L’evoluzione delle
strutture statali
Caratteri e
struttura
dello
stato moderno
N.Machiavelli
1469-1527
Sul libro di testo:
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Cap.8:
par.1: Gli stati regionali in Italia;
par.2: Dalle guerre di egemonia
all’equilibrio;
par.4: Le forme dello stato moderno;
CONCETTI p.247;
par.6: Gli stati europei alla fine del
XV secolo;
par.7: Le guerre d’Italia.
Sul libro di testo: i documenti
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Percorso 13-DOC.1: Le massime del
machiavellismo (pp.346-348);
Percorso 13-DOC.3: La religione al
servizio della politica (pp.349-350);
Percorso 14-DOC.3: I rischi delle milizie
mercenarie (pp.356-357);
Percorso 14-DOC.4: Il ruolo della chiesa
nella storia d’Italia (p.358)
A) Gli Stati regionali in Italia


Passaggio da Comune a Signoria
(sec. XIV): il Signore era colui che
riusciva, con la mediazione politica
o con la forza, gli scontri sempre
più frequenti tra le fazioni cittadine
all’interno del Comune.
Da questo passaggio si generò la
tendenza alla costituzione di stati
regionali che gravitavano attorno
ad una città principale.

Successivamente, si verificò un
ulteriore passaggio dalla Signoria al
Principato: bisognoso di una
legittimazione (dal punto di vista
giuridico la sua carica NON è
riconosciuta), il Signore la riceve
(dietro pagamenti di tributi)
dall’Imperatore o dal Papa: a
questo punto, può trasmettere
ereditariamente la carica ai
discendenti. Si formano le più
importanti dinastie italiane:
Gian Galeazzo Visconti (1376-1402):
tentò un’unificazione dei territori del Nord
Italia su vasta scala. Nella cartina, i
domini viscontei alla morte di Gian
Galeazzo, nel 1402: si estendono fino a
Perugia, alla Valtellina e Belluno.
Francesco Foscari
1373-1457
La Repubblica di Venezia (detta Serenissima):
oltre che sul mare, si estese anche sulla
terraferma in conflitto con Milano per
assicurarsi i passi montani in comunicazione
con la Germania. La minaccia di venezia spinse
i Milanesi ad allearsi con Firenze.
Nel 1434 la
famiglia dei
Medici
(banchieri e
mercanti),
appoggiata dai
ceti popolari,
prese il potere
a Firenze.
Cosimo il Vecchio
non mutò gli
ordinamenti
tradizionali
della città ma
se ne assicurò
il pieno
controllo.
Firenze nel
1499
Dopo il tentativo della
repubblica di Cola di
Rienzo (1354) e la
cattività avignonese
(1377), i Papi
rafforzarono le
strutture burocratiche
e amministrative
esattamente come in
tutti gli altri stati
italiani.
Finite le pretese
universaliste, il Papato
diventa una potenza
politica tra le altre.
Costituito nel 1266
da Carlo d’Angiò, il
Regno di Napoli fu
durante il periodo
angioino debole e
incapace di
contrastare le
forze feudali.
Con gli Aragonesi
(dal 1442) e
Alfonso V il
Magnanimo il
regno fu aggiunto
alla Sardegna e
alla Sicilia.
In due particolari settori gli Stati nazionali italiani
anticiparono le grandi monarchie europee:

Finanze pubbliche:
invece che
rivolgersi solo ai
banchieri, i sovrani
italiani
utilizzarono il
prestito pubblico
(titoli di stato) che
dava un interesse
minimo ma sicuro;
inoltre, i titoli
erano scambiabili
al portatore.

Sistema fiscale:
attraverso
l’estimo, cioè un
sistema di
accertamento dei
redditi, era
possibile stabilire
un imponibile su
cui calcolare
l’aliquota, cioè la
percentuale sulle
entrate da
devolvere al fisco.
Tra i cinque stati si svolsero, nella prima
metà del ‘400, alcune guerre, tutte
caratterizzate dalla presenza di truppe
mercenarie, le Compagnie di Ventura.
Rispetto alle Compagnie del secolo
precedente, vi furono alcune differenze:
- combinazione di fanteria e cavalleria;
- uso della balestra;
- maggiore disciplina, lealtà e
professionalità dei soldati;
- diminuzione di saccheggi e tradimenti;
- organizzazione delle truppe da parte di
un solo condottiere, capo riconosciuto e
rispettato.

Secondo scrittori
e osservatori
politici (lo stesso
Machiavelli),
l’uso di avvalersi
di mercenari era
segno della
decadenza degli
Italiani, privi del
valore di
attaccamento
alla propria
nazione.


Arruolate tra
Svizzeri, Tedeschi
e Olandesi, le
Compagnie erano
molto costose
(maggiore
disponibilità di
denaro).
Dal 1400 gli Stati
italiani
assoldarono
prevalentemente
Capitani
provenienti dalla
stessa penisola.
L’Italia alla
Pace di Lodi
(1454)
B) Dall’Europa feudale
a quella moderna.
Tra il sec. XIV e XV compare nel
linguaggio e negli scritti una
nuova entità, lo stato. Cos’è lo
Stato?
Inizialmente, lo stato indica il fatto
che un cittadino si è trasformato
in un signore; in altre parole, lo
Stato si identifica col potere
assunto da un privato sulla cosa
pubblica (Luigi XVI: l’etat c’est
moi).
Questo significato dello Stato come
potere personale è oggetto
dell’opera di N.Machiavelli, il primo
grande teorico moderno della
politica:
la riflessione filosofico-politica di
questo periodo mette in evidenza
che il potere personale deve farsi
strada eliminando le forme antiche
e tradizionali, e soprattutto
fondarsi su alcune strutture
indispensabili:
1) esercito permanente;
2) diplomazia permanente;
3) burocrazia permanente.
Mentre in Italia la tradizione
comunale aveva ostacolato la
formazione di grandi organismi
territoriali, nel resto d’Europa
(Inghilterra, Francia, Spagna)
il processo di formazione degli
stati nazionali era ormai
avviato.
La formazione delle monarchie
nazionali è il risultato della
progressiva concentrazione
nelle mani dei titolari dello
stato (re, principi, dinastie) di
poteri che fino ad allora
appartenevano ad altre
istituzioni (famiglia, comune,
parrocchia, corporazioni,
associazioni varie).
I caratteri di questa nuova entità
resteranno sostanzialmente
invariati fino al secolo XVIII:
tutta quest’epoca va sotto il
nome di età moderna o ancien
régime: quest’ultima espressione
fu coniata durante la Rivoluzione
Francese, ad indicare l’insieme
dei caratteri politici,
amministrativi, religiosi e
culturali precedenti la
Rivoluzione.
Se paragoniamo una carta d’Europa
del XX secolo con una dell’età
moderna, vedremo che al posto dei
cinquanta stati odierni vi erano
almeno cinquecento tra stati e
formazioni politiche. La storia
d’Europa è, quindi, la storia della
nascita di formazioni territoriali di
media e grande estensione, tenute
insieme da vincoli di identità
culturale, linguistica, religiosa e
politica:
questa “semplificazione” della carta politica è
avvenuta a spese di una serie di istituzioni e
forme di organizzazione sociale, che sono
state cancellate o hanno perso gran parte
delle loro prerogative medievali.
↓
1) La famiglia: in senso lato, poteva
comprendere anche un centinaio di persone.
La famiglia era una piccola società
patriarcale e maschilista, con facoltà di
punire i familiari (es., l’adulterio). Momento
fondamentale per una famiglia e per la
società era il matrimonio, vero e proprio
contratto economico con cui due patrimoni
venivano unificati e due famiglie stabilivano
una vera e propria alleanza;
2) L’Arte o Corporazione;
3) Il Consiglio (cittadino o rurale):
l’organo di autogoverno per
eccellenza, con funzioni di
controllo del territorio, di
distribuzione delle imposte, di
amministrazione delle finanze e
della giustizia;
4) La Confraternita (lavoratori
migranti, enti assistenziali, etc.);
5) Le Università.
Accentrare e concentrare il potere
significò anche eliminare le
“differenze di legge”, cioè i
privilegi (ereditari e
trasmissibili) che ogni gruppo
sociale aveva: nobili ed
ecclesiastici erano esenti da
imposte fiscali e venivano
giudicati da tribunali di loro pari:
questa scala sociale non era
organizzata secondo la ricchezza
ma secondo la nascita.
L’individuo non era concepito isolato,
ma sempre come parte di corpi
collettivi e corporativi. Così, la società
dell’antico regime si organizzava nei
confronti del potere con assemblee
deliberative, dove si prendevano
decisioni relative soprattutto al
problema delle tasse:
le Cortes, le Diete, gli Stati Generali, i
Parlamenti non rappresentano
individui, ma i ceti sociali con i loro
privilegi da difendere e le loro
barriere erette nei confronti degli
altri corpi.
C) Le forme dello stato moderno
a) Giustizia: pur limitati dal diritto
consuetudinario, i sovrani moderni
avocarono a sé il monopolio del diritto
penale (alta giustizia), mentre più
difficile fu spossessare la nobiltà dei
diritti di bassa giustizia.
b) Finanza pubblica: il rapporto tra potere
e popolazione si esplicitava attraverso le
tasse. In generale, si riconosceva il
dovere del suddito di pagare in base al
reddito per sostenere lo stato e
mantenere il clero; ma moltissimi erano
esentati dall’obbligo fiscale.
Per il potere monarchico divenne
un’esigenza conoscere la propria
popolazione - il livello di vita, le
proprietà - per valutarne il reddito e
imporre il prelievo fiscale diretto. Un
esempio di tassazione diretta era la
cosiddetta taglia (in Francia), che
colpiva il presunto reddito della terra.
Altra forma di tassazione fu quella
indiretta, cioè non sui redditi ma sui
consumi: ad esempio sul sale, sul
macinato, sugli alcolici, in genere sui
prodotti di largo consumo.
Un altro modo con cui lo Stato moderno
faceva fronte ai costi fu la venalità delle
cariche, cioè la vendita degli uffici: lo
stato affidava alcune funzioni statali
(riscossione delle imposte,
amministrazione della giustizia,
burocrazia) ai privati, che versavano al
potere centrale una somma quale
pagamento anticipato di ciò che
avrebbero ricavato da quella funzione. E’
il sistema degli appalti.
Gli ufficiali, colti e borghesi, costituivano
la nobiltà di toga, di nomina regia: un
ceto che assicurava ascesa sociale e
ricchezza per la propria famiglia.
c) Esercito:
Le novità degli eserciti della prima età
moderna erano due:
1) erano costituiti da mercenari a
disposizione diretta del sovrano;
2) impiegavano armi e tecniche in rapida
evoluzione (armi da fuoco, etc.).
Successivamente, la presenza di uomini
permanentemente in armi all’interno di un
territorio portò all’espressione esercito
permanente, con cui si indicava un esercito
maggiormente strutturato rispetto alle
milizie feudali e più affidabile rispetto ai
mercenari. Perché si possa parlare di
esercito permanente devono sussistere
alcune condizioni:
-
-
-
-
esistenza di strutture stabili e regolari, cioè
i corpi militari che sussistono mediante il
rinnovamento continuo degli effettivi;
volontà del pubblico potere di mantenere in
servizio e retribuire anche in tempo di pace
l’esercito;
presenza di giovani che aspirino a fare del
mestiere delle armi una vera e propria
carriera, con tutti i sacrifici che comporta;
esistenza di prelievi fiscali stabili per
mantenere e organizzare l’esercito (c’è un
rapporto evidente tra forza militare e mezzi
finanziari)

Fine della cavalleria come corpo militare e
come proiezione militare di un ideale di
società
-
-
-
fine del banditismo dovuto allo sbando
delle truppe mercenarie;
introduzione su larga scala delle armi da
fuoco;
sviluppo dell’ingegneria e
dell’architettura di difesa: le rocche
italiane (S.Leo a sin, Albornoz a ds.)
Gli Stati europei alla fine del XV secolo
-
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-
Francia: accentramento della giustizia,
delle risorse finanziarie; ascesa della
nobiltà di toga; scelta dei vescovi e
assegnazione delle cariche
ecclesiastiche nelle mani del Re;
Inghilterra: dopo la Guerra delle Due
Rose 81455-1485) i Tudor accentrarono
il potere e si imposero anche sul
Parlamento: governarono con il
Consiglio della Corona e la Camera
Stellata (tribunale politico);
Spagna: l’unione di Aragona e Castiglia
NON costituisce uno stato unitario:
i due regni restano distinti, ognuno con i
suoi problemi (la Reconquista per
Isabella, realizzata nel 1492 con la
cacciata dei Mori da Granada; le tendenze
autonomiste catalane e valenciane per
Ferdinando). Inoltre la minoranza ebraica
presente nel territorio veniva mal
tollerata, fina alla decisione del 1492 di
espellere dalla Spagna tutti gli Ebrei, con
le gravi conseguenze economiche che
questo comportò.
- Sacro romano Impero: gli Asburgo devono
fare i conti con un territorio eterogeneo da
tutti i punti di vista (etnico, linguistico,
religioso, economico) e con il continuo
confronto con la Francia: Carlo V sarà
l’Imperatore che erediterà tali problemi.
Le guerre d’Italia fino alla pace di Noyon
(1494-1516)
La pace di Lodi sancisce
la sostanziale
debolezza della
penisola italiana:
approfittando di ciò
Carlo VIII di Francia
(Valois) nel 1494
rivendica il Regno di
Napoli (tolto agli
Angioini dagli
Aragonesi nel 1442)
e scende in Italia
appoggiato dagli
Asburgo e Spagnoli.
Il progetto francese è
quello di estendersi
in Oriente, a
Costantinopoli, sul
mediterraneo in
generale. MA:
si costituì una lega tra
Milano, Papato,
Firenze e Venezia per
cui Carlo VIII si
dovette ritirare dopo
avere conquistato
senza sforzi il Regno
di Napoli.
Nel 1499 ci riprova
Luigi XII, appoggiato
da Venezia e dal
Papa Alessandro VI,
rivendicando anche
Milano: nel 1501,
conquistata Milano,
Francesi e Spagnoli
si accordano per
cacciare gli
Aragonesi di Napoli
e spartirsi il regno;
sorge però un
conflitto tra le due
potenze e nel 1503 il
Regno di Napoli
passa a Ferdinando
d’Aragona.
Papa Giulio II
organizzò nel 1508 la
Lega di Cambrai:
insieme alla Spagna,
all’Impero e alla
Francia si oppose a
Venezia che fu
sconfitta e rinunciò
ad alcuni territori
sulla terraferma;
e subito dopo lo stesso
Papa varò la Lega
Santa (1510) contro
la Francia per
impedirne
l’egemonia in Italia:
Luigi XII lasciò
Milano che fu ridata
agli Sforza (1512).
Francesco I di
Francia
riconquista
Milano (1515)
e stipula con
gli Spagnoli la
Pace di Noyon
(1516): alla
Francia è
riconosciuto il
Ducato di
Milano e
rinuncia ad
ogni pretesa
su Napoli.
Non erano tali le infermità
d'Italia, né sí poco indebolite le
forze sue, che si potessino
curare con medicine leggiere;
anzi, come spesso accade ne'
corpi ripieni di umori corrotti,
che uno rimedio usato per
provedere al disordine di una
parte ne genera de' piú
perniciosi e di maggiore
pericolo, cosí la tregua fatta
tra il re de' romani e i viniziani
partorí agli italiani, in luogo di
quella quiete e tranquillità che
molti doverne succedere
sperato aveano, calamità
innumerabili, e guerre molto
piú atroci e molto piú
sanguinose che le passate.
(F.Guicciardini, Storia d’Italia,
8,1)
L’Europa dopo la
Pace di Noyon
(1516)
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L`emergere delle monarchie nazionali