Vespignano (FI), 1267 – Firenze, 1337
Presentazione curata
dall’insegnante Maristella Menin
1267 ca. nasce nel Mugello. Va a bottega da Cimabue
1280 viaggio a Roma
1290-1300 Crocifisso per S. Maria Novella
1267 ca-1337
GIOTTO
la vita
1295-1300 è ad Assisi dove partecipa alla decorazione della
Basilica superiore di San Francesco
1302-1303 è a Padova dove affresca la cappella degli Scrovegni
1320-1325 a Firenze affresca le cappelle Peruzzi e Bardi a Santa Croce
1334 ormai famoso è nominato sovrintendente del cantiere di Santa
Maria del Fiore a Firenze (si occuperà del campanile disegnando la
base)
1337 muore a Firenze
GIOTTO
Chi rappresenta veramente la svolta pittorica, tramite il
superamento delle tradizioni e degli schemi bizantini, è il
discepolo di Cimabue, Giotto, che compie il processo di
cambiamento della pittura i cui aspetti fondamentali sono:
1)impostazione della rappresentazione secondo coordinate
spaziali che danno il senso della profondità, perciò il dipinto
non risulta più piatto e statico, ma comincia ad acquistare una
percezione prospettica;
2)evidenziazione del soggetto dipinto mediante la gradazione
del chiaroscuro.
Giotto
Le notizie sulla giovinezza e la formazione di Giotto sono molto poche, sappiamo che nacque da
una famiglia di contadini, nel 1267 circa, a Colle di Vespignano non lontano da Firenze.
E' noto che il suo maestro fu Cimabue, con il quale Giotto collaborò in alcune sue
opere, anche se il racconto, secondo cui, Cimabue si accorse dell'abilità di Giotto
vedendolo disegnare su un sasso una delle pecore che portava al pascolo, è
inverosimile.
Altrettanto importante per la sua formazione fu il viaggio a Roma che intraprese prima
di entrare a far parte del cantiere di Assisi. A Roma si sviluppava a quel tempo un'importante
scuola pittorica i cui partecipanti rappresentano in pittura la tipica monumentalità dell'arte classica.
Dopo quest'esperienza Giotto lavorò al cantiere di Assisi. La basilica di San Francesco
d'Assisi è costituita da 2 chiese sovrapposte, la basilica inferiore ha una pianta articolata e presenta
una serie di cappelle affrescate da diversi artisti, mentre la chiesa superiore ha un programma
iconografico unitario e chiaramente leggibile: le Storie dell'antico e del nuovo testamento sono
collegate dalle illustrazioni della vita di San Francesco secondo il racconto di San Bonaventura
composto nel 1260 circa.
Tra il 1277-80 Cimabue iniziò la decorazione del transetto sinistro della chiesa superiore, successivamente
l'esecuzione degli affreschi passa ai suoi collaboratori, tra i quali Jacopo Torriti e Duccio da Boninsegna, iniziando
a decorare gli spazi tra le finestre della navata con storie dell'antico e del nuovo testamento; alcuni di questi
episodi sono attribuiti alla mano di Giotto avvertibile soprattutto nelle due Storie di Isacco e nella
frammentaria Deposizione nel sepolcro.
Chiesa Superiore della Basilica di San Francesco, Assisi.
1267 ca-1337
GIOTTO
l’arte
Rompe con la tradizione bizantina per
ricollegarsi a quella romana
Recupera la prospettiva
Usa il chiaroscuro
I personaggi hanno verosimiglianza e
volume
I volti hanno espressione
Lo spazio dove i soggetti sono rappresentati
presenta architetture e paesaggio
I cieli tornano a essere azzurri (gli ultimi
erano quelli di Pompei)
Giotto insegue la semplicità e la naturalezza
narrativa (come aveva insegnato S.
Francesco)
1296-1300
BASILICA SUPERIORE di
Assisi
Inizia a lavorare alla basilica
superiore a
fianco a Cimabue che dal
1277 stava
affrescando transetto e coro
Nelle decorazioni del registro inferiore, al di sotto delle finestre, lungo le
pareti della navata, Giotto è il protagonista assoluto.
Il ciclo decorativo si compone di 28 affreschi rettangolari delle misure di 270x230 cm, e
rappresenta Scene della vita di San Francesco nelle quali Giotto ci presenta il
santo rappresentato per la prima volta come un uomo, fra la gente, nella natura, in
spazi architettonici, in luoghi riconoscibili e concreti. Si vedano ad esempio gli affreschi
della Rinuncia dei beni in cui il santo è rappresentato parzialmente nudo, la Morte del
cavaliere di Celano, l'Omaggio di un semplice e il Presepe di Greccio in anticipo sulle
ricerche della prospettiva.
Con la rappresentazione di queste scene Giotto chiude in maniera definitiva con
lo stile bizantino e le rappresentazioni bidimensionali e frontali delle scene
sacre, immettendole invece in un mondo che diventa reale. Nell'affresco di San
Francesco che dona il mantello al povero, uno dei primi dell'intero ciclo, sono presenti gli
elementi tipici dell'arte giottesca e cioè il gioco di chiaroscuri con il quale dare
volume alle cose, la loro rappresentazione prospettica e l’interesse verso una
composizione armoniosa ma non statica.
Giotto ritornerà più tardi al cantiere di Assisi curando la decorazione della volta della
basilica inferiore con Allegorie francescane e la decorazione della cappella della
Maddalena.
1296-1300
BASILICA SUPERIORE di Assisi
Affresca il ciclo Storie di S. Francesco che occupa la fascia inferiore delle
pareti della navata
– Ogni storia è contenuta in un rettangolo
– Ogni scena è incorniciata da colonne che reggono un cornicione, dipinti in
prospettiva
– L’impressione è quella di osservare delle scene all’esterno
San Francesco davanti al sultano
San Francesco in estasi
GIOTTO, San
Francesco in estasi,
1290-95, affresco.
Assisi, Basilica
superiore di San
Francesco
1296-1300
BASILICA SUPERIORE (Assisi)
S. Francesco che dona il
mantello
al povero
Presenta tutti gli elementi
innovatori della pittura di Giotto
– Chiaroscuro
– Prospettiva
– composizione
La composizione narrativa
– Il gesto del dono
– Sullo sfondo una città (Assisi) e
un monastero
– Paesaggio roccioso con alberi e
cielo blu naturalistico
– Il cavallo in primo piano con i
personaggi, mentre sta brucando
l’erba.
San Francesco che dona il mantello al povero cavaliere, ca 1292-96, affresco,
270 x 230 cm. Assisi, Chiesa Superiore della Basilica di San Francesco
 Giotto è colui che ha
portato nella pittura
italiana importanti novità:
 Verosimiglianza nella




raffigurazione dei
personaggi.
Risalto alle emozioni.
Chiaroscuro.
Profondità spaziale.
Spazio naturale.
1296-1304
CACCIATA DEI DIAVOLI DA AREZZO
Basilica Superiore di Assisi
Ottimo esempio
della prospettiva
di Giotto
[Dello stesso periodo
degli affreschi di Assisi è
un dipinto su tavola, con
fondo in oro, San
Francesco riceve le
stimmate, che oggi si
trova al Louvre e che
egli realizzò per la chiesa
di San Francesco a Pisa
nel quale sono
rappresentati alcuni
momenti della vita del
santo].
Affreschi nella basilica inferiore
Cappella della Maddalena.
La parete sud
La decorazione della basilica inferiore riprese, dopo un’interruzione, verso il 1307 e in
questo caso è sicura la presenza di Giotto, sebbene coadiuvato da numerosi collaboratori
che rendono comunque difficile l'attribuzione delle scene. Il team giottesco si occupò in
sequenza della Cappella della Maddalena, del transetto destro e della volta sopra l'altare
con le Allegorie francescane, terminando nel 1311 circa o, secondo un'altra ipotesi, nel 1334.
Cappella della Maddalena
Noli me tangere, Cappella della Maddalena
Il vescovo di Assisi Tebaldo Pontano, in carica dal 1296 al 1329, commissionò la
decorazione della terza cappella, detta Cappella della Maddalena a Giotto e ai
suoi collaboratori,
che vi lavorarono probabilmente subito dopo la Cappella degli
Per approfondire, vedi Cappella della Maddalena.
Scrovegni di Padova, a partire dal 1305 (verosimilmente nel 1307-1308).
L'attribuzione al maestro ha avuto fasi alterne nella critica: inizialmente esclusa
dalla maggior parte degli studiosi, che riferivano l'intera decorazione alla bottega
o ad allievi dotati con una datazione più tarda, collocabile fino a tutti gli anni venti
del Trecento e oltre, vi vennero poi evidenziati alcuni brani di particolare pregio in
cui venne scorta la mano di Giotto in persona, in particolare la Resurrezione di
Lazzaro, l'Approdo a Marsiglia e la Maddalena con Zosimo.
Berenson si spinse a definire autografe anche la Cena in casa del Fariseo e i
clipei nella volta. Altri, a partire dal Thode, ipotizzano il disegno generale del
maestro con la stesura devoluta invece alla bottega.
Giotto, Assisi, Basilica di San Francesco, Chiesa inferiore, Cappella della Maddalena
La Cappella della Maddalena, nella Basilica Inferiore di San Francesco in Assisi, fu
affrescata da Giotto e dalla sua bottega nel 1307-1308, su commissione di Teobaldo Pontano,
vescovo di Assisi dal 1296 al 1329.
Giotto, Assisi, La Maddalena eremita
nella grotta detta Sainte Baume
Il vescovo Pontano e la Maddalena
Maddalena elevata ogni giorno dalla
Sainte Baume a pregare con gli angeli
La resurrezione di Lazzaro
Giotto, Assisi, Basilica Inferiore, Cappella della Maddalena, La cena in
casa del fariseo
Nell'anno 1300 a Roma realizzò alcuni affreschi di cui
oggi non ci rimane traccia se non nelle fonti, dopo di
che Giotto fece ritorno a Firenze dove eseguì altre
opere tra le quali il grande Crocifisso su tavola che si
trova nella sagrestia della chiesa di Santa Maria
Novella nel quale è ancora evidente l'abbandono degli
schemi bizantini e la rappresentazione di un solo
chiodo per fissare i piedi del Cristo alla croce che
induce alla sovrapposizione delle gambe creando un
effetto prospettico.
1290-1300
CROCIFISSO
di S.M.Novella
È contemporaneo al ciclo di Assisi
È del tipo Christus patiens (in agonia e
sanguinante)
Presenta una grande umanità
Mostra la sofferenza di un corpo vero
(al contrario di Cimabue)
– Il capo ricade inanime
– Le braccia sono tese nel reggere il
corpo
– Non c’è la compostezza del Cristo di
Cimabue
– Mostra la caratterizzazione fisica e
psicologica dei personaggi.
Crocifisso, ca 1285-90, tempera su tavola, 578 x 406 cm.
Firenze, Basilica di Santa Maria Novella
 Il Cristo dipinto da
Giotto è pieno di
umanità, apparendo
molto sofferente e
realistico.
 La sua testa cade in
avanti e le braccia sono
tese, facendo apparire il
corpo pesante.
Differenza tra crocifissi su tavola di Cimabue e di Giotto
Le differenze sono diverse:
1) Le proporzioni: nel crocifisso di Cimabue il corpo è allungato e
misura all'incirca 7 volte la lunghezza della testa. In quello di Giotto
invece le proporzioni sono più naturali e la testa sta all'incirca 6 volte
nel corpo.
2) Giotto dipinge un uomo crocifisso, il corpo di Cristo è ripreso dal
vero, i muscoli sono disegnati in modo realistico, mentre il Cristo di
Cimabue è più stilizzato. Per esempio osserva i muscoli addominali:
non sono ripresi dal vero ma sono frutto di una convenzione
3) Il viso: quello del Cristo di Cimabue è contratto in una smorfia di
dolore, è una rappresentazione molto forte, che trasmette emozione,
ma è poco realistica. Quello di Giotto è più realistico, ma spinge
meno sul tasto della rappresentazione del dolore.
4) In tutti i dipinti di Cimabue il corpo di Cristo disegna un arco che
accentua la sensazione dello spasmo e della tensione ma anche in
questo caso non è molto veritiero. In Giotto il corpo di Cristo tende
verso il basso e mostra la pesantezza del corpo morto.
Intorno al 1304-1306 Giotto lavorò a Padova dove
decorò la cappella degli Scrovegni eretta da Enrico
Scrovegni per espiare i peccati del padre
condannato da Dante nella Divina commedia alle
pene dell'inferno.
Il programma iconografico della cappella esalta la
figura della Madonna, la controfacciata è dipinta
con il Giudizio Universale nel quale molte parti
sono affidate ad allievi. Sui lati e nell'arco trionfale
sulle pareti, divise in tre registri decorativi, si
trovano le Storie di Gioacchino e Anna e
le Storie della vita e della passione di Cristo che
segnano l'inizio della maturità artistica del pittore,
tra i quali: Il bacio di Giuda, il Compianto sul Cristo
morto.
.
Nel 1320 ritornò a Firenze realizzando opere andate perdute o
smembrate e disperse in vari musei del mondo come è successo
per il polittico con Scene della vita e della passione di Cristo,
riconosciuto in vari pezzi sparsi nel museo Horne di Firenze e alla
National Gallery of Art di Washington.
Prima del 1310 realizzò la Madonna di
Ognissanti, nella pala di grandi dimensioni
(325x204 cm), che oggi si trova agli Uffizi
di Firenze, Giotto riprese un tema tipico
della cultura gotica rinnovandolo.
1310
MADONNA DI OGNISSANTI
Riprende un tema caro alla pittura gotica
– ritorna al fondo oro
– Usa la prospettiva gerarchica
Ma introduce novità
– I corpi acquistano forma
– Il trono è architettonico e tridimensionale
Madonna di Ognissanti, ca 1310,
tempera e oro su tavola, 325 x 204.
Firenze, Galleria degli Uffizi
 Soggetto dell’opera.
 La Madonna in trono con il Bambino, angeli e
santi.
 Le figure della Madonna e di Gesù Bambino,
che Giotto rende massicce, sono raffigurate
dall’artista prestando attenzione alle loro
emozioni e sentimenti.
 Queste appaiono di dimensioni maggiori
rispetto alle altre figure, in quanto più
importanti.
 Il trono, maestoso e monumentale, contribuisce
a dare profondità spaziale al dipinto.
 Il Bambino indossa una delicata veste che
delinea le sue gambe in trasparenza.
 I due angeli inginocchiati appaiono solidi e ben
delineati e contribuiscono a dare profondità alla
scena.
La sua propensione alla caratterizzazione fisica e psicologica dei personaggi da lui
rappresentati è evidente nelle decorazioni che realizzò nelle cappelle Peruzzi e Bardi
nella chiesa di Santa Croce a Firenze, le cappelle oggi sono solo due, ma secondo le fonti
dovevano essere quattro.
1320-1325 CAPPELLA PERUZZI (Santa Croce)
1320-1325 CAPPELLA BARDI (Santa Croce)
Tra il 1328 e il 1333 Giotto si recò a Napoli dove eseguì numerose opere per re Roberto
d'Angiò, delle quali purtroppo non ci resta nulla. Da lì poi si recò a Bologna dove lavorò
al Polittico di Bologna oggi alla Pinacoteca Nazionale.
Per l'altare maggiore della basilica di San Pietro eseguì il Polittico
Stefaneschi oggi alla Pinacoteca Vaticana.
Nel 1334 diviene "magister et gubernator" dell'opera di Santa Reparata cioè del
cantiere del duomo di Firenze dove realizzò il primo piano del campanile detto
appunto campanile di Giotto.
Nel 1335-1336 fu a Milano alla corte di Azzone Visconti ma anche di questo periodo non ci
resta più nulla. Tornato a Firenze morì l'otto gennaio del 1337 a 70 anni.
1320-1325
CAPPELLA PERUZZI (Santa Croce)
Dipinge storie di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista
La cappella Peruzzi fu affrescata per prima con Storie di San
Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista. Gli edifici
rappresentati presentano architetture complesse con
articolazione degli spazi molto varia nei quali l'interesse per la
prospettiva, da parte dell'artista, è sempre più evidente.
Nella cappella Bardi sono
affrescate le Storie di San
Francesco. La cappella però è
stata manomessa nel corso
dei secoli perciò l'integrità
del ciclo decorativo ne risulta
danneggiato.
Dipinge storie della Vita di San
Francesco (la basilica è francescana)
Attorno al corpo del santo si affannano i
confratelli
– Dai loro gesti traspare affetto e dolore
– Le mani in particolare sono realistiche
ed espressive
– Il corpo acquista pari dignità con
l’anima e quindi rappresentato con il suo
volume (in precedenze era
invece simbolo di peccato e quindi da
non rappresentare)
1320-1325
CAPPELLA BARDI (Santa Croce)
Le esequie di San Francesco, ca 1320-25, affresco, 280 x 450 cm.
Firenze, Basilica di Santa Croce, Cappella Bardi
 Soggetto dell’opera.
 I confratelli di San Francesco
si disperano attorno al
cadavere del santo.
 Giotto raffigura i frati con
realismo e minuzia di
particolari.
1320-1325
CAPPELLA BARDI (Santa Croce)
In ogni scena domina la ricerca dello
spazio
1303-1305
Padova
1303-1305
CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI
(Padova)
La caratterizzazione dei personaggi vista nel
Crocefisso si ritrova nei soggetti della Cappella
degli Scrovegni.
Considerato uno dei
capolavori dell'arte
occidentale, internamente è
lunga 29,26 metri, larga
12,80 e alta 8,48 nel punto
maggiore, ogni anno è
visitata da circa 400.000
persone.
Intitolata a Santa Maria della
Carità, la cappella fu fatta costruire
e affrescare tra il 1303 e i primi
mesi del 1305 da Enrico Scrovegni,
ricchissimo banchiere padovano, a
beneficio della sua famiglia e
dell'intera popolazione cittadina
L'esterno della cappella si presenta come
una costruzione, più volte modificata nel
corso dei secoli, con mattoni a vista e tetto a
due falde.
Giotto stese gli affreschi su tutta la
superficie, organizzati in quattro fasce dove
sono composti i pannelli con le storie vere e
proprie dei personaggi principali divisi da
cornici geometriche. La forma asimmetrica
della cappella, con sei finestre solo su un
lato, determinò il modulo della decorazione:
una volta scelto di inserire due riquadri negli
spazi tra le finestre, si calcolò poi l'ampiezza
delle fasce ornamentali per inserirne
altrettanti di eguale misura sull'altra parete.
Il ciclo pittorico, incentrato sul tema
della salvezza, comprende più di quaranta
scene ed è focalizzato sulle Storie di Cristo e su
quelle che lo precedettero (Storie di
Gioacchino e Storie di Maria), fino
alla Pentecoste. La narrazione si svolge secondo
un programma decorativo rigoroso, organizzato
su tre registri. Sulla controfacciata si trova poi
un grande Giudizio Universale.
Le Nozze
di Cana e
il Compia
nto sul
Cristo
morto con
le fasce
ornament
ali
CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI
Il carattere di ex voto della
cappella è chiarificato
nel Giudizio universale, con la
rappresentazione del
committente che offre alla
Madonna, affiancata da san
Giovanni e da santa Caterina
d'Alessandria, un modello
preciso dell'edificio, come
lasciapassare per il Regno dei
Cieli.
 La cappella, della quale
probabilmente Giotto è
stato anche il progettista,
è costituita da un’unica
navata coperta con volta
a botte.
 Le due pareti laterali e
l’arco trionfale sono
affrescate dall’artista con
storie tratte dalle Vite di
San Gioacchino, di
Sant’Anna, della Vergine
e di Cristo.
 La volta a botte, dipinta
da Giotto in azzurro, è
decorata con dieci
medaglioni che
raffigurano Gesù, Maria
e alcuni Profeti.
 Sulla controfacciata
l’artista affresca il
Giudizio Universale.
1303-1305
CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI
Il miracolo della trasformazione dell’acqua
in vino
1303-1305
CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI
Incontro di Anna e Gioacchino
alla Porta d'Oro
Annunciazione a S. Anna
1303-1305
CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI Coretto prospettico
1303-1305
CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI
Nel ciclo Allegorie e i Vizi e della Natività di
Maria i visi sono particolarmente espressivi
Due donne, part. della
Natività di Maria
1303-1305
CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI
Il Giudizio universale
La grande parete sopra la porta di ingresso,
in cui si apre una trifora, contiene un'ampia
rappresentazione del Giudizio universale
svolto in maniera tradizionale, anche se
non mancano innovazioni. Innanzitutto,
nonostante il permanere di stilizzazioni
tradizionali come le diverse scale
proporzionali, Giotto cercò di unificare in
un'unica scena l'intera rappresentazione
del Giudizio, del Paradiso e dell'Inferno,
abolendo le suddivisioni e coinvolgendo
tutte le figure in un unico spazio.
Nelle rappresentazioni più antiche infatti,le
figure sono sempre organizzate in settori
orizzontali, completamente separati gli uni
degli altri.
1303-1305
CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI
Il bacio di Giuda (ciclo delle storie di
Cristo)
Giotto Scrovegni Cacciata di
Gioacchino
dal
Tempio(Uso di una
prospettiva
intuitiva)
1334
CAMPANILE
(Santa Maria del Fiore)
1334 è nominato responsabile del cantiere
del
duomo di Firenze
Progetta sicuramente il basamento del
campanile
1337 muore settantenne
Il campanile di Giotto è la torre campanaria di Santa Maria del Fiore, la
cattedrale di Firenze, e si trova in piazza del Duomo.
Le sue fondamenta furono scavate attorno al 1298 all'inizio del cantiere della
nuova cattedrale, quando capomastro era Arnolfo di Cambio.
La posizione inusuale del campanile, allineato con la facciata, riflette la volontà di
conferirgli una grande importanza come segno di forte verticalità al centro
della Insula Episcopalis, oltre probabilmente alla necessità pratica di liberare la
visuale della zona absidale per la grande cupola, prevista sin dal progetto
arnolfiano.
Nel 1334 Giotto di Bondone subentrò nell'incarico di
capomastro occupandosi subito della costruzione del primo piano del campanile
e disinteressandosi - secondo quanto sostiene una leggenda - del cantiere della
basilica.
Giotto fornì un progetto originale del campanile, con una terminazione a cuspide
piramidale alta 50 braccia fiorentine (circa 30 metri), secondo cui l'elevazione
totale sarebbe dovuta essere di 110-115 metri circa (l'altezza attuale è invece di 84,75
metri).
Un disegno conservato nel Museo dell'Opera del Duomo di Siena è considerato da
alcuni studiosi ispirato a questo progetto.
L'impronta giottesca è soprattutto evidente nel pittoricismo del raffinatissimo
rivestimento in marmi bianchi (provenienti dalle cave di Campiglia
Marittima e Pietrasanta), verdi (serpentino di Prato) e rossi (Monsummano
Terme, Siena, Stazzema), e soprattutto nel grandioso ciclo figurativo che adorna il
basamento del campanile: una serie di raffigurazioni che accomunano il campanile ad altre
grandi imprese della scultura figurativa come i portali delle cattedrali romaniche e gotiche
(Arles, Chartres, Orvieto).
Anche se la critica non ha riconosciuto con certezza la mano del maestro in alcuno dei
rilievi, non si può mettere in dubbio la sua partecipazione alla stesura del programma
iconografico.
Alla morte di Giotto nel 1337 solo il primo dado era compiuto, e già si erano
evidenziate le carenze strutturali del progetto: l'anonimo autore di
un Commentario alla Divina Commedia del XIV secolo riferisce la leggenda che Giotto fosse
morto di dolore per avere dato al campanile poco ceppo da pie'... .
In effetti, i più recenti rilievi effettuati sul campanile proverebbero che il progetto iniziale
prevedeva uno spessore murario alla base di 1,60 metri, che non avrebbe consentito alla
torre di raggiungere l'altezza prevista.
Al di sopra del primo livello, inoltre, Giotto aveva fatto eseguire una risega (arretramento
della faccia esterna dei muri) di ben 24 centimetri che restringeva lo spessore dei muri di
quasi mezzo metro. In più, la scala di accesso ai piani superiori non era prevista - come
normalmente avviene - a sbalzo nel pozzo centrale della struttura, ma scavata al centro
delle muraglie, soluzione che permetteva sì di ottenere una serie di locali di grande
dimensione e ben sfruttabili, ma che indeboliva ulteriormente il basamento.
Campanile della Cattedrale di Santa Maria del Fiore,
1334. Firenze
 Giotto, oltre ad essere
stato un pittore, è stato
anche un architetto.
 Egli ha infatti progettato
il campanile della
Cattedrale di Firenze.
Giotto rimase a capo del cantiere fino alla sua morte, nel 1337. Giorgio Vasari menziona il
pittore Taddeo Gaddi come suo immediato successore, che alcuni ritengono abbia
diretto l'ispessimento delle mura all'interno del primo ripiano; tuttavia nei documenti
dell'Opera del Duomo l'unico successore documentato è Andrea Pisano, che già aveva
collaborato all'arredo decorativo del campanile.
Andrea Pisano proseguì i lavori, modificando il disegno all'esterno con l'aggiunta di due
lesene per faccia, nell'intento di rimediare alla diminuzione di spessore dovuta alla risega.
Tra le lesene avrebbe dovuto probabilmente aprirsi una monofora (come si vede nel disegno
dell'Opera del Duomo di Siena), per dare luce alla sala di rappresentanza al primo piano.
Inoltre le due sale sovrapposte a quella al piano terra furono eseguite in falso, cioè non
appoggiando sulle murature ma sulle volte della sala sottostante, permettendo di
guadagnare preziosi centimetri di spessore murario dall'interno. La modifica strutturale
funzionò egregiamente, in quanto il campanile poté raggiungere i previsti 85 metri senza
ulteriori problemi. Unici inconvenienti rimasero l'angustia del vano alla base del campanile
e l'irregolarità delle finestre. Andrea Pisano diresse il cantiere dal 1337 al 1348. Nella
parte costruita sotto la sua direzione, il campanile presenta una serie di nicchie ogivali per
un ciclo di sculture a tutto tondo, meglio visibili dal basso rispetto ai bassorilievi.
Il campanile, dopo l'interruzione dei lavori dovuti alla Peste nera, fu terminato
nel 1359 da Francesco Talenti, che poté portare più agevolmente a termine l'opera non
avendo più da risolvere complessi problemi di statica, risolti bene o male dal suo
predecessore. Francesco però diede prova di grande abilità, organizzando la costruzione
come quattro massicci pilastri angolari collegati da diaframmi murari relativamente
sottili in cui si aprono le grandi finestre.
Peculiare del campanile è la ricchissima
decorazione scultorea, un complesso programma
iconografico a cui parteciparono alcuni tra i
migliori scultori presenti a Firenze. Tutte queste
opere, uno dei più completi cicli figurativi del
Medioevo, sono oggi stati sostituiti con copie (gli
originali si conservano nel Museo dell'Opera del
Duomo).
L'attribuzione dei bassorilievi è tuttora oggetto di
discussione, tuttavia si considera come
ampiamente condivisa l'opinione che i disegni
possono essere scaturiti da un'idea
programmatica di Giotto, mentre l'esecuzione
(1337-1341) fu affidata ad Andrea Pisano e alla sua
bottega:
Formelle della Genesi, La
Creazione di Adamo e La
creazione di Eva, Andrea
Pisano, originali
nel Museo dell'Opera del
Duomo
Campanile di
Giotto - Ingresso
ANALISI DI UN’OPERA
Compianto
sul Cristo
morto –
1303-1305
Affresco –
200x185 cm
Il dipinto di Giotto
si trova nella
Cappella degli
Scrovegni a Padova.
Giotto è definito
“il pittore degli sguardi e
dei gesti”
Vediamo perchè
Descrizione dell’opera:
Gesù è morto ed è
stato appena deposto
dalla croce.
Una folla di donne,
le tre Marie
e Giovanni
contemplano il corpo
di Cristo adagiato a
terra,
dando sfogo
al loro dolore in modo
intenso e commovente.
Sulla destra stanno
Nicodemo con in
mano il vaso degli
aromi
e Giuseppe di
Arimathea con i
panni per avvolgere
il cadavere.
Sullo sfondo una
roccia taglia con
una linea diagonale
l’immagine.
Tutto e tutti provano un
dolore immenso
per la morte di Gesù.
Il dolore degli uomini sulla terra
Il dolore di Maria per il suo unico figlio
Il dolore in cielo
Il dolore della
natura,
una roccia e un
albero spogli,
privi di vita
Gli sguardi….
….i gesti
Tutti rivolgono
lo sguardo
verso Gesù
……i gesti
Gesù è circondato da donne che
sorreggono amorevolmente il
suo corpo inerte
Mani attente tengono
Sollevata la sua testa….
Mani materne lo abbracciano
affettuosamente
….e le sue braccia
Maria Maddalena
sostiene i suoi piedi
Lo spazio è reso
attraverso diversi
piani
di profondità.
sfondo
7
6
6
4
5
3
1
3
2
2
1
4
Ricorda che ciò che
sta davanti copre
ciò che sta dietro
Giotto supera
la concezione
bizantina
dell’immagine.
I cieli tornano ad essere
azzurri e non
più d’oro.
Le figure sono
tridimensionali perché
usa il rapporto
luce-ombra
Giotto dipinge inoltre
due figure di spalle,
una novità rispetto
alla pittura bizantina
che voleva invece le
figure rigidamente
frontali.
GIOTTO
FINE
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Giotto