ come il destino che bussa alla porta>>
Il destino, ovvero cio’ per cui siamo fatti, lo scopo
della vita di ciascuno di noi : di questo tratta
questo brano .
Beethoven ci fa guardare nel profondo della nostra
vita: ascoltiamolo cercando di mettere in gioco il
più possibile il nostro cuore.
Nb: scusate la mia icapacità
Nb 2 : seguitemi in tutto !
“ All'epoca quello che fece scalpore fu proprio questo
passaggio qua, cioè il passaggio del miracolo, il
passaggio nel quale non c'è più uno sviluppo che ti
conduce al cambiamento, e il cambiamento accade.
Punto e basta. Accade misteriosamente, senza un filo
logico dal punto di vista musicale, senza una
modulazione ben preparata, senza la necessità che
questo emerga consequenzialmente da una causalità e
una direzione precisa. Nel fondo, dove ha toccato il
fondo, dove non vive più, non ha più energie, non ha
più forma, non ha più ritmo, non ha più melodia,
rinasce. E arriva al Do maggiore. Il Do maggiore
agognato da tutta la Sinfonia.”
VI Sinfonia “Pastorale”
“Poiché Dio non è materiale, è al di là di ogni concezione;
non essendo visibile, non può rivestire alcuna forma. Ma da
quello che osserviamo delle sue opere, possiamo dedurre che
Egli è eterno.Io sono beato e felice, quale splendore,
Signore! In queste valli, in queste altezze è la pace, la pace
che occorre per servirti.”
(Ludwig van Beethoven, Ottobre 1813)
La VI Sinfonia viene scritta da Beethoven in uno dei periodi
più belli della sua vita, si chiama Pastorale poiché descrive le
sensazioni e i sentimenti destati nel vivere, dalla natura in
quanto creata.
Eppure, nella tranquillità e serenità totale di questa sinfonia
irrompe la tempesta (è proprio il sottotitolo dell'ultimo
movimento).
Mi sono sempre domandato perchè Beethoven
abbia voluto descrivere una tempesta nella sua sinfonia più
solare (rompendo tra l'altro clamorosamente lo schema
classico della sinfonia:da 4 a 5 movimenti). Io credo l'abbia
fatto per descrivere se stesso, per non censurare se stesso:
Beethoven sente che la tempesta, per cui il dolore, la
sofferenza, il peccato, è una condizione in cui la vita può
ricadere in ogni momento. Dice don Giussani di questo pezzo
che vedremo ora: “La tentazione è una tempesta, come quella
descritta in modo mirabile nel quarto movimento della VI
sinfonia, per me la più riuscita di Beethoven. Quel movimento
prelude, anticipa e descrive la tempesta che avviene e che
passa. Passa e tutto finisce nella dolcezza delle cose che sono
fatte”.
La dolcezza delle cose : una positività che ha l’ultima parola su
tutto. La tempesta passa e lascia lo spazio ad un motivo
semplicissimo e pieno di letizia. Come quando uno se la passa
davvero brutta, crede di affogare dentro la vita e, quando non
se l’aspetta più, qualcuno gli tira su la testa, e riprende a
respirare a pieni polmoni, ritorna a vedere le cose chiaramente.
LA GIOIA
Per Beethoven l’ultima parola sulla propria vita e
sul mondo è la GIOIA.
Amava ripetere questa specie di motto:
“Attraverso la sofferenza la gioia”
Come a dire che il sacrificio, il limite, il dolore,
sono condizioni necessarie per essere felici.
Non è una posizione da masochisti, ma è
l’atteggiamento di un uomo che prende sul
serio il proprio desiderio.
Per comprendere questo occorre innanzitutto
essere vibranti di fronte al cuore e ascoltare la
musica che Beethoven ci ha donato.
Sinfonia IX
IV movimento
(inno alla gioia)
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