La comunicazione
Modelli e modi
prof.ssa Giada Signori
comunicAZIONE
un’idea non banale
Marianella Sclavi, insegnante al Politecnico di Milano, ogni anno,
all’inizio dei suoi corsi, sottopone ai propri studenti questo
gioco:
Provare a unire questi nove punti con quattro segmenti senza
sollevare la matita dal foglio, dove finisce un segmento deve
iniziare l’altro
Per la soluzione…

… occorre “uscire dal quadrato”
Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per uscire
dal tuo punto di vista devi cambiare punto di vista
Comunicazione
Secondo
voi?
COMUNIkεə*
attenzione a ciò che è comune

L’etimologia di comunicare restituisce al
termine un significato (forse) perduto:
dal lat. cum = con, e munire = legare,
costruire e dal lat. communico = mettere in
comune, far partecipe
Il modello lineare - Jakobson



Nella teoria di Jakobson la comunicazione è unidirezionale. Tale modello risente fortemente dell’influsso della Teoria dell’Informazione
(Shannon e Weaver) e dunque da essa trae caratteristiche talvolta limitanti.
Nel lavoro di Greimas, così come di Eco (in Opera aperta, o in particolare in Lector in fabula) e altri, al contrario la comunicazione è vista come un
processo cooperativo in cui non si ha un unico soggetto o attore della comunicazione, ma una molteplicità che attraverso un processo circolare
partecipa alla costruzione cooperativa del senso del discorso.
I nuovi media ed in particolare le reti telematiche sono tecnologie in cui l’utente potrebbe essere sia attore che spettatore della comunicazione. I testi
sono testi aperti, e l’utente stesso, le sue azioni, sono una parte determinante del contenuto del testo stesso. Sono strumenti potenzialmente fortemente
cooperativi, in cui la distinzione tra mittente e destinatario rischia di diventare obsoleta o almeno fortemente sfumata.
Le funzioni del linguaggio

Secondo lo schema di Jakobson, mutuato dalla teoria
dell’informazione “classica”, viene stabilito che:
in una qualsiasi comunicazione un mittente utilizza un codice (più o
meno) condiviso, per mandare un messaggio a un
destinatario, riferendosi a qualcosa e utilizzando un canale
Le funzioni del linguaggio

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A ciascun elemento della comunicazione Jakobson fa corrispondere
altrettante funzioni linguistiche, ciascuna con un suo scopo
preciso, tutte compresenti, in misura maggiore o minore, nel
medesimo messaggio
La maggiore o minore presenza di ciascuna funzione presente nella
“miscela” individua un particolare tipo di comunicazione
(scientifica, poetica, emozionale, operativa…)

In ogni atto comunicativo, tutte le funzioni sono sempre presenti
contemporaneamente, ma in misura diversa a seconda dello scopo

In ogni atto comunicativo è possibile distinguere una funzione
apparente e una funzione o scopo reale
Il circolo seduttivo

Serve per capire meglio forme comunicative come la pubblicità o le
comunicazioni amorose, la moda o l'allestimento delle vetrine

Si concentra in 4 elementi della comunicazione e nelle rispettive funzioni:




Caratteristica principale è la forte esposizione dell’emittente e la pressione
esercitata sul ricevente, attraverso un contatto enfatizzato ed una ricca
elaborazione formale del messaggio
Il circuito seduttivo è un circolo dove ogni elemento retroagisce con gli
altri, e in cui tutte le funzioni sono coerenti con il processo di
comunicazione
Le funzioni del circuito seduttivo si possono pertanto riassumere in:


Emittente; Canale; Messaggio; Destinatario
Espressiva; Fatica; Poetica; Conativa
Il rapporto tra emittente e ricevente è fatto di coerenza e di
identificazione di valori: io compro quel particolare profumo perché mi fa
vivere un’esperienza piacevole, è il linea con ciò che sono o che vorrei essere, mi
fa sentire vicino allo stile del marchio che lo ha creato
Le funzioni linguistiche



Funzione espressiva [MITTENTE]: insieme degli elementi che
qualificano lo stato emotivo di chi parla (o comunica). È costituita dagli
elementi non verbali, paraverbali e, nel linguaggio, dalle interiezioni e
simili
Funzione denotativa, informativa o referenziale [CONTESTO]:
maggiormente presente nel linguaggio scientifico (per questo si tende
a dire che il linguaggio della scienza è chiaro e obiettivo, confondendo
a volte logica e retorica). Quando dico “sono stanco”, la mia stanchezza
è il contenuto denotativo, e le mie espressioni di stanchezza sono
pertinenza della funzione emotiva presente comunque nel messaggio
Funzione fàtica o di contatto [CANALE]: elementi della
comunicazione tesi a stabilire la presenza del “contatto” tra gli
interlocutori. Ad esempio, il “pronto” al telefono e così tutte le
espressioni che riguardano la relazione in quel momento tra mittente e
destinatario. Agisce anche come pura affermazione di presenza di se
stessi in un contesto (“eccomi”, “ci sono”, “presente”, ecc)
Le funzioni linguistiche



Funzione conativa, imperativa o persuasiva [DESTINATARIO]:
riguarda gli aspetti pragmatici della comunicazione, ovvero quelle
espressioni che agiscono sul destinatario per spingerlo ad un’azione.
Rientrano in questo schema, ad esempio, tutti gli imperativi, i comandi,
ecc.
Funzione metalinguistica [CODICE]: l’elemento centrale è il codice
(linguaggio). L’emittente usa un linguaggio (es. lingua italiana) per
spiegare un linguaggio (es. la stessa lingua italiana o la lingua inglese),
i suoi meccanismi, le sue caratteristiche
Funzione poetica [MESSAGGIO]: è incentrata sul messaggio, che
viene arricchito di significati grazie all’uso di particolari artifici stilistici.
L’uso più frequente si riconosce ai testi letterari in prosa e/o in versi
Le 5 aporie del modello
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Primo problema: è un modello unidirezionale. L’informazione viaggia in una sola
direzione. Certo, può darsi il processo inverso, ma sarà una seconda istanza dello stesso
modello, il quale agisce per sua natura usando un messaggio per volta
Secondo problema: entra in causa l’idea di codice, concetto assai problematico se
misurato con l’effettiva pratica comunicativa. Il codice, infatti, se vogliamo usare questo
concetto, non è mai qualcosa che assomiglia al codice Morse. E’ piuttosto una lebenswelt
o, dal punto di vista psicologico, una gestalt, insomma un “tutto” che entra in gioco
nell’interpretazione della “parte”. Il codice insomma, se c’è, è un codice “sporco”
Terzo problema: il modello è prettamente sintattico. Non ha a che vedere con i
“significati”, ma solo con l’aspetto sintattico dei messaggi. Questo è fondamentale ed è,
anzi, l’architrave del modello: i fondatori volevano isolare proprio l’aspetto sintattico, per
poterlo così misurare. Paradossalmente è proprio in questo isolamento che troviamo la
potenza del modello (infatti così è possibile parlare di “quantità di informazione” ovvero di
BIT)
Quarto problema: l’informazione si genera alla fonte. È il mittente che decide cosa
comunicare e tutto il problema successivo sarà di decodificare il messaggio originario in
maniera opportuna
Quinto problema: una volta esaurito il suo compito, la fonte diventa affatto inessenziale
per la comprensione dei messaggi. Il suo ruolo nell'atto comunicativo è, per così dire vicario
rispetto al messaggio in sé stesso, vero protagonista di questo modello, per così
dire, "postale"
Conclusioni DAL modello lineare

La nozione di valore di verità di un enunciato può essere applicata quasi
esclusivamente alla parte governata dalla funzione denotativa (il
“qualcosa di cui si parla”), oppure a quella metalinguistica

La "relazione" si annida anche nel più banale atto denotativo, seppure
ben nascosta, magari sotto il contenuto espresso

Non si dà comunicazione, anche la più banale, senza la contemporanea
presenza di tutte le funzioni del linguaggio

Predomina il discorso fàtico: il curioso paradosso della Rete

Contenuto e relazione sono intrecciati. Le funzioni “relazionali” scavalcano
la funzione “denotativa”. I contenuti sono relazioni e le relazioni sono
contenuti:


Quando comunichiamo, facciamo un lavoro più complesso che calcolare il valore
di verità di un enunciato
La funzione denotativa del linguaggio è povera e occorre prendere consapevolezza in
tutti i campi che comunicare significa guardare a tutte le funzioni in gioco nel
nostro linguaggio
Un nuovo modello
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Dalla comunicazione unidirezionale alla
comunicazione circolare o cooperativa
Dal contenuto alla relazione

Paul Watzlawick e colleghi (1967) hanno introdotto una
differenza di fondamentale importanza nello studio
della comunicazione umana: ogni processo comunicativo
tra esseri umani possiede due dimensioni distinte: da un lato
il contenuto, ciò che le parole dicono, dall'altro la
relazione, ovvero quello che i parlanti lasciano
intendere, a livello verbale e più spesso non verbale, sulla
qualità della relazione che intercorre tra loro
COMUNICAZIONE =
Contenuto + Relazione
Qualsiasi comunicazione ha un aspetto di contenuto e
uno di relazione
(Watzlawick, Beavin e Jackson, 1971)

In ogni comunicazione


esistono un cosa e un come
è implicato il rapporto che hanno fra loro le persone, le quali
anzi costruiscono questo rapporto in ogni interazione
DUNQUE

La comunicazione ha un aspetto di:


contenuto: l’oggetto del messaggio
relazione: il modo di presentarsi e di porsi rispetto agli altri
CNV
Comunicazione Non Verbale
Cosa mettere in comune?

La risposta della psicologia umanistica:
Dalle pulsioni istintuali al bisogno di
“pienezza umana”


La psicologia umanistica è un indirizzo psicologico, sorto negli Stati
Uniti negli anni ‘60, secondo il quale non sono le pulsioni istintuali
a motivare il soggetto, ma piuttosto il bisogno di conoscere, di
esprimersi, di relazioni gratificanti e di autorealizzazione
Ribaltando le posizioni della psicoanalisi ortodossa e del
comportamentismo, la psicologia umanistica ha evidenziato le
componenti sane della persona, la capacità di auto-organizzarsi, di
auto-regolarsi, di espandersi, l'attualizzazione delle potenzialità
La quadratura del cerchio
I 3 passi della comunicazione

Quando comunica ciascun soggetto in
interazione compie 3 azioni:



percepisce il messaggio
lo interpreta, dà ad esso un giudizio che
è il frutto di esperienze pregresse che
hanno determinato la costruzione della sua
struttura cognitiva
reagisce ad esso o sente emozioni in
relazione ad esso
L’interpretazione è di 2 tipi


sì: il messaggio è percepito come conforme ai
personali schemi, conferma le proprie
convinzioni, le proprie idee e i personali
bisogni
no: il messaggio mette in discussione il
proprio mondo, crea disagio, mette in
pericolo. Si instaura una situazione di disagio
e di malessere
Difficoltà nella comunicazione
A causa di:

Emittente


Canale


colui che produce il messaggio
il mezzo attraverso il quale il messaggio passa dal mittente al destinatario.
Il canale può essere sia di tipo fisico (es. l’aria per la voce) che tecnico
(es. un cavo)
Ricevente

colui che riceve il messaggio
Difficoltà nella comunicazione


A causa
dell’INTERPRETAZIONE
o DECODIFICA del
messaggio
4 possibili punti di vista
da cui “leggere” un
messaggio
Il quadrato della
Comunicazione
I 4 aspetti fondamentali

Lato blu


Lato verde


dà informazioni intorno a chi parla, a come si sente chi parla (“Io sono,
io mi sento”)
Lato giallo


è il contenuto oggettivo del messaggio: le notizie, le informazioni come
tali (“Di che cosa si tratta”)
dà informazioni su come viene percepito il ricevente, come chi comunica
valuta chi ascolta (“Chi tu sei per me”)
Lato rosso

è il lato dell’appello, indica ciò che chi si esprime vuole venga fatto (“Tu
devi”)
I 4 orecchi

Blu


Verde


si opera una interpretazione diagnostica sullo stato dell’emittente
(“Come si deve sentire chi parla così per farlo in questo modo?”)
Giallo


il contenuto oggettivo (“Di che cosa si tratta?”)
si cerca di cogliere il rapporto interpersonale dell’emittente (“Che pensa
di me? Come vede il nostro rapporto?”)
Rosso

dell’appello, si coglie l’invito a fare qualcosa (“Che cosa vuole che io senta,
faccia, pensi?”)
Attenzione al circolo ORGI!
O = osservazione
R = reazione
G = giudizio
I = intervento


Ogni azione (reazione + intervento) si basa
sull’osservazione: anche l’azione sbagliata, l’errore
Il fraintendimento è un modo per farci capire come
osserviamo noi e come osservano gli altri
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