Rapporto tra natura e divinità
Giovanni Bellini
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Giovanni Bellini nasce a Venezia nel 1430, fu
allievo di Gentile da Fabriano; tuttavia fu il
cognato Andrea Mantegna ad influenzare la
sua pittura. Grazie alla sua fama fu nominato
pittore ufficiale della Repubblica Veneziana.
Morì nel 1516.
Le maggiori peculiarità delle sue opere sono:
- Prospettiva cromatica
- Rapporto divinità e natura
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“La rappresentazione non è fine a se stessa:alla
natura e ai suoi ambienti viene affidato il
messaggio simbolico che si accompagna alla
presentazione dei protagonisti, ma lo sfondo,
d’altro canto, non esiste solo in loro funzione. Lo
spazio è vivo, pulsante, le nuvole paiono
realmente percorrere il cielo, che si sfuma secondo
la distanza e l’ora del giorno. Bellini si conferma
straordinario paesaggista, magistralmente capace
di armonizzare e integrare, attraverso luce e
colore, ogni elemento dei suoi dipinti”.
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Federica Armiraglio
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Trasfigurazione (1460-1465)
Orazione nell’orto di Bellini (1465-1470)
Orazione nell’orto di Mantegna (1455)
Resurrezione di Cristo (1475-1478)
Trasfigurazione di Cristo (1480)
Pala Barbarigo (1488)
Madonna del Prato (1500-1505)
Battesimo di Cristo (1500-1502)
Madonna con bambino (1510)
Il pittore
sottolinea lo
iato che
sussiste tra i
personaggi
divini e quelli
umani. La
scansione di
piani
stabilisce una
gerarchia di
valori.
L’albero
funziona quale
simbolo della
Ressurezione.
Bellini sceglie di
non avvolgere la
figura di Cristo in
un’aureola
luminosa, ma di
visualizzare la
Trasfigurazione
attraverso le
vesti bianche.
La curva del fiume e le formazioni rocciose impostano la
profondità permettendo la scansione temporale degli eventi. Il
paesaggio roccioso e l’agglomerato urbano differenziano l’opera
del Mantegna da quella di Bellini.
Dio non si manifesta attraverso un a gloria di cherubini, ma
tramite i raggi del sole che penetrano dalle nuvole.
Personaggi e ambiente si rispecchiano a vicenda.
Il messaggio dell’opera è piuttosto politico che
religioso:nell’assumere l’alta carica, il doge della Serenissima
si identifica con la città stessa.
La pernice allude al peccato da cui l’uomo deve allontanarsi, l’airone e
il pavone sono augurio di longevità e vita eterna.
Il sonno del bambino è metafora della sua futura morte, richiamata a
sinistra dalla presenza dell’avvoltoio
appollaiato su un albero. A terra si sta svolgendo una battaglia tra
una cicogna e un serpente che allude alla lotta vittoriosa
Della religione cristiana sul peccato.
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Enciclopedia Wikipedia
I classici dell’arte Rizzoli
Lavoro svolto da:
Gaetano Carbone
Beatrice Pecchiari
Amanda Spadolini
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Bellini