CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE
PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
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RASSEGNA STAMPA
5 settembre 2008
Titoli dei quotidiani
Avvocati
Il Sole 24 Ore
Italia Oggi
Stop alle divisioni nell’avvocatura
Sulla riforma giustizia le toghe cambiano rotta
Professioni
Il Sole 24 Ore
Csm, parte il confronto tra Pd e Pdl
Il Sole 24 Ore
Efficienza, aperture dai magistrati
Italia Oggi
Italia Oggi
Italia Oggi
Giudici, incompatibilità limitata
Caliendo: un organo ad hoc per la vigilanza
Ora i tecnici presentano il conto
FLASH
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Avvocati
Consiglio Nazionale Forense
Guido Alpa, Presidente del Cnf, Il Sole 24 Ore pag. 30
Stop alle divisioni nell’avvocatura
Il seminario Udc su “Giustizia: tutto da rifare? è stato particolarmente denso di analisi e
proposte. Oltre a esponenti di tutte le parti politiche vi hanno preso parte i vertici della
magistratura e i rappresentanti delle componenti dell’avvocatura. L’avvocatura ha
apprezzato il programma del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel quale, acanto
alle riforme di maggior peso istituzionale (Csm, azione penale, separazione delle carriere)
si dà particolare rilievo all’intervento legislativo risolutivo della “questione giustizia”. Per il
settore civile l’obiettivo è l’accelerazione, il miglioramento e la semplificazione delle
tecniche di risoluzione delle controversie. In particolare, si considera l’avvocatura come
parte integrante del “sistema giustizia”. Nel programma non si accantonano gli aspetti
finanziari e strutturali, ma si affronta direttamente il problema della semplificazione dei riti,
della soppressione delle fasi inutili, dell’iterazione dei rinvii, dell’introduzione di un “filtro” ai
ricorsi per Cassazione, e soprattutto il potenziamento delle tecniche delle Adr, la soluzione
di molte questioni in via alternativa, effettuate da giudici non togati. Tutti i relatori hanno
preso atto che l’avvocatura costituisce il secondo pilastro del “sistema giustizia”. Non vi
può essere magistratura senza avvocatura, non vi possono essere processi senza
avvocati, siano essi celebrati nella aule giudiziarie, o svolti nelle sedi alternative.
L’avvocato come difensore dei diritti è parte integrante della funzione giudiziale garantita
dallo Stato. In questa prospettiva “riforma della giustizia” significa: a) coniugare la
posizione costituzionale dei magistrati con quella del diritto alla difesa e quindi con il ruolo
costituzionale svolto dall’avvocatura. Di qui la conseguenza che nessuna riforma può
essere progettata senza coinvolgere l’avvocatura; b) presa d’atto del ruolo supplente
svolto dall’avvocatura sotto forma di “giustizia onoraria”, ruolo indispensabile perché senza
giudici onorari la macchina della giustizia si arresterebbe, ma scomodo per gli avvocati,
non solo peri problemi di collocazione dei giudici onorari nell’organico della magistratura,
ma anche per lo svolgimento delle funzioni delegate e frammentate. Di qui l’urgenza di
definire lo status dei giudici onorari e la proposta del Cnf di riservare concorsi di accesso
alla magistratura agli avvocati, come avviene da secoli in altri Paesi; c) presa d’atto del
ruolo di servizio dell’avvocatura nello svolgimento quotidiano dell’attività dei magistrati,
ruolo ignorato dagli organi di stampa, opinione pubblica e classe politica, ma non dagli
addetti ai lavori:se gli avvocati pretendessero l’applicazione letterale delle formalità di rito
(come sarebbe loro diritto) e non cooperassero per colmare vuoti e malfunzionamenti,
tutto si bloccherebbe immediatamente. Insomma, il servizio al cittadino è offerto dai
magistrati in collaborazione con gli avvocati. Il Cnf ha elaborato diversi progetti di
intervento, nel campo del processo civile – il comparto più disastrato – riguardanti riti,
modalità di funzionamento della macchina e Adr. La riforma della giustizia passa
necessariamente anche attraverso quella della disciplina della professione forense: di qui
l’urgenza dell’approvazione di un testo che, collegando l’attività forense
all’ammodernamento della macchina giustizia, dia finalmente adito a quegli interventi che
da anni il Cnf ha chiesto: riforma dell’accesso; riforma del procedimento disciplinare;
istituzione di un Albo nazionale accanto agli Albi locali; rafforzamento dei poteri degli
Ordini, perché possano verificare l’effettività dell’esercizio della professione; miglioramento
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della qualità della prestazione, con l’aggiornamento continuo e così via. Il Cnf sta
elaborando un sistema di valutazione del compenso professionale svincolato dai tempi
della giustizia per evitare che il cittadino possa attribuire anche all’avvocato il tentativo di
prolungare i tempi del processo. Il Cnf ha promosso processo telematico, Adr,
informatizzazione degli studi e dei canali di contatto con gli Ordini, i singoli avvocati e la
Scuola superiore dell’avvocatura. La discussione con Ordini e associazioni ha messo in
risalto l’impegno degli organi rappresentativi nel migliorare e sostenere la categoria,
nell’interesse di cittadino e giustizia. Non c’è scollamento tra vertice e base: chi istilla il
dubbio o non conosce la realtà delle cose o è un irresponsabile, perché in questa fase di
transizione è necessario condividere le scelte e procedere uniti. Il tentativo di delegittimare
gli organi rappresentativi non opera nell’interesse del Paese e dell’avvocatura e finisce per
rallentare od ostacolare il processo di ammodernamento della categoria e di
funzionamento della giustizia.
Pierluigi Magnaschi,Italia Oggi pag. 2
Sulla riforma giustizia le toghe cambiano rotta
Le toghe italiane, sulla riforma della giustizia, stanno cambiando vertiginosamente e
intelligentemente posizione. La loro, certo, è una riconversione tattica. Nel giro di un paio
di settimane, infatti, esse sono passate dall'incauta, grossolana e inutilmente provocatoria
definizione di Giuseppe Cascini, segretario dell'Associazione nazionale magistrati (Anm), il
sindacato delle toghe, che aveva pubblicamente dichiarato di vedere, nel progetto di
riforma «un modello fascista», al documento della giunta esecutiva del Csm che invece, in
sostanza, ha accettato il «piano giustizia» in corso di definizione, tranne che nei
qualificanti punti riformistici che riguardano l'assetto della magistratura e cioè la
separazione delle carriere fra giudici e pm e la composizione del Consiglio superiore della
magistratura (Csm). Insomma l'Anm dice sì al piano del governo purché da esso siano
espunti gli elementi più significativi. Il testa e coda tattico del Csm tiene evidentemente
conto di almeno tre fattori: 1) la forza e la sostanziale compattezza della maggioranza
parlamentare su questo tema; 2) l'atteggiamento crescentemente critico nei confronti delle
toghe (considerate, purtroppo, come se fossero un gruppo omogeneo) da parte della
grande maggioranza dell'opinione pubblica; 3) la presa di posizione pubblica, ferma e
circostanziata, dell'ex presidente della camera ed ex capogruppo Ds alla camera, Luciano
Violante, che è anche stato, per decenni, uno dei personaggi di riferimento più importanti
delle toghe cosiddette progressiste e che adesso invece ha detto di condividere, per
esempio, l'ipotesi di far eleggere i membri del Csm per un terzo dal parlamento, un terzo
dalla magistratura e per il restante terzo dal presidente della Repubblica, fra persone, ha
aggiunto Violante «che hanno i requisiti per essere elette alla Consulta». Luciano Violante,
in un'intervista al Corriere della Sera, ha anche avuto il coraggio di dire una verità che sta
sotto gli occhi di tutti ma che nessun vuol dire (per pudore? per interesse? per viltà?) e che
cioè «il Consiglio superiore delle magistratura, così com'è, è nelle mani delle correnti
dell'Anm (cioè dei partitini dei magistrati ndr) e, spesso, sul merito dei singoli candidati agli
uffici direttivi prevale l'appartenenza all'una a all'altra corrente». Per spiegarsi meglio,
Violante ha aggiunto: «È difficile che chi non ha una corrente all'Anm che lo sostenga
possa accedere a responsabilità elevate negli uffici giudiziari; Giovanni Falcone, per
esempio, proprio per questo, non fu nominato consigliere istruttore di Palermo», ruolo al
quale aspirava e per il quale si era candidato.
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Professioni
Mariolina Sesto, Il Sole 24 Ore pag. 16
Csm, parte il confronto tra Pd e Pdl
Dopo le ampie convergenze – per ora solo verbali – sulla riforma della giustizia civile, tra
Pd e Pdl cominciano a intravedersi anche segnali di distensione sul più spinoso tema della
riforma del Csm. Due le novità ieri nel dibattito sulla giustizia. La prima è l’offerta
all’opposizione da parte di due esponenti Pdl annoverati fra i cosiddetti “falchi”, Niccolò
Ghedini e Gaetano Pecorella che rilanciano l’idea di riformare il Csm senza passare per
una riforma costituzionale, invisa al centro sinistra. Il compromesso si chiama “riforma
Castelli”, “un complesso di norme – fa notare Pecorella – che non potendo separare le
carriere e riformare la composizione del Consiglio, consentono tuttavia di ridurre il peso
delle correnti”. Dinanzi a un sì del Pd, i due deputati di centrodestra si dicono pronti a
ritirare il progetto della separazione delle carriere fra giudici e pm. Dal Pd, dopo Anna
Finocchiaro, anche il capogruppo alla Camera Antonello Soro è sceso in campo
mostrandosi favorevole alla proposta Violante di revisione della composizione del Csm.
Difende l’autonomia della magistratura Massimo D’Alema: “noi siamo contrari ad un
intervento sulla giustizia che è volto a limitare e colpire la magistratura, la sua autonomia e
la sua indipendenza, siamo favorevoli invece a quelle riforme che rendono la giustizia più
efficace, più moderna, più vicina ai cittadini”. Per Giulia Buongiorno (Pdl) “serve una
doppia riforma. Il primo allarme nasce dalla paralisi dei processi, ecco perché è essenziale
intervenire immediatamente sulla loro durata ma senza limitare le garanzie per gli imputati.
Subito dopo, e con un costante dialogo con l’opposizione e gli operatori del diritto,
bisognerà rivedere il sistema di selezione dei magistrati e introdurre la separazione delle
carriere”.
Lionello Mancini, Il Sole 24 Ore pag. 16
Efficienza, aperture dai magistrati
Stavolta non si può dire che l’Anm parli con un linguaggio fumoso. In 50 righe la Giunta
esecutiva dell’Anm indica i criteri ispiratori delle sue prossime mosse, mete in fila i punti su
cui c’è o non c’è accordo con le indicazioni del Parlamento e chiude con una domanda
difficile alla politica. Premesso che “la giustizia in Italia ha urgente bisogno di riforme” e
che “la sicurezza dei cittadini esige che il processo penale sia in grado di funzionare”, le
toghe si dichiarano favorevoli: “alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie con la
soppressione degli uffici giudiziari minori”; “alla riforma del processo civile, semplificazione
dei riti, al processo civile telematico; “alla depenalizzazione dei reati minori e pene
alternative al carcere”; “alla riforma del processo penale, con l’eliminazione di quei
formalismi che di fatto impediscono di arrivare a sentenza in tempi ragionevoli”; infine,
sono favorevoli “all’introduzione della posta elettronica certificata” sia nel processo penale
che civile. Sulla riforma varata dopo i tira e molla degli ultimi sei anni l’apertura è netta. La
Giunta ritiene che le “radicali riforme introdotte nell’ordinamento giudiziario richiedano di
essere sperimentate sul campo” soprattutto quelle in tema di responsabilità disciplinare dei
magistrati, delle rigorose valutazioni di professionalità, delle cariche direttive diventate
temporanee oltre che della separazione delle funzioni giudici-Pm. Subito dopo, le toghe
passano in rassegna gli sbarramenti. L’Anm è contraria “alle modifiche costituzionali del
sistema delle garanzie, “alla separazione delle carriere”, “alla riforma della composizione
del Csm e a quella del sistema disciplinare”.
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Alessia Grassi. Italia Oggi pag. 28
Giudici, incompatibilità limitata
Negli ultimi cinque anni sono stati solo nove i casi di incompatibilità dei giudici tributari e
due di questi sono ancora pendenti: così i giudici del fisco rispondono alla lettera del
ministro dell'economia, Giulio Tremonti, che chiedeva al consiglio di presidenza, l'organo
che corrisponde al Csm per la giustizia tributaria, chiarimenti sull'argomento. A fare il
punto della situazione è stato Giorgio Fiorenza, presidente del centro studi di diritto
tributario in occasione della conferenza stampa di presentazione della tavola rotonda «I
giudici tributari contro il Fisco?» organizzata per il prossimo 19 settembre presso
l'Aldrovandi Palace Hotel di Roma. Negli ultimi cinque anni il consiglio di presidenza, che
si è riunito ieri in sessione straordinaria, ha aperto 163 procedure per incompatibilità, su
circa 4.900 giudici, e in nove casi è stata accertata: di questi solo due sono tutt'ora
pendenti, due sono stati archiviati, un giudice è andato in pensione e quattro sono stati
effettivamente destituiti dal loro incarico. Fiorenza ha poi tracciato i contorni di un settore,
quello della giustizia tributaria, di cui non si conosce la rapidità, in 24 mesi si concludono in
media entrambi i gradi di giudizio, la qualità delle sentenze, con una percentuale di ricorsi
inferiore al 20% per il 2006-2007, e l'efficienza, visto il numero di giudici in servizio.
Eppure, secondo il presidente, sono professionisti chiamati a continui aggiornamenti legati
all'evoluzione del sistema fiscale italiano, sempre più complesso anche a causa di «una
miriade di emendamenti» alle leggi finanziarie degli ultimi anni. «La giustizia tributaria è
una struttura seria e importante che va avanti per spirito di servizio», ha commentato
Fiorenza illustrando i dati relativi ai compensi dei giudici, recentemente al centro della
polemica, con la sua busta paga alla mano e i parametri della normativa: poco più di 300
euro al mese di fisso per i giudici (337 per il vicepresidente di sezione, 363 per il
presidente di sezione e 415 per il presidente di commissione). La parte variabile dipende
invece dalle sentenze, 100 euro lordi che vanno divisi fra i tre componenti della
commissione tributaria, con una maggiorazione di 1,5 euro se fuori sede: a conti fatti con
un massimo di quattro-sei sentenze in circa quattro udienze mensili, la cifra è inferiore ai
10 mila euro lordi annui. «Un mio collega ha emesso una sentenza per una vicenda di un
presunto evasore fiscale per 20 milioni e ha incassato appena 20 euro. Certo non
facciamo questo mestiere per arricchirci», ha commentato Vincenzo Nappi, giudice
tributario di Napoli. Insomma, nonostante la riforma del diritto tributario del '92, «i
compensi sono quelli di 20, 25 anni fa», ha sottolineato Fiorenza, che sul tema
dell'incompatibilità ha aggiunto: «Le commissioni sono composte da tre soggetti, di questi
uno è togato. Le sezioni hanno durata breve, uno-due anni poi c'è una rotazione e le
sezioni vengono modificate. E se ci sono stati casi di incompatibilità i giudici lo hanno
dichiarato e, a volte, sono andati a operare in altre regioni, o hanno lasciato l'incarico.
Insomma, siamo dalla parte del giusto e legittimati a dire chi siamo». E Fiorenza lancia
anche una proposta: nella neo-reintrodotta ora di educazione civica nelle scuole dedicare
spazio anche all'educazione fiscale. L'esperimento è già partito ad Arezzo con gli studenti
di ragioneria ed è in preparazione un opuscolo sul tema da distribuire nelle scuole.
Sempre per far conoscere i giudici tributari e la giustizia tributaria, cercando di
approfondire la figura e la funzione del giudice tributario, a oggi unico organismo dello
stato a difesa dei diritti del cittadino- contribuente, è stata organizzata la tavola rotonda del
19 settembre, aperta al pubblico, alla quale parteciperanno, tra gli altri, Angelo Gargani,
presidente del consiglio di presidenza della giustizia tributaria, Ettore Valenti, presidente
della sezione regionale Lazio Amt, Mario Cicala, consigliere presso la Corte di cassazionesezione tributaria, Giorgio Fiorenza, presidente del centro studi di diritto tributario, Andrea
Morsillo, giudice tributario presso la commissione tributaria provinciale di Roma e Luigi
Barretta, giudice tributario presso la commissione tributaria provinciale di Napoli. In
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occasione della tavola rotonda saranno inoltre consegnate, grazie alla convenzione
sottoscritta tra l'università telematica Marconi di Roma e il centro studi di diritto tributario,
due borse di studio a due laureandi iscritti alle facoltà di giurisprudenza e di economia che
hanno redatto una tesi particolarmente meritevole in diritto tributario; il ministro
dell'istruzione, università e ricerca Mariastella Gelmini è stato invitato a presenziare in
qualità di madrina.
Valerio Stroppa, Italia Oggi pag. 28
Caliendo: un organo ad hoc per la vigilanza
«Quello dell'incompatibilità è un fenomeno che va monitorato, ma non rappresenta un
problema reale per l'efficiente funzionamento della giustizia tributaria. Le necessità di
riforma, piuttosto, risiedono altrove: per esempio introducendo come sanzione massima
per chi sbaglia la radiazione o la revoca dall'incarico. E non, come adesso, solo una
sospensione». A parlare è Giacomo Caliendo, sottosegretario alla giustizia ed ex
presidente dell'Associazione magistrati tributari. «Se i numeri sono effettivamente così
limitati, i casi sono due», spiega a ItaliaOggi. «O l'Agenzia delle entrate non ha una
struttura di controllo adeguata, e con l'incrocio telematico dei dati relativi agli intermediari
abilitati e l'anagrafe tributaria mi sembrerebbe strano, oppure tutta questa agitazione si
basa su un problema che negli ultimi dieci anni è già stato estrapolato e ridotto al minimo».
A rafforzare tale teoria, Caliendo tira fuori i numeri. «Ogni anno le Ctp pronunciano quasi
300 mila sentenze e complessivamente la percentuale delle impugnazioni rispetto alle
decisioni rese si attesta sul 15%. E al suo interno rientrano sia i ricorsi proposti dal
contribuente, sia quelli dell'amministrazione finanziaria. È evidente che i provvedimenti
sono largamente condivisi». Altro tema caldo del giorno riguarda i compensi percepiti. «Un
giudice tributario togato (ossia proveniente da altre magistrature, ndr) presidente di
sezione si attesta sui 300 euro come indennità fissa e spesso pronuncia sentenze
riguardanti contenziosi milionari», prosegue il sottosegretario. «In media, se un magistrato
tributario percepisce 14-15 mila euro in un anno significa che ha lavorato molto. Per anni
mi sono battuto per implementare un sistema di determinazione dei compensi rapportato
esclusivamente al lavoro svolto». Incompatibilità e stipendi a parte, però, secondo
Caliendo il vero intervento urgente da fare è un altro. «Serve una struttura di vigilanza
apposita», conclude il sottosegretario. «Per la gestione della struttura (risorse finanziarie,
personale ecc.) si dovrebbe creare presso il ministero dell'economia un dipartimento ad
hoc o un ufficio di diretta collaborazione del ministro. Lo si è fatto alla giustizia per la
costruzione delle maxiaule, perché non provarci a via XX Settembre per la giustizia
tributaria? In alternativa, per tenere l'organo vigilante completamente sganciato da ogni
rapporto con le agenzie fiscali, si potrebbe creare a palazzo Chigi».
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Riforma professioni
Benedetta P. Pacelli, Italia Oggi pag. 33
Ora i tecnici presentano il conto
I tecnici presentano il conto ad Angelino Alfano. All'indomani dell'annuncio di una riforma
per le categorie giuridico-economiche le professioni tecniche non si fanno trovare
impreparate. E nell'attesa di essere convocate dal guardasigilli preparano una lista di
priorità che, pur nel rispetto di specificità e competenze, li trova uniti su alcuni principi
cardine: deontologia, aggiornamento professionale continuo, minimi tariffari e società tra
professionisti. Principi e obiettivi che affondano le radici in una concezione di fondo: la
necessità di una riforma che rafforzi il ruolo pubblico del sistema ordinistico a tutela della
collettività. E questo, per il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Paolo
Stefanelli, è il punto principale attorno al quale dovrebbe ruotare la riforma delle
professioni. Gli ingegneri: La riforma per gli ingegneri dovrebbe puntare a individuare
nuovi criteri tariffari: «Non vogliamo tornare alle vecchie tariffe ma chiediamo che si elabori
un criterio per aggiornarle in qualità della prestazione». Perché per Stefanelli se da un lato
la tariffa fissa non può garantire qualità, dall'altro deve essere individuata una soglia di
retribuzione al di sotto della quale non ci si può aspettare alcun tipo di qualità. Qualità che
per il numero uno del Consiglio nazionale di categoria non può che essere garantita se
non dall'aggiornamento professionale e dalla formazione continua.
I tecnici preuniversitari: Diversa la situazione delle professioni preuniversitarie
(geometri, periti industriali e agrari) che, penalizzate da alcuni processi riformatori (il dpr n.
328 del 2001 che dà la possibilità a fronte della stessa formazione di iscriversi fino a sei
albi diversi), fanno fronte comune nel chiedere la creazione di un albo autonomo dei
laureati triennali per l'ingegneria nel quale, con le necessarie distinzioni, trovino posto fino
a esaurimento gli attuali iscritti a questi albi professionali. I periti industriali: La riforma
delle professioni per i periti industriali dovrà puntare a una semplificazione del sistema:
«Noi abbiamo norme differenti da quelle di altre professioni che andrebbero unificate e
semplificate soprattutto per la tenuta degli albi professionali», ha spiegato il presidente del
Consiglio nazionale dei periti industriali, Giuseppe Jogna, per il quale una riforma organica
dovrebbe anche prevedere, senza riserve, la possibilità di organizzare la professione in
società multidisciplinari. Per il numero uno dei periti industriali andrebbe poi rivisto il
sistema deontologico: «Non si può pensare che un organismo che deve decidere su un
suo iscritto sia credibile quando lo stesso iscritto è un elettore della governance. Infine, il
nodo competenze che per Jogna devono essere aggiornate allo sviluppo tecnologico.
Geometri: Per il presidente del Consiglio nazionale dei geometri, Fausto Savoldi, la
priorità è quella di una riforma generale del regolamento: «È necessario dividere chi fa
politica di categoria e chi invece fa politica istituzionale, magari anche pensando di
dividere la parte istituzionale per Corti d'appello e non per collegi». Anche per Savoldi c'è
poi il problema di definire le singole competenze in relazione alla tecnologia moderna. «È
necessario rafforzare le competenze a partire dalla formazione». Ma rimane sempre il
tema della protezione dell'ambiente la priorità della categoria. In questo modo per Savoldi
si trasforma così il generico geometra in un tecnico del territorio e dell'ambiente: «Del
territorio perché lo rileva, lo conosce e lo valuta e dell'ambiente perché lo protegge».
Architetti: Meno problemi per gli architetti, al sicuro tra la legge sulla qualità
dell'architettura e le direttive europee. Una legge che per tre legislature si è arenata in
parlamento e che per il presidente del Consiglio nazionale degli architetti, Raffaele Sirica,
stavolta dovrebbe arrivare in porto e garantire così la qualità della prestazione. Ecco
perché per noi, come ha spiegato Sirica, una riforma delle professioni «deve puntare alla
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massima valorizzazione della competizione tra progetti attraverso il concorso e non si
deve puntare su gare con offerte economicamente più vantaggiose che privilegiano il
minor costo a discapito della competizione tra i progetti garantita dalla concorsualità».
Geologi: Minimi tariffari inderogabili, codici deontologici di esclusiva competenza degli
Ordini e non dell'Autorità garante: questi i punti di partenza per una riforma seria di settore
per Pietro De Paola, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, che considera anche
un punto imprescindibile la necessità di obbligare il professionista a seguire un
aggiornamento continuo prevedendo sanzioni quando questo non avviene. Anche per De
Paola bisognerebbe semplificare la norma delle elezioni di categoria, «perché quella
esistente è farraginosa e rende complicate le procedure».
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Italia Oggi pag.33
Quote srl, presto sarà possibile il trasferimento telematico
Cessione quote di srl on-line verso la prima operatività. Dopo la riunione che si è tenuta il
4 settembre scorso a Roma, tra l'Agenzia delle entrate, Unioncamere e il Consiglio
nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, il problema tecnico del
pagamento delle relative imposte dovrebbe essere in via di risoluzione. I principali nodi da
sciogliere segnalati dal numero uno del Cndcec, Claudio Siciliotti, riguardavano le
indicazioni concernenti le modalità per procedere alla registrazione dell'atto con
applicazione dell'imposta di registro nella misura fissa di 168 euro per ogni disposizione di
trasferimento contenuta nell'atto (adempimento prodromico ineludibile ai fini del deposito
dell'atto stesso sul registro delle imprese).
Colap, giovedì prossimo l'assemblea nazionale
Si terrà giovedì 11 settembre a Roma l'assemblea nazionale del Colap, il Coordinamento
libere associazioni professionali, alla quale parteciperanno i presidenti delle circa 200
associazioni aderenti per discutere le linee strategiche e le attività future del Colap.
«Questa assemblea», ha dichiarato il suo coordinatore, Giuseppe Lupoi, «arriva in un
momento molto delicato nella vita del nostro coordinamento». Il Colap è nato più di dieci
anni fa con l'obiettivo di veder riconosciute le associazioni professionali non
regolamentate. Il dlgs n. 206/2007 di recepimento della direttiva qualifiche e «l'importante
innovazione che la sua applicazione porterà nel nostro sistema professionale», ha
spiegato ancora, «ci impongono scelte strategiche importanti». Nel corso dell'assemblea
gli associati saranno chiamati al rinnovo delle cariche statutarie e all'approvazione del
nuovo statuto del coordinamento.
Ordini, sul proprio sito internet i nomi dei consulenti esterni
Gli Ordini sono tenuti a rendere noti sul proprio sito istituzionale i nominativi dei consulenti,
degli esperti e degli altri soggetti esterni titolari di altri incarichi. A dirlo l'Ordine dei
giornalisti di Milano, che fa sapere che gli Ordini professionali, in quanto pubbliche
amministrazioni, sono tenuti a rendere noti sul proprio sito istituzionale i nominativi dei
consulenti, degli esperti e degli altri soggetti esterni titolari di qualsivoglia incarico dallo
stesso Ordine conferito, indicando per ciascuno l'oggetto, la durata e il compenso
dell'incarico. Anche gli eventuali compensi attribuiti ai consiglieri e ai sindaci cadono sotto
la lente della trasparenza e della pubblicità. La pubblicazione dei nominativi deve riferirsi a
incarichi in corso di svolgimento e non ancora conclusi, indicando per ciascuno l'oggetto,
la durata e il compenso dell'incarico.
( a cura di Daniele Memola )
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5 - Ordine degli Avvocati di Trani