No alla riforma Berlusconi Le ragioni dell’Anm Silvio Berlusconi ha detto che con questa riforma non ci sarebbe stata ‘Mani Pulite’. E’ vero? Vero. Se la politica avesse deciso quali reati perseguire e se il pm non avesse potuto disporre della polizia giudiziaria, nessuna indagine sulla corruzione sarebbe mai iniziata. E’ vero che i magistrati non pagano per i loro errori e non sono sottoposti a controlli? Falso. Oggi esistono ben cinque forme di responsabilità per i magistrati: penale, civile, disciplinare, contabile e anche professionale. In Italia, come in tutti gli ordinamenti democratici, è già prevista una responsabilità civile indiretta per i casi di dolo o colpa grave e diretta nei confronti dello Stato che può poi rivalersi sui magistrati. I dati della Commissione europea sull’efficienza della giustizia (Cepej) dicono che l’Italia è tra i Paesi europei con il più severo ed efficace sistema di responsabilità disciplinare per numero e incidenza delle sanzioni. In Italia nessuna altra categoria professionale ha un sistema disciplinare così rigoroso. Per non parlare poi del funzionamento dei meccanismi di responsabilità in ambito politicoamministrativo. E’ vero che con la riforma sulla responsabilità civile aumenterebbero le garanzie per i cittadini? Falso. La responsabilità civile diretta intimidisce il magistrato, il quale è chiamato sempre ad assumere una decisione fra almeno due opposti interessi, uno dei quali naturalmente sarà soccombente. La possibilità che una delle parti possa rivalersi per una decisione che ritiene ingiusta condizionerà il giudice, con il rischio che i suoi provvedimenti siano influenzati a favore della parte più forte. Si altereranno i meccanismi di funzionamento della giurisdizione, minando la libertà e l’autonomia del giudice. E’ vero che la riforma è un attentato all’indipendenza della magistratura? Vero. La riforma riduce direttamente l'indipendenza del pubblico ministero e incide indirettamente, e in maniera subdola, sull’autonomia di tutti i magistrati. L’indipendenza del pubblico ministero non sarà più garantita direttamente dalla Costituzione e il pm non sarà più soggetto soltanto alla legge. Sarà una legge ordinaria che potrà regolare, attenuare e limitare l’indipendenza del pubblico ministero a seconda delle diverse maggioranze parlamentari. In che modo la riforma riduce l’autonomia di tutti i magistrati? L’impianto complessivo della riforma si incentra su una netta alterazione dell’equilibrio tra i poteri, attraverso un incisivo rafforzamento del ruolo della politica sul sistema giudiziario. Sarà la politica a scegliere i reati da perseguire. Aumenterà il numero dei componenti nominati dalla politica all’interno degli organi di governo della magistratura. Sarà la politica a indirizzare le indagini della polizia giudiziaria, che verrà sottratta alla direzione della magistratura. Se le scelte del pubblico ministero saranno condizionate dalle indicazioni della politica, sarà difficile, se non impossibile, che possano ancora avviarsi indagini sui reati commessi dai potenti. Se la carriera del giudice e la sua vita professionale dipenderanno da scelte della politica sarà più difficile ottenere decisioni giuste, in particolare per i cittadini più deboli. Perché la magistratura è contraria alla separazione delle carriere? Con la separazione delle carriere si creerà un organo di accusa che ha il solo scopo di vincere il processo con la condanna dell’imputato e non quello di applicare in modo imparziale la legge, con il conseguente abbassamento delle garanzie dei cittadini nella fase delle indagini. Un pm separato accentuerà il carattere repressivo della funzione e il suo ruolo si avvicinerà a quello della polizia. A pagare, anche in questo caso, saranno i cittadini più deboli. E’ vero che questa riforma renderà più efficiente il funzionamento della giustizia? Falso. Questa riforma non ha niente a che vedere con il funzionamento della giustizia. Non ridurrà di un solo giorno la durata dei processi penali e civili. Sarebbe davvero “epocale”, invece, una riforma che, come più volte richiesto dall’Anm, realizzasse: l’abolizione dei tribunali inutili; l’eliminazione degli inutili formalismi nelle procedure penali e civili; un’effettiva informatizzazione degli uffici e del processo; l’ufficio del giudice e la riqualificazione del personale amministrativo; un incremento e una razionalizzazione delle risorse umane e materiali per gli uffici giudiziari; una seria depenalizzazione; una reale riduzione del contenzioso civile.