Scuola di restauro e bioedilizia Proposte per l’economia della conoscenza Perché un “pacchetto edilizia”? • Il volume redatto dalla Fondazione Goria, dal titolo “Asti Domani” che fotografa la situazione economica del nostro territorio all’aprile 2011, titola un apposito capitolo “Il primato del settore delle costruzioni”, dal quale si ricava che questo settore riveste per l’economia astigiana un ruolo più importante rispetto a quanto accade altrove. • Si legge infatti: “Il settore delle costruzioni ha un particolare rilievo in provincia di Asti, in quanto produce il 7,3% del valore aggiunto della provincia (contro la media regionale del 5,8) ed occupa il 9% degli addetti, contro il 7,8% della regione. Si tratta di un ambito di attività di cui spesso si sottovalutano le implicazioni sull’economia locale”. • Sempre secondo questa pubblicazione “Nel 2010 le imprese attive erano 3.907, di cui 1.004 di costruzione edifici, 32 di progettazione ingegneristica e 2.871 di lavori di costruzione specializzati”. Non mancano criticità che giustificano la necessità di inteventi • Si tratta di imprese mediamente piccole: tra le prime 50 aziende della provincia per fatturato (sopra i 4,5 milioni) solo 6 sono edili e rappresentano l’1,9% del totale. • L’incremento numerico delle imprese edilizie avutosi negli ultimi anni non è realmente sintomo di un irrobustimento del settore ma al contrario sintomo di polverizzazione: trattasi spesso di microimprese con poco o addirittura senza personale in regola, che lavorano in regime di subappalto, con strumenti aziendali ridotti al minimo. Occorre 1) Specializzare il personale e i tecnici in modo da rendere le imprese più competitive (anche “fuori casa”) nei settori ove maggiore è la possibilità di competere sul mercato e maggiore il “valore aggiunto”, realizzando istituti quali la scuola superiore di restauro edilizio e bioedilizia; 2) Studiare un progetto per la riconversione del patrimonio edilizio anche PRIVATO realizzato negli anni 50 e 60, che non è più adeguato alle esigenze ambientali (elevati consumi e dispersioni energetiche), alle mutate esigenze delle famiglie (molto diverse per composizione numerica, stili e ambizioni di vita rispetto a cinquanta anni fa), alle mutate esigenze di qualità urbana e dei servizi. Scuola di restauro e bioedilizia • Tra il “restauratore” laureato al Centro per la Conservazione e il Restauro “La Venaria Reale” e l’operaio qualificato esiste lo spazio per una figura professionale ampiamente richiesta dal mercato del lavoro. • Il Comune di Asti dopo aver avviato contatti con la citata scuola di Venaria (uno dei tre soli istituti italiani di livello universitario) e con i gestori di “Mestieri Reali”, progetto promosso sul territorio torinese dalla Fondazione CRT, aveva siglato nel 2007 un protocollo d’intesa con Provincia, CCIAA, ordini Architetti e Ingegneri e collegio Geometri, per la costituzione della Scuola di restauro dei beni architettonici e la bioedilizia. • Il progetto è stato abbandonato nonostante l’elevato grado di approfondimento e la disponibilità manifestata dalla stessa Scuola di Venaria. • Andrebbe ripreso: è importante partire da un settore strutturato come quello edilizio, per specializzarlo, in modo da rendere più competitive le imprese e offrire opportunità di lavoro specializzato ai giovani.