XI cappella La resurrezione di Gesù «Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato"» (Lc 24, 1-6). La XI cappella, preceduta da un pronao, ha pianta ottagonale. Una relazione dei canonici di Sant’Eufemia di Isola Ossuccio, datata 1714, informa che la cappella fu realizzata a spese di Bernardo Brentano di Azzano, canonico di Isola. Un atto notarile datato 1675 informa che fra Timoteo Snider, assistente della Fabbrica del Sacro Monte, ricevette pagamenti dal prete Bernardo Brentani per giornate impiegate nella costruzione della cappella. Data 26 aprile 1664 una disperata lettera di Agostino Silva, che, dichiarandosi senza un soldo, chiede al committente di essere pagato per l’esecuzione delle statue. La stessa data 1664 compare graffita su una statua. Il 18 maggio 1666 Brentano ha effettuato un pagamento. Raggiante di gloria il Cristo risorto domina la scena. L’angelo ha scoperchiato il sepolcro. Un soldato dorme, due sono stati scaraventati a terra, altri atterriti fuggono. Sopraggiungono, lontane, le Pie Donne. Il cielo si rasserena, il sipario delle nubi si scosta tirato dagli angioletti, aprendo al Risorto il varco verso il Padre. Fa da sfondo alla scena un ampio paesaggio agreste chiuso da monti che evocano, a sinistra il profilo del Galbiga e, a destra, quello dei Corni di Canzo. Soldato che sfodera la spada e soldato che fugge. L’uomo, forse un funzionario sacerdotale, fugge spaventato tenendo nella destra quella che sembra essere la ormai inutile chiave del sepolcro. Soldato gozzuto con daga che tenta di risollevarsi. 1664 L’angelo mostra il sepolcro vuoto. Soldato ancora sprofondato nel sonno. Soldato scaraventato a terra.