La costruzione simbolica
dei movimenti sociali
La riscoperta del «lavoro politico»
Mobilitare il consenso
• I movimenti sociali non nascono meccanicamente
dall’accumulo di frustrazioni. Il passaggio all’agire
collettivo presuppone tutto un lavoro sulle
rappresentazioni che dia un linguaggio al malcontento
• Dare un linguaggio alla protesta significa trasformare il
malessere diffuso in ingiustizia, in scandalo,
legittimarlo rispetto a un sistema di norme e valori,
insomma «passare alla dimensione generale»,
trasformare un caso in una causa
• La categoria del «diritto a…»
• Dare un linguaggio significa anche individuare dei
responsabili, formulare delle rivendicazioni
predisponendo le soluzioni possibili
• Il linguaggio comporta una dimensione cognitiva
fornendo le parole, le classificazioni, le
spiegazioni che mettono ordine nelle cose
• La dimensione simbolica del linguaggio dice il
bene e il male, il «noi» e il «loro» e implica una
componente identitaria. Quindi, rendendo
possibile la formulazione di lagnanze e richieste,
essa inaugura un registro espressivo
Le due sequenze
del movimento sociale
- Mobilitazione del consenso poggia sull’attività di
propaganda che ha lo scopo di produrre, per
mezzo di un lavoro militante fatto di manifesti,
riunioni, volantinaggi, la diffusione di un punto di
vista sul mondo, sul «problema» in oggetto,
nonché la costituzione di un pubblico favorevole
alla causa
- Mobilitazione dell’azione mirante a trasformare il
capitale di simpatia accumulato in impegni
concreti, come a d esempio la partecipazione ad
una manifestazione
I quadri dell’esperienza
• L’analisi degli schemi interpretativi designa ciò
che consente agli individui di «localizzare,
percepire, individuare, classificare gli eventi del
loro ambiente e del loro vissuto» (Goffman)
• L’operazione più radicale è la trasformazione
completa dello schema: si tratta di cancellare uno
schema sociale di interpretazione e di sostituirvi
una griglia di lettura completamente altra
• La connessione fra schemi (bridging) consiste
nell’evidenziare le convergenze fra temi comuni a
due diverse mobilitazioni
Rappresentazioni e mobilitazioni
mediatiche
Raramente il pubblico è un recettore acritico
(Gamson)
Due caratteristiche del discorso della stampa
sfavorevoli ai movimenti sociali:
a) Le difficoltà e le poste in gioco vi sono
rarissimamente problematizzate;
b) l’idea di un potere d’influenza su queste poste in
gioco grazie all’azione collettiva è praticamente
estranea al discorso giornalistico
Comunicazione e media
• Alle manifestazioni tradizionali, realizzate soprattutto
per creare un rapporto di forza e permettere
l’espressione del gruppo, si sono aggiunte
manifestazioni di «secondo grado». Organizzate con
l’aiuto di esperti in comunicazione, con il ricorso a regie
elaborate, queste ultime mirano a produrre
un’immagine valorizzante del gruppo e delle sue
rivendicazioni attraverso i media
• Il «potere» reale dei media sulla riuscita di numerose
mobilitazioni è difficile da misurare oggettivamente
I media, attori dei movimenti sociali
• Giornalisti e professionisti dei media possono
essere considerati a pieno titolo attori die
movimenti sociali. Sono tante le situazioni in cui
attivisti e giornalisti si trovano nell’ambigua
relazione di rivali-complici
• Le influenze mediatiche su un movimento
contestatario vanno dalla stimolazione di ondate
di adesione alla trasformazione dei leader in divi,
fino ad un completo riorientamento delle energie
militanti
• La costruzione mediatica dei movimenti non
deriva, essenzialmente, da un disegno politico
esplicito dei giornalisti o dei proprietari dei
giornali. Essa risulta dalla rete interattiva che
struttura il lavoro mediatico, in modo particolare
la televisione; il tutto legato ai fini dell’ordine e
della raccolta di finanziamenti pubblicitari
• La soluzione politica di numerosi problemi sociali
viene oggettivamente ostacolata e complicata
dallo sforzo giornalistico di dare degli stessi una
visione semplicistica o sconvolgente
Il registro terapeutico
• I media svolgono un lavoro di natura terapeutica
nei confronti delle vittime per effetto della
rappresentazione che danno dei disagi.
• La «terapia», quarta branca da aggiungere al
trittico di Hirschman (defezione – lealtà –
protesta)
• La categoria «problema di comunicazione» gioca
un ruolo particolarmente strategico. Riduce la
conflittualità ad una patologia nata da carenze
pedagogiche che impedisce ai soggetti di
comprendere le soluzioni che s’impongono
Una sociologia della costruzione dei
problemi pubblici
• I «problemi sociali» nascono da un lavoro di
trasformazione – e di creazione – dello scontento in
rivendicazioni argomentate, di costruzione di rapporti
di forza per ottenere risposte e provvedimenti
• I responsabili dei movimenti sociali hanno tutto
l’interesse a cercare solide connessioni con gli altri
circuiti di trattamento dei problemi sociali.
• Il supporto più efficace al processo di mobilitazione
rimane l’inserimento a pieno titolo nei negoziati con le
autorità amministrative e governative
La forza dell’istituzione
• Risparmiare in termini di mobilitazione
permanente nella gestione di un problema
pubblico implica, per un movimento sociale, una
logica d’istituzionalizzazione
• La tensione di ogni movimento sociale (Piven e
Cloward): a) giocare solo sul registro della
mobilitazione; b) tentare di affiancare al registro
della mobilitazione altri modi di conservazione
del «suo» problema in agenda, assumendo il
rischio di entrare in uno scenario di
addomesticamento
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La costruzione simbolica dei movimenti sociali