Santuario di Monte Fasce - Genova
Periodico di informazione e propaganda mariana • Anno 43 n. 4 luglio-agosto 2004 • Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Padova
Chiedere la pienezza
del gaudio
Dai sermoni di S. Antonio
Nell’ultimo numero ci siamo lasciati con l’impegno di
“sfruttare” il mese di maggio per fare una “cura terapeutica di preghiera”. La preghiera “Regina caeli” e il santo
rosario ci hanno accompagnato, ora non vogliamo perdere l’occasione dell’estate per crescere nel nostro cammino di fede. Un passo dei sermoni di S. Antonio ci aiuterà a meditare e quindi a continuare a pregare.
“In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualcosa al
Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete
chiesto nulla nel mio nome: Chiedete e otterrete, perché
la vostra gioia sia piena” (Gv 16,23-24).
“In verità”, si dice in ebraico amen, ed è un’affermazione solenne, un giuramento, affinché crediamo senza
alcun dubbio a ciò che dice.
“Se chiederete qualcosa al Padre nel mio nome”. Fa’
attenzione a queste tre parole: Padre, qualcosa, nel mio
nome.
Non può essere chiamato “padre” se non colui che ha un
figlio, perché “padre” e “figlio” sono due nomi correlativi. Quando dici “padre” pensi al “figlio”, del quale è
padre. Dio è il Padre, di cui noi siamo i figli e al quale
ogni giorno diciamo: Padre nostro, che sei nei cieli.
Anche Isaia dice: “Tu, Signore, sei il nostro Padre, il
nostro redentore: da sempre questo è il tuo nome”
(63,16).
E Dio stesso ci dice con le parole di Geremia: “Ed ora
grida verso di me: Padre mio, sei tu la guida della mia
verginità” (3,4). La verginità dell’anima è la fede, che
agisce per mezzo dell’amore e preserva l’anima dalla
corruzione: è Dio Padre che, come un condottiero, guida
l’anima alla fede.
Noi, figli, dobbiamo dunque chiedere al nostro Padre
qualcosa. Tutto ciò che esiste è nulla, eccetto amare Dio.
Amare Dio è qualcosa; è questo qualcosa che dobbiamo
chiedere, e cioè che noi, figli, amiamo il nostro Padre,
come il figlio della cicogna ama il padre suo.
Si dice che il figlio della cicogna ami così tanto il padre,
che, quando invecchia, lo sostenta e lo nutre, e questo fa
parte delle sue caratteristiche (del suo istinto). Così in
questo mondo che va ormai invecchiando, noi dobbiamo
sostentare il nostro Padre nelle sue membra deboli e
ammalate, nutrirlo nei poveri e nei bisognosi. Egli ha
detto: “Ciò che avete fatto ad uno solo di questi miei più
piccoli, l’avete fatto a me” (cf. Mt 25,40).
Se chiederemo l’amore, il Padre stesso che è amore, ci
darà ciò che egli è: appunto l’amore.
1 - luglio-agosto 2004
FRATE MARIO
30 domande al
cardinale
J. Ratzinger
Navigando in internet abbiamo trovato
questo articolo, che pubblicheremo a “puntate”, pensiamo sia utile, anche se un po’
datato, per mettere in chiaro e per far luce
su temi che spesso sono confusi e inducono
a credere che tutto vada bene, purchè raggiunga il fine che ci si è prefissi. Non è
così! Ci sono cose buone e cose cattive,
realtà che ci giovano e che ci fanno crescere, altre che rallentano il nostro cammino e che ci fanno peccare. Il Signore Gesù
è il buon pastore e desidera che nessuna
delle sue pecore vada perduta.
LA MAGIA, PARODIA DEL DIVINO
Eminenza, cosa è la magia?
È l’uso di forze apparentemente
misteriose per avere un dominio sulla
realtà fisica e anche psicologica. Il
tentativo, cioè, di strumentalizzare le
potenze soprannaturali per il proprio
uso. Con la magia si esce dal campo
della razionalità e dell’utilizzo delle
forze fisiche insegnate dalla scienza.
Si cerca - e a volte anche si trova - un
modo di impadronirsi della realtà
con forze sconosciute. Può essere in
molti casi una truffa, ma può anche
darsi che con elementi che si sottraggono alla razionalità si possa entrare in un certo dominio della realtà.
Sia il Nuovo che l’Antico Testamento condannano in modo ferreo ogni
pratica magica, così come il ricorso
all’occultismo in tutte le sue forme.
Come commenta questo dal punto
di vista teologico?
Vediamo intanto l’origine più profonda delle superstizioni, della magia e
dell’occultismo per capire meglio la
condanna nei loro confronti. Direi che
ci sono due elementi: da una parte
nell’uomo, creato ad immagine di
Dio, esiste la sete del divino. L’uomo
non può limitarsi al finito, all’empirico: avrà sempre il desiderio di allargare la prospettiva del suo essere e di
entrare nella sfera divina, di uscire
dalla pura realtà fisica e toccare una
realtà più profonda. Questo desiderio, di per sé innato nell’uomo - immagine di Dio - è smarrito perché sembra
troppo difficile andare realmente alla
ricerca di Dio, elevarsi e lasciarsi elevare dall’Amore Divino e arrivare così
ad un vero incontro del Dio personale
che mi ha creato e mi ama. Allora
accade un po’ come nel mondo
umano: le avventure passeggere sono
più facili di un amore profondo, di
una vita. E così come in questa vita
umana un amore fedele, un vero
amore, che va fino alle profondità del
nostro essere, esige un impegno ben
diverso dalle facili avventure, così
anche le realtà spirituali esigono un
impegno profondo, una fedeltà, una
disciplina interiore, l’umiltà di impostare la propria vita alla sequela di
Dio. Allora l’uomo cerca le cose più
facili, un esperimento immediato della
profondità dell’essere.
Possiamo anche dire che qui si verifica una dottrina fondamentale della
Chiesa, cioè che nell’uomo da una
parte troviamo la natura creata da
Dio, dall’altra anche questa tendenza
opposta: lo smarrimento e il peccato
originale che lo deviano dalla sua origine e trasformano in una caricatura
il suo desiderio innato di amare Dio e
di entrare nella unione con Lui. Ecco,
questa seconda tendenza si realizza
nel cercare un cammino più facile, un
contatto più immediato e soprattutto
un modo per non sottomettersi all’amore e al potere divino. Allora l’uomo comincia a farsi dominatore della
realtà sfruttando questa presunta possibilità del suo essere. E ciò mi pare
una profonda inversione e perversione della relazione più profonda del
nostro essere: invece di adorare Dio,
di sottomettersi a Dio, l’uomo intende
farsi dominatore della realtà usando
queste potenze occulte, e si sente il
vero dominatore.
È la tendenza che troviamo nel capitolo 3 della Genesi: io stesso divento
Dio e ho il potere divino e non mi sottometto alla realtà. «Ma il serpente
disse alla donna: «Non morirete
affatto! Anzi, Dio sa che quando voi
ne mangiaste, si aprirebbero i vostri
occhi e diventereste come Dio conoscendo il bene e il male. Allora la
donna vide che l’albero era buono
da mangiare, gradito agli occhi e
desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò,
poi ne diede anche al marito, che
2 - luglio-agosto 2004
era con lei, e anch’egli ne mangiò.
Allora si aprirono gli occhi di tutti e
due e si accorsero di essere nudi;
intrecciarono foglie di fico e se ne
fecero cinture.» (Gen 3,4-7)
San Paolo, a Cipro, definisce pubblicamente il mago Elimas «figlio
dei diavolo». Possiamo dunque
affermare con certezza che dietro
la magia e il mondo dell’occulto c’è
sempre il demonio?
Si. Io direi che senza il demonio, che
provoca questa perversione della
creazione, non sarebbe possibile
tutto questo mondo dell’occultismo e
della magia. Entra in gioco un elemento che va oltre le realtà della
ragione e le realtà riconoscibili con
la scienza unita ad una ragione sincera. Si offre un elemento apparentemente divino, cioè delle forze che
possono prestare dei successi, esperienze che appaiono come soprannaturali e spesso come divine. Sono
invece una parodia del divino. Poteri, ma poteri di caduta, che in realtà
sono ironie contro Dio.
È questa la radice della ferma condanna espressa anche dalla Chiesa
nei confronti della magia e dell’occultismo?
Si. Ciò comincia nell’Antico Testamento: pensiamo al conflitto tra
Samuele e Saul. È proprio la caratteristica della religione del Dio rivelato: non si fa uso di queste pratiche,
che sono caratteristiche delle religioni di questa terra, e perciò pagane,
perché pervertono la relazione tra
Dio e l’uomo. Questa condanna continua in tutta la storia della Rivelazione e riceve la sua ultima chiarezza
nel Nuovo Testamento. Non è - sia
chiaro - un positivismo che vuole
escludere qualcosa della ricchezza
dell’essere o delle esperienze possibili, ma la verità di Dio che si oppone alla menzogna fondamentale.
Il nome del diavolo nella Sacra Scrittura, «padre della menzogna», diventa comprensibile in modo nuovo se
consideriamo tutti questi fenomeni,
perché qui troviamo realmente la
menzogna nella sua purezza totale.
In quale forma?
L’uomo si fa dominatore del mondo
sfruttando ciò che appare come Dio e
quindi usa il potere per dominare il
mondo in sé stesso, entrando cosi in
una menzogna radicale. Questa menzogna appare in un primo momento
come un allargamento del potere,
delle esperienze, come una cosa bellissima: io divento Dio. Ma alla fine
la menzogna è sempre una realtà che
distrugge. Vivere nella menzogna
vuol dire vivere contro la realtà e
quindi vivere nella autodistruzione. In
questo senso possiamo vedere due
aspetti di questa proibizione. Da una
parte, semplicemente, le pratiche
occulte e magiche sono da escludere
perché pervertono la realtà, sono
menzogne nel senso più profondo.
Il secondo aspetto, quello morale
dopo quello ontologico, è che, opposte alla verità, esse sono distruttive e
distruggono l’essere umano cominciando dal suo nucleo.
I FIGLI DELLA MENZOGNA
Quali sono dunque i pericoli per chi
ha a che fare con la magia e l’occulto?
Cominciamo anche qui dal fenomenologico. Il tranello viene teso con
cose promettenti, con una esperienza
di potere, di allegria, di soddisfazione. Ma poi una persona entra in una
rete demoniaca che diventa dopo
poco tempo molto più forte di lui.
Non è più l’uomo padrone di casa.
Poniamo che una persona entri a fare
parte di una setta o di un gruppo
magico. Diventerà schiavo non solo
del gruppo, il che sarebbe già gravissimo, dato che queste sette possono alienare totalmente una persona.
Ma sarà schiavo della realtà che sta
dietro il gruppo, cioè una realtà realmente diabolica. E cosi va verso una
autodistruzione sempre più profonda,
peggiore di quella della droga.
Quali sono le radici di questa sete
di occulto?
Mi sembra questa mescolanza di una
tendenza verso il divino e lo smarrimento che chiude l’uomo in sé stesso.
Nessuno degli occultisti dichiara
apertamente di operare con il concorso dei demonio. Anzi, quasi tutti
affermano di essere credenti e di
fare il bene. Usano immagini sacre,
crocifissi...
Si. La menzogna profonda poi si concretizza in menzogne più evidenti. Il
mago, nel suo orientamento personale, è arrivato alla menzogna. Poi,
diventa naturale usare tutti i modi
concreti per esprimere e fare agire la
menzogna. Naturalmente il sincretismo é uno degli elementi fondamentali del mondo magico e occultista,
che si serve delle religioni, e soprattutto degli elementi cristiani, pervertendoli sia allo scopo di attirare la
gente e rendersi credibile, sia anche
nella speranza di usare la forza
nascosta della realtà cristiana. Lo
vediamo negli Atti degli Apostoli con
Simone mago, che vorrebbe comprare la forza degli apostoli. «Simone,
vedendo che lo Spirito veniva conferito con l’ imposizione delle mani
degli apostoli, offrì loro del denaro
dicendo: «Date anche a me questo
potere perché a chiunque io imponga
le mani, egli riceva lo Spirito Santo».
Ma Pietro gli rispose: « Il tuo denaro
vada con te in perdizione, perché hai
osato pensare di acquistare con
denaro il dono di Dio. Non v’è parte
né sorte alcuna per te in questa cosa,
perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. Pentiti dunque di questa tua
iniquità e prega il Signore che ti sia
perdonato questo pensiero. Ti vedo
infatti chiuso in fiele amaro e in lacci
di iniquità.» (At 8,18-23)
(Continua…)
(Intervista a cura di Ignazio Artizzu
tratta dalla rivista «Una voce grida...»
n°9 - marzo 1999)
DOSSO DOSSI,
Stregoneria (Allegoria di Ercole)
c. 1535 Uffizi Firenze
3 - luglio-agosto 2004
Massimiliano Maria
Kolbe (1894-1941)
presbitero, martire, Ordine Frati Minori Conventuali
Il 14 Agosto facciamo memoria del nostro Padre Kolbe. Spesso sul nostro giornalino ne parliamo presumendo che tutti ne
conoscano la vita ma, al contrario, abbiamo riscontrato che
ben pochi la conoscono. Nello scorso numero abbiamo “pubblicizzato” un piccolo libricino, ora vi offriamo alcuni brevi
cenni biografici… Chissà che non nasca un desiderio maggiore di conoscere meglio questo Santo francescano del nostro
tempo.
Massimiliano Maria Kolbe nacque a Zdunska-Wola (Lodz) nella
Polonia centrale, l’8 gennaio
1894, e fu battezzato lo stesso
giorno col nome di Raimondo.
La famiglia si trasferì poi a Pabianice dove Raimondo frequentò le
scuole primarie, avvertì un misterioso invito della B. Vergine
Maria ad amare generosamente
Gesù e sentì i primi segni della vocazione religiosa e
sacerdotale. Nel 1907 Raimondo venne accolto nel Seminario dei Frati Minori Conventuali di Leopoli, dove frequentò gli studi secondari e più chiaramente comprese
che per corrispondere alla vocazione divina doveva consacrarsi a Dio nell’Ordine francescano. Il 4 settembre
1910 incominciò il noviziato col nome di fra Massimiliano, e il 5 settembre 1911 emise la professione semplice.
Per proseguire la sua formazione religiosa e sacerdotale
fu trasferito a Roma, dove dimorò dal 1912 al 1919,
presso il «Collegio Serafico Internazionale» dell’Ordine.
Qui fra Massimiliano continuò ad assimilare quelle virtù
religiose che già lo rivelavano un degno ed esemplare
figlio di S. Francesco, e lo preparavano a diventare un
autentico sacerdote di Cristo. Emise la professione solenne il 1° novembre 1914 col nome di Massimiliano Maria.
Conseguì nel 1915 la laurea in filosofia, e nel 1919 quella in teologia. Ordinato sacerdote il 28 aprile 1918 celebrava la Prima Messa nel giorno successivo nella Chiesa
di S. Andrea delle Fratte, all’altare che ricorda l’Apparizione della Vergine Immacolata ad Alfonso Ratisbonne.
Una formazione spirituale soda e sicura aveva aperto lo
spirito di fra Massimiliano ad una acuta penetrazione e
profonda contemplazione del mistero di Cristo. Come i
teologi francescani egli ama contemplare nel piano salvifico di Dio la Volontà del Padre il quale per mezzo del
Figlio e nello Spirito Santo crea. santifica e salva un
mondo in cui il Verbo Incarnato e Redentore costituisce
il punto finale dell’amore di Dio che si comunica e il
punto di convergenza dell’amore delle creature che a
Dio si riferiscono; e nello stesso disegno di Dio ama contemplare la presenza di Maria Immacolata che sta al vertice della partecipazione e della collaborazione rispetto
alla Incarnazione Redentrice e all’azione santificante
dello Spirito. Si sentiva inoltre fortemente e responsabil-
mente inserito nella storia e nella vita della Chiesa, come
in quella del suo Ordine Francescano; e ardeva del desiderio di operare alla edificazione e difesa del Regno di
Dio, sotto il patrocinio di Maria Immacolata, e di impegnare i confratelli ad un rinnovato filiale e cavalleresco
servizio alla Madre di Dio.
Questi sentimenti di fede e propositi di zelo, che Massimiliano sintetizza nel motto: «Rinnovare ogni cosa in Cristo attraverso l’Immacolata», stanno alla base della istituzione della «Milizia di Maria Immacolata» (M.I.), cui
aveva dato statuto e vita il 16 ottobre 1917; come pure
costituiscono il fermento che animerà tutta la vita spirituale e apostolica del P. Massimiliano, fino al suo martirio di carità.
Nel 1919 P. Massimiliano è di nuovo in Polonia dove,
nonostante le difficoltà di una grave malattia che lo
costringe a prolungate degenze nel sanatorio di Zakopane, si dedica con ardore all’esercizio del ministero sacerdotale e alla organizzazione della M.I. Nel 1919 a Cracovia ottiene il consenso dell’Arcivescovo a stampare la
«Pagella di iscrizione» alla M.I. e può reclutare fra i fedeli i primi militi dell’Immacolata. Nel 1922 dà inizio alla
pubblicazione di «Rycerz Niepokalanej» (Il Cavaliere dell’Immacolata), Rivista ufficiale della M.I.; mentre a Roma
il Cardinale Vicario approva canonicamente la M.I. come
«Pia Unione». In seguito la M.I. troverà adesioni sempre
più numerose tra sacerdoti, religiosi e fedeli di molte
nazioni, attratti dal programma del Movimento mariano e
dalla fama di santità del fondatore.
In Polonia intanto P. Massimiliano ottiene di poter costituire nel Convento di Grodno un centro editoriale autonomo
che gli consente di pubblicare con più proficua redazione e diffusione «Il Cavaliere» per «portare l’Immacolata
nelle case, affinché le anime avvicinandosi a Maria ricevano la grazia della conversione e della santità».
È una esperienza di vita spirituale e apostolica che dura
cinque anni e prepara la programmazione di un’altra.
impresa. Nel 1927 P. Kolbe dà inizio alla costruzione,
nei pressi di Varsavia, di un Convento-città, che chiamerà
«NIEPOKALANÓW» (Città dell’Immacolata). Fin dagli
inizi Niepokalanów assunse la fisionomia di una autentica «Fraternità francescana» per l’importanza primaria
data alla preghiera, per la testimonianza di vita evangelica e la alacrità del lavoro apostolico. I frati, formati e
guidati da P. Massimiliano vivono in conformità alla
Regola di S. Francesco nello spirito della consacrazione
all’Immacolata, e collaborano tutti nella attività editoriale
e nell’uso di altri mezzi di comunicazione sociale per l’incremento del Regno di Cristo e la diffusione della devozione alla Beata Vergine. Ben presto Niepokalanów
diventa perciò un importante e fecondo centro vocazionale che accoglie i sempre più numerosi aspiranti alla
vita francescana nei suoi seminari, e un centro editoriale
che pubblica in aumentata tiratura: «Il Cavaliere», altre
riviste per giovani e ragazzi e altre opere di divulgazione e formazione cristiana.
Da Niepokalanów, come già da Roma, lo sguardo di P.
Kolbe spazia sul mondo spinto dall’amore verso Cristo e
Maria. «Per l’Immacolata al cuore di Gesù, ecco la nostra
4 - luglio-agosto 2004
parola d’ordine... e poiché la consacrazione di Niepokalanów è incondizionata, così essa non esclude l’ideale
missionario... Non desideriamo infatti consacrare soltanto
noi stessi all’Immacolata, ma vogliamo che tutte le anime
del mondo si consacrino a Lei». Nel 1930 P. Kolbe, missionario di Cristo e di Maria, parti per l’Estremo Oriente.
Nel mese di aprile approdò in Giappone e raggiunse
Nagasaki, dove, accolto benevolmente dal Vescovo, dono
armena un mese era in grado di pubblicare in lingua giapponese «Il Cavaliere dell’Immacolata». Fu poi costruito
sulle vendici del monte Hicosan alla periferia di Nagasaki
un nuovo Convento-città che prese il nome di «Mugenzai
no Sono» (Giardino dell’Immacolata), e in cui P. Kolbe
organizzò e formò la nuova comunità francescana missionaria. sul tino di quella di Niepokalanów. I risultati si rivelarono presto assai confortanti. Si moltiplicavano conversioni e battesimi, e tra i giovani battezzati maturavano
vocazioni religiose e sacerdotali, per cui anche Mugenzai no Sono divenne fecondo centro vocazionale e sede
di un noviziato e di un seminario filosofico-teologico. L’attività editoriale arrivò a pubblicare «Il Cavaliere», con una
tiratura di 50.000 copie e in una redazione perfezionata
che il Vescovo di Nagasaki riconobbe corrispondente
«alla mentalità dei Giapponesi fino a destare entusiasmo
e favorevoli consensi, e fino ad arrivare a seminare nei
cuori pagani l’ammirazione prima, e poi l’amore verso
l’Immacolata, e a chiamarli e condurli alla vera fede».
P. Kolbe, autentico apostolo di Maria, avrebbe voluto fondare altre «Città dell’Immacolata» in varie altre parti del
mondo; ma nel 1936 dovette ritornare in Polonia per
riprendere la guida di Niepokalanów, e per essere, secondo i disegni di Dio, testimone dell’amore di Cristo e di
Maria di fronte al mondo nella terribile ora incombente.
Negli anni 1936-39 Niepokalanów raggiunse il massimo sviluppo della sua attività vocazionale ed editoriale.
P. Kolbe, ricco delle nuove esperienze acquisite in Giappone, si dedica non solo a impartire una intensa formazione spirituale alle numerose vocazioni che continuamente affluiscono, ma anche a curare la efficiente orga-
nizzazione dell’apostolato stampa. Circa 800 frati, consacrati all’Immacolata sono intenti alla redazione, alla
stampa e alla diffusione di libri, opuscoli e periodici tra i
quali: «Il Cavaliere», con tiratura di 750.000 e talvolta
1.000.000 di copie, e il «Piccolo Giornale», che raggiunge le 130.000 copie nei giorni feriali e 250.000
copie nei giorni festivi. Nel frattempo il P. Massimiliano
ha l’opportunità di dedicarsi anche a completare l’organizzazione della M.I. ormai diffusa nel mondo; ricorre
nel 1937 il Ventennale di fondazione e il P. Kolbe lo commemora a Roma, dove nel mese di febbraio getta le basi
per la creazione di una «Direzione Generale M.I.». Nel
settembre del 1939 ha inizio la tragica serie delle prove
di sangue che il P. Kolbe aveva in certo modo intravisto.
Una folle ideologia antiumana e anticristiana spinge
forze brutali a invadere la Polonia e perpetrare stragi e
oppressioni inaudite; e la persecuzione si abbatte anche
su Niepokalanów dove è rimasto solo un ridotto numero
di frati. P. Massimiliano affronta la situazione con eroica
fermezza e carità.
Egli accoglie nel convento profughi, feriti, deboli, affamati, scoraggiati, cristiani ed ebrei, ai quali offre ogni conforto spirituale e materiale. Il 19 di settembre la Polizia nazista procede alla deportazione del piccolo gruppo dei frati
di Niepokalanów presso il campo di concentramento di
Amtitz in Germania, dove il P. Massimiliano animò i fratelli a trasformare la prigione in una missione di testimonianza. Poterono tutti rientrare liberi a Niepokalanów nel
mese di dicembre, e riprendere un certo ritmo di attività
nonostante le devastazioni subite dai vari reparti.
La nuova autorità amministrativa imposta dal nazismo
conosce assai bene la potenza spirituale cristiana che
Niepokalanów rappresenta ed esercita in Polonia contro ogni forma di ingiustizia e di errore; e conosce inoltre le ferme intenzioni che animano i frati cavalieri di
Maria Immacolata, perché ha sentito direttamente dal P.
Kolbe questa dichiarazione: «Siamo pronti a dare la vita
per i nostri ideali». La Gestapo però ricorrerà all’inganno per incriminare P. Massimiliano.
Arrestato il 17 febbraio 1941 P. Massimiliano fu rinchiuso nel carcere di Pawiak dove subì le prime torture dalle
guardie naziste; e il 28 maggio fu trasferito al campo di
concentramento di Oswiipcim, tristemente famoso. La
presenza del P. Kolbe nei vari blocchi del campo della
morte fu quella del sacerdote cattolico testimone della
fede, pronto a dare la vita per gli altri, quella del religioso francescano testimone evangelico di carità e messaggero di pace e di bene per i fratelli, quella del cavaliere di Maria Immacolata che all’amore della Madre
divina affida tutti gli uomini. Coinvolto nelle stesse sofferenze inflitte a tante vittime innocenti, egli prega e fa
pregare, sopporta e perdona, illumina e fortifica nella
fede, assolve peccatori e infonde speranza.
Era pronto al dono supremo cui aveva aspirato fin dagli
anni giovanili dando alla sua carità questa dimensione
evangelica: «Da te ipsum aliis = Amor»; lo compì con
estremo slancio di amore quando liberamente si offrì a
prendere il posto di un fratello prigioniero condannato
insieme ad altri nove per ingiusta rappresaglia, a morire
5 - luglio-agosto 2004
di fame. Nel bunker della morte il P.
Massimiliano fece risuonare con la
preghiera il canto della vita redenta
che non muore, il canto dell’amore
che è l’unica forza creatrice, il
canto della vittoria promessa alla
fede in Cristo.
Il 14 agosto 1941, vigilia della festa
della Assunzione di Maria SS., la
ferocia inumana e anticristiana
stroncò la sua esistenza terrena con
una iniezione di acido fenico. La
Vergine Immacolata, che gli aveva
offerto in vita la corona della santità
lo attendeva in cielo per offrirgli
quella della gloria.
La fama della vita santa e dell’eroica
morte del P. Massimiliano Maria
Kolbe si diffuse nel mondo, ovunque
ammirata ed esaltata. Espletati dalla
autorità della Chiesa i processi e gli
esami canonici sulla eroicità delle
virtù del Servo di Dio Massimiliano
Maria e sui miracoli attribuiti alla
sua intercessione, il Santo Padre
Paolo VI lo proclamava Beato il 17
ottobre 1971.
Il 10 ottobre 1982 il Santo Padre
Giovanni Paolo II lo proclama Santo
e Martire.
(Testo tratto dal sito web del Vaticano:
http://www.vatican.va)
VOGLIAMO VEDERE GESÙ
“PROPOSTA DI MEZZA ESTATE”
aperta a giovani e adulti
di età compresa tra i 18 e i 35 anni
16 –18 luglio 2004
A cura del Comitato Diocesano
del Rinnovamento nello Spirito - Genova
“Chi beve dell’acqua che Io gli darò, non avrà mai più sete,
anzi, l’acqua che Io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua
che zampilla per la vita eterna». (Gv 4,14)
Questa proposta che vi trovate sotto gli occhi nasce dal desiderio di
condividere un Tesoro che ci è stato donato e che non possiamo tenere nascosto o solo per noi.
“Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto ed ascoltato.”
(At. 4,20)
I due giorni hanno come obbiettivo l’incontro con Gesù vivo, che agisce oggi nella nostra vita.
Saremo guidati dall’équipe di evangelizzazione del Rinnovamento
nello Spirito della Lombardia, sperimenteremo insieme, forse per la
prima volta, la presenza di Cristo risorto mediante un percorso di preghiera-riflessione-condivisione.
È lo Spirito Santo, donato da Gesù, che ci fa rinascere a Vita Nuova
e ci rende nel mondo testimoni del Vangelo.
“Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Dio, concedi a noi miseri di fare per tua grazia ciò che sappiamo che tu vuoi e di volere sempre ciò che a te piace.
E così, purificati nell’anima, interiormente illuminati e accesi dal fuoco
dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del Figlio Tuo, il Signore nostro Gesù Cristo e a te, o Altissimo, giungere con l’aiuto della tua
sola grazia.
Tu che vivi e regni glorioso nella Trinità perfetta e nella semplice unità,
o Dio onnipotente, per tutti i secoli dei secoli. Amen.”
SAN FRANCESCO
NOTE TECNICHE
Il Corso avrà inizio alle ore 17 del venerdì e finirà alle ore 17 della
domenica. È richiesta la partecipazione all’intero ritiro.
Portare: lenzuola (o sacco a pelo); asciugamani ed effetti personali;
Bibbia e materiale per prendere appunti.
Quota di partecipazione: euro 45,00
Nota bene: le iscrizioni si chiuderanno il 10 luglio 2004.
Chi desidera partecipare è pregato di contattare padre Mario presso
la Piccola Città dell’Immacolata: 010/386278 - [email protected]
6 - luglio-agosto 2004
Cronaca…
1
La “piccola città” in questi tempi è un “grande cantiere”: stiamo procedendo al rifacimento dell’impianto termico e di quello elettrico per rendere più funzionale e sicura la
casa.
Nonostante i lavori in corso, però, la nostra
attività di accoglienza non si è fermata…
almeno per ora!
Nel mese di maggio sono saliti sul monte i
ragazzi di cinque parrocchie genovesi
(Apparizione; S. Maria della Vittoria; Montesignano; S. Martino di Struppa e Prato), per
prepararsi a ricevere la Cresima o la prima
Comunione. Insieme ai ragazzini della Parrocchia di Montesignano sono venuti anche i
genitori, che parallelamente ai figli hanno
vissuto il loro ritiro; hanno promesso che torneranno a trovarci visto il buon esito della
giornata.
Il 23 maggio c’è stata una rimpatriata di
“vecchi” Scout del Genova 3 che non si
vedevano da più di vent’anni… La loro festa
è stata allietata dalle Frecce Tricolore, che
hanno spinto fin qui numerosi genovesi, che
dal nostro piazzale e dai nostri prati si sono
goduti lo spettacolo.
Il 2 giugno, da Modena e dintorni, è arrivato un pullman di pellegrini che hanno trascorso la giornata con noi, spinti a farci visita per vedere di persona la chiesa e il convento dove è vissuto P. Bonaventura Raschi.
Anche loro hanno promesso di ritornare, e
addirittura con due pullman!
Da martedi 15 a sabato 19 giugno abbiamo
accolto il nostro superiore provinciale, P.
Luciano, con il suo consiglio; hanno lavorato
e visitato le comunità conventuali di Genova,
e insieme abbiamo anche discusso sul fututo
della Piccola città.
Un punto fermo è stato stabilito: la “casa”
non verrà chiusa! Quindi si riparte, si progetta e si lavora. Vi chiediamo una preghiera perché possiamo veramente operare
secondo la volontà del Signore.
2
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1. Il nostro Superiore Provinciale col suo consiglio
va in visita alle tre comunità genovesi.
2. Operai all’opera per ristrutturare la casa.
3. L’invasione per vedere le Frecce tricolori
sulla città di Genova.
4. L’accoglienza continua…
7 - luglio-agosto 2004
Cari amici, il Signore vi dia pace!
Gesù nel Vangelo ci dice: “Dal fico imparate questa parabola: quando già il
suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l’estate è vicina” (Mc
13,28), ma quale fico? Forse oggi il segnale che l’estate è vicina sono i
ragazzi che non vanno più a scuola, i parcheggi sotto casa vuoti, le fabbriche che chiudono, le autostrade cariche di macchine, le diete e i costumi da
bagno alla tv!
Non crediamo che Gesù stesse facendo pubblicità all’estate come succede
oggi che la si carica di tante attese. Il nostro Signore ci vuole insegnare ad
aprire gli occhi per scorgere i “segni” della sua presenza in mezzo a noi.
Ogni stagione è buona per vivere nella pace, per essere tranquilli, per riposarsi un po’.
Non abbiamo forse ogni settimana un giorno per fare tutto questo? Scusateci non vogliamo essere polemici, ma ci pare che qualcuno ci voglia incantare facendoci sognare paradisi che non sono veri… San Giovanni Bosco disse
che: “l’estate è il tempo di mietitura del diavolo”, e inventò mille modi sani
per far sì che tutto questo non toccasse i suoi ragazzi. Anche noi possiamo
raccogliere buoni frutti da questa stagione. Siamo invitati da Gesù a “guardare” con attenzione i rami del fico, attorno a noi c’è tutto ciò che cerchiamo e che giova alla nostra felicità, senza dover prendere l’aereo per correre
sulla spiaggia incontaminata di un paese esotico…
Qui dalla Piccola città continuiamo a pregare per voi, vi ringraziamo per la
vostra vicinanza, nella nostra preghiera ricorderemo voi e i vostri cari. Buona
estate e buon raccolto sotto il manto materno della Vergine Maria.
La comunità
PICCOLA CITTÀ DELL’IMMACOLATA - FRATI MINORI CONVENTUALI • Via Monte Fasce, 81 - 16133 Genova
Tel. e fax 010.386278 • www.montefasce.it • E-mail: [email protected]
Con approvazione ecclesiastica • Autorizzazione del Tribunale di Genova 5-5-1961 n. 541
Direttore responsabile: P. Giuliano Abram • Redattore: P. Mario Mingardi
Proprietà: Provincia Ligure-Piemontese Ordine Frati Minori Conventuali
Stampa: Villaggio Grafica - Noventa Padovana (PD)
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8 - luglio-agosto 2004
Piccola città dell’Immacolata
Orari di apertura della chiesa:
9-12 e 15-18 tutti i giorni
La Santa Messa domenicale
e/o festiva viene celebrata
alle ore 10.30
Per raggiungere il santuario
Uscita autostradale Genova-Nervi, direzione centro. Al 5° semaforo (corso Europa) girare a destra
(via Timavo), poi seguire le indicazioni sulla destra per Apparizione (via Tanini). Giunti alla
piazzetta di Apparizione svoltare
a sinistra per Monte Fasce e salire
per circa 5 Km. C’è un cartello
che indica la Piccola Città dell’Immacolata. Siete arrivati.
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Piccola città dell’Immacolata
Frati Minori Conventuali
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L’IMMACOLATA E IL SUO CUORE
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