San MASSIMILIANO KOLBE Raimondo Maria Kolbe nacque a Zdunska-Wola, piccola cittadina operaia vicina a Lòds, l’8 gennaio 1894, figlio secondogenito (tra Francesco e Giuseppe) di Giulio Kolbe e Maria Dabrowska, tessitori UN BAMBINO VIVACE Racconta sua madre Maria: «Era un ragazzo molto vivo, svelto, e un tantino dispettoso: Ma, tra i miei tre figli, per noi genitori era il più obbediente. Ebbi in lui un vero aiuto, quando con mio marito mi recavo al lavoro. Il Signor Francesco Pisalski, vicino di casa, lo descrive così: «Era di carattere allegro e di un'intelligenza vivace. Tuttavia, in chiesa egli era raccolto e assorto nella preghiera. Sin dagli anni più teneri serviva la Santa Messa. Si recava volentieri in chiesa. LE DUE CORONE L'infanzia del piccolo Raimondo fu segnata da un fatto prodigioso. La madre lo narrerà solo dopo la morte del figlio. Sapevo già da prima, in seguito ad un caso straordinario accorso a Massimiliano negli anni dell'infanzia che egli sarebbe morto martire. Una volta mi rivelò quanto gli era successo. Quando, mamma, mi rimproverasti per i miei sbagli, pregai molto la Madonna di dirmi cosa sarebbe stato di me; allora Ella mi è apparsa tenendo nelle mani due corone: una bianca, e l'altra rossa. Mi guardava con affetto e mi chiese se avessi voluto quelle due corone. La bianca significava che avrei perseverato nella purezza, e la rossa che sarei stato un martire. Risposi che le accettavo... Allora la Madonna mi guardò dolcemente e scomparve. LA MADONNA DI CZESTOCHOWA UN GENIO DELLA FISICA La passione per gli studi scientifici e per i ritrovati della tecnica accompagnerà sempre il giovane francescano. E se alle sue spalle veniva sussurrato il proverbio polacco: «Vuole andare con la zappa sulla luna», egli effettivamente, genio anche nella fisica, stava progettando un eteroplano che potesse salire alle stelle per fotografarle e poi ritornare. Il progetto fu presentato a P. Gianfranceschi che lo esaminò e lo trovò compilato secondo le leggi della fisica, scientificamente valido, ma troppo costoso da realizzare. Con un compagno di corso che veniva dagli Stati Uniti studiano un’invenzione che avrebbe potuto catturare le onde sonore del passato e che quindi gli avrebbe permesso di udire la voce di Cristo. Progetto di un telegrafo MILIZIA DELL’IMMACOLATA Statuto “Ella schiaccerà la tua testa” (Gen 3,15) “Tu sola tutte dissipi le eresie nell’intero mondo” I - Scopo Procurare la conversione dei peccatori, degli eetici, degli scismatici ecc., in particolar modo dei massoni, e la santificazione di tutti, sotto il patrocinio e per la mediazione della B.V.M. Immacolata. II - Condizioni 1) Totale offerta di se stesso alla B.V.M. Immacolata, mettendosi come istrumento nelle immacolate Sue mani. 2) Portare la “Medaglia Miracolosa”. III - Mezzi 1) Supplicare, possibilmente ogni giorno, l’Immacolata con questa giaculatoria: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che a Voi ricorriamo, e per tutti quelli che a Voi non ricorrono, ed in special modo per i massoni”. 2) Usare tutti i mezzi legittimi secondo la possibilità nei diversi stati e condizioni di vita, nelle occasioni che si presentano: il che si lascia allo zelo e alla prudenza di ciascuno; il mezzo poi speciale sia la diffusione della Medaglia Miracolosa. V. Concedimi (concedici) di lodarti, o Vergine santissima. R. Dammi (dacci) forza contro i tuoi nemici I PRIMI PASSI IN POLONIA Tornato in Polonia, Massimiliano capì subito l'importanza dei nuovi mezzi di comunicazione sociale. Diceva: Noi sacerdoti predichiamo soltanto 20 minuti alla settimana, mentre i nemici della chiesa hanno tutto il resto del tempo a loro disposizione, utilizzando la radio e i quotidiani. Per questo volle fondare una rivista per evangelizzare attraverso la stampa: Il Cavaliere dell'Immacolata IL DEBITO… Per la stampa del primo numero de «Il Cavaliere» aveva contratto con la tipografia un grosso debito. Come saldarlo ? Un giorno esce dal convento per elemosinare un pò di denaro: «Entrai in una cartoleria per chiedere l'offerta per Il Cavaliere ma, confuso per la vergogna, finii invece con l'acquistare io stesso un oggettino qualunque ed uscirmene. Tirai avanti, rimproverandomi di debolezza per non essere riuscito, per amore della Madonna, a reprimere l'istintivo senso di vergogna. Ma fu il Cielo a soccorrerlo: «Dopo aver lungamente pregato notai sopra l'altare una busta. Con sorpresa vi lessi sopra a nitidi caratteri: «Per Te, Madre Immacolata». L'aprii e passando di meraviglia in meraviglia, vi trovai dentro proprio la somma del debito con la tipografia. Compresi tutto e, pieno di lacrime, m'inginocchiai riconoscente e adorante. NIEPOKALANOW: LA CITTA' DELL'IMMACOLATA Per poter risparmiare Padre Massimiliano pensò di stampare lui stesso la rivista nel convento di Grondo. Ma ben presto lo spazio non bastò più. Era necessario trovare un luogo più grande. Fu ancora la Provvidenza ad aiutarlo. Il principe Giovanni Drucki-Lubecki gli fece dono di un vastissimo terreno di fronte alla stazione di Szymanow. Alcuni giorni dopo, P. Massimiliano, già nominato superiore della nuova erigenda casa religiosa si trasferì a Teresin per la fondazione di Niepokalanow, "la Città dell'Immacolata". Suoi primi collaboratori furono il fratello P. Alfonso e alcuni frati esperti in carpenteria. Si costruirono baracche in materiale leggero, rivestite di cartone catramato. Ogni frate all'interno del convento aveva il suo ruolo e il suo incarico, a seconda dei talenti che aveva ricevuto in dono dal Signore. Diceva P. Massimiliano: Occorre studiare bene a quale specializzazione destinare ciascun fratello per utilizzare nel miglior modo possibile le sue capacità intellettuali, psichiche, fisiche e la sua stessa preparazione. Nel reparto di redazione ed amministrazione lavoravano 158 frati. Nel reparto tipografico i frati al lavoro erano 103. Gli addetti al reparto tecnico erano 26. Altri 145 si occupavano dell'edilizia, della cucina e della coltivazione agricola. Non mancavano gli spericolati pompieri e i poco amati dentisti... COSA DIREBBE SAN FRANCESCO? Un illustre personaggio, durante una visita alla tipografia di Niepokalanow, gli chiese: "Se venisse adesso, che direbbe San Francesco vedendo queste costosissime macchine ?” Padre Massimiliano rispose: Rimboccherebbe le maniche della sua tonaca, farebbe andare a tutta velocità le macchine, lavorerebbe come lavorano questi buoni fratelli in maniera così moderna, per diffondere la gloria di Dio e dell'Immacolata. Noi religiosi possiamo abitare baracche, girare con vesti rattoppate, nutrirci modestamente, ma le nostre macchine tipografiche, che servono a diffondere la gloria di Dio, devono essere le migliori e di ultimo modello. LA MISSIONE IN GIAPPONE Ma il cuore di Kolbe custodiva un nuovo progetto di evangelizzazione, molto lontano dalla Polonia, ma non irraggiungibile: costruire una Città dell’Immacolata in Giappone. Il 24 aprile 1930 il Padre Massimiliano con altri due fratelli, fra i quali il fedelissimo fra Zeno Zebrowski, sbarcava a Nagasaki. SUBITO IN STAMPA! L’attività missionaria fu subito folgorante: appena dopo un mese dal loro arrivo, uscì il primo numero della rivista in giapponese con il titolo «Mugenzai no Seibo no Kishi » (Il Cavaliere dell’Immacolata) Tiratura del primo numero: 10.000 copie (saranno 65.000 nel 1935!). Sembrava un sogno impossibile: l’edizione dopo un solo mese dall’arrivo! San Massimiliano non sbagliava. La guerra con le sue sciagure era infatti ormai vicina. Mentre in Polonia si festeggiava per l’indipendenza, c’era già qualcuno che stava progettando una nuova occupazione militare: Hitler e Stalin segretamente si accordavano per invadere la Polonia. Il 1 settembre 1939 le armate tedesche colgono di sorpresa l’impreparato esercito polacco e avanzano rapidamente su tutto il territorio. I quasi ottocento frati che abitavano Niepokalanów sono quasi tutti dispersi. I tedeschi cercarono di persuadere Padre Massimiliano a collaborare con loro, ma egli si rifiutò. Anche per questo fu arrestato una prima volta il 19 settembre del 1939 ed una seconda e definitiva il 17 febbraio 1941. E' giunto il momento del sacrificio. Prima di essere condotto via dal convento P. Massimiano si gira verso i suoi frati e li saluta con una frase bellissima: "Non dimenticate l'amore" LA VITA NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO: SOLO L'AMORE CREA... Molti si recavano da lui per confessarsi o per ricevere conforto. Sull'esempio di molti altri anch'io di notte, strisciandomi per terra, mi avvicinai al letto di Padre Massimiliano. Il saluto fu commovente. Ci scambiammo qualche parola sulle impressioni del tremendo crematorio. Rimanemmo in silenzio. Poi mi disse: «L'odio non è forza creativa. Solo l'amore è forza creativa... Questi dolori non ci piegheranno, ma devono aiutarci ad essere forti. Sono necessari perché coloro che rimarranno dopo di noi siano felici». Dagli incontri con lui riportavamo sempre sollevamento dell'animo, più forza di volontà per resistere e per non abbatterci. Egli ci raccomandava spesso di confidare in Dio e di abbandonarci alla protezione dell'Immacolata. Era sempre pronto a recare aiuto. Con la sua calma sembrava che regnasse... FRANCESCO GAJOWNICZEK Nel campo viveva una legge secondo la quale, per la fuga di uno, dieci dello blocco, venivano condannati a morire di fame in un oscuro sotterraneo. Quando all'appello della sera risultò che uno mancava un grande timore invase l'animo di tutti i prigionieri... Il Comandante scelse con un cenno della mano chi doveva morire e ad un tratto si sentì un grido: «Addio! addio! mia povera sposa, addio miei poveri figli... era il sergente Francesco Gajowniczek. Ma ad un tratto un uomo, anzi, un numero esce con passo deciso dalle file e va diritto verso il Comandante del campo. Chi è ? Cosa vuole ? Come osa infrangere la ferrea disciplina ed affrontare il terribile Capo ? «Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perchè egli ha moglie e figli». Il Comandante, meravigliato, parve non riuscire a trovare la forza per parlare e stranamente accettò quella proposta... NEL BLOCCO 11 Padre Kolbe insieme agli altri condannati fu avviato verso il blocco 11. Qui le vittime furono denudate e rinchiuse in una piccola cella, in cui dovevano morire di fame e di sete. Ma da questo tetro luogo, invece di pianti e disperazione, questa volta si udirono preghiere e canti. Padre Kolbe li guidava, attraverso il cammino della croce, alla vita eterna. Rimase nel bunker per due settimane, quando le SS decisero di svuotare la cella della morte. Erano rimasti in vita solo quattro uomini tra cui Padre Massimiliano. Per questo inviarono il soldato Bock per praticare un’iniezione di acido fenico ai prigionieri ed eliminarli. Racconta un testimone: vidi Padre Kolbe, in preghiera, porgere lui stesso il braccio al suo assassino. Non potevo sopportarlo. Con la scusa che avevo un lavoro da fare, me ne andai e quando tornai lo vidi seduto, eretto, appoggiato al muro. I suoi occhi erano aperti. Il suo volto era puro e sereno, raggiante. Per tutto il campo si sparse la voce della generosa offerta di quest'uomo che aveva donato la sua vita per salvare un altro uomo.