IL CERCHIO
A s s o c i a z i o n e I t al i a n a d i G r u p p o a n a l i s i
Sede Sociale: via Enrico Dandolo 24
00153 Roma
Scuola di Specializzazione in Psicoterapia
Psicoanalitica in ambito Individuale, di Gruppo e
Istituzionale
Sfide e risorse in adolescenza
Contributi dalla formazione e dalla clinica
ROMA
15 Febbraio 2014
Sede Scuola COIRAG Viale Libia, 5
“Costruzione di un gruppo per adolescenti nel servizio pubblico:
indicazioni e controindicazioni al trattamento”
Gianfranco Antonucci, psichiatra Responsabile CEPSIA ASL Lecce,
gruppoanalista de “Il Cerchio”.
Un po’ di storie … istituzionali
“Quando il personale beve, i
malati si sbronzano”.
Helene Chaigneau
“L’imposizione di un
cambiamento nella struttura
o cultura manifeste allo
scopo di risolvere un
problema, più spesso lascia
insoluto il problema, perché
i rapporti inconsci restano
invariati”.
Jaques E. 1955
ISTITUZIONE E SETTING
• “Una relazione che si prolunghi per anni conservando
una serie di norme e di attitudini si configura quasi come
la definizione stessa di istituzione”.
Bleger J. (1967)
• I miti di fondazione (creazione di norme, regole,
modalità di funzionamento che formano, gradualmente,
una cornice che da spazio alla non pensabilità e alla
immodificabilità della struttura).
• Genius loci o “laurieddhru”.
• La difficoltà di pensare ad un progetto di cambiamento
nell’istituzione (“effetto alone”, Correale).
Originalità dei gruppi istituzionali
(a)
 Il gruppo è la realizzazione dinamica del
Campo Istituzionale (Correale, 1991);
 Le caratteristiche del campo istituzionale
sono gli elementi utili con cui organizzare il
setting (funzione del limite);
 La nascita di un gruppo terapeutico
dovrebbe essere nella linea di
emancipazione del campo istituzionale.
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Originalità dei gruppi istituzionali
(b)
Caratteristiche originali del contesto istituzionale
 Non selettività dell’utenza in base alla gravità;
 Permeabilità degli spazi terapeutici;
 Coesistenza di gravità e di terapie;
 Permeabilità dei terapeuti ai vari pazienti;
 Precarietà delle risorse concrete:
 Operatori competenti, ma non sempre specialisti
5
Originalità dei gruppi istituzionali
(c)
 Forme di onorario “deresponsabilizzanti”
 Tolleranza alle assenze/ritardi/ritiri dei pazienti;
 Accentuate caratteristiche di “sostegno” del
servizio (prevalente funzione del setting sulla
frustrazione della relazione terapeutica);
 Servizio “pubblico” e “territoriale”
 Ampia varietà di modelli terapeutici
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Il contesto di cura tra pubblico, privato e
attività libero-professionale intramoenia
• Nell’istituzione di cura si lavora attualmente su una
particolare tipologia di pazienti ?
• Attività effettuate esclusivamente nel pubblico e
assimilati (gestione dei casi acuti, attività riabilitative);
• Attività esercitate soprattutto nel pubblico (psicoterapie
delle psicosi, dei gravi disturbi del Tono dell’Umore e dei
disturbi da uso di sostanze);
• Attività esercitate soprattutto nel privato (psicoterapia
delle nevrosi e dei disturbi di personalità);
• La cosiddetta libera professione intramurale
rappresenta, in psichiatria, un interessante osservatorio
posto tra pubblico e privato.
La psicoterapia nelle istituzioni pubbliche
di cura
• Cosa è cambiato negli ultimi 20 anni ? (il successo della
psichiatria neo-kraepeliniana; il rapporto con le tecniche
riabilitative; la visibilità massmediatica maggiore di altri tipi di
interventi; la scarsa attenzione alla prevenzione; la calibratura
dei CSM sulle urgenze-emergenze);
• Ci sono delle peculiarità (solo) pugliesi ? (Il blocco del
turn-over nelle assunzioni e l’invecchiamento degli operatori,
assenza di ogni attività di supervisione nelle pratiche
istituzionali, l’anomalia dei Servizi di psicologia clinica);
• La psicoterapia come pratica privilegiata in alcuni
servizi e settori specifici (infanzia e adolescenza, disturbi
del comportamento alimentare, servizi dedicati ai disturbi di
personalità).
Vi sono tecniche di intervento più adatte
al contesto istituzionale?
• La difficoltà di integrare gli interventi
psicofarmacologici con quelli psicoterapici;
• Psicoterapia di sostegno vs. intervento
psicoeducazionale;
• La psicoterapia breve focale;
• La “psicoterapia di individuazione” (Senise) con gli
adolescenti e il “rifornimento in volo”;
• La psicoterapia di gruppo.
Sulle psicoterapie ad orientamento
psicoanalitico nel contesto istituzionale
Possono essere effettuate
nei servizi pubblici solo a
condizione che tutto il
servizio nel quale vengono
svolte aderisca, nel suo
complesso, ad una
concezione del disagio
psichico come derivato da
difficoltà relazionali
complesse, avendo superato
la tradizionale cultura
sostanzialmente organicista
della malattia mentale.
Sulle psicoterapie ad orientamento
psicoanalitico nel contesto istituzionale
• Tale orientamento culturale favorisce una strutturazione
psicoterapica del servizio nel suo complesso che rende
possibile, di fatto, lo svolgimento di psicoterapie formalizzate
non importa secondo quale indirizzo.
• Per quanto riguarda le psicoterapie ad orientamento
psicoanalitico, esso consente una salvaguardia istituzionale
del setting e fa sì che tali trattamenti possano esistere
all’interno del servizio non come attività separata e
disarticolate dei restanti interventi, ma come uno degli
strumenti terapeutici a disposizione che devono essere
articolati in un unico progetto.
Alcune peculiarità del lavoro
psicoterapico nelle istituzioni
• Il setting e il contratto
(responsabilità relativa alla
gestione dell’ora a disposizione
rispetto agli obblighi del servizio
nei confronti dell’utenza, come
sostituto parziale del pagamento);
 Gli spostamenti di orario per
motivi di servizio (segreteria
come call center);
 La segretezza professionale (la
cartella clinica e la perdita di un
rassicurante anonimato nelle sale
d’attesa);
 Il filtro alle telefonate.
Alcune peculiarità del lavoro
psicoterapico nelle istituzioni
• Fantasie del paziente
rispetto all’istituzione:
 Squalificazione;
 Possibile manipolazione del
terapeuta;
 Rivendicatività;
 Fame di assistenzialismo;
 Gelosia nei confronti dei
pazienti più gravi e
bisognosi di maggiori
“attenzioni”.
Alcune peculiarità del lavoro
psicoterapico nelle istituzioni
• Fantasie del terapeuta rispetto all’istituzione:
 Fantasie di protezione sollecitate dall’istituzione > prese in
carico eccessivamente gravose;
 Indebite deresponsabilizzazioni a partire dalla consapevolezza
di “lavorare per conto terzi”;
 Sentimenti di vergogna per le condizioni dei servizi: scomodi
se non fatiscenti > sentimenti di perdita di identità >
disimpegno colpevole > vergogna;
 Influenza di eventuali conflitti con i colleghi e/o precedente
fallimento di altri tipi di intervento.
Alcune peculiarità del lavoro
psicoterapico nelle istituzioni
• Il problema della doppia identità di psichiatra e
psicoterapeuta. Differenze di assetto interno
intrinseche ai due ruoli:
 Relativamente alla presa in carico: se lo psichiatra non può
esimersi dal curare chiunque gli si presenti, il lavoro
psicoterapeutico non può essere effettuato se non vi è stata
una libera scelta da parte dei due membri della coppia;
 Differenza nel vissuto del tempo: lo psichiatra assillato da
carichi di lavoro clinico, organizzativo e burocratico sempre più
gravosi diventa (spesso suo malgrado) ostaggio della fretta. Lo
psicoterapeuta non può che metterla tra parentesi.
Alcune peculiarità del lavoro
psicoterapico nelle istituzioni
 L’assetto interno rispetto al fare è
profondamente diverso: mentre lo
psichiatra è chiamato ad intervenire sul
piano di realtà con le più svariate
modalità (dall’incidere direttamente sul
corpo – misurazione della pressione,
somministrazione di farmaci, ecc,- , al
prescrivere analisi, stilare piani
terapeutici, al suggerire scelte e
comportamenti – soprattutto nelle
situazioni di crisi su sollecitazione
dell’ambiente familiare -), lo
psicoterapeuta per poter “curare” deve
astenersi nella maniera più completa da
ogni azione. E’ particolarmente
stressante, per lo psichiatra, “fermarsi”
sospendendo l’azione per poter passare
all’atteggiamento mentale richiesto dalla
tecnica psicoanalitica.
Alcune peculiarità del lavoro
psicoterapico nelle istituzioni
 Dal punto di vista organizzativo,
per lo psichiatra-psicoterapeuta,
può essere particolarmente utile
favorire una “dissociazione
funzionale” (D. Bolelli, 1991) che
porti allo svolgimento delle
psicoterapie in giorni diversi da
quelli dedicati all’esercizio
dell’attività psichiatrica, in modo
che una seppur breve soluzione
di continuità favorisca i
necessari cambiamenti di
assetto interno.
Sulla costruzione di una modalità di
lavoro organizzata nei servizi
• Le istituzioni e i gruppi di
lavoro hanno esplicitato o
forse più spesso hanno
implicitamente prodotto
regole dell’incontro o
dell’espulsione dei pazienti.
• L’ipotesi del nostro lavoro è
che nei servizi pubblici non
si sia ancora giunti alla
costituzione di un assetto di
incontro, con pz. affetti da
gravi patologie, definito e
condiviso.
Sulla costruzione di una modalità di
lavoro organizzata nei servizi
• La difficoltà di trovare una
lettura comune e
condivisa dell’assetto del
lavoro, può indurre negli
operatori del servizio
sentimenti di
disorientamento e
sollecitarli a contestare la
validità e la necessità di
un setting: “è solo un
lavoro di trincea … si fa
quel che si può … se ci
fossero altre condizioni !”.
Sulla costruzione di una modalità di
lavoro organizzata nei servizi
RIGIDITA’ DEL MANDATO
ISTITUZIONALE
ARBITRARIA
“ELASTICIZZAZIONE”
DEL SETTING
MANCATA CONDIVISIONE DEGLI OBIETTIVI
TERAPEUTICI CON L’EQUIPE DI LAVORO E
ASSENZA DI CONFRONTO CON LA CORNICE
TEORICO-CULTURALE DELL’ISTITUZIONE
RISCHI DERIVANTI DALLA MANCATA
CONDIVISIONE
La mancata condivisione degli obiettivi terapeutici
con l’équipe di lavoro e l’assenza di confronto con la
cornice teorico-culturale dell’istituzione, rende ardua
ogni verifica sull’affidabilità della nuova esperienza e
isola l’istituzione da una parte, il paziente con i suoi
problemi dall’altra, e l’operatore in mezzo, in uno
spazio sempre più ristretto e soffocante (Bacigalupi,
Bucci, 1992).
Ciò espone a due situazioni di rischio contrapposte:
RISCHI DERIVANTI DALLA MANCATA
CONDIVISIONE
1. Eccessiva
burocratizzazione
delle risposte che
si riducono alla
mera applicazione
di modalità
stereotipate di
intervento (Olivetti
Manoukian, 1988)
RISCHI DERIVANTI DALLA MANCATA
CONDIVISIONE
• Letture eccessivamente rigorose del mandato,
servizi che non sostengono adeguatamente l’uso
delle capacità empatiche e creative del terapeuta,
operatori eccessivamente bisognosi di “regole di
comportamento”, portano ad interventi tesi a
“silenziare” i problemi e a soffocare sul nascere ogni
potenzialità di relazione.
RISCHI DERIVANTI DALLA MANCATA
CONDIVISIONE
2. All’opposto, la prevalenza e
l’amplificazione degli aspetti soggettivi
del terapeuta nella relazione, predispone
al suo isolamento e all’isolamento della
problematicità della situazione con cui si
confronta. Il paziente finisce per essere
“sequestrato” e il servizio nel suo
insieme non può partecipare con le sue
potenzialità di sostegno e di controllo.
E’ possibile riprodurre nel contesto
istituzionale il setting nato e pensato per il
“privato”?
Renè Magritte – La reproduction interdicte, 1937
Gruppo di pazienti e gruppo di terapeuti. La
costruzione di una reale condivisione nel
gruppo di lavoro.
VANTAGGI DEL GRUPPO
L’economicità della psicoterapia di
gruppo nelle istituzioni:
• Favorisce la condivisione di uno stile di lavoro;
• Evita l’isolamento nel lavoro e il sequestro dei casi;
• Implica maggiori possibilità di affiatamento
nell’equipe e diminuisce il rischio di burn-out;
• Consente maggiore facilità nel training e nella
formazione degli operatori.
La nostra esperienza con gruppi di adolescenti e
giovani adulti nell’istituzione
• 1991 – Il primo gruppo di adolescenti all’interno del CSM
di Lecce;
• La scelta del modello:
 Foulkes o Bion > preferenza per la psicoanalisi di
gruppo;
 Conseguente opzione per l’inserimento in gruppo dopo
una fase di psicoterapia individuale;
 Il vantaggio di partire con un nucleo “forte”, di ragazzi ad
alto funzionamento;
 Opzione per un gruppo eterogeneo e misto;
La nostra esperienza con gruppi di adolescenti e
giovani adulti nell’istituzione
• Opportunità del gruppo aperto.
 Pensare il gruppo e immaginarsi il
funzionamento prima del suo inizio.
 Scelta di una coppia terapeutica
(maschile/femminile) > la proiezione
della coppia genitoriale.
 La funzione dell’osservatore non
partecipe e la tecnica di recording;
IL SETTING
• Il luogo > scelta della sala riunioni;
• Il tempo > spazio pomeridiano in assenza di attività
clinica routinaria (plus-orario);
• La durata: 2 sessioni di 1 ora, con intervallo di 20 minuti;
• Nel corso dell’intervallo “full briefing” tra coppia
terapeutica e osservatore;
• I rituali del cibo tra i membri del gruppo durante
l’intervallo;
• Sospensione nel corso delle vacanze.
Il setting
• L’integrazione con il setting individuale e le necessità del
trattamento psicofarmacologico;
• La frequenza in gruppo durante le fasi di acuzie e di
scompenso;
• LE REGOLE DEL GRUPPO E IL BISOGNO DI
SOCIALIZZAZIONE:
 Il divieto di formare sottogruppi;
 Il segreto;
 La regola di riportare, comunque, in gruppo i contatti
esterni.
L’adolescenza come snodo critico
Age of onset of disabling mental
illnesses
0,7
0,6
0,5
0,4
Relative dominance
0,3
0,2
0,1
0
6
8
10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40 42 44 46 48 50
Years
Affect
Mood disorders
Personality disorders
Schizophrenia, pos. sxs.
Schizophrenia, Neg. sxs.
Temi essenziali
• La maggior parte dei disturbi mentali trova il suo
esordio in età evolutiva;
• La maggior parte dei Disturbi ad esordio nell’infanzia e
nell’adolescenza persistono nell’età adulta.
• Sappiamo ancora molto poco sull’origine dei Disturbi
Mentali e gran parte dei progressi, attualmente,
provengono dalla Psicopatologia dello sviluppo.
• I Disturbi Mentali, specie all’interno della popolazione
giovanile, sono ancora oggi caratterizzati dallo stigma.
Temi essenziali
• E’ ormai unanime, in letteratura, la convinzione
che un intervento precoce integrato
(psicoterapico e psicofarmacologico) possa
impedire lo strutturarsi di impairment conclamato
( a livello biologico, cognitivo e sociorelazionale);
• Un adeguato intervento precoce è in grado di
preservare le specificità cronobiologiche dello
sviluppo e di ridurre i costi economici e sociali
della malattia.
STORIA NATURALE DELLA SCHIZOFRENIA:
Stadio di malattia
Premorboso Prodromico
Esordio/
Fase residua/stabile
deterioramento
Recidive Si
può evitare?
Benessere
Peggioramento
Deterioramento clinico
Disfunzione cognitiva
Gravidanza/Nascita
10
30
20
Anni
Declino sociale
40
50
Inabilità professionale
Perdita della risposta al
trattamento
Lieberman JA
Le difficoltà nel lavoro con gli adolescenti
• Sono note le difficoltà che si incontrano per la
costituzione ed il mantenimento dell’ alleanza
terapeutica con il paziente adolescente, nonché le
difficoltà di calibrare la tecnica per la riuscita di un
trattamento specificamente mirato.
• Fare bene e fare in fretta.
• I 3 fondamentali processi del lutto per l’adolescente
(Selener, 1991):
a) Lutto dei genitori idealizzati nell’infanzia;
b) Lutto del corpo infantile;
c) Lutto della propria identità e del proprio ruolo nel
mondo infantile.
La richiesta di psicoterapia nell’adolescenza
• La richiesta di aiuto in questa fase evolutiva non viene
quasi mai dall’adolescente stesso ma, di frequente, ci si
trova di fronte all’invio da parte dei genitori, della scuola,
etc.
• Possiamo imbatterci in 4 categorie di adolescenti (D.
Meltzer, 1993):
1. L’adolescente che tende a rimanere nella famiglia;
2. L’adolescente che tenta di entrare il più velocemente
possibile nel mondo adulto;
3. L’adolescente isolato;
4. L’adolescente che ha problemi nel gruppo dei pari.
L’adolescente che tende a rimanere nella
famiglia
• Viene molto spesso spesso favorito, in questa sua scelta
difensiva, dalla famiglia stessa, il che comporta una
fissazione al periodo di latenza. Il perdurare di una
visione del mondo ovattata ed irreale porta questi
individui a condurre una vita protetta, riducendo al
minimo le esperienze stressanti. Vanno incontro
frequentemente, in età successiva, ad un grave crollo
psicologico, per lo più in occasione della nascita di un
figlio o della morte dei genitori.
> assetto dinamico in cui prevale la posizione
schizoparanoide e l’assunto di base di attacco-fuga
L’adolescente che tenta di entrare il più velocemente
possibile nel mondo adulto
• Adolescenti che hanno deciso di andare avanti “senza
pietà”, raggiungendo al più presto possibile il successo e
l’indipendenza. Questi individui utilizzano fortemente le
difese maniacali per liberarsi dall’ansia e da ogni
sofferenza, trovando un potente rinforzo narcisistico nel
rendere gli altri invidiosi.
> Comincia a prevalere la posizione depressiva e
l’assunto di base di accoppiamento.
L’adolescente isolato
• Sono gli individui in cui si manifesta la situazione
psicopatologica più grave, che ha quasi sempre origine
da un crollo catastrofico di una intensa idealizzazione dei
genitori.
• Questi ragazzi possono tendere ad isolarsi restando in
famiglia; oppure possono tendere a vivere ai margini di
ogni spazio istituzionale regolamentato convinti di
bastare a se stessi, sviluppando spesso comportamenti
devianti o francamente psicopatici. Nel primo caso è più
spesso la famiglia a richiedere aiuto; nel secondo la
scuola o il Tribunale dei Minori.
L’adolescente che ha problemi nel gruppo dei pari
• Ragazzi che, pur essendo usciti dal periodo di latenza
ed essendo entrati a far parte del gruppo di coetanei,
vivono con difficoltà gli intensi processi di identificazione
su cui si base la coesione e l’organizzazione di questi
gruppi, fino a manifestare la presenza di problemi nella
maturazione psicosessuale.
Modelli di intervento psicoterapeutico
con gli adolescenti
• La grande maggioranza degli autori (tra i quali
Loewenstein, 1988, Giaconia, 1989), concorda sul fatto
che la psicoterapia dell’adolescente richiede un
atteggiamento sufficientemente attivo del terapeuta.
• Nella terapia analitica dell’adolescente è importante non
tanto analizzare il transfert, quanto accogliere ed
accompagnare il ragazzo o la ragazza nel difficile
percorso trasformativo della sua mente e del suo corpo,
facilitando la mobilità del pensiero e fluidificando la
tendenza alla rigidità rappresentazionale: “sentivo che
ero l’unico ad avere questi problemi”.
Modelli di intervento psicoterapeutico
con gli adolescenti
• Secondo Senise (1981) un rapporto fondato sul transfert
va evitato perché “ogni movimento di traslazione da
parte dell’adolescente impedisce la corretta
controidentificazione necessaria alle modificazioni
indispensabili dei processi di individuazione”.
• Sia Senise che Novelletto suggeriscono di “porsi rispetto
al paziente in una posizione identificativa ed empatica,
così da favorire un rapporto speculare che consenta
all’adolescente di contro-identificarsi al terapeuta,
usandone le capacità come uno strumento per definire
meglio l’immagine del Sé” (Novelletto, 1986).
Modelli di intervento psicoterapeutico
con gli adolescenti
• L’adolescente ha bisogno di essere aiutato soprattutto
ad accettare la presenza del dubbio e dell’ambivalenza
nel pensiero > la necessità di immergersi
completamente insieme a lui nelle aree più confuse della
sua mente, tollerando insieme a lui la sofferenza
profonda e affiancandolo nella sua ricerca di una
personale via di uscita.
Funzioni che il gruppo dei pari assolve per
l’adolescente dal punto di vista psicodinamico.
• Lo spostamento dei conflitti che l’adolescente non può
risolvere con i suoi genitori sugli altri membri del gruppo;
• L’elaborazione delle relazioni oggettuali omo ed
eterosessuali al di fuori degli oggetti parentali che
rimandano ad una problematica edipica troppo scottante;
• Aiuta a far passare il senso di identità dalla famiglia al
gruppo (e più tardi dal gruppo all’oggetto d’amore);
• La relazione con un gruppo di pari assume una funzione
transitoria del narcisismo e delle identificazioni (Marcelli,
1991). Il gruppo diventa il luogo che consente di “mettere
in comune” una parte dell’Ideale dell’Io.
Funzioni che il gruppo dei pari assolve per
l’adolescente dal punto di vista psicodinamico
• Nell’ambiente “sufficientemente buono del gruppo”
l’adolescente può lasciarsi andare all’esperienza
regressiva in maniera meno angosciante rispetto al
setting individuale > regressione condivisa;
• L’esperienza di regressione condivisa gli permette di
comprendere che le esperienze dell’infanzia, anche
quelle più arcaiche, restano comunque una risorsa alla
quale egli potrà attingere nella sua vita e non qualcosa a
cui deve rinunciare in maniera definitiva.
Funzioni che il gruppo dei pari assolve per
l’adolescente dal punto di vista psicodinamico
• MIRRORING E RESONANCE :
Il gruppo terapeutico assolve ad una funzione di “rispecchiamento”
nei confronti dei singoli membri > valida alternativa al mancato
rispecchiamento parentale.
“Il gruppo come oggetto-sé fa emergere e mantiene il sé di ogni
componente e gli da significato. Il gruppo può fungere quindi sia da
oggetto-sé rispecchiante, sia da oggetto-sé ideale ed onnipotente …
sia da oggetto-sé gemellare” (Corbella, 2002)
Recenti sviluppi del modello gruppoanalitico nel lavoro con
gli adolescenti
• L’approccio attivo di J. Evans (“Psicoterapia analitica di
gruppo con adolescenti” – Borla Ed. 2001):
“Il conduttore di un gruppo di adolescenti si rende conto
della necessità di essere attivo e di intervenire. Ciò può
avvenire sotto forma di commento o di interpretazione
dell’attività di gruppo. Altre volte, il conduttore deve
orientare la discussione su un certo percorso, in modo
da evitare che il gruppo si disperda in mille rivoli o cada
in preda alla confusione”.
• Il gioco di ruolo > l’obiettivo del terapeuta nel gruppo
è quello di facilitare il gioco, l’esperienza e la
crescita.
Indicazioni e controindicazioni al trattamento
• Nella nostra esperienza risulta fondamentale il
riferimento al tipo di gruppo che abbiamo in mente:
gruppo eterogeneo vs. gruppo omogeneo. Nella
seconda categoria (parliamo di gruppi speciali) il
raggruppamento per problematiche e patologie
(alcolismo, T.D., DCA, DAP etc) induce il gruppo a
lavorare sulla patologia e sui relativi vissuti. Il ruolo del
terapeuta si sposta, il più delle volte, su un piano
psicoeducazionale. Tali gruppi sono frequentemente
ispirati dal modello della psicoterapia cognitiva.
Indicazioni e controindicazioni al trattamento
• Effettuata la scelta per la formazione di un gruppo
eterogeneo tendiamo ad escludere, soprattutto nella
fase iniziale, l’inserimento di adolescenti con
problematiche di:
 Tossicodipendenza e/o Doppia Diagnosi;
 Disturbi del comportamento alimentare;
 Disturbo Antisociale di Personalità e/o Organizzazione
Psicopatica;
 Psicosi con componente paranoide particolarmente
florida e produttiva;
Indicazioni e controindicazioni al trattamento
• Nelle precedenti forme vi
è un’eccessiva
saturazione del pensiero
e della comunicazione; vi
è la tendenza ad imporre
la propria visione o le
proprie problematiche al
gruppo.
• Soggetti con Disturbo
Borderline di Personalità,
dovrebbero essere
inseriti in un gruppo già
coeso, in fase avanzata.
Indicazioni per l’inserimento in gruppo
•
•
•
•
•
Disturbi di identità;
Fobia sociale;
DOC – GAD – SAD;
Disturbi depressivi e Disturbi Bipolari;
Psicosi a contenuto non prevalentemente paranoide e
prodromi della schizofrenia;
• Disturbi di Personalità.
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2014 02 Costruzione di un gruppo di adolescenti nel servizio pubblico