Filiera corta: vantaggi e criticità del collegamento diretto tra produzione primaria e consumo locale Gianfranco Corgiat Loia Vendita diretta dal produttore al consumatore • Non è una novità: Legge 59/63 “Norme per la vendita al pubblico in sede stabile dei prodotti agricoli da parte degli agricoltori produttori diretti. • La legge 133/08, ha abrogato la legge 59/63 • La vendita dei prodotti agricoli, riservata agli imprenditori agricoli iscritti nella sezione speciale del registro delle imprese, è oggi disciplinata dal D.Lgs 228/2001. Filiera corta E’ un'idea di successo che scaturisce dalla stessa premessa della vendita diretta (avvicinare la produzione al consumo saltando le intermediazioni parassitarie) e dagli stessi valori etici ed ambientali, accentuati dalla crisi globale di un modello di produzione e consumo che è sempre meno compatibile con la salute del pianeta e del consumatore stesso. Filiera corta • La convinzione che gran parte del valore aggiunto dei beni alimentari sia rappresentato dai costi di trasporto, distribuzione, packaging e pubblicità si sta diffondendo. • Gli slogan “Km 0” , “food miles”, “filiera corta”, “circuito breve” sono espressione di valori ambientali salutistici e culturali positivi ma un abuso di questi messaggi rischia di generare confusione, contraddizioni ed inganni. Quale definizione? • Che cosa si intende per “Km 0”, “food miles”, “filiera corta”, “circuito breve” ? • La questione non è indifferente, può ampliare o ridurre gli spazi di azione • Se le politiche di filiera corta saranno finanziate con risorse regionali la tendenza sarà quella di far coincidere la filiera corta con i confini amministrativi della stessa Regione includendo tra i beneficiari soltanto quei produttori che cedono i loro prodotti direttamente al consumatore. Qualche dato… incerto • I dati statistici sulla filiera corta attualmente disponibili derivano da stime e da fonti non ufficiali e non di rado ci si imbatte in informazioni discordanti. • I dati di seguito riportati hanno pertanto un valore indicativo e vanno considerati con una certa cautela. Qualche dato… incerto • A livello nazionale le aziende agricole che nel 2008 hanno utilizzato la vendita diretta sono circa 60.000 con un incremento del 5,6% rispetto all’anno precedente; • Il fatturato complessivo stimato è di 2,7 miliardi di euro. • I prodotti maggiormente venduti con il canale diretto sono: vino, ortofrutta, olio di oliva e i prodotti lattierocaseari. Qualche dato… incerto • Le regioni in cui la vendita diretta è maggiormente diffusa risultano essere: Toscana, Lombardia e Piemonte. • In Piemonte si stima che le aziende agricole interessate alla vendita diretta siano circa il 5% mentre il valore delle vendite rappresenterebbe, secondo Coldiretti, circa il 7% della produzione agricola regionale. Modalità di vendita diretta più diffuse per tipologia di prodotto PRODOTTO IN AZIENDA DOMICILIO NEGOZI MERCATI FIERE E DELOCALIZZATI AMBULANTI ALTRO (*) Vino 45% 40% 10% 3% 2% Ortofrutta 15% = 10% 70% 5% Carne 48% = 50% = 2% Latte 60% = 35% = 5% Riso 90% = = = 10% *Nella voce ALTRO è compreso: e-commerce, vendite per corrispondenza, abbonamento spesa, gruppi di acquisto solidale. Qualche dato… incerto Nel panorama della vendita diretta dei prodotti agricoli i mercati dei contadini (c.d. farmer market) sono il fenomeno più evidente degli ultimi anni. Il DM 20/11/2007, entrato in vigore il 1 gennaio 2008, è alla base di questo fenomeno. A fine 2008 in Italia risultavano istituiti 96 farmer market (8 in Piemonte) divenuti 131 nell’aprile 2009 (12 in Piemonte). Qualche dato… incerto • Da un’indagine condotta dagli uffici della Direzione regionale Agricoltura sui siti più rappresentativi del settore (Coldiretti – Campagna amica, slow food, Anci – Res Tipica, ecc.) risultano operanti in Piemonte circa 40 farmer market, la maggior parte aperti una o due volte al mese. Qualche dato… incerto • Oltre ai farmer market operano nella Regione Piemonte numerosi mercatini di prodotti agricoli (mercatini del biologico, mercati di Campagna amica, ecc.) a cadenza prevalentemente mensile. • Non ben quantificati, ma abbastanza diffusi, sono i mercati ambulanti su area pubblica (aree appositamente riservate ai banchi dei produttori agricoli. Produttori sui mercati ambulanti in Piemonte PROVINCIA N. COMUNI N. MERCATI N. BANCHI DEI CONTADINI ALESSANDRIA 30 42 89 ASTI 21 40 527 BIELLA 13 16 71 CUNEO 66 86 841 NOVARA 17 19 41 TORINO 129 232 2150 VERBANIA 8 10 17 VERCELLI 15 16 32 299 461 3.768 TOTALE Il bando regionale • 41 domande • Stanziamento previsto dal bando: circa 1 milione di euro. • Ipotizzabile il finanziamento di 15 mercati. • Altri progetti potrebbero essere finanziati con le risorse del 2010. Il bando regionale PROVINCIA N. PROGETTI CONTRIBUTO RICHIESTO ALESSANDRIA 6 367.894 ASTI 8 437.315 BIELLA 2 52.600 CUNEO 13 766.877 NOVARA 0 0 TORINO 9 650.165 VERBANIA 2 38.000 VERCELLI 1 70.000 41 2.382.851 TOTALE I GAS (Gruppi di acquisto solidale aderenti alla rete GAS nazionale) • Sono insieme di persone che decidono di incontrarsi ed unirsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire all’interno del gruppo. • La solidarietà è un criterio guida nella scelta dei prodotti ed è riferita a valori etici ed ambientali. I GAS (Gruppi di acquisto solidale aderenti alla rete GAS nazionale) • in Piemonte ne risultano 71. • A questi vanno aggiunti 14 GAC (Gruppi di acquisto collettivo) che fanno riferimento ai movimenti sindacali o consumeristici. • La composizione numerica di un GAS è molto varabile (da 10 aderenti ad alcune centinaia) ma si stima che mediamente ogni GAS comprenda 25 famiglie pari a 100 consumatori. I GAS (Gruppi di acquisto solidale aderenti alla rete GAS nazionale) • Complessivamente i consumatori piemontesi in qualche modo collegati a gruppi di acquisto potrebbero attestarsi intorno ai 7 – 8.000 (i dati riguardano i gruppi registrati, ma si stima che i consumatori che acquistano collettivamente siano molto più numerosi). Pregi e difetti degli slogan • Sempre utile la semplificazione della comunicazione ma non bisogna semplificare troppo i contenuti. • Gli slogan “identitari” rappresentano in modo semplice ed accattivante un insieme complesso di concetti e di valori. • Il risultato mediatico è interessante ma… la necessità di sacrificare qualche importante dettaglio può favorire una percezione del problema diversa dalla realtà dei fatti. Prestare attenzione anche alle critiche • Le critiche ai mercati agricoli non mancano e all'interno dello stesso mondo agricolo emergono posizioni contrarie ad un fenomeno che mette in discussione centri di potere economico e politico consolidati. • Le "filiere lunghe" dell'agroalimentare non sono fatte solo di industriali e di GDO (produttori agricoli, di Consorzi di commercializzazione, tutela, valorizzazione e promozione). • Filiera corta e filiera lunga devono coesistere Idealismo/Razionalismo Se non si mettono in discussione modelli di sviluppo e mercato globale, a volte, si può scoprire che …. una corretta valutazione ambientale, etica ed economica potrebbe sconsigliare il ricorso alla filiera corta. Alla ricerca di un equilibrio • Senza sminuire l’importanza di politiche agroalimentari più rispettose dell’ambiente, della cultura locale e della stagionalità è bene richiamare l’esigenza di rigore e serietà nella ricerca di un corretto equilibrio tra economia, ambiente e salute. • Le opportunità di rendere più stringente il collegamento della produzione primaria con la distribuzione o il consumo dei prodotti non devono essere vanificate da sottovalutazioni o da comportamenti insensati. Valore e prezzo • L’organizzazione degli spazi di vendita, la logistica, la conservazione (seppure limitata) degli alimenti, la gestione degli scarti ecc. hanno un costo che, sommato alle aspettative di remunerazione dell’attività agricola o zootecnica, rischia di far lievitare sensibilmente il prezzo di vendita. Se non si spiega la differenza tra valore e prezzo di vendita il consumatore non capisce la ragione del maggior costo e non lo accetta. Alimentazione e nutrizione • La dietologia classica tende a dare forte risalto all’equilibrio dei nutrienti ed alla relazione tra alimentazione e patologie correlate; • Occorre dare meno importanza al contenuto di proteine, grassi, carboidrati e calorie e più importanza alla qualità dei processi produttivi, alla freschezza dei prodotti ed alla loro gradevolezza. • Un diverso orientamento della ristorazione pubblica può decretare il successo delle politiche di filiera corta in termini di salute, di ambiente e di economia.