Analisi dei processi comunicazionali le Psicotecnologie a cura di Claudio Ingrami 17 settembre 2006 http://www.istituto-meme.it [email protected] Iniziamo a percorrere e a creare assieme una MAPPA COGNITIVA i cui nodi sono … Alcuni nodi della nostra mappa cognitiva • ICT • Prossemica – Spazio – Tempo • Psicotecnologie – Oralità • Primaria • Secondaria – – – – – – – Scrittura Stampa Ipertesto Realtà virtuale Le reti Il cyberspazio … • • • • • • Pierre Levy Derrick De Kerckhove Marshall McLuhan Walter J. Ong Edward T. Hall … … Una riflessione sull’uso delle ICT L’ampia diffusione delle nuove tecnologie per la comunicazione, le ICT (Information Communication Technology), e la loro rapida evoluzione mettono a disposizione nuove risorse e strumenti di conoscenza di grande portata e potenza, facilmente usufruibili, in quanto all’utenza spesso non è richiesta alcuna competenza tecnologica, ma, contemporaneamente, in grado di modificare profondamente gli stili di vita e i comportamenti, alterando la percezione prossemica spazio-temporale e gli assetti cognitivi ed affettivi. La prossemica (il linguaggio della prossimità) • La “Prossemica” è una disciplina che studia che cosa siano lo spazio personale e sociale e come l’uomo li percepisce; il termine è stato coniato dall’antropologo americano Edward T. Hall, per indicare lo studio delle relazioni di vicinanza nella comunicazione interpersonale, che essendo storicamente inclusa come attitudine nei circuiti neuronali di integrazione cerebrale, tende ad assumere radicati aspetti culturali e sociali tradizionali. • Certamente con ogni evidenza “la comunicazione non verbale in Internet” tende, sia pur progressivamente, a modificare le precedenti acquisizioni mentali generate dalla comunicazione interpersonale attuata in condizioni di vicinanza. -1 La prossemica (il linguaggio della prossimità) • Da ciò l’importanza e l’attualità della “prossemica” e cioé dello studio della dimensione nascosta della percezione mentale dello spazio, proprio in quanto tali studi mettono in evidenza le reazioni mentali conseguenti alle condizioni di vicinanza spaziale relative alla comunicazione in presenza tra individui e per converso permettono di arguire una attenta riflessione relativa agli sviluppi della comunicazione e della formazione in rete. • Tali studi sono quindi assai importanti per tutti coloro che si occupano di favorire lo sviluppo della comunicazione in rete nella educazione e nella formazione permanente, proprio in quanto “INTERNET” tende ad annullare le distanze fisiche e mentali, liberando l’individuo dalle coercizioni dipendenti dalle componenti “prossemiche” più proprie delle comunicazione “vis a vis”. -2 La prossemica (il linguaggio della prossimità) • Una breve riflessione sull’argomento mette subito in evidenza che il modo con cui ci disponiamo nello spazio (“setting”), trasmette messaggi non verbali a coloro che ci stanno vicini e viceversa noi stessi li rileviamo e rispondiamo ad essi con atteggiamenti emotivi spesso inconsci. • Abbiamo infatti derivato dagli animali una reazione di rigetto della prossimità dell’altro simile, che assume la caratteristica detta dagli “entomologi “fight or fly“ (combatti o fuggi), in quanto molte bestie reagiscono alla vicinanza dell’altro, come limitazione del proprio spazio vitale e quindi rispondono emotivamente con aggressività o con paura. Anche negli uomini esiste la percezione di una “distanza intima” difficilmente valicabile senza provocare reazioni di disagio, superabili solo in caso di accettazione cosciente o di relazioni affettive. -3 La prossemica (il linguaggio della prossimità) • • Le modalità di reazione, essendo correlate ad atteggiamenti mentali relativi alla percezione dello spazio, vanno ad assumere significati diversi a seconda della cultura di origine, cosi ad es. Arabi e Giapponesi tollerano meglio l’affollamento rispetto ad americani ed Europei. In Europa ad es. si notano forti differenze che riguardano la concezione individuale della “privacy”; ad es. per i Tedeschi è fortemente correlata alla delimitazione dello spazio fisico mentre per gli Inglesi e piu’ interiorizzata, in quanto la loro proverbiale “flemma britannica”, comporta la creazione di barriere psichiche che li rende capaci di isolarsi, anche in condizioni di vicinanza ambientale e quindi anche di sentire necessaria una difesa legale della propria personalità acquisita. Oggi la globalizzazione e lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione interattiva (TIC), comportano cambiamenti profondi che iniziano ad esercitarsi fin dalla più tenera età, che riguardano sia le relazioni “prossemiche”, che l’appredimento localizzato nella classe, conduce a strutturare, producendo limitati processi di ampiezza comunicativa a riguardo dello sviluppo di circuiti cerebrali che permettono una più piena e creativa espressione dell’individuo. -4 La prossemica (il linguaggio della prossimità) Edward T. Hall (1966) ha studiato le distanze fisiche dal punto di vista della comunicazione e in particolare gli effetti simbolici dell’organizzazione spaziale. Hall parte dalla constatazione che gli animali possiedono un loro territorio e che anche gli uomini hanno la nozione dello spazio intesa in maniera individuale (si pensi al medico trincerato dietro la sua scrivania=elemento difensivo). -5 La prossemica (il linguaggio della prossimità) Hall individua quattro zone, a loro volta suddivise in due fasi: •Distanza intima: la presenza dell’altro è evidente e distinguibile a causa dell’intensificarsi degli apporti sensoriali (la vista deformata, l’olfatto, il calore del corpo, il rumore del respiro) 1.La distanza intima – Fase di vicinanza: è la distanza dell’amplesso o della lotta, del conforto e della protezione. 2.La distanza intima – Fase di lontananza (da cm 15 a cm 45): il capo, le cosce non si toccano, ma le mani possono raggiungersi facilmente; la vista è deformata ed è possibile sentire l’odore del respiro dell’altro. È una distanza sconveniente in pubblico, cui i mezzi pubblici costringono soggetti estranei fra loro. -6 La prossemica (il linguaggio della prossimità) • Distanza personale – fase di vicinanza (da cm 45 a cm 75): a questa distanza è possibile afferrare o trattenere l’altro. La posizione assunta dai soggetti è indice dei loro rapporti sociali e dei loro sentimenti reciproci. • Distanza personale – fase di lontananza (da cm 75 a cm 120): la distanza personale va dalla possibilità di toccare l’altro fino alla possibilità di toccarsi le dita solo allungando le braccia. A questa distanza si discutono argomenti di interesse e carattere personale. -7 La prossemica (il linguaggio della prossimità) • Distanza sociale – Fase di vicinanza (da m1.20 a m 2.10): è la distanza degli affari impersonali e degli incontri e convenevoli occasionali • Distanza sociale – Fase di lontananza (da m 2.10 a m 3.60): è la distanza dei rapporti formali (vedi l’uso delle scrivanie negli uffici). Sono visibili a colpo d’occhio il tessuto epidermico, i capelli, i denti e gli abiti. -8 La prossemica (il linguaggio della prossimità) • Distanza pubblica – Fase di vicinanza (da m 3.60 a m 7.50): a questa distanza è possibile fuggire dall’altro soggetto. Non si vedono più i particolari della pelle e degli occhi • Distanza pubblica – Fase di lontananza (da m 7, 5 in su): è la distanza che si stabilisce intorno ai personaggi politici, ma può capitare a chiunque in occasioni pubbliche. Per comunicare non solo la voce, ma tutto il resto deve essere esagerato (il tempo della voce si rallenta e si cadenza e le parole sono pronunciate in modo più distinto). -9 La prossemica (il linguaggio della prossimità) - 10 … altre considerazioni sulle ICT I Psicotecnologi, i Musicoterapeuti, gli Arte Terapeuti e anche i Criminologi devono possedere non solo competenze tecniche, inerenti gli ambiti disciplinari previsti nei loro curriculum specialistici, ma anche capacità di visione, chiarezza nella definizione e nella risoluzione dei problemi. Dovranno possedere le opportune capacità di lettura delle fasi del progresso tecnologico al fine di orientare, adottare e creare appropriate strategie comunicative volte ad evitare, o perlomeno a ridurre, gli effetti che le innovazioni del progresso tecnologico, spesso dettate da sconsiderati criteri di mercato, non creino altre e più complesse aree di disagio e di sofferenza psicologica. -1 … altre considerazioni sulle ICT Da queste premesse e partendo da studi svolti, nei più svariati campi, da pensatori illuminati e visionari è nata una nuova ottica con cui osservare la realtà oggettiva e le sue rappresentazioni cognitive. Derrick de Kerckhove proviene dalla Scuola di Toronto che, assieme ad altre, hanno magistralmente introdotto nuovi paradigmi epistemici. È suo il termine Psicotecnologia e assieme a Pierre Levy ha mostrato l’entaglement tra Mente collettiva e Mente connettiva aprendo nuovi orizzonti nelle ricerche filosofico-tecno-bio-psico-sociali. -2 Che cos’è l’Intelligenza collettiva? "L'intelligenza collettiva è la messa in comune delle capacità mentali, dell'immaginazione, delle competenze che permettono alla gente di collaborare, di lavorare e di apprendere insieme: volontà di aumentare l'intelligenza dei gruppi, di mettere in sinergia le memorie, le immaginazioni e le competenze. In un certo modo è l'invenzione propria dell'umanità. Infatti, cos'è la cultura? E' la dimensione collettiva dell'intelligenza e poiché possediamo questa intelligenza collettiva siamo degli esseri umani; l'intelligenza collettiva è data dalla memoria collettiva, da un immaginario collettivo. Siamo quel che siamo grazie all'esistenza delle istituzioni, delle tecniche, dei linguaggi, dei sistemi di simboli, dei mezzi di comunicazione. La nostra intelligenza individuale è totalmente infiltrata dall'intelligenza collettiva; non saremmo intelligenti se non usassimo il linguaggio, se non fossimo stati allevati in una certa cultura" Pierre Levy Che cos’è l’Intelligenza connettiva? “La nostra intelligenza è privata, personale, individuale. Oggi accade che questo tipo di individualità non è più chiara. Con l'avvento dei mass-media le nostre idee si sono in qualche modo equiparate a quelle che ci propone la televisione. L'uso del computer ci costringe a scambiare con lo schermo e con la macchina processi cognitivi che non sono più veramente nostri, ma condivisi con una macchina e con il mondo intero. Questo perché una volta che siamo entrati in rete assumiamo una condizione cognitiva. Noi adesso stiamo vivendo nella seconda fase dell’era elettrica: la prima è rappresentata dal calore, dalla luce, dall'energia, dal trasporto del segnale; a partire dall’epoca del telegrafo ha inizio la seconda fase. L’intelligenza connettiva non è soltanto una forma di condivisione del proprio sapere nel momento in cui si entra in una rete, ma è anche un modo di essere. La possibilità di essere connessi alla rete ci permette di modificare questo contenuto cognitivo con la macchina, con la rete, con il software e con la gente con cui entriamo in contatto. Il web è passato attraverso tre punti di maturazione: subito dopo la nascita c'è stato il primo momento di navigazione vera con immagini e colori; il secondo passo coincide con la nascita di Yahoo, che rappresenta il momento del gioco e della scoperta; infine, il terzo momento, quello della maturazione, lo possiamo far coincidere con la nascita di tutti i motori di ricerca. Il Blog è molto di più di una semplice pagina personale sul web: è una sorta di diario on line, attraverso il quale si creano delle sinergie tra il tuo blog ed altre fonti che usano il tuo blog”. Derrick De Kerckhove -1 Che cos’è l’Intelligenza connettiva? “ […] quando prendiamo grandi quantità di oggetti qualitativamente mediocri e li connettiamo tra di loro succede qualche cosa di molto misterioso: emerge un valore che é superiore alla somma delle parti, c’é un incremento della performance che non é solo basato su un’addizione. Raggruppando i nostri neuroni “stupidi” in una mente cosciente, il nostro cervello sfrutta il loro potere, allo stesso modo Internet si appoggia su stupide macchine, stupidi personal computer; un PC é come un singolo neurone; quando sono collegati a migliaia tra di loro in una rete, questi semplici stupidi nodi generano un valore aggiunto che é di molto superiore alla semplice somma delle parti. Questa stessa dinamica si ripete anche in altri campi: nell’economia e nella finanza. Per questo la frontiera dell’uomo é quella dell’Intelligenza connettiva”. Derrick De Kerckhove -2 Chi sono? Derrick De Kerckhove Direttore del Programma McLuhan di cultura e tecnologia e professore del Dipartimento francese all'Università di Toronto (Canada). Il Programma McLuhan, così come il lavoro di McLuhan stesso, è indirizzato alla comprensione di come le tecnologie influenzano e influenzeranno la società. De Kerckhove promuove una nuova forma di espressione artistica, che unisce le arti, l'ingegneria e le nuove tecnologie di telecomunicazione. È uno dei più importanti "media philosopher", insegna presso il dipartimento Hypermédia dell'Università di Parigi VIII. Da molti anni si dedica allo studio delle nuove tecnologie della comunicazione da un punto di vista sociale e antropologico. Le sue ricerche infatti, mirano ad analizzare le implicazioni culturali e cognitive delle tecnologie digitali e a promuoverne gli usi possibili. Pierre Levy Che cos’è la Psicotecnologia? La parola Psicotecnologia prende a modello la più conosciuta Biotecnologia con la quale si intendono quegli strumenti e quelle tecniche in grado di modificare la struttura di base degli organismi. Una psicotecnologia è quindi uno strumento in grado di intervenire ad un livello profondo della psiche, modificando le caratteristiche principali della struttura psichica di un individuo, sia a livello motorio che cognitivo. Le categorie principali con cui l’apparato cognitivo umano si va strutturando sono lo spazio ed il tempo ed è proprio nella riorganizzazione del rapporto tra questi due atomi della realtà che una psicotecnologia può essere studiata e compresa nelle sue potenzialità. -1 L’oralità Attraverso la parola il gruppo sociale acquisiva la forma di una comunità organizzata, con una memoria comune e dei valori. È sotto questo aspetto che si può parlare delle psicotecnologie come degli strumenti con cui viene costruita la realtà. La specificità umana di produrre sistemi culturali non può non esprimersi attraverso un linguaggio, ed è attraverso le diverse tecniche linguistiche utilizzate che la società si forma e dà forma alla vita di ciascun individuo. L’oralità può essere vista come la prima vera tecnica di comunicazione in grado di formare un gruppo sociale. -1 L’oralità -2 L’oralità • In “Oralità e scrittura” Walter J. Ong descrive il passaggio dalla cultura orale a quella scritta, sottolineando come l’assunzione della pratica scritta abbia profondamente modificato l’esperienza umana, ristrutturandone il pensiero ed inaugurando una nuova forma mentis. • In una cultura ad oralità primaria il pensiero e l’espressione tendono ad essere strutturati sulla base del ritmo e della ripetizione, per favorire una facile memorizzazione e possono essere classificati secondo alcune caratteristiche distintive -3 L’oralità La cultura orale è • Paratattica piuttosto che ipotattica: ovvero basata su una struttura di frasi indipendenti e coordinate, invece di proposizioni subordinate. • Aggregativa piuttosto che analitica: sul piano dei contenuti mette insieme i fenomeni secondo un principio analogo; le espressioni tradizionali nelle culture orali sono ricche di epiteti e formule fisse e non possono essere disgregate. La scrittura pone l’osservatore a distanza e isola gli elementi e seziona gli oggetti. -4 L’oralità • Ridondante piuttosto che economica: usa cioè ripetere le proprie informazioni molte volte per ricordarle meglio: a causa dell’evanescenza della parola, la memoria ha infatti bisogno di molte più parole della scrittura per ricordare. • Tradizionalista piuttosto che innovatrice: la cultura orale tende a bloccare la sperimentazione a favore della memoria • Agonistica piuttosto che oggettiva:perché privilegia la partecipazione di chi parla e ciò porta alla competizione dei tecnici della memoria. -5 L’oralità • Enfatica e partecipativa piuttosto che oggettiva e distaccata: i contenuti sono profondamente personalizzati e fatti propri dall’uditorio • Situazionale piuttosto che astratta: racconta storie piuttosto che elencare contenuti e personifica le idee astratte. • L’espressione orale non è mai solo verbale, ma è uno stile di vita “verbomotorio” che coinvolge il corpo interi dell’individuo in ogni attività. -6 L’oralità • “la trasformazione elettronica dell’espressione verbale ha accresciuto quel coinvolgimento della parola nello spazio che era iniziato con la scrittura, e ha contemporaneamente creato una nuova cultura, dominata dall’oralità secondaria”. • La nuova oralità presenta somiglianze con la vecchia per la sua mistica partecipatoria, il senso della comunità, la concentrazione sul presente e addirittura l’uso di alcune formule. • Uno degli elementi centrali del ritorno all’oralità è l’alto coefficiente di provvisorietà dei documenti elettronici (semplicità di modifica e alta frequenza di aggiornamento) -7 L’oralità • La mutevolezza della dimensione prossemica è legata non tanto a fattori biologici, quanto variabili culturali e comunicative (americani vs italiani), socio-emozionali e dalla struttura fisica dell’ambiente. • La lettura della struttura spaziale permette di capire come gli individui si pongono nelle relazioni interpersonali e in quella con l’ambiente. • Esistono relazioni fra un certo uso dello spazio e e la differenza di ruolo così come persone che adottano un determinato comportamento spaziale saranno costrette ad adottare determinate tipologie di interazione. -8 Chi sono? Studioso di storia delle culture, di retorica e dei processi comunicativi, ha insegnato alla Saint Louis University ed è stato collega ed amico di Marshall McLuhan. E' autore di numerose pubblicazioni tradotte in varie lingue, fra cui, in italiano: La presenza della parola (1970); Oralità e scrittura (1986); Interfacce della parola (1989); Conversazione sul linguaggio (1993) Walter Jackson Ong (1912-2003) (foto di Daniel T. Magidson) Marshall McLuhan (1911-1980) Universalmente conosciuto come colui che ha esplorato il modo in cui i nuovi media elettrici riconfigurano il nostro ambiente e condizionano, spesso in modo inconscio, la psiche umana. Il nome di Marshall McLuhan appartiene ormai a una sorta di immaginario comune, inevitabilmente associato a una serie di figure retoriche spesso stereotipate, ma assolutamente predefinite: il profeta, il guru, l’oracolo dei media. «Il medium è il messaggio». Se una citazione può sintetizzare un uomo, la sua opera, gli studi e il pensiero, allora Herbert Marshall McLuhan è in queste poche parole. La frase è tratta da "Understanding media: the extensions of man" (1964), il testo che l'ha consacrato come uno dei mostri sacri della storia della comunicazione. Oralità – conservazione e innovazione Una delle conseguenze principali delle tecniche mnemoniche dell’oralità è quella di costringere i parlanti a mantenere continuamente nella memoria le conoscenze trasmesse loro dalle generazioni precedenti. L’originalità nella narrazione di un cantore, ad esempio, mette a rischio i contenuti del poema che raccoglie informazioni di vitale importanza per la comunità. Il talento di un cantore era misurabile per la capacità con cui riusciva a scegliere ed accostare le formule mnemoniche che erano entrate nell’uso poetico nel corso dei secoli, piuttosto che per l’originalità della storia o dello stile proposti. Ogni formula prevedeva la descrizione di un personaggio e il suo nome, o l’aggettivo con cui poter descrivere una città e il nome delle genti che la abitavano etc. -1 Oralità – conservazione e innovazione • La struttura sociale veniva ripetuta di generazione in generazione seguendo schemi ben definiti, contenuti nelle epiche narrate oralmente. • Il sistema educativo era fondato sull’apprendimento mnemonico attraverso la ripetizione continua delle conoscenze e si attuava tramite la conversazione tra scolaro e docente, che doveva essere quotidiana per poter arrivare ad un vero trasferimento della conoscenza. La pratica della memoria e dei mestieri era quindi attuata in ambiti ben definiti della società. E’ impensabile di trovare in un modello sociale simile una grande varietà di discipline sia scientifiche che produttive, visto l’impegno necessario ad apprendere e la difficoltà dei maestri stessi a modificare il contenuto di quanto tramandato loro. -2 Oralità – conservazione e innovazione Partendo da questi elementi Walter Ong definì conservatrice una società ad oralità primaria, sottolineando come tutte le energie comunicative siano in questa situazione concentrate sulla ripetizione, il più fedele possibile, della tradizione. Fu l’alfabeto quindi a dare strumenti di indagine intellettuale che liberano la mente dal compito puramente mnemonico consentendo un’astrazione dalla tradizione e quindi una sperimentazione su di essa. -3 La scrittura L’alfabeto fonetico greco è la prima trascrizione integrale di tutti i suoni articolati oralmente che noi conosciamo oggi. Questo vuol dire che il linguaggio passò da una dimensione impalpabile, com’è il suono delle corde vocali, ad essere identificabile come un oggetto tangibile. •Riconoscere le parole di una lingua nei segni di una scrittura comporta anche una ricombinazione nella gerarchia delle percezioni. Se l’oralità sviluppava l’udito come canale principale della socializzazione, la scrittura dà all’occhio un ruolo centrale nel trasferimento della cultura. •Questo è un aspetto fondamentale nello studio delle psicotecnologie perché consente di analizzare le mutazioni cognitive derivanti dall’utilizzo di diverse tecnologie di comunicazione. -1 La scrittura • • • Il passaggio dalla comunicazione orale a quella scritta definisce anche un cambiamento di priorità tra lo spazio e il tempo. Dove nell’oralità il ritmo e quindi il tempo hanno un ruolo fondamentale nella creazione del senso, lasciando lo spazio ad assolvere un ruolo di limite della comunicazione stessa, per la scrittura è lo spazio l’elemento in cui si svolgono i significanti e quindi si formano i contenuti della comunicazione stessa. Per la scrittura il tempo si dilata quasi all’infinito svincolando la comunicazione dall’urgenza del qui ed ora tipica dell’oralità. A questo primo elemento della scrittura analizzata come psicotecnologia se ne aggiunge un altro che è la forma assunta dalla scrittura nello spazio, la sua direzione. Lo spazio divenne quindi, con l’introduzione della scrittura, il veicolo della conoscenza. -2 La scrittura • Gli studi sulla bilateralizzazione e specializzazione del cervello umano hanno individuato differenti aree coinvolte nella comprensione di fenomeni temporali o spaziali. Si può quindi parlare di una estensione di diverse facoltà cognitive grazie all’uso di una psicotecnologia piuttosto che di un’altra. • La scrittura ha esteso la capacità di analisi della realtà, che risulta essere una caratteristica dell’emisfero sinistro della corteccia cerebrale. -3 La scrittura • • • • • • la capacità di sintetizzare gli eventi che ci circondano e quella di analizzarli sono dislocate in aree diverse del nostro apparato cognitivo e che le diverse culture del pianeta hanno dato e danno prevalenza all’una o all’altra facoltà. Una società ad oralità primaria richiede una comunicazione in tempi specifici e ristretti e la comunicazione di informazioni semplificate. Ascoltare un cantore, inoltre, non richiede una attenzione ad ogni singola parola pronunciata, dal momento che spesso si tratta solo di elementi funzionali a mantenere il ritmo della narrazione, ma una capacità molto marcata di cogliere i punti saliente del racconto e di sintetizzarli in una conoscenza di cui ci si potrà quindi appropriare. La scrittura svincola da tutto questo, lasciando il lettore e lo scrittore liberi di scegliere i tempi di fruizione e consentendo anche una paziente riflessione sui contenuti prima che questi vengano comunicati. Il tempo quindi si estende nei diversi tempi dei diversi atti di lettura, mentre lo spazio passa da quello biologico della compresenza a quello astratto e riproducibile simbolicamente delle pagina scritta. Si introduce così la possibilità di praticare una analisi delle conoscenze oggetto della comunicazione, possibilità che non significa automaticamente estensione della facoltà analitica. Per ottenere quella cultura fondata sulla razionalità, che portò alla creazione dell’individuo nel medioevo e più tardi alla secolarizzazione della scienza, in cui la ragione del singolo prevalse sull’unità sociale e la tradizione religiosa, doveva essere inventato un codice di scrittura che seguisse completamente le predisposizioni analitiche dell’apparato cognitivo. -4 La scrittura • • • L’andamento della scrittura occidentale, da sinistra verso destra, è differente da quello di altre scritture come i pittogrammi cinesi e giapponesi o la scrittura araba ed ebraica. In continuazione con gli studi della Toronto School of Communication, Derrick de Kerckhove propose nel 1986 una connessione tra l’apparato biologico del lettore-scrittore e la necessità che ad una tipologia di codice linguistico corrisponda una direzione della scrittura sul foglio. In particolare sottolineò come una scrittura che riporti tutte le articolazioni vocali del discorso, ovvero suddivida in fonemi il linguaggio, sia leggibile in maniera molto più facile se scritta da sinistra verso destra. Viceversa una scrittura in cui non tutte le parti del discorso parlato vengono ripetute fedelmente, come accade ad esempio con quelle che noi chiamiamo vocali nella scrittura sillabica araba ed ebraica, appare più facilmente leggibile se scritta da destra verso sinistra, come in realtà accade. -5 La scrittura • De Kerckhove arrivò a formulare questa ipotesi, che ancora oggi conserva le potenzialità per numerose analisi sulla comunicazione interculturale, partendo dai progressi fatti nello studio della bilateralizzazione e specializzazione del cervello, e sulla forma del chiasmo ottico. • Se infatti ci troviamo di fronte ad una scrittura in cui è necessario analizzare lettera dopo lettera per arrivare poi a sintetizzare la presenza di una parola e quindi coglierne il significato, appare più utile utilizzare prima l’emisfero sinistro del cervello, più abile nel sezionare ed analizzare le percezioni, lasciando all’emisfero destro il compito successivo di trovare una sintesi dei vari elementi analizzati. -6 La scrittura • • • Vista la posizione invertita degli occhi rispetto alle zone cerebrali con cui sono collegati (il chiasmo ottico è appunto una x descritta dalle connessioni nervose tra gli occhi e la parte posteriore del cervello), sarà quindi più facile far ‘condurre’ la lettura di un alfabeto dettagliato come quello fonetico dall’occhio destro, che trasferirà quindi le percezioni all’emisfero sinistro. Ecco quindi perché è stato più comodo scrivere l’alfabeto greco da sinistra verso destra, facendo iniziare la lettura all’occhio destro. Ecco perché questa direzione della scrittura greca si è imposta su tutte le altre sperimentate nel periodo che ne seguì l’invenzione. Lo stesso, in senso opposto, può dirsi delle scritture sillabiche araba ed ebraica moderna. Mancando una precisa traccia delle vocali, che vengono rese con segni diacritici o intuite dal contesto della frase e dalla posizione della parola nel discorso, è necessario un maggiore uso della facoltà di sintesi nella lettura. -7 La scrittura • Lasciando iniziare la lettura all’occhio sinistro, quindi, gli alfabeti fonetici consentono all’emisfero destro del cervello di intervenire per primo nell’interpretazione della scrittura, facilitano pertanto il compito del lettore. • Se dovessimo utilizzare una scrittura composta di segni grafici molto complessi, in cui è necessario tanto cogliere i singoli elementi del segno quanto la loro collocazione all’interno del sintagma, credo che dovremmo ricorrere ad una scrittura che coinvolga entrambe gli occhi contemporaneamente, procedendo magari dall’alto verso il basso o dal basso verso l’alto. Questo avviene effettivamente nella scrittura ad ideogrammi cinese e giapponese. -8 Astrazione e individualità La parola astrazione descrive l’atto di prelevare da un insieme di avvenimenti od oggetti una parte. Dal fluire della realtà ad esempio la scienza cerca di arrivare a modelli astratti che possano spiegare le dinamiche dei fenomeni. La prima vera astrazione compiuta sulla realtà è stata proprio la scrittura, che ha consentito di soffermarsi su elementi discreti della realtà fissandoli su una memoria materiale per meglio comprenderli. -1 Astrazione e individualità • • • • La scrittura ha dato quindi alla società il tempo per riflettere sulla propria cultura e ha creato uno spazio in cui il tempo stesso può essere gestito in modalità astratta. E’ importante qui sottolineare che i singoli di una società fanno parte della realtà che la comunicazione crea e descrive. Porre i singoli di una società, le loro gesta e le loro idee, sul piano astratto della scrittura iniziò quel processo di individualizzazione che la società occidentale trasformò nell’elemento costitutivo della propria cultura. L’identità individuale prevalse così su quella collettiva consentendo una società fortemente articolata e suddivisa in figure professionali e caratteriali fortemente marcate. Va inoltre notato come il passaggio dall’oralità alla scrittura abbia creato un nuovo spazio all’interno del singolo lettore. E’ un processo molto lento quello compiuto dalla lettura, che richiese quasi duemila anni per arrivare alla tecnica che noi oggi impieghiamo di fronte ad un foglio stampato. -2 Astrazione e individualità Il passaggio dalla lettura ad alta voce alla lettura silenziosa non iniziò prima del XIII secolo, tanto forte era la tradizione orale che considerava la cultura un fatto eminentemente pubblico. Con l’inizio della lettura silenziosa si può ritenere completata la creazione di quello che oggi chiamiamo l’individuo privato. Il suono interiore della voce che segue un testo crea di fatto uno spazio ed un tempo cosciente all’interno del corpo del lettore, generando di conseguenza una dimensione privata, inaccessibile agli altri e in cui il singolo può riflettere sui contenuti del testo in totale autonomia acquisendo sempre maggiore coscienza su quello che è il proprio punto di vista sul mondo. -3 La stampa In situazioni come quelle del primo medioevo in cui i libri erano pochissimi e faticosamente copiati in pochi esemplari, la lettura silenziosa sarebbe stata un enorme spreco ed un atto controproducente per la comunità. •Fu pertanto l’invenzione della stampa nella metà del 1400 a rendere la lettura silenziosa una pratica diffusa nella società fino ad istaurarsi come modello privilegiato del trasferimento della conoscenza. •Questo aspetto della scrittura e della lettura è fondamentale per comprendere la nascita dell’individuo come elemento distaccato dall’insieme della società. Generandosi un momento privato di riflessione e di apprendimento si venne a creare una distinzione tra momento privato e momento pubblico nella vita dei singoli che trasformò radicalmente la società. Unidirezionalità – stampa – radio - TV • • • • Con il libro nasce quindi il concetto di autore, inteso come unico produttore dei contenuti comunicati. Il pubblico a sua volta ha acquisito sempre più un ruolo passivo nel doversi attenere esclusivamente a quanto trovava scritto in un testo per poter dire di averlo compreso ‘completamente’. La socializzazione si può dire essere scomparsa dal modello didattico e sociale istaurato dal libro, dove per socializzazione si intenda uno scambio di informazione tra diverse parti. L’unidirezionalità del libro è sopravvissuta nei mezzi di comunicazione inventati nel corso del XIX e XX secolo. Ancora con i giornali, la radio, il cinema e la televisione, il modello comunicativo è strutturato in un emittente e in un pubblico a cui non è data la possibilità di socializzare le proprie conoscenze. In questa dinamica è iscritta una conseguenza non immediatamente evidente: il pubblico di un libro come della televisione è considerato solo come apparato cognitivo inerte da istruire verso un percorso predeterminato dall’autore. Struttura gerarchica della psiche • Quello che è stato chiamato inconscio dalla psicoanalisi, e che la televisione ha trasformato nel concetto di inconscio collettivo, è esattamente questa passività cognitiva, che induce a ripetizioni meccaniche di alcune dinamiche emotive ed intellettuali. • La gerarchia descritta dalla psicoanalisi, in cui un super-io guida e gestisce le emozioni e le idee di un individuo, sembra ripetere esattamente la dinamica autore-libro-lettore. • Lo spazio interiore dell’individuo, generato dalla lettura e dalla scrittura, è stato infatti una interiorizzazione di queste tecniche, ed è concepibile asserire che l’architettura di questo spazio si sia strutturata sul modello stesso di autore e lettore. Psicotecnologie e spazio - tempo Qui ci basterà però ricordare che una psicotecnologia modifica il mondo in cui lo spazio e il tempo vengono strutturati dalla mente e che il tempo e lo spazio sono gli elementi usati sia per comprendere il mondo che ci circonda sia per comprendere e descrivere noi stessi. L’ipertesto come psicotecnologia L’ipertesto è un nuovo modo di scrivere e di leggere in cui il privato e il pubblico si rifondono insieme con una diversa armonia. Mentre la pagina isolava l’individuo in un atto di lettura privata, lo schermo lo protegge solo parzialmente dal momento pubblico, trasformando la lettura e la scrittura in gesti da compiere all’interno di un contesto sociale. L’astrazione consentita dalla scrittura diviene permeabile ai cambiamenti che possono costantemente essere introdotti nella struttura del testo. L’attività della lettura inoltre acquista importanza con l’ipertesto anche per la formazione del senso stesso della comunicazione. Sotto questo ultimo aspetto si può parlare di una scomparsa dell’autore nella forma ipertestuale, dove si intenda per autore una mente individuale che voglia comunicare un contenuto preciso e prestabilito. L’interpretazione del testo non è più infatti una attività interiorizzata e privata ma si proietta sullo schermo del computer, consentendoci di osservare il senso nel suo formarsi, passando da un documento all’altro da una immagine ad un testo e a quant’altro è possibile inserire in un ipertesto. -1 L’ipertesto come psicotecnologia • • • • Dove il testo scritto ha contribuito a formare una soggettività forte con la creazione di spazi di riflessione solitari e di una forma altamente individualizzata di apprendimento, l’ipertesto stimola la componente intersoggettiva della psiche, proponendo una ibridazione tra autore e lettore. Ritornano quindi le dinamiche di socializzazione presenti nelle società ad oralità primaria, con la narrazione che riprende le caratteristiche di evento, ma il tutto avviene nell’astrazione dei simboli linguistici. La comunicazione in contesto quindi, la polisemia dei messaggi scambiati e la forte carica emotiva dei dialoghi in presenza si trasferiscono quindi nell’ipertesto astraendosi nella memoria esterna dei computer collegati in rete. Dopo aver materializzato il linguaggio nella sua forma lineare assistiamo quindi oggi alla materializzazione, e quindi esteriorizzazione e presa di coscienza, delle dinamiche emotive del linguaggio conversato. La simmetria dei contributi alla comunicazione e la ridondanza dei linguaggi utilizzati si riproducono nell’ipertesto in modo assai fedele consentendoci una nuova esperienza di funzioni cognitive che la scrittura lasciava fuori dalla tradizione e dalla comunicazione. -2 La lettura – la prospettiva e la simmetria Tutto quello che vediamo, secondo i neuroscienziati, è il risultato non soltanto della registrazione del campo visivo da parte del cervello, ma anche di una costante attività di calcolo e taratura. Una mente allenata dalla lettura ad analizzare il testo potrebbe ragionevolmente essere incoraggiata a trasportare queste capacità analitiche per analizzare lo spazio. La capacità di lettura della mente ha semplicemente cambiato gli equilibri basilari della visione. La prospettiva è il risultato dell’analisi dello spazio nel tempo, ovvero attraverso la distanza. Dal punto di vista del soggetto che guarda il mondo, gli oggetti sono rappresentati/collocati a distanze tra loro proporzionali. Lo scorcio, una tecnica sviluppata dai greci, è un modo di riprodurre l’illusione della profondità e della distanza su un piano bidimensionale. Spazio mentale e immaginazione • L’inclinazione alla rappresentazione viene generalmente dal bisogno della mente di comprendere ciò in cui è coinvolto il corpo. Attraverso l’alfabetizzazione, l’inclinazione alla rappresentazione viene rinforzata e specializzata poiché i lettori devono tradurre il testo nelle immagini rappresentate dalle parole. • La ragione per cui la tendenza visiva può dominare una cultura pienamente letterata non è soltanto che la maggior parte delle informazioni critiche che vanno dal mondo alla mente passa attraverso il portale degli occhi ma anche perché la lettura richiede alla mente di sviluppare un processo di visualizzazione come “immaginazione”. Letteralmente l’immaginazione è il potere di creare immagini nella propria mente. Questo è ciò che facciamo quando leggiamo. Internet e il WEB – la virtualità L’Internet e il Web sono entrambi virtuali, un fatto che la gente che promuove la RV, spesso manca di riconoscere. E’ la virtualità, non la spazialità del cyberspazio, che lo rende affine ad uno spazio mentale. Il cyberspazio è fluido e inesauribile come una mente, ma non è né esclusivamente materiale né veramente “mentale”. E certamente, è completamente differente dallo spazio fisico. E’ un unico ambiente, che permette ogni possibile combinazione, permutazione e configurazione di reti. Anche lo spazio mentale è virtuale. Entrambi i tipi di spazio richiedono visualizzazione e design, entrambi giocano con rappresentazioni/simulazioni sensoriali. Entrambi sono dotati di memoria, entrambi hanno meccanismi di ricerca, recupero e visualizzazione. Entrambi praticano elaborazione dell’informazione ed entrambi sono dotati di intelligenza. Le reti e il cyberspazio Le reti elettroniche, come quelle organiche, sono piene di intelligenza. Sanno come interagire tra loro senza difficoltà e con efficienza. Sono fatte di diversi livelli di attività, dalla gente e dalle macchine, da vera intelligenza (i software) e concrete invenzioni, da miscele di processi consci ed inconsci. Essi mettono insieme aree distanti per attività comuni e qualche volta incidono su queste aree in modi visibili. Queste reti sono legittimamente complesse. Ammettono l’indagine ma rivelano soltanto identità di gruppo con confini soft, e dall’uno all’altro, trame molto differenti. <E-principio> “Anche l’elettricità…”. Oggi, è diventato di moda, per non dire seccante, mettere una e di fronte a qualsiasi cosa, elettrificando così ogni parola con nuova energia, nuovo significato. La e di solito sta per “elettronico” come in email o e-commerce o e-world. Per essere sinceri verso la natura profonda di quanto sta accadendo nel reame psicotecnologico, la lettera starebbe veramente per “elettrico”. L’elettricità sta prendendo il posto di “Primo Motore” in questo regno. Interrompetela e tutto quanto svanirà come un sogno. Internet è figlio dell’elettricità, non dei computer. L’elettricità sta imponendo il suo carattere in tutti i territori prima in mano all’età industriale, e anche ad un’età molto più vasta, quella dell’alfabeto. L’e-principio sta conquistando tutti i domini prima tenuti dell’principio, quello dell’alfabeto che ha accompagnato e nutrito l’era precedente, l’età meccanica. Sta frantumando tutto in bit. Lo spazio elettrico L’elettricità è la tecnologia centrale. E’ la tecnologia che ha detronizzato il dominio del principio meccanico e ha capovolto molto delle tendenze esplosive e frammentarie dell’alfabeto. L’elettricità sta creando un nuovo tipo di relazione con lo spazio. Dal tempo del telegrafo l’elettricità non ha mai smesso di contrarre lo spazio e di ridurlo ad un punto, mentre l’alfabeto lo espandeva all’infinito. Il mondo della stampa e dell’alfabeto è centrifugo, con l’informazione spazializzata e diffusa su tutta la terra. La stampa ha distribuito i libri nello spazio e ha richiesto che l’informazione fosse ripetuta ovunque era necessaria, l’elettricità al contrario mette i processi della comunicazione umana, e molto del suo contenuto su fili e schermi. Con l’elettricità l’architettura generale delle informazioni consiste nel fatto che essa è localizzata dappertutto e disponibile ovunque a richiesta. Conservata in database istantaneamente recuperabili. L’effetto dell’elettricità sull’informazione sin dal tempo del telegrafo è stato ed è ancora centripeto: ovunque tu sia c’è un nodo a cui arrivano tutti i dati. Se l’alfabeto divide il linguaggio in molte parti e riduce i sensi coinvolti nella comunicazione umana ad una catena di segni astratti, l’elettricità sta rimettendo di nuovo insieme tutti i sensi nella multimedialità, nei sistemi interattivi e nella realtà virtuale. L’elettricità mette tutto insieme in un lampo. La sua dinamica è implosiva.