Analisi dei processi comunicazionali
le Psicotecnologie
a cura di Claudio Ingrami
17 settembre 2006
http://www.istituto-meme.it
[email protected]
Iniziamo a percorrere e a creare assieme una MAPPA COGNITIVA i cui nodi sono …
Alcuni nodi della nostra mappa cognitiva
• ICT
• Prossemica
– Spazio
– Tempo
• Psicotecnologie
– Oralità
• Primaria
• Secondaria
–
–
–
–
–
–
–
Scrittura
Stampa
Ipertesto
Realtà virtuale
Le reti
Il cyberspazio
…
•
•
•
•
•
•
Pierre Levy
Derrick De Kerckhove
Marshall McLuhan
Walter J. Ong
Edward T. Hall
…
… Una riflessione sull’uso delle ICT
L’ampia diffusione delle nuove tecnologie per la
comunicazione, le ICT (Information Communication
Technology), e la loro rapida evoluzione mettono a
disposizione nuove risorse e strumenti di conoscenza di
grande portata e potenza, facilmente usufruibili, in quanto
all’utenza spesso non è richiesta alcuna competenza
tecnologica, ma, contemporaneamente, in grado di
modificare profondamente gli stili di vita e i
comportamenti, alterando la percezione prossemica
spazio-temporale e gli assetti cognitivi ed affettivi.
La prossemica (il linguaggio della prossimità)
• La “Prossemica” è una disciplina che studia che cosa
siano lo spazio personale e sociale e come l’uomo li
percepisce; il termine è stato coniato dall’antropologo
americano Edward T. Hall, per indicare lo studio delle
relazioni di vicinanza nella comunicazione
interpersonale, che essendo storicamente inclusa
come attitudine nei circuiti neuronali di integrazione
cerebrale, tende ad assumere radicati aspetti culturali
e sociali tradizionali.
• Certamente con ogni evidenza “la comunicazione non
verbale in Internet” tende, sia pur progressivamente, a
modificare le precedenti acquisizioni mentali generate
dalla comunicazione interpersonale attuata in
condizioni di vicinanza.
-1
La prossemica (il linguaggio della prossimità)
• Da ciò l’importanza e l’attualità della “prossemica” e
cioé dello studio della dimensione nascosta della
percezione mentale dello spazio, proprio in quanto tali
studi mettono in evidenza le reazioni mentali
conseguenti alle condizioni di vicinanza spaziale
relative alla comunicazione in presenza tra individui e
per converso permettono di arguire una attenta
riflessione relativa agli sviluppi della comunicazione e
della formazione in rete.
• Tali studi sono quindi assai importanti per tutti coloro
che si occupano di favorire lo sviluppo della
comunicazione in rete nella educazione e nella
formazione permanente, proprio in quanto
“INTERNET” tende ad annullare le distanze fisiche e
mentali, liberando l’individuo dalle coercizioni
dipendenti dalle componenti “prossemiche” più
proprie delle comunicazione “vis a vis”.
-2
La prossemica (il linguaggio della prossimità)
• Una breve riflessione sull’argomento mette subito in
evidenza che il modo con cui ci disponiamo nello
spazio (“setting”), trasmette messaggi non verbali a
coloro che ci stanno vicini e viceversa noi stessi li
rileviamo e rispondiamo ad essi con atteggiamenti
emotivi spesso inconsci.
• Abbiamo infatti derivato dagli animali una reazione di
rigetto della prossimità dell’altro simile, che assume la
caratteristica detta dagli “entomologi “fight or fly“
(combatti o fuggi), in quanto molte bestie reagiscono
alla vicinanza dell’altro, come limitazione del proprio
spazio vitale e quindi rispondono emotivamente con
aggressività o con paura.
Anche negli uomini esiste la percezione di una
“distanza intima” difficilmente valicabile senza
provocare reazioni di disagio, superabili solo in caso di
accettazione cosciente o di relazioni affettive.
-3
La prossemica (il linguaggio della prossimità)
•
•
Le modalità di reazione, essendo correlate ad atteggiamenti mentali
relativi alla percezione dello spazio, vanno ad assumere significati
diversi a seconda della cultura di origine, cosi ad es. Arabi e
Giapponesi tollerano meglio l’affollamento rispetto ad americani ed
Europei.
In Europa ad es. si notano forti differenze che riguardano la
concezione individuale della “privacy”; ad es. per i Tedeschi è
fortemente correlata alla delimitazione dello spazio fisico mentre per
gli Inglesi e piu’ interiorizzata, in quanto la loro proverbiale “flemma
britannica”, comporta la creazione di barriere psichiche che li rende
capaci di isolarsi, anche in condizioni di vicinanza ambientale e
quindi anche di sentire necessaria una difesa legale della propria
personalità acquisita. Oggi la globalizzazione e lo sviluppo delle
tecnologie di comunicazione interattiva (TIC), comportano
cambiamenti profondi che iniziano ad esercitarsi fin dalla più tenera
età, che riguardano sia le relazioni “prossemiche”, che
l’appredimento localizzato nella classe, conduce a strutturare,
producendo limitati processi di ampiezza comunicativa a riguardo
dello sviluppo di circuiti cerebrali che permettono una più piena e
creativa espressione dell’individuo.
-4
La prossemica (il linguaggio della prossimità)
Edward T. Hall (1966) ha studiato le distanze fisiche dal
punto di vista della comunicazione e in particolare gli
effetti simbolici dell’organizzazione spaziale.
Hall parte dalla constatazione che gli animali possiedono
un loro territorio e che anche gli uomini hanno la nozione
dello spazio intesa in maniera individuale (si pensi al
medico trincerato dietro la sua scrivania=elemento
difensivo).
-5
La prossemica (il linguaggio della prossimità)
Hall individua quattro zone, a loro volta suddivise in due
fasi:
•Distanza intima: la presenza dell’altro è evidente e
distinguibile a causa dell’intensificarsi degli apporti
sensoriali (la vista deformata, l’olfatto, il calore del corpo,
il rumore del respiro)
1.La distanza intima – Fase di vicinanza: è la distanza
dell’amplesso o della lotta, del conforto e della protezione.
2.La distanza intima – Fase di lontananza (da cm 15 a cm
45): il capo, le cosce non si toccano, ma le mani possono
raggiungersi facilmente; la vista è deformata ed è
possibile sentire l’odore del respiro dell’altro. È una
distanza sconveniente in pubblico, cui i mezzi pubblici
costringono soggetti estranei fra loro.
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La prossemica (il linguaggio della prossimità)
• Distanza personale – fase di vicinanza (da cm 45 a cm
75): a questa distanza è possibile afferrare o trattenere
l’altro. La posizione assunta dai soggetti è indice dei
loro rapporti sociali e dei loro sentimenti reciproci.
• Distanza personale – fase di lontananza (da cm 75 a cm
120): la distanza personale va dalla possibilità di
toccare l’altro fino alla possibilità di toccarsi le dita
solo allungando le braccia. A questa distanza si
discutono argomenti di interesse e carattere personale.
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La prossemica (il linguaggio della prossimità)
• Distanza sociale – Fase di vicinanza (da m1.20 a m
2.10): è la distanza degli affari impersonali e degli
incontri e convenevoli occasionali
• Distanza sociale – Fase di lontananza (da m 2.10 a m
3.60): è la distanza dei rapporti formali (vedi l’uso delle
scrivanie negli uffici). Sono visibili a colpo d’occhio il
tessuto epidermico, i capelli, i denti e gli abiti.
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La prossemica (il linguaggio della prossimità)
• Distanza pubblica – Fase di vicinanza (da m 3.60 a m
7.50): a questa distanza è possibile fuggire dall’altro
soggetto. Non si vedono più i particolari della pelle e
degli occhi
• Distanza pubblica – Fase di lontananza (da m 7, 5 in
su): è la distanza che si stabilisce intorno ai personaggi
politici, ma può capitare a chiunque in occasioni
pubbliche. Per comunicare non solo la voce, ma tutto il
resto deve essere esagerato (il tempo della voce si
rallenta e si cadenza e le parole sono pronunciate in
modo più distinto).
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La prossemica (il linguaggio della prossimità)
- 10
… altre considerazioni sulle ICT
I Psicotecnologi, i Musicoterapeuti, gli Arte Terapeuti e
anche i Criminologi devono possedere non solo
competenze tecniche, inerenti gli ambiti disciplinari
previsti nei loro curriculum specialistici, ma anche
capacità di visione, chiarezza nella definizione e nella
risoluzione dei problemi. Dovranno possedere le
opportune capacità di lettura delle fasi del progresso
tecnologico al fine di orientare, adottare e creare
appropriate strategie comunicative volte ad evitare, o
perlomeno a ridurre, gli effetti che le innovazioni del
progresso tecnologico, spesso dettate da sconsiderati
criteri di mercato, non creino altre e più complesse aree di
disagio e di sofferenza psicologica.
-1
… altre considerazioni sulle ICT
Da queste premesse e partendo da studi svolti, nei più
svariati campi, da pensatori illuminati e visionari è nata
una nuova ottica con cui osservare la realtà oggettiva e le
sue rappresentazioni cognitive.
Derrick de Kerckhove proviene dalla Scuola di Toronto
che, assieme ad altre, hanno magistralmente introdotto
nuovi paradigmi epistemici.
È suo il termine Psicotecnologia e assieme a Pierre Levy
ha mostrato l’entaglement tra Mente collettiva e Mente
connettiva aprendo nuovi orizzonti nelle ricerche
filosofico-tecno-bio-psico-sociali.
-2
Che cos’è l’Intelligenza collettiva?
"L'intelligenza collettiva è la messa in comune delle capacità
mentali, dell'immaginazione, delle competenze che permettono
alla gente di collaborare, di lavorare e di apprendere insieme:
volontà di aumentare l'intelligenza dei gruppi, di mettere in
sinergia le memorie, le immaginazioni e le competenze. In un
certo modo è l'invenzione propria dell'umanità.
Infatti, cos'è la cultura? E' la dimensione collettiva
dell'intelligenza e poiché possediamo questa intelligenza
collettiva siamo degli esseri umani; l'intelligenza collettiva è
data dalla memoria collettiva, da un immaginario collettivo.
Siamo quel che siamo grazie all'esistenza delle istituzioni, delle
tecniche, dei linguaggi, dei sistemi di simboli, dei mezzi di
comunicazione. La nostra intelligenza individuale è totalmente
infiltrata dall'intelligenza collettiva; non saremmo intelligenti se
non usassimo il linguaggio, se non fossimo stati allevati in una
certa cultura"
Pierre Levy
Che cos’è l’Intelligenza connettiva?
“La nostra intelligenza è privata, personale, individuale. Oggi accade che questo
tipo di individualità non è più chiara. Con l'avvento dei mass-media le nostre idee si
sono in qualche modo equiparate a quelle che ci propone la televisione.
L'uso del computer ci costringe a scambiare con lo schermo e con la macchina
processi cognitivi che non sono più veramente nostri, ma condivisi con una
macchina e con il mondo intero.
Questo perché una volta che siamo entrati in rete assumiamo una condizione
cognitiva.
Noi adesso stiamo vivendo nella seconda fase dell’era elettrica: la prima è
rappresentata dal calore, dalla luce, dall'energia, dal trasporto del segnale; a partire
dall’epoca del telegrafo ha inizio la seconda fase.
L’intelligenza connettiva non è soltanto una forma di condivisione del proprio
sapere nel momento in cui si entra in una rete, ma è anche un modo di essere.
La possibilità di essere connessi alla rete ci permette di modificare questo
contenuto cognitivo con la macchina, con la rete, con il software e con la gente con
cui entriamo in contatto.
Il web è passato attraverso tre punti di maturazione: subito dopo la nascita c'è stato
il primo momento di navigazione vera con immagini e colori; il secondo passo
coincide con la nascita di Yahoo, che rappresenta il momento del gioco e della
scoperta; infine, il terzo momento, quello della maturazione, lo possiamo far
coincidere con la nascita di tutti i motori di ricerca.
Il Blog è molto di più di una semplice pagina personale sul web: è una sorta di
diario on line, attraverso il quale si creano delle sinergie tra il tuo blog ed altre fonti
che usano il tuo blog”.
Derrick De Kerckhove
-1
Che cos’è l’Intelligenza connettiva?
“ […] quando prendiamo grandi quantità di oggetti
qualitativamente mediocri e li connettiamo tra di loro succede
qualche cosa di molto misterioso: emerge un valore che é
superiore alla somma delle parti, c’é un incremento della
performance che non é solo basato su un’addizione.
Raggruppando i nostri neuroni “stupidi” in una mente
cosciente, il nostro cervello sfrutta il loro potere, allo stesso
modo Internet si appoggia su stupide macchine, stupidi
personal computer; un PC é come un singolo neurone; quando
sono collegati a migliaia tra di loro in una rete, questi semplici
stupidi nodi generano un valore aggiunto che é di molto
superiore alla semplice somma delle parti. Questa stessa
dinamica si ripete anche in altri campi: nell’economia e nella
finanza.
Per questo la frontiera dell’uomo é quella dell’Intelligenza
connettiva”.
Derrick De Kerckhove
-2
Chi sono?
Derrick De Kerckhove
Direttore del Programma McLuhan di cultura e tecnologia e professore
del Dipartimento francese all'Università di Toronto (Canada). Il
Programma McLuhan, così come il lavoro di McLuhan stesso, è
indirizzato alla comprensione di come le tecnologie influenzano e
influenzeranno la società. De Kerckhove promuove una nuova forma
di espressione artistica, che unisce le arti, l'ingegneria e le nuove
tecnologie di telecomunicazione.
È uno dei più importanti "media philosopher", insegna presso il dipartimento
Hypermédia dell'Università di Parigi VIII. Da molti anni si dedica allo studio
delle nuove tecnologie della comunicazione da un punto di vista sociale e
antropologico. Le sue ricerche infatti, mirano ad analizzare le implicazioni
culturali e cognitive delle tecnologie digitali e a promuoverne gli usi possibili.
Pierre Levy
Che cos’è la Psicotecnologia?
La parola Psicotecnologia prende a modello la più
conosciuta Biotecnologia con la quale si intendono quegli
strumenti e quelle tecniche in grado di modificare la
struttura di base degli organismi.
Una psicotecnologia è quindi uno strumento in grado di
intervenire ad un livello profondo della psiche,
modificando le caratteristiche principali della struttura
psichica di un individuo, sia a livello motorio che
cognitivo.
Le categorie principali con cui l’apparato cognitivo umano
si va strutturando sono lo spazio ed il tempo ed è proprio
nella riorganizzazione del rapporto tra questi due atomi
della realtà che una psicotecnologia può essere studiata e
compresa nelle sue potenzialità.
-1
L’oralità
Attraverso la parola il gruppo sociale acquisiva la forma
di una comunità organizzata, con una memoria comune e
dei valori.
È sotto questo aspetto che si può parlare delle
psicotecnologie come degli strumenti con cui viene
costruita la realtà.
La specificità umana di produrre sistemi culturali non
può non esprimersi attraverso un linguaggio, ed è
attraverso le diverse tecniche linguistiche utilizzate che
la società si forma e dà forma alla vita di ciascun
individuo.
L’oralità può essere vista come la prima vera tecnica di
comunicazione in grado di formare un gruppo sociale.
-1
L’oralità
-2
L’oralità
• In “Oralità e scrittura” Walter J. Ong descrive il
passaggio dalla cultura orale a quella scritta,
sottolineando come l’assunzione della pratica scritta
abbia profondamente modificato l’esperienza umana,
ristrutturandone il pensiero ed inaugurando una nuova
forma mentis.
• In una cultura ad oralità primaria il pensiero e
l’espressione tendono ad essere strutturati sulla base
del ritmo e della ripetizione, per favorire una facile
memorizzazione e possono essere classificati secondo
alcune caratteristiche distintive
-3
L’oralità
La cultura orale è
• Paratattica piuttosto che ipotattica: ovvero basata su
una struttura di frasi indipendenti e coordinate, invece
di proposizioni subordinate.
• Aggregativa piuttosto che analitica: sul piano dei
contenuti mette insieme i fenomeni secondo un
principio analogo; le espressioni tradizionali nelle
culture orali sono ricche di epiteti e formule fisse e non
possono essere disgregate. La scrittura pone
l’osservatore a distanza e isola gli elementi e seziona
gli oggetti.
-4
L’oralità
• Ridondante piuttosto che economica: usa cioè ripetere
le proprie informazioni molte volte per ricordarle
meglio: a causa dell’evanescenza della parola, la
memoria ha infatti bisogno di molte più parole della
scrittura per ricordare.
• Tradizionalista piuttosto che innovatrice: la cultura
orale tende a bloccare la sperimentazione a favore
della memoria
• Agonistica piuttosto che oggettiva:perché privilegia la
partecipazione di chi parla e ciò porta alla
competizione dei tecnici della memoria.
-5
L’oralità
• Enfatica e partecipativa piuttosto che oggettiva e
distaccata: i contenuti sono profondamente
personalizzati e fatti propri dall’uditorio
• Situazionale piuttosto che astratta: racconta storie
piuttosto che elencare contenuti e personifica le idee
astratte.
• L’espressione orale non è mai solo verbale, ma è uno
stile di vita “verbomotorio” che coinvolge il corpo
interi dell’individuo in ogni attività.
-6
L’oralità
• “la trasformazione elettronica dell’espressione verbale
ha accresciuto quel coinvolgimento della parola nello
spazio che era iniziato con la scrittura, e ha
contemporaneamente creato una nuova cultura,
dominata dall’oralità secondaria”.
• La nuova oralità presenta somiglianze con la vecchia
per la sua mistica partecipatoria, il senso della
comunità, la concentrazione sul presente e addirittura
l’uso di alcune formule.
• Uno degli elementi centrali del ritorno all’oralità è l’alto
coefficiente di provvisorietà dei documenti elettronici
(semplicità di modifica e alta frequenza di
aggiornamento)
-7
L’oralità
• La mutevolezza della dimensione prossemica è legata
non tanto a fattori biologici, quanto variabili culturali e
comunicative (americani vs italiani), socio-emozionali
e dalla struttura fisica dell’ambiente.
• La lettura della struttura spaziale permette di capire
come gli individui si pongono nelle relazioni
interpersonali e in quella con l’ambiente.
• Esistono relazioni fra un certo uso dello spazio e e la
differenza di ruolo così come persone che adottano un
determinato comportamento spaziale saranno
costrette ad adottare determinate tipologie di
interazione.
-8
Chi sono?
Studioso di storia delle culture, di retorica e dei processi comunicativi, ha insegnato alla
Saint Louis University ed è stato collega ed amico di Marshall McLuhan.
E' autore di numerose pubblicazioni tradotte in varie lingue, fra cui, in italiano: La
presenza della parola (1970); Oralità e scrittura (1986); Interfacce della parola (1989);
Conversazione sul linguaggio (1993)
Walter Jackson Ong (1912-2003)
(foto di Daniel T. Magidson)
Marshall McLuhan (1911-1980)
Universalmente conosciuto come colui che ha esplorato il modo in cui i nuovi media
elettrici riconfigurano il nostro ambiente e condizionano, spesso in modo inconscio,
la psiche umana. Il nome di Marshall McLuhan appartiene ormai a una sorta di
immaginario comune, inevitabilmente associato a una serie di figure retoriche
spesso stereotipate, ma assolutamente predefinite: il profeta, il guru, l’oracolo dei
media.
«Il medium è il messaggio». Se una citazione può sintetizzare un uomo, la sua
opera, gli studi e il pensiero, allora Herbert Marshall McLuhan è in queste poche
parole. La frase è tratta da "Understanding media: the extensions of man" (1964), il
testo che l'ha consacrato come uno dei mostri sacri della storia della
comunicazione.
Oralità – conservazione e innovazione
Una delle conseguenze principali delle tecniche
mnemoniche dell’oralità è quella di costringere i parlanti a
mantenere continuamente nella memoria le conoscenze
trasmesse loro dalle generazioni precedenti. L’originalità
nella narrazione di un cantore, ad esempio, mette a
rischio i contenuti del poema che raccoglie informazioni
di vitale importanza per la comunità. Il talento di un
cantore era misurabile per la capacità con cui riusciva a
scegliere ed accostare le formule mnemoniche che erano
entrate nell’uso poetico nel corso dei secoli, piuttosto che
per l’originalità della storia o dello stile proposti. Ogni
formula prevedeva la descrizione di un personaggio e il
suo nome, o l’aggettivo con cui poter descrivere una città
e il nome delle genti che la abitavano etc.
-1
Oralità – conservazione e innovazione
• La struttura sociale veniva ripetuta di generazione in
generazione seguendo schemi ben definiti, contenuti
nelle epiche narrate oralmente.
• Il sistema educativo era fondato sull’apprendimento
mnemonico attraverso la ripetizione continua delle
conoscenze e si attuava tramite la conversazione tra
scolaro e docente, che doveva essere quotidiana per
poter arrivare ad un vero trasferimento della
conoscenza. La pratica della memoria e dei mestieri
era quindi attuata in ambiti ben definiti della società. E’
impensabile di trovare in un modello sociale simile una
grande varietà di discipline sia scientifiche che
produttive, visto l’impegno necessario ad apprendere e
la difficoltà dei maestri stessi a modificare il contenuto
di quanto tramandato loro.
-2
Oralità – conservazione e innovazione
Partendo da questi elementi Walter Ong definì
conservatrice una società ad oralità primaria,
sottolineando come tutte le energie comunicative siano in
questa situazione concentrate sulla ripetizione, il più
fedele possibile, della tradizione.
Fu l’alfabeto quindi a dare strumenti di indagine
intellettuale che liberano la mente dal compito puramente
mnemonico consentendo un’astrazione dalla tradizione e
quindi una sperimentazione su di essa.
-3
La scrittura
L’alfabeto fonetico greco è la prima trascrizione integrale
di tutti i suoni articolati oralmente che noi conosciamo
oggi. Questo vuol dire che il linguaggio passò da una
dimensione impalpabile, com’è il suono delle corde vocali,
ad essere identificabile come un oggetto tangibile.
•Riconoscere le parole di una lingua nei segni di una
scrittura comporta anche una ricombinazione nella
gerarchia delle percezioni. Se l’oralità sviluppava l’udito
come canale principale della socializzazione, la scrittura
dà all’occhio un ruolo centrale nel trasferimento della
cultura.
•Questo è un aspetto fondamentale nello studio delle
psicotecnologie perché consente di analizzare le
mutazioni cognitive derivanti dall’utilizzo di diverse
tecnologie di comunicazione.
-1
La scrittura
•
•
•
Il passaggio dalla comunicazione orale a quella scritta
definisce anche un cambiamento di priorità tra lo spazio e il
tempo. Dove nell’oralità il ritmo e quindi il tempo hanno un
ruolo fondamentale nella creazione del senso, lasciando lo
spazio ad assolvere un ruolo di limite della comunicazione
stessa, per la scrittura è lo spazio l’elemento in cui si
svolgono i significanti e quindi si formano i contenuti della
comunicazione stessa. Per la scrittura il tempo si dilata quasi
all’infinito svincolando la comunicazione dall’urgenza del qui
ed ora tipica dell’oralità.
A questo primo elemento della scrittura analizzata come
psicotecnologia se ne aggiunge un altro che è la forma
assunta dalla scrittura nello spazio, la sua direzione.
Lo spazio divenne quindi, con l’introduzione della scrittura, il
veicolo della conoscenza.
-2
La scrittura
• Gli studi sulla bilateralizzazione e specializzazione del
cervello umano hanno individuato differenti aree
coinvolte nella comprensione di fenomeni temporali o
spaziali. Si può quindi parlare di una estensione di
diverse facoltà cognitive grazie all’uso di una
psicotecnologia piuttosto che di un’altra.
• La scrittura ha esteso la capacità di analisi della realtà,
che risulta essere una caratteristica dell’emisfero
sinistro della corteccia cerebrale.
-3
La scrittura
•
•
•
•
•
•
la capacità di sintetizzare gli eventi che ci circondano e quella di analizzarli
sono dislocate in aree diverse del nostro apparato cognitivo e che le diverse
culture del pianeta hanno dato e danno prevalenza all’una o all’altra facoltà.
Una società ad oralità primaria richiede una comunicazione in tempi specifici e
ristretti e la comunicazione di informazioni semplificate. Ascoltare un cantore,
inoltre, non richiede una attenzione ad ogni singola parola pronunciata, dal
momento che spesso si tratta solo di elementi funzionali a mantenere il ritmo
della narrazione, ma una capacità molto marcata di cogliere i punti saliente del
racconto e di sintetizzarli in una conoscenza di cui ci si potrà quindi
appropriare.
La scrittura svincola da tutto questo, lasciando il lettore e lo scrittore liberi di
scegliere i tempi di fruizione e consentendo anche una paziente riflessione sui
contenuti prima che questi vengano comunicati.
Il tempo quindi si estende nei diversi tempi dei diversi atti di lettura, mentre lo
spazio passa da quello biologico della compresenza a quello astratto e
riproducibile simbolicamente delle pagina scritta.
Si introduce così la possibilità di praticare una analisi delle conoscenze
oggetto della comunicazione, possibilità che non significa automaticamente
estensione della facoltà analitica.
Per ottenere quella cultura fondata sulla razionalità, che portò alla creazione
dell’individuo nel medioevo e più tardi alla secolarizzazione della scienza, in
cui la ragione del singolo prevalse sull’unità sociale e la tradizione religiosa,
doveva essere inventato un codice di scrittura che seguisse completamente le
predisposizioni analitiche dell’apparato cognitivo.
-4
La scrittura
•
•
•
L’andamento della scrittura occidentale, da sinistra verso
destra, è differente da quello di altre scritture come i
pittogrammi cinesi e giapponesi o la scrittura araba ed
ebraica.
In continuazione con gli studi della Toronto School of
Communication, Derrick de Kerckhove propose nel 1986 una
connessione tra l’apparato biologico del lettore-scrittore e la
necessità che ad una tipologia di codice linguistico
corrisponda una direzione della scrittura sul foglio.
In particolare sottolineò come una scrittura che riporti tutte le
articolazioni vocali del discorso, ovvero suddivida in fonemi
il linguaggio, sia leggibile in maniera molto più facile se
scritta da sinistra verso destra. Viceversa una scrittura in cui
non tutte le parti del discorso parlato vengono ripetute
fedelmente, come accade ad esempio con quelle che noi
chiamiamo vocali nella scrittura sillabica araba ed ebraica,
appare più facilmente leggibile se scritta da destra verso
sinistra, come in realtà accade.
-5
La scrittura
• De Kerckhove arrivò a formulare questa ipotesi, che
ancora oggi conserva le potenzialità per numerose
analisi sulla comunicazione interculturale, partendo dai
progressi fatti nello studio della bilateralizzazione e
specializzazione del cervello, e sulla forma del chiasmo
ottico.
• Se infatti ci troviamo di fronte ad una scrittura in cui è
necessario analizzare lettera dopo lettera per arrivare
poi a sintetizzare la presenza di una parola e quindi
coglierne il significato, appare più utile utilizzare prima
l’emisfero sinistro del cervello, più abile nel sezionare
ed analizzare le percezioni, lasciando all’emisfero
destro il compito successivo di trovare una sintesi dei
vari elementi analizzati.
-6
La scrittura
•
•
•
Vista la posizione invertita degli occhi rispetto alle zone
cerebrali con cui sono collegati (il chiasmo ottico è appunto
una x descritta dalle connessioni nervose tra gli occhi e la
parte posteriore del cervello), sarà quindi più facile far
‘condurre’ la lettura di un alfabeto dettagliato come quello
fonetico dall’occhio destro, che trasferirà quindi le percezioni
all’emisfero sinistro.
Ecco quindi perché è stato più comodo scrivere l’alfabeto
greco da sinistra verso destra, facendo iniziare la lettura
all’occhio destro. Ecco perché questa direzione della
scrittura greca si è imposta su tutte le altre sperimentate nel
periodo che ne seguì l’invenzione.
Lo stesso, in senso opposto, può dirsi delle scritture
sillabiche araba ed ebraica moderna. Mancando una precisa
traccia delle vocali, che vengono rese con segni diacritici o
intuite dal contesto della frase e dalla posizione della parola
nel discorso, è necessario un maggiore uso della facoltà di
sintesi nella lettura.
-7
La scrittura
• Lasciando iniziare la lettura all’occhio sinistro, quindi,
gli alfabeti fonetici consentono all’emisfero destro del
cervello di intervenire per primo nell’interpretazione
della scrittura, facilitano pertanto il compito del lettore.
• Se dovessimo utilizzare una scrittura composta di
segni grafici molto complessi, in cui è necessario tanto
cogliere i singoli elementi del segno quanto la loro
collocazione all’interno del sintagma, credo che
dovremmo ricorrere ad una scrittura che coinvolga
entrambe gli occhi contemporaneamente, procedendo
magari dall’alto verso il basso o dal basso verso l’alto.
Questo avviene effettivamente nella scrittura ad
ideogrammi cinese e giapponese.
-8
Astrazione e individualità
La parola astrazione descrive l’atto di prelevare da un
insieme di avvenimenti od oggetti una parte. Dal fluire
della realtà ad esempio la scienza cerca di arrivare a
modelli astratti che possano spiegare le dinamiche dei
fenomeni. La prima vera astrazione compiuta sulla realtà
è stata proprio la scrittura, che ha consentito di
soffermarsi su elementi discreti della realtà fissandoli su
una memoria materiale per meglio comprenderli.
-1
Astrazione e individualità
•
•
•
•
La scrittura ha dato quindi alla società il tempo per riflettere
sulla propria cultura e ha creato uno spazio in cui il tempo
stesso può essere gestito in modalità astratta.
E’ importante qui sottolineare che i singoli di una società
fanno parte della realtà che la comunicazione crea e descrive.
Porre i singoli di una società, le loro gesta e le loro idee, sul
piano astratto della scrittura iniziò quel processo di
individualizzazione che la società occidentale trasformò
nell’elemento costitutivo della propria cultura. L’identità
individuale prevalse così su quella collettiva consentendo
una società fortemente articolata e suddivisa in figure
professionali e caratteriali fortemente marcate.
Va inoltre notato come il passaggio dall’oralità alla scrittura
abbia creato un nuovo spazio all’interno del singolo lettore.
E’ un processo molto lento quello compiuto dalla lettura, che
richiese quasi duemila anni per arrivare alla tecnica che noi
oggi impieghiamo di fronte ad un foglio stampato.
-2
Astrazione e individualità
Il passaggio dalla lettura ad alta voce alla lettura
silenziosa non iniziò prima del XIII secolo, tanto forte era
la tradizione orale che considerava la cultura un fatto
eminentemente pubblico.
Con l’inizio della lettura silenziosa si può ritenere
completata la creazione di quello che oggi chiamiamo
l’individuo privato.
Il suono interiore della voce che segue un testo crea di
fatto uno spazio ed un tempo cosciente all’interno del
corpo del lettore, generando di conseguenza una
dimensione privata, inaccessibile agli altri e in cui il
singolo può riflettere sui contenuti del testo in totale
autonomia acquisendo sempre maggiore coscienza su
quello che è il proprio punto di vista sul mondo.
-3
La stampa
In situazioni come quelle del primo medioevo in cui i libri
erano pochissimi e faticosamente copiati in pochi
esemplari, la lettura silenziosa sarebbe stata un enorme
spreco ed un atto controproducente per la comunità.
•Fu pertanto l’invenzione della stampa nella metà del 1400
a rendere la lettura silenziosa una pratica diffusa nella
società fino ad istaurarsi come modello privilegiato del
trasferimento della conoscenza.
•Questo aspetto della scrittura e della lettura è
fondamentale per comprendere la nascita dell’individuo
come elemento distaccato dall’insieme della società.
Generandosi un momento privato di riflessione e di
apprendimento si venne a creare una distinzione tra
momento privato e momento pubblico nella vita dei
singoli che trasformò radicalmente la società.
Unidirezionalità – stampa – radio - TV
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Con il libro nasce quindi il concetto di autore, inteso come
unico produttore dei contenuti comunicati. Il pubblico a sua
volta ha acquisito sempre più un ruolo passivo nel doversi
attenere esclusivamente a quanto trovava scritto in un testo
per poter dire di averlo compreso ‘completamente’.
La socializzazione si può dire essere scomparsa dal modello
didattico e sociale istaurato dal libro, dove per
socializzazione si intenda uno scambio di informazione tra
diverse parti.
L’unidirezionalità del libro è sopravvissuta nei mezzi di
comunicazione inventati nel corso del XIX e XX secolo.
Ancora con i giornali, la radio, il cinema e la televisione, il
modello comunicativo è strutturato in un emittente e in un
pubblico a cui non è data la possibilità di socializzare le
proprie conoscenze.
In questa dinamica è iscritta una conseguenza non
immediatamente evidente: il pubblico di un libro come della
televisione è considerato solo come apparato cognitivo inerte
da istruire verso un percorso predeterminato dall’autore.
Struttura gerarchica della psiche
• Quello che è stato chiamato inconscio dalla
psicoanalisi, e che la televisione ha trasformato nel
concetto di inconscio collettivo, è esattamente questa
passività cognitiva, che induce a ripetizioni
meccaniche di alcune dinamiche emotive ed
intellettuali.
• La gerarchia descritta dalla psicoanalisi, in cui un
super-io guida e gestisce le emozioni e le idee di un
individuo, sembra ripetere esattamente la dinamica
autore-libro-lettore.
• Lo spazio interiore dell’individuo, generato dalla lettura
e dalla scrittura, è stato infatti una interiorizzazione di
queste tecniche, ed è concepibile asserire che
l’architettura di questo spazio si sia strutturata sul
modello stesso di autore e lettore.
Psicotecnologie e spazio - tempo
Qui ci basterà però ricordare che una psicotecnologia
modifica il mondo in cui lo spazio e il tempo vengono
strutturati dalla mente e che il tempo e lo spazio sono gli
elementi usati sia per comprendere il mondo che ci
circonda sia per comprendere e descrivere noi stessi.
L’ipertesto come psicotecnologia
L’ipertesto è un nuovo modo di scrivere e di leggere in cui il
privato e il pubblico si rifondono insieme con una diversa
armonia. Mentre la pagina isolava l’individuo in un atto di lettura
privata, lo schermo lo protegge solo parzialmente dal momento
pubblico, trasformando la lettura e la scrittura in gesti da
compiere all’interno di un contesto sociale. L’astrazione
consentita dalla scrittura diviene permeabile ai cambiamenti che
possono costantemente essere introdotti nella struttura del
testo. L’attività della lettura inoltre acquista importanza con
l’ipertesto anche per la formazione del senso stesso della
comunicazione. Sotto questo ultimo aspetto si può parlare di
una scomparsa dell’autore nella forma ipertestuale, dove si
intenda per autore una mente individuale che voglia comunicare
un contenuto preciso e prestabilito. L’interpretazione del testo
non è più infatti una attività interiorizzata e privata ma si proietta
sullo schermo del computer, consentendoci di osservare il senso
nel suo formarsi, passando da un documento all’altro da una
immagine ad un testo e a quant’altro è possibile inserire in un
ipertesto.
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L’ipertesto come psicotecnologia
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Dove il testo scritto ha contribuito a formare una soggettività forte
con la creazione di spazi di riflessione solitari e di una forma
altamente individualizzata di apprendimento, l’ipertesto stimola la
componente intersoggettiva della psiche, proponendo una
ibridazione tra autore e lettore.
Ritornano quindi le dinamiche di socializzazione presenti nelle
società ad oralità primaria, con la narrazione che riprende le
caratteristiche di evento, ma il tutto avviene nell’astrazione dei
simboli linguistici.
La comunicazione in contesto quindi, la polisemia dei messaggi
scambiati e la forte carica emotiva dei dialoghi in presenza si
trasferiscono quindi nell’ipertesto astraendosi nella memoria esterna
dei computer collegati in rete.
Dopo aver materializzato il linguaggio nella sua forma lineare
assistiamo quindi oggi alla materializzazione, e quindi
esteriorizzazione e presa di coscienza, delle dinamiche emotive del
linguaggio conversato. La simmetria dei contributi alla
comunicazione e la ridondanza dei linguaggi utilizzati si riproducono
nell’ipertesto in modo assai fedele consentendoci una nuova
esperienza di funzioni cognitive che la scrittura lasciava fuori dalla
tradizione e dalla comunicazione.
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La lettura – la prospettiva e la simmetria
Tutto quello che vediamo, secondo i neuroscienziati, è il risultato
non soltanto della registrazione del campo visivo da parte del
cervello, ma anche di una costante attività di calcolo e taratura.
Una mente allenata dalla lettura ad analizzare il testo potrebbe
ragionevolmente essere incoraggiata a trasportare queste
capacità analitiche per analizzare lo spazio.
La capacità di lettura della mente ha semplicemente cambiato gli
equilibri basilari della visione.
La prospettiva è il risultato dell’analisi dello spazio nel tempo,
ovvero attraverso la distanza. Dal punto di vista del soggetto che
guarda il mondo, gli oggetti sono rappresentati/collocati a
distanze tra loro proporzionali.
Lo scorcio, una tecnica sviluppata dai greci, è un modo di
riprodurre l’illusione della profondità e della distanza su un
piano bidimensionale.
Spazio mentale e immaginazione
• L’inclinazione alla rappresentazione viene generalmente
dal bisogno della mente di comprendere ciò in cui è
coinvolto il corpo. Attraverso l’alfabetizzazione,
l’inclinazione alla rappresentazione viene rinforzata e
specializzata poiché i lettori devono tradurre il testo nelle
immagini rappresentate dalle parole.
• La ragione per cui la tendenza visiva può dominare una
cultura pienamente letterata non è soltanto che la maggior
parte delle informazioni critiche che vanno dal mondo alla
mente passa attraverso il portale degli occhi ma anche
perché la lettura richiede alla mente di sviluppare un
processo di visualizzazione come “immaginazione”.
Letteralmente l’immaginazione è il potere di creare
immagini nella propria mente. Questo è ciò che facciamo
quando leggiamo.
Internet e il WEB – la virtualità
L’Internet e il Web sono entrambi virtuali, un fatto che la
gente che promuove la RV, spesso manca di riconoscere.
E’ la virtualità, non la spazialità del cyberspazio, che lo
rende affine ad uno spazio mentale. Il cyberspazio è fluido
e inesauribile come una mente, ma non è né
esclusivamente materiale né veramente “mentale”. E
certamente, è completamente differente dallo spazio
fisico. E’ un unico ambiente, che permette ogni possibile
combinazione, permutazione e configurazione di reti.
Anche lo spazio mentale è virtuale. Entrambi i tipi di
spazio richiedono visualizzazione e design, entrambi
giocano con rappresentazioni/simulazioni sensoriali.
Entrambi sono dotati di memoria, entrambi hanno
meccanismi di ricerca, recupero e visualizzazione.
Entrambi praticano elaborazione dell’informazione ed
entrambi sono dotati di intelligenza.
Le reti e il cyberspazio
Le reti elettroniche, come quelle organiche, sono piene di
intelligenza. Sanno come interagire tra loro senza
difficoltà e con efficienza. Sono fatte di diversi livelli di
attività, dalla gente e dalle macchine, da vera intelligenza
(i software) e concrete invenzioni, da miscele di processi
consci ed inconsci. Essi mettono insieme aree distanti per
attività comuni e qualche volta incidono su queste aree in
modi visibili. Queste reti sono legittimamente complesse.
Ammettono l’indagine ma rivelano soltanto identità di
gruppo con confini soft, e dall’uno all’altro, trame molto
differenti.
<E-principio>
“Anche l’elettricità…”. Oggi, è diventato di moda, per non
dire seccante, mettere una e di fronte a qualsiasi cosa,
elettrificando così ogni parola con nuova energia, nuovo
significato. La e di solito sta per “elettronico” come in email o e-commerce o e-world. Per essere sinceri verso la
natura profonda di quanto sta accadendo nel reame psicotecnologico, la lettera starebbe veramente per “elettrico”.
L’elettricità sta prendendo il posto di “Primo Motore” in
questo regno. Interrompetela e tutto quanto svanirà come
un sogno. Internet è figlio dell’elettricità, non dei
computer. L’elettricità sta imponendo il suo carattere in
tutti i territori prima in mano all’età industriale, e anche ad
un’età molto più vasta, quella dell’alfabeto. L’e-principio
sta conquistando tutti i domini prima tenuti dell’principio, quello dell’alfabeto che ha accompagnato e
nutrito l’era precedente, l’età meccanica. Sta frantumando
tutto in bit.
Lo spazio elettrico
L’elettricità è la tecnologia centrale. E’ la tecnologia che ha detronizzato
il dominio del principio meccanico e ha capovolto molto delle tendenze
esplosive e frammentarie dell’alfabeto. L’elettricità sta creando un nuovo
tipo di relazione con lo spazio. Dal tempo del telegrafo l’elettricità non ha
mai smesso di contrarre lo spazio e di ridurlo ad un punto, mentre
l’alfabeto lo espandeva all’infinito. Il mondo della stampa e dell’alfabeto
è centrifugo, con l’informazione spazializzata e diffusa su tutta la terra.
La stampa ha distribuito i libri nello spazio e ha richiesto che
l’informazione fosse ripetuta ovunque era necessaria, l’elettricità al
contrario mette i processi della comunicazione umana, e molto del suo
contenuto su fili e schermi. Con l’elettricità l’architettura generale delle
informazioni consiste nel fatto che essa è localizzata dappertutto e
disponibile ovunque a richiesta. Conservata in database
istantaneamente recuperabili. L’effetto dell’elettricità sull’informazione
sin dal tempo del telegrafo è stato ed è ancora centripeto: ovunque tu sia
c’è un nodo a cui arrivano tutti i dati.
Se l’alfabeto divide il linguaggio in molte parti e riduce i sensi coinvolti
nella comunicazione umana ad una catena di segni astratti, l’elettricità
sta rimettendo di nuovo insieme tutti i sensi nella multimedialità, nei
sistemi interattivi e nella realtà virtuale. L’elettricità mette tutto insieme
in un lampo. La sua dinamica è implosiva.
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