A.Durer,
I quattro Cavalieri
Dell’Apocalisse
La grande crisi
economica e
demografica
del XIV secolo
La grande crisi del XIV secolo
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Sul libro di testo:
Cap.5:
- par.1: L’arresto dello sviluppo;
- par.2: La peste colpisce l’Europa);
- CASI: p.145.
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L’arresto dello sviluppo
Dal secolo X fino al 1300 la popolazione europea
è in crescita, raggiungendo gli 80-85 milioni di
abitanti.
Raggiunto il massimo demografico, l’Europa si
avvicina alla soglia della sovrappopolazione
(squilibrio tra risorse e numero di abitanti):
sarebbero stati sufficienti una carestia, un
cattivo raccolto o una stagione particolarmente
piovosa per causare un crollo demografico.
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In un’Europa prevalentemente agricola, ogni
allargamento della superficie coltivata andava
a scapito del boschivo (necessario per l’edilizia,
il riscaldamento e i cantieri navali) e del
pascolo. Dunque, nei decenni successivi al 1300
i terreni agricoli europei avevano raggiunto il
limite di sfruttamento.
Inoltre:
- due carestie (1314-1316) →
- la diminuzione dei redditi contadini e →
- proprietari →
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- diminuzione della domanda di prodotti
manifatturieri e di lusso →
- crisi di mercanti e banchieri (ad es. a Firenze i
Bardi e i Peruzzi).
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La Peste Nera (1347-1351)
Uomini e topi
Il grande movimento di espansione iniziato nel secolo XI
subì una brusca caduta a causa di un evento naturale di
proporzioni bibliche, che sconvolse il tessuto
demografico, sociale ed economico dell’intera Europa: la
Peste Nera, che si abbatté in Europa con esiti disastrosi
(in due anni morì un terzo della popolazione europea e
metà di quella italiana).
Le cause del flagello furono naturali e socioeconomiche: il
bacillo ha origine in Asia e in Africa, annidato nel
sangue dei ratti neri; le pulci succhiano il bacillo insieme
al sangue e lo diffondono tra gli uomini.
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La diffusione della Peste nel 1353
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Dietro alla malattia si vedeva la mano punitrice di Dio,
a cui ci si rivolgeva con processioni e pellegrinaggi
(che diffondevano ulteriormente il contagio).
Oltre alle cause naturali, furono anche quelle umane a
favorire il diffondersi della peste: gli scambi
commerciali tra Asia ed Europa, l’intensificazione
dei rapporti tra oriente e occidente, fecero sì che le
vie dei traffici divenissero i canali di diffusione del
male; gli stessi uomini furono i veicoli di trasmissione
della morte collettiva.
Infine, le scarse cognizioni mediche, l’assenza di igiene,
la denutrizione, la debilitazione dell’organismo
umano contribuirono a velocizzare la diffusione
dell’epidemia.
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Dico adunque che già erano gli
anni della fruttifera
incarnazione del Figliuolo
di Dio al numero pervenuti
di milletrecentoquarantotto,
quando nella egregia città
di Fiorenza, oltre a ogn'altra
italica bellissima, pervenne
la mortifera pestilenza: la
quale, per operazion de'
corpi superiori o per le
nostre inique opere da
giusta ira di Dio a nostra
correzione mandata sopra i
mortali, alquanti anni
davanti nelle parti orientali
incominciata, quelle
d'inumerabile quantità de'
L’origine della peste nel racconto
viventi avendo private,
di Boccaccio (Decameron, I, Introduzione)
senza ristare d'un luogo in
uno altro continuandosi,
verso l'Occidente
miserabilmente s'era
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ampliata.
Il seppellimento degli appestati (XIV secolo)
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Effetti demografici
Prima dell’epidemia, subito dopo il Mille, la
popolazione europea era cresciuta secondo un ritmo
superiore alle risorse alimentari: appena la
popolazione di una certa zona cresceva troppo, le
campagne diventavano incapaci di dare cibo a
sufficienza. Infatti, le domanda di cereali cresceva e
diminuiva la superficie a pascolo: la dieta si
impoveriva, i terreni anche (stessa coltura per anni e
anni) e la resa agricola diventava bassissima. Questo
spiega il calo demografico alla vigilia della Peste
Nera, la quale assestò il colpo definitivo alla
popolazione europea. Da questo momento, fino al
sec.XVIII, lo sviluppo demografico europeo seguirà
un andamento “a profilo di montagna alpina”.
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Effetti sociali
1) Riequilibrio demografico: il rapporto tra risorse
alimentari e popolazione tornò ad essere
proporzionato, con conseguente nuovo aumento della
crescita demografica;
2) Diminuzione della manodopera: come conseguenza, i
contadini ottennero condizioni salariali e contrattuali
migliori (ad es., la mezzadria);
3) Mercanti e banchieri sostituirono la nobiltà di
campagna: in un momento di contrazione del
mercato, i ceti cittadini investirono nelle terre, con
conseguente diminuzione del potere feudale;
4) Spinta alla ristrutturazione economica, sia agricola
che manifatturiera.
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Effetti culturali e psicologici
1) Ulteriore divisione città/campagna: durante la peste,
i cittadini erano, in parte, più al sicuro dei contadini,
esposti all’epidemia e alla carestia; in città, inoltre,
erano conservate e ammassate le provviste di cereali.
La città, in genere, aveva una serie di privilegi da cui
il contado era escluso (esenzioni fiscali, etc.)
2) Rivolte sociali e contadine, dovute alle modificazioni
dei rapporti di produzione (inurbamento, flussi
migratori della manodopera). Da ricordare il tumulto
dei Ciompi a Firenze (1378) e le varie jacqueries in
Francia (vedi prossime lezioni);
3) Emarginazione e persecuzione delle minoranze: ad
es., gli ebrei, considerati un corpo estraneo nella
società cristiana, furono spesso accusati di essere la
causa della punizione divina che si abbatteva
sull’Europa.
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