IL VERISMO, IL NATURALISMO E LA LEZIONE DI VERGA “Il semplice fatto umano farà pensare sempre” L’Europa nella seconda metà dell’800 SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE La prima fase va dal 1850 al 1870: Incremento demografico Innovazione nel settore siderurgico (Acciaio) Nuove società commerciali e industriali Evoluzione delle banche: commerciali e di investimento Trasformazione dei trasporti L’Europa nella seconda metà dell’800 SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE La seconda fase è a cavallo tra il 1800 e il 1900: Nuove scoperte tecniche e scientifiche Nuovi metalli e tecniche Concentrazione monopolistica delle imprese Capitalismo finanziario Ampliamento dei mercati e mondializzazione L’Europa nella seconda metà dell’800 LA LUNGA DEPRESSIONE (1873-1896) conseguenza della Rivoluzione Industriale Aumento della produzione Aumento delle importazioni Troppe merci sul mercato Grave crisi economica Dazi alle frontiere per limitare le importazioni e far sopravvivere l’industria nazionale (abbandono del liberismo e ritorno al protezionismo) L’Europa nella seconda metà dell’800 LO SVILUPPO DEI COMMERCI E DELLA PUBBLICITA’ conseguenza della Rivoluzione Industriale Il Consumo di massa, che porta alla nascita della società dei consumatori, nella quale gli individui sono visti sempre più come acquirenti, a cui vendere i prodotti e i servizi realizzati dalle imprese (grandi magazzini, pagamento a rate) La Pubblicità, nella quale trovano supporto le nuove strategie commerciali, ha il compito di cambiare le abitudini della gente invogliandola all’acquisto (investimenti nella pubblicità e creazione di agenzie specializzate) L’Europa nella seconda metà dell’800 LA QUESTIONE SOCIALE Nella seconda metà dell’800 si rafforzano le associazioni operaie, che reclamano il riconoscimento e la tutela dei diritti dei lavoratori. Si radica, in questo modo, nel proletariato il movimento socialista (Il Capitale di Marx) La Chiesa Cattolica si interessa alla questione sociale e propone una politica di solidarietà e comprensione tra le classi (Enciclica Rerum Novarum emanata da Leone XIII nel 1891) L’Europa nella seconda metà dell’800 I NUOVI EQUILIBRI L’Inghilterra, durante l’età vittoriana, vive il suo periodo di massimo splendore. Sono realizzate riforme in senso liberale, è rafforzato l’impero coloniale e il primato industriale. La Questione irlandese vede il tentativo dell’Irlanda di rendersi indipendente dall’Inghilterra La Prussia di Bismarck e di Guglielmo I riesce ad unificare gli Stati tedeschi e ad instaurare il II REICH. La Francia vede il definitivo tramonto della monarchia a fine secolo e inizia il suo percorso verso la democrazia. Guerra franco-prussiana, che si conclude con la vittoria della Prussia e il crollo del Secondo Impero di Napoleone III, fa della Germania la maggiore potenza dell’Europa. L’Europa nella seconda metà dell’800 I NUOVI EQUILIBRI L’Ungheria ottiene la dignità di Stato alla pari con l’Austria e nasce l’Impero austro-ungarico (1867) In Russia, i tentativi di modernizzazione economico- sociale dello zar Alessandro II non sortiscono effetti e incontrano una diffusa opposizione Austria e Russia sono in competizione per spartirsi l’Area balcanica e i territori dell’Impero ottomano (Questione d’Oriente) I’Italia unita 1861-1876: Nell’Italia Unita governa la Destra storica 1866: Terza guerra di Indipendenza con l’annessione del Veneto (1848: Prima Guerra d’Indipendenza e 1859: Seconda Guerra d’Indipendenza). Restano ancora aperte le questioni del Trentino e del Friuli, rimasti sotto il dominio degli Austriaci (Terre irredente) 1870: Roma è annessa all’Italia e diventa la nuova capitale (Le precedenti capitali erano state Torino e Firenze). Per lunghi anni i rapporti fra lo stato italiano e la Chiesa restano molto tesi; infatti, il governo italiano mostra un forte anticlericalismo, anche perché Pio IX vieta ai cattolici di partecipare alla vita politica del nuovo Regno (Non expedit) 1876-1896: Governi della Sinistra storica I problemi dell’Italia unita Problemi interni: Mancanza di opere pubbliche (scuole, ospedali, strade, ferrovie) Analfabetismo Arretratezza dell’agricoltura e dell’industria Diffusione di malattie come pellagra, malaria, colera e tifo Deficit del bilancio statale Protezionismo Disomogeneità delle truppe che provenivano da eserciti diversi Necessità di unificare leggi, pesi, misure, monete Difficoltà di comunicazione per i diversi dialetti Squilibri tra Nord e Sud Brigantaggio e Questione meridionale (→ arretratezza del Sud come emerge dall’inchiesta di Franchetti e Sonnino) I problemi dell’Italia unita Problemi esterni: Ostilità delle Potenze all’unificazione italiana Europee contrarie Presenza dell’Austria nel Veneto Questione Romana (problemi Pontificio, di cui Roma fa parte) Aspirazioni colonialistiche con lo Stato Il Positivismo Durante la seconda meta del 1800, prende campo il Positivismo, che, in ambito letterario, presiede all’elaborazione del Naturalismo in Francia e del Verismo in Italia. Il Positivismo è un insieme di indirizzi filosofici che celebrano, fin quasi a divinizzarla, la scienza come strumento fondamentale del progresso umano. Sorto sulla base dell’ascesa della borghesia nel clima di esaltazione determinato dal progresso scientifico e tecnologico, incide a sua volta sull’organizzazione tecnico-scientifico-industriale dell’età moderna. Il Positivismo All’interno del Positivismo si distinguono: Il Positivismo sociale di Augusto Comte (1862, Corso di filosofia positiva) La teoria dell’Evoluzione di Charles Darwin (1859, L’origine della specie; 1871, L’origine dell’uomo) Positivismo applicato ai fatti stessi della coscienza umana, che perciò vanno visti in rapporto con fattori biologici, ereditari, ambientali (Ippolito Taine → l’osservazione della realtà) Influenza sul Naturalismo Il Positivismo Il Positivismo influisce su: o Le Lettere: Naturalismo e Verismo o La Storiografia, in quanto stimola l’interesse ai fatti, ai documenti, alle fonti; promuove cioè una ricerca storica basata sulla filologia o La Critica, che si occupa delle cause fondamentali che condizionano l’artista e la sua opera, cioè la razza, l’ambiente sociale e il momento storico → il critico Hippolyte Taine parla di tre fattori: race, moment, milieu Il Naturalismo Il Naturalismo si afferma in Francia negli anni Settanta dell’Ottocento e rafforza la tendenza al reale, un reale analizzato scientificamente, in quelle componenti (economiche e sociali) che vengono ora considerate come forze condizionanti l’individuo e i rapporti tra gli uomini (anche nella sfera morale). Precursore di questa tendenza è Honorè de Balzac (1799-1850), la cui Commedia umana, ha per protagonista la contemporanea società borghese, con le sue vicende di splendori e miserie. Con Madame Bovary di Gustave Flaubert (1857) e Germinie Lacerteux dei fratelli Gouncourt (1864) la nuova corrente trionfa, poiché si afferma una narrativa volta all’osservazione metodica e obiettiva del relae, alla ricerca del documento di vita, all’inchiesta sociale, allo studio di ambienti, ai casi patologici. Il Naturalismo EMILE ZOLA Elabora una precisa poetica del Naturalismo esposta nel saggio Romanzo sperimentale (1880). I principi del Naturalismo sono: Scientificità: il romanzo deve essere realizzato con i procedimenti propri della scienza sperimentale, cominciando dalla osservazione analitica, guidata dalle conoscenza scientifiche della realtà materiale, umana e sociale Impersonalità: lo scrittore deve essere freddamente obiettivo, non far pesare sulla narrazione il suo intervento personale Funzione sociale: l’arte, come la scienza, deve proporsi come fine, il miglioramento della società, attraverso la denuncia dei mali della società stessa. Il Verismo Gli scrittori veristi italiani prendono le mosse, pur con le dovute differenze dal Naturalismo francese (Balzac, Flaubert, Zola). Il Verismo nasce su un terreno che presenta connotazioni storiche e culturali ben definite: 1 Presa di coscienza dei problemi post-unitari 2 Penetrazione in Italia del Positivismo 3 Declino del romanzo storico e sentimentale Il Verismo LA POETICA DEL VERISMO 1 Luigi Capuana, teorizzatore del Verismo, avverte, come i Naturalisti francesi (pur avvertendone i limiti), la necessità di muovere dai fatti, per fare del romanzo un documento della realtà umana. Egli sostiene il canone dell’impersonalità (1880-1882, Studi sulla letteratura contemporanea) 2 Giovanni Verga, come Capuana, sostiene il canone dell’impersonalità (Dedica a Salvatore farina della novella L’amante di Gramigna) 3 Il Verismo italiano ha un carattere regionale, talvolta provinciale 4 Il verismo italiano pone al centro della sua indagine l’umile vita dei contadini, pastori, pescatori Il Verismo LA POETICA DEL VERISMO Il verismo italiano deriva dal Naturalismo francese: ① L’interesse per alcune indagini proprie della mentalità e della cultura positivistica ② Alcuni principi fondamentali della poetica del Naturalismo quali il canone dell’impersonalità e lo stimolo a determinate tecniche espressive come il dialogo, il parlato, il ricorso alla sintassi del dialetto (uso degli anacoluti) Il Verismo LA POETICA DEL VERISMO Il Verismo, nonostante l’influsso determinante del Naturalismo, ebbe caratteri propri: 1) La Questione meridionale determinò negli scrittori più rappresentativi della corrente, Verga e De Roberto, una visione pessimistica del reale, lontana da quella dei naturalisti francesi, animati dalla fiducia di porre rimedio alle ingiustizie della società 2) Tendenza al vero GIOVANNI VERGA VITA Giovanni Verga nacque a Catania il 2 settembre 1840, discendente da una famiglia di antica nobiltà rurale. Il nonno fu deputato al Parlamento siciliano. Lo scrittore ebbe cinque fratelli e trascorse l’infanzia e l’adolescenza in Sicilia, scrivendo giovanissimo per i giornali e componendo romanzi storici a imitazione di Alessandro Dumas, scrittore allora assai noto. Frequentò scuole private, si iscrisse alla facoltà di Legge dell’università di Catania, senza conseguire la laurea, perché impegnato nel lavoro letterario. In questo suo proposito venne pienamente appoggiato dal padre, che contribuì alle spese delle prime pubblicazioni. Fra il 1865 e il 1872 visse a Firenze, a quel tempo capitale d’Italia, dove ebbe i primi contatti letterari e relazioni e successi mondani. Dal 1872 al 1893 abitò a Milano, dove fu in stretto contatto con gli ambienti letterari, che facevano di Milano la città più viva d’Italia. Importante fu l’amicizia che strinse con Capuana e con Arrigo Boito. Nonostante le molte relazioni amorose, non si sposò mai. Inariditasi la vena creativa, si ritirò a Catania, dove morì il 27 gennaio 1922, quasi in solitudine, in seguito a una trombosi, assistito dalla nipote adottiva e dal fedele De Roberto. GIOVANNI VERGA OPERE Romanzi: Preverismo: Amore e patria (1857); I carbonari della montagna (1861); Sulle lagune (1863); Una peccatrice (1866); Storia di una capinera (1871); Eva (1873); Tigre reale (1873); Eros (1875); Verismo: I Malavoglia (1881); Il marito di Elena (1881); Mastro don Gesualdo (1888); Dal tuo al mio (1903) Novelle: Preverismo: Nedda (1874); Primavera e altri racconti (1876); Verismo: Vita dei campi (1880); Novelle rusticane (1883); Per le vie (1883); Drammi intimi (1884); Vagabondaggio (1887); I ricordi del capitano D’Arce (1891); Don Candeloro e C.i (1891) Teatro: Cavalleria rusticana (opera teatrale, 1884); In portineria (opera teatrale, 1885); La lupa (1894); Dal tuo al mio (1906); La caccia al lupo (1901); La caccia alla volpe (1906); Rose caduche (1928, anche se composto nel 1867) GIOVANNI VERGA NARRATIVA PREVERISTA Nel Verga preverista si riscontra un gusto borghese, influenzato da certa letteratura tardo-romantica e dalla moda dei romanzi d’appendice francesi: - Espediente del manoscritto e delle lettere, da cui il narratore dichiara di aver ricavato la sua storia (Manzoni, romanzo nero inglese, romanzo d’appendice) - Intrecci a suspense, condotti sull’alternanza di successivi nodi e scioglimenti - Presentazione esterna dei personaggi - Repertorio di immagini ripetute GIOVANNI VERGA I rapporti della narrativa borghese con la fase verista si ravvisano: Nella dichiarata esigenza del vero Nella celebrazione di precisi valoro etici: casa, famiglia, lavoro Sul piano formale, nei romanzi preveristi, si nota lo sforzo di conquista della lingua italiana GIOVANNI VERGA L’incontro con la Scapigliatura contribuisce a suscitare nello scrittore un primo moto di ripulsa contro la ricca società borghese, intenta a occultare a suo profitto i problemi dell’Italia unita. La lettura dei naturalisti francesi suscita in Verga l’idea del “ciclo dei vinti” Nedda, novella di passaggio. La fase verista comincia con Vita dei campi (1880) e con la novella «Rosso Malpelo» GIOVANNI VERGA Il Verga verista Componenti culturali del e manifesti: Evoluzionismo – Prefazione ai Malavoglia Dall’evoluzionismo Verga deriva il senso della vita come lotta individuale e di classe, che produce la fiumana del progresso. Nello scrittore manca, però, l’ottimismo positivistico e naturalistico, tipico nello Zola, che è ottimista e fiducioso nella scienza e nel progresso. La questione meridionale - Fantasticheria Lo scrittore verifica in Sicilia l’ineluttabilità delle leggi economiche e di classe, contro le quali riteneva inutile ribellarsi (ideale dell’ostrica e tendenza conservatrice del Verga) Il Naturalismo francese – dedica a S. Farina Dal Naturalismo il Verga attinge il principio dell’impersonalità GIOVANNI VERGA e il semplice fatto umano L’AMANTE DI GRAMIGNA, Prefazione La Prefazione al racconto L’amante di Gramigna ha la forma di una lettera indirizzata a Salvatore Farina, romanziere e giornalista, che a Milano è il direttore della Rivista Minima, su cui il racconto viene pubblicato con il titolo L’amante di Raja. Farina è contrario alle idee veriste e per questo Verga si rivolge a lui argomentando i suoi convincimenti letterari: GIOVANNI VERGA e il semplice fatto umano PREFAZIONE A «L’AMANTE DI GRAMIGNA» Caro Farina, eccoti non un racconto, ma l'abbozzo di un racconto. Esso almeno avrà il merito di essere brevissimo, e di esser storico - un documento umano, come dicono oggi - interessante forse per te, e per tutti coloro che studiano nel gran libro del cuore. Io te lo ripeterò così come l'ho raccolto pei viottoli dei campi, press'a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare, e tu veramente preferirai di trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro, attraverso la lente dello scrittore. Il semplice fatto umano farà pensare sempre; avrà sempre l'efficacia dell'esser stato, delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per la carne; il misterioso processo per cui le passioni si annodano , si intrecciano, maturano, si svolgono nel loro cammino sotterraneo, nei loro andirivieni che spesso sembrano contraddittori, costituirà per lungo tempo ancora la possente attrattiva di quel fenomeno psicologico che forma l'argomento di un racconto, e che l'analisi moderna si studia di seguire con scrupolo scientifico. Di questo che ti narro oggi, ti dirò soltanto il punto di partenza e quello d'arrivo, e per te basterà, - e un giorno forse basterà per tutti. Noi rifacciamo il processo artistico al quale dobbiamo tanti monumenti gloriosi, con metodo diverso, più minuzioso e più intimo. Sacrifichiamo volentieri l'effetto della catastrofe, allo sviluppo logico, necessario delle passioni e dei fatti verso la catastrofe resa meno impreveduta, meno drammatica forse, ma non meno fatale. Siamo più modesti, se non più umili; ma la dimostrazione di cotesto legame oscuro tra cause ed effetti non sarà certo meno utile all'arte dell'avvenire. Si arriverà mai a tal perfezionamento nello studio delle passioni, che diventerà inutile il proseguire in cotesto studio dell'uomo interiore? La scienza del cuore umano, che sarà il frutto della nuova arte, svilupperà talmente e così generalmente tutte le virtù dell'immaginazione, che nell'avvenire i soli romanzi che si scriveranno saranno i fatti diversi? Quando nel romanzo l'affinità e la coesione di ogni sua parte sarà così completa, che il processo della creazione rimarrà un mistero, come lo svolgersi delle passioni umane, e l'armonia delle sue forme sarà così perfetta, la sincerità della sua realtà così evidente, il suo modo e la sua ragione di essere così necessarie, che la mano dell'artista rimarrà assolutamente invisibile, allora avrà l'impronta dell'avvenimento reale, l'opera d'arte sembrerà essersi fatta da sè, aver maturato ed esser sorta spontanea come un fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore, alcuna macchia del peccato d'origine GIOVANNI VERGA e il semplice fatto umano L’AMANTE DI GRAMIGNA, Prefazione Punti essenziali della poetica verghiana presenti nel testo: - Impersonalità, intesa come eclisse dell’autore, che deve sparire dal narrato, non deve filtrare i fatti attraverso la sua lente ma deve mettere il lettore davanti al fatto nudo e schietto. Il lettore deve seguire lo sviluppo di certe passioni come se non fossero raccontate ma come se fossero davanti a lui drammaticamente: “la mano dell'artista rimarrà assolutamente invisibile, allora avrà l'impronta dell’avvenimento reale, l'opera d'arte sembrerà essersi fatta da sé, aver maturato ed esser sorta spontanea come un fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore, alcuna macchia del peccato d'origine”. - Regressione del punto di vista narrativo entro il mondo rappresentato, deve scomparire il narratore tradizionale, portavoce dell’autore, e deve essere sostituito da un anonimo narratore, che ha la visione del mondo e il modo di esprimersi proprio dei personaggi stessi: “Io te lo ripeterò così come l’ho raccolto pei viottoli dei campi, press’a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare”. - Riduzione del racconto all’essenziale, vengono eliminate le minuziose analisi psicologiche e il processo delle passioni è ricostruito solo da pochi punti indispensabili: “Di questo che ti narro oggi, ti dirò soltanto il punto di partenza e quello d’arrivo, e per te basterà, - e un giorno forse basterà per tutti”. GIOVANNI VERGA e il semplice fatto umano L’AMANTE DI GRAMIGNA, Prefazione Punti essenziali della poetica verghiana presenti nel testo: Rifiuto della drammaticità e degli effetti romanzeschi plateali cari al Romanticismo: “Noi rifacciamo il processo artistico al quale dobbiamo tanti monumenti gloriosi, con metodo diverso, più minuzioso e più intimo. Sacrifichiamo volentieri l’effetto della catastrofe, allo sviluppo logico, necessario delle passioni e dei fatti verso la catastrofe resa meno impreveduta, meno drammatica forse, ma non meno fatale”. Rapporti causa-effetto nei processi psicologici, agli effetti romanzeschi si sostituisce una ricostruzione scientifica dei processi psicologici, fondata su una rigorosa consequenzialità logica e sui rapporti necessari causa-effetto. (Richiamo al naturalismo): “il misterioso processo per cui le passioni si annodano, si intrecciano, maturano, si svolgono nel loro cammino sotterraneo, nei loro andirivieni che spesso sembrano contraddittori, costituirà per lungo tempo ancora la potente attrattiva di quel fenomeno psicologico che forma l'argomento di un racconto, e che l'analisi moderna si studia di seguire con scrupolo scientifico”. GIOVANNI VERGA e il semplice fatto umano PREFAZIONE AI «MALAVOGLIA» Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni, le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola vissuta fino allora relativamente felice, la vaga bramosia dell’ignoto, l’accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio. Il movente dell’attività umana che produce la fiumana del progresso è preso qui alle sue sorgenti, nelle proporzioni più modeste e materiali. Il meccanismo delle passioni che la determinano in quelle basse sfere è meno complicato, e potrà quindi osservarsi con maggior precisione. Basta lasciare al quadro le sue tinte schiette e tranquille, e il suo disegno semplice. Man mano che cotesta ricerca del meglio di cui l’uomo è travagliato cresce e si dilata, tende anche ad elevarsi, e segue il suo moto ascendente nelle classi sociali. Nei Malavoglia non è ancora che la lotta pei bisogni materiali. Soddisfatti questi, la ricerca diviene avidità di ricchezze, e si incarnerà in un tipo borghese, Mastrodon Gesualdo, incorniciato nel quadro ancora ristretto di una piccola città di provincia, ma del quale i colori cominceranno ad essere più vivaci, e il disegno a farsi più ampio e variato. Poi diventerà vanità aristocratica nella Duchessa di Leyra; e ambizione nell’Onorevole Scipioni, per arrivare all’Uomo di lusso, il quale riunisce tutte coteste bramosie, tutte coteste vanità, tutte coteste ambizioni, per comprenderle e soffrirne, se le sente nel sangue, e ne è consunto. A misura che la sfera dell’azione umana si allarga, il congegno delle passioni va complicandosi; i tipi si disegnano certamente meno originali, ma più curiosi, per la sottile influenza che esercita sui caratteri l’educazione, ed anche tutto quello che ci può essere di artificiale nella civiltà. Persino il linguaggio tende ad individualizzarsi, ad arricchirsi di tutte le mezze tinte dei mezzi sentimenti, di tutti gli artifici della parola onde dar rilievo all’idea, in un’epoca che impone come regola di buon gusto un eguale formalismo per mascherare un’uniformità di sentimenti e d’idee. Perché la riproduzione artistica di cotesti quadri sia esatta, bisogna seguire scrupolosamente le norme di questa analisi; esser sinceri per dimostrare la verità, giacché la forma è così inerente al soggetto, quanto ogni parte del soggetto stesso è necessaria alla spiegazione dell’argomento generale. GIOVANNI VERGA e il semplice fatto umano Il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l’umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell’insieme, da lontano. Nella luce gloriosa che l’accompagna dileguansi le irrequietudini, le avidità, l’egoismo, tutte le passioni, tutti i vizi che si trasformano in virtù, tutte le debolezze che aiutano l’immane lavoro, tutte le contraddizioni, dal cui attrito sviluppasi la luce della verità. Il risultato umanitario copre quanto c’è di meschino negli interessi particolari che lo producono; li giustifica quasi come mezzi necessari a stimolare l’attività dell’individuo cooperante inconscio a beneficio di tutti. Ogni movente di cotesto lavorio universale, dalla ricerca del benessere materiale, alle più elevate ambizioni, è legittimato dal solo fatto della sua opportunità a raggiungere lo scopo del movimento incessante; e quando si conosce dove vada questa immensa corrente dell’attività umana, non si domanda al certo come ci va. Solo l’osservatore, travolto anch’esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d’oggi, affrettati anch’essi, avidi anch’essi d’arrivare, e che saranno sorpassati domani. I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, la Duchessa de Leyra, l’Onorevole Scipioni, l’Uomo di lusso sono altrettanti vinti che la corrente ha deposti sulla riva, dopo averli travolti e annegati, ciascuno colle stimate del suo peccato, che avrebbero dovuto essere lo sfolgorare della sua virtù. Ciascuno, dal più umile al più elevato, ha avuta la sua parte nella lotta per l’esistenza, pel benessere, per l’ambizione - dall’umile pescatore al nuovo arricchito - alla intrusa nelle alte classi - all’uomo dall’ingegno e dalle volontà robuste, il quale si sente la forza di dominare gli altri uomini; di prendersi da sé quella parte di considerazione pubblica che il pregiudizio sociale gli nega per la sua nascita illegale; di fare la legge, lui nato fuori della legge - all’artista che crede di seguire il suo ideale seguendo un’altra forma dell’ambizione. Chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori del campo della lotta per studiarla senza passione, e rendere la scena nettamente, coi colori adatti, tale da dare la rappresentazione della realtà com’è stata, o come avrebbe dovuto essere. GIOVANNI VERGA e il semplice fatto umano Punti essenziali della poetica verghiana presenti nel testo: 1. L’Arte come studio della realtà 2. Oggetto dello studio →la lotta per la vita, il movente dell’attività umana 3. La forma inerente al soggetto → adattamento linguistico – espressivo 4. La concezione del progresso: la rappresentazione con la lotta per la sopravvivenza attraverso la storia di cinque «vinti» 5. Il dovere di non giudicare ciò che si osserva GIOVANNI VERGA e il semplice fatto umano LA NOVELLA «FANTASTICHERIA» È la vera prefazione ai «Malavoglia» perché sono presentati nel racconto i personaggi che compariranno nel corso del romanzo GIOVANNI VERGA e il semplice fatto umano Si riconosce subito Maruzza mentre vende arance sul pacchettino dell’uscio e guarda la dama bianca e superba; Padron ‘Ntoni che non avrebbe voluto morire nell’ospedale della città ma in quel cantuccio nero vicino al focolare; segue l’accenno a Mena, emblema dell’amore negato, che è rappresentata dietro i vasi di basilico ad aspettare Alfio, con gli occhi interessati a quell’altra casa coronata di tralci di vite. Verga assegna a Mena la sorte che nel romanzo sarà di Lia: il prostituirsi. ‘Ntoni sceglie di lasciare i confini rassicuranti del paesello ma finisce nelle carceri di Pantelleria mentre miglior sorte toccò a quelli che morirono come Luca e Bastianazzo. Per non dimenticare poi la casa del nespolo, protagonista indiscussa.