La comunicazione interpersonale Tipi particolari (2) Cap.6° a cura del prof. Marco Migliardi Gli stili comunicativi Sono gli stili personali con cui siamo soliti comunicare Sono stati catalogati da De Cataldo in “Tassonomia degli stili di comunicazione” Dominante, drammatico, polemico, vivace, spiccato, rilassato, attento, aperto, amichevole. (cfr. pag. 160) Il galateo Giovanni della Casa e Melchiorre Gioia Caduto in disuso è oggi usato solo nelle cerimonie Riguarda la scelta dell’abito, le norme comportamentali, l’etichetta, i riti, i piccoli tabu, l’utilizzo dei gioielli,... La menzogna e la dissimulazione E’ meglio dire la verità o mentire? Noi ci siamo assuefatti alla menzogna, mentiamo tantissimo anche perchè sappiamo nascondere bene la verità.* Abbiamo imparato anche a giustificare le nostre menzogne o addirittura a non accorgerci più quando mentiamo Come mentiamo Prevalentemente con il verbale, ma anche con il non-verbale (es.l’ascolto simulato) Forte divario fra la morale dichiarata e la morale effettiva D’altronde è socialmente pericoloso dire sempre la verità * La dissimulazione E’ la scappatoia, la via di mezzo Non dire menzogne, ma tacere la verità In fondo non cambia niente, ma ci illude di non essere stati bugiardi La menzogna “applicata” Un esempio tipico è la pubblicità Brochure di alberghi, di viaggi, di spiagge,.. Norme regolano oggi la pubblicità diffamatoria e truffaldina e non solo comparativa La rendita da posizione Sono le aziende che non hanno concorrenza perchè situate in posti privilegiati Possono mentire perchè non devono farsi un cliente, ma spremerlo in una volta sola Es. aziende autostradali, ristoranti in P.zza S.Marco, negozi di souvenir,... Qui il rischio di menzogna è al massimo Adulazione e valorizzazione Alcuni tipi di comunicazione agevolano i rapporti interpersonali, altri li ostacolano Per conquistare un uditorio non c’è niente di meglio che gratificarlo con lodi E’ una forma di valorizzazione che non va però esagerata e rischiare l’adulazione L’umorismo E’ un’altra forma per accattivarsi il pubblico Apparire brillanti e spiritosi Può servire a superare tensioni e imbarazzi Da evitare se c’è il rischio gaffe, o se diventa sarcasmo, cioè un’ironia eccessiva che diventa aggressiva nei confronti di colui verso cui è diretta La comunicazione ecologica Per Liss, che ha coniato il termine, è il tipo di comunicazione più produttivo Si tratta di applicare i principi ecologici ai rapporti interpersonali Coltivare le risorse delle persone, rispettare le diversità, creare interazioni positive fra più agenti, portare ad una crescita delle risorse senza creare danni all’ambiente Tecniche di c.e. Si parte dalla considerazione che emittente e ricevente sono due persone di = valore Poi si deve evitare: la monopolizzazione Il dogmatismo L’insulto Di fare la morale La dispersività (cfr. Pag 170) La critica costruttiva E’ una delle caratteristiche principali della comunicazione ecologica Cinque consigli di K.Liss: a. Chiedere il permesso b. Essere concreti c. Descrivere i propri sentimenti d. Dare i propri suggerimenti per il futuro e. Chiarire la ragione dei suggerimenti Esempio A. “Posso fare una critica costruttiva?”(permesso) B. “Quando tu fai...” (concretezza) C. “Io mi sento...” (descriz.propri sentimenti) D. “Propongo invece...” (do suggerimenti) E. “Perchè così otterremmo...” (scopo) Se si vuole soprassedere sull’aspetto critico ci si può limitare alle fasi c, d, e. Soluzione dei conflitti Anche se si sono elencate le norme di una corretta comunicazione, qualcosa può andare male e scoppiare in un diverbio Occorre allora far sbollire la rabbia, ignorare i continui feed-back negativi, disporsi all’autocritica e mettersi nei panni dell’altro Suggerimenti Se c’è questa disponibilità di fondo si può procedere e scoprire alcuni accorgimenti comunicazionali: • • • • • • • • • Ridimensionare l’importanza del diverbio Rimanere concentrati sul presente Chiarire le proprie aspettative Sottolineare ciò che al momento va bene Non essere irremovibili Proporre compromessi Usare l’umorismo Rimandare Ricorrere ad un mediatore Il colloquio direttivo Nei quotidiani scambi comunicazionali tendiamo sempre ad essere interventisti, a esprimere il nostro punto di vista, a consigliare e a convincere gli altri Usiamo il cosiddetto colloquio direttivo col quale si vuole portare un altro nella propria direzione Frequente nei rapporti gerarchici. Il colloquio non direttivo Messo a punto da Rogers nelle sedute psico terapeutiche: la terapia centrata sul cliente Parte dal presupposto che ogni persona ha enormi potenzialità di sviluppo e di autoanalisi che vanno assecondate 3 regole: genuinità, attenzione positiva incondizionata, empatia * Il metodo Rogers Basato sulla comprensione e fiducia reciproche Il cliente è libero di esprimersi e non è il terapeuta che conduce il dialogo, ma lui stesso Il terapeuta deve assecondarlo con la tecnica della riformulazione* Si chiama anche tecnica speculare: si rimanda cioè all’interlocutore ciò che si è capito per indurlo a confermare e ad approfondire l’analisi Così si è liberi di esprimersi senza sentire il peso di un giudizio