... ebbe uno ingegno di tanta eccellenza, che niuna cosa da la
natura, madre di tutte le cose e operatrice col continuo girar
de' cieli, che egli con lo stile e con la penna o col pennello
non dipignesse sì simile a quella, che non simile, anzi
piuttosto dessa paresse, intanto che molte volte nelle cose da
lui fatte si truova che il visivo senso degli uomini vi prese
errore, quello credendo essere vero che era dipinto.
E per ciò, avendo egli quella arte ritornata in luce, che molti
secoli sotto gli error d'alcuni che più a dilettar gli occhi
degl'ignoranti che a compiacere allo 'ntelletto de' savi
dipignendo intendevano, era stata sepulta, meritamente una
delle luci della fiorentina gloria dirsi puote ...
G. Boccaccio, Decameròn, 1350 C.
GIOTTO
Note biografiche
Giotto nacque probabilmente nel 1267, a Colle, frazione di Vespignano,
presso Vicchio di Mugello.
Di famiglia contadina, si racconta che fu notato dal Cimabue mentre
ritraeva il suo gregge sui sassi e preso dal maestro a bottega.
Con Cimabue Giotto poté visitare Roma e Assisi (siamo nel 1288), dove
poi avrebbe lavorato a lungo. Ben presto egli iniziò a dipingere per conto
proprio.
Sono del 1290, infatti, le "Storie di Isacco" affrescate in Assisi.
All'ultimo ventennio del secolo va ascritta la datazione delle sue più
antiche opere fiorentine: la "Madonna di San Giorgio alla Costa" e il
"Crocifisso" in Santa Maria Novella.
Negli anni a cavallo tra il Duecento e il Trecento, il maestro si divise tra
Roma e Assisi. Qui controllò l'andamento della decorazione della Chiesa
Superiore di San Francesco; a Roma, invece, attese al lavoro del ciclo
papale nella Basilica di San Giovanni in Laterano e ad altre decorazioni
in occasione del Giubileo del 1300, indetto da Papa Bonifacio VIII. È
questo il periodo di massimo splendore per Giotto.
Pittore e architetto italiano, con la sua opera, segnò una
svolta
fondamentale.
Nello
sviluppo
dell’
arte
occidentale,nelle sue imprese pittoriche, Giotto restituì
volume alla figura umana e diede un solido impianto spaziale
alla composizione; superò in tal modo la pittura
bidimensionale tipica dello stile bizantino e diede impulso a
un nuovo orientamento realistico. Esso svolse
l’
apprendistato a Firenze, lavorando nella bottega di Cimabue;
fu poi a Roma, a Padova, Arezzo, Rimini, Assisi e Napoli.
La sua produzione di pittura religiosa, consiste,
principalmente di pale e affreschi. Tra le opere del periodo
giovanile va ricordato un crocifisso (Santa Maria Novella ,
Firenze),eseguito probabilmente intorno al 1290, dove il
maestro
fiorentino
fornisce
una
rappresentazione
sentitamente umana del Cristo, più moderna rispetto
all’iconografia fortemente simbolica, di impronta Bizantina
Crocifisso
Santa Maria Novella
1288-1290
Ispirato alla scuola della spiritualità francescana del Cristo patiens
che evidenzia il tema della passione rispetto a quello della gloria e
per questo i suoi colori sono il nero, il bianco e il rosso, colori che
rappresentano la morte, la pura innocenza, il sangue e, appunto, la
passione
È l'immagine del corpo di Cristo colto nell'istante dell'abbandono
della vita simboleggiata dal sangue che sgorga dalle sue membra,
della materia privata dell'anima ma comunque esaltata
dall'incarnazione divina e, quindi, destinata alla resurrezione.
Nell'uomo vero, dipinto in croce da Giotto, c’è l'adesione perfetta
alla lotta dei Domenicani contro l'eresia catara che sosteneva
l'assoluta negatività della materia considerata diabolica rispetto
allo spirito. La vittoria sull'eresia che negava la divinità dell'umanità
di Cristo rese possibile l'umanesimo che è civile e cristiano al
contempo e fondamento della civiltà che, in virtù delle sue radici
cristiane, ha potuto proclamare la libertà, la fratellanza e
l'uguaglianza di tutti gli uomini contribuendo in maniera
determinante alla definizione dei diritti umani che, nell'interesse
generale, dovranno essere universalmente riconosciuti.

La Basilica di San Francesco di Assisi era stata
completata nel 1253, con grandi interessi sia dei
francescani, quale sede centrale dell'ordine, luogo
di sepoltura del fondatore e meta di
pellegrinaggio, sia del papato, che vedeva nei
francescani dei fedeli alleati per rinsaldare il
legame con i ceti più umili. L'inizio della
decorazione ad affresco non è conosciuto
I primi affreschi nella chiesa superiore vennero
realizzati nel transetto da pittori oltremontani e poi
dalla bottega di Cimabue, dove probabilmente
doveva trovarsi anche il giovane Giotto.
Il Vasari riporta che gli affreschi furono terminati da Giotto, chiamato ad
Assisi.
Le storie (28), ognuna con il suo titolo in basso, sono ambientate nel
mondo medievale della fine del XIII secolo. I personaggi si muovono
all'interno di splendidi paesaggi cittadini e rurali con un formidabile senso
realistico. Gli episodi, inoltre, racchiusi all'interno di un finto portico,
trasmettono l'effetto illusionistico di uno sfondato spaziale che oltrepassa
le pareti della chiesa. Le storie del Poverello non iniziano dalla nascita,
ma dalla giovinezza; la sequenza narrativa procede dalla prima scena
della navata destra e termina con la ventottesima della navata sinistra.
Secondo i più recenti studi, il ciclo di Assisi sembra essere suddiviso in
tre gruppi distinti: il primo e l'ultimo di sette quadri ciascuno, il mediano di
sette coppie, quattordici in tutto. I primi sette episodi rappresentano l'iter
della conversione di san Francesco sino all'approvazione della regola. Il
gruppo centrale, considerato evidentemente il principale, mostra tutto lo
sviluppo dell'Ordine con san Francesco, sino alla sua morte. Gli ultimi
sette sono le esequie e la canonizzazione del santo, compresi i miracoli
post mortem ritenuti necessari a questa. Nel primo gruppo, san
Francesco è senza l'Ordine, nel secondo è insieme all'Ordine, nel terzo è
l'Ordine che prosegue l'opera di san Francesco.
Ciclo di San Francesco
Campanile di Giotto, Firenze
Il campanile del Duomo di Firenze è l'unica opera architettonica lasciata da
Giotto. Dopo la sua morte la costruzione, iniziata nel 1334, fu continuata da
Andrea Pisano e portata a termine nel 1360 da Francesco Talenti
Madonna di Ognissanti
1310
Galleria degli Uffizzi, Firenze
Si tratta di un dipinto a tempera e oro eseguito nel 1310 per
l’altare dei frati Umiliati nella chiesa di Ognissanti
La pala presenta un senso di profondità ed una plasticità
delle forme, il busto della Madonna si dispone un po’ di
sbieco e la faccia di trequarti: a cementare l’unità plastica, la
tunica forma decise pieghe diagonali che segnano, per così
dire, la direttrice del movimento
La vergine trattine il Bambino con la mano sinistra, il quale
viene raffigurato con una veste rosa antico, con rifiniture in
oro. Il Bambino si pone in posizione di benedizione
Dopo le esperienze di Assisi e di Padova, alla pittura di Giotto
è affidata la decorazione delle cappelle Bardi e Peruzzi nella
basilica Santa Croce a Firenze (certamente posteriore al
1317, anno in cui viene canonizzato San Ludovico di Tolosa).
Nella cappella Peruzzi vengono narrate le storie di Giovanni
Battista e Giovanni Evangelista, con modelli compositivi
obliqui e piuttosto vari, ma sempre costruttivi. Tra questi non
si può non ricordare la Resurrezione di Drusiana, dove in un
profondo sfondo in cui si immergono rilievi, cavità,
protuberanze e cupole ispirate a Sant'Antonio, vengono
integrati due gruppi – uno di fronte all'altro – con simmetrie
condizionate dalla candida figura di Drusiana risorta. Qui le
figure, elaborate in un linguaggio prosastico classicheggiante,
assumono un'importanza solenne.
Resurrezione di Drusiana
Nella cappella Bardi, vengono narrate le storie di San
Francesco, dove gli stessi soggetti della basilica
superiore di Assisi vengono integrati ed arricchiti con le
rievocazioni di Padova, come nella scena della Rinuncia
dei beni terreni. Tali integrazioni sono pregevoli modifiche
a livello espressivo: c'è meno bipartizione in un impianto
architettonico che è visto in profondità senza
interromperne la narrazione, che invece la unisce. Le
immagini sono più rifinite e la loro struttura anatomica è
più armoniosa, grazie anche ad un cromatismo che
oltretutto le rende più plast
Giotto: Particolare della rinuncia degli averi (Cappella Bardi, Santa
Croce, Firenze)
Giotto: I funerali di San Francesco (Cappella Bardi, Santa Croce,
Firenze)
La scena dei Funerali di San Francesco, narrata in due pitture parietali,
rappresenta i funerali del Santo. Qui è certamente meno dettagliata e
meno solenne di quella di Assisi, ma è visibile un forte miglioramento in
fatto di espressività, sviluppatosi con la maturazione del maestro. La
scena drammatica della morte di San Francesco, collocato in primo
piano, è descritta con chiara naturalità, ed i personaggi, uniti intorno al
suo corpo esanime e ridotti al minimo, conferiscono alla scena un
carattere intimo e familiare. Nell'opera, contrariamente a quella di Assisi,
non vi sono abbellimenti a scopo puramente decorativo come
l'accentuazione della luminosità ed i vari effetti chiaroscurali. Negli
affreschi della Cappella Bardi i gesti dei personaggi sono più concisi e
più carichi di drammaticità. Quasi tutte le composizioni della cappella
Bardi sono centrali e simmetriche, ed hanno una ben ragionata
rispondenza di relazione fra narrazioni opposte, concludendosi con una
rappresentazione sopra l'arco d'entrata, con San Francesco che riceve le
stimmate. Questa scena è ravvivata da sottili e gradevoli effetti di
luminosità.
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