Tindaro Bellinvia Università di Messina Napoli 28 Febbraio 3 Marzo 2011 Università degli Studi di Napoli “Federico II” Convegno: “Interculturalità tra universalismo e particolarismo prospettive interdisciplinari” Negli ultimi decenni la politica e le politiche delle città italiane sono state fortemente “colonizzate” dal discorso sicuritario, declinato in tutte le sue sfaccettature. Gli attori sociali hanno costruito le loro identità e loro strategie di lotta in sintonia o in opposizione al tema dominante dell’“insicurezza”, spesso collegato all’immigrazione e al degrado urbano. Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali In the last decades, politics and policies in Italian cities have been colonized by the securitinization of public discourse. As far as civil society actors are concerned, they have defined their identity and strategies by focusing on the subject matter of security, connected to the subject of immigration and urban decay. 2 In questo paper si tenta un’analisi dell’articolazione e delle dinamiche del conflitto urbano pisano, con le sue tendenze al particolarismo o all’universalismo, alla luce degli approcci e dei modelli teoricoempirici sulla sicurezza e l’azione collettiva. Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali This paper analyzes structures and dynamics of urban conflict in Pisa, and focuses on the related aspects of particularism and universalism, in the theoretical context of the studies on security policies and collective action. 3 Il concetto di sicurezza e i suoi “sottoprodotti” come la tolleranza zero e il controllo comunitario sono fortemente dominanti nel discorso pubblico italiano locale e nazionale (Pavarini 2007). Il risultato di questi che Foucault chiamerebbe “discorsi di verità” è costituito da pratiche di esclusione sociale utili a produrre “classi pericolose” ovvero categorie sociali considerate a rischio e quindi destinatarie di provvedimenti repressivi e persecutori (Palidda 2010, Dal Lago 2010). Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali The concept of security and its by-products, as “zero tolerance” and “community policing”, have prevailed both in the national and local public discourse (Pavarini 2007). The result of what Foucault defines as “discourse of truth” is composed of practices of social exclusion aimed to produce “dangerous classes” – that is, social categories considered as a risk and, therefore, subjected to repressive and persecutory measures (Palidda 2010, Dal Lago 2010). 4 Ma come nasce il mito della tolleranza zero? L’idea di base è espressa per la prima volta da Wilson e Kelling in un articolo su The Atlantic Monthly titolato “Broken windows”. La tesi è semplice: il degrado urbano favorisce e incoraggia la devianza e la criminalità e dunque non bisogna tollerare nessun comportamento di inciviltà, la polizia «dovrebbe reprimere quei comportamenti che, pur non comportando eventualmente alcun reato, risultano essere molesti, fastidiosi, offrendo al cittadino un’immagine degradata della città (De Giorgi 2000: 107)». Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali How born the mite to zero tolerance? The grounded idea is express for the first time from Wilson and Kelling in an article on The Atlantic Monthly titled “Broken windows”. The theory is simple: the urban decay favorite and encourage the deviance and the crime and so cannot to tolerate behaviors of barbarity, the police «must to repress the behaviors that, also not criminal appeared irritating, annoying, offer at citizen an decay imagine of city (De Giorgi 2000: 107)». 5 Come alternativa alle politiche di tolleranza zero spesso si fa riferimento al cosiddetto controllo comunitario ovvero al modello di polizia nato nel Regno Unito all’inizio dell’800 e sviluppatosi anche in Canada e negli Stati Uniti. Il “community policing” o “community safety” si basa su un’interazione costante tra poliziotti e cittadini. Il controllo sociale non è solo compito della polizia, ma viene espletato assieme dalla comunità locale tramite associazioni e comitati che segnalano problemi e criticità(Peluso 2009: 35). Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali The alternative to zero tolerance policies consists of community policing – that is, the policy model developed in the UK at the beginning of 1800 and diffused also in Canada and the US. Community policing (or community safety) is founded on the constant interaction between police and citizens. Social control is not only a task of police, but must be obtained through the involvement of local communities, associations and boards, which indicate problems and criticisms (Peluso 2009: 35). 6 Il problema di questo approccio alla sicurezza sta proprio nel concetto di community intesa come: il vivere in un preciso territorio della città, condividere tratti culturali e stili di vita, sperimentare un’interazione reciproca quotidiana. Come ci si rapporta con coloro che socialmente o culturalmente non sembrano integrati nella comunità? Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali The problem of this approach to security lies in the concept of community, understood as: a) living in a definite territory of the city, b) sharing cultural features and life-styles, c) experimenting a daily reciprocal interaction. How groups should relate with those who do not appear socially or culturally integrated into the community? 7 Gli autori Bohm, Reynolds ed Holmes hanno evidenziato come le attività di collaborazione cittadini-polizia come il Neighborhood Watch siano servite a rafforzare la dominanza di alcune rispettabili minoranze sul resto degli abitanti del quartiere (Carrer 2003: 58). Per Davis e per Wacquant esiste un pericolo ancora più grave ovvero la persecuzione delle minoranze etniche e dei gruppi sociali più deboli e marginali. Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali Bohm, Reynolds, and Holmes suggested that forms of collaboration between citizens and police, such as “Neighborhood Watch”, helped reinforcing the dominance of few respectable minorities on the rest of the inhabitants of a neighborhood (Carrer 2003: 58). For Davis and Wacquant there are further risks, related to the persecution of the most weak and marginal ethnic minorities and social groups. 8 Il tema della community safety e della sorveglianza di vicinato apre la questione ineludibile dei comitati di cittadini per la sicurezza e il decoro. Questi, infatti, in Italia hanno assunto un ruolo fondamentale nella produzione del discorso sicuritario e nella domanda di politiche pubbliche consequenziali. Utilizzando come case study Pisa, reputo interessante riflettere non solo sui comitati promotori di politiche per la sicurezza, ma anche sulle organizzazioni collettive fautrici di altre priorità e di altre letture del contesto urbano. Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali The issues of Community Safety and Neighborhood Watch pose an ineludible question concerning the boards of citizens. These, in fact, in Italy played a fundamental role in the production of the securitization discourse and the demand for subsequent policies. By deploying Pisa as a case study, I intend to reflect not only on the boards promoting security policies, but also on the organizations expressing others priorities and interpretations of the urban context. 9 Per perseguire tale obiettivo è utile accostarsi al campo di studi dell’azione collettiva e ai suoi approcci più proficui: lo statunitense Resource Mobilization e l’europeo Nuovi Movimenti Sociali. L’uno è rappresentato principalmente da Zald, McCarthy, Oberschall e Tilly e l’altro da Touraine, Offe e Melucci. La prima scuola si è sviluppata a partire dalla critica all’approccio del comportamento collettivo della Scuola di Chicago, riprendendo l’idea dei movimenti collettivi come attori del mutamento, ma considerandoli anche attori “normali” del sistema; la seconda scuola ha messo in rilievo le profonde differenze tra il movimento operaio e i “nuovi” movimenti sociali degli anni ’60 e ’70, evidenziando l’importanza dei fattori culturali ma tenendo al centro dell’analisi il conflitto sociale (Della Porta 1996: 328). Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali In order to pursue such aims, two approaches developed within the framework of the American and European studies on collective action will be deployed: namely, the “resource mobilization”, and the “new social movements”. The former approach, is chiefly represented by Zald, McCarthy, Oberschall, and Tilly; the latter byTouraine, Offe, and Melucci. The first set of analyses criticizes the Chicago School’s Collective Behavior’s theory, and argues that collective movements are “actors of change”, but also “normal actors” of the system; the second set of studies remarks the differences between the workingclass movement and the “new” social movements of the 1960s and 1970s, highlights the importance of the cultural variables but puts social conflict at the centre of the analysis (Della Porta 1996: 328). 10 Di grande importanza è il lavoro di Melucci che ha costruito il suo impianto teorico-empirico in un continuo e proficuo confronto soprattutto con Touraine, ma in parte anche con Tilly, tratteggiando l’azione collettiva come «l’insieme delle condotte conflittuali all’interno del sistema sociale. Essa implica la lotta tra due attori collettivi, definiti ciascuno da una specifica solidarietà, che si oppongono per l’appropriazione e la destinazione di valori e risorse sociali (Melucci 1989 [1977]: 96)». A sua volta l’azione collettiva si può declinare in azione conflittuale e movimento sociale. Si registra azione conflittuale quando la lotta avviene all’interno del sistema esaminato, si parla di movimento sociale quando si superano i confini del sistema politico e/o sociale. Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali Melucci has developed his theoretical and empirical analysis in a persisting and profitable relation with both Touraine and Tilly’s work, sketching the collective behavior as «the whole of the conflictive behaviors inside the social system. It involves the struggle between collective actors, each defined by a specific solidarity, who compete for the appropriation and allocation of values and social resources (Melucci 1989 [1977]: 96). Collective action is composed of conflict and social movement. The former one occurs when a struggle is conducted within an observed system; the latter one takes place when the borders of the political and/or social system are crossed. 11 Melucci concentra l’attenzione soprattutto sui movimenti sociali, sottolineando l’antagonismo di essi dal punto di vista comunicativo e la loro caratteristica offerta di codici simbolici contrapposti a quelli dominanti (Daher 2002: 83). In base all’analisi della stampa locale e dei documenti da me raccolti, ma anche dalle interviste in profondità a testimoni privilegiati e dall’osservazione partecipante effettuata, l’azione collettiva nella città di Pisa si può delineare secondo le due categorie melucciane dell’azione conflittuale e del movimento sociale. Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali Melucci focuses, above all, on social movements, and underlines their antagonism with regard to both communication and counterpoised symbolic codes (Daher 2002: 83). On the basis of the analysis of the local press, official documents, in-depth interviews with privileged witnesses, and an ethnography, I claim that the forms of collective action in Pisa can be understood by means of the two Melucci’s categories of conflict and social movement. 12 Nella categoria dell’azione conflittuale credo di poter collocare i comitati per la sicurezza del quartiere stazione, promotori del frame sicurezza e decoro urbano in piena armonia con i codici simbolici dominanti nel discorso pubblico pisano (dai quotidiani alle televisioni locali, dai maggiori partiti ai più importanti gruppi di pressione professionali ed economici); Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali Under the category of conflict, is possible to list the “boards for the security of the station’s neighborhood”, promoters of the frame security and urban decorum, in accordance with the symbolic codes dominating in the Pisa’s public discourse (from the newspaper to the local television channels, from major parties to the more important professional and economic lobbies); 13 nella categoria dei movimenti sociali inserirei un vasto network di attori sociali pisani - dal centro sociale Rebeldía con la sua trentina di associazioni al centro sociale Newroz, dall’assemblea antirazzista ai cobas, da diverse associazioni di migranti ai collettivi “prendo casa”, da Legambiente al circolo Agorà, dalla Federazione della Sinistra a Sinistra Ecologia e Libertà, da ArtWatch Italia ai Comitati di Via Pratale, di Via Battelli, di Sant'Ermete e del Vecchio Cep impegnati contro la cementificazione, ai comitati dei quartieri S. Francesco, S. Antonio, S. Martino, S. Maria e Portammare raccolti attorno al giornalino “luci sulla città” e all’Associazione per la salvaguardia e la valorizzazione di Pisa - fautori di un frame solidaristico-inclusivo ed ecosostenibile fortemente oppositivo ai codici simbolici dominanti. Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali Under the category of social movements is included a wide network of Pisa’s social actors – from the social centre Rebeldia, composed of about thirty associations to the social centre Newroz, the antiracist assembly, and the Cobas; from a number of immigrant associations to the “I am taking house” collective, the Legambiente at the Agorà club, the “Federation of the Left”, “Left Ecology and Liberty” (SEL), ArtWatch, and the boards of Via Pratale, Via Battelli, Sant’Ermete, the Vecchio Cep, which oppose cementation, and, still, the boards of the neighborhoods S. Francesco, S. Antonio, S. Martino, S. Maria Portammare, gathered around the small journal “lights on city”, and, finally, the “Association for the Pisa safeguard and improvement”, promoting the frames solidarity-inclusion and ecosustainability, strongly counterpoised to the dominant symbol codes. 14 A sostegno di tale collocazione teorica è utile riprendere la più recente definizione di Diani dei movimenti sociali: «esempi di azione collettiva con un orientamento conflittuale verso avversari sociali e politici, promossi attraverso densi network interorganizzativi, da attori legati da solidarietà e identità che precedono e seguono specifici eventi e campagne (2008: 45)». Secondo Diani, dunque, per poter parlare di movimento sociale è di fondamentale importanza la presenza di densi network interorganizzativi e, pertanto, sarebbe una forzatura inserire nel nostro caso in questa categoria i due comitati sicuritari del quartiere stazione, che - oltre a non avere stabili legami con altri attori sociali non si concedono neanche un reciproco riconoscimento. Al contrario la definizione di Diani sembra calzante per il vasto movimento urbano precedentemente delineato. Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali In order to support the present argument is useful to employ the most recent definition by Diani, who maintains that social movements are an: «example of collective action with a conflict orientation against social and political adversaries, promoted through dense interorganizing networks, from actors related from solidarity bonds and identities that precede and follow specific events and campaigns (2008: 45)». According to Diani, therefore, the presence of dense inter-organizing networks is fundamental for acknowledging the presence of a social movement and, therefore, the inclusion of the two security boards of the Station Neighborhood would stretch the meaning, as they do not have stable bonds with other social actors, nor recognize them. On the contrary, Diani’s definition seems appropriate for the wide urban movement mentioned above. 15 Ma quali fattori politici, sociali ed economici hanno favorito queste due forme di azione collettiva? Non è sicuramente un caso innanzitutto l’avvento di questo tipo di conflitto urbano a partire dagli anni ’90, quando da un lato avanza l’immigrazione e dall’altro con le politiche di risanamento dei conti pubblici si cominciano a ridurre gli investimenti a favore di progetti sociali e si inizia a puntare su grandi progetti di rigenerazione urbana (Sebastiani 2007). Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali But what political social and economic elements have favored these two forms of collective action? It is not by chance that the rise of this type of urban conflicts dates back in the 1990s, when, on the one hand, immigration figures increase, and, on the other, new policies aimed to seize the budget and reduce public social expenditure, now pursue projects of urban regeneration (Sebastiani 2007). 16 Le scelte della classe dirigente pisana non si discostano molto da quanto succede nel resto dell’Europa: con la riduzione dei trasferimenti dallo Stato centrale, infatti, le città come sottolinea Le Galès competono tra loro per attirare finanziamenti dall’UE e investimenti dai grandi gruppi privati. Se una piccola parte dei finanziamenti dell’UE può ancora riguardare politiche sociali, gli investimenti dei grandi capitali sono indirizzati esclusivamente verso grandi progetti di riqualificazione urbana e speculazioni immobiliari. Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali The choices of the Pisa’s policy-makers do not differ from what happens in the rest of Europe: as underlined by Le Galès, by the reduction of the transfers from the central State to the cities, these latters compete for attracting EU funds and investments from private companies. If a small part of the EU funds can still be used for social purposes, capital’s investments are directed exclusively towards major urban projects and real estates speculations. 17 «Assai problematici - scrive Tedesco richiamandosi a documenti ufficiali della Commissione Europea risultano i rapporti tra due ordini di strategie entrambe perseguite a livello europeo: quelle tese ad aumentare la competitività delle città e quelle di lotta all’esclusione sociale (2002:145)». I rischi di accentramento di poteri politico-economici nelle mani di pochi sono in questa prospettiva altissimi (Della Porta 2004: 15). Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali On the basis of official documents by the European Commission, Tedesco argues that «are very problematic the relations between two orders of strategy both pursued at an European level: that aimed to increase the competitiveness of the cities, and that directed to tackle social exclusion (2002: 145)». The risks stemming from the centralization of political-economic powers in the hands of few are, in this prospective, extremely high (Della Porta 2004: 15). 18 Pertanto particolarismo e universalismo sono i tratti caratterizzanti delle risposte degli attori sociali pisani al mutamento innestato da processi economico-politici di carattere globale: una parte di essi attraverso il comitatismo sicuritario si è concentrata sulla sicurezza e il decoro del quartiere, invocando una politica di tolleranza zero verso mendicanti, venditori ambulanti, piccoli spacciatori, cosiddetti “sbandati”, praticando anche forme di sorveglianza di vicinato e retoriche di vittimizzazione (facendo prevalere dunque, come insegna Bauman, la paura sull’apertura). Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali Particularism and universalism are, thus, the different responses provided by Pisa’s social actors in front of the changes produced from global economic-political processes: a part of them, through the security committees, has focused on neighborhoods’ safety and decorum, invoking a policy of zero tolerance towards beggars, street vendors, small drug dealers (the so called “hustlers”), and practicing also forms of neighborhood-watch and rhetorical victimization (so that, as argued by Bauman, the “fear of the opening” prevailed). 19 L’altra parte attraverso forme anche profetiche (in senso melucciano) di azione sociale - facendo convivere negli stessi spazi sociali e nelle stesse lotte migranti e autoctoni, ed innestando quindi processi interculturali di mezcla - ha promosso un’idea di città aperta e plurale (optando come direbbe Castel per una sicurezza basata sui diritti sociali). Azione collettiva, sicurezza urbana e processi interculturali the other part of the city, through forms of social action that can be considered also prophetical (in the Meluccian sense), has promoted an idea of open and pluralist city (opting, as suggested by Castel, for a model of security grounded on social rights), by including within the same social space and struggles migrants and natives, and producing an intercultural process of mezcla. 20 Riferimenti bibliografici BAUMAN Z. (2005), Fiducia e paura nella città, Bruno Mondadori, Milano CARRER F. (2003), Insicurezza urbana e politiche di contrasto, in AMENDOLA G (2003)(a cura di), Il governo della città sicura. Politiche, esperienze e luoghi comuni, Liguori, Napoli CASTEL R. (2003), L’insécurité sociale. Qu’est-ce qu’être protégé?, Seuil, Paris, tr. it. L’insicurezza sociale. Che cosa significa essere protetti, Einaudi, Torino, 2004 DAHER L. M. (2002), Azione collettiva. Teorie e problemi, Franco Angeli, Milano DAL LAGO A. 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