Emergenza educativa: recuperare la teoria e innovare la pratica Velleda Bolognari – Università di Messina Luigi Negri, "Emergenza educativa. Che fare?" si presenta come uno strumento utile per quella funzione educativa così gravida di difficoltà e su cui la Chiesa, ormai in tutti suoi vertici supremi, cominciando dal Santo Padre Benedetto XVI, ha richiamato e richiama in modo drammatico l’attenzione. Emergenza educativa: per chi fa del “relativismo il proprio credo” l’educazione oggi non è semplicemente difficile ma impossibile e richiede veramente una nuova evangelizzazione. Nel testo, la consapevolezza che educare è la grande sfida per ricondurre l’io alla coscienza di sé e del suo impegno nel mondo cioè di sapere perché ogni persona vive, da dove viene e a cosa è destinata. Mons. Negri, vescovo di San Marino - Montefeltro Perché gli adolescenti di oggi appaiono sempre più cinici ed insensibili? Molti puntano decisamente il dito sui video giochi, film e serial nei quali la più feroce ed efferata violenza la fa da protagonista. Secondo il "Journal of Experimental Social Psychology" “interagire con i giochi più violenti porterebbe ad essere addirittura proprio più cattivi”, secondo altri invece, censurare servirebbe a ben poco perché il divieto si può rivelare una buona pubblicità, un ottimo biglietto da visita per un gioco che fa della violenza la principale attrattiva! Che fare dunque? Di certo i video giochi violenti sono conseguenze di qualcosa, prima di essere una “causa”. Da che mondo è mondo infatti, i giovani, i bambini, gli adolescenti, ma anche gli adulti, possono voler provare piacere nell’uccidere l’orco, esperienza naturalissima se ricondotta all’interno del gioco perchè è il modo più corretto per sfogare la propria rabbia. D’altro canto la televisione sembra sostituirsi al ruolo delle nonne, delle mamme, dei papà quando in un’atmosfera calda e magica raccontavano le favole pronti ad abbracciare e rassicurare i bambini spaventati dall’orco cattivo. Oggi i numerosi impegni lavorativi, sociali, ricreativi e lo stress causato da conflitti di ogni genere, rendono sempre più stanchi e meno disponibili ad ascoltare i veri bisogni dei bambini. Perfino il così detto benessere ha fatto la sua parte ed ha portato a colmare i figli di cose, spesso inutili e ha alimentato negli adulti l’illusione che tutto ciò di cui i bambini hanno bisogno possa essere comprato. In conclusione appare necessario e più che mai urgente puntare di più sull’educazione che i nostri figli ricevono fin dalla nascita e poi nelle scuole, aumentare il clima di fiducia e la loro stima di sé, necessari per imparare a costruire sani rapporti fondati sulla solidarietà e sulla cooperazione. I NOSTRI FIGLI SENZA MAESTRI ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI (Corriere della Sera, 30 aprile 09) Dei giovani e giovanissimi, dei loro problemi, dei loro allarmi, della loro violenza, dei terrificanti crimini che riescono a commettere quando ancora, almeno in teoria, devono rispettare l’orario di rientro dettato dai genitori, dopo un momentaneo commento incredulo e sbigottito, si tende, invece, a tacere. E così gli accoltellamenti, le rapine, le aggressioni, gli stupri di gruppo, gli assassini per opera di adolescenti o poco più transitano veloci, giorno dopo giorno, negli spazi delle cronache nere senza che ci prendiamo la briga di riflettere davvero su cosa sta succedendo nella nostra società. Di loro, dei ragazzi, quando li arrestano, si coglie per lo più la freddezza e l’indifferenza, non solo per le vittime ma anche per i propri cari e il proprio destino, quasi che qualsiasi cosa — compreso il carcere — fosse preferibile all’insopportabile noia che li affligge. E sembra specchiarsi, quest’indifferenza, nel loro abbigliamento, sempre uguale, jeans, scarpe sportive e felpa, del tutto indifferente a diversi luoghi e occasioni: casa, scuola, lavoro, pub, sport oppure discoteca. Vanno e rubano, vanno e accoltellano, vanno e danno fuoco a un barbone, vanno e uccidono un compagno di scorribande, quasi sempre in gruppo, per farsi forza, naturalmente, perché da soli forse non oserebbero; e noi ce la sbrighiamo parlando di «fenomeno delle baby gang», come se il termine straniero minimizzasse la tragicità dei fatti. Ma da dove vengono e chi sono questi alieni crudeli e indifferenti? Da case normali per lo più; anche dal degrado, dalla miseria e dall’emarginazione, ma altrettanto, da case belle, quartieri buoni e famiglie per bene. Potrebbero essere figli di tutti noi, incappati per insicurezza, per solitudine, per noia nell’amico più forte, nel gruppo sbagliato; e si sa che il gruppo ormai conta più della famiglia, per il semplice fatto che la famiglia, nonostante il gran parlare che se ne fa, è oggi più debole che mai. Marida Lombardo Pijola, giornalista, scrittrice, parla di adolescenti e della distanza che li separa dai genitori. Gli attacchi di "nientite“ della "età indecente" Niccolò ha tredici anni, indugia al "fancazzismo" ed è spesso vittima di attacchi di "nientite". Insomma è un alieno, distante, incomprensibile. Almeno per la madre, Caterina, all'epoca primipara attempata e ormai cinquantatreenne, sempre alle prese con il tempo che passa e con stessa, nonché moglie separata da Filippo, suo marito, padre assente oltre che distratto. - L'età indecente, Bompiani, 2009 - Ho dodici anni, faccio la cubista mi chiamo principessa, Storie di bulli, lolite e altri bimbi, Bompiani, 2007 Indagine scioccante sulla vita segreta di ragazzini e ragazzine. Velleda Bolognari