Incredibile ma vero: un filosofo antico parla delle comete quasi in termini moderni! LE COMETE Seneca, scrivendo nell’età neroniana, riassume idee degli altri scienziati in un’opera che tratta principalmente delle comete e fa riferimenti a teorie sul cosmo. Egli dice che alcuni scienziati disputavano ancora sull’idea che al centro del cosmo ci fosse il Sole e non la Terra. Inoltre riporta idee di vari autori sulla natura delle comete. A proposito delle comete egli dice che Apollonio di Mindo afferma che siano astri e ritiene che molte siano dei pianeti il cui percorso non è nella fascia zodiacale. Pensava infatti che i pianeti avessero percorsi diversi e autonomi in tutte le direzioni, ma ricorrenti. Apollonio di Mindo dice infatti che la cometa non si forma in unità da più pianeti, ma che un gran numero di comete siano dei pianeti… Le comete hanno un proprio corpo come il sole e la luna. La loro forma è tale da non essere formata rotondeggiante, ma è slanciata e allungata. Del resto la sua orbita non ci è manifesta… Ait ( Apollonius Myndus) enim cometen non unum ex multis erraticis effeci, sed multos cometas erraticos esse…Proprium sidus cometae est, sicut solis ac lunae. Talis villi forma est, non in rotundum restricta, sed procerior et in longum producta. Ceterum non est illis palam cursus… • Le comete diminuiscono e aumentano la loro luce, così come gli altri pianeti, i quali appaiono più brillanti e più grandi quando si muovono discendendo, perché li si vede da un punto più vicino; sono più piccoli e meno brillanti quando risalgono poiché se ne vanno più lontane dalla terra. • Hi minuunt lumen suum, quemadmodum alia sidera, quae clariora, cum descendere, sunt maioraque, quia ex loco propiore visuntur, minora, cum redeunt, et obscuriora, quia abducunt se longius • Seneca esprime le obbiezioni sulla teoria di Apollonio di Mindo sulla natura delle comete: afferma che non sono corpi solidi ma fuoco. • [Etiam adversus hunc dicitur :] Numquam apparet stella per stellam; acies nostra non potest per medium sidus exire, ut per illud superiora perspiciat. Per cometem autem non aliter quam per nubem ulteriora cernuntur; ex quo apparet illum non esse sidus sed leuem ignem ac tumultarium • Seneca riprenderà l’argomento: solo attraverso la coda si può vedere oltre, non attraverso il nucleo. • Per Stellas, inquit, ulteriora non cernimus; per cometas aciem transmittimus. Primum si fit istud, non in ea parte fit qua sidus ipsum est spissi ignis ac solidi, sed qua rarus splendor excurrit et in crines dispergitur; per interualla ignium, non per ipsus vides. • Seneca ci dice che Posidonio, un filosofo scienziato del primo secolo a.C., ha visto delle comete durante un’eclissi solare. Multas cometas non uidemus, quia obscurantur radiis solis; quod deficiente quondam cometen apparuisse quem sol uicinus obtexerat, Posidonius tradit. • A volte al tramonto si vedono comete non lontano dal sole. Seneca afferma allora che si capisce anche che la coda è sensibile ai raggi del sole andando in direzione opposta. • Saepe autem, cum occidit sol, sparsi ignes non procul ab eo videntur. Videlicet ipsa stella sole perfunditur et ideo aspici non potest; com <ae> autem radios solis effugiunt. • Le comete hanno la caratteristica dei pianeti: descrivere una curva. Non si comportano come il fuoco degli incendi, almeno quelle che lui ha potuto osservare. In tal modo si esprime contro la teoria (aristotelica) che le comete fossero degli incendi in alta quota. • Nullius ignibus ordinariis et caelestibus iter flexum est. Sideris proprium est ducere orbem. Atqui hoc an cometae alii facerunt? Nescio; Duo nostra aetate fecerunt. Autori e fonti: MARTA CIARAGLIA LUISA DELLE CHIAIE ELEONORA FARINELLI JACOPO BISTACCHIA Testi: da Naturales Questiones, libro VII, c.17, Seneca.