Bari, 5 giugno 2004 VI Giornata Nazionale LNI della sicurezza in mare. “La meteorologia e la cultura della sicurezza” a cura del Magg.Vittorio Villasmunta Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare 1 Qual è il contributo della meteorologia alla cultura della sicurezza? 2 L'uomo ha nei secoli perfezionato il suo dominio sulla natura, ma, per quanto concerne gli eventi meteorologici, è ancora come il suo lontano antenato sapiens: praticamente inerme. Infatti, l'umanità non possiede il controllo degli elementi atmosferici, potestà che nei tempi antichi veniva attribuita agli dei: Giove tonante, Nettuno dio del mare, ecc. a cui si invocava una benevola protezione. 3 Gli uomini nulla possono contro i tornado, le alluvioni, le grandinate, ecc. che in poco tempo producono danni per milioni di euro. Tutto ciò che oggi si può fare è prevenire. 4 Il valore di una previsione giusta … e quello di una previsione errata. 5 Negli ultimi anni governi di tutto il mondo hanno cominciato ad investire miliardi per migliorare le previsioni meteorologiche: credete che abbiano sprecato inutilmente i propri soldi? 6 Ogni previsione giusta, produce un risparmio di vite e denari in misura tale da ripagare ampiamente ogni spesa fatta per ottenerla. Ogni nostro sforzo impiegato per aumentare la comprensione del tempo ha un suo ritorno pagante in termini di sicurezza. 7 … e se una previsione si rivela inesatta? 8 Non è tanto importante che la previsione sia giusta, quanto la sua capacità di indurci a fare valutazioni sulle potenziali situazioni di rischio che possono verificarsi, ovvero nello stimolarci ad ipotizzare un possibile scenario futuro. 9 Una previsione di cattivo tempo anche se non si verifica ci indurrà a pensare comunque cosa dovremmo o potremmo fare qualora ci trovassimo in quella situazione: In parole povere, ci spingerebbe a pensare alle eventuali vie di fuga in relazione al campo, se le abilità acquisite dall'equipaggio o dagli allievi sono sufficienti a fronteggiare certe situazioni critiche, se l'imbarcazione è tecnicamente adatta a superare queste crisi anche in relazione alla nostra 10 memoria storica in circostanze analoghe. Ricordate che tutto ciò che è prevedibile è prevenibile ! 11 Bisogna acquisire una abitudine mentale a considerare con dovuto anticipo le condizioni meteo al momento dell'uscita in mare. Non si deve imparare a fare delle previsioni: tutto ciò che bisogna fare è informarsi con sufficiente anticipo. Oggi sicuramente non mancano i mezzi. Internet, ad esempio, costituisce una fonte di informazioni inesauribile. 12 Dal punto di vista testuale, giornalmente viene prodotto un bollettino particolareggiato noto come METEOMAR, oppure vengono emessi AVVISI DI BURRASCA ogni qualvolta se ne verifichino le circostanze. Dal punto di vista grafico, esistono carte meteo riferite all'adriatico meridionale che riportano i venti previsti, l'altezza e la direzione dell'onda, lo stato del mare, ecc. 13 www.meteoam.it 14 15 https://www.navo.navy.mil/ products/geo.htm 16 Ogni circolo dovrebbe adottare una buona abitudine, specialmente nei periodi di maggiore attività: dedicare una porzione di parete per E su questo affiggervi appendervi un ordinatamente le mappe pannello. meteo di maggiore interesse valide per il 17 giorno successivo. • Ogni circolo dovrebbe dotarsi di una propria stazioncina meteorologica: oggi se ne possono ottenere di discreta qualità totalmente digitali e autoalimentate ad un costo intorno ai 1000 euro. La possibilità di interpretare i segni del tempo in relazione alla situazione generale produce effetti benefici: rende le persone col tempo esperte. Ne favorisce, cioè, la costruzione di una esperienza personale scientificamente 18 corretta. Spesso l'informazione meteorologica viene assunta solo per poter migliorare le proprie prestazioni in gara. Quanti di noi tengono conto che la sopravvivenza in acqua è legata alla temperatura del mare? 19 Sopravvivenza che si riduce notevolmente quanto più l'acqua è fredda. Con una temperatura del mare di 15°C ed in assenza di indumenti protettivi si perde conoscenza in circa 4 ore e si rischia il decesso in 6-8 ore. Con una temperatura di 5°C la sopravvivenza si riduce a meno di 1 ora. Perché non tenerne conto in relazione ad eventuali tempi di soccorso, ovvero valutando la distanza dalla costa? Ma come si ottiene questa informazione ? Anche in questo caso Internet ci aiuta, riportando la temperatura superficiale del mare ricavata dalle informazioni satellitari. 20 21 Il vento accentua, sino a farlo diventare insopportabile, il disagio da freddo, rendendolo più acuto con la dispersione del sottile strato d’aria che protegge la nostra pelle. Esempio: un vento di 4,5 m/s con una temperatura di 10°C provoca un disagio termico pari ad una temperatura di 4,5° in aria calma. 22 23 Valori elevati di umidità uniti a caldo torrido possono rapidamente portare al collasso anche l'organismo fisicamente più attrezzato. Quanti pensano a sufficienti scorte d'acqua o integratori salini per fronteggiare dette evenienze. “Di quanta acqua ha bisogno un organismo?” 24 Queste considerazioni non devono essere trascurate, soprattutto perché inducono a fare valutazioni sui rischi e se possibile a prendere le dovute precauzioni (magari ripassandosi cosa si deve fare in caso di malessere dovuto ad un colpo di calore). 25 26 "Ci ho pensato?", questa è la domanda che ci dobbiamo porre. Certo, adesso vi sembra che tutto ciò sia elementare. Ma la sicurezza dipende proprio dall'insieme di queste piccole cose. 27 VALUTAZIONE DEL RISCHIO Il rischio procede per moltiplicazioni, ovvero ogni nuovo imprevisto non si somma al precedente ma ne moltiplica la pericolosità. Parlando di scuole di vela, se gli allievi sono inesperti, ma tutto il resto è ok, allora il rischio potenziale resta circoscritto. Ma se a questo si aggiunge anche una carenza nei mezzi tecnici, il rischio subisce un drastico incremento. 28 Per la valutazione oggettiva del rischio, ad esempio, ognuno di noi potrebbe costruirsi una tabella in cui considerare il prodotto di almeno tre fattori: • il fattore umano • il fattore tecnico • il fattore ambientale. 29 • Il fattore umano, ad esempio, dovrebbe tener conto delle capacità tecniche degli allievi e delle proprie. • Il fattore tecnico potrebbe prendere in esame, onestamente, le caratteristiche dell'imbarcazione. • Il fattore ambientale dovrà tenere in debita considerazione le previsioni meteorologiche. 30 A titolo d'esempio, si può costruire una tabella dove attribuire un valore crescente da 1 a 4 per ogni voce. Così facendo i limiti entro cui il prodotto può variare vanno da 1 (nessun rischio) a 64 (massimo rischio). 31 FATTORE UMANO L'allievo è alle prime armi. 4 L'allievo possiede cognizioni di base 3 L'allievo è padrone delle tecniche 2 L'allievo è tecnicamente preparato ed ha acquisito esperienza sufficiente 1 32 FATTORE TECNICO L'imbarcazione è in condizioni non ottimali 4 in relazione al fattore umano e ambientale L'imbarcazione è appena sufficiente 3 L'imbarcazione è adeguata alle condizioni previste 2 L'imbarcazione è superiore alle condizioni previste 1 33 FATTORE AMBIENTALE Le condizioni meteorologiche sono proibitive Le condizioni meteo sono particolarmente severe Il tempo previsto è fronteggiabile 4 Il tempo previsto è favorevole ad ogni attività in mare 1 3 2 34 Facciamo un esempio pratico: se attribuisco per il fattore umano il valore 4 ad allievi totalmente inesperti, 1 al fattore tecnico (l'imbarcazione è perfetta in relazione agli altri due fattori), 4 alle condizioni meteo (pessime), otterrò un risultato pari a 4 * 1 * 4, ovvero pari a 16, che potremmo definire come moderato. 35 Esempio di calcolo FATTORE UMANO FATTORE TECNICO FATTORE AMBIENTALE TOTALE 4 1 4 16 Valori di riferimento: da 1 a 12 da 12 a 36 Rischio leggero Rischio moderato da 36 a 48 da 48 a 64 Rischio elevato Rischio altissimo 36 Ma sarà sufficiente il solo pensare che l'imbarcazione, poiché piccola o vecchia, non sia adatta a condizioni meteo estreme, ovvero che il fattore tecnico anziché 1 sia 2 o peggio 3, che il rischio potenziale subirà un forte incremento: da 16 salterà a 32 o a 48! 37 Secondo Rapporto Censis-AMI sul diportismo italiano “il 30% dei diportisti subisce guasti all’imbarcazione mentre è in mare, e nella maggior parte dei casi questi sono riconducibili ad una insufficiente manutenzione (52,1%), spesso correlata con una inadeguata offerta di servizi sul territorio”. 38 E con questo ho concluso. Resto comunque disponibile per ogni vostra curiosità. SAIL SAFE! 39