GIOSUE’
CARDUCCI
A CURA DELLA PROF.SSA
MARIA ISAURA PIREDDA
LA VITA
Giosuè Carducci
nacque a
Valdicastello
(nella Versilia
toscana) nel
1835 da Michele
Carducci e
Ildeganda Celli
CASA NATALE DI CARDUCCI
LO STUDIO
DI CARDUCCI
Dal 1839 al 1849 la famiglia visse a Bòlgheri
(in Maremma) dove padre (medico condotto)
svolgeva la sua attività
Dal 1849 al 1852 studiò presso i Padri Scolopi
a Firenze
Nel 1856 si laureò in Lettere alla
Scuola Normale di Pisa e subito
dopo divenne insegnante al
ginnasio di San Miniato
Nel 1857 appare la sua prima raccolta
di versi intitolata “Rime”
Nel 1859 sposò Elvira
Menicucci dalla quale
ebbe quattro figli:
Dante, Bice, Laura e
Libertà
Nel 1860 il ministro dell’Istruzione
Mamiani della Rovere lo chiamò ad
insegnare Letteratura italiana
all’università di Bologna (svolse
quest’attività per quasi mezzo secolo)
Intanto scriveva altri versi: “Levia
gravia" (1861 - 1871) e "Giambi ed
epodi" (1867 - 1872)
Nel 1870 perde la madre e il
figlioletto Dante.
Compose le “Rime nuove” (1861-87)
e le “Odi Barbare” (1873-89)
Nel 1890 gli venne conferita la
nomina a senatore del Regno
Nel 1899 venne colto da un attacco
di paralisi, ma continuerà a
insegnare all'Università di Bologna
fino al 1904
Nel 1904 venne colpito da
apoplessia (emorragia cerebrale)
Nel 1906 gli venne conferito il
premio Nobel per la letteratura
Nel 1907 morì il 16 febbraio, 72enne
a Bologna, nella cui Certosa è sepolto
LA POETICA
La poetica carducciana è caratterizzata
dalla scelta del Classicismo e dal
rifiuto del Romanticismo e del
Naturalismo
Per Carducci il compito dell’arte è:
a)
far rivivere la grande tradizione poetica del
passato
b)
dare fama poetica all’autore
Obbedisce alla posizione classicistica di
Carducci la sua scelta metrica (soprattutto
nelle Odi barbare)
Nei suoi versi sono assenti i versi della
tradizione italiana a favore di versi e ritmi
nuovi che imitano gli antichi metri greco-latini
(barbaro = straniero)
Carducci (come Leopardi) è convinto della
superiore sanità morale degli antichi e
disprezza la mediocrità contemporanea
Però Carducci riprende vari spunti
dai romantici:
a)
l’amore per la natura e per la storia
b)
la tensione alla libertà, in senso
politico e morale
c)
il ricordo della Maremma dell’infanzia
LE OPERE PRINCIPALI
IN VERSI
1850/60 - "Juvenilia" , liriche del periodo
classicista.
1861/71 - "Levia Gravia" , liriche che si
ispirano alla cronaca e alla storia.
1867/82 - "Giambi ed Epòdi" liriche del
periodo più fieramente repubblicano.
1861/87 - "Rime nuove" , raccolta dove
si trovano le liriche più intime o e più celebri
("Il bove", "San Martino", "Pianto antico",
"Davanti a San Guido" ecc.).
1877/89 - "Odi Barbare" ,
liriche in cui il Carducci cercò di
riprodurre il ritmo della poesia
greca e latina
1888/98 - "Rime e ritmi",
raccolta che comprende le grandi
odi storiche.
LE OPERE IN PROSA
Epistolario (oltre seimila lettere
raccolte in 22 volumi, inviate a
familiari, amici, ammiratrici, colleghi e
autorità)
Discorsi (pronunciati in occasioni
pubbliche e ufficiali)
Scritti critici
PIANTO ANTICO
L'albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da' bei vermigli fior,
nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora
e giugno lo ristora
di luce e di calor.
Tu fior della mia pianta
percossa e inaridita,
tu dell'inutil vita
estremo unico fior,
sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra;
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.