Sacerdote francescano, Massimiliano Kolbe fu arrestato dalla Gestapo il 17 febbraio 1941. Fu quindi trasferito ad Auschwitz, tristemente famoso come campo di sterminio, dove suoi quattro confratelli l’avevano preceduto un mese prima. Fu messo insieme agli ebrei perché sacerdote, con il numero 16670 e addetto ai lavori più umilianti come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Alla fine di luglio avviene l'evasione di un prigioniero. Come rappresaglia dieci compagni dello stesso blocco sono condannati ingiustamente a morire di fame e di sete nel sotterraneo della morte. Con stupore di tutti i prigionieri e degli stessi nazisti, Padre Massimiliano esce dalle file e si offre in sostituzione di uno dei condannati, il giovane sergente polacco Francesco Gajowniezek. In questa maniera inaspettata ed eroica Padre Massimiliano scende con i nove nel sotterraneo della morte, dove, uno dopo l'altro, i prigionieri muoiono, consolati, assistiti e benedetti da un santo. Le sue ceneri si mescolarono insieme a quelle di tanti altri condannati, nel forno crematorio; così il 14 agosto 1941 finiva la vita terrena di una delle più belle figure del francescanesimo della Chiesa polacca. “Il sacrificio di padre Kolbe provocò una grande impressione nelle menti dei prigionieri, poiché nel campo non si riscontravano quasi mai manifestazioni di amore verso il prossimo. Un prigioniero si rifiutava di dare ad un altro un pezzo di pane... ed ora era successo che qualcuno aveva offerto la propria vita per un altro prigioniero a lui sconosciuto. Tutti i superstiti di Auschwitz testimoniano all'unanimità che, da allora, il campo divenne un luogo un po’ meno infernale” “Chi salva una vita, salva il mondo intero” Talmud Il 10 ottobre 1982, in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II dichiara "Santo" Padre Kolbe, proclamando che "San Massimiliano non morì, ma diede la vita”