EVENTO
IDROGEOLOGICO
PENALMENTE RILEVANTE…..
PREMESSA
Nell'ambito dei rischi che
caratterizzano il nostro Paese, il rischio
idrogeologico è tra quelli che comporta
un maggior impatto sociale ed
economico
“secondo solo a quello sismico”
Dissesto idrogeologico
Cosa si intende per dissesto idrogeologico?
È l'insieme dei processi di erosione con
“denominatore comune” la presenza di acqua e
di terra che vanno dalle erosioni contenute e lente
alle forme più consistenti della degradazione
superficiale e sottosuperficiale dei versanti e dei
suoli, fino alle forme imponenti e gravi delle frane
e delle esondazioni"
Dissesto idrogeologico
I fenomeni di dissesto idrogeologico sono fenomeni naturali che
possono avvenire per cause strutturali (geomorfologiche) oppure per
cause occasionali, che determinano in un dato momento l'alterazione
degli equilibri esistenti.
In linea generale con il termine dissesto idrogeologico si
ricomprendono i seguenti eventi:
• Frane
• Alluvioni
• Erosione costiera
• Subsidenza (lento processo di abbassamento del suolo dovuto a
cause sia naturali che antropiche)
• Valanghe
Possiamo anche aggiungere, numerosi periodi di siccità che hanno
determinato, soprattutto negli ultimi anni, diffuse condizioni di
emergenza idrica sul territorio.
Rischio idrogeologico
L'antropizzazione e la costruzione di nuove infrastrutture
oltre a mutare l'assetto del territorio, accrescendo la
possibilità che si verifichino dissesti, hanno determinato
una maggiore esposizione di persone e beni al rischio
idrogeologico.
Il “Rischio” (R) è definito come “ l’entità del danno atteso
in una data area e in un certo intervallo di tempo (tempo di
ritorno) in seguito al verificarsi di un particolare evento
calamitoso “.
DEFINIZIONE DI RISCHIO
Rischio ( R )
Il numero di perdite umane, di feriti, di danni alla
proprietà ed alle attività economiche,
che ci attendiamo in conseguenza di un particolare
fenomeno
IN TERMINI ANALITICI IL RISCHIO LO SI QUANTIFICA
MEDIANTE L’ EQUAZIONE DEL RISCHIO CHE LEGA
PERICOLOSITA’ VULNERABILITA’ E VALORE ESPOSTO :
R=PlVlE
Per ridurre il rischio occorre intervenire su queste variabili
Serchio – dicembre 2009
Alluvione Serchio, danni per 342 milioni
Stura di Lanzo ottobre 2000
Si ha un evento
alluvionale
quando le acque
di un fiume non
vengono
contenute dalle
sponde e si
riversano nella
campagna
circostante o in
un centro abitato.
Sarno - maggio 1998
160 vittime, di cui 137 solo a Sarno
Con il termine
di frana o
fenomeno
franoso
(movimenti di
versante) si
intende il
movimento di
materiale
(roccia, detriti
o terra) che
avviene lungo i
versanti
(Cruden 1991).
Esempi di frane
Frana di Lavacchio (3 morti)
Valanghe
Una valanga è una
massa di neve in
movimento. Poiché la
neve assume
caratteristiche diverse a
seconda di moltissimi
parametri che ne
influenzano la
deposizione, si hanno
diversi tipi di valanghe
in relazione alla neve
che le compone, ed ai
diversi fattori fisici in
cui esse si originano,
quali la temperatura, la
quota, ecc.
Erosione costiera
Lungo la linea di costa può
verificarsi uno squilibrio tra il
processo di deposizione e
quello erosivo, con netta
prevalenza di questo ultimo,
che porta all'assottigliamento
progressivo del litorale ed ad
un generale arretramento della
linea di costa.
Tale processo è causato sia da
fenomeni naturali, quali le
mareggiate, l’innalzamento del
mare, la subsidenza, sia da
azioni antropiche quali il
risultato non previsto degli
interventi eseguiti dall'uomo in
passato e la variazione del
trasporto solido dei corsi
d'acqua.
Subsidenza
Lento processo di
abbassamento della superficie
del suolo, il quale si può
manifestare su scala più o
meno vasta.
Il fenomeno è generalmente
determinato da fattori
naturali, geologici, ma
localmente può essere
causato dall’intervento
dell’uomo ed in tal caso
spesso raggiunge velocità di
gran lunga superiori a quelle
di origine naturale.
Rischio idrogeologico - Pericolosità (P)
La “pericolosità” (P) esprime la probabilità che in una zona si verifichi un evento dannoso di
una determinata intensità entro un determinato periodo di tempo (che può essere il
“tempo di ritorno”).
La pericolosità è dunque funzione della frequenza dell’evento. In certi casi (come per le
alluvioni) è possibile stimare, con una approssimazione accettabile, la probabilità di
accadimento per un determinato evento entro il periodo di ritorno. In altri casi, come per
alcuni tipi di frane, tale stima è di gran lunga più difficile da ottenere.
Al riguardo, il DPCM 29/09/1988 fornisce le seguenti indicazioni qualitative:
Rischio idraulico
– pericolosità alta per tempi di ritorno compresi tra 20 e 50 anni;
– pericolosità media per tempi di ritorno compresi tra 100 e 200 anni;
– pericolosità bassa per tempi di ritorno compresi tra 300 e 500 anni.
Rischio frane
– pericolosità alta per frane veloci;
– pericolosità media per frane lente ma molto grandi e/o profonde;
– pericolosità bassa per frane lente non grandi e/o superficiali.
Rischio idrogeologico - Vulnerabilità (V)
La “vulnerabilità” (V) indica l’attitudine di una determinata
“componente ambientale” (popolazione umana, edifici, servizi,
infrastrutture, attività economiche etc.) a sopportare gli effetti in
funzione dell’intensità dell’evento; diversamente possiamo dire
che esprime il grado di perdite di un dato elemento o di una serie
di elementi risultante dal verificarsi di un fenomeno di una data
“magnitudo”.
La Vulnerabilità (V) viene espressa in una scala da zero
(nessun danno) a uno (distruzione totale).
Rischio idrogeologico - Valore esposto (E)
Il “valore esposto” (E) indica l’elemento che
deve sopportare l’evento e può essere espresso
o dal numero di presenze umane o dal valore
delle risorse naturali ed economiche presenti,
esposte ad un determinato pericolo.
Rischio idrogeologico – categorie principali
Il rischio idrogeologico comprende due categorie
principali:
• il rischio da frana, indicato con il termine di rischio
geomorfologico o di versante;
• il rischio da alluvione, indicato con il termine di rischio idraulico,
che comprende invece le esondazioni, che si verificano quando un
corso d'acqua, arricchitosi con una portata superiore a quella
normalmente contenuta in alveo, supera o rompe gli argini e
invade il territorio circostante, arrecando danni alle infrastrutture
presenti, quali edifici, insediamenti industriali, vie di
comunicazione, o alle zone agricole.
Riferimenti normativi
Al fine di prevenire e ridurre il rischio idrogeologico sono stati
emanati in tempi recenti diversi provvedimenti Normativi:
• La legge 183/89 "Norme per il riassetto organizzativo della difesa
del suolo"
• la L. 267/98 - "Misure urgenti per la prevenzione del rischio
idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella
regione Campania“ (legge Sarno)
• la L. 365/2000 - "Interventi urgenti per le aree a rischio
idrogeologico molto elevato e in materia di protezione
civile, nonché a favore di zone colpite da calamità naturali"
(leggeSoverato).
• Il D.L. n. 180/98 e s.m.i che prevede la redazione dei PAI (Piani
stralcio per l’assetto idrogeologico) da parte delle Autorità di
bacino.
PAI
L’obiettivo del PAI è minimizzare i possibili danni connessi a rischi
idrogeologici, costituendo un quadro di conoscenze e di regole atte a
dare sicurezza alla popolazione, agli insediamenti alle infrastrutture
ecc. nei territori del bacino.
Il PAI, in quanto premessa alle scelte di pianificazione territoriale,
individua i meccanismi di azione, l’intensità, la localizzazione dei
fenomeni estremi e la loro interazione con il territorio classificati in
livelli di pericolosità e di rischio.
PAI
RISCHIO
PERICOLOSITA’ PER AREE INONDABILI
IDRAULICO
ELEMENTI
PERICOLOSITA’
PERICOLOSITA’ PERICOLOSITA’
A RISCHIO BASSA P1 (T=500) MEDIA P2 (T=200) ALTA P3 (T=50)
E0
R0
R1
R1
E1
R1
R2
R3
E2
R2
R3
R4
E3
R2
R4
R4
Legge 267/98: 4 classi di rischio
R1 Rischio moderato
Danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono
marginali.
R2 Rischio medio
Danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio
ambientale che non
pregiudicano l'incolumità delle persone,
l'agibilità degli edifici e la funzionalità
delle attività economiche.
R3 Rischio elevato
Possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle
infrastrutture con conseguente inagibilità
degli stessi, interruzione di funzionalità
delle attività socioeconomiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale.
R4 Rischio molto elevato
Possibile perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle
infrastrutture e al patrimonio ambientale,
distruzione di attività socio-economiche.
EVENTI ALLUVIONALI
Intensità
Durata
Portata critica per bacini
Piccoli bacini
S<10 Km2
Reti urbane e
piccoli rii
Bacini di medie
dimensioni
Grandi bacini
S>1000 Km2
10<S<1000 Km2
Aste torrentizie
Aste fluviali
Aspetti socioeconomici
RISCHIO
PERICOLOSITA’ PER AREE INONDABILI
IDRAULICO
ELEMENTI PERICOLOSITA’ PERICOLOSITA’ PERICOLOSITA’
A RISCHIO BASSA P1 (T=500) MEDIA P2 (T=200) ALTA P3 (T=50)
E0
R0
R1
R1
E1
R1
R2
R3
E2
R2
R3
R4
E3
R2
R4
R4
AREE
INONDABILI
RISCHIO
DIPARTIMENTO II
LAVORI PUBBLICI
Rischio Frane
Rischio Frane
Con il termine frana si indica "un movimento di una massa di roccia, terra o detrito
lungo un versante" (Cruden, 1991).
Nonostante esse siano oggetto di studio da oltre cento anni, non sono state ancora
trovate nè una definizione né una classificazione universalmente riconosciute.
Sulla base delle tipologie di movimento e dei materiali coinvolti, tuttavia, i
fenomeni franosi possono essere classificati in (Varnes, 1978):
–
–
–
–
–
crolli e ribaltamenti;
espandimenti laterali;
scivolamenti;
colamenti;
frane complesse.
Tipi di movimento
• Frane di crollo e ribaltamento: massa di terreno o di roccia che si stacca da un
versante molto ripido o aggettante, tipico di questo genere è il movimento
estremamente rapido;
• Scivolamenti e scorrimenti: movimenti caratterizzati da deformazioni di taglio e
spostamento lungo una o più superfici di rottura localizzate a diverse profondità
nel terreno, una parte di terreno scivola su quella sottostante; a seconda della
morfologia della superficie di separazione, si possono distinguere due tipi di
scorrimenti: rotazionali (superficie curva) o traslazionali (superficie piana o
leggermente ondulata).
• Colamenti: in questo caso si ha una deformazione continua nello spazio di
materiali lapidei e sciolti; il movimento, cioè, non avviene sulla superficie di
separazione fra massa in frana e materiale in posto, ma è distribuito in modo
continuo anche nel corpo di frana. I colamenti coinvolgono sia materiali rocciosi
o detritici, che sciolti, ed in questo caso l’aspetto del corpo di frana è
chiaramente quello di un materiale che si è mosso come un fluido. Questi ultimi
tipi di colamenti sono molto rapidi (si parla, infatti, anche di colate rapide di
fango) come è stato possibile osservare nel caso della tragedia di Sarno del
1998, durante la quale si è avuta la morte di 160 persone.
Crolli
Crolli
Ribaltamento
Ribaltamento
Scorrimento
Scorrimento
corona
Scarpata
principale
Corpo di frana
PIEDE
Colamenti
Colate di terra o di detrito lente
Colate di terra e detriti rapide
Frane - Cause
• Aumento della ripidità del pendio
• Sovraccarichi sul versante
• Tagli alla base del versante
• Saturazione del terreno
Aumento della ripidità del pendio
Sovraccarichi sul versante
Tagli alla base del versante
Saturazione del terreno
Frane - cause
Fattori predisponenti:
1. Litologia
2. morfologia
Fattori innescanti:
1. Precipitazioni
2. Attività antropica
3. Terremoti
Velocità di frana
IUGS/WGL (1995) (da: MORGENSTERN, 1985) - CRUDEN & VARNES, 1995)
Frane - Stato di attività
1.
2.
3.
4.
Attivo
Sospeso
Riattivato
Inattivo:
–
–
–
–
5 Quiesciente
6 Naturalmente stabilizzato
7 Artificialmente stabilizzato
8 relitto
La Provincia di Firenze
La Provincia di Firenze è caratterizzata da catene montuose, generalmente
orientate NW-SE, (Appennino Settentrionale, monti della Calvana, Montalbano,
Pratomagno, Monti del Chianti, Montagnola Senese) e da bacini neogenici riempiti
da depositi fluvio lacustri (Mugello, Valdarno Superiore, Valdarno Medio) e
depositi marini (Valdarno Inferiore).
Le caratteristiche delle forme appenniniche assumono aspetti diversi fra i bacini a
Nord dell’Arno, dove prevalgono formazioni geologiche rigide, e i bacini a Sud
dell’Arno dove si hanno grandi estensioni di terreni argillosi.
Ovunque si verifica una marcata azione erosiva caratterizzata dall’incisione dei
depositi alluvionali, dallo scalzamento della base dei versanti e dall’attivazione di
frane in zone soggette al dissesto. La morfologia giovanile dei nostri bacini,
associata al carattere torrentizio di gran parte delle aste fluviali, è uno dei fattori
principali che rendono il territorio provinciale predisposto allo sviluppo di
fenomeni di dissesto (diffusa franosità, accentuazione dei fenomeni erosivi, elevata
portata solida dei corsi d’acqua a spese della parte di suolo di maggior valore).
Valutazione del rischio di instabilità
La valutazione del rischio di instabilità dei versanti richiede l’analisi dei
fattori che determinano le condizioni di instabilità. La litologia (cfr. all. B6) è
probabilmente il parametro che più influenza la stabilità dei versanti, infatti
molti altri fattori generalmente presi in considerazione per gli studi di stabilità,
come uso del suolo (cfr. all. B5) e la pendenza dei versanti (cfr. all. B8), sono
fortemente influenzati dalle caratteristiche della litologia.
Molti dei fenomeni di instabilità dei versanti individuati nel territorio
provinciale, sia che si tratti di fenomeni di neoformazione che di riattivazione di
frane già esistenti, sono associati con eventi meteorici particolarmente
consistenti che si verificano nei mesi di novembre e dicembre.
Interventi
Riassumendo
dal punto di vista di protezione civile, le frane presentano condizioni
di pericolosità diverse a seconda della massa e della velocità del corpo
di frana: esistono, infatti, dissesti franosi a bassa pericolosità poiché
sono caratterizzati da una massa ridotta e da velocità costante e ridotta
su lunghi periodi; altri dissesti, invece, presentano una pericolosità
più alta poiché aumentano repentinamente di velocità e sono
caratterizzati da una massa cospicua.
In caso di attivazione è quindi necessario effettuare sopraluoghi di
supporto all’autorità locale per la determinazione dell’eventuale
Rischio e la predisposizione delle idonee azioni di mitigazione dello
stesso se presente.
Interventi
Efficaci difese dagli effetti di una frana possono essere costituite, in
linea generale, da interventi di tipo:
• STRUTTURALE (muri di sostegno, ancoraggi, micropali,
iniezioni di cemento, sotto murature, reti paramassi, ecc.) che spesso
richiedono però parecchio tempo per essere poste in essere;
•
ATTIVITÀ DI PREVENZIONE (norme di salvaguardia sulle aree
a rischio, sistemi di monitoraggio e piani di emergenza)
DIPARTIMENTO II
LAVORI PUBBLICI
LE PROCEDURE DI SALA
Norme di comportamento
Norme di comportamento
Norme di comportamento
Scarica

Evento idrogeologico - Venerabile Arciconfraternita della