Dopo la caduta dell'impero romano e la dominazione di popolazioni
germaniche, nei territori precedentemente occupati dai romani la
produzione di vino diminuì. Divenne, in alcuni casi, un'attività riservata ai
monasteri, in quanto il vino era considerato indispensabile per la
celebrazione eucaristica. Fra il XII e il XVI secolo, tuttavia, la
produzione di vino tornò nuovamente a diffondersi e per tutto questo
periodo il vino fu il principale prodotto da esportazione della Francia.
Durante il XVII secolo si sviluppò la produzione di bottiglie e
ritornò in auge l'uso del tappo di sughero che rese possibile
una migliore conservazione del vino. Molti fra i migliori vitigni
della regione di Bordeaux furono sviluppati tra la fine del
XVII e l'inizio del XVIII secolo dai signori locali; fu allora che
si incominciò a produrre lo champagne, mentre commercianti
inglesi parallelamente svilupparono la coltura delle viti.
Il processo produttivo del vino prevede
sei passaggi fondamentali. Nel caso dei
vini rossi, i grappoli
delle uve selezionate vengono immessi in
una pigia-diraspatrice (da 100 kg di uva da
spremere si ottengono circa 65-70 kg) di
mosto fiore che stacca gli acini dai graspi;
mediante pressatura, si ottiene un fluido
denso, il mosto, che viene fatto macerare
(2).
Si passa quindi a una fase di illimpidimento (3) che può avvenire con metodi diversi
(anidride solforosa, enzimi pectolitici, gelatina in scaglie, decantazione, e altri);.
quindi, il mosto viene immesso in botti in cui avviene la fermentazione: per azione di
lieviti presenti naturalmente nel mosto o derivanti da colture selezionate, gli
zuccheri vengono convertiti in alcol etilico (40). Il vino che si ottiene viene filtrato
(5) e imbottigliato (6). Nella produzione dei vini bianchi, dopo l'asportazione dei
graspi, il mosto viene immediatamente pressato, in modo da separare le bucche degli
acini dal succo d'uva; si procede quindi con un processo analogo a quello impiegato
per i vini rossi
La decisione presa nel 2002 dalla Commissione europea di permettere la
sperimentazione di vitigni di origine transgenica ha suscitato vivaci polemiche
da parte dei produttori di vino e degli ambientalisti. Se i sostenitori della
ricerca sulle viti OGM, che richiederà circa dieci anni, hanno prospettato la
possibilità di migliorare la resa dei raccolti e la resistenza alle malattie, le
parti contrarie alla posizione della Commissione hanno difeso la straordinaria
biodiversità genetica del patrimonio vegetale italiano e hanno sottolineato i
rischi di tipo ecologico ed economico connessi all’introduzione dei cosiddetti
“materiali di moltiplicazione vegetativa” delle viti di origine transgenica.
Particolarmente deciso è stato il no di alcuni consorzi di tutela dei vini DOC e DOCG, che hanno
ricordato la forte valenza culturale di alcuni vini tradizionalmente legati al territorio, ai quali
sono legati anche itinerari eno-turistici, e intendono preservare l’integrità delle varietà
selezionate con tecniche tradizionali.
Nel 2003 la Commissione richiederà al Parlamento europeo anche l’eliminazione
della cosiddetta “clausola del 25%” nelle etichette dei vini e anche di liquori e
alimenti. Attualmente, infatti, non è obbligatorio segnalare nell’etichetta la
presenza di sostanze che possono causare allergie o intolleranze alimentari, se
la quantità di tali composti è inferiore al 25%; con l’annullamento di questo
valore-limite, diverrebbe obbligatorio indicare tutte le sostanze presenti anche
in quantità ridotte, allo scopo di garantire i consumatori allergici.
La Cantina Sociale di Trapani è una fra le più antiche
della Sicilia. E' stata fondata nel lontano 1955 da un
gruppo di viticoltori del trapanese allo scopo di
assumere ed eseguire in cooperazione la lavorazione
delle uve dei soci della cantina e di migliorare le
coltivazioni della vite, cercando, di incrementare il
consumo del vino.
A distanza di quarantasei anni, tenuto conto dell'evoluzione dei
sistemi di vità e dei momenti diversi di consumare il vino, la Cantina
Sociale di Trapani ha perseguito come obiettivo primario la qualità
del prodotto, rivolgendosi al mercato dei "nuovi consumatori", e
tralasciando le grandi quantità allo scopo di ottenere un risultato a
livello qualitativo superiore.
1. Cellaro
2. Corvo
3. Fazio
4. Mandrarossa
5. Firriato
6. Donnafuguta
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La storia dell’Azienda FAZIO racconta di una famiglia che da
quattro generazioni interpreta con passione e dedizione l’arte
della viticoltura e della vinificazione. Una tradizione alla
quale, di recente, Vincenzo e Girolamo hanno dato un’impronta
innovativa adeguando strutture e tecniche di produzione alle
più moderne esigenze del mercato. Innovazione che ha
coinvolto per prima la gestione dei vigneti ad opera di uno
staff di tecnici diretto dall’enologo Giacomo Ansaldi,
siciliano e quindi profondo conoscitore del territorio, che ha attuato una
riconversione della produzione per valorizzare i vitigni autoctoni senza
trascurare i più nobili internazionali.
La sua esperienza maturata sul territorio e in studi all’estero oltre che nei vigneti
è anche al servizio della struttura produttiva. Per rafforzare il legame tra la
produzione e il territorio dalle caratteristiche veramente uniche, Vincenzo Fazio
ha voluto promuovere un progetto volto ad ottenere il riconoscimento della D.o.c.
ERICE che sarà operativo con la vendemmia 2005. In questo modo la Famiglia Fazio
ha reso la propria azienda una delle realtà più moderne e dinamiche non solo del
proprio territorio ma dell’intero mondo enologico siciliano
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Dire CORVO è dire Sicilia in oltre
trenta paesi nel mondo.L'azienda di
Casteldaccia, apripista del
rinnovamento enologico dell'Isola,
ancora una volta rinsalda il legame
con la sua terra proponendo una
serie di vini dal gusto moderno che
non trascurano il rispetto per le
tradizioni.
Che significa soprattutto la valorizzazione dei vitigni autoctoni,
punto di forza dell'intera produzione. L' Azienda, infatti, per i
propri vini, spazia dalle colline trapanesi all'Etna, passando per
le campagne nissene del centro dell'Isola. Tre linee di
produzione: oltre ai vini Corvo, l' azienda produce anche quelli a
marchio Duca di Salap.
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Sambuca di Sicilia. L'araba Zabut, ha alle spalle una
storia molto antica che risale all'827, quando un mitico
Emiro saraceno fece costruire un casale contiguo al
castello, costituito da un impianto urbano sviluppatosi
attorno «a li setti vaneddi» oggi Vicoli Saraceni, viuzze
strette con casette basse e modeste destinate allora a
soldati e contadini, e nella Fortezza di Mazzallakkar,
sulle sponde del Lago Arancio che viene sommersa ogni
qualvolta s'innalza il livello delle acque.
Tutte le uve dei vitigni Cellaro si avvantaggiano delle straordinarie
condizioni pedo-climatiche delle colline circostanti Sambuca che
raggiungono i 700 metri slm. La cantina Cellaro ha registrato negli anni
una significativa crescita, legata alla capacità di innovazione ed
ammodernamento degli impianti
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Nel tratto di costa siciliana affacciata sul
Mediterraneo, solcata dalle morbide e assolate
colline tra i templi di Agrigento e di Selinunte,
dai tempi della Magna Grecia si tramanda il
culto delle vite.
Qui la mitezza del clima, la generosità del terreno, la cura dell'uomo hanno creato i
vigneti di Mandrarossa.br Tra 6.000 ettari di vigneto, le Cantine Settesoli hanno
selezionato nel tempo 600 ettari a più spiccata vocazione viticola. Oggi accanto ai
vitigni della tradizione autoctona, quali Grecanico e Nero d'Avola, si sono
magnificamente acclimati vitigni internazionali quali Chardonna Cabernet
Sauvignon, Merlot e Sirah
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Il vento e il sole sono gli elementi naturali su
cui il viticoltore fa affidamento per una buona
produzione delle uve di qualità.
Ed è nel cuore della provincia più
vitata d’Italia, che nasce a metà degli
anni '80 la Casa Vinicola Firriato.
La tradizione più antica di questa azienda è la sua giovinezza e i produttori,
sintetizzano la capacità di fare impresa in tenacia e caparbietà. Sono
convinti, infatti, che riuscire ad utilizzare le risorse di un territorio che
naturalmente risulta essere uno dei più vocati del mondo per la coltura
della vite, può portare alla produzione non solo di uve di alta qualità, ma
anche alla produzione di grandi vini. Definiscono così la filosofia aziendale:
E' così che nel '94 avviene la svolta decisiva. L’azienda affida il comparto
tecnico ad uno staff di enologi internazionali
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L'agro di Donnafugata è luogo di storia dove
Giuseppe Tomasi di Lampedusa ambienta alcune
scene del suo famoso romanzo "Il gattopardo".
Donnafugata furono chiamati nell'800 quei
territori del Belice dove la regina Maria
Carolina, consorte di Ferdinando IV di Borbone,
trovò rifugio dopo essere stata messa in fuga
dalle su dimore napoletane.
Qui il clima asciutto e ventilato favorisce una
produzione di uve sane e ricche di aromi. La
vendemmia ha luogo da agosto ad ottobre, in
funzione del grado ottimale di maturazione dei
diversi vitigni.
Le Aziende Vitivinicole Donnafugata nascono in Sicilia
dall'iniziativa della famiglia Rallo che ha messo a frutto il
patrimonio culturale accumulato in centocinquanta anni di
lavoro nella produzione di vini di qualità.
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E’ essenzialmente costituita da un tamburo rotante di acciaio inox forellato I
fori sul tamburo sono sufficientemente ampi da consentire facilmente il
passaggio degli acini, mentre i raspi vengono trattenuti all’interno del
tamburo e quindi espulsi tramite pompa. La diraspatura avviene per forza
centrifuga e/o grazie all’azione di un albero sbattitore a palette.
La Diraspatrice ad asse orizzontale (vista dall’alto) posta al di sotto della
tramoggia (dove l’uva viene spinta )sulla destra è presente la scala a
chiocciola per l’accesso al piano dove si trova la diraspatrice.
indietro
Scarico nella tramoggia
con coclea dell’uva nera
da un camion con
cassone ribaltabile.
Infatti il telo di plastica
sul fondo del cassone,
l’organo lavoratore
(coclea) sul fondo della
tramoggia, la sbarra con
funzione di parapetto
mobile contro la caduta
dall’alto di persone nella
tramoggia.
indietro
L’uva viene scaricata in
questo profilo elicoidale e
ad alimentazione
elettrica, orientabile
tramite un braccio
meccanico, il quale a sua
volta è montato a bordo di
un carrello sul quale si
trovano anche i comandi
della macchina.
L’azionamento della coclea
è a pulsante “ad uomo
presente”, cioè il pulsante
di avvio deve essere
tenuto premuto per
mantenere la coclea in
rotazione. Ciò è anche
dovuto al fatto che lo
scopo è di prelevare una
piccola quantità di uva.
È costituita da una vasca in
acciaio inox a forma
trapezoidale sul fondo della
quale sono presenti una o più
coclee ad alimentazione
elettrica;queste ruotando
intorno al proprio asse determinano l’avanzamento
dell’uva verso la parte
terminale della tramoggia
fino a convogliarla alla sua
uscita. In questa azione si
realizza anche una leggera
pigiatura. In alcune aziende,
anziché di tipo elicoidale le
coclee sono di tipo
trapezoidale e sul fondo
della tramoggia è posto un
nastro trasportatore; ciò
consente l’avanzamento
dell’uva in modo più delicato.
Sistema
pneumatico di
estrazione dei
raspi dalla
diraspatrice .
Si tratta in
genere di pompe a
stantuffo grande
o a palette
rotanti,
funzionanti ad
alimentazione
elettrica.
indietro
salta
Si tratta di una pompa
mobile su ruote che ha la
funzione di aspirare il
liquido da un contenitore e
contemporaneamente
spingerlo in un altro. Ne
esistono di diverse
dimensioni e quelle più
grandi possono raggiungere
un peso considerevole (560
Kg.).
indietro
Il raffreddamento è talvolta realizzato facendo
scorrere un velo d’acqua fredda sulle pareti del tino; a
tale scopo sulla sommità del tino è predisposto un tubo
di plastica ad anello forellato inferiormente, mentre
tutto intorno alla base del tino è predisposto un bordo
sporgente scanalato per la raccolta dell’acqua che cola
lungo le pareti; l’acqua raccolta è quindi inviata
all’impianto di raffreddamento prima di essere rimessa
in circolo.
Altri sistemi più moderni sono costituiti da tini
provvisti di doppia camicia (intercapedine) ove scorre
un liquido refrigerante o riscaldante che consente di
controllare la temperatura del processo.
I tini in legno tendono ad essere sostituiti con tini in
acciaio perché consentono una più facile installazione
degli accessori suddetti, una più facile manutenzione e
presentano il vantaggio rispetto al legno di evitare cali
per evaporazione in quanto la loro permeabilità è
minima.
Per i tini in legno il raffreddamento / riscaldamento
del mosto viene effettuato grazie a piastre metalliche
cave nelle quali viene fatto scorrere un liquido
refrigerante / riscaldante.
Piastre per il
raffreddamento /
riscaldamento del
mosto durante la
fermentazione in
tini di legno
indietro
Presa dell’azoto tra i
fermentini coibentati
fermentini dotati
di agitatori
indietro
Vasti vinario in acciaio inox da 3.500
ettolitri , le tre spine e la scala graduata
per la misurazione della quantità di vino
presente nel contenitore.
indietro
Uscita delle bottiglie dalla macchina di
riempimento. Le bottiglie piene di vino sono
distanziate tra loro grazie ad una vite senza
fine. Tutta la macchina è protetta da schermi di plastica
trasparente, fissi o muniti di dispositivi di interblocco
indietro
Negli ultimi tempi, con frequenza crescente, si è evidenziato l'associarsi
dell'abuso d’alcool ad altre dipendenze patologiche, soprattutto nella
popolazione giovanile. Nel corso degli ultimi tre anni, per esempio, tra gli
utenti del Servizio Tossicodipendenze , circa cento pazienti, per anno,
hanno presentato, in modo saltuario o continuativo, problematiche alcolcorrelate. L'alcol si colloca, perciò, nella nostra esperienza, tra le droghe
d'abuso secondario, precedendo di poco l'uso di cocaina, ma, non
infrequentemente, è nel tempo, sostanza d'abuso primario. La condizione di
poli-tossicodipendenza è diventata, nel corso degli ultimi anni, sempre più
frequente. In tale contesto clinico, per molti operatori dei servizi pubblici
per le tossicodipendenze è diventato evidente che l'approccio terapeutico
non può essere mirato, semplicisticamente, all'astinenza dall'uso di una
sostanza, ma va orientato, soprattutto, alla persona. contemporaneamente
valutati e trattati.
I "programmi terapeutici e socio-riabilitativi" devono, perciò, orientarsi più alla
cura della persona e delle sue problematiche bio-psico-sociali, che al solo abuso di
sostanze. Infatti, spesso, l'abuso d’alcol è solo un aspetto esteriore e sintomatico
di un più complesso e profondo disagio psico-sociale. A conferma di ciò, alta risulta
la comorbilità psichiatrica tra gli utenti dei servizi per l'alcolismo . L'abuso d’alcol,
spesso, è l'epifenomeno di una complessa costellazione di fattori predisponenti e
concausali che possono avere, di volta in volta, maggiore rilevanza sul piano sociorelazionale, psicopatologico e/o clinico-medico. Risulta, perciò, opportuno e
necessario un approccio in cui tali fattori sociali, psichici e somatici vengano
contestualmente e
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•
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Una verità è indiscutibile: non è il vino che fa male, ma il suo
abuso! È quindi del tutto ingiustificato nascondere o
sottovalutare le proprietà benefiche e salutari del vino per
timore del suo possibile abuso. La grande maggioranza degli
uomini ne ottiene gioia e piacere."
Il vino come disse Andrea Andreotti in apertura del suo libro
"Vino e Salute” , ha funzioni e interazioni salutari
nell’organismo umano, come rallentamento del processo di
invecchiamento, funzione antiossidante, agente disinfettante
e antinfettivo, anticancerogeno, antiaterosclerotico.
Lo stesso Andreotti inoltre non manca di affrontare anche il
delicato argomento del "vino come droga":
Se infatti il primo effetto del vino è quello di alterare la
percezione, non si può disconoscere il suo effetto
psicolettico (far dormire) così come quello in parte eccitante
in quanto libera dalle inibizioni e fa assumere comportamenti
a volte eccessivi . Il vino può quindi essere una "droga “
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