Lo sviluppo delle competenze affettive dell’adolescente nella post-modernità Daniele La Barbera professore ordinario di psichiatria università di Palermo Bari, 17-04-2008 Si stanno realizzando nella nostra società dei grandi cambiamenti Solo se tentiamo di comprendere questi cambiamenti potremo dare un significato a ciò che accade nel mondo della cultura, nella vita familiare, nella scuola, nelle relazioni affettive I cambiamenti sociali e culturali sono in gran parte legati al mondo dei media e delle tecnologie della comunicazione 1. La post-modernità 2. I compiti evolutivi dell’adolescenza 3. L’influenza delle tecnologie DAL FUTURO-PROMESSA … … AL FUTURO-MINACCIA DAL DESIDERIO DI FUTURO… … ALLA NOIA DEL PRESENTE “Oggi, per i giovani sembra che la minaccia del futuro si sia sostituita all’invito a entrare nella società, a condividere, a conoscere e ad appropriarsi dei beni della cultura. Sembra che la nostra società non possa più “concedersi il lusso” di sperare o di proporre ai giovani la loro integrazione sociale come frutto e fonte di un desiderio profondo”. (M. Benasayag) La condizione esistenziale di tristezza e la perdita di ideali hanno portato oggi la nostra società ad abbandonare un tipo di educazione fondata sul desiderio: l’educazione dei nostri figli non è più infatti un invito a desiderare il mondo, ma piuttosto a temerlo, a guardarsi dai pericoli incombenti, a salvaguardare innanzitutto la propria sopravvivenza Vivere nell'incertezza ci appare un modo di vivere, il solo modo di vivere l'unica vita che abbiamo. (Z. Bauman) E LA NOIA E L’APATIA PER L’ORDINARIO E PER LA QUOTIDIANITA’ POSSONO AUMENTARE L’INCLINAZIONE PER ATTEGGIAMENTI ESTREMI ED EXTRA-ORDINARI Da circa un secolo il disagio della civiltà contemporanea e il malessere psicosociale vengono attentamente indagati da studiosi di diversi ambiti scientifici: psicologi, psichiatri, psicoanalisti, sociologi, filosofi, economisti. Ma dalla classica opera di Sigmund Freud del 1929, che con sguardo acuto tracciava le linee del disagio che l’uomo deve pagare al processo di affrancamento dalla barbarie e dal mondo degli istinti, all’epoca attuale, il malessere della contemporaneità ha rapidamente assunto connotazioni del tutto differenti e nuove che segnano uno scarto incommensurabile con la dimensione sociale e psicologica di buona parte del novecento. Tale malessere presenta oggi caratteristiche pervasive e diffuse, è trasversale e disseminato, è avvertibile e ignoto allo stesso tempo, multiforme e indefinito, seppure percepito e temuto. Presupposto di tali riflessioni è che tale disagio, nelle sue polimorfe e molteplici manifestazioni, non sia più esaustivamente spiegabile e comprensibile solo alla luce dei modelli e delle teorie psicologiche classiche ma richieda, con sempre maggiore evidenza, la comprensione delle modalità attraverso le quali le trasformazioni in corso nella nostra civiltà influenzano radicalmente le dimensioni senso-percettive, affettivoemotive, ideo-cognitive, modificando i processi che strutturano la personalità, l’identità, la relazione. Ci sembra che la denominazione di “psicopatologia post-moderna” di tale campo di studio e di ricerca possa efficacemente rispondere alla necessità di esplicitare come il costrutto, in origine solo letterario e culturale, della post-modernità, possa essere utilmente esteso anche all’ambito della psicologia e della clinica, venendo a coincidere e a rinsaldarsi in tale operazione fenomeni a carattere culturale e sociale con processi di tipo psicologico e socio-relazionale che stanno fortemente influenzando l’individuo e la collettività Teoria del post-moderno • Sarà bene allora partire, per rendere più chiara questa proposta, dalle origini e dalle caratteristiche generali del concetto di post-modernità. Teoria del post-moderno • Nel 1979, Jean Francois Lyotard, scriveva, commissionatogli dal governo canadese, quello che doveva restare il suo libro più famoso: “La condizione post-moderna” Teoria del post-moderno Con quel libro Lyotard ha proposto una vera e propria categoria interpretativa della società contemporanea, la "società postmoderna“, la cui caratteristica peculiare è il venir meno delle " grandi narrazioni " metafisiche che hanno giustificato ideologicamente la coesione sociale e ne hanno ispirato, nella modernità, le utopie rivoluzionarie. Nel volume viene presentata la tesi secondo la quale la modernità è giunta al suo compimento e ci troviamo ormai nel postmoderno. Il progetto della modernità di conferire un senso unitario e globale alla realtà, individuandone i fondamenti e facendo leva su una scienza unitaria, si è costruito sull'asse di tre grandi meta-racconti: – Illuminismo – Idealismo – Marxismo Questi grandi quadri di riferimento si sono ormai consumati, né sono stati sostituiti da costruzioni altrettanto forti e unitarie L'uomo moderno ha fiducia in se stesso come creatore e protagonista di una civiltà nuova, enormemente più avanzata e più democratica di ogni epoca precedente e in costante movimento verso ulteriori traguardi. L'idea forte della modernità è dunque il progresso, inteso come orientamento a un modello di vita e di azione, come aspirazione a valori ultimi, fondati sulla capacità dell'uomo di esercitare la ragione per un'opera di chiarificazione, di illuminazione nei confronti del mondo e di se stesso. Ciò che definisce l'essenza della condizione post-moderna, invece, è proprio la negazione della capacità umana di chiarificazione: questa condizione si fonda sul disconoscimento della sussistenza di valori ultimi, in grado appunto di chiarire, cioè di fondare, giustificare, legittimare un qualsiasi ordinamento della società, di motivare e orientare comportamenti, di conferire un senso unitario e quindi un'effettiva intelligibilità alla vita umana e alla società. Il primo grande e fondamentale paradosso del post-moderno è quello dell’esplosione della conoscenza scientifica e tecnologica che si accompagna ad un crescente pessimismo sulla capacità della scienza di salvarci. L’onnipotenza della scienza e della tecnica insieme con il catastrofismo Teoria del postmoderno F. Jameson sottolinea che le società occidentali contemporanee, contrassegnate dalla postmodernità, sono affette da "patologia della personalità", che si manifesta nella destrutturazione del tempo biografico e nella frammentazione dell'identità. Per definire il malessere dell'uomo occidentale contemporaneo sono divenute inadeguate le categorie d'impronta soggettivistica che venivano utilizzate nei primi decenni del secolo: angoscia, conflitto, alienazione, impegno inteso come adozione di una decisione rischiosa e responsabilizzante. In questa epoca di "morte del soggetto" compare la sostituzione del soggetto alienato con il soggetto frammentato e si ha la percezione della società come spogliata di ogni storicità. L’Io forte e monolitico lascia il passo all’emergere dell’Io flessibile, molteplice, pluridimensionale. Il pensiero postmoderno (o pensiero debole) proclama la «fine dell’uomo», tenta di passare al di là dell’uomo e dell’umanesimo in quanto coscienza piena e capacità di conoscenza del mondo. La trama del tempo è continuamente lacerata e il segno delle generazioni cancellato. Un profondo mutamento del senso del tempo trasforma le abitudini lavorative, i valori e la definizione del successo. Nulla ha successo come l’apparenza del successo. Teoria del postmoderno Secondo Derrida è ora possibile, ponendosi al termine della tradizione occidentale, giocare con la tradizione filosofica e il linguaggio che esprime e lasciarsi trasportare dalla deriva del significante, ovvero seguire l'infinito e imprevedibile arbitrio concettuale della parola, nell'assoluta assenza di regole e di leggi logiche immutabili che pretendano di circoscrivere e ingabbiare rigidamente la creatività di interpretazione. La decostruzione produce un pensiero filosofico fedele alle visioni del pensiero postmoderno: qualsiasi significato definitivo non rispecchia appieno la realtà, per cui è significativo solo il lasciato in sospeso, il non detto, il suggerito, il concetto in movimento: ogni concetto, nel postmoderno, non si fonda come eterno, ma si rende disponibile all'imprevedibile. Se così non fosse, il concetto immutabile non potrebbe essere fedele all'aspetto più originario e autentico della realtà: il divenire, il mutare. Negli ultimi venti anni stiamo infatti assistendo ad una straordinaria moltiplicazione degli universi immaginali, oltre che ad una loro continua deframmentazione, contaminazione, ibridazione, sincretizzazione. La continua e pressante stimolazione visuo-immaginale sembra attivare una forma di pseudo-creatività, una creatività inflattiva in quanto giocata sulla preponderanza del dominio diurno delle immagini, a scapito di quello notturno, interiore e simbolico. La proliferazione incessante di immagini esterne e la loro spasmodica occupazione degli spazi della nostra mente sembra conferire la qualità dello zapping a parti sempre più ampie della nostra esperienza psichica Attratti da un “inconscio ottico” straordinariamente attuale in un mondo fatto tutto di immagini, in cui «gli oggetti sono incorporati sensorialmente in una magia tecnologica che abbiamo introiettato fisicamente» (Taussing, 1993). Teoria del postmoderno Jean Baudrillard, inoltre, ha illustrato la correlazione fra frammentazione dell'identità e immagine frammentata del mondo e dell'uomo confezionata dai mass media contemporanei i quali trasformano il mondo in una serie di pseudo-eventi di natura spettacolare. Il tempo diventa una successione di momenti non correlati tra loro, una serie di momenti presenti isolati e privi della profondità che è associata alla percezione del passato e del futuro I PROCESSI DI MUTAMENTO CHE INVESTONO L’APPARATO PSICHICO NEL POST-MODERNO Precarietà Incertezza Istantaneità Indebolimento della dimensione normativa Progressiva scomparsa dei tabù Tendenza all’oltrepassamento dei limiti Propensione alle esperienze e relazioni estreme Labilità e instabilità degli affetti Impermanenza e transitorietà dei legami Mutevolezza e camaleontismo identitario Destrutturazione delle relazioni di appartenenza PARADOSSALITA’ DEL POST-MODERNO PARADOSSALITA’ DEL POST-MODERNO Parole chiave impulsività Valutazione Precarietà Competizione Incertezz a Risultati istantaneità Budget consumo Obiettivi Competenze Insicurezza “Nel rapporto tra individuo e società, la misura dell’uomo ideale non è più data dalla docilità e dall’obbedienza disciplinare, ma dall’iniziativa, dal progetto, dalla motivazione, dai risultati che si è in grado di ottenere nella massima espressione di sé. L’individuo non è più regolato da un ordine esterno, ma deve fare appello alle sue risorse interne, alle sue competenze per raggiungere quei risultati a partire dai quali verrà valutato” . (U. Galimberti) ...in uno scenario competitivo e aberrante, l’individuo tardo moderno sperimenta una progressiva perdita di vitalità che lo spinge a ricercare sostanze medicamentose ed esperienze in grado di garantire un pieno emozionale, capaci di restituire, almeno per un momento, l’illusione di vivere il presente in maniera profonda e partecipativa. L’adolescenza In un mondo che, anche per gli adulti, non conserva più che poche e instabili certezze, la transitorietà e la non permanenza diventano quindi le coordinate basilari che organizzano e disorganizzano di continuo l’assetto mentale degli adolescenti nell’epoca attuale L’adolescenza Il processo di sviluppo dell’adolescenza può essere considerato secondo tre livelli: universale: come esperienza di transizione dall’età infantile alla vita adulta storico: dal momento che questo processo è strettamente connesso ad aspetti di ordine culturale, sociale e politico individuale: in quanto i due livelli precedenti vanno riportati al livello del peculiare percorso del singolo soggetto. Ciò fa sì che gli adolescenti, seppure sulla base di problematiche comuni a tutti, seguano sentieri di crescita multiformi e personali, soprattutto nell’attuale momento storico L’adolescenza Tale periodo rappresenta per l’adolescente una vera e propria sfida evolutiva in cui egli è chiamato a superare attivamente tutta una serie di compiti di sviluppo relativi a importanti eventi: La maturazione Lo sviluppo puberale intellettuale L’accesso a nuovi ordini Per diventare adulto, l’adolescente deve abbandonare la situazione psicologica dell’infanzia e avviarsi, attraversando una fase più o meno lunga, verso il mondo degli adulti. Tale semplice immagine rivela già tutta la problematicità che questa fase della vita spesso presenta; è come se, nell’adolescente, convivessero contraddittoriamente tanti aspetti diversi: ALCUNI LEGATI AL REGISTRO DELL’INFANZIA E DELLA DIPENDENZA ALTRI PIU’ ADULTI E AUTONOMI L’adolescenza Dinamismo e staticità, sguardo rivolto verso il futuro e ripiegamento verso il passato, sono dinamiche facilmente riconoscibili nei vissuti dei ragazzi di quest’età e presenti in rapida successione a causa della loro instabilità d’umore… Allo specifico rapporto con la dimensione del tempo, può spesso corrispondere un insieme di modalità relazionali e comportamentali nei confronti delle figure genitoriali, che possono essere di statica e rassegnata acquiescenza o di ostile e violenta contrapposizione… … Tutto ciò rende l’adolescenza l’età della vita forse più complessa e travagliata, configurandola come un passaggio evolutivo difficile e problematico Adolescenza e rischio Sul piano psicologico, il fenomeno delle condotte a rischio (e dei comportamenti non adeguati) da parte dei giovani è stato generalmente messo in relazione alla ricerca di limiti che caratterizza la fase adolescenziale, o considerato come l’equivalente di quei riti di passaggio che, nelle società tradizionali, sancivano la transizione dall’infanzia all’età adulta. Adolescenza e rischio Le condotte a rischio degli adolescenti possono essere considerate comportamenti transitori “normali”, poiché sono finalizzati al raggiungimento dei processi di costruzione dell’Io e d’individuazione. Tali condotte a rischio, in alcuni casi, possono essere permeate di un’aggressività eccessiva, che può esitare in una serie di reazioni distruttive eterodirette o autodirette. Adolescenza e rischio Tale ricerca del rischio esprime il bisogno, da parte degli adolescenti, di mettersi alla prova in situazioni estreme, o la volontà di controllare attivamente le proprie scelte. I comportamenti adolescenziali, per di più, sembrano risentire fortemente di quella particolare propensione cognitivo-affettiva all’immediatezza e all’istantaneità peculiari di questa fase della vita. Adolescenza e rischio L’esperienza del rischio, dunque appartiene allo sviluppo normale dell’adolescente. Secondo alcune teorie, inoltre, alcuni soggetti sono naturalmente più predisposti di altri a “rischiare”. Cloninger e la “novelty seeking” (1987) L’Autore indica con questa definizione un tratto temperamentale caratteristico di soggetti che inseguono sempre situazioni nuove ed il più possibile gratificanti. Tale tratto come un fattore predittivo per le condotte d’abuso, considerandolo un parametro personologico fondamentale per definire l’alcolismo di tipo II, prevalentemente maschile, a elevata ereditarietà, a esordio precoce, più grave, associato a bassi livelli di “harm avoidance” (evitamento del rischio) Zuckermann e la “Sensation seeking” (1979; 1988) E’ il tratto temperamentale a sostegno delle sensazioni forti e insolite e di comportamenti trasgressivi, accompagnato da esposizioni a rischi per soddisfare il desiderio e superare l’intolleranza alla noia. Anche questo può essere considerato come un tratto di personalità esposto a comportamenti tossicomanici Ricerca del rischio & impulsività: Tale rapporto è caratterizzato da tendenza all’agito senza considerazione delle conseguenze negative, ridotto evitamento del pericolo e scarsa ansia anticipatoria; i comportamenti hanno lo scopo di generare piacere, anche se le loro conseguenze possono essere negative. Pallanti e Quercioli, 2003 Tre ambiti del rischio (Deodato, 2007) 1. Ambito fisiologico durante il regolare processo evolutivo: sono le esperienze che favoriscono il processo maturativo. Il rischio evolutivo è quello che mette alla prova tutte le norme, le regole, i confini, che sperimenta il limite, che consente di mettersi alla prova: è un rischiare continuo nel bisogno di definire se stessi e di sperimentare la propria soggettività. 2. L’ambito comportamentale disfunzionale al percorso evolutivo. L’esperienza del rischio non è funzionale alla crescita e comporta la messa in atto di comportamenti violenti o antisociali che segnalano un disagio. Si ha un rischio di comportamenti antisociali quando mancano i luoghi e gli spazi per la sperimentazione del Sé e sono ridotte le opportunità individuali; allora il rischio si rende palese sul palcoscenico della vita sociale. 3. L’ambito psicopatologico. Il comportamento antisociale può preludere allo strutturarsi di un vero e proprio disturbo. Il rischio psicopatologico, rappresentato dall’incapacità di modulare i comportamenti, di renderli leggibili all’ambiente, dalla perdita del valore simbolico dell’atto; si verifica quando il comportamento perde un legame con il processo evolutivo, diventa illegibile e rappresenta l’unico luogo possibile per esprimere i propri conflitti. Subentra l’angoscia come reazione all’esperienza di vuoto interiore. Compiti evolutivi L’adolescente è chiamato ad affrontare, nel suo articolato processo di crescita, una serie di compiti evolutivi. Il compito evolutivo può essere definito come un compito a metà strada tra i bisogni individuali e le richieste del contesto sociale. La definizione di compito di sviluppo si fonda infatti sul rapporto tra: Appartenenza sociale individuo ambiente Compiti evolutivi Ieri… Secondo Havighurst (1953, USA), i principali compiti evolutivi dell’adolescenza erano: 1.Instaurare relazioni nuove e più mature con i coetanei di entrambi i sessi 2.Acquisire un ruolo maschile o femminile 3.Accettare il proprio corpo e usarlo in modo efficace 4.Conseguire l’indipendenza emotiva dai genitori a da altri adulti 5.Raggiungere la sicurezza derivata dall’indipendenza economica 6.Orientarsi verso e prepararsi per una occupazione o una professione 7.Prepararsi al matrimonio e alla vita familiare 8.Sviluppare le competenze intellettuali e le conoscenze necessarie per acquisire la competenza civica 9.Desiderare e acquisire un comportamento socialmente responsabile 10. Acquisire un sistema di valori e una coscienza etica come guida al proprio comportamento … Compiti evolutivi Oggi Facendo riferimento al contributo di Regogliosi (1994, Italia), i compiti di sviluppo dell’adolescente possono essere così sintetizzati: 1. Sapersi adattare ai rapidi e rilevanti cambiamenti somatici e saper ricostituire una unità somato-psichica soddisfacente 2. Accettare le proprie pulsioni e padroneggiarle secondo valori condivisi 3. Saper instaurare e mantenere rapporti con i coetanei dello stesso sesso e di sesso diverso 4. Partecipare ai gruppi 5. Sviluppare indipendenza e autonomia 6. Sviluppare un’interazione adeguata con le istituzioni sociali (scuola, mondo del lavoro, contesto socio-politico) 7. Operare scelte relative ad un proprio sistema di valori 8. Progettare il proprio futuro Compiti evolutivi I compiti di sviluppo rappresentano eventi significativi nel percorso evolutivo dell’adolescente: da un lato costituiscono una potenziale fonte di stress psicosciale dall’altro rappresentano modalità che consentono al ragazzo di sviluppare le proprie competenze e le proprie capacità adattive Nel superamento dei compiti di sviluppo hanno un ruolo non indifferente l’insieme dei fattori micro e macroambientali, dalla famiglia alla scuola, che possono assicurare una quantità di risorse e di supporti per favorire il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo. Appare importante, in tale prospettiva, la congruenza dei messaggi e degli stimoli che l’adolescente riceve nei vari ambiti esistenziali e la possibilità di pervenire a una sintesi adeguata e non fortemente conflittuale tra gli orizzonti valoriali delle agenzie educative “adulte” e i contenuti e le suggestioni che provengono dalle sottoculture giovanili e dal gruppo dei pari. Compiti evolutivi e rischio In questo periodo di profonda vulnerabilità e di grande impegno per assolvere ai propri compiti evolutivi, risulta quasi fisiologico il tentativo di ristabilire, collocandolo all’esterno, un possibile sostituto onnipotente in grado di restituire l’illusione perduta. Il rischio connesso a tale tentativo è proprio quello relativo all’instaurarsi di condotte tanto piacevoli quanto pericolose per la capacità che hanno di suscitare un senso di potere e grandiosità. “Anni vissuti pericolosamente…” (da Mente e cervello, febbraio 2007) A 11 anni il 12% beve alcolici almeno una volta a settimana A 15 anni la percentuale sale al 37% (la più alta d’Europa) A 15 anni 1/5 degli adolescenti ha avuto rapporti sessuali completi A 15 anni il 27% dei ms. ed il 18% delle fm. hanno sperimentato almeno una volta una droga (il 2% anche droghe pesanti) A 15 anni il 16% del campione fuma regolarmente (1° Forum internazionale dell’OMS) Il difficile compito del genitore "Dietro all’ambizione di crescere un figlio perfetto c’è un misto di orgoglio personale e timore del futuro. I figli obbligati a superare i risultati raggiunti dai genitori, senza avere le capacità necessarie, sviluppano uno stato di sofferenza. Alcuni cominciano a sentire che il loro impegno è finalizzato solo alla soddisfazione dei genitori e si ribellano“. (Wendy Mogel) La relazione educativa tra genitori e figli NON deve collocarsi nel linguaggio del dominio dell’altro, o dell’assenza. L’educazione è principalmente umana emancipazione, la relazione d’aiuto fra genitori e figli deve, dunque, legittimare il diritto di quest’ultimo a diventare se stesso, seguendo le personali attitudini e potenzialità. Sull’educazione e sulla promozione dell’adeguata relazione educativa nell’ambito familiare, numerosi esperti, nel corso degli anni, hanno scritti fiumi di parole... I genitori, come abili giocatori di scacchi, devono prevedere ed adattare, con grande flessibilità, i criteri di risposta ai bisogni dei figli: imparando a proiettarsi, empaticamente, nella psiche del figlio e, allo stesso tempo, cercando di gestire le proprie motivazioni. l’educazione dei figli, più che una scienza caratterizzata da sofisticate e precostituite strategie, è un’impresa spiccatamente creativa. P. Gaspari Tecnologia e adolescenza Spazio e tempo digitali “Siamo in un’epoca in cui anche l’ultimo angolo del globo terrestre è stato conquistato dalla tecnica ed è diventato economicamente sfruttabile, in cui qualsiasi evento, in qualsiasi luogo e momento, è divenuto rapidamente accessibile, in cui si può vivere nel medesimo tempo un attentato in Francia e un concerto sinfonico a Tokio, in cui il tempo non è più che velocità, istantaneità e simultaneità, mentre il tempo, come storicità autentica è del tutto scomparso.” Martin Heidegger Gli adolescenti…… Vivono in un tempo accelerato e contratto e in uno spazio multiplo e dilatato; affrontano la problematica del cambiamento identitario in un mondo che si modifica ad un ritmo vorticoso; utilizzano molteplici dimensioni virtuali e mediatiche per fare esperienza ed interagire. Gli adolescenti…… Con i dispositivi elettronici, che da alcuni anni sono penetrati sempre piu’ estesamente nelle vite di tutti, hanno un rapporto diretto e spontaneo, naturale ed istintivo. ……E le tecnologie sembrano ricambiarli con gratitudine se e’ vero che in molti campi, primo tra tutti quello dei telefoni cellulari, sembrano adattarsi alle loro esigenze, sembrano evolvere sulla misura dei loro desideri e dei loro stili di vita e di rapporto. I nuovi adolescenti sono cavie di un esperimento planetario che chiede loro di scegliere se la realtà in cui vogliono vivere o che vogliono rappresentare sia quella naturale o quella virtuale. Circondati da ogni tipo di gadget, come nessuna generazione prima di oggi: dal telefonino, al computer, alla play station, allo stereo, al motorino, come mette in luce una recente ricerca[1], ripetono spesso nei focus group di “sentirsi soli”. [1] Tucci M. (2004): Bambini e adolescenti: Le nuove dipendenze. In www.sip.it/pdf/scientifico/indaginesulledipendenze.pdf -.it “LA COMPRENSIONE DEI MONDI” Ciò che è veramente inquietante non è che il mondo si trasformi in un completo dominio della tecnica. Di gran lunga più inquietante è che l’uomo non è affatto preparato a questo radicale mutamento del mondo. Di gran lunga più inquietante è che non siamo ancora capaci di raggiungere, attraverso un pensiero meditante, un confronto adeguato con ciò che sta realmente emergendo nella nostra epoca. M. Heidegger, L’abbandono, (1959) pp. 36 La nuova cognitività tecnomediata Linguaggio iconico Linguaggio acronimico Neodialetto high tech Stile di apprendimento “Taglia e incolla” Acquisizione di dati non elaborati dal punto di vista concettuale Tendenza alla estrema semplificazione concettuale riduzione Tendenza a smarrire le connessioni e La nuova cognitività tecnomediata Nuovi modelli di apprendimento Dalla pagina allo schermo Apprendimento esperenziale Cercatori di sensazioni Nuove forme di conoscenza Accessibilità Co-costruzione del sapere Devoluzione del sapere Nuove modalità di comunicazione Linguaggio iconico Linguaggio acronimico Neodialetto high tech La nuova cognitività tecnomediata Ricerchiamo la soluzione bell’e pronta in tutti i campi, dalla religione alla nutrizione Temiamo e veneriamo la tecnologia Non sappiamo distinguere tra l’originale e l’imitazione La nuova affettività tecnomediata Accettiamo la violenza come fatto normale Amiamo la tecnologia come fosse un giocattolo Viviamo la nostra vita in modo distante e distratto Tendiamo all’istantaneità emozionale, a vivere le esperienze in tempo reale Orientiamo sempre di più i nostri sistemi affettivi verso relazioni con oggetti e con persone effimere, transitorie, non permanenti Schiacciati da un lato dai tempi e dalle esigenze lavorative dei genitori: “i miei non li vedo mai, lavorano sempre” , dall’altro dai “pericoli” (reali o presunti) del vivere fuori casa (specie nelle grandi città) “mia mamma non vuole che esco perché ha paura”, hanno trovato negli “sms” un nuovo cordone ombelicale che li tiene costantemente in contatto con il gruppo di amici “se sono senza scheda sto male”; “La cosa più brutta? Essere senza scheda.”. La dipendenza dal cellulare La nascita e lo sviluppo del mercato della telefonia mobile hanno avviato profonde trasformazioni sociali, attribuendo nuove funzioni psicologiche al telefonino rispetto a quelle assolte dal telefono tradizionale. La tendenza di questo moderno e trasportabile strumento di comunicazione telefonica a diventare nel giro di poco tempo alla portata di tutti, indipendentemente dall’età o dallo status socio-economico, insieme allo sviluppo di crescenti ed innumerevoli caratteristiche tecniche, implica delle riflessioni relative alle principali funzioni sociali e psicologiche che il telefonino attualmente assolve. Attraverso l’uso del telefonino, infatti, è possibile proteggersi dai rischi insiti nell’impatto emotivo di un incontro diretto, arginando, in qualche modo, le proprie insicurezze relazionali; Contemporaneamente, è possibile rimanere “virtualmente connessi” alle persone cui si è legati affettivamente, per mezzo della costruzione di un ideale “ponte telefonico”, transizionale, che attraversa infiniti spazi in pochissimo tempo. Il cellulare (Ferraris, 2005), oggetto fisico, è contemporaneamente oggetto sociale, poiché permette di connettersi a tutti i circuiti di registrazione (scritture, immagini, musica); Forse non è solo in virtù della velocità delle transazioni rese possibili dal telefonino che il fenomeno del “cellulareaddiction” colpisce prevalentemente i giovani, ma anche in virtù del fatto che questo piccolo strumento tecnologico permette di regolare la distanza nella comunicazione e nelle relazioni… Siamo diventati una civiltà di comunicatori ma non sappiamo più comunicare E gli sms sono l’altra grande nuova “dipendenza”. Una media di 10 – 15 sms al giorno per un costo medio annuo di 600-800 Euro. Il primo sms la mattina appena svegli, l’ultimo nel letto prima di addormentarsi… e non a caso! Siamo diventati una civiltà capace di sviluppare moltissime “connessioni” ma pochissimi “legami” Nuove modalità di relazione • Brevi • Superficiali • Flessibili • Disimpegnate «Le connessioni tendono ad essere troppo superficiali e brevi per condensarsi in legami… Occorre meno tempo e fatica tanto per costruire legami, quanto per romperli. La distanza non è un ostacolo al tenersi in contatto e il tenersi in contatto non è un ostacolo all’essere distanti» Bauman, 2003 I problemi psicopedagogici della post-modernità Appare particolarmente critico il passaggio rapido dalla: Famiglia normativa alla Famiglia affettiva e alle sue varianti Famiglia ludico-edonica, performante, produttivista Gli Stili educativi disfunzionali Stile iperansioso: E' riscontrabile in quei genitori che si preoccupano eccessivamente per la sicurezza fisica del figlio: “Non correre…”, “Non andare…”, “Lo dico per te…” . Si verifica una sorta di contagio emotivo con il rischio di crescere figli timidi, paurosi, insicuri e alla ricerca ossessiva di sicurezza. Stile iperprotettivo: il genitore si preoccupa l'incolumità emotiva in modo eccessivo. Si tratta di genitori che cercano di evitare al figlio ogni minima frustrazione: "Ogni esperienza spiacevole può diventare un trauma che segnerà per sempre il mio bambino"; Conseguenze nei figli: bassa tolleranza alla frustrazione ed eccesso di egocentrismo; adolescenti insicuri, non preparati ad affrontare reazioni diverse da quelle a cui si sono abituati nell'ambiente familiare. Gli Stili educativi disfunzionali Stile ipercritico Questo stile educativo è caratterizzato dalla tendenza a notare ed ingigantire gli errori e i difetti commessi dal figlio. Rimproveri eccessivi, rimbeccate, manifestazioni di biasimo, commenti moralistici, messa in ridicolo,svalutazione. Conseguenze nel figlio: paura di sbagliare, paura di essere disapprovato, isolamento sociale, basso livello di autostima, comportamenti di evitamento. Stile perfezionistico: E' tipico di quei genitori che considerano sbagliato tutto ciò che non è perfetto al cento per cento. Il figlio impara che vale qualcosa e merita di essere amato solo se riesce in tutto quello che fa. Stile incoerente: I genitori che presentano questo stile tendono a gratificare o a punire il bambino a seconda del loro umore anziché in base all'adeguatezza o meno del comportamento. I problemi psicopedagogici della post-modernità Sempre più frequentemente osserviamo nei nostri adolescenti problemi di tipo emotivo affettivo, difficoltà a riconoscere o esprimere le emozioni (alessitimia) o un uso ipertrofico di un linguaggio emozionale e ipersentimentale che in realtà non veicola alcun sentimento vero (atimolessia) I problemi psicopedagogici della postmodernità 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Scomparsa del padre e depotenziamento della sua funzione educativa Esperienze precoci di perdita, trascuratezza, separazione, abbandono Registro pedagogico del tipo tutto o nulla Discontinuità e oscillazione nella relazione pedagogica Tendenza alla gratificazione immediata e incondizionata Collasso della dimensione simbolica e valoriale Attenuazione, sino alla perdita, della capacità genitoriale di proporre ideali Sfiducia delle figure genitoriali sulla possibilità di fornire riferimenti, ideali e valori alle nuove generazioni I problemi psicopedagogici della post-modernità Atmosfera culturale di crisi immanente e di emergenza quotidiana Enfasi posta sulla relazione competitiva e antagonista Percezione da parte del giovane della relazione con l’adulto di tipo simmetrico La simmetria della relazione genitore-figlio finisce per cancellare la percezione dei bisogni del figlio in funzione della sua età I genitori tentano di convincere razionalmente i figli ad accettare i limiti che cercano di proporre loro I genitori trattano i figli come loro pari che occorre persuadere e con i quali bisogna evitare qualsiasi tipo di conflitto Questa difficoltà dei genitori ad assumere una posizione di autorità rassicurante e contenitiva lascia l’adolescente solo di fronte alle proprie pulsioni e all’ansia che ne deriva. I problemi psicopedagogici della postmodernità 1. 2. L’indebolimento dei meccanismi di autorità provoca arbitrarietà e confusione Oscillazione costante tra due tentazioni: coercizione e seduzione commerciale 3. Nella relazione educativa l’allievo, l’adolescente o il giovane assumono così il ruolo di clienti che accettano ciò che l’adulto-venditore propone loro. 4. I principi di responsabilità e di etica della relazione tendono a scomparire. Quali capacità occorre sviluppare negli adolescenti per favorire la maturità emozionale? La capacità di stare soli, la capacità di gestire il vuoto e il silenzio, di godere e gioire del quotidiano senza cercare l’extra-ordinario, la capacità di autonomia, la capacità di attendere, la capacità di narrare e di apprezzare la narrazione il mondo non è umano solo perché è fatto da esseri umani, e non diventa umano solo perché vi si ode la voce umana, ma solo quando è diventato l’oggetto del discorso […] umanizziamo ciò che accade nel mondo ed in noi stessi solo quando ne parliamo, e nel corso del nostro parlarne impariamo ad essere umani. I greci definivano questa umanità che viene acquisita nel discorso dell’amicizia philantropia, «amore dell’uomo» perché si manifesta in una disponibilità a condividere il mondo con altri uomini (H. Arendt) PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI NATURALI Se fossi la luce della stella cometa guiderei le persone verso i loro segreti nei loro pensieri GIORGIA, 7 ANNI PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI NATURALI Se fossi la luce del sole abbronzerei mia madre SIMONE, 7 ANNI PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI NATURALI Se fossi la luce farei sbocciare insieme tutti i fiori di primavera per sentire forte il loro profumo GIULIA, 6 ANNI PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI NATURALI Se fossi la luce di una cometa guiderei tutta la gente di una città verso un’altra per far incontrare le persone LUIGI, 6 ANNI PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI NATURALI Se fossi la luce di una stella di notte desidererei tutti i desideri del mondo GIACOMO, 7 ANNI PER FORTUNA OLTRE AI BAMBINI CYBORG ESISTONO ANCORA QUELLI NATURALI Giulia, una bambina di 7 anni, dimenticata per alcune ore a scuola dai genitori, aspettando che qualcuno si ricordi di lei, dice alla maestra che la accudisce: “Adesso mi costruisco un nido su quel ramo lassù e mi addormento aspettando che arrivi papà”……